Добірка наукової літератури з теми "Prima modernità"

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Статті в журналах з теми "Prima modernità"

1

Petrucciani, Stefano. "Individualismo, socialismo, modernitÀ." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 37 (April 2010): 22–32. http://dx.doi.org/10.3280/las2010-037004.

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Анотація:
La prima parte del saggio si sofferma sul conflitto e sulle possibili convergenze tra il concetto di individualismo e quello di socialismo: sebbene siano stati spesso pensati in contraddizione, individualismo e socialismo possono anche essere visti come due concetti sinergici e complementari. Ciň č possibile se si assume la validitÀ della tesi, sostenuta da autori come Guyau e Kropotkin, secondo la quale nell'autentico sviluppo dell'individuo non c'č posto per la sopraffazione ai danni dell'altro. La seconda parte dell'articolo si sofferma sul rapporto fra individualismo e modernitÀ, mostrando come la modernitÀ sia stata intesa sia come l'epoca della individualizzazione, sia come il tempo della omologazione massificante; e si conclude con l'idea che la nostra epoca sia caratterizzata piuttosto da molte forme di pseudo-individualismo.
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2

Donati, Giacomo Alberto. "Fuggire la giustizia, giustiziare i fuggitivi: osservazioni preliminari sull’evasione dal carcere nel diritto comune." Italian Review of Legal History, no. 7 (December 22, 2021): 47–107. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16885.

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Анотація:
Il tema dell’evasione dal carcere risulta essere tra quelli attorno ai quali, in epoca di utrumque ius, si appuntò l’attenzione tanto della dottrina civilistica quanto di quella canonistica (oltre che di grandi nomi della cultura occidentale come Tommaso d’Aquino). Attraverso il ricorso a diversi generi letterari (commentaria, tractatus, consilia, decisiones, practicae), il presente contributo si prefigge il compito di illustrare alcune delle conclusioni più rilevanti sul tema, prendendo specialmente in considerazione quel torno di tempo dato dal tramontare del Medioevo nella prima Modernità.
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3

Sica, Giorgio. "Marco Polo incontra l’Altro: Modernità ed esotismo nel Milione." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 48, no. 3 (August 21, 2014): 327–41. http://dx.doi.org/10.1177/0014585814542741.

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Анотація:
Allo sguardo del lettore contemporaneo, Il Milione sorprende per la modernità con cui il suo autore si rapporta e descrive la straordinaria varietà di genti, usi e costumi che incontra durante il suo viaggio, con un’apertura e una mancanza di pregiudizi sorprendenti per un uomo del suo tempo. Marco Polo tende a sottolineare la novità e la bellezza di ciò che il suo occhio vede, rivelandosi capace di andare ben oltre le rappresentazioni correnti dell’Altro: il tartaro, il saraceno, l’infedele vengono per la prima volta visti e analizzati attraverso una lente obiettiva, che lascia presagire un’etica nuova, quella mercantesca, e anticipa di secoli alcune caratteristiche inclusive dell’esotismo moderno. Mostrandosi pronto a cogliere aspetti della magnificenza e della spiritualità dell’Altro che nessun occidentale aveva conosciuto né tanto meno lodato, Marco si mostra capace di andare oltre secoli di paura e di rifiuto, che avevano caratterizzato l’Altro come un monstrum, una differenza da temere o, in base alla stessa ottica, cercare di convertire. Uno sguardo sorprendentemente moderno, che non cessa di affascinare il lettore.
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4

Prampolini, Antonio. "La "Grande Guerra" in Rete: risorse on-line e siti web sulla prima guerra mondiale." SOCIETÀ E STORIA, no. 129 (December 2010): 531–51. http://dx.doi.org/10.3280/ss2010-129004.

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Анотація:
La presenza della "Grande Guerra" in Rete, anche ad un primo approccio, lascia immediatamente stupito l'osservatore per la sua consistenza e molteplicitÀ di espressioni. L'esperienza traumatica fondante del novecento (l'inizio del "secolo breve" delle guerre mondiali) ha trovato in Internet uno spazio congeniale sia alla modernitÀ del conflitto che alla multimedialitÀ e all'ipertestualitÀ del World Wide Web. L'autore, immedesimandosi in un ipotetico utente della Rete interessato alla storia della Prima Guerra Mondiale, ne segue il percorso di ricerca per analizzare le fonti di informazione e di documentazione offerte dal Web. La sua attenzione si focalizza su Google e Wikipedia ed in particolare sui collegamenti esistenti tra il motore di ricerca e l'enciclopedia. L'autore ne apprezza le funzionalitÀ e i servizi non ignorando i problemi derivanti dall'utilizzo di tali risorse. L'articolo si conclude con un approfondimento sulle sitografie on-line (directory e portali) relative alla Prima Guerra Mondiale, che conferma la loro indispensabile funzione di selezione e di guida nel Web.
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5

Comelli, Michele. "Rodomonte e Corsamonte devono morire. Erocità, morte e fine del racconto a metà Cinquecento." AOQU (Achilles Orlando Quixote Ulysses). Rivista di epica 2, no. II (December 30, 2021): 143–82. http://dx.doi.org/10.54103/2724-3346/17266.

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Анотація:
Il contributo intende indagare il rapporto tra la nozione di eroe, la morte e la fine del racconto nella difficile transizione dal romanzo al poema eroico a metà Cinquecento, prima dell’esperienza tassiana. In particolare, vengono indagati e posti a confronto, al fine di metterne in rilievo gli elementi di continuità e discontinuità, i duelli risolutivi dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto e dell’Italia liberata dai Goti di Gian Giorgio Tissino, che rappresentano due poli opposti ma interdipendenti della suddetta transizione. Nei duelli tra Ruggiero e Rodomonte, e nella disfida di Lipadusa, nel poema ariostesco, e nella parabola di Corsamonte e nello scontro finale narrati da Trissino, si concretizza, attraverso la dialettica epos/romanzo, un nuovo modello eroico, in grado di rispondere alle esigenze della modernità.
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Franchini, Antonia Francesca, and Alessandro Porro. "Baldo Rossi e la chirurgia di inizio Novecento all'Ospedale Maggiore di Milano." STORIA IN LOMBARDIA 42, no. 2 (January 2022): 60–83. http://dx.doi.org/10.3280/sil2022-002003.

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Анотація:
Baldo Rossi (Pioltello, Milano, 1868 - Milano, 1932) fu chirurgo dell'Ospedale Maggiore di Milano a cavallo fra il secolo XIX e il secolo XX. Egli operò prima della diffusione dei sulfamidici, e può da un lato essere considerato fra gli ultimi chirurghi della vecchia guar- dia, quanto alla sua formazione universitaria, mentre dall'altro fu estremamente attento alla modernità e all'innovazione. Fu protagonista dei grandi sviluppi della chirurgia asettica, della traumatologia, dell'ortopedia, della chirurgia militare, della riabilitazione. Attraverso la sua ergobiografia si possono ripercorrere tappe fondamentali dello sviluppo dell'Ospedale Maggiore milanese. Nel saggio si sottolinea anche l'importanza di alcune fonti, quali i cataloghi della produzione industriale degli strumenti chirurgici, per la rico- struzione di avvenimenti della storia ospedaliera, ai quali Baldo Rossi diede fondamentali contributi.
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Orazi, Stefano. "Periodici femminili del 1848 nello Stato Pontificio." IL RISORGIMENTO, no. 1 (May 2021): 67–95. http://dx.doi.org/10.3280/riso2021-001004.

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L'autore ha inteso porre in evidenza il contesto in cui nascevano a Roma due periodici aperti al mondo femminile, "La donna italiana" e "Una donna bizzarra", che rispetto ad altre similari realtà giornalistiche della Penisola si muovevano in un territorio, quello pontificio, nel quale la libertà di stampa trovava maggiori limitazioni che altrove. Dalle voci emerse nei due giornali romani si è voluto evidenziare il comune e coraggioso invito rivolto alle donne a partecipare alla generale richiesta di riforme liberali, nel desiderio di stimolarle ad impegnarsi nella trasformazione di una società più aperta e più giusta, specie in tema di rappresentanza politica e modernità giuridica. Il contributo è arricchito da alcune rare lettere conservate all'Archivio del Museo Centrale del Risorgimento, che contribuiscono ad accrescere la comprensione del ruolo delle donne prima e dopo l'unità d'Italia.
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Licordari, Mariangela. "Le sale cinematografiche nello scenario moderno dell’architettura portoghese della prima metà del XX secolo : alcuni esempi a confronto." Revista de História da Sociedade e da Cultura 18 (December 22, 2018): 207–26. http://dx.doi.org/10.14195/1645-2259_18_10.

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Vero e proprio fenomeno culturale del XX secolo, in ambito architettonico il cinema rappresenta da sempre il simbolo della modernità e del progresso tecnologico. Nella storia dell’architettura moderna, la progettazione delle sale cinematografiche va di pari passo con la sperimentazione di nuove forme architettoniche rese possibili dall’impiego di moderni materiali da costruzione (quali in primis il cemento armato), divenendo un importante banco di prova tanto per la verifica tecnologica degli stessi quanto per l’immaginazione spaziale di nuovi ambienti, così divergenti da quelli propriamente classici dei teatri. Spazio architettonico fruibile e funzionale al vissuto umano, il cinema diventa rapidamente espressione di crescita, di sviluppo sociale ed economico e di prestigio urbanistico. Anche in Portogallo, come nel resto dell’Europa, le sale cinematografiche sono segnali tangibili del cambiamento stilistico e formale dell’architettura della prima metà del Novecento, facendosi portavoce di un’immagine nuova che rapidamente adornerà le città portoghesi d’un aspetto moderno e scenografico al tempo stesso.
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9

Gilbert, Paul. "RAGIONE E INTELLETTO." Sapere Aude 13, no. 25 (July 16, 2022): 22–50. http://dx.doi.org/10.5752/p.2177-6342.2022v13n25p22-50.

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Анотація:
Il mondo sensibile è conosciuto mediante la nostra sensibilità. Oltre alla facoltà della sensibilità, la persona umana ha anche quella della ragione e dell’intelletto. Sembra però che la cultura del nostro secolo XXI abbia smarrito il significato di queste due facoltà, cioè che abbia capito che l’intelletto non sia altro dalla ragione e che il termine “ragione” valga per indicare tutte le dimensioni o capacità dell’intelligenza umana. La nostra riflessione vorrebbe precisamente soffermarsi su questa tendenza culturale e criticarla, percorrendo alcune delle tappe storiche del costituirsi della differenza tra la “ragione” e l’“intelletto”: prima nella Grecia con Socrate, Platone e Aristotele, poi nel secolo XIII con Tommaso d’Aquino, e quindi nella modernità, con Cartesio e Kant. Si dirà che la mancanza di integrazione tra ragione e intelletto non conduce l’umanità verso la sua integralità, anzi che la priva dell’eccellenza della propria essenza.
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Kosuch, Carolin. "Hygiene, Rasse und Zukunftstechnik. Paolo Mantegazzas Beiträge zur Italianità." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (December 1, 2017): 316–38. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0015.

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Анотація:
Riassunto Il contributo è concepito come caso studio sul raccordo tra il movimento igienista e cremazionista italiano nel XIX secolo da una parte e il nazionalismo italiano nato in epoca risorgimentale dall’altra. Si dimostra che l’idea dell’italianità, considerata finora piuttosto sul piano linguistico e culturale, era altrettanto inerente al progetto di una modernità basata sulle scienze naturali. Il paradigma delle scienze naturali, corrente all’epoca, si diffuse in prima linea attraverso le opere divulgative e belletristiche dell’antropologo e medico Paolo Mantegazza (1831–1910). Mantegazza si sentiva investito, accanto ai suoi colleghi, di contribuire alla formazione del „carattere italiano“ e di creare – con i propri strumenti – l’uomo nuovo che, libero da ogni infermità fisica e sano sul piano mentale e psicologico, si sarebbe distinto per la sua produttività e la sua cultura avanzata. La sua visione era permeata da idee eugeniche estreme che contemplavano anche l’annientamento delle „vite indegne di vita“ in un crematorio.
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Дисертації з теми "Prima modernità"

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Menegazzo, Rossella <1973&gt. "Modernità e tradizione nelle discipline artistiche Bakumatsu-Meiji: influssi e tendenze dell'ukiyoe sulla prima fotografia giapponese." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2009. http://hdl.handle.net/10579/539.

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2

Andrea, Tondi. "Histoire des Albigeois (seconda metà del XV secolo): edizione critica e studio linguistico." Doctoral thesis, Università di Siena, 2019. http://hdl.handle.net/11365/1071512.

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Анотація:
The Histoire des Albigeois (The Albigesian History) collects under its name two versions: Version 1 and Version 2. Version 1 was transmitted by three manuscripts written between the 16th and 17th centuries (the topic of this dissertation): P, C et T; Version 2 was transmitted by only one manuscript marked Me. Version 1, in turn, collects two sub-versions: the first one is Version 1 Long (P, C), from which the second one derives, i.e. Version 1 Short (T), that considerably shortens the text. The Histoire‘s language is the XV century occitan, with some Latin and French influences. The Latin influence, the quote from the Codex Iuris Civilis, the intellectual context made by the jurists of the Toulouse’s parliament, the information purpose that prevail on the literary ones by the chosen style: for these reasons, the Histoire is a book of history, made by the anonymous author for his contemporaries.
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3

Caputo, Renato. "Il tragico nel primo Hegel : tragedia cristiana e destino della modernità /." Lecce : Pensa multimedia, 2006. http://bvbr.bib-bvb.de:8991/F?func=service&doc_library=BVB01&doc_number=016653416&line_number=0001&func_code=DB_RECORDS&service_type=MEDIA.

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4

TRAUSI, PIER PASQUALE. "Patrimoni e paesaggi identitari del primo Novecento, tra modernità e tradizione. Recupero di un passato recente, tra Tecnica e Architettura." Doctoral thesis, Università degli studi della Basilicata, 2021. http://hdl.handle.net/11563/148989.

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Анотація:
The Modern Movement represents one of the most beautiful pages of the cultural and architectural history of Europe and Italy. The ferments of vanguards brought to the birth of new industries through the development of technical equipment and technological systems, above all in the building field. In this context new stilemas and architectural characters took shape, defined as “New Modern Architecture”. Europe attended the birth of the International Style, a movement aimed at researching a new architectural response to the social-economical changes. In Italy, at the same time, the “Italian Rationalism” started, which, still fought between a traditionalist style and avanguardist one, looked towards the new ferments over the Alps. The development of the building techniques and the use more and more widespread of the reinforced concrete consented to define qualitative and typological characters of the new architectures (like the cantilever roofs, the big lights in the buildings, the monumentality of the portals, the regularity of the openings in the fronts, the glazed walls), which consented to free the prospecta from the rigid froms of the stereometric building. At the same time, the industrial development and, above all, the one of the building materials, has been giving a great support to such a process of innovation in the sector. The policies of autarchy of the time boosted the use and the development of local materials, contributing to the definition of an Italian style. The activity of conservation and safeguard of the architectural Modern heritage are carried out through the preliminary recognition of the architectural works having a distinctly artistic character and of strong elegance for the contemporary architectural culture to subdue to particular forms of attention and preservation. The individuation of such works, from a normative point of view, occurs through the statement of important artistic and architectural nature with the attachment of constraints because of “particularly important works because of their relation to the political, military, literature and culture in general history, that is as witness of the identity and the history of the public, collective or religious institutions” (according to the art. 10 part 3 letter d) of the Code of the cultural heritage and the landscape, D. Lgs. 42/04). Today, after almost a century of history, these architectures can be considered this way as historic identitary heritage to protect and preserve, even not enough recognized as “cultural heritage”. So, we can’t leave aside a careful research and a consequent document production for the protection and valorization of the buildings and the urban complexes of the Modern Movement, symbols of a process of technological and industrial innovation. The research project, thus, has the purpose to provide a mean aimed at the historic, architectural and costructive knowledge of these buildings, with the specific purpose of drawing up “guide-lines” for the recover and critical preservation of such a heritage.
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5

Afonso, Elaine [UNESP]. "A modernidade como violência e horror: a burocratização e a desumanização da vida em É isto um homem?, de Primo Levi." Universidade Estadual Paulista (UNESP), 2017. http://hdl.handle.net/11449/151768.

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Este trabalho consiste no estudo das relações entre modernidade, racionalização e violência no livro É isto um homem?, de Primo Levi. Este autor é um judeu italiano, personagem central de sua obra, que consiste no testemunho daquilo que viveu em Auschwitz, um dos maiores campos de concentração nazista. No livro, o autor recria, por meio da linguagem, um mundo extraliterário, o do campo, com sua arquitetura própria, sua organização interna e suas formas de controle e extermínio. Primo Levi narra as atrocidades cometidas por seres humanos contra outros seres humanos, de uma forma bárbara, deixando claro que, quando a luta é pela sobrevivência, os valores éticos e morais são postos à prova; ao mesmo tempo em que, no caso do carrasco, verdadeiras faces se revelam, trazendo à tona a força da barbárie e sua capacidade de ultrapassar todos os limites humanos. Primo Levi narra os fatos sentindo-se como que incumbido de um dever moral para com a sociedade, dever de falar em nome daqueles que não sobreviveram. Apesar da dificuldade de representação de sua experiência traumática, Levi expõe todo um sistema burocraticamente organizado que possibilitou que Auschwitz chegasse a ser o próprio horror; lugar onde a razão instrumentalizada desfez os princípios iluministas de progresso e animalizou os homens, condenados a uma violência destrutiva e mortífera, que, por sua vez, foi subsidiada pela própria noção de progresso e desenvolvimento técnico que marcou os ideais da modernidade.
This work aims at studying the relationship that exists among modernity, rationalization and violence in the book Is this a man?, by Primo Levi. This author is an Italian Jewish, the central character of his book, which consists in the testimony of what he lived in Auschwitz, one of the biggest Nazi concentration camps. In the book, the author recreates, through language, an extra literary world, that of the camp, with its own architecture, its organization and ways of control and extermination. Primo Levi tells the atrocities committed, in a barbaric way, by human beings against other human beings, which makes clear that, when the fight is for survival, ethical and moral values are tested; likewise, in the case of the executioner, true faces are revealed, showing the force of barbarism and its capacity of exceeding all the human limits. Levi tells the facts feeling as if in charge of a moral duty towards the society, the duty of speaking for those who did not survive. Despite the difficulties of representation of his traumatic experience, Levi exposes the whole bureaucratically organized system that made possible that Auschwitz ended up being the horror itself; the place where the instrumentalized reason destroyed the illuminist principles of progress and made men become animals, condemned to a destructive and deadly violence, that was subsidized by the notion of progress and technical development, which were signals of the modernity purposes.
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Mepas, Christian. "L'inscription de la modernité dans le roman gabonais : approche stylistique et sociolinguistique de trois romans gabonais : "Elonga" (A. Rawiri), "Au bout du silence" (L. Owondo) et "Parole de vivant" (A. Moussirou-Mouyama)." Paris 12, 2006. https://athena.u-pec.fr/primo-explore/search?query=any,exact,990003939100204611&vid=upec.

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Анотація:
La question de la langue est cruciale pour les écrivains francophones. Elle se pose nécessairement à l'homme de lettres, plus encore à l'écrivain francophone de plusieurs langues. Ainsi que l'affirme à juste titre R. BARTHES est " écrivain celui pour qui le langage fait problème, qui en éprouve la profondeur, non l'instrumentalité ou la beauté ". Certes, écrire en français condamnait, à l'origine, les écrivains francophones à être lus surtout par les Français de France. Le dilemme était donc celui-ci : être entendu ou ne pas l'être. Les romanciers gabonais tels L. OWONDO et A. MOUSSIROU-MOUYAMA se sont approprié la langue française ; la langue de l'Autre ( l'ancien colonisateur ). Dans une certaine mesure ils sont parvenus selon l'ambition de L. T. SONY à "tropicaliser", mieux à "gaboniser" la langue française, à l'utiliser comme matière première pour écrire la parole traditionnelle et dire les réalités locales. Enfin la littérature gabonaise souvent survolée, voire absente des anthologies de littérature africaine est désormais pleine de promesse. C'est cet optimisme qui transparaît dans ces propos de A. MOUSSIROU-MOUYAMA : " La vitalité de la littérature gabonaise, observable avec les dernières publications et l'engouement récent pour le théâtre ( en français également ) viennent — à titre d'hypothèse — d'une certaine appropriation de la langue française qui dit la différence d'écrire et la nécessité de dire sans trahir ". Cette vitalité de la littérature gabonaise s'explique en grande partie par une nouvelle conception ou pratique du langage qu'ont les romanciers, L. OWONDO et A. MOUSSIROU-MOUYAMA contrairement aux précédents romanciers. En effet, avant eux les romanciers tels A. RAWIRI et R. ZOTOUMBAT concevaient le langage comme uniquement un moyen de communication qui ne sert qu'à nommer les objets du réel et non à symboliser. Du coup la dimension poétique, symbolique et esthétique du langage est mise en veilleuse. Or une oeuvre littéraire s'évaluant par sa littérarité ne saurait se borner à la représentation du réel cru. L'écrivain gabonais doit par conséquent ruser avec le réel
The problem of language is crucial for francophon writers, above all, when they speak many languages. As says R. BARTHES : " The real writer is the one for who the language is problematic, one who experiences is depth, and who does not treat it as a simple instrument ". Few years ago, writing in french forced the francophon writers to be ridden only by french people. The dilemma was that : to be or not to be understood. The gabonese writers, like L. OWONDO and A. MOUSSIROU-MOUYAMA, appropriate themselves french language, the language of the old colonizer. We can say that they succeeded, as said LABOU TANSI SONY, to " tropicalize " it, more, to " gabonize " the french language to use it as a raw material to write the traditionnal speaking and exprimate the local realities. Today, the gabonese literature that was absent in african literary anthologies, is now full of promises. It is this optimism that appear through these words of A. MOUSSIROU-MOUYAMA : " The vitality of gabonese literature, visible through the last publications and the recent infatuation for the theatre (also in french), come from a form of appropriation of the french language ". That says the difference of writing and the necessity to say without betraying. That vitality of the gabonese literature, explains oneself by a new kind in the practise of language, in opposition with the first writers. Quite so, before the modern writers, the others like A. RAWIRI, R. ZOTOUMBA, took the language only as a simple mean of communication, used to name things of the reality and not to symbolize those. In consequence, the poetic, symbolis and aesthetics dimension of the language was absolutly disqualified. So the modern gabonese writers must craft with the reality
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Ndemby, Mamfoumby Pierre. "D'une écriture de la rupture à une relecture de cultures : lire et comprendre les pouvoirs traditionnels dans le roman d'Afrique noire francophone." Paris 12, 2005. https://athena.u-pec.fr/primo-explore/search?query=any,exact,990002301960204611&vid=upec.

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L'enjeu était de ressaisir le discours francophone à l'aune du XXIe siècle, et ceci dans : L'Initié, Le cri que tu pousses ne réveillera personne, La fête des masques, Au bout du silence, En attendant le vote des bêtes sauvages, Le bruit de l'héritage, La carte d'identité et La vie et demie. Finalement, en reconsidérant la question des pouvoirs traditionnels, et en tout point de vue, c'est le problème de l'Identité, sous toutes ses formes, qui a été traité. Dans cette optique, la parole a été d'abord localisée comme pouvoir, au vu de ces considérations sociale et littéraire. La question des mythes et ses effets d'images ont permis de souligner le moyen par lequel tous les éléments constitutifs du Savoir traditionnel se transmettaient au delà du temps. Des mythes qui, à travers la structure narrative des textes, ont révélé comment les écritures contemporaines, ruinées par les sociétés actuelles, sont affectées et contribuent aussi à l'éclatement des structures traditionnelles. Il s'est ensuite suivi une tentative de légitimation des écritures francophones, à travers le pouvoir des mots, comme des écritures de la rupture. Pour cela, il fallait dégager les éléments de structuration pouvant nous amener à cerner les textes francophones sur la base de ses éléments linguistiques. A partir le là, les mots ont été saisis comme pouvoir pouvant générer un sens. Cette auto-générattion sémantique à laisser vérifier l'incertitude des personnages, et la perte apparente des pouvoirs par les patriarches comme Rèdiwa ou Makaya chargés de garder et de transmettre les valeurs du passé. Le conflit intérieur des productions romanesques d'Afrique noire francophone parfois lié à la confrontation tradition/modernité est aussi ce qui a permis de lire autrement les phénomènes culturels et le vacillement du Savoir traditionnel. Enfin, tout l'espace francophone, du moins de ce qui ressort de la troisième partie de ce travail, s'est finalement révélé, d'une façon ou d'une autre, calqué sur la base du modèle des anciens. L'analyse faite dans ce travail a pu montrer comment le champ politique et l'axe traditionnel se mettaient en dépendance. Les figures politiques en quête de sens circulaient librement d'un espace à un autre sans la moindre appréhension. Cette quête du sens ou de l'identité a amené les héros politiques, pour fuir les difficultés quotidiennes, à utiliser les flux symboliques et politiques pour construire de nouvelles identités, de nouvelles croyances et inventer de nouvelles modalités de rapport à l'Autre, à la société et au cosmos. Si la lecture des figures du pouvoir traditionnel a été aussi effective, c'est que ce modèle est apparu comme la matrice des écritures francophones. Cet attachement aux valeurs a soulevé la question de la modernité dans une double valeur : celle en tant qu'activité rationnelle du sujet libéré des entraves de la nature et celle perçue comme l'instauration de la tradition du nouveau. Dans les deux cas, les romanciers francophones ont essayé d'inscrire leurs personnages et leurs écritures dans cette vision de choses
The aim was to review French discourse from the dawn of the twenty-first century ; more particulary in the following texts : The Initiated, The cry that you make won't awaken nobody, The Festival of Masks, After the silence, In waiting for the vote of the Wild Animals, The sound of Inheritance, The Identity Card and The one and a helf lives. In the end, after considering the question of traditional powers from each and every perspective, it is the problem of identity, in all its facets, which has been dealt with. Seen from this point of view, the (written and spoken) word has been pinpointed as a source of power in consideration of its social and literary aspect. The question of myths and their stylistic effect of their images have allowed us to highlight the way in which all the elements constituting ancient knowledge have been handed down over time. Myths, which, by means of the narrative structure of their texts, have revealed how contemporary literary works, destroyed by contemporary societies, are affected and they contribute also to to the breaking down of traditional orders. Following on from that, there is an attempt to legitimise Frecnh writings by means of the power of words, as writing of rupture. In order to do this, it was necessary to highlight the structural elements which would help us to define French texts on the basis of their linguistic elements. Subsequently, words have been denoted as a force which generates meaning. This semantic self-generation has helped to reveal the instability of certain characters and the apparent loss of authority bt patriarchs such as Rèdiwa or Makaya, charged with the safe-keeping and the transmission of ancient values. The internal conflict found in French black African imaginative works, often linked to the confrontation between tradition and modernity, is also that which has allowed us to read cultural phenomena differently and has led to the challenging of traditional knowledge. Finally, the entire French-speaking world, or at least that which is mentioned in the third part of this work, eventually reveals itself to be, in one way or an other, based almost exactly on the ancients' model. The analysis carried out during this work has shown how the political arena and the traditional axis of power became interdependent. Political figure circulated freely, moving from one area to another in their pursuit of meaning, without the slightest apprehension. This pursuit of meaning or of identity has led political heroes, seeking to flee everyday difficulties, to make us of the ebb and flow of symbolism and politics in order to construct new identities, new beliefs, and in order to construct a new basis for the relationships with the other, with society and with the universe. If the reading about figures of traditional power has been thus effective, it is because this model has become the matrix of French writings. This attachment to values has given the issue of modernity a dual quelity : on the one hand in terms of being a national treatment of the subject liberated from the pitfalls of nature ; and on the other hand, one which is perceived as the establisment of the new tradition. In each of these two cases, French novelists have tried to make their characters and their writting adhere to this vision of things
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Carpita, Chiara. "Rebellion to the Gods : dialogue and conflict with tradition in the poetry of Amelia Rosselli from 'Primi Scritti' to 'Variazioni belliche'." Thesis, University of Oxford, 2014. https://ora.ox.ac.uk/objects/uuid:ae1a9f6e-4503-4ea1-9a8f-83344a818077.

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This thesis focuses on Intertexuality in the Poetry of Amelia Rosselli from Primi Scritti (1952-1963) to Variazioni belliche (1959-1961). The research is based on the annotated books of the author's personal library kept in the Fondo Rosselli of Viterbo and of her personal documents, letters and original typescripts of her works held in the Centro Manoscritti Autori Moderni e Contemporanei of the University of Pavia. Rosselli's annotations are studied for the first time and they have proved to be essential for the interpretation of her poetry. Rosselli's aspiration to Gesamtskunstwerk is reflected in the composition of her library which ranges from musicology, quantum physics, Gestalt psychology, history of art and philosophy. I explored the influence of these disciplines in her work adopting an interdisciplinary approach. In particular I concentrate on the influence that her studies in etnomusicology have had on the style of her poetry. The theoretical framework of Julia Kristeva and Gian Biagio Conte enable me to draw two main intertexual strategies in Rosselli's poetry: the intertexuality of harmonics, and parody. Rosselli's use of literary allusion is a very original one: it is based on her work as a musicologist, which she articulates in the essay La serie degli armonici. In this essay Rosselli studied natural harmonics in music. Allusions develop into an intertextual fugue creating a mîse en abyme effect. Another type of allusion is the parody in which the poetic I acting as the fool challenges the literary fathers of Tradition in order to find her own space in the canon. The study of intertextuality has also some important consequences on a literary hystoriographic perspective: I recognized in her poetry what Detloff called 'the persistence of Modernism'. Her work like the one of Anglo-American modernists is characterized by a form of resilience to trauma and loss. Like the literature of survivors, Rosselli's deals with the expression of inexpressible, the fragmentation of the poetic I, and the will of re-writing her own story to overcome trauma. The ultimate result is a political and ethical cry for social justice, symphathy and peace.
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BATTISTA, LUDOVICO. "Hans Blumenberg e la “Selbstdestruktion” del cristianesimo. La prima fase del suo pensiero (1946-1966): da Agostino a Nietzsche." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1486452.

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La tesi propone una ricostruzione biografica e filosofica della genesi e dello sviluppo della riflessione di Hans Blumenberg, a partire dal tema di fondo del confronto con la storia del cristianesimo. L'originalità del lavoro consiste nel far emergere un intero versante giovanile della sua produzione in cui si profila una prospettiva in netta discontinuità, per non dire antitetica, rispetto alla successiva posizione matura. Il primo Blumenberg, la cui impostazione risente fortemente della riflessione heideggeriana prima che di quella husserliana, individua nella parabola della teologia cristiana la chiave di lettura per interpretare e per correggere la crisi di sensatezza della filosofia contemporanea, derivante dall’imporsi della “tecnica” come nichilistico orizzonte ultimo della realtà umana. Blumenberg parte dall’individuazione fenomenologica di un orizzonte “cristiano” di storicizzazione e metaforizzazione delle categorie ermeneutiche della razionalità, una modalità teologica agostiniana di apertura di un orizzonte “originario” (in senso heideggeriano) dell’ontologia. L’approfondimento in chiave storico-filosofica e storico-teologica di questa prima fase costituisce, quindi, un’inedita e straordinaria opportunità di rileggere in una prospettiva originale la proposta filosofica blumenberghiana, confermando la possibilità di individuare nel corpo a corpo con il cristianesimo e con la storia delle dottrine teologiche un aspetto fondamentale della sua ricerca, attraverso il quale essa si orienta nella progressiva ridefinizione del proprio statuto critico-metodologico. L’evoluzione della sua prospettiva filosofica, infatti, ruota evidentemente intorno alle risorse di razionalità e alle aporie derivanti dall’individuazione di tali dispositivi teologici di radicalizzazione dell’esperienza della finitezza e della contingenza; aporie che, però, lo porteranno infine a ritrattare interamente tale iniziale intuizione, identificando un orizzonte antropologico e radicalmente anti-teologico per la propria teoria metaforologica. In ogni caso, grazie a un rigoroso attraversamento critico di tale evoluzione e delle ragioni che soggiacciono alla riformulazione della posizione blumenberghiana, emergono le interlocuzioni fondamentali, le condizioni preliminari e le motivazioni più profonde della tesi matura, quindi le considerazioni sul significato complessivo della sua ridefinizione tendenzialmente anti-cristiana della razionalità moderna. Il saggio si presenta dunque come una ricognizione di alcuni dei primi testi e delle prime riflessioni giovanili di Blumenberg, alla ricerca del percorso che lo ha poi portato alla formulazione della tesi della Legittimità dell’età moderna. Esso si articola in cinque capitoli: i primi due sono dedicati alla descrizione del ruolo di due figure fondamentali per la comprensione del primissimo svolgimento della riflessione fenomenologica blumenberghiana: Pascal e Agostino; il terzo ed il quarto, impegnandosi invece nello studio degli scritti degli anni ’50 e ‘60, si concentreranno sul progressivo emergere di una prospettiva sempre più critica nei confronti delle strutture di significazione cristiane, quindi sulla centralità del tutto strutturale che acquisisce la radicale messa in questione del paradigma della secolarizzazione. Ciò avverrà, dapprima, seguendo l’evoluzione dell’interrogazione blumenberghiana della genesi della modernità tecnologica, originariamente inscritta in una “rivoluzione” ontologica di cui è confessato essere responsabile il cristianesimo; poi, seguendo le riflessioni contemporanee intorno al problema della grazia, che chiariranno ulteriormente i motivi dello slittamento dell’orizzonte della prima indagine verso una tesi del necessario superamento moderno del dualismo apocalittico ed escatologico gnostico-cristiano. L’ultimo capitolo sarà infine dedicato a interrogare i motivi e la dinamica concettuale che si nascondono dietro la formulazione definitiva della tesi sul moderno, a partire dal recupero fondamentale della riflessione nietzschiana come prospettiva immunizzante rispetto al pericolo delle tesi sulla secolarizzazione, in quanto disattivante qualsiasi residuo teologico-conservatore. Esso sarà quindi preliminare alle osservazioni conclusive, che identificheranno in Nietzsche la figura chiave per intendere il peculiare rovesciamento della tesi blumenberghiana, vera e propria Aufhebung della posizione precedente, che conserva la validità delle intuizioni originarie sul rapporto tra storicità e cristianesimo, pur rispondendo al bisogno, divenuto consapevole, di uno scarto in senso antropologico e anti-teologico del problema dell’inconcettualità.
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BULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

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Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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Книги з теми "Prima modernità"

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Protti, Mauro, and Nino Salamone. Prima modernità: Tra teoria e storia. Milano: Mimesis, 2014.

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Palaia, R. Coscienza nella filosofia della prima modernità. Roma: Leo S. Olschki, 2013.

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Cipriani, Alberto. Verso la modernità: Pistoia prima, durante e dopo gli anni del Risorgimento nazionale. Pistoia: Settegiorni, 2011.

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Bignami, Marialuisa. Le trame della conoscenza: Percorsi epistemologici nella prosa inglese dalla prima modernità al postmoderno. Milano: UNICOPLI, 2007.

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5

Bologna, Museo ebraico di. Il network prima di internet: Personaggi e documenti, visioni e suoni della modernità ebraica nel tempo. Bologna: Compositori, 2009.

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6

Spigolature sullo scetticismo: La sua manifestazione all'inizio della modernità, prima dell'uso di Sesto Empirico : i sicari di Aristotele. Saonara (Pd) [i.e. Padua, Italy]: Il prato, 2011.

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Bologna come luogo del patrimonio culturale europeo, Università, biblioteca e musei in cammino verso la modernità (Summer school) (2021 : Bologna, Italy) and Università di Bologna Biblioteca, eds. Il patrimonio culturale della Biblioteca universitaria di Bologna e della città allo specchio dei viaggiatori europei: Esplorazioni tra la prima modernità e l'età contemporanea. Bologna: Bologna University Press, 2022.

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Both, Ioana, and Angela Tarantino, eds. Cronologia della letteratura rumena moderna (1780-1914) - Cronologia literaturii române moderne (1780-1914). Florence: Firenze University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-969-0.

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Анотація:
Cronologia della letteratura rumena moderna (1780-1914), concepita quale supporto interdisciplinare destinato prioritariamente a studenti iscritti ai corsi universitari di Letteratura rumena, intende facilitare la ricerca di informazioni relative alla storia letteraria rumena del XIX secolo, muovendo dagli autori della prima modernità, dal tardo Illuminismo alla Prima guerra mondiale. // Cronologia literaturii române moderne (1780-1914), conceput&#259; ca suport interdisciplinar destinat cu prec&#259;dere studen&#539;ilor care studiaz&#259; Literatura român&#259;, î&#537;i dore&#537;te s&#259; faciliteze c&#259;utarea infomma&#539;iilor relative la istoria literaturii române din secolul al 19-lea, plecând de la autorii a c&#259;ror activitate a marcat prima modernitate româneasc&#259;, de la Iluminismul târziu pân&#259; la Primul r&#259;zboi mondial.
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Euron, Paolo. L'artificio dell'eternità: Il primo romanticismo tedesco e la poetica della modernità. Bologna: Pendragon, 2001.

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Accademia di scienze, lettere e arti di Udine and Galleria d'arte moderna di Udine, eds. Tradizione e modernità nell'arte friulana tra fine Ottocento e primo Novecento. Udine: Arti grafiche friulane, 1999.

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Частини книг з теми "Prima modernità"

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Siedina, Giovanna. "Echi dell’Umanesimo-Rinascimento nell’Ucraina della prima modernità. Note a margine." In Biblioteca di Studi Slavistici, 315–27. Florence: Firenze University Press, 2018. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-723-8.26.

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In this article, after a short introduction, the author briefly illustrates certain particulars that have characterized the study of Humanism-Renaissance in Ukrainian literature, along with specific features in the development of Ukrainian literature that have determined a single Renaissance-Baroque stage, in which the Renaissance features were received and were developed in Baroque forms. At the same time, the author focuses on a few lines of study that will have to be examined in depth in order to gain greater knowledge and understanding about how Humanism and the Renaissance influenced the development of Ukrainian culture and literature.
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Wokler, Robert. "The Enlightenment, the Nation-state and the Primal Patricide of Modernity." In The Enlightenment and Modernity, 161–83. London: Palgrave Macmillan UK, 2000. http://dx.doi.org/10.1057/9780333983300_9.

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Hakutani, Yoshinobu. "Richard Wright’s Haiku, Zen, and the African “Primal Outlook upon Life”." In Haiku and Modernist Poetics, 111–26. New York: Palgrave Macmillan US, 2009. http://dx.doi.org/10.1057/9780230100916_8.

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Ochiai, Emiko, and Ken’ichi Johshita. "Prime Ministers’ Discourse in Japan’s Reforms since the 1980s: Traditionalization of Modernity rather than Confucianism." In Gender and Welfare States in East Asia, 152–80. London: Palgrave Macmillan UK, 2014. http://dx.doi.org/10.1057/9781137314796_8.

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Ciaravolo, Massimo. "1 • Introduzione." In Libertà, gabbie, vie d’uscita Letteratura scandinava della modernità e della città: 1866-1898. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-600-8/001.

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Анотація:
1.1 Moventi. – 1.2 Autori e testi inclusi. – 1.3 Altri autori e testi. – 1.4 Città prima e dopo il secondo Ottocento. – 1.5 Flâneur dentro e fuori Parigi. – 1.6 Città come spazio rappresentato. – 1.7 Una prospettiva su letteratura ed esistenza.
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"The primal scene of modernity." In The Regime of the Brother, 23–44. Routledge, 2002. http://dx.doi.org/10.4324/9780203021842-6.

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"Kokoro and the Primal Scene of Modern Japanese Homosociality." In Two-Timing Modernity, 120–51. BRILL, 2012. http://dx.doi.org/10.1163/9781684175284_007.

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Haynes, Doug. "From Odysseus to Rotpeter: Adorno and Kafka, Mimicry and Happiness." In Modernism and Affect. Edinburgh University Press, 2015. http://dx.doi.org/10.3366/edinburgh/9780748693252.003.0011.

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Анотація:
Chapter 10 considers an Adornian form of happiness that might be found in the correspondence between the poles of instinct and culture, a happiness that is not a simple return to nature but an appreciation of pre-human animal pleasure that can only be realised from a retrospective lapsarian position of properly socialized reason. This advanced, if indolent happiness is a non-identitarian happiness in alterity that stands in sharp contrast with the forms of modern bourgeois satisfaction anachronistically typified for Adorno and Horkheimer in the figure of Odysseus, who has relinquished primal happiness. The chapter explores the affective intertwinement of nature and reason in Kafka’s “A Report to an Academy” (1917), which demonstrates the absence of an enlightened sociality that might enable the happiness immanent in nature to be redeemed.
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"CHAPTER 7. Our Daily Bread—Pane—Brot—Broid —Chleb—Pain—Lechem —Kenyér: Primo Levi, Se questo è un uomo." In The Flavors of Modernity, 128–42. Princeton University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.1515/9781400887224-009.

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"Jacob’s Room: Modernist Melancholia and the Eclipse of Primal Intimacy." In Virginia Woolf and the Ethics of Intimacy. Bloomsbury Academic, 2020. http://dx.doi.org/10.5040/9781350022744.0008.

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Тези доповідей конференцій з теми "Prima modernità"

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Juverdeanu, Gabriela, and Luminița Erhan. "Applying scientific thinking and methods to streamline specialty lessons and practical training in online teaching in vocational education." In Condiții pedagogice de optimizare a învățării în post criză pandemică prin prisma dezvoltării gândirii științifice. "Ion Creanga" State Pedagogical University, 2021. http://dx.doi.org/10.46728/c.18-06-2021.p104-113.

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In the present article the authors tried to explain, as much as possible, the need to modernize the education system, because, once put in the situation of teaching online, many of the educational institutions and teachers did not know how to cope with the situation, and the education system seems not to have been taken as seriously. It took a lot of work to discover the fragile parts of the education system, the need for digitization and, most importantly, the need to purchase the necessary programs and gadgets for both teachers and students to move the school online.
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Kujundžić, Vjekoslava, Marija Ham, and Helena Štimac. "INFLUENCER MARKETING I NJEGOVI POTENCIJALI U TURIZMU I HOTELIJERSTVU." In Hotelska kuća 2022. University of Rijeka, Faculty of Tourism and Hospitality Management, 2022. http://dx.doi.org/10.20867/hk.1.4.

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Influencer marketing se danas smatra nadopunom suvremenim tržišnim aktivnostima te on predstavlja u određenom smislu moderniji oblik komunikacije od usta do usta (word of mouth). Za razliku od tradicionalnih marketinških tehnika i alata koji dopiru do korisnika bez korištenja posrednika, influencer marketing koristi utjecajnu osobu, odnosno posrednika u svojem oglašavanju koja putem platforme prenosi komunikacijsku poruku te na taj način formira mišljenje i stavove korisnika. Upravo zbog velike količine informacija kojima su korisnici danas izloženi, koristi se influencer koji će smanjiti komunikacijski šum. Istraživanje u radu je provedeno u cilju utvrđivanja stavova o influencerima i razine povjerenja prema njima. Rezultati su pokazali kako većina ispitanika prati influencere te polovica njih ima povjerenje u influencere. Putovanja i gastronomija su dijelovi turističke ponude koji se često javljaju u domeni influencer marketinga. Poslovni subjekti u turizmu i hotelijerstvu mogu segmentirati ciljanu publiku okupljenu oko inluencera te na taj način doprijeti do potencijalnih korisnika. Na temelju analize ranijih teorijskih i empirijskih spoznaja zaključeno je kako je potencijal za primjenu influencer marketinga u turizmu i hotelijerstvu prisutan i rastući. Kreativni sadržaj postao je ključan za stvaranje konkurentnosti u turističkoj industriji, a influencer marketing strategija je za isporuku informacija potrošaču, tj. turistu
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Clement, Victoria. "TURKMENISTAN’S NEW CHALLENGES: CAN STABILITY CO-EXIST WITH REFORM? A STUDY OF GULEN SCHOOLS IN CENTRAL ASIA, 1997-2007." In Muslim World in Transition: Contributions of the Gülen Movement. Leeds Metropolitan University Press, 2007. http://dx.doi.org/10.55207/ufen2635.

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In the 1990s, Turkmenistan’s government dismantled Soviet educational provision, replacing it with lower quality schooling. The Başkent Foundation schools represent the concerted ef- forts of teachers and sponsors to offer socially conscious education grounded in science and math with an international focus. This case study of the Başkent Foundation schools in Turkmenistan establishes the vitality of Gülen schools outside of the Turkish Republic and their key role in offering Central Asian families an important choice in secular, general education. The paper discusses the appeal of the schools’ curriculum to parents and students, and records a decade-long success both in educating students and in laying the foundations of civil society: in Turkmenistan the Gülen movement offers the only general education outside of state provision and control. This is particularly significant as most scholars deny that there is any semblance of civil society in Turkmenistan. Notes: The author has been conducting interviews and recording the influence of Başkent schools in Turkmenistan since working as Instructor at the International Turkmen-Turk University in 1997. In May 2007 she visited the schools in the capital Ashgabat, and the northern province of Daşoguz, to explore further the contribution Gülen schools are making. The recent death of Turkmenistan’s president will most likely result in major reforms in education. Documentation of how a shift at the centre of state power affects provincial Gülen schools will enrich this conference’s broader discussion of the movement’s social impact. The history of Gülen-inspired schools in Central Asia reveals as much about the Gülen movement as it does about transition in the Muslim world. While acknowledging that transition in the 21st century includes new political and global considerations, it must be viewed in a historical context that illustrates how change, renewal and questioning are longstanding in- herent to Islamic tradition. In the former Soviet Union, the Gülen movement contributed to the Muslim people’s transi- tion out of the communist experience. Since USSR fell in 1991, participants in Fethullah Gülen’s spiritual movement have contributed to its mission by successfully building schools, offering English language courses for adults, and consciously supporting nascent civil so- ciety throughout Eurasia. Not only in Turkic speaking regions, but also as far as Mongolia and Southeast Asia, the so-called “Turkish schools” have succeeded in creating sustainable systems of private schools that offer quality education to ethnically and religiously diverse populations. The model is applicable on the whole; Gülen’s movement has played a vital role in offering Eurasia’s youth an alternative to state-sponsored schooling. Recognition of the broad accomplishments of Gülen schools in Eurasia raises questions about how these schools function on a daily basis and how they have remained successful. What kind of world are they preparing students for? How do the schools differ from traditional Muslim schools (maktabs or madrasas)? Do they offer an alternative to Arab methods of learning? Success in Turkmenistan is especially notable due to the dramatic politicization of education under nationalistic socio-cultural programmes in that Central Asian country. Since the establishment of the first boarding school, named after Turkish Prime Minister Turgut Ozal, in 1991 the Gülen schools have prospered despite Turkmenistan’s extreme political conditions and severely weakened social systems. How did this network of foreign schools, connected to a faith-based movement, manage to flourish under Turkmenistan’s capricious dictator- ship? In essence, Gülen-inspired schools have been consistently successful in Turkmenistan because a secular curriculum partnered with a strong moral framework appeals to parents and students without threatening the state. This hypothesis encourages further consideration of the cemaat’s ethos and Gülen’s philosophies such as the imperative of activism (aksiyon), the compatibility of Islam and modernity, and the high value Islamic traditions assign to education. Focusing on this particular set of “Turkish schools” in Turkmenistan provides details and data from which we can consider broader complexities of the movement as a whole. In particular, the study illustrates that current transitions in the Muslim world have long, complex histories that extend beyond today’s immediate questions about Islam, modernity, or extremism.
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Cedroni, Anna Rita. "Roadmap per una citta sostenibile: Vienna." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7915.

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Al di là di più di duemila anni di tradizione storica, l’Austria, ha mostrato con coraggio, fin dall’entrata nella Comunità Europea, il suo sviluppo economico così come la sua modernità e la sua apertura verso l’esterno. La dinamicità culturale e tecnologica della sua capitale, l’ha resa uno degli esempi più apprezzati da tutta l’Europa fin dall’inizio di questo secolo. In poco più 15 anni, Vienna è diventata di fatto la città europea con la migliore qualità della vita. Il merito di tale successo è dato sicuramente da due componenti fondamentali: la stabilità politica del Paese e il metodo di gestione dei processi di pianificazione territoriale e urbana. L’attuale sviluppo del territorio mostra come alla base di tale qualità i fattori prevalenti siano l’architettura, ma anche le politiche urbanistiche territoriali. Sta di fatto, spiega un recente rapporto del comune di Vienna sul tema risparmio energetico e sostenibilità, che per garantire e mantenere una tale qualità della vita, occorre tener conto di tre costanti essenziali nelle dinamiche dei processi di sviluppo urbano: il rinnovamento, la ristrutturazione e l’espansione. Tali elementi consentono poi il confronto con modelli europei culturalmente più avanzati. La tutela dell’ambiente e del patrimonio ambientale si inseriscono in questo processo come una delle sfide più importanti che scaturiscono da tale confronto. Questo paper si prefigge di trattare l’esperienza viennese, ripercorrendo il lungo, ma rapido processo di cambiamento cominciato all’inizio degli anni Ottanta. Strumento generale di pianificazione urbanistica, il Piano di Sviluppo della Città (Stadtentwicklungsplan), ha costituito e costituisce tuttora lo strumento decennale di previsione e di programmazione energetica a livello urbano e territoriale, stabilendo le direttrici strategiche di espansione, di ristrutturazione e di rinnovamento della Città e del suo hinterland. Ma l’esclusività di tale strumento, è da vedere nell’anticipazione di temi come il consumo energetico, la sostenibilità e nell’individuazione della tutela ambientale, come questione prioritaria da includere nei programmi d’intervento da attuare a breve termine. Infatti, con la formulazione del primo Programma KliP (Klimaschutzprogramm) (1999–2009) e, successivamente, del secondo Programma KliP (2010-2020), vengono elaborati dei “pacchetti” di provvedimenti con obiettivi ben definiti, come per esempio la riduzione del 21%, a persona, dei gas di emissione e di gas propellenti rispetto ai valori rilevati nel 1990. Gli strumenti con i quali raggiungere tali obiettivi sono: la riduzione del fabbisogno energetico, l’introduzione di fonti di energia ecosostenibile, l’uso di materiali biologici nell’edilizia pubblica e privata a grande e piccola scala, ma soprattutto, gli interventi sulla mobilità, sulla gestione dei rifiuti e sulla protezione del paesaggio. Accanto ai Piani di Sviluppo, Il Programma SEP (Städtische Energieeffizienz-Programm), definisce le linee generali da seguire nella gestione della politica dei consumi energetici a lungo termine, ovvero fino alla fine del 2015. I risultati portano già nel 2011 ad un aumento della quota di energia rinnovabile del 10% del volume totale del consumo di energia. Tra gli incentivi ci sono quelli rivolti alla realizzazione di centrali elettriche, inceneritori per il riciclo di materie dalle quali ricavare energia, mentre un ruolo sempre più importante è dato dall’uso della geotermia, e dell’energia solare. La continuità programmatica culmina nella formulazione di un progetto unitario, SMART CITY WIEN, che riunisce ben dieci gruppi differenti di interessi, istituzioni pubbliche, enti privati, centri universitari di ricerca, ecc., attorno ad una visione a lunga scadenza: Smart Energy vision 2050. Al centro della tavola rotonda le tematiche: lo sviluppo della popolazione, l’ambiente, i metodi di gestione, l’economia, l’energia e la mobilità. Accanto a queste, sostenibilità, partecipazione, diversità, efficienza di risorse, sviluppo regionale integrato come pure sviluppo economico equilibrato sono gli elementi fondamentali per la preparazione delle decisioni future.
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