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Ania, Gillian. "Leonardo Sciascia: Una storia vernmente semplice." Italian Culture 15, no. 1 (January 1997): 325–34. http://dx.doi.org/10.1179/itc.1997.15.1.325.

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Mortara, Ariela. "La pubblicitŕ č ancora l'anima del commercio? Vecchie e nuove strategie per vendere i prodotti." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 116 (April 2010): 45–52. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116005.

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Анотація:
Questo saggio ripercorre le tappe evolutive della comunicazione pubblicitaria soffermandosi sull'evoluzione delle teorie che sono state applicate alla pubblicitŕ per comprenderne il funzionamento. Dopo una breve introduzione sulla storia della pubblicitŕ, vengono tratteggiate le fasi che hanno portato all'attuale scenario in cui la pubblicitŕ, da semplice supporto alle vendite, č diventata un fenomeno complesso e multiforme.
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Cortiana, Fiorello. "Conoscenza e partecipazione al tempo di Internet." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 3 (September 2011): 29–37. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-003004.

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Анотація:
Internet sta cambiando - in parte ha giŕ cambiato - i confini della conoscenza, il sistema delle relazioni, la politica. Lungi dall'essere un semplice supporto informativo che succede al telegrafo, al telefono, alla radio, al televisore, al calcolatore elettronico, esso realizza una estensione delle relazioni sociali con una potenzialitŕ di elaborazione mai conosciuta prima nella storia dell'umanitŕ, uno spazio pubblico illimitato, un bene pubblico decisivo all'interno dei processi che la comunitŕ umana sta vivendo in questo passaggio di millennio. Anche se non mancano i tentativi di controllarlo...
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Braović Plavša, Mira, and Nina Sirković. "I tratti storici e culturali del mediterraneo nel fumetto Favola di Venezia di Hugo Pratt." Hum, no. 25 (February 4, 2022): 67–86. http://dx.doi.org/10.47960/2303-7431.25.2021.67.

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Анотація:
Il fumetto Favola di Venezia è una storia apparentemente semplice sull' avventura di Corto Maltese alla ricerca di uno smeraldo perduto da qualche parte in questa bellissima città. Tuttavia, da un' analisi dei simboli e delle personalità sia nei disegni che nella parte testuale del fumetto si può dedurre che si tratta, di fatto, della storia del Mediterraneo come uno spazio in cui diverse culture, non solo geograficamente ma anche culturalmente, sono state legate da secoli. Essendo sempre in contatto, si mescolano e cambiano, si influenzano a vicenda, ma riescono comunque a mantenere la loro autenticità. Sebbene facciano parte del patrimonio culturale dell' intero Mediterraneo, i simboli, le leggende e le persone citati in questo fumetto sono associati principalmente a Venezia, in modo che, con una sola passeggiata per la città, il lettore possa facilmente immaginare la storia dell' intero territorio del Mediterraneo. Nell`articolo si cerca di provare che la lettura di questa opera non può essere passiva perché Pratt chiede dal lettore di esplorare attivamente simboli, personaggi ed eventi menzionati in Favola. Parole chiave: civiltà; Favola di Venezia; Hugo Pratt; leggende; Mediterraneo; simboli
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ARCHINARD, MARGARIDA. "LES CADRANS SOLAIRES RECTILIGNES." Nuncius 3, no. 2 (1988): 149–81. http://dx.doi.org/10.1163/182539178x00358.

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Анотація:
Abstract<title> RIASSUNTO </title>Gli orologi solari rettilinei, sia quelli per fasce di latitudini particolari che quelli universali, derivano da una concezione assai complessa, nonostante oggi sia abbastanza semplice verificarne la validità astronomica grazie alla trigonometria sferica.Eppure, il processo intellettuale che, all'epoca, portò alla loro creazione fu certamente di natura geometrica.Sistematicamente trascurato negli antichi trattati di gnomonica, tale processo viene qui ricostituito, partendo dal menaeus di Vitruvio, che sta alla base della struttura geometrica di tali meridiane.Abbiamo altresì esaminato tutte le fonti storiche, attualmente conosciute, per cercare di scoprire l'origine degli orologi solari rettilinei e di tracciarne la storia.
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Marini, Alessandro. "Sciascia on screen, tra pamphlet e thriller. Due riletture postume: 'Porte aperte' e 'Una storia semplice'." Incontri. Rivista europea di studi italiani 27, no. 2 (December 31, 2012): 23. http://dx.doi.org/10.18352/incontri.8288.

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Tagliagambe, Silvano. "Il Metaverso come ambiente e risorsa." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 37 (September 2022): 28–42. http://dx.doi.org/10.3280/eds2022-037003.

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Анотація:
Il concetto di Metaverso è introdotto come antidoto a un pensare per modelli. Una definizione accettabile di Metaverso è la seguente: "una rete massicciamente scalata e interoperabile di mondi virtuali 3D renderizzati in tempo reale, che possono essere sperimentati in modo sincrono e persistente da un numero effettivamente illimitato di utenti, e con continuità di dati, come identità, storia, diritti, oggetti, comunicazioni e pagamenti". La definizione proposta sottolinea il Metaverso come uno spazio di interazione, capace di far convergere e la dimensione fisica e quella virtuale: parlare nel caso del Metaverso di "gemelli" ha il significato non di una semplice rappresentazione/simulazione, come nel caso dei modelli, ma di un flusso bidirezionale di dati, capace di generare una relazione non trascurabile tra le due dimensioni. Nel Metaverso, differentemente da ciò che avviene in qualunque modello, non solo si vive, ma si è posti di fronte a un "gemello digitale", capace di condensare tutti gli aspetti e tutte le pieghe della personalità. Se è vero che la vita non ha bisogno di perfezione, secondo l'insegnamento di Jung, ma di completezza, completezza significa sapersi osservare e vedere anche il proprio lato oscuro, la propria ombra. Nel Metaverso l'Io è nudo: questa circostanza può indurre più facilmente a riflettere sulla realtà della propria ombra e del rapporto con essa.
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Colombo, Alessandro. "ORDINE E MUTAMENTO NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 27, no. 2 (August 1997): 373–401. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024862.

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Анотація:
IntroduzioneSe è vero che i silenzi e le omissioni di una disciplina dicono, a volte, più di quanto dicano le sue parole, la riflessione post-bellica delle relazioni internazionali ha meno da dire sul mutamento internazionale di quanto questo abbia da dire sulle relazioni internazionali.Quando si tireranno le somme della storia della politica internazionale del nostro secolo, infatti, essa apparirà come una successione di mutamenti colossali: dalla fine degli imperi asburgico, ottomano e germanico all'indomani della prima guerra mondiale, a quella degli imperi coloniali dopo la seconda, fino a quella dell'impero russo-sovietico che ha chiuso anche simbolicamente il Novecento. Tanto più sorprendente, quindi, è il fatto che di questi processi non sia rimasta quasi traccia nell'analisi scientifica della politica internazionale. Con alcune lodevoli eccezioni, fino alla fine degli anni settanta la gran parte dell'analisi della politica internazionale si concentrò su elementi statici, quando non finì per essere pura e semplice teoria del bipolarismo. Diversi elementi giocarono a favore di questa scelta (Gilpin 1989, 4-6): la priorità, consueta nelle scienze sociali, dell'analisi statica rispetto all'analisi dinamica (Schumpeter 1979), resa ancora più pervasiva dal successo della teoria dei sistemi; il progressivo declino di quella che K.J. Holsti definì la «grande teoria» (Holsti 1971), cioè dei tentativi di costruire una teoria generale delle relazioni internazionali; la contraddizione tra i colossali mutamenti che avvenivano nel Terzo Mondo e la matrice euro-occidentale della disciplina; la mancanza, soprattutto, di una «domanda» di teorie del mutamento, annullata anch'essa nel «lungo presente» del confronto bipolare.
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Dall'Olmo, Christian, Roberto Gallo, and Nereo Zamperetti. "Il Comitato di Etica per la Pratica Clinica dell’Aulss 8 Berica di Vicenza e la Legge 219/2017: storia di un impegno informativo e formativo. La nascita dello spazio di Consulenza Etica per le DAT." Medicina e Morale 70, no. 2 (July 26, 2021): 167–82. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2021.935.

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Il Comitato Etico per la Pratica Clinica (CEPC) dell’Aulss N. 8 Berica di Vicenza si fatto promotore nei due anni che hanno seguito la pubblicazione della Legge 219/2017, di una intensa attivit di formazione e informazione sulle importanti novit da essa introdotte. In particolare stato redatto un testo, pubblicato sul sito aziendale, avente l’obiettivo da un lato di spiegare ai non addetti ai lavori il senso e lo scopo della legge, dall’altro di fornire una indicazione semplice e concreta del percorso da fare per redigere una Disposizione Anticipata di Trattamento (DAT) e cos registrarla in via ufficiale. Molte altre attivit formative, rivolte in alcuni casi ai professionisti sanitari, in altri alla cittadinanza in generale, sono seguite alla pubblicazione del documento. Una iniziativa particolarmente innovativa stata la creazione di uno spazio di Consulenza Etica per le DAT, uno sportello di ascolto dove un componente del CEPC, un professionista sanitario in possesso di una laurea in filosofia e di un master in consulenza etica, per una mattina al mese si rende disponibile a fornire informazioni sulle DAT, ad aiutare nella redazione di una nuova DAT oppure a leggere e analizzare una DAT gi predisposta. Un piccolo gruppo di lavoro del CEPC, allo scopo di rispondere alla richiesta di un gran numero di utenti di uno strumento che potesse aiutarli a redigere una DAT, ha elaborato e sottoposto all’approvazione del Comitato un documento intitolato “Guida per preparare e personalizzare una Disposizione Anticipata di Trattamento”, pubblicato anch’esso sul sito aziendale.
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Jardilino Maciel, Antonio Frank. "Uno sguardo sulla questione della temporalità." Perspectivas 4, no. 2 (March 23, 2020): 23–51. http://dx.doi.org/10.20873/rpv4n2-58.

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Nel contesto scientifico la plasticità e l’epigenesi sono divenuti due dei concetti più pregnanti del nostro tempo. Il primo, dislocato dal suo ambito originario, cioè l’estetica, continua a rivelare il suo potenziale filosofico, scientifico ed epistemologico. Nel pensiero di Catherine Malabou, la plasticità ha subito una vera e propria metamorfosi concettuale – dalla plasticità della temporalità alla plasticità cerebrale –, riferendosi alla capacità di ricevere e dare una forma. Allo stesso tempo, la “bomba al plastico” è una sostanza che provoca violentissime deflagrazioni. Nel primo caso, la plasticità ha una valenza positiva, venendo concepita come una sorta di lavoro “scultoreo” in senso biologico. La plasticità struttura l’identità, costituisce la sua storia, la temporalità e l’avvenire di una soggettività vivente. Nel secondo, la plasticità è una pura negazione. Nessuno pensa alla “plasticità cerebrale” come il lavoro radicale del negativo all’opera nelle lesioni cerebrali, nella deformazione o nella rottura delle connessioni neuronali, nelle sofferenze psichiche, nelle strutturazioni che avvengono nel vivente, nei traumi vari, nelle catastrofi naturali e politiche, nelle malattie neurodegenerative. Nella sua evoluzione teorica la plasticità verrà articolata in stretta relazione con lo sviluppo neuronale. La neuroplasticità, come concetto scientifico, ci consente di stabilire un ancoraggio biologico alla questione della formazione e decostruzione della soggettività e della temporalità. In questo senso, la plasticità non è il semplice riflesso del mondo, ma è frutto di un’istanza biologica conflittuale che rivela la forma di un altro mondo possibile. Da un lato, l’elaborazione di un pensiero dialettico in ambito neuronale, inteso come sviluppo neuroplastico, ci permette di uscire dalla stretta alternativa tra riduzionismo e antiriduzionismo, la quale è sempre rappresento il limite teorico della filosofia occidentale degli ultimi anni. Dall'altro, è possibile assumere il carattere trascendentale del pensiero totalmente connessa alla sua materialità. La nozione di epigenesi, in questo caso, si afferma come una “nuova forma di trascendentale”. Come figura biologica l’epigenesi si pone come condizione di possibilità della conoscenza e della razionalità rivelando, pertanto, la sua caratteristica a priori. Per mezzo delle nozioni di plasticità ed epigenesi il tempo può essere indagato in stretta connessione con la vita, con lo sviluppo organico del vivente, oltre che a permetterci una nuova visione della soggettività.
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Gieniusz, Andrzej. "Nadzieja dla niewinnie cierpiącego stworzenia (Rz 8,19-22)." Verbum Vitae 9 (January 14, 2006): 71–104. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1402.

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Il testo di Rm 8,19-22 appartiene all'argomento che mira alla difesa della tesi dell'Apostolo che le attuali sofferenze non contrastano con la gloria che dovra essere rivelata nei credenti (cf. Rm 8,18). Una tale difesa va fino al versetto 30 e il nostro brano ne fa la prima parte. Dopo aver ascoltato questi versetti, cosa possono pensare gli uditori di Paolo dell' affermazione che le sofferenze del tempo presente non minacciano la loro gloria futura?Con l'esempio della creazione l'Apostolo ha sfidato con successo il principio della retribuzione e ha dimostrato che tale principio non puo essere usato in modo indiscriminato come una chiave di interpretazione per ogni tipo di sofferenza: non sempre la sofferenza e una punizione. Soffrire non significa necessariamente essere colpevoli, ed e cosi gia dall'inizio della storia del mondo. Dopo aver letto questi versetti, la sofferenza rimane misteriosa come sempre, ma almeno non e indice di colpa e dunque non e un motivo per essere senza speranza. Al contrario, essa, in quanto immeritata, da il diritto di attendere un futuro migliore e, in un certo senso, ne e una garanzia.La conclusione che gli ascoltatori/lettori di Paolo sono ora in grado di raggiungere - e sono invitati a farlo - e la seguente: se la creazione innocente continua a soffrire fino ad ora e tuttavia, nonostan te tale sofferenza, ha garantita in futuro la liberazione da Dio, non c'e motivo per credere che nel tempo della giustificazione la loro sofferenza dovra esser vista come indizio della loro colpevolezza e come punizione di Dio. Il semplice fatto che soffriamo non deve significare che la nostra giustificazione e eo ipso messa a repentaglio. Di conseguenza, non c'e neppure motivo per pensare che tale sofferenza dovrebbe spogliarci della gloria che deve essere rivelata. Al contrario, come nella creazione cosl nel nostro caso, questo tipo di sofferenza non puo che gridare verso la gloria futura. Sofferenza dei credenti, quindi, non e una minaccia ma piuttosto una garanzia della loro gloria futura, perche l'agire di Dio puo essere al di la di ogni umana comprensione, ma mai arbitrario o capriccioso. ,,Lui, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato. in sacrificio per noi tutti, com e non ci dara in dono insieme a lui tutte le cose?" (Rm 8,32).
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Isse, Renan. "La lettura come attività pedagogica: l’uso della favola come strumento da trasmettere valori." Revista Italiano UERJ 12, no. 2 (July 13, 2022): 15. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2021.67582.

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ABSTRACT: Il presente articolo si propone a presentare una riflessione sulla funzione sociale della letteratura per i giovani e per i bambini e anche un punto di vista specifico di questo tipo di testo come strumento che serve alle indicazioni pedagogiche di trasmissione di valori e rinforzo di paradigme. Privilegiamo il genere favola, poiché è un genere classico indicato ai bambini a causa degli elementi costitutivi e di promuovere un senso moralizzante alla fine della lettura. Inoltre, indichiamo che i messaggi trasmessi attraverso il testo letterario infantile, e sopratutto la morale, richiedono che il lettore sia capace di articolare i suoi livelli di conoscenza per finalmente dare senso al testo letto, ossia, che il lettore supere la lettura semplice. Per illustrare l’argomento, ricerchiamo la favola Le avventure di Pinocchio: storia di un burattino seguendo alcuni riflesione sulla letteratura infantile in quanto riguarda al suo uso come strumento il cui scopo sarà lo sviluppo della competenza lettora dei lettori. Valuteremo, pertanto, l’importanza delle pratiche di lettura per raggiungere questo obbiettivo.Parole chiave: Letteratura infantile. Favola. Pinocchio. Pratiche di lettura. Scolarizzazione. RESUMO: O presente artigo busca propor uma reflexão sobre a função social da Literatura Infantojuvenil, bem como apresentar uma visão específica desse tipo de texto enquanto instrumento que serve aos propósitos pedagógicos de transmissão de valores e reforço de paradigmas. Privilegiamos o gênero fábula, por se tratar de um gênero clássico indicado às crianças devido aos elementos constituintes e de promover um sentido moralizante ao fim da leitura. Além disso, indicamos que as mensagens transmitidas pelo texto literário infantil, e sobretudo a moral, precisam que o leitor seja capaz de articular todos os seus níveis de conhecimento para enfim dar sentido ao texto lido, ou seja, que o leitor supere a leitura simples. Para ilustrar a argumentação, analisamos a fábula Le aventure di Pinocchio: storia di un burattino à luz de algumas reflexões sobre a literatura infantil, no que diz respeito ao seu uso como instrumento cujo objetivo será o desenvolvimento da competência leitora dos leitores. Valorizaremos, portanto, a importância das práticas de leitura para esse objetivo.Palavras-chave: Literatura infantil. Fábula. Pinocchio. Práticas de leitura. Escolarização. ABSTRACT: The following article proposes a reflection on the social role of children literature, as well as presenting a specific point of view of this kind of text as an instrument that follows the pedagogic indication of conveying values and reinforcing paradigms. We privilege the genre fable since it is a classic genre recommended to children because of its constitutive elements and because it proposes a moral sense at the end of the reading. Besides, we indicate that the messages conveyed through the literary text, mainly its moral, need the reader to be able to articulate all their levels of previous knowledge so they could finally create a new meaning to the text, that is, the reader needs to overcome the simple reading. To illustrate the arguments, we analyse the fable Le avventure di Pinocchio: storia di un burattino following a few readings on children literature, when it comes to its use as an instrument whose purpose is developing readers’ reading competence. We will accept, therefore, the importance of reading practices towards this goal.Key words: Children literature. Fable. Pinocchio. Reading practices. Schooling.
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Andreoli, A., L. Simonetti, C. Sturiale, R. Agati, and M. Leonardi. "Malformazioni artero-venose del sistema nervoso centrale." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 1 (February 2002): 55–67. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500106.

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Il trattamento delle malformazioni artero-venose (MAV) cerebrali dispone oggi di 3 opzioni terapeutiche: la microchirurgia, l'embolizzazione, la radiochirurgia. Esiste inoltre la possibilità di combinare fra di loro questi vari trattamenti. La scelta della strategia di trattamento preferibile non è sempre semplice, deve essere personalizzata caso per caso e si basa sull'integrazione di dati clinici, epidemiologici e neuroradiologici. Gli esami diagnostici, neuroradiologici e non, che possono entrare in gioco nello studio delle MAV sono numerosi: TC e/o angio-TC, RM, angio-RMN ed RM “funzionale” (RM-f) di attivazione, studio angiografico, ed altri eventuali esami funzionali quali la PET, i potenziali evocati (pazienti pediatrici in anestesia generale o MAV rolandiche); il transcranial doppler. La scelta delle tecniche varia in funzione delle informazioni che si desidera ottenere. Se l'impostazione terapeutica è essenzialmente chirurgica tradizionale e si basa sull'identificazione del “grading” di una MAV secondo la classificazione di Spetzler e Martin, sono sufficienti i dati deducibili da TC/angioTC o da RM/angio-RM. Sono noti, tuttavia i limiti di questo approccio, che tra l'altro è scarsamente utile per la valutazione del rischio del trattamento endovascolare o radiochirurgico Per tali motivi è più opportuno approfondire lo studio angioarchitettonico e fisiopatologico della MAV con l'esame angiografico selettivo e superselettivo. Nel valutare lo studio angiografico è importante sempre analizzare tutte le sue componenti: afferenti arteriosi, nidus, drenaggi venosi. Al termine di tale iter diagnostico avremo tutti gli elementi fisiopatologici che ci consentono di decidere il trattamento più adeguato: chirurgia; radiochirurgia, trattamenti endovascolari; varie associazioni, trattamento conservativo. In conclusione, esistono pazienti in cui ciascuna delle tre metodiche sarebbe di per sé efficace: in questi casi è da preferire la chirurgia in quanto anatomicamente risolutiva. Esistono pazienti in cui le caratteristiche cliniche e le indagini strumentali orientano verso l'utilizzazione di una sola metodica, chirurgia o radiochirurgia oppure embolizzazione. In altri pazienti il trattamento combinato di due o più metodiche in successione appare il più razionale per ottenere il miglior risultato possibile. Esistono infine alcuni pazienti in cui il rischio di qualsiasi tipo di trattamento è maggiore rispetto al rischio legato alla storia naturale, in cui ancora oggi il trattamento conservativo appare la scelta più ragionevole.
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Collotti, Enzo. "L'Archivio di Ringelblum: una storia per il futuro." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 262 (October 2011): 51–63. http://dx.doi.org/10.3280/ic2011-262003.

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L'autore, sulla scorta del volume di Samuel D. Kassow (), affronta criticamente sia la biografia politico-intellettuale di Emmanuel Ringelblum - eminente storico dell'ebraismo polacco e principale cronista della distruzione del ghetto di Varsavia - sia la sua opera di costruzione dell'Archivio segreto del ghetto. Distaccatosi dalla storiografia tradizionale ebraica per riconoscersi nei principi e nel metodo del materialismo storico, Ringelblum aveva messo a punto un metodo di elaborazione della storia ebraica fondato non piů sui testi religiosi ma sulla raccolta piů ampia possibile di documenti e di testimonianze della vita quotidiana. Coniugando al mestiere di storico una provata attitudine di organizzatore, egli si servě del canale dell'Aleynhilf, importante societŕ di mutuo soccorso attiva nel ghetto di Varsavia, per creare l'Archivio. Allo scopo reclutň un nucleo di collaboratori altamente qualificati per raccogliere non semplici testimonianze ma veri e propri studi monografici legati all'esperienza del ghetto, e costituire cosě un corpo di opere destinate a creare i fondamenti culturali di una nuova piattaforma dell'ebraismo polacco. Presto perň il gruppo ebbe invece la percezione di essere sul punto di scrivere l'ultimo capitolo della storia degli ebrei polacchi: attuň cosě il primo interramento di parte del materiale dell'Archivio nell'agosto 1942, seguito da un altro nel febbraio 1943. Si ha notizia di un terzo interramento di cui perň non fu mai trovata traccia.
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Pasquino, Gianfranco. "Il Modello Westminster." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 32, no. 3 (December 2002): 553–67. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200030409.

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L'espressione «Modello Westminster» è stata variamente utilizzata negli anni ruggenti delle (non)riforme istituzionali in Italia. La quantità e la qualità delle imprecisioni nelle caratteristiche attribuite ad un modello inevitabilmente quasi ignoto in Italia sono state e rimangono notevoli. Al di là della semplice manipolazione politica, le imprecisioni non possono stupire. Da un lato, infatti, non esiste praticamente nessuno studio recente in italiano dedicato al sistema politico della Gran Bretagna (fa ottima eccezione la ricerca di Massari (1994)), mentre, al contrario, sono moltissime le analisi e le ricerche opera degli studiosi inglesi e americani (nessuna delle quali tradotte in italiano). Dall'altro, il sistema politico inglese viene considerato poco interessante, poco problematico e, fra alti e bassi, poco comparabile con gli altri sistemi politici né, tanto meno, con quello italiano. Ricorrendo ad un'espressione spesso utilizzata in Spagna per spiegare i conflitti, le tensioni e la confusione della politica prima del ritorno alla democrazia: «non siamo inglesi». Qualcuno potrebbe credere che esista un solo sistema politico «eccezionale», per la sua storia, per la sua cultura politica, per la sua società multietnica, per le sue istituzioni, vale a dire gli Stati Uniti d'America. Invece, a ben guardare, se un sistema politico merita la qualifica di eccezionale, cioè che fa eccezione rispetto, ad esempio, alle democrazie parlamentari, che nella sua configurazione specifica non si ritrova da nessun'altra parte che, di conseguenza, è difficilmente comparabile e ancor più difficilmente imitabile, è proprio il sistema politico della Gran Bretagna. Ciascuna delle componenti del sistema politico inglese (legge elettorale, sistema bipartitico, strutturazione del parlamento, governo del Primo ministro) può trovarsi, singolarmente presa e considerata, in qualche altro sistema politico, in particolare, nei sistemi politici che chiamerò della diaspora anglosassone: Australia, Canada, Nuova Zelanda. Nessuno di questi sistemi presenta, però, quel complesso di interazioni che caratterizza il sistema politico inglese e che è, in buona sostanza, unico. D'altronde, a riprova di quanto ho appena sostenuto, nessuno dei volumi in esame, scritti da eminenti specialisti, che pure conoscono molto bene anche altri sistemi politici, si affida ad una comparazione per spiegare né la dinamica delle istituzioni, in particolare, il governo del Primo Ministro, e dell'elettorato inglese, né il ruolo mutevole del Parlamento e dei parlamentari (anche se Russell (2000) va proprio alla ricerca di insegnamenti comparati per capire in quale direzione e con quali modalità debba essere riformata la Camera dei Lords). Cionostante, ciascuno di questi libri è, comunque, di per sé molto interessante e molto istruttivo non soltanto per le analisi specifiche che contiene, ma anche perché consente di riflettere in generale sulla trasformazione della politica, sulla sua situazione attuale in Gran Bretagna e sul suo futuro con riferimento sia al modello Westminster sia, nonostante le reali e profonde differenze, alle altre democrazie parlamentari.
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Turi, Gabriele. "Le culture della destra." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 260 (February 2011): 392–403. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-260002.

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Della cultura di destra č stato sottolineato l'aspetto mediatico, ma il berlusconismo č un fenomeno piů profondo, capace di influenzare ampi strati del ceto medio: un'ideologia eclettica che amalgama le tradizioni di Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega nord, fondendo insieme populismo, individualismo esasperato, revisionismo storico, uso strumentale e identitario della religione. Nell'ultimo ventennio le forze di destra hanno occupato lo spazio lasciato vuoto dalle sinistre, indebolite negli anni ottanta dall'offensiva culturale del riformismo craxiano: una volta al governo sono state capaci di costruire gli strumenti di una propria egemonia culturale, riviste e fondazioni portatrici di messaggi semplici ed efficaci: libertŕ intesa come liberismo e diffidenza per lo Stato, lotta al relativismo culturale, rilettura revisionistica della storia che tende a equiparare fascismo e antifascismo in nome di una "pacificazione nazionale". La Rivoluzione francese č considerata la fonte di tutti i mali della modernitŕ, il Risorgimento un premeditato attacco alla religione cattolica; la triade "Dio, Patria, Famiglia" č coniugata ieri come oggi a sottolineare l'identitŕ di un paese timoroso degli immigrati e delle loro culture. Si č cosě formato uno schieramento culturale teo-con che appare oggi tanto forte da far ritenere che nella societŕ italiana il berlusconismo possa sopravvivere a lungo a Berlusconi.
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Mahmood, Bahaa Najem. "Narrativa in viaggio e incontro con Boccaccio." Al-Adab Journal 1, no. 132 (March 15, 2020): 1–18. http://dx.doi.org/10.31973/aj.v1i132.600.

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L’articolo focalizza l’attenzione sul concetto dell’incontro tra le letterature mondiali, soprattutto la narrativa. Gli esempi che portiamo tendono a dare una visione storica su come il genere narrativo fece il suo viaggio lungo i millenni, partendo dai semplici antichi concetti orientali per arrivare al suo traguardo all’epoca di Giovanni Boccaccio, in Italia, e ripartire nuovamente come vera e propria arte tra le più note partecipanti alla comparsa del Rinascimento europeo. The article focuses the attention on the concept of meeting among world literatures, especially the Narrative. The examples we take tend to give us a historical look at how the narrative genre made its way through the millennia, starting from the simple ancient concepts to reach its goal at the time of Giovanni Boccaccio in Italy, and to resume again as true Art even among the important participants in the appearance of the European Renaissance
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Lanzalaco, Luca. "LA FORMAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI IMPRENDITORIALI IN EUROPA OCCIDENTALE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no. 1 (April 1989): 63–89. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017494.

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IntroduzioneLa progressiva attenzione della scienza politica per le tematiche organizzative sembra essere una tendenza incontrovertibile. Gli attori politici collettivi sono visti sempre meno come delle «scatole nere», dei semplici canali di trasmissione di domande e interessi, e si sottolinea, invece, sempre più come essi siano delleorganizzazioni complessela cui condotta è regolata da meccanismi ed imperativispecificiedautonomie come, di conseguenza, l'individuazione di queste dinamiche organizzative contribuisca in modo determinante alla comprensione del funzionamento del sistema politico nel suo complesso. La configurazione di una organizzazione politicanonè un fatto meramente «tecnico» o «ingegneristico», e men che meno «formale», ma determina l'autonomia e la discrezionalità di cui gode il gruppo dirigente nel ridefinire gli interessi dei gruppi sociali rappresentati e nel «guidare» lamembershipverso determinate mete collettive. Una delle acquisizioni più rilevanti che sono state fatte in questo campo di indagine è che per spiegare le caratteristiche strutturali di una organizzazione politica occorre risalire al modo in cui essa è nata, si è formata e si è consolidata. Il concetto distruttura, infatti, appartiene ad una classe di concetti utilizzati nelle scienze sociali — i cosiddettitime oriented concepts— che assumono significato solo in un orizzonte temporalediacronico(Rosenthal 1978). Ciò che si percepisce come «strutturale» al tempo T sono modelli di comportamento e interazioni sociali che sono perdurati e si sono stabilizzati al tempo T-1, T-2, T-3, … T-n, e che per questo motivo diventano elementicostitutividi quella relazione sociale. Quella che potremmo chiamare lafallacy of synchronic reductionismporta a «fotografare» una organizzazione in un dato momento e a considerare tutti i suoi caratteri strutturali in un orizzonteatemporale.Invece, le proprietà strutturali di una organizzazione sono il risultato di scelte organizzative e di processi di adattamento che si sono verificati inmomenti e fasi differentidella vita dell'organizzazione e i cui risultati si sono poi «congelati», «sedimentati», «stratificati» nel tempo. Una semplice analisi del contesto ambientale in cui opera un'organizzazione, come suggerisce l'approcciocontingency, non è sufficiente in quanto organizzazioni con «storie»differentipotranno daredifferentirisposte, in termini di proprietà organizzative, agliidenticiimperativi posti in un dato momento dallo stesso ambiente. Per spiegare le proprietà strutturali di una organizzazione politica occorre quindi integrare opportunamente l'analisistrutturale-morfologica, basata sull'ipotesi che le organizzazioni tendano ad adattarsi razionalmente alla struttura del loro ambiente, con l'analisistorico-genetica, in base alla quale la razionalità degli attori organizzativi è vincolata dalle loro esperienze passate, dallastoriadell'organizzazione e, in particolare, dal modo in cui l'organizzazione stessa è nata e si è formata. L'approccio genetico ha trovato ampie applicazioni nello studio di vari tipi di organizzazioni politiche: i partiti, i sindacati dei lavoratori, i gruppi di interesse, i movimenti collettivi, le organizzazioni terroristiche. Con questo articolo mi propongo di estendere l'utilizzazione, e di dimostrare l'utilità, di questo approccio anche per quanto riguarda l'analisi di un tipo particolare di organizzazioni politiche, che solo recentemente sono diventate oggetto di studio, cioè leassociazioni imprenditoriali.In particolare, mi occuperò dellepeak associations, cioè delle confederazioni nazionali intersettoriali, come la confindustria e le sue omologhe in altre nazioni. Nella prossima sezione traccerò una tipologia dellepeak associationssulla base del loro «modello originario», cioè del modo in cui sono nate, e del loro grado di istituzionalizzazione; nella seconda sezione verificherò la validità di questa tipologia attraverso l'analisi storico-comparata: illustrerò un «modello a dicotomie successive», costruito alla luce dell'evidenza empirica disponibile, per l'analisi dei processi di formazione delle associazioni imprenditoriali, mettendo in evidenza come a diversi processi di formazione siano corrisposti differenti «modelli originari». Nelle sezioni finali, infine, esaminerò i fattori esplicativi che hanno determinato il prevalere di uno o dell'altro dei vari processi di formazione.
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Wronka, Stanisław. "Jan Paweł II – człowiek dobry." Ruch Biblijny i Liturgiczny 58, no. 2 (June 30, 2005): 85. http://dx.doi.org/10.21906/rbl.586.

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L’andare di Giovanni Paolo II alla casa del Padre ha toccato profondamente tutti, credenti e non credenti. Il modo in cui il Papa viveva i suoi ultimi giorni, segnati dalla sofferenza, la sua pasqua dalla morte alla vita in Dio, ha confermato definitivamente la sua grandezza. Agli occhi del mondo è sfavillata la sua bella umanità e allo stesso tempo si è aperto unenorme e doloroso vuoto. La vicenda dell’uomo rassomiglia a quella di un albero: si può valutarne bene la grandezza, salute e posto nel paesaggio solo quando è abbattuto.L’umanità del Santo Padre era tutta tessuta dei valori massimi di verità, libertà, amore... Il Papa li realizzava con radicalismo e coraggio che però sapeva unire alla mitezza e rispetto verso gli altri. Questa difficile sintesi testimonia il suo genio morale. Il fondamento dell’umanità di Giovanni Paolo II era la fede in Dio che rafforza le naturali capacità dell’uomo e permette di unire tutti gli elementi della realtà umana, inclusa la sofferenza e morte, in un armonioso insieme. Il legame con Dio non lo separava dagli uomini, ma lo apriva ancor di più a loro. Infatti, accanto a lui si radunavano sia giovani che adulti ed egli li univa sulla base dei valori che riconosceva. Col passare del tempo, la comunità attorno a lui aumentava, nel giorno del suo funerale abbracciava pressoché tutto il mondo. Ciò dimostra la giustezza dell’antropologia evangelica alla cui luce costruiva tutta la sua vita.I mezzi con cui il Santo Padre foggiava la sua umanità erano semplici, ma esigenti. La fonte della forza e della luce costituiva per lui soprattutto una fervida e costante preghiera, frequente partecipazione ai sacramenti e sistematica meditazione sulla Parola di Dio. A queste pratiche religiose univa un solido studio delle diverse materie: letteratura, filosofia, teologia. Con passione perseguiva la verità, voleva raggiungere l’essenza delle cose e fenomeni, trattava le questioni del tempo, confrontava i risultati delle sue riflessioni con le opinioni degli scienziati, artisti, politici. La luce della fede unita alla sapienza umana lo faceva un profeta dei nostri tempi che vedeva più lontano e più profondamente e influiva in modo efficace sul corso della storia. Poteva operare così molto grazie alla sua enorme laboriosità, sfruttamento di ogni istante e fedeltà nel poco.In verità per il Papa niente era di poco valore, egli scorgeva in tutto la straordinarietà, dappertutto scopriva con meraviglia le tracce della bellezza, sapienza e amore di Dio – nell’uomo, negli eventi, nella natura. Voleva rispondere a questo amore anche con amore con il quale abbracciava Dio, uomini e ogni creatura. L’amore faceva sì che non si sentisse mai annoiato né stanco e che esercitasse così forte influsso sugli altri. La gente si affezionava a lui, ricambiando il suo amore paterno e cercava di tramandarlo oltre, tentando perfino di riconciliarsi con i nemici. Infatti, è difficile resistere al potere dell’autentico amore!Di Giovanni XXIII si diceva: „Papa buono”, invece di Giovanni Paolo II si dice in modo più principale: „uomo buono”, poiché in lui si è manifestata nella misura rarissima la stessa umanità, la sua forma piena. Essere buono vuol dire essere vicino a Dio che come unico è veramente buono e fonte del bene. Dunque l’uomo buono è anche santo e grande. Tale era Giovanni Paolo II, perché cercava sempre di stare vicino a Dio, seguendo Cristo e la sua Madre. In questo cammino lo aiutavano la tradizione e la cultura polacca che nelle loro espressioni più alte sono fino in fondo evangeliche.
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Redaelli, Arianna. "PER UN’INTERPRETAZIONE COMUNICATIVA DELLA PUNTEGGIATURA NELLE GRAMMATICHE FRANCESI DEL SECOLO XVIII: ESEMPI DI LETTURA MANZONIANA." Italiano LinguaDue 13, no. 2 (January 26, 2022): 573–88. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/17149.

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L’articolo intende fornire una breve disamina delle riflessioni riservate alla punteggiatura da parte di alcune tra le principali grammatiche del Settecento francese, allo scopo di segnalarne la modernità, la profondità d’analisi e l’influenza che esercitarono sulla sintassi moderna, non solo d’oltralpe. Una prima sezione è destinata a osservare come, di fronte alla storia recente dell’interpunzione, i grammatici illuministi si scostino sensibilmente dalle tendenze imperanti in Italia. Essi, infatti, non riservano all’argomento spazio esiguo e liminare, né si limitano a fornire semplici regole d’uso oscillanti tra un’interpretazione pausativa e un’interpretazione sintattica dei segni, e non di rado ridotte a vaghezze sul libero arbitrio degli scriventi. Al contrario, propongono osservazioni ampie e acute, poco o per nulla connesse alla mera prassi (dunque scarsamente fruibili a livello didattico), e perlopiù relate al problematico rapporto tra oralità e scrittura, ai cambiamenti verificatisi nel tempo entro il sistema scrittorio e ai fondamenti logici e semantici che presiedono all’organizzazione del discorso, cui la punteggiatura prende attivamente parte. Si procede poi con l’osservazione diretta di alcuni scritti, in particolare dei notevoli esempi forniti dalle opere di Claude Buffier, dell’abate Girard e di Nicolas Beauzée. Pur nella difformità delle trattazioni, tali grammatici condividono un approccio ragionativo al problema, che prende avvio da un’analisi minuziosa del testo e che offre altresì i presupposti per un fertile dialogo tra indirizzi interpretativi talora divergenti. Le loro proposte giungono, tra Settecento e Ottocento, anche in Italia, al punto che uno scrittore quale il Manzoni dei Promessi Sposi sembra venirne influenzato. Di qui, una casistica che lo dimostri. Si pensi, ad esempio, all’impiego della virgola tra soggetto e predicato – che i grammatici italiani teorizzano solo a partire dal Novecento, con il Malagòli – quando il primo sia espanso o da tematizzare; e all’uso del corsivo – ancora considerato, in ambiente peninsulare, appannaggio del tipografo – per segnalare la citazione, nel testo, di un altro testo scritto: riflessioni riscontrabili, almeno sino a Ottocento inoltrato, nella sola grammatica del Beauzée. Qualche considerazione conclusiva, infine, inserisce questi lavori nel complesso degli studi sull’interpunzione e chiarisce il legame sussistente tra essi e il testo manzoniano, anche in relazione alla diffusione del paradigma comunicativo-testuale nel panorama grammaticografico italiano. A communicative interpretation of punctuation in the French grammar books of the XVIII century: manzonian examples The article provides a brief examination of the reflections on punctuation in some of the main eighteenth century French grammar books, in order to point out their modernity, depth of their analysis and the influence they exerted on modern syntax, not only in France. The first section observes how, in the face of the recent history of punctuation, the grammarians of the Enlightenment deviated considerably from the prevailing trends in Italy. In fact, they dedicated ample space to the subject, going beyond providing simple rules for use that oscillated between a pausative interpretation and a syntactic interpretation of the signs, which not infrequently were reduced to vagueness regarding the free will of the writers. The ample and acute observations, barely connected to mere practice (therefore scarcely usable at a didactic level), were mostly related to the problematic relationship between orality and writing, changes that occurred over time within the writing system and to the logical and semantic foundations that presided over the organization of discourse, where punctuation took an active part. We then proceed with the direct observation of some writings, in particular remarkable examples provided by the works of Claude Buffier, Abbot Girard and Nicolas Beauzée. Despite the differences in their treatments, these grammarians shared a reasoned approach to the problem, which began with a detailed analysis of the text and which also offered the basis for a fertile dialogue between interpretative, sometimes divergent, approaches. Between the eighteenth and nineteenth centuries, their proposals reached Italy, where Manzoni, in Promessi Sposi, seemed to have been influenced by them. Hence, a series of cases demonstrate this. Think, for example, of the use of the comma between subject and predicate – that Italian grammarians theorized only from the twentieth century with Malagòli – when the first was expanded or thematized; or the use of italics – still considered, in a peninsular environment, the prerogative of the typographer – to signal a citation, in the text, of another written text: reflections that can be found, at least until the late nineteenth century, only in the grammar book by Beauzée. Finally, a few concluding considerations place these works within studies on punctuation and clarify the link between them and Manzoni’s text, also in relation to the diffusion of the communicative-textual paradigm in the Italian grammatical panorama.
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Przełucka, Patrycja. "Sul «fantastico» italiano: tra la lessicografia e la storia di letteratura." Toruńskie Studia Polsko-Włoskie, December 17, 2020, 227–38. http://dx.doi.org/10.12775/tsp-w.2020.015.

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La riflessione sul fantastico nella letteratura è nata nella cultura europea durante il Romanticismo. La nascita del termine, il processo della formazione delle varie accezioni del suo significato e gli inizi del dibattito attorno al tema del fantastico prendono forma proprio in quell’epoca.L’argomento del fantastico nella letteratura è stato discusso in modo approfondito sia dagli scrittori stessi che dai critici letterari in quasi tutti i paesi occidentali. Per questo motivo, qualsiasi nuovo studio sul tema può suscitare il sospetto di rielaborare le idee già esistenti. Però, il semplice fatto che dai primi commenti su Hoffmann fino ad oggi siano state scritte tante opere contrassegnate con il marchio del fantastico così diverse tra di loro rende legittima la necessità di una definizione dettagliata e minuziosa fornita con somma diligenza e scrupolosità. Pertanto, lo scopo di quest’articolo è di affrontare una questione a cui non è stata data una risposta adeguata nelle ricerche precedenti in questo campo di studio, cioè l’analisi profonda degli inizi del fantastico. Però si intendono qui non gli inizi letterari, poiché quelli sono già stati descritti in modo dettagliato nella letteratura critica, ma le origini linguistiche ed il principio cognitivo da cui deriva il lemma fantastico. Pertanto, per colmare questo gap di ricerca, prenderò libertà di occuparmi al primo posto della definizione lessicografica fornita dai dizionari moderni, poi traccerò le trasformazioni storiche del significato di fantastico nella lingua italiana fin dalle origini dell’italiano come lingua nazionale.
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Sartori, Andrea. "Sguardo di madre – Ordine simbolico, colpa e liberazione in "Una bambina e basta" di Lia Levi." altrelettere, November 19, 2014. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-24.

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Il libro di Lia Levi preso in esame si presta a essere letto sia come un documento riguardante la persecuzione degli ebrei in Italia, sia come la testimonianza d’una infanzia negata, in cui la giovanissima protagonista è alla ricerca di sé, in un mondo intriso di retorica maschilista. Il contributo analizza innanzitutto il dispositivo colpevolizzante approntato dall’ordine simbolico dell’antisemitismo, e pone in evidenza come il suo meccanismo sia analogo a quello all’opera nell’ideologia del dominio di genere. Desumendo dalla riflessione di Adriano Cavarero la categoria dello 'sguardo', il saggio ne segue lo sviluppo nella storia di Lia Levi, dapprima soffermandosi sul rapporto della bambina con il mondo adulto, quindi sul rapporto senza infingimenti – ma sempre teso tra percezione della colpa e liberazione – con la madre. Si delineano così alcuni luoghi simbolici in cui la bambina ritaglia uno spazio di appartenenza a sé sottratto alla storia, alla violenza voluta dall’uomo. Quel che riesce a far fronte a un mondo orribile, d’altra parte, non è il 'diritto' escogitato dall’ordine simbolico maschile, del padre, ma l’ostinazione dello sguardo materno a cui la bambina è esposta sin dalla nascita, nella sua fragile creaturalità e carnalità. Sono centrali, a questo punto dell’esame del testo di Levi, non solo le riflessioni di Cavarero ispirate da Hannah Arendt, ma anche quelle di Theodor. W. Adorno e Jacques Derrida. Proprio il riconoscimento conferito da uno sguardo femminile che salva dal dominio e dalla violenza è ciò che in conclusione restituisce alla bambina di Lia Levi una vita senza attributi, degna d’essere vissuta per il semplice fatto d’essere stata generata da una madre.
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Carrasco de Paula, Ignacio, and Maria Addolorata Mangione. "Confronto tra l’ontologia dimensionale di V.E. Frankl e il volume della persona di E. Mounier: una riflessione antropologica e metodologica." Medicina e Morale 54, no. 6 (December 30, 2005). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2005.373.

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Nel centenario della nascita sia dello psichiatra viennese V.E. Frankl, che del filosofo E. Mounier, si è pensato di compiere un confronto tra le proposte antropologiche dei due Autori, che hanno vissuto in maniera parallela gli anni tragici del Novecento, esponendosi entrambi per la fede nei propri ideali e pagando in prima persona, offrendo con la testimonianza della propria vita un grande insegnamento. Entrambi hanno lasciato una traccia importante nella storia del pensiero, pur non essendo dei filosofi nel senso tradizionale: l’uno psichiatra, l’altro filosofo sì, ma al di fuori di accademie. Gli studi antropologici elaborati da entrambi mirano ad approfondire le dimensioni della persona, senza cadere in riduttive descrizioni in senso deterministico, senza operare frammentazioni né divisioni, ma facendo emergere l’integrità della persona umana, attraverso il riconoscimento della sua apertura alla spiritualità e alla trascendenza. Si è messo in luce il ricorso ad una metodologia che ha radici antiche: utilizzare delle metafore di natura geometrica, per esprimere delle similitudini efficaci e, nel nostro caso, adatte ad esprimere l’unità della persona, irriducibile ad una semplice somma di parti. L’auspicio è che la commemorazione di anniversari importanti si accompagni alla ripresa del pensiero di Autori che hanno ancora molto da dire, soprattutto quando l’attualità registra forme pericolose di negazione della dignità umana. ---------- Abstract not available in english language.
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Ferrari, Emanuele. "IL POTERE DEL SOGNO: MUSICA E STRUTTURA NEL FILM EYES WIDE SHUT DI." Pensamiento palabra y obra, no. 1 (September 25, 2008). http://dx.doi.org/10.17227/ppo.num1-41.

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Resumen: En la película Eyes Wide Shut (traducida al español como Ojos bien cerrados) la tendencia no narrativa y antisicológica de la cinematografía de Kubrick alcanza su máxima expresión. No obstante la apariencia, la película no cuenta una historia o un proceso en marcha, ni siquiera se ocupa del interior de los personajes. Al contrario, el tema explorado por Kubrick es el enigma de lo visible, la sobreabundancia del sentido que emana de las imágenes. Luces, colores ambientes y fisonomías crean un mundo lleno de sentido, pero indescifrable. La realidad, luminosa y brillante para el ojo, resulta opaca e impenetrable a la razón. En este cuadro la música es un elemento fundamental que aumenta significativamente la complejidad del conjunto. El artículo examina algunas de las sofisticadas estrategias con las cuales Kubrick relaciona sonidos e imágenes según una concepción altamente evolucionada que excluye el puro y simple acompañamiento musical a las imágenes. Si lo visible es de por sí rico en sentido, lo audible no lo es menos y la interacción entre estas dos dimensiones conlleva a la enseñanza de la paradoja. Música e imagenes proceden según un juego de desfases y de contradicciones que multiplican los indicios con los cuales la realidad se vuelve legible, hasta sumergirla en una total ambigüedad. Los personajes -y espectadores- se encuentran tan perdidos en un laberinto de sentido que hipnotiza y fascina sin jamás revelar su propio secreto.Abstract: In Eyes Wide Shut la tendenza non narrativa e antipsicologica del cinema di Kubrick raggiunge un apice. Nonostante l’apparenza, il film non racconta una storia o un processo in divenire, né si occupa dell’interioritá dei personaggi. Al contrario, il tema esplorato da Kubrick è l’enigma del visibile, la sovrabbondanza del senso che promana dalle immagini. Luci, colori, ambienti e fisionomie creano un mondo pieno di senso, ma indecifrabile. La realtá, luminosa e brillante per l’occhio, risulta opaca e impenetrabile alla ragione. In questo quadro la musica è un elemento fondamentale che accresce significativamente la complessitá dell’insieme. L’articolo esamina alcune delle sofisticate strategie con cui Kubrick mette in relazione suoni e immagini secondo una concezione altamente evoluta che esclude il puro e semplice commento musicale alle immagini. Se il visibile è di per sé ricco di senso, l’udibile non lo è meno, e l’interazione fra queste due dimensioni avviene all’insegna del paradosso. Musica e immagini procedono secondo un gioco di sfasamenti e di contraddizioni che moltiplicano gli indizi con cui la realtá si rende leggibile, fino a immergerla in una totale ambiguità. Personaggi - e spettatori - si trovano così smarriti in un laberinto di senso che ipnotizza e affascina senza mai rivelare il proprio segreto.83
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"PROLEGOMENI GHIRARDIANI: Tentativo di lettura e di cognizione personale di un’opera eccezionale (1)." Studia Polensia 04, no. 01 (February 22, 2016): 5–21. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2015.04.01.01.

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Il presente testo, dall’intonazione leggermente saggistica, è un tentativo di lettura e di descrizione dell’esperienza personale vissuta dall’autore di queste pagine rispetto alla ricca e peculiare opera di Giulio Ghirardi (1944-2014), scrittore, poeta, storico e critico d’arte profondamente radicato a Venezia e discendente da avi influenti. Trascorse la vita nella Città lagunare, ma il suo diapason intellettuale e spirituale appartiene all’area mitteleuropea, a quella orientale e sudorientale del Vecchio continente: all’Europa in senso lato, insomma. Al centro del nostro interesse saranno i suoi ultimi tre lavori: Un fiume di nuvole, La voce dei passi e Letargo, pubblicati ancor vivente l’autore. Avendo ora acquisito una forma ed un contenuto definitivi, l’opera di Ghirardi si lascia interpretare da critici letterari, da esperti di storia dell’arte, come pure dai semplici curiosi e dagli appassionati lettori che quest’autore originale, simile a nessun altro, attrae con la sua forza letteraria, non meno che con i suoi valori tematici e stilistici peculiari, non di rado addirittura bizzarri. La capacità di Ghirardi di inventare i suoi testi con profonda intimità, leggerezza, sentenziosità e commozione poetica, ha attirato anche la curiosità dell’autore del presente saggio personale.
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Neto, Dalk Dias Salomão, Nicole Moreira Faria Sousa, Carla Viana Dendasck, Amanda Alves Fecury, Euzébio de Oliveira, and Claudio Alberto Gellis de Mattos Dias. "Il ruolo del conciliatore nel tribunale speciale civile speciale presso il quarto tribunale civile speciale di Macapá-AP, Amazônia, Brasile." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, May 20, 2021, 80–92. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/legge/tribunale-speciale.

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A causa di numerosi problemi sociali, la giustizia cominciò ad essere più richiesta dalla società. Era urgente mente necessario un nuovo paradigma, con la creazione di procedimenti giudiziari speciali, basati sulla conciliazione, come mezzo alternativo di risoluzione dei conflitti come soluzione parziale. I tribunali speciali si sono evoluti molto dalla sua creazione, attraverso la legge 9.099/95, che si è rivelata estremamente importante per la riorganizzazione della giustizia, di fronte alle grandi richieste di cause legali. L’obiettivo di questo lavoro era quello di analizzare il ruolo del conciliatore nel tribunale civile virtuale speciale nella 4avara del tribunale civile speciale di Macapá AP, Amazônia, Brasile. Si conclude che c’è stata un’evoluzione storica dei giudici speciali, dalla sua attuazione attraverso la legge 9.099/95 alla costruzione dei suoi principi come la rapidità procedurale, l’informalità e, il tutto indicando la realizzazione di un processo più rapido ed efficiente. PROJUD e TUCUJURIS informatizzando i tribunali speciali sembrano essere importanti per l’ammodernamento del processo, rendendoli più semplici, veloci e accessibili a tutti e seguendo così le tendenze tecnologiche mondiali. I tribunali speciali nel loro complesso dovrebbero cercare di investire sempre più in conciliatori e azioni finalizzate alla conciliazione, come le settimane di conciliazione statali e nazionali, perché in tal modo vi sarà una grande possibilità che i casi nel sistema giudiziario acquisisano maggiore fluidità.
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