Добірка наукової літератури з теми "Storia della giustizia"

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Статті в журналах з теми "Storia della giustizia"

1

Lanni, Pier Paolo. "Un protocollo a Verona per la gestione del nuovo processo sommario di cognizione." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 2 (June 2010): 123–32. http://dx.doi.org/10.3280/qg2010-002010.

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Анотація:
"Non vi č alcuna vita - ha detto Simone de Beauvoir" al di fuori di quella che storicamente vi č stata; non vi č alcuna esistenza al di lŕ della storia e della societŕ». Per comprendere quindi come siamo diventati quel che siamo e che cosa rappresentiamo in questa giustizia di oggi, č necessario analizzare e valutare la storia del nostro essere e della nostra societŕ, tenendo a mente che in qualunque Paese l'evoluzione nel campo della giustizia e dei sistemi giudiziari č piů lenta che in altri campi. Ecco perché č indispensabile guardare alla storia della giustizia tedesca per poter comprendere il modo di essere delle associazioni dei magistrati durante le diverse epoche e le conseguenze che ne sono derivate sulla giustizia e sulla cultura giudiziaria in Germania fino ai giorni nostri.
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2

Stotzel, Heinz. "Storia ed evoluzione delle associazioni dei magistrati in Germania." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 2 (June 2010): 153–59. http://dx.doi.org/10.3280/qg2010-002012.

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"Non vi č alcuna vita - ha detto Simone de Beauvoir - al di fuori di quella che storicamente vi č stata; non vi č alcuna esistenza al di lŕ della storia e della societŕ". Per comprendere quindi come siamo diventati quel che siamo e che cosa rappresentiamo in questa giustizia di oggi, č necessario analizzare e valutare la storia del nostro essere e della nostra societŕ, tenendo a mente che in qualunque Paese l'evoluzione nel campo della giustizia e dei sistemi giudiziari č piů lenta che in altri campi. Ecco perché č indispensabile guardare alla storia della giustizia tedesca per poter comprendere il modo di essere delle associazioni dei magistrati durante le diverse epoche e le conseguenze che ne sono derivate sulla giustizia e sulla cultura giudiziaria in Germania fino ai giorni nostri.
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3

Fuchs, Maximilian. "La lunga storia del caso Mangold." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 129 (March 2011): 81–94. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2011-129003.

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Il casoha acceso in tutta Europa un dibattito molto vivo. In Germania illustri giuristi hanno criticato in maniera molto aspra la sentenza della Corte di giustizia. In seguito ad un caso simile a quello oggetto della pronuncia, deciso dal Tribunale federale del lavoro tedesco sulla scia di quest'ultima sentenza, la societŕ Honeywell ha sollevato davanti alla Corte costituzionale tedesca una questione di legittimitŕ, ritenendo che la pronuncia della Corte di giustizia fosse in contrasto con la Costituzione tedesca. L'articolo ripercorre la lunga storia del controllo delle misure di diritto dell'UE operato dalla Corte costituzionale tedesca. Sulla base degli approdi cui č pervenuta la stessa Corte di giustizia («violazione sufficientemente qualificata del diritto comunitario»), la Corte costituzionale tedesca ha riconosciuto che la pronuncia della Corte di giustizia resa nel caso Mangold sia conforme al c.d. controllo.
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Serkowska, Hanna. "L’altra faccia della medaglia: Il ciclo dei vinti di Giampaolo Pansa." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 51, no. 1 (March 3, 2017): 95–111. http://dx.doi.org/10.1177/0014585816682488.

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Questo saggio muove dall’enfasi sul desiderio di fare giustizia nel ciclo dei vinti (2003–) di Giampaolo Pansa, inserito nel contesto del revisionismo storico di sinistra, contestato dall’autore che con esso giustifica il proprio. Si dimostra che Pansa rivendica la giustizia nei modi che sfiorano la vendetta, con un ritardo che lascia sospettare l’opportunismo politico e che degrada la storia della Resistenza italiana a crimine diffuso in attesa di giustizia. L’autore, che si definisce uno storico dilettante e trascura le fondamentali regole della storiografia (pronuncia giudizi di valore, adotta una prospettiva e studia le fonti e testimonianze solo di una parte, non elabora il passato ma vi cerca le ragioni del presente), fa della storia politica. Parte integrale della sua operazione è anche la preferenza per la forma romanzo di cui qui si propone un’analisi delle componenti strutturali, linguistiche e ideologiche come uno spunto per riflettere sulla scelta dei destinatari e per capire l’uso che l’autore fa del concetto di giustizia. Si rinvengono infine alcune avvisaglie di un ripensamento: l’autore – già passato dalla sinistra a posizioni di destra – sembra rivedere un’altra volta le sue ragioni e accettare che la guerra sia uno stato di eccezione, per cui non sono idonei né i criteri di giustizia sviluppati al tempo di pace né tanto meno le chiavi di lettura semplificate.
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5

Travan, Federico. "Il non acquisto dello status di «locali della missione»: note a margine della sentenza della Corte Internazionale di Giustizia nel caso Guinea Equatoriale c. Francia." Revista da Faculdade de Direito, Universidade de São Paulo 116, no. 2 (December 30, 2021): 329–68. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2318-8235.v116p329-368.

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Questo lavoro è un commento alla sentenza della CIG, di merito, nel caso Immunités et procédures pénales (Guinée Équatoriale c. France), e, allo stesso tempo, uno studio del problema – inedito nella giurisprudenza internazionale – emergente dalla sentenza, quello del momento in cui e delle modalità attraverso le quali un determinato immobile acquista, nel diritto internazionale, lo status di «premises of the mission». La sentenza della Corte, che ha ritenuto necessario il consenso dello Stato accreditatario, è criticata. Lo studio e l’analisi della prassi degli Stati, della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, della storia dell’istituto dell’inviolabilità dei locali diplomatici e della (poca) letteratura che ha trattato il problema, dimostrano che esiste una norma del diritto internazionale che determina che l’acquisto dello status di «premises of the mission» avvenga attraverso il (e nel momento del) solo inizio d’uso effettivo dei locali per l’esercizio delle funzioni diplomatiche. La sentenza della CIG «crea» quindi un requisito – il consenso dello Stato accreditatario – che non esiste nel diritto internazionale, e ciò comporta gravi potenziali problemi di contrasto e coesistenza tra situazioni di fatto (reali) e situazioni puramente giuridico-formali.
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Mesirca, Margherita. "Strategie testuali ed effetti performativi nella raccolta Giudici." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 51, no. 1 (January 19, 2017): 61–75. http://dx.doi.org/10.1177/0014585816682486.

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Nella raccolta di racconti intitolata Giudici (2011) viene messo in scena – come recita la seconda di copertina – il percorso della giustizia italiana dall’Unità a oggi, attraverso le pagine più scottanti della storia del Paese: dalle origini della mafia alla strage di Bologna (1980); Giancarlo De Cataldo, Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli costruiscono tre figure di giudici (il giudice Surra, la Bambina, il Procuratore d’Italia) accomunati dalla strenua volontà di credere che la giustizia sia possibile. Il presente contributo intende analizzare le strategie testuali attraverso le quali viene configurato il tema della giustizia nei tre racconti, soffermandosi sulle peculiarità dei singoli racconti e sulle analogie che li intersecano. Contestualmente l’intento è quello di mettere a fuoco il particolare coinvolgimento del lettore, e il sorprendente effetto risultante dall’integrazione narrativa tra i tre testi. La specificità dell’argomento e la natura sistemica della raccolta conferiscono infatti al succedersi dei testi un sottile e raffinato effetto performativo, teso cioè a produrre nel lettore una reazione non solo estetico-cognitiva, ma anche morale.
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Pikor, Wojciech. "Rola ofiary w tworzeniu wspólnoty człowieka z Bogiem (Ml 6,1-8)." Verbum Vitae 8 (December 14, 2005): 73–97. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1399.

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Il testo di Mi 6,1-8 tradizionalmente viene considerato como un esempio di critica profetica del culto. In tale prospettiva scompare la questione fondamentale dell'alleanza, segnalata gia dal genere letterario della disputa profetica. Su questo sfondo bisogna situare le domande riguardanti il ruolo del sacrificio nella relazione tra Dio e l'uomo. L'alleanza rimane un dono da parte di Dio che si impegna nella storia umana, fondando una comunione vitale con lsraele sulla base della sua giustizia e misericordia. Questi tre doni divini: comunione, misericordia e giustizia diventano un modello per una risposta dell'uomo al dono dell'alleanza (Mi 6,8). L'analisi esegetica rivela che il profeta non nega il ruolo del culto, ma soltanto cercha di redefinirlo come una manifestazione, un rinnovamento e un rafforzamento dell'alleanza.
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Bianchi Riva, Raffaella, and Chiara Spaccapelo. "Eccessiva durata del processo e responsabilità disciplinare dei magistrati: il ritardo nel deposito dei provvedimenti fra storia e attualità." Italian Review of Legal History, no. 7 (December 22, 2021): 485–546. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16896.

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Il tema dell’eccessiva durata dei processi e delle sue conseguenze pregiudizievoli sull’effettività della tutela giudiziaria rappresenta, da sempre, uno dei principali nodi del rapporto tra giustizia e opinione pubblica.Sin dall’unificazione italiana, la questione è stata affrontata per lo più sul piano delle riforme del processo e dell’ordinamento giudiziario, senza, tuttavia, la predisposizione di adeguati interventi in grado di incidere sull’organizzazione delle strutture e del personale. Se soltanto di recente il nostro ordinamento ha approntato strumenti di tutela diretta al principio della ragionevole durata del processo, formalizzato nell’art. 111 Cost., la responsabilità disciplinare dei magistrati per ritardo nel deposito dei provvedimenti ha rappresentato, sin dall’inizio del Novecento, uno degli strumenti principali non solo per reprimere gli episodi più gravi (oggi determinanti addirittura un danno erariale da disservizio), ma anche per restituire credibilità alla funzione giudiziaria, nell’ambito delle complesse dinamiche relative al rapporto tra magistratura e società.Lo studio mira a valutare se, in assenza di idonei strumenti normativi volti ad evitare o quantomeno a contenere il fenomeno della lunghezza dei procedimenti, gli interventi della giurisprudenza, prima, della Suprema corte disciplinare e, dopo, della Sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, chiamate a sanzionare gli illeciti dei singoli magistrati, siano stati in grado, nella difficoltà di trovare un equilibrio tra standard di rendimento e carichi esigibili, di rispondere in maniera soddisfacente al contenimento dei tempi del processo e alla riduzione dell'arretrato, obiettivi tra i principali del PNRR.
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9

Iannello, Carlo. "Il falso riformismo degli anni Novanta ovvero l'inarrestabile affermazione della concorrenza come paradigma della regolazione sociale." DEMOCRAZIA E DIRITTO, no. 3 (February 2022): 89–113. http://dx.doi.org/10.3280/ded2021-003005.

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Анотація:
Le prospettive, quindi, non appaiono affatto rasserenanti quanto a tenuta della democrazia, quanto a vigore di quella certa idea che la voleva partecipata, militante della causa della giustizia e dell'uguaglianza. Perché proprio le istituzioni che per garantirla e realizzarla furono dettate dal Costituente italiano sono in pericolo. Soprattutto i principi fondamentali che il Costituente volle e sancì appaiono abbandonati o rinnegati. Il clima storico è profondamente mutato. Non c'è quasi più sedimento, né forse memoria, tantomeno rimpianto dei giorni, delle parole, delle speranze, delle donne e degli uomini di questo Paese che, affrancati dal dominio politico, esterno e interno, si disponevano ad affrancarsi dalle altre forme di dominio, da quella economica a quella culturale e sociale a quella di genere, più intense e profonde forse, anche se apparivano meno incombenti di quanto fossero, meno minacciose e imperiose. E che perciò ci diedero la speranza che avremmo potuto liberarcene, tutti insieme. Non ci siamo riusciti. Ma sappiamo che fu la stagione più alta della nostra storia nazionale. E così ci apparve e ci appare lasciando volentieri al revisionismo storico il piacere di mestare nel fango, il mestiere di pitoccare i compensi che otterrà il suo trasformismo, la paga che meriterà la voluttà del servilismo
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Resta, Eligio. "Tra generazioni." Revista do Direito 1, no. 54 (January 8, 2018): 2. http://dx.doi.org/10.17058/rdunisc.v1i54.12148.

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Анотація:
Giochi sottili quelli che si instaurano tra tempo della vita, di “una”, di “ogni” vita, e tempo del mondo, di quel “mondo” che astrae, sovrasta, trascende, comprende dentro di sé la vita. Rimandano a una sorta di complicità rivale tra le biografie e la storia, nella quale si annodano i complessi intrecci del plurale del multiversum e del singolare dell’universum. Si separano e si ricongiungono, si allontanano avvicinandosi, scelgono campi diversi condividendo lo stesso spazio. Così, inaspettatamente, disegnano percorsi sempre diversi e sempre uguali. Potremo leggerli nell’ottica della “giustizia”, così come potremo parlarne attraverso l’ottica della “tradizione” o della rappresentazione del “tempo”. Scopriremo così, sempre, che il “nostro tempo”, come ha scritto Derrida, è il tempo del quale non potremo tanto facilmente parlare del nostro tempo
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Дисертації з теми "Storia della giustizia"

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Pavan, Sara <1993&gt. "Giustizia particolare e rapporti sociali nel libro sulla giustizia : Aristotele, Etica Nicomachea, V." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12398.

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L’elaborato analizzerà la nozione aristotelica di giustizia, specialmente la giustizia particolare, per precisare come la concezione dei rapporti sociali di una polis contribuisca a definire questa virtù e la sua attuazione. Per fare ciò, l’analisi aristotelica sarà collocata nel dibattito sulla giustizia del V-IV secolo a.C. e confrontata con le posizioni dei sofisti e di Platone. Saranno poi introdotte le fonti aristoteliche, Retorica, Politica, Etica Nicomachea, Etica Eudemia e Magna Moralia. Si procederà a un'analisi più dettagliata del V libro della Nicomachea, il testo più esaustivo sull'argomento. Attraverso questa analisi si cercherà di mostrare che le differenze di valore che intercorrono tra i cittadini si riflettono nelle proporzioni che regolano la giustizia particolare nei suoi ambiti: la distribuzione di beni pubblici, la correzione di interazioni che violano un equilibrio tra parti e lo scambio di beni privati. La prima parte del lavoro ricostruirà nelle sue linee generali il dibattito sulla giustizia. La seconda esaminerà le opere aristoteliche, specialmente EN V, con attenzione a struttura e metodo, per proseguire con la ricostruzione della tassonomia della giustizia. Si analizzeranno la distinzione tra giustizia generale e particolare; le specie di quest’ultima, la distributiva e la regolativa; la giustizia commutativa; gli altri significati di giustizia. Nella parte conclusiva si rifletterà sul ruolo dei rapporti sociali nel definire la giustizia particolare.
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Rossi, Christian <1973&gt. "Magistratura e giustizia penale nel Veneto della Restaurazione (1813-1819)." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/10579/1081.

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La giustizia penale austriaca è analizzata nel periodo della sua genesi, quando sono ancora fresche le memorie e il 'modus operandi' del sistema napoleonico: si possono pertanto constatare più facilmente la mitezza del nuovo codice penale, e le difficoltà da parte dei giudici nell'applicare un sistema probatorio vincolato da un dettato di legge. La fase della turbolenza dei difficili anni post bellici, però, richiederebbe - secondo le autorità 'politiche' - un'azione molto energica, per la quale il codice asburgico non sembra adatto, e allora l'escamotage in via amministrativa, per ovviare al problema, è un uso massiccio del "precetto politico" di napoleonica memoria.
An account of the Austrian criminal law and system of justice in Venice and its mainland after the defeat of Napoleon up to 1819. The image that emerges from the documents is that Hapsburg criminal code and administration of justice were moderate, especially in comparison with Napoleonic institutions and practices.
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Dalla, Valle Serena <1980&gt. "Elezioni e dinamiche di democratizzazione in Marocco: il ruolo del Partito della Giustizia e dello Sviluppo." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/954.

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Questa ricerca indaga i meccanismi con i quali i governi autoritari, al fine di preservare la stabilità del regime, contengono l’ambizione dei movimenti islamisti moderati di affacciarsi sulla scena politica. A partire dall’analisi del caso di studio rappresentato dal Partito della Giustizia e dello Sviluppo (PJD), presente nella sfera istituzionale del Marocco dal 1999, questa ricerca si propone di valutare la strategia di adattamento all’ambiente politico messa in atto da questo partito al fine di mantenere la propria influenza all’interno dello spazio politico e conservare la propria forza elettorale. Osservando lo svolgimento delle ultime elezioni legislative del Marocco, lo studio intende evidenziare gli sviluppi e i regressi del paese nel “consolidamento della scelta democratica” (Tozy M., Journal of Democracy, January 2008). A riguardo, sono analizzate le strategie di controllo utilizzate dal regime per impedire l’ascesa elettorale del PJD e, di contro, le tattiche sviluppate dal partito per arginare queste restrizioni e proseguire nel processo di normalizzazione all’interno delle istituzioni.
This study explores how authoritarian governments handle the strong will of political participation from moderate Islamist groups in view of securing regime stability. By choosing as a case study the Moroccan Islamist Party of Justice and Development (PJD), involved in the institutional scene since 1999, this research intends to evaluate the strategy of “adaptation” to the political environment the party has developed to continue to run a growing influence in the political space and to keep its electoral strongholds. By examining the latest legislative elections in Morocco, this study will highlight both the progression and the regression of the country in the “consolidation of democratic choice” (Tozy M., Journal of Democracy, January 2008). I will discuss the containment strategies utilized by the regimes to prevent the PJD from obtaining a high electoral score and the party’s strategy to overcome these constraints and to continue adapting to the institutional environment.
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Pellizzaro, Damiano <1997&gt. "Scandali pubblici e delitti privati: onore, sessualità e giustizia penale nel vicentino della seconda dominazione austriaca." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19309.

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Questa tesi si pone l'obiettivo di indagare il modo in cui venivano gestiti i casi di reati riguardanti la sfera sessuale dalle magistrature penali asburgiche, preture e tribunale provinciale, operanti nella zona di Vicenza durante la seconda dominazione austriaca. Il tema dell'onore sessuale è complesso e la sua analisi in un'epoca di transizione, come fu la prima metà dell'Ottocento in Europa, permette di identificare elementi di scissione e di continuità rispetto alle consuetudini sociali e giuridiche dei secoli precedenti. Inoltre, questa categoria era vissuta e considerata diversamente dai giudici austriaci rispetto alla popolazione, soprattutto delle zone rurali, per cui i processi che riguardano la sfera dell'onore sessuale sono fonti privilegiate perché riescono a riportare alla luce i punti d'incontro e quelli di scarto tra due culture giuridiche differenti.
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Drago, Davide <1983&gt. "Banditismo e amministrazione della giustizia in Sicilia tra la fine del Medioevo e la prima età moderna." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1709.

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HOXHA, DAMIGELA. "L'AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA CRIMINALE NAPOLEONICA. A BOLOGNA FRA PRASSI E INSEGNAMENTO DEL DIRITTO PENALE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/350433.

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This research was focused on the study of the rich materials - not yet properly cataloged - which are kept in the State Archives of Bologna, with particular reference to the Criminal Court of Appeal in the Napoleonic era. The choice of a judiciary in Bologna appeared, from a methodological profile, full of different suggestions, given that - as we know - Bologna was and still is a university town for excellence with a strong tradition in the field of legal science and, at the same time, a center of great importance in the Napoleonic Kingdom of Italy; Bologna is therefore a privileged place to measure the comparison between the doctrinal tradition and the french innovation. In the passage from ancien régime to the Napoleonic age the role of the judge has faced the hegemonic will of the legislature to control the iurisdictio and the process. The class of judges, which in previous centuries had enjoyed considerable autonomy and that sometimes felt they could judge 'like God', was confronted with the projects of reform and streamlining regulations that invested primarily the exercise of justice, the procedure and the judiciary.
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CICERCHIA, ANDREA. "Giustizia di antico regime: il Tribunale criminale dell'Auditor Camerae (secc. XVI-XVII)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1372.

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Questa ricerca si propone di ripercorrere le linee applicative del governo della giustizia all’interno della macchina statale pontificia nei secoli di antico regime. In particolare è stata presa in analisi la lunga parabola evolutiva della giurisdizione criminale di una magistratura ordinaria per la città di Roma e centrale (in grado di appello) per l’intero territorio statale: il Tribunale criminale dell’Auditor Camerae, autonomo dal 1485 dalla Camera apostolica, dotato di ampia autorità, civile e criminale, nei confronti di ecclesiastici e laici di curia. Le sue vaste competenze in materia camerale lo connotarono, sin dagli inizi del XVI secolo, come organo principale nell’erogazione della giustizia civile nella città tiberina; la caratteristica “bifronte” (spirituale e temporale) tipica del potere pontificio condusse inoltre il Tribunale ad estendere – in materia camerale e di inadempienza alle bolle pontificie – la propria giurisdizione “sin dove era accesso alla croce”, con la facoltà di comminare scomuniche e interdetti. L’inestricabilità di tali competenze e la complessità delle procedure in materia criminale hanno così inclinato la storiografia a lasciarne in ombra le dinamiche a favore di una più ampia considerazione dell’aspetto civile (corroborato d’altronde da una più vasta conservazione del fondo civile rispetto a quello criminale). L’indagine presente si è posta quindi l’obiettivo di portare in primo piano la procedura in criminalibus della giustizia esercitata dall’ Auditor Camerae. Nello specifico si è realizzato uno studio incrociato di due piani cronologici relativi all’evoluzione del Tribunale: da un lato si è fatto ordine nella normativa ufficiale, prendendo a riferimento un percorso plurisecolare che dal 1485 potesse abbracciarne l’intera evoluzione giuridico-istituzionale fino alla prima metà del Settecento. Le fonti utilizzate in questo contesto sono state reperite, oltre che attraverso i bullarum ufficiali, anche in diversi fondi conservati presso l’Archivio Segreto Vaticano e nelle raccolte di bandi ed editti emanati dal Tribunale; dall’altro lato, invece, ci si è voluti approcciare ad un’indagine in grado d’intrecciare tali fonti normative con quelle conservate presso il fondo del Tribunale criminale (conservato all’Archivio di Stato di Roma), allo scopo di approfondire l’analisi della struttura istituzionale - in particolare quella dei giudici della luogotenenza criminale e dei notai – e di registrarne l’inevitabile scarto rispetto a quello che fu l’effettivo esercizio della giustizia; cercando, in quest’ultimo caso, di focalizzare l’indagine in quel periodo, tra Cinque e Seicento, definibile come il vero e proprio apogeo del Tribunale. Quello che emerge, in definitiva, da questa ricerca è l’immagine di un complesso organismo giudiziario che soprattutto tra la fine del Cinquecento e gli inizi del secolo successivo – in particolare attorno agli anni della riforma paolina (1612) – si trovò a ricoprire un ruolo non secondario anche dal punto di vista della giustizia criminale e non solo nella giurisdizione romana ma nell’intero contesto territoriale dello Stato della Chiesa. Vengono così a definirsi alcuni aspetti istituzionali di un Tribunale (per il quale manca uno sguardo specifico nelle più recenti analisi storiografiche), che permettono di tracciare considerazioni più vaste sull’intero governo della giustizia nei territori della Chiesa tra XVI e XVII secolo.
This research aims to review the implementing guidelines of the government of justice within the papal state machinery during the centuries of old regime. In particular it was taken into analysis the long evolutionary parable of the criminal jurisdiction of an ordinary bench for the city of Rome and of a central one for the whole territory of the State: the Criminal Court of Auditor Camerae, autonomous from 1485 from the Apostolic Camera, endowed with large civil and criminal competences on clergy and laity of the Curia. Its vast competences on Chambers connoted it, since the beginning of the 16th century, as the main organ in the provision of civil justice in Rome; both the characteristics of papal power (spiritual and temporal) led the Court to extend – in the field of Commerce and of non-compliance to the papal bulls – its jurisdiction, with the power to impose excommunications and interdicts. The impossibility to divide these skills and the complexity of the procedures in criminal matter have so inclined historiography to overshadow the dynamics in favor of a broader consideration of the civil aspect (indeed corroborated by a wider conservation of the civil fund, compared to the criminal one). Therefore the present research’s purpose is to highlight the procedure in criminalibus of Justice exerted by Auditor Camerae. Specifically, it was developed a cross-study of two chronological plans concerning the development of the Court: on the one hand, it has been made some order in the official law, with reference to a centuries-old route that from 1485 could embrace the entire legal and institutional development until the first half of the eighteenth century. The sources used in this context were found, as well as through the official bullarum, also in various funds kept in the Vatican Secret Archives and in the collections of announcements and edicts issued by the Court; on the other hand, the present research aims to approach an investigation able to weave these normative sources with those ones preserved in the fund of the criminal court (preserved in the State Archives of Rome) in order to deepen the analysis of the institutional structure - in particular that of the judges of officer of the police and notaries - and record the inevitable deviation from what was the effective exercise of justice; in the latter case, the attempt was to focus the investigation on that period, between the sixteenth and seventeenth century, defined as the real apogee of the Court. What emerges, ultimately, from this research is the image of a complex judicial organism that especially in the late sixteenth and early next century - particularly around the years of the reform of Paul V (1612) - was found to play an important role even from the criminal justice’s point of view and not just in roman jurisdiction but in the whole Papal State’s territorial context. Are so defined some institutional aspects of a Court (which has not been specifically examined by the most recent historiographical analysis), which make it possible to trace broader considerations about the entire government of justice in the territories of the Church between the sixteenth and seventeenth century.
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PAVAN, SARA. "PHILIA E DIKAIOSUNE.LE RELAZIONI UMANE NELL'ETICA ARISTOTELICA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/943872.

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Il mio lavoro di tesi ha un duplice obiettivo: il primo, è quello di costruire una tassonomia delle relazioni sociali in Aristotele, soprattutto mediante lo studio del rapporto tra amicizia e giustizia, che sono spesso riconosciute dalla critica come termini chiave dell’etica aristotelica, ma raramente discusse nella loro relazione reciproca; il secondo, è quello di verificare se tale relazione fornisca ulteriori indizi circa il rapporto tra EE ed EN (ad es., la priorità cronologica dell’una rispetto all’altra o l’annosa questione dei libri comuni). Quanto alla definizione delle relazioni sociali in Aristotele, sono partita dall’analisi del concetto di φιλíα, termine utilizzato per denotare molti tipi differenti di relazione sociale: tra simili e tra opposti, tra uguali e tra superiori/inferiori, private e tra gruppi estesi di persone. Proprio grazie alla lettura comparata di EE ed EN propongo che, per Aristotele, tra le forme di amicizie sussista una relazione πρὸς ἕν. Alla luce di ciò, ritengo si debba definire l’amicizia prima come relazione di ἀντιφιλία tra ἀγαθοί, ovvero il reciproco φιλεῖν e l’ἀντιπροαίρεσις πρὸς ἀλλήλους: l’amicizia prima per Aristotele implica dunque l’amarsi e lo scegliersi reciprocamente. Le altre forme di relazione sociale derivano dall’amicizia prima, differenziandosi per scopo (i.e. virtù, piacere, utile) e proporzionalità reciproca (i.e. tra uguali o disuguali). Ho dedicato una particolare attenzione all’amicizia politica. Quando Aristotele tratta dell’amicizia politica, infatti, emerge in modo chiaro la necessità di introdurre la categoria di δικαιοσύνη in quanto virtù che regola le relazioni sociali tra cittadini. Dopo un excursus sulla nozione di giustizia in Aristotele, pertanto, mi sono posta lo scopo di delineare la relazione tra giustizia politica e amicizia politica, con particolare attenzione alle proporzioni utilizzate e ai diversi soggetti coinvolti. Ho individuato la differenza principale tra amicizia e giustizia nella loro dimensione e nel loro orientamento. Quanto alla loro dimensione, l’amicizia in generale è più ampia della giustizia, non essendo limitata a un rapporto tra cittadini; di contro l’amicizia prima risulta di gran lunga più limitata rispetto alla giustizia, dandosi unicamente tra due persone virtuose dopo lunga frequentazione. Quanto all’orientamento, sono entrambe rivolte all’altro, con una importante differenza: mentre l’amicizia, che non è una virtù, vuole il bene altrui ma dipende dalla valutazione che un soggetto fa del bene, del piacere o della virtù stessa, la giustizia, pur essendo una virtù del singolo, è sempre πρὸς ἕτερον. Tanto amicizia quanto giustizia hanno un valore politico ed è in esso che avviene una sovrapposizione dei campi di competenza. È utile precisare che, se ipotizzassimo una città ideale aristotelica, in essa amicizia politica e giustizia politica coinciderebbero necessariamente: i cittadini si comporterebbero infatti con giustizia gli uni verso gli altri e sarebbero tra loro amici. Non avviene lo stesso nelle città positive. La giustizia è tutta politica e, specialmente quando considerata in quanto giustizia distributiva, corrisponde alla costituzione e all’ordinamento della πόλις stessa e per questo fonda la città. I legislatori, però, tengono in considerazione maggiormente la giustizia rispetto all’amicizia. La causa di questo è da rintracciarsi nel diverso funzionamento delle proporzioni che regolano i due rapporti: in caso di rapporti tra diseguali, infatti, la proporzione dell’amicizia viene mantenuta senza necessità che il rapporto venga pareggiato aritmeticamente. Perciò l’amicizia nella sua forma politica è più utile della giustizia ai fini del mantenimento dell’ordine nella città. Per quanto concerne il secondo obiettivo del mio lavoro, vale a dire i rapporti tra EE ed EN, in particolare rispetto ai libri comuni, ho per prima cosa argomentato che non esiste contraddizione tra le dottrine sull’amicizia presentate in EE VII e in EN VIII-IX. Invece, stabilire una cronologia o un rapporto di dipendenza tra le due opere a partire unicamente da questi elementi tematici è impossibile, ma anche sulla base della letteratura presente è ragionevole confermare che EN sia stata scritta non solo per un pubblico diverso, ma successivamente rispetto a EE e basandosi su essa, pur con delle novità non banali, che tuttavia non riguardano il punto del mio elaborato in senso stretto. Quanto al rapporto con i libri comuni, ho argomentato che EN V risulta non solo compatibile, ma addirittura più vicina stilisticamente e per contenuti a EE VII che a EN VIII-IX. Ne segue, a mio parere, che EN V sia da attribuirsi a EE piuttosto che a EN, senza che per questo si possano trarre ulteriori conclusioni circa gli altri libri comuni.
My thesis has a twofold goal. The first one is to determine the taxonomy of social relations in Aristotle, especially through the study of the relationship between friendship and justice, which are often recognized by critics as key terms in Aristotelian ethics, but rarely discussed in their mutual relationship. The second goal is to test whether this relationship provides additional clues about the interrelation between EE and EN (e.g., the chronological priority of one over the other or the long-standing question of common books). As for the definition of social relations in Aristotle, my analysis begins with the analysis of the concept of φιλíα which is a term used to denote many kinds of social relations: between similar and opposites, equals and superior/inferior, private and in extended groups of people. In light of the comparative reading of EE and EN, I argue that, for Aristotle, a πρὸς ἕν relationship exists among the forms of friendships. Thus, we should define primary friendship has a relation of ἀντιφιλία between ἀγαθοί, i.e., reciprocal φιλεῖν, and of the ἀντιπροαίρεσις πρὸς ἀλλήλους. Thus, for Aristotle, primary friendship implies loving and choosing each other. The other forms of social relations derive from this primary friendship, differentiating themselves by purpose (i.e. virtue, pleasure, usefulness) and mutual proportionality (i.e. between equals or unequals). I have devoted special attention to political friendship since, when Aristotle discusses political friendship, the need to introduce the category of δικαιοσύνη as a virtue governing social relations between citizens emerges clearly. After an excursus on the notion of justice in Aristotle, therefore, I set out to delineate the relationship between political justice and political friendship, with particular attention to the proportions used and the different actors involved. I have identified the main difference between friendship and justice in their dimension and orientation. As for their dimension, friendship in general is broader than justice, not being limited to a relationship between citizens; on the other hand, friendship is far more limited than justice, being only between two virtuous persons after long acquaintance. As for orientation, they are both directed towards the other, with one important difference. While friendship, which is not a virtue, wants the good of others but depends on a subject’s evaluation of the good, pleasure or virtue itself; justice, while being a virtue of the individual, is always directed towards the other (πρὸς ἕτερον). Both friendship and justice have a political value and it is in it that the fields of competence overlap. It is useful to point out that, if we were to hypothesize an ideal Aristotelian city, in it political friendship and political justice would necessarily coincide: the citizens would in fact behave with justice towards each other and would be friends with each other. Justice is all political and, especially when considered as distributive justice, corresponds to the constitution and ordering of the πόλις itself and for this reason founds the city. Legislators, however, hold justice in higher regard than friendship. The reason for this is to be found in the different functioning of the proportions that regulate the two relations. In the case of relationships between unequals, in fact, the proportion in the sphere of friendship is maintained without the need for the relation to be equalized arithmetically, as in justice. Therefore friendship in its political form is more useful than justice in maintaining order in the city. Regarding the second objective of my work, namely the relationships between EE and EN, particularly with respect to the common books, I have first argued that there is no contradiction between the doctrines on friendship presented in EE VII and EN VIII-IX. Establishing a precise chronology or dependency relation between the works is impossible on the basis of these thematic elements alone, but in accord with current literature it is reasonable to state that EN was written not only for a different audience, but later than and based on EE, albeit with non-trivial innovations that are beyond the scope of this work. As for the relationship with the common books, I have argued that EN V is not only compatible with, but also stylistically and in terms of content closer to EE VII than to EN VIII-IX. Although it is not possible to generalise the conclusion in relation to the other common books as well, I argue that EN V pertains more to EE than to EN.
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ZAMBURLINI, ANNALISA. "LE VITTIME DI GRAVI VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI E LA DOMANDA DI GIUSTIZIA: IL CASO DI EL SALVADOR." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6100.

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Анотація:
Questa tesi è costruita sulle seguenti domande: una società che ha vissuto gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani come può 'chiudere i conti' con il passato e perseguire giustizia e riconciliazione? Come rigenerare i legami sociali infranti? Quale ruolo giocano vittime e perpetratori? Questi problemi sono studiati, in concreto, nell’esperienza di El Salvador. Tra i profili sociologici possibili, la tesi si concentra sulla 'domanda di giustizia' delle vittime. Il primo capitolo fornisce un inquadramento storico-sociale. Il secondo ha per oggetto la giustizia di transizione; l’analisi teorica generale considera i seguenti modelli: giudiziario, amnistiale, delle commissioni verità e la "Truth and Reconciliation Commission" (TRC) sudafricana. La TRC è presentata come un’esperienza che attinge e supera le opzioni precedenti, mostrando le potenzialità della "restorative justice". Il terzo e il quarto capitolo tornano sul caso salvadoregno e considerano gli attori (nazionali e internazionali) e i problemi sociali della transizione del Paese centroamericano. La ricerca svolta sul campo ha permesso di mettere in luce il valore generativo degli sforzi con cui parte della società civile salvadoregna ha cercato di fronteggiare la latitanza dello Stato rispetto al diritto alla verità e alla giustizia. Il quinto capitolo, avvalendosi della voce delle vittime intervistate con il metodo delle 'storie di vita', riflette sul rapporto fra trauma e legame sociale. L’ultimo capitolo presenta gli strumenti metodologici utilizzati per la ricerca empirica.
This thesis is based on the following questions: can a society that has experienced severe and systematic human rights violations be reconciled with the past and pursue justice and reconciliation? How can broken social connections be repaired? What are the roles of victims and oppressors? These problems have been studied analyzing the experience of El Salvador. Among the possible sociological profiles, the thesis focuses on the Salvadorian victims' "demand for justice". The first chapter gives an historical-social overview. The second chapter analyzes the transitional justice. The general theoretical analysis takes into account the following models: judiciary, that related to amnesty, the model of the "truth commissions", and finally the South African "Truth and Reconciliation Commission" (TRC). The TRC is presented as an experience that draws on and surpasses the previous alternatives, showing the potential of restorative justice. The third and fourth chapters return to the Salvadorean case and take into account the agents (national and international) and the social problems connected to the transition El Salvador has undergone. Research in this field sheds light on the relevance of the efforts made by some parts of the Salvadorean civil society to deal with the absence of the government with respect to promoting the right of truth and justice. The fifth chapter, corroborated by interviews with victims analysed using the method of the "history of life", reflects on the connection between trauma and social bonds. The last chapter presents the methodological tools used during the empirical research.
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ZAMBURLINI, ANNALISA. "LE VITTIME DI GRAVI VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI E LA DOMANDA DI GIUSTIZIA: IL CASO DI EL SALVADOR." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6100.

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Questa tesi è costruita sulle seguenti domande: una società che ha vissuto gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani come può 'chiudere i conti' con il passato e perseguire giustizia e riconciliazione? Come rigenerare i legami sociali infranti? Quale ruolo giocano vittime e perpetratori? Questi problemi sono studiati, in concreto, nell’esperienza di El Salvador. Tra i profili sociologici possibili, la tesi si concentra sulla 'domanda di giustizia' delle vittime. Il primo capitolo fornisce un inquadramento storico-sociale. Il secondo ha per oggetto la giustizia di transizione; l’analisi teorica generale considera i seguenti modelli: giudiziario, amnistiale, delle commissioni verità e la "Truth and Reconciliation Commission" (TRC) sudafricana. La TRC è presentata come un’esperienza che attinge e supera le opzioni precedenti, mostrando le potenzialità della "restorative justice". Il terzo e il quarto capitolo tornano sul caso salvadoregno e considerano gli attori (nazionali e internazionali) e i problemi sociali della transizione del Paese centroamericano. La ricerca svolta sul campo ha permesso di mettere in luce il valore generativo degli sforzi con cui parte della società civile salvadoregna ha cercato di fronteggiare la latitanza dello Stato rispetto al diritto alla verità e alla giustizia. Il quinto capitolo, avvalendosi della voce delle vittime intervistate con il metodo delle 'storie di vita', riflette sul rapporto fra trauma e legame sociale. L’ultimo capitolo presenta gli strumenti metodologici utilizzati per la ricerca empirica.
This thesis is based on the following questions: can a society that has experienced severe and systematic human rights violations be reconciled with the past and pursue justice and reconciliation? How can broken social connections be repaired? What are the roles of victims and oppressors? These problems have been studied analyzing the experience of El Salvador. Among the possible sociological profiles, the thesis focuses on the Salvadorian victims' "demand for justice". The first chapter gives an historical-social overview. The second chapter analyzes the transitional justice. The general theoretical analysis takes into account the following models: judiciary, that related to amnesty, the model of the "truth commissions", and finally the South African "Truth and Reconciliation Commission" (TRC). The TRC is presented as an experience that draws on and surpasses the previous alternatives, showing the potential of restorative justice. The third and fourth chapters return to the Salvadorean case and take into account the agents (national and international) and the social problems connected to the transition El Salvador has undergone. Research in this field sheds light on the relevance of the efforts made by some parts of the Salvadorean civil society to deal with the absence of the government with respect to promoting the right of truth and justice. The fifth chapter, corroborated by interviews with victims analysed using the method of the "history of life", reflects on the connection between trauma and social bonds. The last chapter presents the methodological tools used during the empirical research.
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Книги з теми "Storia della giustizia"

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Angelozzi, Giancarlo. Donne criminali: Il genere nella storia della giustizia. Bologna: Pàtron editore, 2014.

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2

Storia della giustizia e storia del diritto: Prospettive europee di ricerca. Macerata: EUM, 2012.

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3

Labanca, Nicola, and Pier Paolo Rivello. Fonti e problemi per la storia della giustizia militare. Torino: G. Giappichelli, 2004.

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4

Fichera, Antonio. Breve storia della vendetta: Arte, letteratura, cinema: la giustizia originaria. Roma: Castelvecchi, 2004.

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Costantini, Cristina. La legge e il tempio: Storia comparata della giustizia inglese. Roma: Carocci, 2007.

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6

Giustizia e libertà in Italia: Storia di una cospirazione antifascista, 1929-1937. Torino: Bollati Boringhieri, 2005.

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7

Storia del diritto penale e della giustizia: Scritti editi e inediti, 1972-2007. Milano: Giuffrè, 2009.

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8

Mori, Luca. La giustizia e la forza: L'ombra di Platone e la storia della filosofia politica. Pisa: ETS, 2005.

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Una storia della giustizia: Dal pluralismo dei fori al moderno dualismo tra coscienza e diritto. Bologna: Il mulino, 2000.

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10

Cecilia, Papi, ed. Il Costituto del comune di Siena in volgare (1309-1310): Un episodio di storia della giustizia? Firenze: Aska, 2009.

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