Добірка наукової літератури з теми "Cambiamenti a lungo termine"
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Статті в журналах з теми "Cambiamenti a lungo termine"
Salerno, Alessandra. "Figli adulti di divorzi ostili." TERAPIA FAMILIARE, no. 124 (February 2021): 143–66. http://dx.doi.org/10.3280/tf2020-124008.
Повний текст джерелаAnfodillo, T. "Climate change and population dynamics at the tree line: the importance of long-term studies." Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 4, no. 1 (March 21, 2007): 3–5. http://dx.doi.org/10.3832/efor0446-004.
Повний текст джерелаGrunow, Daniela. "Flexicurity, insicurezza del lavoro e formazione di una famiglia: la condizione giovanile in Danimarca." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 124 (December 2011): 75–92. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-124005.
Повний текст джерелаPiccoli, Lorenzo. "La trasformazione del regime globale di mobilità durante la pandemia di COVID-19." MONDI MIGRANTI, no. 1 (March 2021): 45–60. http://dx.doi.org/10.3280/mm2021-001003.
Повний текст джерелаPatterson, Helen, Helga Di Giuseppe, and Rob Witcher. "Three South Etrurian ‘crises’: first results of the Tiber Valley Project." Papers of the British School at Rome 72 (November 2004): 1–36. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200002658.
Повний текст джерелаDella Vedova, Anna Maria, Benedetta Ducceschi, Bruno Mario Cesana, Nicoletta Pelizzari, and Antonio Imbasciati. "Stati emotivi materni in gravidanza e temperamento del bambino nei primi mesi di vita." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2010): 45–71. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2009-003003.
Повний текст джерелаRenzoni, Cristina. "Il piano implicito: il territorio nazionale nella programmazione economica italiana 1946-'73." STORIA URBANA, no. 126 (September 2010): 139–68. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-126007.
Повний текст джерелаRucci, Paola, Angelo Picardi, Giovanni de Girolamo, Giovanni Santone, Gabriele Borsetti, and Pierluigi Morosini. "5. La qualità della vita degli ospiti delle SR." Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 13, S7 (September 2004): 68–76. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000095.
Повний текст джерелаRusso, Federica, Roberto Ceria, Jacopo Jarach, Cecilia Laglia, Lavinia Lombardi, and Lorenza Isola. "Internet addiction disorder: nuova emergenza nel mondo dell'infanzia e dell'adolescenza." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 47 (February 2021): 63–84. http://dx.doi.org/10.3280/qpc47-2020oa11206.
Повний текст джерелаJamieson, Dale. "Le sfide morali e politiche del cambiamento climatico." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 39 (January 2011): 35–43. http://dx.doi.org/10.3280/las2010-039003.
Повний текст джерелаДисертації з теми "Cambiamenti a lungo termine"
Manente, Maria Giulia <1989>. "Dallo short-termism alla crescita di lungo termine: analisi del fenomeno e degli strumenti che possono apportare un cambiamento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6017.
Повний текст джерелаFortibuoni, Tomaso. "La pesca in Alto Adriatico dalla caduta della Serenissima ad oggi : un analisi storica ed ecologica." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3613.
Повний текст джерелаL’ecologia è una disciplina storica: i processi ecologici in corso sono il risultato di quello che è accaduto nel passato. Non conosciamo però quando e con che intensità l’uomo ha iniziato ad alterare l’ambiente marino, e non conosciamo lo stato “naturale” degli ecosistemi. L’ecologia storica ha come obiettivo lo studio degli ecosistemi e delle sue componenti a posteriori, attraverso il recupero e la meta-analisi di documenti del passato. La ricostruzione dello stato passato (historical baseline) degli ecosistemi è essenziale per la definizione di punti di riferimento (reference points) e direzioni di riferimento (reference directions) per valutare i cambiamenti e per stabilire obiettivi di ripristino. Basare gli studi di biomonitoraggio solo su dati recenti può, infatti, indurre la sindrome del “shifting baseline”, ovvero uno spostamento di generazione in generazione del punto di riferimento cui confrontare i cambiamenti, con la conseguenza di sottostimare eventuali processi di degrado in atto. Inoltre, i processi ecologici agiscono su scale temporali diverse (da anni a decenni), e per capirne le dinamiche è quindi necessario considerare un’adeguata finestra temporale. Studiare le dinamiche a lungo termine delle comunità marine permette quindi di monitorare e valutare lo stato e i cambiamenti degli ecosistemi rispetto ad un adeguato riferimento, in cui le comunità marine sono usate come indicatori. La raccolta e lo studio di documentazione storica rappresentano, quindi, un’attività imprescindibile nell’ambito del monitoraggio ambientale. La pesca rappresenta uno dei principali fattori di alterazione negli ecosistemi marini, ed è considerata la principale causa di perdita di biodiversità e del collasso delle popolazioni. I suoi effetti, diretti e indiretti, costituiscono una fonte di disturbo ecologico in grado di modificare l’abbondanza delle specie, gli habitat, la rete trofica e quindi la struttura e il funzionamento degli ecosistemi stessi. Essa rappresenta una fonte “storica” di disturbo, essendo una delle prime attività antropiche di alterazione dell’ambiente marino. Inoltre, la sovra-pesca (overfishing) sembra essere un pre-requisito perché altre forme di alterazione, come l’eutrofizzazione o la diffusione di specie alloctone, si manifestino con effetti più pervicaci. La pesca rappresenta però anche una sorta di campionamento estensivo non standardizzato delle popolazioni marine. Dal momento che dati raccolti ad hoc per il monitoraggio delle risorse alieutiche (fishery-independent) sono disponibili solo dopo la seconda metà del 20° secolo, e in alcuni casi (come in Mediterraneo) solo per le ultime decadi, lo studio delle dinamiche a lungo termine richiede il recupero di informazioni che sostituiscono le osservazioni strumentali moderne e possono essere comunque considerati descrittori dei processi di interesse (proxy). La principale criticità nel ricostruire serie storiche a lungo termine nasce dall’eterogeneità dei dati storici e dalla necessità di elaborare metodologie per l’analisi e l’integrazione dei dati qualitativi o semi-quantitativi del passato con i dati moderni. A seconda del periodo considerato e dell’ampiezza della finestra temporale di studio, quindi, è necessario applicare diverse metodologie d’analisi. La gestione sostenibile dello sfruttamento delle risorse alieutiche è un tema sempre più rilevante nel contesto della pesca mondiale, come conseguenza del progressivo aumento della capacità e dell’efficenza di pesca stimolati dal progresso tecnologico. Ciò ha portato all’impoverimento delle risorse ittiche determinando effetti negativi sia in termini ecologici che socio-economici. Tradizionalmente la gestione della pesca si è basata sulla massimizzazione delle catture di singole specie bersaglio, ignorando gli effetti sugli habitat, sulle interazioni trofiche tra le specie sfruttate e le specie non bersaglio, e su altre componenti dell’ecosistema. Questo ha portato al depauperamento delle risorse e all’alterazione della struttura e funzionamento degli ecosistemi, rendendo le misure gestionali spesso inefficaci. Per questo motivo è necessario applicare una gestione della pesca basata sull’ecosistema (Ecosystem-based fishery management), che ha come obiettivi: prevenire o contenere l’alterazione indotta dalla pesca sull’ ecosistema, valutata mediante l’applicazione di indicatori; tenere in considerazione gli effetti indiretti del prelievo sull’insieme delle componenti dell’ecosistema e non solo sulle specie bersaglio (cascading effect); proteggere habitat essenziali per il completamento del ciclo vitale di diverse specie; tutelare importanti componenti dell’ecosistema (keystone species) da pratiche di pesca distruttive; monitorare affinchè le attività antropiche non compromettano le caratteristiche di struttura delle comunità biotiche, per preservare caratteristiche funzionali quali la resilienza e la resistenza dell’ecosistema, prevenendo cambiamenti che potrebbero essere irreversibili (regime-shifts). A tale scopo è necessario essere in possesso di adeguate conoscenze relative alle caratteristiche ecologiche ed allo stato degli stock sfruttati, monitorandone le dinamiche e consentendo l’applicazione di modalità gestionali adeguate. L’approccio ecosistemico alla gestione della pesca prevede l’applicazione di indicatori che siano in grado di descrivere lo stato degli ecosistemi marini, le pressioni antropiche esercitate su di essi e gli effetti di eventuali politiche gestionali sull’ambiente marino e sulla società. Nell’ambito dell’ecologia storica l’Alto Adriatico rappresenta un caso di studio interessante, sia per la disponibilità di fonti storiche, sia perché è un ecosistema che nei secoli ha subito diversi impatti ed alterazioni. La presente tesi di dottorato si inserisce nell’ambito del progetto internazionale History of Marine Animal Populations (HMAP), la componente storica del Census of Marine Life (CoML), uno studio decennale (che si concluderà nel 2010) per valutare e spiegare i cambiamenti della diversità, della distribuzione e dell’abbondanza della vita negli oceani nel passato, nel presente e nel futuro. HMAP è un progetto multidisciplinare che, attraverso una lettura in chiave ecologica delle interazioni storiche tra uomo e ambiente, ha come obiettivo la ricostruzione delle dinamiche a lungo termine degli ecosistemi marini e delle forzanti (sia naturali che antropiche) che li hanno influenzati. Tale ricostruzione permette di migliorare la nostra comprensione dei processi ecologici, di ridefinire i punti di riferimento sullo stato dell’ecosistema (historical baseline), e di valutare la variabilità naturale su ampia scala temporale (historical range of variation). Gli obiettivi del presente progetto di dottorato sono: i) descrivere le attività di pesca in Alto Adriatico negli ultimi due secoli, quale principale forzante che ha agito sull’ecosistema; ii) analizzare i cambiamenti a lungo termine della struttura della comunità marina; iii) valutare ed interpretare i cambiamenti intercorsi mediante applicazione di indicatori. Allo scopo è stata condotta un’estensiva ricerca bibliografica nei principali archivi storici e biblioteche di Venezia, Chioggia, Trieste, Roma e Spalato al fine di individuare, catalogare e acquisire informazioni e dati sulle popolazioni marine e le attività di pesca nell’Alto Adriatico nel 19° e 20° secolo. La tipologia delle fonti raccolte include documenti storici e archivistici, cataloghi di specie, fonti statistiche come i dati di sbarcato dei mercati ittici e informazioni sulla consistenza delle flotte e gli attrezzi da pesca utilizzati. Si rileva come la ricerca d’archivio abbia evidenziato un’ampia disponibilità di documenti storici, inerenti sia le popolazioni marine che le attività di pesca. La tesi è organizzata in tre capitoli. Il primo è parzialmente tratto dal libro “T. Fortibuoni, O. Giovanardi, e S. Raicevich, 2009. Un altro mare. Edizioni Associazione Tegnue di Chioggia – onlus, 221 pp.” e ricostruisce la storia della pesca in Alto Adriatico negli ultimi due secoli; il secondo rappresenta una versione estesa del manoscritto “T. Fortibuoni, S. Libralato, S. Raicevich, O. Giovanardi e C. Solidoro. Coding early naturalists’ accounts into historical fish community changes” (attualmente sottomesso presso rivista internazionale ISI), e ricostruisce, attraverso l’intercalibrazione ed integrazione di fonti qualitative e quantitative, i cambiamenti della struttura della comunità ittica avvenuti tra il 1800 e il 2000; il terzo capitolo analizza, mediante l’applicazione di indicatori, i cambiamenti qualitativi e quantitativi della produzione alieutica dell’Alto Adriatico dal secondo dopoguerra ad oggi (1945-2008), inferendo informazioni sui cambiamenti cui è stata sottoposta la comunità marina alla luce di diverse forzanti (manoscritto in preparazione). L’obiettivo del primo capitolo è descrivere l’evoluzione della capacità di pesca, principale forzante che storicamente ha interagito con l’ecosistema marino, in Alto Adriatico dal 1800 ad oggi. La diversificazione, sia per varietà di attrezzi utilizzati che per la molteplicità delle specie sfruttate, delle attività di pesca storicamente condotte in Alto Adriatico è un tratto caratteristico di tale area. Le differenze morfologiche e biologiche delle due sponde, occidentale e orientale, e le diverse vicende storiche e politiche, hanno portato infatti ad uno sviluppo delle attività di pesca nettamente diversificato. Sulla sponda orientale la pesca ha rappresentato, almeno fino all’inizio del 20° secolo, un’attività di sussistenza. Era praticata quasi esclusivamente nelle acque costiere, con un’ampia varietà di attrezzi artigianali e mono-specifici, concepiti cioè per lo sfruttamento di poche specie e adattati a particolari ambienti. Al contrario, lungo la costa occidentale operavano flotte ben sviluppate, come quella di Chioggia, che si dedicavano alla pesca in mare su entrambe le sponde adriatiche con attrezzi a strascico, compiendo migrazioni stagionali tra le due sponde per seguire le migrazioni del pesce. La capacità di pesca in Alto Adriatico è aumentata a partire dalla seconda metà del 19° secolo, periodo in cui si è osservato uno sviluppo sia in termini di numero di imbarcazioni che di addetti, grazie ad una congiuntura economica, sociale e storica favorevole. Fino alla I Guerra Mondiale, però, le tecniche di pesca sono rimaste pressoché invariate, e le attività erano condotte con barche a vela o a remi. Già all’inizio del 20° secolo l’Alto Adriatico era sottoposto ad un’intensa attività di pesca che, compatibilmente con le tecnologie disponibili all’epoca, riguardava principalmente le aree costiere, mentre l’attività era più moderata in alto mare. Durante la II Guerra Mondiale si è assistito al fermo quasi totale della pesca, con conseguente disarmo della maggior parte dei pescherecci. Nell’immediato dopoguerra il numero di imbarcazioni è aumentato molto velocemente, e sono state introdotte alcune innovazioni che in breve tempo hanno cambiato radicalmente le attività di pesca tradizionali (industrializzazione della pesca). Innanzitutto l’introduzione del motore, con conseguente espansione delle aree di pesca ed aumento delle giornate in mare, grazie all’indipendenza della navigazione dalle condizioni di vento. Il motore ha anche permesso l’introduzione di nuovi attrezzi da pesca, più efficienti ma al contempo più impattanti, che richiedono un’elevata potenza per essere manovrati (ad esempio il rapido e la draga idraulica). Altre innovazioni hanno determinato un miglioramento delle condizioni dei pescatori e un aumento consistente delle catture. Analizzando la storia della pesca in Alto Adriatico negli ultimi due secoli si possono quindi distinguere principalmente due periodi diversi: pre-1950, quando aveva notevole importanza su entrambe le coste la pesca strettamente costiera, praticata con attrezzi artigianali e mono-specifici, mentre la pesca a strascico in mare aperto era prerogativa delle flotte italiane (ed in particolare di Chioggia) ed era praticata con barche a vela; il periodo successivo al 1950, che ha visto l’introduzione del motore, un aumento esponenziale del tonnellaggio e del numero di barche e la sostituzione graduale di attrezzi artigianali mono-specifici con attrezzi multi-specifici ad elevato impatto. Se nel primo periodo la pesca si basava sulle conoscenze ecologiche del pescatore, che adattava le proprie tecniche in funzione della stagione, dell’habitat e degli spostamenti delle specie, nel secondo si è visto un maggior investimento nella tecnologia e nell’utilizzo di attrezzi multi-specifici. Negli ultimi vent’anni la capacità di pesca delle principali flotte italiane operanti in Alto Adriatico si è stabilizzata su valori elevati, e in alcune marinerie all’inizio del 21° secolo è iniziata una lieve diminuzione, in linea con i dettami della Politica Comune della Pesca dell’Unione Europea. A tutt’oggi comunque lo sforzo di pesca in questo ecosistema è molto elevato; ad esempio, alcuni fondali possono essere disturbati dalla pesca a strascico con intensità superiori a dieci volte in un anno, determinando un disturbo cronico su habitat e biota. Il secondo capitolo presenta una nuova metodologia per intercalibrare ed integrare informazioni qualitative e quantitative sull’abbondanza delle specie, per ottenere una descrizione semi-quantitativa della comunità ittica su ampia scala temporale. La disponibilità di dati quantitativi sulle popolazioni marine dell’Alto Adriatico prima della seconda metà del 20° secolo è, infatti, scarsa, e la ricostruzione di cambiamenti a lungo termine richiede l’integrazione e l’analisi di dati provenienti da altre tipologie di fonti (proxy), tra cui i cataloghi dei naturalisti e le statistiche di sbarcato dei mercati ittici. Le opere dei naturalisti rappresentano la principale e più completa fonte d’informazione sulle popolazioni ittiche dell’Alto Adriatico nel 19° secolo e almeno fino alla seconda metà del 20° secolo. Consistono in cataloghi di specie in cui ne vengono descritte l’abbondanza (in termini qualitativi: ad esempio raro, comune, molto comune), le aree di distribuzione, la taglia, gli aspetti riproduttivi e altre informazioni ancillari. Sono stati raccolti trentasei cataloghi di specie per il periodo 1818-1956, in cui sono descritte un totale di 255 specie ittiche. I dati di sbarcato costituiscono l’unica fonte quantitativa per un elevato numero di specie disponibile per l’Alto Adriatico a partire dalla fine del 19° secolo. I dati utilizzati nel presente lavoro sono riferiti ai principali mercati e aree di pesca dell’Alto Adriatico e coprono il periodo 1874-2000, e sono espressi come peso umido di specie o gruppi di specie commerciate in un anno (kg/anno). Poiché i naturalisti basavano le proprie valutazioni sull’abbondanza delle specie su osservazioni fatte presso mercati ittici, porti e interviste a pescatori, è stato possibile sviluppare una metodologia per intercalibrare ed integrare le due fonti di dati, permettendo un’analisi di lungo periodo dei cambiamenti della comunità ittica. L’intercalibrazione e l’integrazione dei due datasets ha infatti permesso di descrivere, con una scala semi-quantitativa, l’abbondanza di circa 90 taxa nell’arco di due secoli (1800-2000). Mediante l’applicazione di indicatori basati sulle caratteristiche ecologiche dei taxon è stato così possibile analizzare cambiamenti a lungo termine della comunità ittica. Sono stati evidenziati segnali di cambiamento che precedono l’industrializzazione della pesca, con una diminuzione significativa dell’abbondanza relativa dei predatori apicali (pesci cartilaginei e specie di taglia elevata) e delle specie più vulnerabili (specie che raggiungono la maturità sessuale tardi). Questo lavoro rappresenta uno dei pochi casi in cui è stato studiato il cambiamento della struttura di un’intera comunità ittica su un’ampia scala temporale (due secoli), e presenta una nuova metodologia per l’intercalibrazione ed integrazione di dati qualitativi e quantitativi. In particolare le testimonianze dirette dei naturalisti – considerate per molto tempo dai biologi della pesca “aneddoti” e non “scienza” – si sono rilevate un’ottima fonte per ricostruire cambiamenti a lungo termine delle comunità marine. La metodologia elaborata in questo lavoro può essere estesa ad altri casi-studio in cui è necessario integrare informazioni qualitative e quantitative, permettendo di estrarre nuove informazioni da vecchie – e talvolta sottovalutate – fonti, e riscoprire l’importanza delle testimonianze di naturalisti, viaggiatori e storici. Il terzo capitolo affronta un’analisi quantitativa dei cambiamenti ecologici dell’Alto Adriatico, condotta mediante analisi dello sbarcato del Mercato Ittico di Chioggia tra il 1945 e il 2008 e l’applicazione di indicatori. È stato scelto questo mercato per la disponibilità di dati per un ampio periodo storico (circa 60 anni), che ha permesso di valutare i cambiamenti avvenuti in un arco di tempo in cui si è assistito all’industrializzazione, ad una rapida ascesa e al successivo declino della pesca. Chioggia rappresenta il principale mercato ittico dell’Alto Adriatico rifornito dalla più consistente flotta peschereccia dell’area, che sfrutta sia zone costiere che di mare aperto. Oltre ad un’analisi dell’andamento temporale dello sbarcato totale, sono stati applicati alcuni indicatori trofodinamici (livello trofico medio, Fishing-in-Balance, Relative Price Index e rapporto Pelagici/Demersali) e indicatori basati sulle caratteristiche di life-history delle specie (lunghezza media della comunità ittica e rapporto Elasmobranchi/Teleostei). L’utilizzo complementare di più indicatori, sensibili in misura diversa alle fonti di disturbo ecologico e riferite a diverse proprietà emergenti dell’ecosistema e delle relative caratteristiche strutturali, ha permesso di descrivere i cambiamenti avvenuti dal secondo dopoguerra ad oggi e identificare le potenziali forzanti che hanno agito sull’ecosistema. Ad una rapida espansione della pesca, cui è conseguito un aumento significativo delle catture (che hanno raggiunto il massimo negli anni ’80), è seguita una fase di acuta crisi ambientale. L’effetto sinergico di diverse forzanti (pesca, eutrofizzazione, crisi anossiche, fioriture di mucillaggini) ha modificato la struttura e la composizione della comunità biologica, inducendo una graduale semplificazione della rete trofica. Fino agli anni ’80 l’aumento della produttività legato all’incremento di apporto di nutrienti ha sostenuto l’elevata e crescente pressione di pesca, malgrado progressivi cambiamenti strutturali della comunità (regime-shifts), rendendo l’Adriatico il più pescoso mare italiano. Successivamente il sistema sembra essere entrato in una situazione di instabilità, manifestatasi con un drastico calo della produzione alieutica, bloom di meduse (soprattutto Pelagia noctiluca), maree rosse (fioriture di dinoflagellati potenzialmente tossici), crisi anossiche e conseguenti mortalità di massa, regressione di alcune specie importanti per la pesca come la vongola (Chamelea gallina), e fioriture sempre più frequenti di mucillaggini. L’analisi conferma che la sovra-pesca ha agito da pre-requisito perché altre forme di alterazione si manifestassero, e attualmente non sono evidenti segnali di recupero, probabilmente a causa sia di una diminuzione della produttività primaria che della pressione cronica e tuttora crescente indotta dalla pesca. L’approccio di ecologia storica utilizzato ha permesso di ricostruire la storia della pesca in Alto Adriatico, evidenziandone le dinamiche di sviluppo, i cambiamenti tecnologici, strutturali e di pressione ambientale. L’insieme delle analisi e delle fonti raccolte ha permesso di ricostruire - in termini semi-quantitativi - le attività di pesca in Alto Adriatico dal 19° secolo a oggi, analizzare i cambiamenti della comunità ittica nell’arco di due secoli, e infine approfondire le analisi per gli ultimi sessanta anni attraverso l’applicazione di indicatori quantitativi. Da questo studio emerge come già all’inizio del 20° secolo la pesca fosse pienamente sviluppata nell’area, causando cambiamenti strutturali nella comunità ittica, ben prima dell’industrializzazione. Dal secondo dopoguerra si è verificato un rapido incremento dell’intensità delle diverse forzanti antropiche, il cui effetto sinergico ha alterato profondamente l’ecosistema portandolo ad uno stato di inabilità, culminato in gravi crisi ambientali e un netto calo della produzione alieutica.
XXII Ciclo
1979
CAGLIERO, ELEONORA. "Effetto degli incendi, dell’impatto antropico e del cambiamento climatico sulle dinamiche forestali a lungo termine nelle aree montane: il caso studio delle Alpi Dinariche centrali." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2022. https://hdl.handle.net/11577/3468214.
Повний текст джерелаMixed mountain forests of silver fir (Abies alba Miller), beech (Fagus sylvatica L.), and spruce (Picea abies (L.) Karst.) are widespread in Europe and have a high ecological and socio-economic value. In the upcoming decades, these forests will likely undergo substantial restructuration due to climate change and altered disturbance regimes. In this context, knowledge of species responses to variations in climate and disturbance regimes (e.g. fire and human impact) may offer critical information to infer the vulnerability of a large part of European mountain forest ecosystems. Since environmental changes generally occur on multiple spatial scales and their effects on forests operate on long-time scales, integrative methodological approaches are required. A high naturalness of forests is key prerequisite to study natural species-environmental interactions. While many European forests were deeply transformed since the Neolithic (around 6500 years ago), the Dinaric Alps still host some of the last remnants of primary and old-growth forests. This study combined the assessments of contemporary forests structure and composition, remote sensing analyses and multi-proxy palaeoecological records in two forests located in the central Dinaric Alps (Montenegro) to provide insights on the long-term vegetation dynamics. The results supported the high naturalness of some mountain forest ecosystems located in the central Dinaric Alps. However, land-use pressure (agriculture and grazing) as well as fires (probably mainly human-induced) likely played an important role in reducing the area of fir-spruce-beech old-growth forests during the Middle Ages. Legacies of past land-use activities are still visible both in tree species composition and structure of current forest stands. Fire was confirmed to be an important disturbance agent during the Holocene. Although further research from European mixed forests is necessary to validate the responses of spruce, beech, and fir to fire, climate, and human impacts, our results suggest that A. alba may be well adapted to warmer-than-present summers and could be resistant to low frequency and low severity fires or even rare high-severity fires. However, it is a species highly sensitive to human impact. F. sylvatica may be sensitive to increasing summer temperatures and could be favored by low biomass burning whereas it is insensitive to human impact. P. abies may be insensitive to variations in summer temperature, human impact, and biomass burning and can persist under fire-return intervals of c. 200-300 years or even after rare high-severity fires. Our study shows that combining integrative methodological approaches can generate valuable insights able to support the definition of protection, restoration, and management strategies of European mixed spruce-beech-fir mountain forests.
Alessandrini, Giulia. "Gas idrati e cambiamenti climatici lungo il margine Cileno." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16263/.
Повний текст джерелаBonfiglioli, Matteo. "Utilizzo del DNA come archivio digitale a lungo termine." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6137/.
Повний текст джерелаFRAGIACOMO, MASSIMO. "COMPORTAMENTO A LUNGO TERMINE DI TRAVI COMPOSTE LEGNO-CALCESTRUZZO." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2001. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12417.
Повний текст джерелаCollavo, Sandy <1993>. "Politiche di welfare aziendale: costo o investimento a lungo termine?" Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11680.
Повний текст джерелаRapicetta, Cristian <1978>. "Risultati funzionali a lungo termine dopo sutura o plicatura del diaframma." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5267/1/Rapicetta_Cristian_tesi.pdf.
Повний текст джерелаObjectives. To assess pulmonary and diaphragmatic function after diaphragmatic plication re-enforced by pericostal fixed mesh for eventration and repair of diaphragmatic hernia through reduction and direct suture. Methods. From 1996 to 2010, 10 patients with unilateral eventration and 6 patients with misunderstood chronic trans-diaphragmatic hernia underwent elective surgery. Preoperative and 12 months follow-up assessment included pulmonary function tests, measure of maximum inspiratory pressure in clino- and orthostasis, blood gas analysis, chest-CT scan and dyspnoea score. Results. Patients of the two groups did not differ in terms of preoperative lung function nor postoperative complications or in-hospital stay; at follow-up of 12 months, Eventration group showed significant improvement of FEV1% (+18,2 – p<0.001), FVC% (+12,8 – p<0.001), DLCO% (+6,84 – p=0,04) and pO2 (+9,8 mmHg – p<0.001). Conversely in Hernia group only pO2 gain was significant (+8.3 – p=0.04). Although Maximal Inspiratory Pressure (MIP) increased in both groups at follow-up, patients operated for hernia showed minor improvement with persistent significant fall of MIP passing from orthostasis to clinostasis (p<0.001). Transitional dyspnoea score reflected such improvements but no differences were found in gain between the two groups. CT-scan showed a slight elevation of diaphragm in patients operated for diaphragmatic laceration, even without recurrent hernia, while patients operated for eventration maintained postoperative ipercorrection. Conclusions. The use of prosthetic reinforcement after diaphragmatic surgery is safe and seems to ensure better and more stable results either in terms of pulmonary flows and paradoxical diaphragmatic movement (assessed through maximum inspiratory pressure) in patients operated for eventration. Large diaphragmatic tearings involving main branches of phrenic nerve are likely to cause diaphragm denervation; consequent underlying eventration may therefore impair postoperative functional results at long term follow-up if not adequately treated with prosthetic reinforcement as usual in our Institution for pure eventration.
Rapicetta, Cristian <1978>. "Risultati funzionali a lungo termine dopo sutura o plicatura del diaframma." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5267/.
Повний текст джерелаObjectives. To assess pulmonary and diaphragmatic function after diaphragmatic plication re-enforced by pericostal fixed mesh for eventration and repair of diaphragmatic hernia through reduction and direct suture. Methods. From 1996 to 2010, 10 patients with unilateral eventration and 6 patients with misunderstood chronic trans-diaphragmatic hernia underwent elective surgery. Preoperative and 12 months follow-up assessment included pulmonary function tests, measure of maximum inspiratory pressure in clino- and orthostasis, blood gas analysis, chest-CT scan and dyspnoea score. Results. Patients of the two groups did not differ in terms of preoperative lung function nor postoperative complications or in-hospital stay; at follow-up of 12 months, Eventration group showed significant improvement of FEV1% (+18,2 – p<0.001), FVC% (+12,8 – p<0.001), DLCO% (+6,84 – p=0,04) and pO2 (+9,8 mmHg – p<0.001). Conversely in Hernia group only pO2 gain was significant (+8.3 – p=0.04). Although Maximal Inspiratory Pressure (MIP) increased in both groups at follow-up, patients operated for hernia showed minor improvement with persistent significant fall of MIP passing from orthostasis to clinostasis (p<0.001). Transitional dyspnoea score reflected such improvements but no differences were found in gain between the two groups. CT-scan showed a slight elevation of diaphragm in patients operated for diaphragmatic laceration, even without recurrent hernia, while patients operated for eventration maintained postoperative ipercorrection. Conclusions. The use of prosthetic reinforcement after diaphragmatic surgery is safe and seems to ensure better and more stable results either in terms of pulmonary flows and paradoxical diaphragmatic movement (assessed through maximum inspiratory pressure) in patients operated for eventration. Large diaphragmatic tearings involving main branches of phrenic nerve are likely to cause diaphragm denervation; consequent underlying eventration may therefore impair postoperative functional results at long term follow-up if not adequately treated with prosthetic reinforcement as usual in our Institution for pure eventration.
Bal, Milva Orquidea <1967>. "Futuro endocrinologico a lungo termine della pubertà precoce trattata e non trattata." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/148/1/TESI_BAL.pdf.
Повний текст джерелаКниги з теми "Cambiamenti a lungo termine"
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Повний текст джерелаMaurizio, Talamo, Pastura Maria Grazia, and Porzio Annapaola, eds. Conservazione a lungo termine e certificazione: Lo stato civile in ambiente digitale. Roma: Gangemi, 2009.
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Знайти повний текст джерелаGuercio, Maria Rosaria. Conservare il digitale: Principi, metodi e procedure per la conservazione a lungo termine di documenti digitali. Roma: Laterza, 2013.
Знайти повний текст джерелаGabbini, Emanuele M. Finanza operativa: Analisi finanziaria, ottimizzazione del capitale investito, finanziamenti a breve/lungo termine, ordinari ed agevolati [...]. 2nd ed. Milano: Ipsoa, 1986.
Знайти повний текст джерелаBertoni, Roberto. La rete italiana per la ricerca ecologica a lungo termine (LTER-Italia): Situazione e prospettive dopo un quinquennio di attività (2006-2011). Roma: Aracne, 2012.
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Повний текст джерелаCasa, Philippe Della. Landschaften, Siedlungen, Ressourcen: Langzeitszenarien menschlicher Aktivität in ausgewählten alpinen Gebieten der Schweiz, Italiens und Frankreichs = Paysages, habitats, ressources : scénarios à long terme de l'activité humaine dans quelques régions alpines de la Suisse, de l'Italie et de la France = Paesaggi, insediamenti, risorse : scenari a lungo termine dell'attività umana in alcune regioni alpine della Svizzera, dell'Italia e della Francia. Montagnac: Monique Mergoil, 2002.
Знайти повний текст джерелаGermanà, Maria Luisa, ed. Permanenze e innovazioni nell'architettura del MediterraneoMediterranean Architecture between Heritage and Innovation. Florence: Firenze University Press, 2011. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-007-5.
Повний текст джерелаSCARSCIONI. autonoleggio a Lungo Termine Enrico Scarscioni: Manualetto Sul Noleggio Auto a Lungo Termine. Independently Published, 2017.
Знайти повний текст джерелаЧастини книг з теми "Cambiamenti a lungo termine"
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Повний текст джерелаPescatori, P., and R. Cadinu. "Ossigenoterapia domiciliare a lungo termine: compliance e adesione del binomio paziente/care-giver." In Ossigenoterapia domiciliare a lungo termine in Italia, 105–12. Milano: Springer Milan, 2006. http://dx.doi.org/10.1007/88-470-0463-2_10.
Повний текст джерелаMicheletto, C., and R. W. Dal Negro. "Complicazioni nei pazienti in ossigenoterapia domiciliare a lungo termine." In Ossigenoterapia domiciliare a lungo termine in Italia, 113–22. Milano: Springer Milan, 2006. http://dx.doi.org/10.1007/88-470-0463-2_11.
Повний текст джерелаTognella, S. "Gli outcome dell’OTLT: le aspettative del paziente e del medico." In Ossigenoterapia domiciliare a lungo termine in Italia, 123–36. Milano: Springer Milan, 2006. http://dx.doi.org/10.1007/88-470-0463-2_12.
Повний текст джерелаGuffanti, E. E., D. Colombo, A. Fumagalli, C. Misuraca, and A. Viganò. "La telemedicina nei pazienti in ossigenoterapia domiciliare." In Ossigenoterapia domiciliare a lungo termine in Italia, 137–51. Milano: Springer Milan, 2006. http://dx.doi.org/10.1007/88-470-0463-2_13.
Повний текст джерелаRavasio, R., R. W. Dal Negro, and C. Lucioni. "Valutazione economica dei costi associati al trattamento di pazienti con ossigenoterapia a lungo termine con o senza teleossimetria." In Ossigenoterapia domiciliare a lungo termine in Italia, 153–57. Milano: Springer Milan, 2006. http://dx.doi.org/10.1007/88-470-0463-2_14.
Повний текст джерелаFarina, M., and S. Tognella. "Miglioramento continuo della Qualità nella gestione dell’ossigenoterapia domiciliare a lungo termine." In Ossigenoterapia domiciliare a lungo termine in Italia, 159–70. Milano: Springer Milan, 2006. http://dx.doi.org/10.1007/88-470-0463-2_15.
Повний текст джерелаGoldberg, A. I. "La telemedicina nella medicina respiratoria." In Ossigenoterapia domiciliare a lungo termine in Italia, 3–15. Milano: Springer Milan, 2006. http://dx.doi.org/10.1007/88-470-0463-2_2.
Повний текст джерелаDal Negro, R. W. "Ossigenoterapia domiciliare a lungo termine: dove, come e perché." In Ossigenoterapia domiciliare a lungo termine in Italia, 17–29. Milano: Springer Milan, 2006. http://dx.doi.org/10.1007/88-470-0463-2_3.
Повний текст джерелаFacchini, F., and F. Trevisan. "Criteri nazionali e regionali per l’ossigenoterapia domiciliare a lungo termine." In Ossigenoterapia domiciliare a lungo termine in Italia, 31–46. Milano: Springer Milan, 2006. http://dx.doi.org/10.1007/88-470-0463-2_4.
Повний текст джерелаТези доповідей конференцій з теми "Cambiamenti a lungo termine"
Cedroni, Anna Rita. "Roadmap per una citta sostenibile: Vienna." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7915.
Повний текст джерелаMaccarrone, Maria. "Una città nomade e multidimensionale: il caso della reale Aci." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7973.
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