Дисертації з теми "Valutazione di Politiche Integrate"

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Manitiu, Dorel Nicolae <1969&gt. "Valutazione delle politiche di sviluppo locale: una comparazione internazionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/767/1/Tesi_Manitiu_Dorel_Nicolae.pdf.

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Анотація:
Lo sviluppo locale rappresenta, non solo per gli economisti, un tema di analisi sempre più rilevante sia al livello istituzionale che al livello scientifico. La complessità degli aspetti inerenti lo sviluppo locale richiede il coinvolgimento di diverse discipline, in ambito economico, politico, sociale e ambientale e di tutti i livelli istituzionali. Parallelamente è cresciuta l’esigenza di processi valutativi coerenti e sistematici, basati su di un numero sempre maggiore di strumenti e metodologie di valutazione. Dall’orientamento della Commissione Europea emerge del resto con sempre maggiore evidenza il binomio fra politica di sviluppo locale e valutazione, che coinvolge i diversi livelli di governo. Il presente lavoro realizza un quadro delle politiche di sviluppo locale, partendo dal livello europeo fino ad arrivare al livello locale, ed una successiva analisi di metodologie e strumenti di valutazione consolidati e di frontiera. La considerazione della valutazione come strumento strategico per le politiche di sviluppo locale trova applicazione nella realizzazione di una analisi comparativa di due aree di montagna. Tali aree, identificate nell’Appennino Bolognese e nell’area montana della Contea di Brasov in Romania, pur collocate in paesi a diverso livello di sviluppo, risultano confrontabili, in termini di similitudini e criticità, al fine di trarre considerazioni di policy inerenti il disegno di adeguate politiche di riqualificazione, mettendo in luce l’importanza del processo valutativo e la necessità di contribuire a diffondere una vera e propria cultura della valutazione.
Local development represents, not only for economists, an analysis issue more and more relevant, at institutional and also at scientific level. The complexity on the inherent aspects regarding the local development, needs to involve many disciplines in economic, politic, social and environmental fields and at all institutional levels. At the same time an increased of the necessity of coherent and systematic evaluation process, based on a major numbers of tools and evaluation methodologies. The European Commission suggests that the relation between local development and evaluation process is more and more relevant and involves different levels of government. The present work aims at realising a framework of local development policies, starting from European level to the local level, and an analysis of consolidate and frontier evaluation methodologies and tools. The consideration of evaluation as a strategic tools for local development policies finds than an application in a comparative analysis of two mountain areas: The two areas were identified on the Bologna Appennines and the mountain area in Brasov County, Romania; even if the two areas are located in two countries at different level of development, they seem comparable, in terms of similarities and critical issues. The aim is to underline policy considerations for re-qualification policies and, at the same time, the importance of the evaluation process and the necessity to spread a real evaluation culture.
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Manitiu, Dorel Nicolae <1969&gt. "Valutazione delle politiche di sviluppo locale: una comparazione internazionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/767/.

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Анотація:
Lo sviluppo locale rappresenta, non solo per gli economisti, un tema di analisi sempre più rilevante sia al livello istituzionale che al livello scientifico. La complessità degli aspetti inerenti lo sviluppo locale richiede il coinvolgimento di diverse discipline, in ambito economico, politico, sociale e ambientale e di tutti i livelli istituzionali. Parallelamente è cresciuta l’esigenza di processi valutativi coerenti e sistematici, basati su di un numero sempre maggiore di strumenti e metodologie di valutazione. Dall’orientamento della Commissione Europea emerge del resto con sempre maggiore evidenza il binomio fra politica di sviluppo locale e valutazione, che coinvolge i diversi livelli di governo. Il presente lavoro realizza un quadro delle politiche di sviluppo locale, partendo dal livello europeo fino ad arrivare al livello locale, ed una successiva analisi di metodologie e strumenti di valutazione consolidati e di frontiera. La considerazione della valutazione come strumento strategico per le politiche di sviluppo locale trova applicazione nella realizzazione di una analisi comparativa di due aree di montagna. Tali aree, identificate nell’Appennino Bolognese e nell’area montana della Contea di Brasov in Romania, pur collocate in paesi a diverso livello di sviluppo, risultano confrontabili, in termini di similitudini e criticità, al fine di trarre considerazioni di policy inerenti il disegno di adeguate politiche di riqualificazione, mettendo in luce l’importanza del processo valutativo e la necessità di contribuire a diffondere una vera e propria cultura della valutazione.
Local development represents, not only for economists, an analysis issue more and more relevant, at institutional and also at scientific level. The complexity on the inherent aspects regarding the local development, needs to involve many disciplines in economic, politic, social and environmental fields and at all institutional levels. At the same time an increased of the necessity of coherent and systematic evaluation process, based on a major numbers of tools and evaluation methodologies. The European Commission suggests that the relation between local development and evaluation process is more and more relevant and involves different levels of government. The present work aims at realising a framework of local development policies, starting from European level to the local level, and an analysis of consolidate and frontier evaluation methodologies and tools. The consideration of evaluation as a strategic tools for local development policies finds than an application in a comparative analysis of two mountain areas: The two areas were identified on the Bologna Appennines and the mountain area in Brasov County, Romania; even if the two areas are located in two countries at different level of development, they seem comparable, in terms of similarities and critical issues. The aim is to underline policy considerations for re-qualification policies and, at the same time, the importance of the evaluation process and the necessity to spread a real evaluation culture.
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Battan, Andrea <1985&gt. "Metodologie di valutazione delle politiche e delle prestazioni del servizio sanitario." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1883.

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Guglielmetti, Chiara <1976&gt. "Diseguaglianza e politiche sociali. La pluridimensionalità come criterio di impostazione e metodo di valutazione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/437/1/Chiara_Guglielmetti_-_tesi_dottorato.pdf.

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Guglielmetti, Chiara <1976&gt. "Diseguaglianza e politiche sociali. La pluridimensionalità come criterio di impostazione e metodo di valutazione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/437/.

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Piscopiello, Ivana. "Valutazione dell'effetto di diete integrate con additivi fitogenici sulla qualità delle carni di pollo." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Анотація:
In seguito alla restrizione dell’utilizzo di antibiotici nella mangimistica del settore zootecnico, lo studio dell’efficacia di additivi fitogenici ha acquisito sempre più importanza, in quanto numerosi studi hanno dimostrato che possono contribuire al miglioramento delle performance di crescita dei polli da carne e della qualità delle carni avicole. Il presente lavoro di tesi ha avuto lo scopo di valutare l’effetto della somministrazione di diverse concentrazioni di un mix di additivi fitogenici nella dieta di polli da carne sulle principali caratteristiche qualitative delle carni. La prova è stata condotta su un totale di 36 muscoli P. major (12/gruppo) che sono stati destinati all’analisi delle principali caratteristiche qualitative (pH, colore, drip e cooking loss, tenerezza) e distribuzione dell’acqua mediante NMR a bassa risoluzione, nonché 36 muscoli Extensor iliotibialis lateralis (12/gruppo) utilizzati per la valutazione del livello di ossidazione lipidica e proteica. I risultati hanno evidenziato che somministrando diete contenenti diversi livelli di additivi fitogenici, le principali caratteristiche qualitative della carne di petto di pollo, la distribuzione dell’acqua e la forza di legame con la quale essa viene trattenuta nel muscolo non subiscono modificazioni significative. Tuttavia, è stato osservato un effetto positivo sulla suscettibilità nei confronti dell’ossidazione lipidica durante la conservazione refrigerata delle carni di coscia ottenute dagli animali che hanno ricevuto una dieta arricchita con fitogenici. Pertanto, l’impiego dei fitogenici nell'alimentazione del pollame può risultare vantaggioso qualora si adottino diete arricchite in acidi grassi polinsaturi o qualora le carni dovessero essere conservate per lunghi tempi prima della lavorazione, come avviene soprattutto in periodi dell’anno nei quali il mercato non è in grado di assorbire le quantità prodotte in eccesso rispetto alla domanda.
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Muccigrosso, Teo <1977&gt. "La valutazione degli effetti delle politiche di coesione dell'Unione europea sulla crescita regionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1997/1/MUCCIGROSSO_Teo_tesi.pdf.

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Анотація:
This PhD thesis aims at providing an evaluation of EU Cohesion policy impact on regional growth. It employs methodologies and data sources never before applied for this purpose. Main contributions to the literature concerning EU regional policy effectiveness have been extensively analysed. Moreover, having carried out an overview of the current literature on Cohesion Policy, we deduce that this work introduces innovative features in the field. The work enriches the current literature with regards to two aspects. The first aspect concerns the use of the instrument of Regression Discontinuity Design in order to examine the presence of a different outcome in terms of growth between Objectives 1 regions and non-Objective 1 regions at the cut-off point (75 percent of EU-15 GDP per capita in PPS) during the two programming periods, 1994-1999 and 2000-2006. The results confirm a significant difference higher than 0.5 percent per year between the two groups. The other empirical evaluation regards the study of a cross-section regression model based on the convergence theory that analyses the dependence relation between regional per capita growth and EU Cohesion policy expenditure in several fields of interventions. We have built a very fine dataset of spending variables (certified expenditure), using sources of data directly provided from the Regional Policy Directorate of the European Commission.
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Muccigrosso, Teo <1977&gt. "La valutazione degli effetti delle politiche di coesione dell'Unione europea sulla crescita regionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1997/.

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Анотація:
This PhD thesis aims at providing an evaluation of EU Cohesion policy impact on regional growth. It employs methodologies and data sources never before applied for this purpose. Main contributions to the literature concerning EU regional policy effectiveness have been extensively analysed. Moreover, having carried out an overview of the current literature on Cohesion Policy, we deduce that this work introduces innovative features in the field. The work enriches the current literature with regards to two aspects. The first aspect concerns the use of the instrument of Regression Discontinuity Design in order to examine the presence of a different outcome in terms of growth between Objectives 1 regions and non-Objective 1 regions at the cut-off point (75 percent of EU-15 GDP per capita in PPS) during the two programming periods, 1994-1999 and 2000-2006. The results confirm a significant difference higher than 0.5 percent per year between the two groups. The other empirical evaluation regards the study of a cross-section regression model based on the convergence theory that analyses the dependence relation between regional per capita growth and EU Cohesion policy expenditure in several fields of interventions. We have built a very fine dataset of spending variables (certified expenditure), using sources of data directly provided from the Regional Policy Directorate of the European Commission.
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Tajani, C. "La valutazione difficile delle politiche del lavoro : un modello di valutazione d'impatto occupazionale dell'introduzione del lavoro interinale in Italia." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2007. http://hdl.handle.net/2434/45098.

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ABBIATI, GIOVANNI. "LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI IN ITALIA. LA VALUTAZIONE DI DUE POLITICHE DI FORMAZIONE PROFESSIONALE PER INSEGNANTI DI SCUOLA MEDIA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/219121.

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Анотація:
This dissertation aims at providing empirical evidence on the effectiveness of two training programs for math teachers in southern Italy (M@t.abel+ and PQM). The programs are structured as content focused, one year lenght blended training sessions. Exploiting similarities and differences in the training (mainly, on organization of tutoring sessions and the presence on incentives), the analysis show positive effects of the training on both students outcomes and teacher short and medium term behaviours. Implications for policy are discussed.
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HAMMAD, AHMED TAREK. "Tecniche di valutazione degli effetti dei Programmi e delle Politiche Pubbliche. L' approccio di apprendimento automatico causale." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2022. http://hdl.handle.net/10280/110705.

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Анотація:
L'analisi dei meccanismi causali è stata considerata in varie discipline come la sociologia, l’epidemiologia, le scienze politiche, la psicologia e l’economia. Questi approcci permettere di scoprire relazioni e meccanismi causali studiando il ruolo di una variabile di trattamento (come ad esempio una politica pubblica o un programma) su un insieme di variabili risultato di interesse o diverse variabili intermedie sul percorso causale tra il trattamento e le variabili risultato. Questa tesi si concentra innanzitutto sulla revisione e l'esplorazione di strategie alternative per indagare gli effetti causali e gli effetti di mediazione multipli utilizzando algoritmi di apprendimento automatico (Machine Learning) che si sono dimostrati particolarmente adatti per rispondere a domande di ricerca in contesti complessi caratterizzati dalla presenza di relazioni non lineari. In secondo luogo, la tesi fornisce due esempi empirici in cui due algoritmi di Machine Learning, ovvero Generalized Random Foresta e Multiple Additive Regression Trees, vengono utilizzati per tenere conto di importanti variabili di controllo nell'inferenza causale seguendo un approccio “data-driven”.
The analysis of causal mechanisms has been considered in various disciplines such as sociology, epidemiology, political science, psychology and economics. These approaches allow uncovering causal relations and mechanisms by studying the role of a treatment variable (such as a policy or a program) on a set of outcomes of interest or different intermediates variables on the causal path between the treatment and the outcome variables. This thesis first focuses on reviewing and exploring alternative strategies to investigate causal effects and multiple mediation effects using Machine Learning algorithms which have been shown to be particularly suited for assessing research questions in complex settings with non-linear relations. Second, the thesis provides two empirical examples where two Machine Learning algorithms, namely the Generalized Random Forest and Multiple Additive Regression Trees, are used to account for important control variables in causal inference in a data-driven way. By bridging a fundamental gap between causality and advanced data modelling, this work combines state of the art theories and modelling techniques.
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Pollonara, Mirco. "Valutazione delle politiche di sviluppo rurale. Gli interventi agro-ambientali in uno studio regionale." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2006. http://hdl.handle.net/11566/242532.

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Melchiori, Francesco Maria <1980&gt. "Un framework per la valutazione della formazione di conoscenza come outcome delle politiche socio-educative." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/10579/1123.

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Анотація:
La riduzione della disponibilità delle risorse per il Welfare, unitamente alla necessità di un loro uso più adeguato e pertinente, ha determinato una maggiore attenzione verso la valutazione dei risultati ottenuti dai differenti interventi delle politiche pubbliche - e in particolare delle politiche socio educative - che si è poi rivolta anche verso la ricerca delle logiche e delle ragioni sottostanti al funzionale raggiungimento degli obiettivi di risultato delle politiche; la stessa Commissione Europea ha avviato uno specifico percorso di ricerca, denominato Social Outcome of Learning (SOL), che ha esplorato le ricadute dell’educazione formale e non-formale sullo sviluppo delle politiche sociali. L’apprendimento e la formazione diventano quindi centrali per la riuscita e il successo di una politica; di qui la necessità di realizzare degli strumenti concettuali che intercettino il valore educativo e formativo latente delle politiche, e in particolare di quelle di carattere socio-educativo, per migliorarne la progettazione e la programmazione. Sul tracciato disegnato dalla ricerca SOL, questa Tesi di dottorato approfondisce la prospettiva relativa all’influenza che la conoscenza sulle tematiche delle politiche sociali - generata da un apprendimento informale determinato a sua volta dall’attuazione degli interventi, in particolare di tipo socio-educativo - possa favorire il raggiungimento dei risultati delle politiche stesse, soprattutto in funzione di una loro replicazione nel tempo. Per comprovare la tesi è stata definita una specifica teoria valutativa sostanziale, sviluppata secondo la metodologia comparativa della grounded theory, che si è fondata sull'individuazione di categorie quali: la conoscenza tacita e la conoscenza consapevole, gli effetti degli interventi di policy socio-educative, i framework valutativi; la scomposizione e separazione dei risultati (outcome). Inoltre, nell’ambito teorico sono stati considerati sia il modello di analisi e interpretazione dei risultati sia la selezione dell’intervento di politica socio-educativa da utilizzare per impiegare il framework valutativo e accreditare i risultati. Il percorso di sviluppo è stato segnatamente caratterizzato dal passaggio sistematico tra “azione sul campo” e “riflessione teorica”, che ha permesso di precisare anche le categorie della valutazione dei risultati, o outcome (learning, actions, conditions). In particolare, l’azione sul campo ha puntualizzato la condizione concreta delle pratiche valutative nell'ambito degli interventi di politica socio-educativa, ed ha focalizzato i bisogni effettivi dei policy maker e degli stakeholder. L’applicazione sperimentale del framework valutativo ad un intervento socio-educativo, orienta l'attenzione verso l'individuazione di risultati evidence-based che possano essere utili ai decisori politici nell'ulteriore sviluppo di interventi di politica socio educativa. La generazione della teoria valutativa, in conclusione, ha permesso di mettere in luce una inedita relazione tra la pedagogia e l’insieme costituito dalla policy analysis, dalle teorie psicosociali del cambiamento e degli approcci della valutazione, pervenendo così alla presentazione di una pedagogia per la valutazione delle politiche socio educative.
The reduction in the availability of the resources for the Welfare together with the necessity of their more suitable and relevant use has brought about an increase in the attention for the evaluation of the outcomes obtained by the different interventions of the public policies – particularly of the socio-educational policies – that has been secondly directed to the search of the reasons underpinning the functional accomplishment of the outcome objectives of the policies; the European Commission itself has started a specific research path called Social Outcome of Learning (SOL) that has analyzed the effects of the formal and non formal education on the development of the social policies. Learning and education become therefore central for the success of a policy, consequently it arises the necessity to develop conceptual tools that are able to acknowledge the latent educational value of the policies, particularly of the socio-educational ones in order to improve their planning and their scheduling. On the path designed by the SOL research, this Ph.D thesis deepens the perspective concerning the influence that the knowledge about social policy topics –produced by an informal learning brought about, in its turn, by the implementation of the interventions in particular of the socio-educational ones – may foster the achievement of the outcomes of the policies themselves , above all in function of their replication over the time. In order to demonstrate this thesis it has been defined a specific substantial evaluational theory; this theory has been developed according to the comparative methodology of the grounded theory, based on the identification of the following categories: the tacit knowledge and the conscious knowledge, the effects of the interventions of socio-educational policies, the evaluational frameworks; the breaking down and separation of the results (outcomes). Moreover, in the theoretical field, it has been taken into consideration both the analysis and interpretation model of the outcomes and the selection of the intervention of socio-educational policy to be used to employ the evaluational framework and bear out the outcomes. The development path has been notably characterized by the systematic shift from the “action in the field” to the “theoretical reflection”, which has permitted to define also the categories for the evaluation of the results or outcomes (learning, actions, conditions). In particular, the action in the field has clarified the concrete condition of the evaluation practices within the interventions of socio-educational policy and has put the stress on the effective necessities of the policy makers and stakeholders. The experimental application of the evaluational framework to a socio-educational intervention directs the attention to the identification of evidence-based outcomes which can be useful to the decision makers for the further development of interventions of socio-educational policy. In conclusion, the creation of the evaluational theory has allowed to highlight an original connection between pedagogy and the group formed by the policy analysis, the psychosocial theories of change and of the evaluation approaches, thus coming to the presentation of a pedagogy for the evaluation of the socio-educational policies.
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Peggiato, Nicole <1996&gt. "INDIVIDUAZIONE DELLE POLITICHE DI CONTENIMENTO DEL RISCHIO CLIMATICO E VALUTAZIONE DELLA RELATIVA DISCLOSURE NEI BILANCI AZIENDALI." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20472.

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Анотація:
Dopo un focus sulla questione del rischio e la valutazione dei rischi generici in ambito aziendale, ci si concentra sul rischio climatico e la distanza tra la normativa e la reale applicazione nei bilanci aziendali.
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SANTARELLI, MATTEO. "John Dewey e il concetto di interesse. Inquadramento storico, prospettive contemporanee, applicazioni socio-politiche." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2018. http://hdl.handle.net/11695/83643.

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Анотація:
La tesi si compone di tre sezioni. Nella sezione I vengono analizzate quattro tendenze e quattro problemi fondamentali nella storia moderna del concetto di interesse: universalizzazione; riduzione; neutralizzazione; illuminazione razionale. Nella sezione II infatti, viene ricostruita cronologicamente e filologicamente la teoria dell'interesse di Dewey nei vari ambiti disciplinari in cui il pensatore americano impiega tale concetto: pedagogia, psicologia, teoria politica, teoria sociale, morale. Tale ricostruzione mira a mettere in luce l'esistenza di una teoria unitaria dell'interesse all'interno del pensiero deweyano, mostrandone la rilevanza storica in connessione con i problemi sollevati nella sezione I. Nella sezione III viene svolta un’operazione di confronto e di integrazione teoretica del tema deweyano dell’interesse. Alcuni aspetti problematici della concezione deweyana di interesse vengono integrati attraverso un confronto critico con autori come Karl Marx, Antonio Gramsci, Pierre Bourdieu e Mary Parker Follett.
The dissertation is made up of three sections. In section I, four trends and four fundamental problems in the modern history of the concept of interest are analysed: universalisation; reduction; neutralization; rational lighting. In Section II, in fact, Dewey's theory of interest is chronologically and philologically reconstructed in the various disciplinary fields in which the American thinker uses this concept: pedagogy, psychology, political theory, social theory, morals. This reconstruction aims to highlight the existence of a unified theory of interest within Deweyan thought, showing its historical relevance in connection with the problems raised in Section I. Section III deals with a task of comparison and theoretical integration of the Deweyian theme of interest. Some problematic aspects of the Deweyan conception of interest vengon integrated through a critical confrontation with authors such as Karl Marx, Antonio Gramsci, Pierre Bourdieu and Mary Parker Follett.
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Blois, Luciano <1957&gt. "Ricerca e sviluppo di un sistema gerarchizzato di indicatori di sostenibilità ambientale applicabile alla valutazione di politiche, programmi e piani per lo sviluppo sostenibile delle attività di cava." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2004. http://amsdottorato.unibo.it/13/1/Luciano_Blois_2003.pdf.

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Blois, Luciano <1957&gt. "Ricerca e sviluppo di un sistema gerarchizzato di indicatori di sostenibilità ambientale applicabile alla valutazione di politiche, programmi e piani per lo sviluppo sostenibile delle attività di cava." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2004. http://amsdottorato.unibo.it/13/.

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Tarasconi, L. "Contributo teorico-metodologico per l'analisi ex-post degli impatti economici di politiche di interesse per il settore forestale." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422962.

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Анотація:
The contribution is a preliminary research for the evaluation of the economical impacts of a measure financing project investments in the forest enterprises (measure 122-art. 27 Reg. (CE) 1968/05). In synthesis, the study went in deep on methodologies, rarely applied within the forestry sector for policies impacts assessment, then, in a pilot-region, it implemented some methodologies to select the groups of enterprises of interest to collect the variable needed by the analysis and at last, a more accurate system of measurement of those variable has been tested. Initially the research propose a bibliographic activity in the frame of a meta-analysis about the approach to policy impact evaluation, generally named counterfactual. With this name, literature refers to a family of methods primarily devoted to infer on causality within a potential results framework as introduced by the seminal works Rubin (1974) and Splawa-Neyman, (1923). Within observational studies, these techniques can refine the results of evaluations based on simple pre-post or with-without comparisons. Then, the meta-analysis highlights, the differences between the way to conduce impacts analysis in two Rural Development Measures financing, in the period 2000-06, investments respectively on agriculture and forestry enterprises. In particular, in the agricultural measure economical impacts are systematically assessed by counterfactual methods, in particular the Differences-in-Differences. By the contrary, simple descriptive reports and beneficiary survey are performed to evaluate the forestry measure. Further results show how much the differences on disposability of secondary economical data between the two sector influenced the possibility to adopt quantitative approach for impact evaluation instead of a qualitative-descriptive one. The second part of the research activities has the objective to create a census list of forestry and logging enterprises starting from administrative sources. Actually this list is the first attempt to define a statistical population for the forestry sector; the list has been created in for a pilot-region: the Veneto region. The possibility to identify this units is particularly limited for the group of forest enterprises (forest owner), because of the lack of a juridical definition of such entity. In the study the author define these units on the base of a criteria of average quantity of cuts (in 10 years) in a forest area of property (or under management). The administrative source employed to observe the criteria is composed by the regional register of forest felling authorization requests. The census list include less than 3% of subjects that has done a felling authorization, but they count for the 55% of the total mass felled. The more in deep analysis have concerned the distribution of the subjects in respect of class of cuts dimension and in respect of the kind of forest where the cuts have been located, how much the different kind of enterprises contribute to the regional cut, the frequency of felling execution and the geographical distribution of units. At last, the contribution deals with the following accounting problem affecting the accuracy of observations of economic variable in the forest enterprises: meaningful performance measure for this subjects cannot be based solely on annul returns, but must take account of value added in forest stands. The analysis focuses on the effect on profit and loss account due to the adoption of accounting procedure of double-entry bookkeeping to include the value growing stock capital and its annual change. The procedure has been tested in a forest enterprises.
Il presente contributo è uno studio preliminare utile alla valutazione degli impatti economici di una misura di finanziamento agli investimenti strutturali nelle imprese forestali (misura 122 – art. 27 Reg. (CE)1698/05). In sintesi, il contributo ha approfondito alcune metodologie, poco applicate in ambito forestale, per quantificare gli impatti delle politiche, successivamente ha applicato, in una regione pilota, alcune metodologie atte a individuare le imprese presso cui rilevare le variabili utili all’analisi e, infine, ha studiato una procedura, più accurata rispetto a quella normalmente impiegata, per misurare tali variabili. Nello specifico la tesi di dottorato propone inizialmente una rassegna bibliografica ed una meta-analisi circa l’approccio all’analisi di impatto che va sotto il nome di controfattuale. A quest’ultimo, la letteratura associa una famiglia di disegni e metodi di valutazione empirica espressamente prodotti dalla ricerca sociale per inferire sulla causalità secondo una logica a risultati potenziali, facendo soprattutto riferimento ai lavori di Rubin (1974) e Splawa-Neyman, (1923). Tali metodologie consentono, in studi osservazionali, di affinare stime che si basano su semplici confronti pre-post o con-senza politica. Nel quadro del precedente periodo di programmazione delle politiche di sviluppo rurale (2000-2006), la meta-analisi ha poi evidenziato come a scala europea vi siano state forti differenze tra i metodi impiegati per valutare gli impatti delle precedenti misure strutturali di interesse agricolo e forestale: nelle misure strutturali agricole si sono riscontrate soprattutto valutazioni che ricorrono sistematicamente a metodi controfattuali non sperimentali, in particolare la differences-in-differences. nel caso della misura forestale le valutazioni ricorrono invece, nella maggior parte dei casi, a semplici resoconti descrittivi e beneficiary surveys. Ulteriori analisi sottolineano come la diversa disponibilità di fonti statistico-economiche secondarie sulle imprese dei due settori abbia pesato in modo rilevante sulla possibilità di ricorrere ad un approccio quantitativo invece che qualitativo-descrittivo. La seconda parte delle attività di ricerca è stata finalizzata alla creazione di una lista censuaria di imprese di produzione ed utilizzazione forestale a partire da liste amministrative a disposizione. Si tratta in effetti del primo tentativo di definire una popolazione statistica del settore forestale e il “caso studio” è stato implementato in una regione-pilota: il Veneto. La difficoltà maggiore ha riguardato la necessità di ovviare alla mancanza di una definizione e di un censimento delle imprese che operano nella produzione forestale (proprietari e gestori di proprietà a bosco). In questo studio tale entità è stata individuata con il criterio della quantità media di prelievo legnoso (calcolato sull’ultimo decennio) dalla superficie a bosco di proprietà (o dalla superficie in gestione). Tale criterio è osservabile a partire dalle richieste di autorizzazione di taglio in bosco (es. domande, progetti di taglio). La lista include meno del 3% dei soggetti che fanno richieste di prelievo, ma che contano per il 55% dei prelievi totali. Il restante 45% è prelevato da soggetti che prelevano limitate quantità, soprattutto in boschi ceduo. Ulteriori analisi hanno principalmente riguardato la ripartizione dei soggetti per classi di prelievo e per forma di governo su cui sono eseguiti i prelievi, quanto contribuiscono le varie tipologie di soggetti al prelievo regionale in ceduo e fustaia, la frequenza con cui eseguono tali prelievi e la distribuzione dei soggetti per provincia. Ci si è occupati, infine, di un problema contabile che influenza l’accuratezza nell’osservazione di variabili economico-reddituali presso l’impresa di produzione forestale, nello specifico: i risultati di bilancio potrebbero fornire indicazioni errate e fuorvianti qualora non venga inclusa la variazione di valore annuale del bene patrimoniale bosco. Il contributo analizza le implicazioni a livello di bilancio, derivanti dall’adozione di una procedura contabile in partita doppia, che contabilizza il contributo del bosco alla formazione del risultato d’esercizio secondo una logica che considera il bosco alla stregua di un “fondo di accantonamento”: ogni prelievo è classificato come una liquidazione di una parte del fondo, l’accrescimento legnoso non utilizzato nell’anno corrisponde invece ad un accantonamento di capitale. Gli effetti sono stati osservati rispetto ad altri due bilanci stilati per lo stesso caso-studio, ma applicando, rispettivamente, la procedura contabile “tradizionale”, che non include il contributo annuale del bosco (la superficie a bosco è valutata al suo prezzo sul mercato immobiliare) e la procedura, ben conosciuta in contabilità forestale, che lo determina in base ad una differenza di inventari. Il soprassuolo legnoso è stato valutato al suo valore di realizzazione, quale valore più probabile di macchiatico nell’ipotetico scenario che fosse liquidato interamente. L’analisi su di un soggetto pubblico che conduce un’azienda di produzione forestale, suggerisce come il meccanismo proposto consenta la redazione di un prospetto di bilancio in grado di fornire all’analista maggiori informazioni sui fenomeni di impresa: da una parte vi è l’informazione circa la variazione di valore del soprassuolo legnoso, dall’altra restituisce le eventuali plus-minus valenze da attribuire a fenomeni non ordinari, slegati dalla produzione legnosa, che avvengono in sede di vendita di un lotto boschivo.
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Birolo, Linda. "Proposta di un metodo per l'auto-valutazione dei Gruppi di Azione Locale (GAL) e dell'approccio leader nelle politiche di sviluppo regionale e rurale dell'unione europea." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423589.

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In the context of multi-level governance, the commitment to ensure effective and efficient management of resources for implementation of regional development and cohesion policies should involve all stakeholders at various tiers of decision making, from local public administrators to final beneficiaries. Making all aware of accurate control and greater transparency in the use of public resources, can help create a climate of trust between the administrators and citizens; reduce the bureaucratic burdens and give greater credibility to the results of public interventions. In this regard at local level, it is increasingly the need for assessment tools that provide decision-makers with better and more useful information also on projects of limited scale and activities concerning confined. Where it is possible through the involvement of the local population and all public and private bodies that are affected by territorial interventions. The Local Action Groups (LAGs) of the european initiative LEADER for the rural areas development have always been an active part in promoting the culture of cooperation and coordination and the empowerment of all economic and social components of a community to assess the outcome by EU structural founds' measures. This research aims to develop an operational tool to self-assessment by public-private partnerships (LAGs type) which allows them to control their strengths, their areas for improvement and the degree of satisfaction of stakeholders. The methodology developed in collaboration with GALs and other related subjects is intended to be simple and sustainable, in terms of human and financial resources so it ensures that good practices of self-control are incorporated in the daily activities of these organizations. The self-assessment system is oriented to a regular monitoring of the organization management with respect to seven key principles of "good governance": g-local sustainable development, effectiveness, efficiency, participation, transparency, accountability and capacity. Such checking can use a limited number of indicators that are flexible and according to needs, can be further refined independently by the organization itself. This system has been tested with LAG direct/indirect operators at Flanders (Belgium), Umbria and Veneto Regions. Self-assessment can help a single organization and its related bodies to approach the complexity of reality and to make appropriate use of increasingly limited resources. A constant and accurate analysis of information promotes knowledge and learning both inside and outside of the organization through the sharing of best practice and continuous dialogue with the various stakeholders. This instrument allow LAGs to measure the results achieved in local development for the loans obtained, also in relation to the expectations of the public and beneficiaries. In addition, these data of regular monitoring and internal control, are the first step in order to provide better information at local context, more readily understandable to citizens and more useful to take political decisions at various tiers of government. Future research could be directed to take up the challenge of identifying the desired values to associate with each indicator that we designed in order to elaborate quantitative or qualitative judgments from measures observed during the self-assessment
In un contesto di multi-level governance, l'impegno per assicurare una gestione efficace ed efficiente delle risorse destinate alla attuazione delle politiche per lo sviluppo e la coesione dei territori deve coinvolgere tutti gli attori, ai vari livelli decisionali, fino agli amministratori pubblici locali e ai beneficiari finali. Una generale sensibilizzazione verso un controllo accurato e una maggiore trasparenza dell'uso delle risorse pubbliche, può contribuire a creare un clima di fiducia tra gli amministratori e i cittadini, riducendo le barriere burocratiche e dando maggiore credibilità  ai risultati degli interventi pubblici. A tal proposito nei contesti locali, emerge sempre più la necessità  di disporre di strumenti di valutazione che forniscano informazioni più adeguate e più utili ai decisori anche su progetti di limitate dimensioni o degli interventi che riguardano aree circoscritte anche attraverso un coinvolgimento diretto, ove possibile, della popolazione locale e di tutti i soggetti pubblici e privati che sono in qualche modo "interessati". I Gruppi di Azione Locale (GAL) dei programmi europei LEADER per lo sviluppo delle aree rurali sono da sempre parte attiva nel promuovere la cultura della cooperazione e del coordinamento e la responsabilizzazione di tutte le componenti economiche e sociali di una comunità  per una valutazione dell'esito degli interventi locali finanziati dai fondi strutturali europei. Questa ricerca si propone di elaborare uno strumento operativo di autodiagnosi a disposizione di partnership pubblico/private locali, del tipo dei GAL, che consenta loro di tenere sotto controllo i punti di forza, gli aspetti da migliorare nonché il grado di soddisfazione dei loro interlocutori nel territorio. La metodologia sviluppata in collaborazione con i GAL e altri soggetti ad essi afferenti vuole essere semplice e sostenibile, in termini di risorse umane e finanziarie, per far si che buone pratiche di autocontrollo siano incorporate nelle attività  quotidiane di queste organizzazioni. Il sistema di autovalutazione predisposto consiste in un un regolare monitoraggio delle modalità  di gestione di un'organizzazione rispetto a 7 principi chiave di "buona governance": sviluppo sostenibile g-locale; efficacia, efficienza; partecipazione, trasparenza, responsabilità  e capacità. Per tale verifica sono utilizzabili un numero limitato di indicatori flessibili che possono essere ulteriormente perfezionati in modo autonomo dalla organizzazione stessa, secondo le proprie esigenze. Tale dispositivo è stato perfezionato e testato con degli operatori diretti o indiretti di GAL delle Regioni delle Fiandre (Belgio), Umbria e Veneto. L'Auto-valutazione può aiutare una singola organizzazione e i soggetti che con essa si relazionano ad avvicinarsi alla complessità  della realtà  e a utilizzare in modo appropriato risorse sempre più limitate. Una costante e puntuale analisi delle informazioni favorisce la conoscenza e l'apprendimento sia all'interno della organizzazione che all'esterno attraverso la condivisione di procedure e il continuo confronto con i diversi soggetti. Tale strumento consentirebbe ai GAL di misurare i risultati raggiunti nello sviluppo locale a fronte dei finanziamenti ottenuti, in relazione anche alle aspettative della popolazione e dei beneficiari. Inoltre queste misure di regolare monitoraggio e controllo interno, sono il primo passo per disporre di informazioni più adeguate ai contesti locali, più immediatamente comprensibili ai cittadini e più utili a prendere le decisioni politiche ai vari livelli di governo. Ricerche future potrebbero essere indirizzate a cogliere la sfida di individuare i valori desiderati associabili a ciascun indicatore del set da noi predisposto che consentano di pervenire a dei giudizi di valore quantitativo o qualitativo delle misure osservate nel corso dell'autovalutazione
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Foschini, Alice. "Elaborazione di un modello per la valutazione dell'Installed Base Opportunities (IBO) per la flotta di macchine di Nuovo Pignone." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Il presente elaborato ha come oggetto l’attività di tirocinio svolta presso lo stabilimento Nuovo Pignone di Firenze, il quale rappresenta il quartier generale del business Turbomachinery & Process Solutions del gruppo Baker Hughes, una delle più grandi aziende nel campo dei servizi petroliferi, leader mondiale nel settore dell’Energy Technology. L’obbiettivo della tesi è realizzare, sulla base dei piani di manutenzione, un modello per la valutazione dell’Installed Base Opportunities (IBO) per la flotta di macchine di Nuovo Pignone, dal punto di vista dei tre principali campi dell’attività di post-vendita (service): riparazioni, parti di ricambio e attività in campo. L’IBO simula una fermata manutentiva in termini monetari, cioè indica l’insieme dei ricavi potenziali, derivanti dal service per la flotta di macchine installate ed in servizio e rappresenta per l’azienda uno strumento importante per l’identificazione e la valutazione delle opportunità di business. L’azienda si trovava sprovvista di un modello per la stima di questo valore monetario e disponeva solamente di un valore stimato negli anni precedenti. Si è rilevata quindi la necessità di elaborare un modello, il cui obbiettivo non fosse solo quello di consentire una valutazione dell’IBO che rispecchiasse la situazione presente, ma che permettesse anche un rapido aggiornamento dei valori negli anni a venire. Tali valori si modificheranno a causa di variazioni della flotta di macchine, dell’introduzione di nuovi modelli e di nuove tecnologie di riparazione, di nuovi materiali o modifiche sui componenti, che potranno portare ad un’estensione degli intervalli manutentivi. Il modello sviluppato, costituisce quindi anche le fondamenta per la valutazione, a fronte di piccole modifiche, dell’IBO nei prossimi anni. Le tecnologie prese in esame sono compressori alternativi, turbine a vapore, compressori centrifughi e turbine a gas, che rappresentano nel complesso la maggior parte del parco installato.
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FIORANI, GLORIA. "System thinking, system dynamics e politiche pubbliche." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/869.

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Il presente lavoro analizza la possibilità di utilizzo e il livello diffusione delle metodologie System Thinking e System Dynamics nella formulazione e valutazione delle politiche pubbliche (Capitoli 1 e 2) e presenta due applicazioni concrete e innovative in ambito sanitario - valutazione di impatto delle misure contenute nei piani di rientro dal debito regionali (Capitolo 3) e delle politiche di centralizzazione degli acquisti (Capitolo 4) - e una in ambito culturale – valutazione di impatto di politiche pubbliche alternative di finanziamento alla manifestazione culturale “La Notte Bianca Romana” (Capitolo 5).
This work analyzes the potential use and the spread of System Thinking and System Dynamics methodologies in public policy formulation and evaluation (Chapters 1 and 2). There are two practical and innovative applications in health - impact assessment of the recent sanitarian regional policies directed to solve the structural debt (Chapter 3) and of the centralization of purchase regional policies (Chapter 4) - and one in culture - impact assessment of alternative public policies for funding the cultural event "La Notte Bianca Romana" (Chapter 5).
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CARUSO, DONATELLO. "Modelli di valutazione delle politiche di sviluppo rurale, il ruolo del capitale privato nella loro distribuzione: il caso della Misura 121 del PSR Puglia." Doctoral thesis, Università di Foggia, 2016. http://hdl.handle.net/11369/338822.

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Abstract Uno dei principali obiettivi dell'Unione europea (UE) è il tentativo di eliminare le disparità economiche e sociali che caratterizzano le regioni degli Stati membri. A tal fine, essa opera attraverso i cosiddetti fondi strutturali, che non sono altro che strumenti finanziari specificatamente dedicati alla riduzione o l'eliminazione totale, di tali disparità territoriali. In questo contesto, la Regione Puglia ha sviluppato il suo piano operativo attraverso il quale, oltre ad altri obiettivi, una particolare attenzione è stata rivolta al rafforzamento della competitività del sistema agricolo della regione. È il caso della Misura 121 (Assi I) del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013, adottato anche dalla Regione Puglia il cui scopo principale è - ai sensi dell'art. 20 (b) (i), del regolamento (CE) n. 1698/2005 - l'ammodernamento delle aziende agricole attraverso sovvenzioni per investimenti in macchinari e attrezzature agricole, come, ad esempio: trattori, mietitrici, fabbricati agricoli, depositi dei mezzi agricoli, impianti di irrigazione, ecc. Più nel dettaglio, l'intervento di tale politica con particolare riferimento alla misura considerata, prevede il meccanismo del cofinanziamento sulla base del quale il capitale privato (capitale di rischio) è chiamato a coprire dal 30% al 60% del totale dell’investimento. La restante parte del rappresenta la quota massima del contributo pubblico a fondo perduto dato a sostegno della quota di capitale privato. Questo lavoro analizza i fattori che influenzano l'investimento in ammodernamento delle aziende, relativi agli aiuti pubblici concessi mediante la misura 121 del Piano di sviluppo rurale della regione puglia, nel periodo 2007-2013. Secondo la metodologia econometrica del Generalized Propensity score (GPS), sviluppata di recente ed afferente alla famiglia del metodo propensity score, in questa analisi si stima una funzione dose-risposta in cui la variabile outcome è il Pubblico Aiuto, considerando tutte le aziende agricole della Puglia che hanno usufruito degli aiuti pubblici relativi agli investimenti previsti per la misura 121, in che misura le variabili endogene e già preesistenti nella fase preinvestimento, hanno un ruolo positivo, tali da influenzare fortemente l’intensità del sussidio pubblico. Abstract in English One of the main aims of the European Union (EU) is the attempt of eliminating the economic and social disparities characterizing its regions. To this aim, it operates through the so-called structural funds which are financial instruments specifically devoted to the reduction and, possibly, the elimination of those territorial disparities. Within this context, the Region of Puglia developed its operational plan through which, in addition to other objectives, a specific attention was paid to the strengthening of the competitiveness of the agricultural system of the region. In this sense, the regional plan identified some measures particularly devoted to the reorganization and modernization of regional farms with the aim of making them more capable of dealing with an increasing worldwide competition. It is the case of Measure 121 (Axes I) of the Rural Development Program also adopted by the Region of Puglia whose main aim is – in accordance with art. 20(b)(i) of Council Regulation (EC) no. 1698/2005 – the modernization of agricultural holdings through grants for investments in farm machinery and equipment such as, for example, tractors, harvesters, farm buildings, manure storage, irrigation facilities, etc. More in details, the policy intervention within the context of this considered measure entails a co-financing mechanism on the basis of which the private capital (the risk capital) is called to cover from 30% until 60% of the amount proposed as an investment. The remaining represents the maximum quota of the non-repayable public grant given in support the quota of private capital. As our case study, we analyzes agricultural public funds allocated in the Puglia Region in Italy, on measure 121 of the RDP 207- 2013 period. This paper analyzes factors that affect the investment on modernization of agricultural holdings of the RDP’s Puglia by public aid of the regional government and other factors of regional farms. According to the methodology Generalized Propensity Score (GPS), a relatively recent development within the family of propensity score methods, we estimate a dose-response function of private capital considering all the farms of Puglia region that have made use of these public funds.
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PRODI, ELENA. "Una valutazione delle politiche di supporto alla collaborazione tra ricerca e imprese: dai parchi scientifici e tecnologici ai centri di competenze. Italia e Germania a confronto." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2020. http://hdl.handle.net/10446/181506.

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BETTI, LORENZO. "Istituzioni, promozione della salute e fragilità territoriali. Azione pubblica e ricerca in una periferia di Bologna." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/11578/306904.

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Il testo, a partire da una ricerca-azione nella quale il ricercatore è fortemente implicato, indaga la possibilità di pianificare politiche di cambiamento e apertura istituzionale verso la cittadinanza fragile. Attraverso una rassegna bibliografica interdisciplinare che spazia dalla sociologia alla pianificazione, passando per l’epistemologia, la medicina, la psichiatria, l’antropologia e la pedagogia, vengono indagate teorie e pratiche che si interrogano sull’apertura istituzionale verso le soggettività più fragili. L’analisi di una politica di promozione della salute in un’area periferica di edilizia pubblica della città di Bologna costituisce il campo di ricerca empirico attraverso il quale vengono indagate alcune pratiche di incontro tra le istituzioni e tra queste e alcune soggettività fragili. Se il paradigma della promozione della salute vede nel lavoro integrato tra differenti istituzioni e nell’empowerment con le popolazioni più fragili i cardini centrali del suo intervento, nell’analisi di questa ricerca-azione vengono evidenziate le opportunità e i limiti nella pianificazione di politiche sociosanitarie interistituzionali e come queste entrano in dialogo con le soggettività alle quali si rivolgono. La tesi, attraverso un approccio analitico micro-sociale e fortemente etnografico, indaga una ricerca-azione nella quale il ricercatore è coinvolto. L’analisi delle dinamiche di cambiamento e pianificazione istituzionale prendono in considerazione vari oggetti di ricerca: le pratiche, le strutture e i cambiamenti istituzionali dell’organizzazione all’interno della quale il ricercatore muove le sue azioni; le pratiche e la struttura del gruppo di lavoro della ricerca-azione costituito da organizzazioni del territorio e dal centro di ricerca di cui chi scrive è parte; il lavoro di supporto, rinforzo e apertura istituzionale verso un comitato di abitanti di un comparto di edilizia pubblica; l’organizzazione dei servizi sociali bolognesi, la riforma del 2016 e le retoriche legate all’implementazione di un welfare comunitario che fatica a essere implementato nella pratica; la politica sociosanitaria Microarea di Trieste e come questa, tra varie aperture e blocchi interistituzionali e intraistituzionali, sta venendo pianificata nel territorio di edilizia pubblica in questione. Attraverso l’analisi di queste pratiche e della metodologia di ricerca-azione applicata alla pianificazione e all’implementazione di queste politiche sociosanitarie territoriali e di comunità la tesi indaga come gli habitus delle soggettività e delle varie istituzioni coinvolte influenzano, strutturano e possono modificare le relazioni interistituzionali e quelle tra le istituzioni e le soggettività che le animano. Nell’analisi dei cambiamenti istituzionali si indaga quindi le possibilità di cambiamento dei frame cognitivi e paradigmatici delle istituzioni coinvolte e come questi si scontrano e si agganciano a determinati dispositivi d’azione pianificatoria e pratica.
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PILI, STEFANO. "Definizione di una metodologia per l’implementazione di un sistema di aiuto alla decisione, in ambiente GIS, finalizzato all’integrazione dell’efficienza energetica degli edifici residenziali nei processi di formulazione e valutazione di politiche, piani o programmi in ambito urbano." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2012. http://hdl.handle.net/11584/266156.

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Con l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto1 e l’avvento delle recenti direttive comunitarie che prevedono una drastica riduzione delle emissioni di GAS serra per il 20202, il tema dell’efficienza energetica è diventato una delle priorità dei governi nazionali. Il settore residenziale, al quale nei paesi europei è riferibile circa il 40% delle emissioni, è uno dei settori strategici per il perseguimento dell’obiettivo comunitario. Se da una parte le tecnologie esistenti rendono già possibile la realizzazione di nuovi edifici a consumo quasi zero, nel declinare questo paradigma negli ambiti urbani consolidati si incontrano ancora notevoli difficoltà tecniche, normative e culturali. Dal punto di vista tecnico lo sviluppo delle nuove tecnologie in edifici già esistenti può semplicemente non essere possibile o può generare costi non proporzionati ai benefici; mentre sotto il profilo normativo si può scontrare con le istanze di tutela del paesaggio e dei beni culturali o con regolamenti edilizi non adeguati alle nuove esigenze. La tematica dell’efficienza energetica degli edifici può essere divisa in due filoni profondamente differenti per approccio e metodologie utilizzabili: il progetto di nuovi insediamenti ed il recupero del patrimonio esistente. I nuovi edifici, o la realizzazione ex novo di interi complessi, costituiscono un’occasione privilegiata per applicare i criteri di sostenibilità energetica fin dalle prime fasi del progetto integrando le tecnologie disponibili in maniera ottimale. In questo caso il problema diventa squisitamente progettuale incentrandosi sulla sperimentazione di tecnologie e materiali o sullo studio di modelli insediativi sostenibili. Al contrario Il miglioramento della sostenibilità del patrimonio edificato esistente non è solo una problematica di ottimizzazione tecnico-architettonica ma ha tutte le caratteristiche di un problema decisionale non strutturato3 che coinvolge a più livelli planner, decisori e cittadini. In questo caso, tanto i dati di input del problema, ossia lo stato attuale delle caratteristiche del patrimonio edificato, quanto le metodologie per la sua risoluzione hanno un forte grado di indeterminatezza; ciò rende difficile valutare tra diverse ipotesi di trasformazione urbana. Attualmente è possibile conoscere i consumi del settore residenziale ricavandoli dalle vendite di combustibile e dalle bollette, ma il dato non è sempre disponibile e comunque fornisce un’informazione aggregata alla scala urbana dalla quale non è possibile esplicitare direttamente i legami con le caratteristiche del patrimonio edificato. Al contrario, per definire efficacemente un programma di trasformazione urbana in chiave sostenibile, si ha la necessità di esplicitare le differenze che intercorrono tra le diverse parti della città. Il protocollo di Kyōto è stato sottoscritto nella città giapponese di Kyōto l'11 dicembre 1997 ed è entrato ufficialmente in vigore il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica anche da parte della Russia. I consumi reali del settore residenziale, ossia quelli misurati, non sono solo il risultato delle caratteristiche fisico-impiantistiche degli edifici, ma contengono una forte influenza della componente umana che con i suoi comportamenti incide notevolmente sul fabbisogno energetico. L’esplicitazione di questi due contributi è di primario interesse per la definizione mirata delle azioni rivolte alla parte fisica della città e per il progetto di efficaci campagne di educazione della cittadinanza. Per definire il fabbisogno energetico è necessario conoscere le caratteristiche fisico-geometriche degli edifici e quelle tecniche degli impianti; la mancanza di data base territoriali che possano fornire queste informazioni con completezza ed adeguato riferimento spaziale rende particolarmente difficile tracciare un quadro della conoscenza sufficientemente rappresentativo della realtà. Esistono in letteratura più esperienze che utilizzano metodi analitici, statistici o misti per definire il fabbisogno energetico del patrimonio edificato in maniera funzionale ai propri scopi, ma tutte, per superare la forte indeterminatezza dei dati iniziali, compiono assunzioni e semplificazioni, più o meno arbitrarie, che ne limitano la precisione e l’utilità dei risultati. Nel recupero sostenibile del patrimonio costruito, la sostanziale mancanza dei dati di partenza e la difficoltà di comunicazione tra il sapere tecnico di alcuni portatori di interesse e quello, meno specialistico, di decisori e cittadinanza complicano il processo di sintesi della conoscenza che è alla base di un’azione di piano efficace. I decisori, perciò si trovano a dover effettuare scelte in contesti conflittuali, caricati di forti aspettative economiche e politiche, su aspetti di natura tecnica non sempre facilmente comprensibili ed integrabili con le tematiche tradizionalmente inerenti la pianificazione urbana. In questo quadro teorico lo studio si pone l’obiettivo di definire una metodologia per l’implementazione di un sistema di aiuto alla decisione finalizzato all’integrazione dell’efficienza energetica nei processi di formulazione e valutazione di politiche, piani o programmi di trasformazione urbana. Il cuore della metodologia è un tool GIS che, integrando i dati disponibili con l’apporto della conoscenza esperta degli attori del processo decisionale, è capace di calcolare il fabbisogno energetico del patrimonio edificato (calcolo Standard UNI 11300) e simulare gli effetti di possibili alternative progettuali contribuendo alla definizione del quadro della conoscenza del piano. Lo scopo non è tanto ottenere una stima accurata dei fabbisogni energetici, quanto proporre una procedura che, utilizzando il linguaggio ormai acquisito della Certificazione Energetica, sia di supporto a decisori ed esperti nella sintesi della conoscenza per la formulazione e la valutazione delle politiche urbane. Il lavoro di tesi si articolerà in tre parti: la prima (Cap 1- Cap 5), a carattere più teorico, affronta alcuni temi che fanno da sfondo all’approccio metodologico di questo lavoro, che, pur entrando in argomenti piuttosto tecnici, ha l’obiettivo di 2 fornire uno strumento utile alla costruzione della conoscenza condivisa in un processo decisionale inerente le trasformazioni urbane in chiave di sostenibilità energetica; la seconda (Cap 6-7), vero cuore dello studio, descrive come il metodo proposto possa sia definire lo Stato Attuale del patrimonio edificato, calcolandone i Fabbisogni netti e di Energia Primaria (calcolo standard della UNI 11300), che simulare scenari progettuali inerenti l’efficienza energetica degli edifici e la produzione energetica da FER. la terza (Cap 8-9) riporta i risultati dell’applicazione della metodologia in un quartiere della città di Cagliari al fine di mostrarne, seppur parzialmente, le potenzialità ed i limiti. Infine, nelle conclusioni, si accenna ad alcune interessanti prospettive di ricerca fortemente legate a questo lavoro.
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Urso, Arturo. "L'utilizzo dei dati microeconomici della rete FADN-RICA per la valutazione delle politiche agricole: ipotesi di sviluppo di un modello di analisi degli effetti dell OCM vino sull efficienza delle aziende vitivinicole italiane." Doctoral thesis, Università di Catania, 2014. http://hdl.handle.net/10761/1736.

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L utilizzazione dei dati microeconomici diviene poi fondamentale per la valutazione dell efficacia delle Politiche agricole, oltre che per l osservazione e lo studio dell evoluzione delle produzioni, sia su scala nazionale che internazionale. Lo scopo della nostra ricerca è quello di effettuare un analisi sui cambiamenti nel livello di efficienza delle aziende vitivinicole italiane a seguito dell entrata in vigore dell attuale OCM vino, utilizzando il database FADN-RICA. In seguito, potrà essere utilizzato anche il database FADN di altri paesi europei, al fine di compiere un confronto tra i principali paesi produttori. Il principale obiettivo del progetto di ricerca sarà quello di compiere un analisi, mediante DEA (Data Envelopment Analysis), dell evoluzione delle caratteristiche delle aziende vitivinicole italiane, specie in termini di efficienza, alla luce delle novità introdotte dall OCM vino nel 2008.
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Gagliano, Filippo. "GIS come nuovo strumento progettuale per l'innovazione, il cambiamento e lo sviluppo delle politiche del piano perequativo." Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/927.

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La pianificazione territoriale e le sue specificazioni per settore e per scala (pianificazione urbanistica, progettazione urbana, programmazione integrata, etc.) hanno da tempo fatto ricorso ai sistemi automatizzati di acquisizione e gestione dei dati i Geographical Informations Systems (GIS). L apporto che i GIS hanno fornito alle scienze del piano è assai vario. Nella maggior parte dei casi esso è stato impiegato come strumento per la raccolta e la gestione dei dati in forza della possibilità di assegnare a ciascun oggetto del territorio, rappresentato o tradotto in formato digitale, coordinate geografiche e proprietà discrete, in modo da renderlo adatto alla archiviazione in database relazionali utili alla costruzione di carte tematiche dalla cui sovrapposizione è possibile costruire il parterre di informazioni di volta in volta necessarie alle scelte di piano. Il dibattito sulla automazione delle informazioni ha interessato tanto aspetti etici e professionali dell approccio al territorio coinvolgendo questioni profonde quali quelle del controllo sociale e della violazione della privacy. Diverse professionalità e competenze si sono confrontate nella definizione di modalità d uso e protocolli di gestione dell informazione geografica la quale consente i accrescere le performance della macchina amministrativa e più in generale del territorio. Il GIS è stato utilizzato ampiamente come strumento di rappresentazione, funzione che ha prevalso fino ai nostri giorni. Ultimamente anche il campo delle analisi economiche e immobiliari ha trovato nel GIS una strumentazione di primaria importanza per la definizione di una base valutativa e decisionale. La sperimentazione condotta nella presente ricerca sulla base della letteratura GIS criticamente analizzata nella prima parte, intende fornire una interpretazione diversa del GIS nella pianificazione, evidenziando tra le principali funzioni dei sistemi informativi territoriali quella progettuale. A tal fine, e con riferimento ad un caso di studio che riguarda una porzione della città di Catania soggetta alla revisione dello strumento urbanistico e alla applicazione di forme di perequazione e compensazione urbanistica, si è collegato il GIS con il foglio di calcolo in modo da costruire un sistema bidirezionale di implementazione dei dati e restituzione dei risultati. Il lavoro è consistito nella costruzione di un modello di valutazione Costi-Ricavi del potenziale perequativo dell area di studio e nel collegamento dei valori numerici al database del GIS. Il modello consente di agire sulle singole unità edilizie e gli oggetti urbani attraverso un sistema di input che è contemporaneamente sia grafico sia numerico e che riguarda la forma, la posizione la destinazione e le qualità che caratterizzano questi oggetti calcolandone costi, i valori di mercato, e gli oneri concessori straordinari in modo da potere dimensionare adeguatamente gli eventuali incrementi di cubatura per raggiungere i risultati economici desiderati facendo sempre riferimento alla forma del contesto spaziale che genera questi valori.
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Scarpellini, Francesco. "Business Plan per la distribuzione sul mercato italiano di kit per impianti fotovoltaici - Il caso Mareco Luce." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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La tesi riporta il processo di elaborazione del business plan relativo allo studio e definizione di un kit per la realizzazione di impianti fotovoltaici residenziali di taglia di potenza compresa tra 2 kW e 6 kW (contenente moduli fotovoltaici, inverter e batterie) e alla sua commercializzazione nel mercato italiano. Il business plan contiene la descrizione del progetto in tutti i suoi aspetti: la definizione del prodotto e della sua distinta base, l'analisi di mercato e dei competitor, il piano di marketing e la comunicazione ai clienti, l'organizzazione della logistica e la valutazione economica-finanziaria eseguita tramite la stesura del business case (conto economico) e il calcolo di alcuni indici finanziari (VAN, TIR, ROI, payback period). L'elaborato presenta inoltre la descrizione teorica degli strumenti utilizzati e un'introduzione a Mareco Luce, l'azienda dove sono stati svolti il progetto e il tirocinio.
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SORIANI, CRISTINA. "THE RECOVERY OF COMPANIES INFILTRATED BY CRIMINAL ORGANISATIONS: AN EVALUATION OF THE ITALIAN POLICY." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/17474.

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La criminalità organizzata ha aumentato la propria presenza nell’economia legale attraverso l’infiltrazione in aziende, generando così delle conseguenze negative per il sistema economico e alterando le relazioni tra attori economici. Molti paesi europei hanno adottato dei sistemi di recupero di capitali illeciti, ma l’Italia è la sola che prevede anche il recupero di aziende come misura di contrasto efficace. La politica di recupero dei capitali illeciti dovrebbe ridurre l’infiltrazione della criminalità organizzata nelle aziende, ma ad oggi è assente una valutazione la politica di recupero delle aziende infiltrate da gruppi criminali. Questa tesi intende valutare la politica di recupero delle aziende infiltrate dalla criminalità organizzata in Italia. L’analisi riguarda la valutazione dell’efficacia, efficienza e impatto di questa politica e, attraverso lo studio di nove casi, propone un nuovo quadro di analisi che combina diversi metodi (es. analisi degli indici di bilancio) e fonti (es. casi giudiziari e bilanci). Lo studio dei casi mostra che il recupero delle aziende è efficace se l’amministratore giudiziario ha esperienze manageriali; è efficiente se i procedimenti di recupero sono brevi e l’azienda viene destinata ad uso sociale; ed ha un impatto positivo se i media e le associazioni locali si interessano alle sorti dell’azienda.
By misusing legitimate businesses, organised crime is increasingly present in legal economies, generating serious consequences for legal systems and distorting relationships among legal actors. Several European countries have adopted asset-recovery regimes, but Italy is the only one that foresees the confiscation of companies as an effective countermeasure. Taking profits out of crime should curtail its infiltration into legitimate businesses, but there are no evaluations of the recovery of companies once infiltrated by organised crime. This study aims to evaluate the recovery of confiscated companies infiltrated by organised crime in Italy. It measures the effectiveness, efficiency and impact of this policy, and, analysing nine cases to assess the achievement of the policy objectives, proposes a new analytical framework that combines different methods (e.g. financial ratio analysis) and sources (e.g. judicial files and balance sheets) to evaluate asset-recovery policies. The results from case studies show that the recovery of companies is effective if the legal administrator has managerial skills; it is efficient if the proceedings are short and the company is disposed to social reuse; and it has a positive impact if media and local associations show an interest in the company.
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SORIANI, CRISTINA. "THE RECOVERY OF COMPANIES INFILTRATED BY CRIMINAL ORGANISATIONS: AN EVALUATION OF THE ITALIAN POLICY." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/17474.

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La criminalità organizzata ha aumentato la propria presenza nell’economia legale attraverso l’infiltrazione in aziende, generando così delle conseguenze negative per il sistema economico e alterando le relazioni tra attori economici. Molti paesi europei hanno adottato dei sistemi di recupero di capitali illeciti, ma l’Italia è la sola che prevede anche il recupero di aziende come misura di contrasto efficace. La politica di recupero dei capitali illeciti dovrebbe ridurre l’infiltrazione della criminalità organizzata nelle aziende, ma ad oggi è assente una valutazione la politica di recupero delle aziende infiltrate da gruppi criminali. Questa tesi intende valutare la politica di recupero delle aziende infiltrate dalla criminalità organizzata in Italia. L’analisi riguarda la valutazione dell’efficacia, efficienza e impatto di questa politica e, attraverso lo studio di nove casi, propone un nuovo quadro di analisi che combina diversi metodi (es. analisi degli indici di bilancio) e fonti (es. casi giudiziari e bilanci). Lo studio dei casi mostra che il recupero delle aziende è efficace se l’amministratore giudiziario ha esperienze manageriali; è efficiente se i procedimenti di recupero sono brevi e l’azienda viene destinata ad uso sociale; ed ha un impatto positivo se i media e le associazioni locali si interessano alle sorti dell’azienda.
By misusing legitimate businesses, organised crime is increasingly present in legal economies, generating serious consequences for legal systems and distorting relationships among legal actors. Several European countries have adopted asset-recovery regimes, but Italy is the only one that foresees the confiscation of companies as an effective countermeasure. Taking profits out of crime should curtail its infiltration into legitimate businesses, but there are no evaluations of the recovery of companies once infiltrated by organised crime. This study aims to evaluate the recovery of confiscated companies infiltrated by organised crime in Italy. It measures the effectiveness, efficiency and impact of this policy, and, analysing nine cases to assess the achievement of the policy objectives, proposes a new analytical framework that combines different methods (e.g. financial ratio analysis) and sources (e.g. judicial files and balance sheets) to evaluate asset-recovery policies. The results from case studies show that the recovery of companies is effective if the legal administrator has managerial skills; it is efficient if the proceedings are short and the company is disposed to social reuse; and it has a positive impact if media and local associations show an interest in the company.
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PANTINI, SARA. "Analysis and modelling of leachate and gas generation at landfill sites focused on mechanically-biologically treated waste." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/203393.

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Despite significant efforts have been directed toward reducing waste generation and encouraging alternative waste management strategies, landfills still remain the main option for Municipal Solid Waste (MSW) disposal in many countries. Hence, landfills and related impacts on the surroundings are still current issues throughout the world. Actually, the major concerns are related to the potential emissions of leachate and landfill gas into the environment, that pose a threat to public health, surface and groundwater pollution, soil contamination and global warming effects. To ensure environmental protection and enhance landfill sustainability, modern sanitary landfills are equipped with several engineered systems with different functions. For instance, the installation of containment systems, such as bottom liner and multi-layers capping systems, is aimed at reducing leachate seepage and water infiltration into the landfill body as well as gas migration, while eventually mitigating methane emissions through the placement of active oxidation layers (biocovers). Leachate collection and removal systems are designed to minimize water head forming on the bottom section of the landfill and consequent seepages through the liner system. Finally, gas extraction and utilization systems, allow to recover energy from landfill gas while reducing explosion and fire risks associated with methane accumulation, even though much depends on gas collection efficiency achieved in the field (range: 60-90% Spokas et al., 2006; Huitric and Kong, 2006). Hence, impacts on the surrounding environment caused by the polluting substances released from the deposited waste through liquid and gas emissions can be potentially mitigated by a proper design of technical barriers and collection/extraction systems at the landfill site. Nevertheless, the long-term performance of containment systems to limit the landfill emissions is highly uncertain and is strongly dependent on site-specific conditions such as climate, vegetative covers, containment systems, leachate quality and applied stress. Furthermore, the design and operation of leachate collection and treatment systems, of landfill gas extraction and utilization projects, as well as the assessment of appropriate methane reduction strategies (biocovers), require reliable emission forecasts for the assessment of system feasibility and to ensure environmental compliance. To this end, landfill simulation models can represent an useful supporting tool for a better design of leachate/gas collection and treatment systems and can provide valuable information for the evaluation of best options for containment systems depending on their performances under the site-specific conditions. The capability in predicting future emissions levels at a landfill site can also be improved by combining simulation models with field observations at full-scale landfills and/or with experimental studies resembling landfill conditions. Indeed, this kind of data may allow to identify the main parameters and processes governing leachate and gas generation and can provide useful information for model refinement. In view of such need, the present research study was initially addressed to develop a new landfill screening model that, based on simplified mathematical and empirical equations, provides quantitative estimation of leachate and gas production over time, taking into account for site-specific conditions, waste properties and main landfill characteristics and processes. In order to evaluate the applicability of the developed model and the accuracy of emissions forecast, several simulations on four full-scale landfills, currently in operative management stage, were carried out. The results of these case studies showed a good correspondence of leachate estimations with monthly trend observed in the field and revealed that the reliability of model predictions is strongly influenced by the quality of input data. In particular, the initial waste moisture content and the waste compression index, which are usually data not available from a standard characterisation, were identified as the key unknown parameters affecting leachate production. Furthermore, the applicability of the model to closed landfills was evaluated by simulating different alternative capping systems and by comparing the results with those returned by the Hydrological Evaluation of Landfill Performance (HELP), which is the most worldwide used model for comparative analysis of composite liner systems. Despite the simplified approach of the developed model, simulated values of infiltration and leakage rates through the analysed cover systems were in line with those of HELP. However, it should be highlighted that the developed model provides an assessment of leachate and biogas production only from a quantitative point of view. The leachate and biogas composition was indeed not included in the forecast model, as strongly linked to the type of waste that makes the prediction in a screening phase poorly representative of what could be expected in the field. Hence, for a qualitative analysis of leachate and gas emissions over time, a laboratory methodology including different type of lab-scale tests was applied to a particular waste material. Specifically, the research was focused on mechanically biologically treated (MBT) wastes which, after the introduction of the European Landfill Directive 1999/31/EC (European Commission, 1999) that imposes member states to dispose of in landfills only wastes that have been preliminary subjected to treatment, are becoming the main flow waste landfilled in new Italian facilities. However, due to the relatively recent introduction of the MBT plants within the waste management system, very few data on leachate and gas emissions from MBT waste in landfills are available and, hence, the current knowledge mainly results from laboratory studies. Nevertheless, the assessment of the leaching characteristics of MBT materials and the evaluation of how the environmental conditions may affect the heavy metals mobility are still poorly investigated in literature. To gain deeper insight on the fundamental mechanisms governing the constituents release from MBT wastes, several leaching experiments were performed on MBT samples collected from an Italian MBT plant and the experimental results were modelled to obtain information on the long-term leachate emissions. Namely, a combination of experimental leaching tests were performed on fully-characterized MBT waste samples and the effect of different parameters, mainly pH and liquid to solid ratio (L/S,) on the compounds release was investigated by combining pH static-batch test, pH dependent tests and dynamic up-flow column percolation experiments. The obtained results showed that, even though MBT wastes were characterized by relatively high heavy metals content, only a limited amount was actually soluble and thus bioavailable. Furthermore, the information provided by the different tests highlighted the existence of a strong linear correlation between the release pattern of dissolved organic carbon (DOC) and several metals (Co, Cr, Cu, Ni, V, Zn), suggesting that complexation to DOC is the leaching controlling mechanism of these elements. Thus, combining the results of batch and up-flow column percolation tests, partition coefficients between DOC and metals concentration were derived. These data, coupled with a simplified screening model for DOC release, allowed to get a very good prediction of metal release during the experiments and may provide useful indications for the evaluation of long-term emissions from this type of waste in a landfill disposal scenario. In order to complete the study on the MBT waste environmental behaviour, gas emissions from MBT waste were examined by performing different anaerobic tests. The main purpose of this study was to evaluate the potential gas generation capacity of wastes and to assess possible implications on gas generation resulting from the different environmental conditions expected in the field. To this end, anaerobic batch tests were performed at a wide range of water contents (26-43 %w/w up to 75 %w/w on wet weight) and temperatures (from 20-25 °C up to 55 °C) in order to simulate different landfill management options (dry tomb or bioreactor landfills). In nearly all test conditions, a quite long lag-phase was observed (several months) due to the inhibition effects resulting from high concentrations of volatile fatty acids (VFAs) and ammonia that highlighted a poor stability degree of the analysed material. Furthermore, experimental results showed that the initial waste water content is the key factor limiting the anaerobic biological process. Indeed, when the waste moisture was lower than 32 %w/w the methanogenic microbial activity was completely inhibited. Overall, the obtained results indicated that the operative conditions drastically affect the gas generation from MBT waste, in terms of both gas yield and generation rate. This suggests that particular caution should be paid when using the results of lab-scale tests for the evaluation of long-term behaviour expected in the field, where the boundary conditions change continuously and vary significantly depending on the climate, the landfill operative management strategies in place (e.g. leachate recirculation, waste disposal methods), the hydraulic characteristics of buried waste, the presence and type of temporary and final cover systems.
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Campagna, Desirée. "The Impacts of Participatory Governance on Cultural Development: Evidence from European Capitals of Culture." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3422217.

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Participatory approaches to cultural decision-making are increasingly supported in the international and European discourses as means to foster cultural development, promoting capacity building, legitimacy, and social capital. However, their beneficial effects are both empirically contradictory and theoretically under-investigated. With the aim of providing an evidence-based account of the function of participatory decision-making in culture, this thesis analyses how, why, and under which circumstances participatory governance impacted on cultural development in four projects promoted in the two European Capitals of Culture of 2013 - Marseille-Provence (France) and Košice (Slovakia) –under the umbrella of the “City and Citizens” criterion. The thesis combines the theoretical assumptions of the “expansive” theories of democracy (Warren, 1992) with the “pragmatic conception” proposed by Fung (2007) and adopts the methodological tools offered by the theory-testing variant of process tracing. Hence, it advances an analytical framework of causal mechanisms able to explain how and why the impacts of participatory governance of culture can change within different contextual conditions. This work defines cultural development as a long-term process that includes cultural production and reception and is sustained by a network of cultural relations. In addition, it conceptualizes participatory governance as a three-dimensional institutional space (including representation, communication, and power delegation) that can trigger developmental dynamics thanks to consensus-oriented face-to-face dialogue among a variety of cultural stakeholders. Referring to the empirical evidence collected in the four case studies, the thesis argues that the impacts of participatory governance on cultural development depend on the intensity of trust that is reached among the actors involved in the process. In presence of fully-fledged trust, as showed in the project PARCeque (Marseille) and in the Exchanger Obrody (Košice), participatory governance can lead to cultural development, activating a reinforcing chain of capacities, legitimacy, and social capital that nurture cultural relations in the long-term. On the contrary, in absence of fully-fledged trust (i.e. mistrust and “calculus-based” trust), as proved by the project Jardins Possibles (Marseille) and the Exchanger Važecká (Košice), participatory governance of culture can exacerbate feelings of manipulation or group dynamics, fostering contestation movements or isolated cultural production.
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Mela, Giulio. "Assessing the Economic, Environmental and Social Sustainability of Biofuel Policies." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3425833.

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Biofuels started to raise interest almost 40 years ago, when the Arab oil embargo pushed oil prices up and therefore spurred the research towards new forms of energy. Nevertheless, biofuel production has not really taken off until recently, when the combination of high oil prices, concern about greenhouse gas emissions, and the progressive reduction of oil reserves induced many countries across the world to implement policies encouraging biofuels production. At the beginning of the 2000s, biofuels were seen as a panacea for energy security (domestic energy source, highly reliable), economic stability (energy price stability, rural development, employment generation, reduce supply-demand gap for agricultural commodities), and for environment protection (better waste utilization, GHG emissions reduction), especially after the drawing up of the Kyoto protocol, according to which signatory countries had to reduce their GHG emissions by about 5% from their 1990 levels, by 2012. Biofuels are currently produced from agricultural commodities, therefore their repercussions on the agricultural and food sector might be substantial. In this framework it is clear that the responsibility that big countries (those able to affect world prices) have is substantial. Countries like the US, Brazil, and the EU have been encouraging biofuel production in recent years and ended up artificially creating a new market for agricultural commodities without fully understanding, a priori, the possible negative consequences of such decision. They decided to subsidize renewables because of the increased pressure by the public opinion towards greenhouse gas emissions reduction, reduce dependency on oil imports, and the need to meet the targets set by both the Kyoto protocol. Biofuel expansion took place not only in a controversial manner, without coordination at international level, but also in a critical historical moment. The past two decades have been characterized by a strong increase in world food demand, mainly due to economic expansion in emerging economies like China, India, Brazil, and some South East Asian countries. The strong increase in demand faces an agricultural supply that in the short period is inevitably inelastic, which results in higher prices and higher volatility (due to reduced stocks). Much of the initial enthusiasm towards biofuels has been declining in the last few years. First of all, biofuel expansion has increased the demand for many agricultural commodities, which, in a framework of increasing food demand in the world, triggered a sharp increase in agricultural prices with strong negative implications for poor people especially in developing countries. Many doubts have also been raised concerning the real effectiveness of biofuels in reducing GHG emissions. Emission-computing methodologies are not always accurate and sometimes are difficult to put in practice. Agriculture intensification and land use changes, both consequences of biofuel expansion, are two of the factors more likely to have increased GHG emissions rather than reduced. Furthermore, biofuel policies have been designed and implemented by countries on an individual basis, without the coordination at international level that would have been needed to avoid the numerous side-effects that biofuels have been having on international food markets and on the environment. My doctorate research analyzes all aspects of the biofuel sector at world level with special emphasis on its sustainability under an economic, environmental, and ethical point of view. The research starts with a description of what biofuels are and in which sub-categories they can be divided. Then, it provides a review of biofuel policies around the world and data on production, prices and trade. The work also provides figures on production, prices and trade of the main agricultural commodities used for biofuel production and the evolution of cropped and forest areas worldwide in the last twenty years. Main biofuel producers are the US, Brazil and the EU. In the first two countries is ethanol the main biofuel produced (obtained from corn in the US and from sugarcane in Brazil), while in the EU the leasing biofuel is biodiesel (from vegetable oils). In 2011, 51.8% of Brazilian sugarcane production and 42.2% of US corn production were used to produce ethanol. Areas cropped with sugarcane and corn, in the two countries were 4.2 and 15.5 million hectares in 2011, which correspond to 1.5% and 16% of total agricultural area respectively. By 2021 ethanol production will absorb almost 61% of Brazilian sugarcane production and 57% of US corn production, ceteris paribus. In 2021 the amount of land needed to grow all sugarcane needed to produce ethanol in Brazil will be more than 8 million hectares, almost equal to the entire current sugarcane area in the South American country. In the US the area that will be needed to cultivate corn for ethanol production will grow to slightly less than 20 million hectares, equal to 53% of current corn area in the US and 20% of current total agricultural area. These data highlight the different impact sugarcane- and corn-based ethanol have on agricultural production. Brazilian and American ethanol production was 22.9 and 52.8 million m3 in 2011 respectively, implying an “ethanol yield” of 5.5 m3/hectare for sugarcane ethanol and of 3.4 m3/hectare for corn-ethanol. This means that producing ethanol from sugarcane is more efficient and less consuming in terms of land than corn-ethanol. Considering also biodiesel, the amount of land needed to crop biofuel feedstocks, in Brazil and the US grows to 3 and 18.4% of total agricultural land. These areas are forecasted to increase to 6.3 and 23% by 2021, implying an increasing competition for land. In 2011 the EU used 5.4 million tons of domestically produced rapeseed oil and at least 3.9 million tons of imported palm oil to make biodiesel. The amount of land needed to grow rapeseed within the Union and oil palm in third countries (mainly Indonesia and Malaysia) was 5.2 and 1.3 million hectares respectively. The area needed to crop rapeseed for biodiesel production, in the EU, was equal to 5.2% of total agriculture area. Assuming that the percentage of rapeseed oil on total vegetable oil production in the EU will remain the same of 2011 and that the share of it employed in the food sector will also remain unchanged, it is possible to forecast that, in 2021, the EU will need 6.6 million tons of rapeseed oil and at least 10 million tons of palm oil from third countries to meet its consumption targets. This means that at least 3.4 million hectares of land, in South East Asia will be needed to produce palm oil destined to the EU. The core of the thesis is the analysis of the sustainability of biofuels on one hand, and of biofuels’ implications on food production on the other. The sustainability of biofuel production is analyzed through a literature review and re-interpretation of the existing literature on the topic, encompassing effects of mass biofuel production on the environment, GHG emissions, land use changes, water availability, and implications for developing countries. One of the most important aspects of biofuel sustainability is their effects on agricultural production and agricultural prices. The empirical part of this thesis employs econometric tools to assess the degree of integration between energy and agricultural markets in the main biofuel producing countries and price transmission elasticity between international and EU agricultural markets before and after the last reform of the CAP. In the US and in Brazil energy and agricultural prices move together in the long-run and the influence of oil prices has been growing over time. This means that policy-makers, in the future, will have to pay great attention to the mutual influence energy and agricultural policies can have on each other. In Europe this close relationship between energy and agricultural prices was not detected, however European agricultural markets have been influenced by biofuel policies in the US, and to a lesser extent Brazil, indirectly, through their effects on international commodity prices. What emerges from this work is that biofuels, in the current political, economic demographic, situation are, for many aspects, not sustainable. Side-effects of biofuel production are many and often even difficult to quantify. Solutions provided are often utopic or, even if good in theory, very difficult to implement. Biofuel production has been having negative effects on food production and prices, biodiversity and social welfare in the last decade, inside and outside the countries of production. The “original sin” was the initial lack of coordination between policies issued unilaterally by different countries, something that now seems extremely difficult to fix. Governments should, as it has been recently suggested by the United Nations, consider the option of modifying their biofuel programs because of their negative consequences on food security in many low-income countries. Also the promotion and implementation of biofuel policies in developing countries should be avoided as a measure for fostering development. It is very unlikely that rural poor will benefit from policies subsidizing the biofuel sector since most of the land in developing countries is owned by big multinational companies or by foreign states (land grabbing). The development of the biofuel sector would also increase food prices even in countries where such increase has been marginal so far because of scarce price transmission from the world market. Poor people living in urban areas would be worse off by higher food prices as well as small farmers who, in developing countries, are often net-purchasers of food. It has been suggested by many scholars and international organizations that, in order to become sustainable, biofuel production should shift from first-generation to second-generation technologies (those that allow the use of non-food crops or wastes for biofuel production). This will not be easy to achieve. Current second-generation biofuel production is still very small and will not grow substantially unless major investments are made by governments and, under the right conditions, private companies. Moreover it is not governments nor policy-makers who decides whether is profitable to put marginal land under cultivation and to crop non-food biofuel crops on it. Farmers are those making such decisions and they will not do it unless it is profitable. Current record-high agricultural commodity prices raise many doubts on the fact that farmers will shift from food to non-food crops without substantial government subsidies. An increase in subsidies to the agricultural sector, even just for energy crops, is unlikely to happen anytime soon because of the financial and economic crisis that hit many countries around the world and because of pressure by the WTO and other international organizations to reduce the degree of protection. In case it will be decided to keep subsidizing biofuels, new polices will have to be designed and implemented at world level, needing a very high degree of coordination between countries and flexibility, which is difficult to imagine can be reached in the short or even the medium term. An emblematic case, in this sense, is GHG emission accounting mechanisms that currently are based on life-cycle assessment analysis and that are often incomplete (i.e. limited to a single country or region) or unable to take all factors into account (i.e. indirect land-use changes). Research, in the next years, will have to focus on two main topics. On one hand second- and third-generation techniques for biofuel production will have to be refined and made economically (but also environmentally and socially) viable, possibly together with progressive reduction in the support in favor of first-generation biofuels. On the other hand, a better definition of the methodologies to assess the environmental, economic and social impacts of biofuel production will be crucial in order to correctly evaluate the sustainability of biofuel programs. In particular, the development of reliable methodologies to assess the environmental impact of biofuel production is very important since, in the future, subsidies could be calculated in a way to reward the production of biofuels able to provide (proved) positive externalities to the environment as well as increase social welfare.
Di biocarburanti si iniziò a parlare circa 40 anni fa, in concomitanza con la crisi petrolifera determinata dall’embargo da parte dei paesi OPEC. Il conseguente forte aumento del prezzo del petrolio stimolò infatti la ricerca nel campo delle forme di energia alternative. La produzione di biocarburanti è tuttavia decollata solo di recente, grazie all’azione combinata di molteplici fattori: elevate quotazioni del petrolio, necessità di contenere le emissioni di gas serra e la riduzione delle scorte di combustibili fossili; tutte cose che hanno indotto molti paesi a mettere a punto programmi volti allo sviluppo del settore dei biocarburanti. All’inizio degli anni 2000 i biocarburanti venivano considerati la soluzione ideale per risolvere i problemi dell’approvvigionamento energetico, della stabilità economica (stabilizzazione dei prezzi dell’energia, sviluppo rurale, creazione di posti di lavoro, aumento della domanda di materie prime agricole) e della protezione dell’ambiente (utilizzazione più efficiente dei rifiuti e riduzione delle emissioni di gas serra). Un impulso decisivo allo sviluppo delle politiche fu dato dalla stipula del Protocollo di Kyoto nel quale i paesi firmatari si impegnavano a ridurre le proprie emissioni di gas serra del 5% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2012. Al momento attuale i biocarburanti vengono in larga parte prodotti a partire da materie prime agricole, quindi le ripercussioni della loro produzione sul settore agricolo possono essere rilevanti. In tale àmbito appare chiara la forte responsabilità, in termini di effetti sui mercati agricoli mondiali, che hanno i paesi che più di tutti hanno sovvenzionato il settore: Stati Uniti, Brasile e Unione Europea. Tali paesi, tramite le loro politiche, hanno creato un nuovo mercato di sbocco per molte materie prime agricole, senza capire a fondo, a priori, le conseguenze di tale azione. Le principali motivazioni addotte dai decisori politici per giustificare le sovvenzioni al settore dei biocarburanti furono la necessità di ottemperare ai dettami del Protocollo di Kyoto, aumentare l’indipendenza energetica, creare nuovi posti di lavoro, migliorare il reddito degli agricoltori e stabilizzare i prezzi dell’energia. L’espansione del settore dei biofuel è avvenuta non solamente in maniera quantomeno controversa, senza coordinazione a livello internazionale, ma anche in un momento storico molto delicato. Gli ultimi venti anni sono stati infatti caratterizzati da un grande aumento della domanda mondiale di cibo, soprattutto a causa della forte crescita economica dei cosiddetti paesi emergenti: Cina, India, Brasile e paesi del Sud-Est asiatico. Il forte aumento della domanda si scontra contro un’offerta di materie prime agricole giocoforza rigida nel breve termine, cosa che genera forti aumenti di prezzo e della volatilità delle quotazioni (soprattutto a causa del forte ridimensionamento delle scorte). Negli ultimi anni gran parte dell’entusiasmo iniziale nei confronti dei biocarburanti è andato scemando. Per prima cosa l’espansione del settore dei combustibili “verdi” ha aumentato la domanda per molte materie prime agricole che, in un contesto contraddistinto da un forte aumento della domanda mondiale, ha generato un sensibile aumento dei prezzi alimentari, con ripercussioni particolarmente negative per le fasce più povere della popolazione, soprattutto nei paesi meno sviluppati. Anche l’effettiva efficacia dei biocarburanti nel ridurre le emissioni di gas serra è stata fortemente messa in dubbio. Le metodologie utilizzare per il conteggio delle emissioni non sono sempre accurate o di facile attuazione. L’intensivizzazione dei processi agricoli e i cambiamenti d’uso dei suoli, entrambi conseguenza dell’aumento della produzione agricola, sono due fattori che molto probabilmente hanno causato un aumento delle emissioni di gas serra invece che una diminuzione. Inoltre, le politiche a favore del settore delle energie rinnovabili sono state progettate e messe in pratica in maniera spesso unilaterale da parte dei vari paesi, senza quella coordinazione a livello internazionale che sarebbe stata essenziale a evitare le conseguenze negative sui mercati agricoli e sull’ambiente. La mia ricerca di dottorato analizza tutti gli aspetti del settore dei biocarburanti a livello mondiale con particolare attenzione a quelli della sostenibilità: economica, ambientale e sociale. La ricerca inizia con una descrizione delle varie tipologie di biocarburanti attualmente prodotti a livello mondiale e prosegue con una rassegna delle politiche a favore dei biocarburanti nei principali paesi. In séguito vengono analizzate le produzioni, i prezzi e il commercio internazionale di biocarburanti e delle materie prime dalle quali sono ottenuti. I principali paesi produttori di biocarburanti sono gli Stati Uniti, il Brasile e l’Unione Europea. Nei primi due viene prodotto principalmente etanolo (a partire dal mais negli Stati Uniti e dalla canna da zucchero in Brasile), mentre nell’Unione Europea è il biodiesel il biocarburante di riferimento (prodotto a partire da oli vegetali). Nel 2011, il 51,8% della produzione brasiliana di canna da zucchero e il 42,2% di quella statunitense di mais sono state usate per produrre etanolo. Le superfici necessarie, nei due paesi, per la coltivazione della materia prima per la produzione del biocarburante sono state pari a 4,2 e 15,5 milioni di ettari, che rappresentano l’1,5 e il 16% della superficie agricola totale dei due paesi. Nel 2021, ceteris paribus, la produzione di etanolo assorbirà circa il 61% della produzione brasiliana di canna da zucchero e il 57% di quella statunitense di mais. Sempre nel 2021, in Brasile, le superfici necessarie per coltivare canna da zucchero destinata la settore dell’etanolo raggiungeranno gli 8 milioni di ettari, pari a tutta l’area attualmente coltivata a canna da zucchero nel paese sudamericano. Negli Stati Uniti le superfici necessarie a coltivare il granturco per la produzione di etanolo cresceranno fino a sfiorare i 20 milioni di ettari, un’estensione pari al 53% dell’area attualmente investita a mais e al 20% della superficie agricola totale del 2011. Da questi dati è possibile osservare la forte differenza, in termini di impatto sulle produzioni agricole, tra la produzione di etanolo brasiliana (imperniata sulla canna da zucchero) e quella statunitense (basata sul mais). La produzione brasiliana e statunitense di etanolo, nel 2011, è stata rispettivamente di 22,9 e 52,8 milioni di metri cubi, implicando una “resa” in etanolo di 5,5 e 3,4 metri cubi a ettaro. Ciò significa che la produzione di etanolo a partire dalla canna da zucchero è più efficiente in termini di superfici necessarie alla coltivazione della materia prima. Tenendo in considerazione anche il biodiesel, in rapida espansione in entrambi i paesi (dove viene ottenuto a partire dall’olio di soia), l’incidenza percentuale delle superfici utilizzate per coltivare la materia prima per la produzione di biocarburanti (etanolo e biodiesel) cresce fino a raggiungere il 3% del totale della superficie agricola in Brasile e il 18,4% negli Stati Uniti. Tali percentuali sono destinate a raggiungere il 6,3 e il 23% entro il 2021. Nel 2011 l’Unione Europea ha impiegato 5,4 milioni di tonnellate di olio di colza (prodotto all’interno dell’Unione) e almeno 3,9 milioni di olio di palma (importato da Indonesia e Malesia) per produrre biodiesel. Le superfice necessaria, all’interno dell’UE, per la coltivazione della colza usata nel settore dei biocarburanti è stata di 5,2 milioni di ettari nel 2011, mentre quella impiegata per la produzione di olio di palma nei paesi terzi di almeno 1,3 milioni di ettari. Sempre nel 2011, il 5,2% della superficie agricola totale dell’Unione è stato utilizzato per la coltivazione di colza da destinare alla produzione di biocarburanti. Assumendo che la percentuale di olio di colza impiegata nel settore alimentare nell’Unione Europea rimarrà la stessa anche negli anni a venire, è possibile prevedere che, nel 2021, l’UE avrà bisogno di 6,6 milioni di tonnellate di olio di colza e di almeno 10 milioni di tonnellate di olio di palma (importato da paesi terzi) per raggiungere i suoi obiettivi di consumo in materia di biodiesel. Ciò implica che almeno 3,4 milioni di ettari di terreni, presumibilmente in Indonesia e Malesia, saranno necessari per produrre tutto l’olio di palma di cui il settore del biodiesel comunitario avrà bisogno. Il fulcro di questa tesi è l’analisi della sostenibilità della produzione di biocarburanti e le sue conseguenze sulla produzione di materie prime agricole. La sostenibilità dei biocarburanti viene esaminata attraverso una revisione della letteratura esistente sull’argomento, con particolare enfasi sugli effetti della forte espansione del settore dei carburanti “verdi” sull’ambiente, sulle emissioni di gas serra, i cambiamenti d’uso del suolo, la disponibilità idrica e le implicazioni per i paesi in via di sviluppo. In termini di sostenibilità, uno degli aspetti più importanti riguarda gli effetti del forte aumento della produzione di biofuel sulla produzione e sui prezzi delle materie prime agricole. Questa tesi, nella sua parte empirica, utilizza tecniche econometriche per misurare il livello di integrazione tra i mercati energetici e quelli agricoli nei principali paesi produttori. Viene inoltre anche stimata l’elasticità di trasmissione dei prezzi tra il mercato mondiale e quello comunitario nel caso delle principali materie prime agricole, prima e dopo l’ultima riforma della Politica agricola comune (Riforma Fischler). Negli Stati Uniti e in Brasile i prezzi agricoli e quelli dell’energia (petrolio ed etanolo) condividono il medesimo trend di lungo periodo, con l’influenza del prezzo del petrolio che è andata crescendo negli ultimi anni. Ciò implica che i decisori politici dovranno, in futuro, prestare grande attenzione agli effetti che le politiche energetiche hanno sui mercati agricoli e viceversa. In Europa non è stato possibile dimostrare la presenza di una relazione diretta tra prezzi agricoli e prezzo del petrolio, tuttavia è possibile affermare che i mercati agricoli europei subiscano le conseguenze delle politiche a favore dei biocarburanti di altri paesi, in particolare degli Stati Uniti, in maniera indiretta, cioè tramite l’effetto di tali politiche sui prezzi internazionali. Ciò che merge da questo lavoro è che i biocarburanti, nella situazione economica, politica e demografica attuale, sono, per molti aspetti, non sostenibili. Gli effetti collaterali della produzione di biofuel sono numerosi e spesso difficili da quantificare. Le soluzioni proposte dalla letteratura sono spesso utopiche o, seppur corrette dal punto di vista teorico, molto difficili da applicare. L’espansione del settore dei biocarburanti sta avendo effetti negativi sulla produzione e sui prezzi delle materie prime agricole, sulla biodiversità e sul benessere sociale, sia all’interno dei principali paesi produttori che all’esterno di essi. Il “peccato originale” è stato la mancanza di coordinazione iniziale tra le varie politiche, progettate e messe in pratica in maniera unilaterale dai vari paesi; una cosa alla quale, oggi, è molto difficile porre rimedio. I governi dovrebbero, come è stato recentemente raccomandato dalle Nazioni Unite, considerare la possibilità di modificare in maniera sostanziale i propri programmi di sviluppo del settore dei biocarburanti a causa soprattutto delle pesanti conseguenze che hanno sulla sicurezza alimentare nei paesi a basso reddito. Per questa ragione l’utilizzo dei biocarburanti come misura volta a stimolare lo sviluppo nei paesi poveri dovrebbe essere evitata. È altamente improbabile che i poveri nelle zone rurali traggano alcun beneficio dallo sviluppo del settore dei biocarburanti nei loro paesi poiché gran parte della terra è posseduta da grandi compagnie multinazionali o, in alcuni casi, da paesi terzi (land grabbing). Lo sviluppo del settore dei biocarburanti nei paesi in via di sviluppo contribuirebbe, dall’interno, a mantenere elevati i prezzi dei generi alimentari anche dove finora tale effetto, a causa del basso livello di trasmissione dei prezzi agricoli mondiali, è stato marginale. L’aumento dell’inflazione alimentare causato dalla produzione di biocarburanti avrebbe effetti negativi sia sui poveri delle aree urbane che sue quelli delle aree rurali poiché in molti casi i piccoli coltivatori, nei paesi in via di sviluppo, sono compratori netti di generi alimentari. Molti studi, anche da parte di organizzazioni governative internazionali, mettono in risalto il fatto che la produzione di biocarburanti possa diventare sostenibile solo attraverso lo sviluppo delle cosiddette tecnologie di seconda o terza generazione (cioè quelle che permettono l’uso di materia prima non-food per la produzione di biocarburanti) e l’uso di terreni degradati e marginali per la coltivazione delle materie prime. Tuttavia, tutto ciò è di difficile realizzazione. Attualmente i biocarburanti di seconda o terza generazione sono ancora in fase di sviluppo e la loro produzione non crescerà in maniera sostanziale se non tramite forti investimenti da parte dei vari governi e, in determinate circostanze, di investitori privati. Va ricordato che non sono i governi quelli che decidono se la coltivazione di materia prima per la produzione di biocarburanti in aree degradate o marginali sia economicamente conveniente: sono infatti i coltivatori quelli che prendono le decisioni ed essi non lo faranno se non vi troveranno alcun beneficio economico. L’attuale livello, molto elevato, dei prezzi agricoli pone seri dubbi sul fatto che i coltivatori siano disposti a passare dalla produzione di materie prime food a quelle non-food in assenza di forti incentivi pubblici in tal senso. Tuttavia, un aumento del livello di supporto all’agricoltura, anche solo nel caso delle colture energetiche, difficilmente avverrà nel breve termine, a causa soprattutto della crisi economica, che ha ristretto i budget di spesa di molti paesi, e le pressioni, in sede WTO, per una riduzione del livello di protezione dei mercati. Nel caso in cui si decida di mantenere gli aiuti di stato al settore dei biocarburanti, sarà necessario progettare e sviluppare nuove politiche, questa volta a livello sovranazionale, cosa che implicherebbe un elevato livello di coordinazione e di flessibilità tra i vari paesi, oltre che difficile da raggiungere nel breve o medio termine. Un caso emblematico, in tal senso, è rappresentato dalle metodologie di conteggio delle emissioni di gas serra che sono attualmente basate sull’analisi del ciclo di vita e che sono molto spesso incomplete (limitate, ad esempio, a determinati paesi o regioni) o ancora non in grado di considerare il ruolo di tutti i fattori (es. cambiamenti indiretti d’uso del suolo). La ricerca, negli anni a venire, dovrà focalizzarsi su due argomenti principali. Da una parte, le tecniche di produzione dei biocarburanti di seconda e terza generazione dovranno essere raffinate, rese economicamente convenienti e sostenibili dal punto di vista sociale e ambientale. Possibilmente ciò dovrà avvenire di pari passo con la progressiva riduzione del livello di supporto ai biocarburanti di prima generazione. Dall’altra parte, sarà necessario definire meglio le metodologie di quantificazione dell’impatto dei biocarburanti in termini ambientali, economici e sociali, in modo da determinare con certezza la loro sostenibilità e da consentire lo sviluppo di politiche più appropriate. In particolare, la messa a punto di metodologie affidabili per la valutazione dell’impatto dei vari biocarburanti è molto importante poiché, in futuro, le sovvenzioni potrebbero essere calcolate in maniera tale da premiare la produzione di quei biocarburanti in grado di fornire esternalità positive per l’ambiente e il benessere sociale.
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Grabowski, Gabriel. "Financiamento da educação profissional no Brasil : contradições e desafios." reponame:Biblioteca Digital de Teses e Dissertações da UFRGS, 2010. http://hdl.handle.net/10183/27074.

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Questa tesi si trova nella linea di ricerca Lavoro, Movimenti Sociali e Istruzione ed ha il concetto che l'istruzione è un bene pubblico, un diritto soggettivo individuale ed un diritto oggettivo sociale, riaffermando che si tratta di una politica pubblica di competenza dello Stato, strategica e indispensabile per un progetto di nazione libera e sovrana. Questo studio tratta, nel campo della formazione delle politiche pubbliche di istruzione, del finanziamento dell’istruzione professionale in Brasile: sue contraddizioni e sfide*, da una analisi della configurazione dello Stato brasiliano, del finanziamento del'istruzione nel paese, della scelta di molti programmi di istruzione professionale a scapito di politiche globali, prendendo il programma nazionale di espansione della educazione professionale (PROEP) e il Programma Nazionale de Inclusione dei Giovani: Istruzione, Qualificazione e Azione Comunitaria (PROJOVEM) come casi di studio. È una ricerca per capire come il modello adottato dallo Stato brasiliano in materia di istruzione professionale è, volutamente, strutturato e orientato a servire gli interessi del settore privato, che opera e torna egemonica la fornitura di questo modelo nel paese. In questo senso, si segnalano le modalità in cui lo Stato fornisce fondi del governo allo scopo di sviluppare investimenti diversificati, sia per mezzo di trasferimenti diretti, di programmi, o di trasferimenti indiretti attraverso esenzione fiscale e previdenziale, o anche di finanziamento e qualificazione della forza lavoro per per l’investimento e/o dell’implementazione della formazione tecnica e professionale per gli interessi del mercato. Gli studi sono stati condotti da un punto di vista e approccio teorico marxisti, prendendo la dialettica come metodo di articolazione categoriale che procede attraverso l'elevazione dall’astratto al concreto, dal meno complesso al più complesso. Il materialismo storico, a sua volta, ha guidato lo studio della realtà e del finanziamento dell'educazione come totalità contraddittorie.
A presente tese situa-se na linha de pesquisa Trabalho, Movimentos Sociais e Educação e concebe que a educação é um bem público, um direito subjetivo individual e um direito objetivo social, reafirmando que é uma política pública de responsabilidade do Estado, estratégica e imprescindível para um projeto de nação livre e soberana. Este estudo aborda, no campo das políticas públicas educacionais, o Financiamento da Educação Profissional no Brasil: suas contradições e desafios*, a partir de uma análise da configuração do Estado brasileiro, do financiamento da educação no país, da opção por diversos programas de educação profissional em detrimento de uma política pública global, tomando o Programa Nacional de Expansão da Educação Profissional (PROEP) e o Programa Nacional de Inclusão de Jovens: Educação, Qualificação e Ação Comunitária (PROJOVEM) como estudos de caso. A investigação está direcionada visando compreender como o modelo adotado pelo Estado brasileiro na educação profissional está, propositadamente, estruturado e voltado, para atender os interesses do setor privado que atua e hegemoniza a oferta desta modalidade no país. As formas que o Estado disponibiliza fundos públicos a serviço da reprodução do capital é diversificada, ora através repasses diretos por meio de programas, ora através de repasses indiretos por meio de isenções fiscais e previdenciárias, ou mesmo financiando e qualificando a força de trabalho para o capital e/ou instrumentalizando a formação técnico-profissional aos interesses do mercado. Os estudos da tese foram realizados a partir de uma perspectiva e abordagem teórica marxista, tomando a dialética como um método de articulação categorial que procede mediante a elevação do abstrato ao concreto, do menos complexo ao mais complexo. Já o materialismo histórico orientou o estudo da realidade e do financiamento da educação como totalidades contraditórias.
This thesis is inserted in the research field Work, Social Movements and Education, and believes that Education is a public property, an individual subjective right and an objective social right, as well, reaffirming that Education is a public policy on the State responsibility, strategical and indispensable to any project by any free and sovereign nation. This study comprehends, in the public educational Field, the Professional Education Financing in Brazil: its contradictions and challenges*, from an analysis of a configuration of the Brazilian State, of the financing of Brazilian Education, and of the option by several professional educational programs, with the detriment of a global public policy, getting the National Program to increase the Professional Educational (PROEP), and the National Program for Youth Inclusion: Education, Qualification and Communitarian Action (PROJOVEM) as case studies. The investigation aims to understand how the model adopted by the Brazilian State in the Professional Education is, intentionally, structured and directed to attend the private sector's interests, which acts and predominates this modality offered in this country. In this sense, it is important to highlight that the ways that the State offers public funds for the capital reprodution are diversified, one time through direct passes, by programs, and in other times through indirect passes, by providential and exemption of taxes, as well as financing and qualifying the workforce to the capital or to instrumentalising the professional technical formation for the market interests. The studies were done from a Marxist approach, getting the dialectic as method of categorical articulation, which proceeds by means of the elevation from the abstract to the concrete, from the less to the most complex one. The historical materialism, by its means, oriented the study and the reality of the educational financing as contradictory totalities.
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FLORIDI, FEDERICA. "Metodi e strumenti per la valutazione di politiche complesse: il caso delle politiche di social housing." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1249426.

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Come possono essere valutate le politiche pubbliche e sociali complesse? A partire da tale domanda il presente lavoro ha indagato le problematiche legate alla ricerca valutativa e alle tante difficoltà di tipo teorico e metodologico per identificare risposte efficaci. Attraverso l’esempio delle politiche di social housing, che possono essere considerate uno degli accessi privilegiati alla tematica della valutazione delle politiche complesse, si è voluta superare la concezione della valutazione di una politica intesa come somma delle valutazioni dei singoli interventi o progetti che la compongono o che ad essa si richiamano. Una tale concezione rischierebbe, infatti, di non rendere conto delle interazioni che si producono tra i differenti elementi (o dimensioni), ma anche dei differenti interventi o progetti, di una politica. Inoltre, si rischierebbe di non prendere in considerazione gli effetti indiretti, i risultati inattesi o le dinamiche che si generano in ogni azione, tanto più in quelle legate all’implementazione di una politica complessa. L’esempio delle politiche di social housing ha permesso non solo di applicare la riflessione a un esempio di politica caratterizzata da un elevato grado di complessità, quale quella abitativa, ma ha reso possibile la valorizzazione di un dibattito che, negli ultimi anni, ha riguardato proprio la necessità di superare la concezione di una politica pubblica, quale quella del social housing, come azione prettamente lineare. Le politiche di social housing, infatti, sono state caratterizzate negli ultimi due decenni da una forte “complessificazione” che è consistita nel passaggio da una visione fondata esclusivamente sugli aspetti urbanistico-immobiliari – secondo la “logica del mattone e cemento” – a una visione centrata sull’integrazione tra aspetti urbanistici e aspetti economico-sociali tesa alla promozione dello sviluppo locale e territoriale. Al livello della ricerca valutativa, tale rivoluzione logica ed epistemologica, ha significato la necessità di prendere in considerazione non solo e non tanto gli elementi ex-post meramente quantitativi, come il numero di alloggi sociali costruiti, ma piuttosto la qualità del processo di elaborazione e di implementazione della politica stessa dove una molteplicità di famiglie di attori si interrogano sui suoi effetti sociali, economici e culturali e su quanto tali effetti abbiano contribuito allo sviluppo del contesto locale e territoriale. Tale nuova prospettiva, che tiene in debito conto, sia la complessità del tema dell’abitare attraverso le tante dimensioni che entrano in gioco, sia dei nuovi attori che sono emersi nella scena pubblica, ha posto una serie di interrogativi su come condurre un esercizio valutativo e su come capitalizzare l’esperienza maturata nei differenti contesti nazionali in Europa. Tale passaggio, per certi versi fondamentale, ha dovuto raccogliere una duplice sfida, se da una parte è stato necessario affrontare lo statuto della complessità, definita come multisettorialità, dall’altra è stato necessario cogliere la differenza tra la valutazione di una politica e quella dei più circoscritti progetti o interventi. La strategia della ricerca ha fatto ricorso a una pluralità di strumenti, alcuni già largamente in uso e altri ancora poco utilizzati nelle scienze sociali e nella ricerca valutativa, in particolare di quella italiana, come la systematic review e la metanalisi. Tali strumenti hanno permesso di cogliere aspetti diversi di uno stesso fenomeno e informazioni di varia natura che non potrebbero essere utilizzati analizzando un singolo studio o intervento o anche analizzando più studi singolarmente poiché, in tali casi, mancherebbe il momento fondamentale della sintesi. Le nuove tecniche, infatti, hanno permesso non solo di recuperare risultati provenienti da tipi diversi di azioni e interventi che fanno parte della più generale politica abitativa, ma ha anche permesso di recuperare le diverse dimensioni dell’housing che, nel presente caso, vanno a costituire la complessità del fenomeno seppur in forma schematizzata. Naturalmente, sia la systematic review che la metanalisi da sole possono avere una limitata efficacia se non sono accompagnate e integrate da altri strumenti, come anche la ricostruzione del contesto (internazionale e nazionale) in tutti i suoi differenti aspetti. In effetti, l’integrazione strategica di fonti, dati e tecniche diverse adottati dal presente lavoro, ha garantito che il percorso fosse più proficuo ai fini dello studio di politiche complesse rispetto all’adozione di un approccio basato rigidamente e aprioristicamente su “schieramenti” di tecniche quantitative o qualitative. Nel presente caso, il ricorso e la combinazione di diverse tecniche di ricerca (come analisi documentale, della letteratura, ricostruzione del contesto, interviste, modelli di regressione, ecc., ma anche all’interno della stessa metanalisi in cui sono state integrate una metanalisi narrativa e una meta-regressione) si è rivelato un ingrediente fondamentale per districarsi tra le molteplici sfaccettature di una politica complessa come quella di housing. La ricerca è stata scandita da un percorso volto a fornire risposte a una domanda principale attraverso cinque sotto-domande. Dall’analisi condotta emergono una serie di risultati interessanti, sia sul versante dell’adozione di nuovi strumenti e tecniche per la valutazione delle politiche complesse, sia sugli effetti delle politiche di edilizia sociale in Europa. In particolare, l’analisi del contesto europeo ha messo in luce alcune dinamiche che contribuiscono a ostacolare lo sviluppo del settore dell’housing. Da una parte, va rilevato il disimpegno dell’attore pubblico e la conseguente riduzione nella costruzione di nuovi alloggi sociali, oltre al manifestarsi di problemi legati alla manutenzione di quelli esistenti; dall’altra, va registrato un considerevole aumento dei prezzi delle abitazioni a fronte di redditi familiari che non seguono la stessa tendenza. Tale divario contribuisce all’emergere di un nuovo fenomeno al livello europeo: l’ampliamento di quella che è stata denominata “l’area grigia” del fabbisogno abitativo, ovvero famiglie o individui che, per la propria situazione reddituale, non riescono né ad accedere al mercato privato immobiliare, né a rientrare nelle graduatorie degli aventi diritto all’alloggio sociale. Per quanto riguarda i risultati riferiti alla revisione sistematica e alla meta-regressione permettono la formulazione di alcune considerazioni legate rispettivamente alla carenza di studi italiani che rientrano nei criteri di inclusione della systematic review, all’inclusione degli studi dell’area grigia della letteratura e alla relazione tra tipo di politica e gli impatti registrati dagli studi. Per quanto riguarda la prima considerazione, l’analisi condotta ne presente lavoro sui dati di monitoraggio di un programma del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) ha permesso di iniziare a colmare quella carenza di studi italiani. In merito alla seconda considerazione, la ricerca ha messo in evidenza la rilevanza, e soprattutto la necessità, di includere gli studi provenienti dall’area grigia della letteratura che ha contribuito a ridurre la distorsione contenuta negli studi pubblicati. In quanto alla terza considerazione, il tipo di politica considerato influenza fortemente l’impatto che gli studi rilevano, così come il tipo di indicatore. Ai fini della produzione di risultati affidabili e non affetti da diverse forme di distorsione (bias), dunque, risulta decisiva l’inclusione dei diversi tipi di politica implementati e dei diversi indicatori delle dimensioni del disagio abitativo. Al livello bivariato i modelli di meta-regressione impiegati hanno anche messo in evidenza, dal punto di vista del policy making, quali politiche sembrano funzionare maggiormente e quali indicatori sono associati ad un maggiore impatto in base agli studi inclusi. Nello specifico, le politiche di edilizia sociale agevolata hanno un impatto maggiore e positivo, seguite dalle politiche di edilizia convenzionata. Le politiche di edilizia sovvenzionata e l’assenza di politica, invece, hanno un impatto negativo significativo. Inoltre, tutte le politiche considerate insieme hanno un impatto negativo significativo, probabilmente ascrivibile all’effetto delle politiche di edilizia sociale sovvenzionata. Gli indicatori di dimensione territoriale e fisica rilevano gli impatti positivi più alti, che vengono registrati anche per la dimensione economica e quella di impatto sul mercato, mentre la dimensione legale rileva impatti negativi. Secondo i risultati dei modelli multivariati di meta-regressione si hanno, invece, risultati diversi. Le politiche di edilizia agevolata e sovvenzionata, infatti, riportano degli impatti positivi (soprattutto le politiche di sovvenzionata) che dunque incidono nella riduzione del disagio abitativo. Le politiche di edilizia convenzionata, invece, hanno un impatto negativo e dunque il disagio abitativo tende ad aumentare. Infine, considerando tutte insieme le diverse politiche abitative è possibile osservare un impatto positivo che favorisce la riduzione del disagio abitativo, con valori che si allineano a quelli dell’impatto delle politiche di edilizia agevolata. Per quanto riguarda gli indicatori, quelli di dimensione fisica, sociale, territoriale e legale testimoniano un impatto positivo delle politiche abitative e dunque una riduzione del disagio abitativo, in particolar modo per la dimensione territoriale, seguita da quella legale, dalla dimensione fisica e, per ultima, la dimensione sociale. Al contrario, gli indicatori di dimensione economica e di mercato rilevano impatti negativi e dunque un aumento delle condizioni di disagio abitativo per tali dimensioni, soprattutto per quanto riguarda gli indicatori di impatto sul mercato. Inoltre, altri risultati interessanti sono stati apportati dall’analisi dei dati di monitoraggio del programma di recupero e razionalizzazione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica in Italia che ha fatto emergere come il programma del MIT non abbia finora raggiunto gli obiettivi dichiarati con una percentuale di allocazione di alloggi del 35%, seppure con notevoli differenze a livello regionale. Tale analisi costituisce una valutazione (meramente quantitativa e in termini di risultati dichiarati/risultati raggiunti) ex post soltanto per una parte degli oltre 5600 interventi previsti dal programma; per un’altra parte, seppure minoritaria, rappresenta un passaggio in itinere poiché la fase di attuazione terminerà nel 2024.
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DE, VITA LUISA. "Per una valutazione delle politiche di genere: il confronto tra le regioni italiane." Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/11573/424364.

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CICCARELLI, Santo. "Lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile nella politica energetica della Regione siciliana. Un’analisi secondo l’approccio valutativo." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/10447/103205.

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PELLEGRINO, PIERA. "Zone Franche Urbane e le agevolazioni alle imprese della legge n.266/1997. Il “passaggio” necessario da politiche settoriali a politiche integrate per contrastare il degrado urbano." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/11573/917618.

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A partire dagli anni Novanta si è registrata una crescente attenzione verso le politiche di sviluppo urbano, favorita principalmente dall’affermarsi di politiche europee e nazionali. Tali politiche considerano le città sia oggetti particolarmente esposti a problemi di esclusione sociale, disoccupazione, degrado urbano, sia soggetti che assumono un ruolo strategico per il cambiamento e la crescita economica. I grandi cambiamenti sociali, culturali, economici e politici, che si sono verificati nel corso degli ultimi decenni, hanno contribuito in modo sostanziale, all’interno del dibattito scientifico contemporaneo, a portare al centro dell’attenzione, la questione della “dimensione urbana”. All’interno di questo quadro, la presente ricerca analizza le politiche settoriali di sviluppo dell’imprenditorialità istituite in Italia per risolvere problematiche di degrado urbano in ambiti ben definiti, nello specifico: le agevolazioni previste dall’art.14 della Legge n.266/1997, cosiddetta "legge Bersani", e il dispositivo fiscale delle Zone Franche Urbane istituito dalla Legge finanziaria del 2007. Entrambe le leggi pongono l’attenzione sul rapporto tra sviluppo economico e questioni urbane, rovesciando il tradizionale approccio top-down delle politiche settoriali imprenditoriali e si propongono di mettere in coerenza le diverse politiche di finanziamento e i programmi di riqualificazione urbana, al fine di massimizzare gli effetti su specifiche aree degradate. L’obiettivo generale della ricerca qui esposta è di fornire un’interpretazione in chiave urbana delle politiche di sviluppo imprenditoriale istituite dallo Stato italiano negli ultimi vent’anni. La ricerca, inoltre, persegue diversi obiettivi specifici. Il primo obiettivo specifico è finalizzato a contribuire con elementi di conoscenza teorica ed empirica all’ambito problematico della rivitalizzazione e la riqualificazione di specifiche aree caratterizzate dal degrado urbano mediante politiche di sviluppo imprenditoriale. Il secondo, con l’ausilio dei casi di studio selezionati, è relativo alla comprensione di come tali politiche, che per definizione forniscono risposte di tipo settoriale, possano affrontare la complessa tematica del degrado urbano, riuscendo ad assumere un carattere multidimensionale ed integrato. Il terzo consiste nell’individuazione di fattori di successo ed insuccesso per la definizione di una proposta di orientamenti da fornire alle Amministrazioni comunali per l’eventuale implementazione futura di questa tipologia di politiche. Infine, il quarto è finalizzato a capire il ruolo e le caratteristiche che deve avere il momento della valutazione nelle politiche di sviluppo all’imprenditorialità affinché sia di supporto alle decisioni e possa migliorare l’efficacia delle politica in contesti di degrado urbano.
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Traina, Donatella. "POLITICHE E METODI DI VALUTAZIONE E PREVENZIONE DEGLI IMPATTI AMBIENTALI VERSO UNA PRODUZIONE ED UN CONSUMO SOSTENIBILI." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10447/94761.

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SAPIENZA, Francesca. "Valutazione degli effetti della legge di riordino del Servizio Sanitario Regionale siciliano su efficienza e appropriatezza delle prestazioni ospedaliere." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/10447/101812.

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Анотація:
La Legge Regionale n. 5 del 14 aprile 2009 segna un punto di svolta nel processo di riforme che ha interessato il Servizio Sanitario della Regione Siciliana, introducendo, tra l’altro, interventi mirati alla razionalizzazione della rete ospedaliera. Obiettivo del presente lavoro è valutare gli effetti della riforma sulla produzione dei servizi ospedalieri in termini di efficienza e di appropriatezza. L’ipotesi da verificare è se il mutamento del quadro normativo, entro il quale si sono trovati ad operare gli ospedali pubblici e privati accreditati, ha reso possibile il raggiungimento degli obiettivi prestabiliti di efficienza, di riduzione degli sprechi nell’utilizzo delle risorse e migliorato le performance generali della produzione ospedaliera. La valutazione degli effetti della riforma è stata affrontata, in maniera innovativa, implementando il metodo di misurazione dell’efficienza tecnica della Data Envlopment Analysis (DEA) con l’analisi della congestione, mettendo in relazione gli output desiderati (ricoveri appropriati) con gli output indesiderati (ricoveri inappropriati) per misurare l’impatto della produzione inappropriata sull’efficienza. Lo studio ha messo a confronto le performance dei 125 ospedali analizzati dell’anno 2008 (ante riforma) con quelle del 2010 (post riforma). Il lavoro porta a risultati interessanti sia dal punto di vista metodologico sia dal punto di vista del merito. Dal primo punto di vista il modello ha consentito di superare le criticità del sistema DEA applicato all’ambito della produzione ospedaliera che spesso nel passato ha condotto a risultati discutibili, non sotto il profilo metodologico, ma sotto il profilo delle scelte di politica sanitaria consequenziali. La scelta di massimizzare la funzione di produzione, fermo restando gli input, avrebbe indotto il decisore politico ad incrementare le prestazioni sanitarie erogate che senza un controllo del livello di qualità delle stesse avrebbe potuto produrre l’aumento di output inappropriato (indesiderato) indiscriminatamente. Il modello proposto pur massimizzando l’output, dati gli input, attraverso l’analisi della congestione introduce il controllo sulla qualità dell’output e perviene mediante la regressione Tobit all’indentificazione delle determinanti dell’inefficienza e dell’inappropriatezza. Sotto il profilo del merito il presente lavoro fa emergere ulteriori elementi da fornire al decisore pubblico per rendere più efficace l’attuazione dell’indirizzo politico insito nella L.R. 5/2009. Partendo dall’analisi degli effetti dell’implementazione della nuova policy nel Sistema Sanitario della Regione Siciliana si perviene alla definizione di ulteriori passi da compiere per la piena attuazione della stessa politica e si propongono nuovi strumenti di gestione della governance. I risultati ottenuti mostrano che nel periodo esaminato le innovazioni introdotte dalla riforma hanno raggiunto l’obiettivo di contenimento della produzione sanitaria e di razionamento della domanda, ma rimangono forti criticità sul piano dell’efficienza nell’uso delle risorse. Siamo in presenza di un piano degli interventi non ancora completato e di un sistema di incentivi finalizzato ad orientare i comportamenti dei produttori a tutt’oggi poco efficace.
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