Добірка наукової літератури з теми "Traduzione dei classici"

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Статті в журналах з теми "Traduzione dei classici"

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Sárközy, Péter. "Fortuna e traduzione delle opere letterarie italiane in Ungheria." Italianistica Debreceniensis 25 (March 29, 2020): 20–35. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2019/5552.

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Анотація:
La critica letteraria, sia in Ungheria che in Italia, ha prestato grande attenzione alla fortuna e all'irradiazione della letteratura italiana in Ungheria, basti pensare ai tredici volumi, frutto della collaborazione scientifica della Fondazione Giorgi Cini di Venezia e dell'Accademia ungherese delle scienze. L'articolo mira a offrire un'ampia panoramica del successo della letteratura italiana in Ungheria, soprattutto attraverso le traduzioni. L'articolo esamina i vari periodi storici e i movimenti letterari che hanno caratterizzato i contatti letterari tra i due paesi. Fino alla seconda metà del XVIII secolo, l'irradiazione della letteratura italiana si manifestava innanzitutto nell'adozione dei suoi modelli letterari e delle sue formule poetiche nelle opere dei maggiori autori della letteratura ungherese. Il diciannovesimo secolo vide invece la stagione della traduzione dei grandi classici della prima letteratura italiana (Dante, Petrarca e Boccaccio) tradotti di nuovo nel ventesimo secolo, grazie anche all'impegno degli italiani magiari. Infine, l'articolo si concentra sulla situazione attuale, descrivendo le traduzioni di autori contemporanei.
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Penso, Andrea. "Le lettere di e a Cesarotti nella Biblioteca Nazionale di Parigi (con documenti inediti)." Quaderni d'italianistica 37, no. 2 (January 27, 2018): 75–100. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v37i2.29230.

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Анотація:
L’articolo presenta due lettere di Melchiorre Cesarotti ritrovate dall’A. durante alcune ricerche condotte alla Bibliothèque Nationale de France su materiali manoscritti. La prima lettera è indirizzata a Voltaire, e riguarda la traduzione delle due tragedie Le Fanatisme, ou Mahomet e La Mort de César. Si tratta di una missiva già edita nel 1977 a opera di Theodore Besterman in Inghilterra nel quadro dell’edizione dei carteggi di Voltaire. Questo ritrovamento è passato però quasi inosservato nell’ambito degli studi di italianistica: l’articolo punta dunque a rilanciare l’interesse per questo fugace carteggio. La seconda missiva, che data al giugno 1803, è invece inedita e proviene dal fondo Custodi, inesauribile fonte di informazioni e curiosità. Il tema del secondo documento è molto diverso: Cesarotti comunica a Pietro Custodi di non poter prendere parte al suo progetto, la raccolta Scrittori classici italiani di economia politica, che iniziò a svilupparsi proprio nel 1803. Nonostante il rifiuto, il letterato padovano si ripromise di sollecitare qualche amico, esperto di economia, a fornire qualche contributo. Per meglio contestualizzare la seconda lettera, pertanto, l’A. si sofferma anche su un altro documento del fondo Custodi, vale a dire una missiva che l’economista veneziano Francesco Battaglia indirizzò proprio a Cesarotti, il quale l’aveva a sua volta incoraggiato a prendere parte al progetto di Custodi.
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TOSCANO, ANNA. "GALILEO GALILEI, Sidereus Nuncius, a cura di Andrea Battistini, traduzione italiana di Maria Timpanaro Cardini, Venezia, Letteratura universale Marsilio, 1993, 247 pp. (Esperia, Collana dei Classici Italiani)." Nuncius 8, no. 2 (1993): 720–22. http://dx.doi.org/10.1163/182539183x00910.

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Vespaziani, Alberto. "COMPARAZIONE E TRADUZIONE: DALLA LETTERATURA AL DIRITTO." Revista Eletrônica do Curso de Direito da UFSM 11, no. 3 (December 13, 2016): 1161. http://dx.doi.org/10.5902/1981369425188.

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Анотація:
Il contributo discute l'ascesa degli studi sulla traduzione nel diritto comparato. La prima parte riassume i testi letterari classici che costituiscono le fonti di ispirazione per l'analisi giuridica contemporanea sulla traduzione, la seconda parte analizza i principali argomenti addotti da Ost nel suo libro Traduire, la terza parte avanza alcune proposte di ricerca per le future conessioni tra comparazione e traduzione nell’analisi giuridica europea. Il contributo sostiene che la svolta verso la traduzione dovrebbe essere accolto dai giuristi come una sfida per il perseguimento di una cultura costituzionale comune.
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Ruiz Pérez, Ángel. "Giuliano Imperatore, Alla Madre degli Dei, edizione critica, traduzione e commento a cura di Valeio Ugenti, Università degli Studi di Lecce, Dipartimento di Filologia Classica e Medioevale, Testi e Studi, 6, Gelatina, Congredo Editore, 1992, XXXI + 176 pp." Minerva. Revista de Filología Clásica, no. 9 (February 17, 2019): 231–32. http://dx.doi.org/10.24197/mrfc.9.1995.231-232.

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Анотація:
Reseña de Giuliano Imperatore, Alla Madre degli Dei, edizione critica, traduzione e commento a cura di Valeio Ugenti, Università degli Studi di Lecce, Dipartimento di Filologia Classica e Medioevale, Testi e Studi, 6, Gelatina, Congredo Editore, 1992, XXXI + 176 pp. ISBN 88-7786-554-7
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Roić, Sanja. "LA GINESTRA DI GIACOMO LEOPARDI A CETTIGNE VLADAN DESNICA MEDIATORE DI CULTURA ITALIANA IN MONTENEGRO." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 15–33. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.1.

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Анотація:
Nonostante le difficili condizioni materiali in cui si è trovato nel 1954, lo scrittore Vladan Desnica non aveva rinunciato alla propria dignità intellettuale. Alla rinomata rivista culturale Stvaranje di Cettigne lo scrittore ha inviato da Zagabria la propria traduzione de “La Ginestra o il fiore del deserto”, canto tra i più complessi della raccolta poetica di Giacomo Leopardi. Nel momento storico della crisi dei rapporti italo-jugoslavi la rivista Stvaranje ha realizzato un’importante mediazione culturale pubblicando la traduzione del classico italiano, confermando allo stesso tempo lo scrittore Vladan Desnica come eccellente conoscitore della cultura italiana e intellettuale critico.
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Tramutoli, Laura. "PROFILO SOCIOLINGUISTICO DELL’ITALIANO DELLE ‘VERSIONI’: IL TRADUTTESE CLASSICO È UN SOTTOCODICE?" Italiano LinguaDue 13, no. 2 (January 26, 2022): 336–53. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/17142.

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Анотація:
Questo articolo tratta della varietà di italiano utilizzata nella traduzione dalle lingue classiche – il cosiddetto ‘traduttese classico’ –, analizzandone le proprietà linguistiche e sociolinguistiche e sostenendone un inquadramento nel diasistema dell’italiano contemporaneo quale sottocodice (Berruto, 1987). Caratterizzato da un alto grado di formalità e formalizzazione, il traduttese segna una tendenza opposta su tutti gli assi di variazione sociolinguistica a quella che motiva il processo attuale di ristandardizzazione dell’italiano, tipicamente orientato ad accogliere tratti substandard. Il lavoro è così articolato: il paragrafo 1 contiene un’introduzione in cui si inquadra la nozione di ‘traduttese classico’; il paragrafo 2 ne rende un profilo socio-funzionale, chiarendo quali circostanze determinano la sua emersione; il paragrafo 3 ne individua i tratti linguistici peculiari; il paragrafo 4 argomenta l’appartenenza del traduttese al numero dei sottocodici del diasistema italiano e il paragrafo 5 ospita delle brevi conclusioni; infine, il paragrafo 6. raffronta le proprietà del traduttese e quelle dell’italiano neostandard. Socio-linguistic profiles of Italian ‘versions’: is classical translanguese a subcode? This article deals with the variety of Italian used in translation from classical languages – the so-called ‘classical translanguese’ –, analyzing its linguistic and sociolinguistic properties and arguing for its inclusion in the diasystem of contemporary Italian as a subcode (Berruto, 1987). Characterized by a high degree of formality and formalization, translanguese marks an opposite trend on all axes of socio-linguistic variation with respect to the current re-standardization process of Italian, typically oriented to accommodate sub-standard traits. The paper is articulated as follows: paragraph 1 contains an introduction in which the notion of ‘classic translanguese’ is framed; paragraph 2 gives a socio-functional profile, clarifying which circumstances determine its emergence; paragraph 3 identifies its peculiar linguistic features; paragraph 4 argues that translanguese should be considered a subcode of the Italian diasystem and paragraph 5 contains brief conclusions; finally, paragraph 6 compares the properties of translanguese and neo-standard Italian.
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Bianchi, Francesco Paolo. "August Meineke, Ugo Grozio e le traduzioni dei frammenti dei poeti comici dell’archaia." Rivista di Filologia e di Istruzione Classica 147, no. 1 (January 2019): 185–209. http://dx.doi.org/10.1484/j.rfic.5.123555.

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Garosi, Linda. "Considerazioni sulla traduzione come processo di adattamento: il caso del volgarizzamento dei Fiori e vita di filosafi e d’altri savi e d’imperadori." Revista de Filología Románica 39 (November 3, 2022): 45–53. http://dx.doi.org/10.5209/rfrm.81701.

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Анотація:
Il presente lavoro prende le mosse dalla riflessione sulla natura e le caratteristiche della traduzione medievale, dal latino al toscano, nel caso dell’opera Fiori di filosafi, per poi avvicinarsi all’esame della configurazione sia dei singoli testi raccolti nella silloge sia dell’insieme unitario formato da florilegi di sentenze e da biografie esemplari. La ricognizione sulla raccolta intende infatti mettere in evidenza le spie di un processo di adattamento del modello mediolatino e del sapere classico piegato sulle coordinate storico-culturali del nuovo contesto laico e cittadino. Per concludere, si cercherà di trovare riscontro di quanto emerso dall’indagine testuale rivolgendo lo sguardo al contesto letterario di appartenenza dei Fiori di filosafi formato da alcune opere volgari in prosa di cui, in area toscana, questi sono parzialemente fonte.
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Popovic, Dusan. "Paideia i nasledje helenske kulture u inauguracionoj besedi Dimitrija Halkondila." Zbornik radova Vizantoloskog instituta, no. 45 (2008): 301–12. http://dx.doi.org/10.2298/zrvi0845301p.

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Анотація:
(italijanski) Nell'articolo l'autore cerca di identificare, tra gli elementi della tradizione retorica tardoantica greca, i principali argomenti con i quali Demetrio Calcondila, uno dei maggiori esponenti dell'umanesimo bizantino della seconda meta del Quattrocento nell'Occidente, si e servito nella sua elaborazione del significato della cultura greca (paideia) non solo per quanto riguarda la civilta europea occidentale, ma anche quella cristiana in generale. Ora, il suo discorso, pronunciato nell'anno 1463 in occasione dell'inaugurazione della cattedra di studi greci all'Universita di Padova rappresenta una testimonianza di primo grado sull'adozione della cultura greca nell'Occidente durante il periodo rinascimentale. Partendo dall'edizione di testo del discorso, pubblicato da Geanakoplos (cfr. n. 1 dell'articolo), e possibile individuare certe particolarita che distinguono il concepimento, da parte di Calcondila, dell'importanza di educazione greca per la formazione di future generazioni di intellettuali nell'ambiente culturale dell'Occidente latino. Demetrio sottolinea anche il vantaggio da ricavare dallo studio di poeti ellenici, soprattutto Esiodo, per le altre artes liberales nel curriculum scolastico, cosi come la disposizione delle discipline dentro il sistema scolastico tardobizantino (cfr. n. 9). L'argomento cruciale della parte esortativa del discorso e il tentativo che lo sforzo, necessario per impossessarsi di queste discipline, ci si giustifici con profitto da esse ottenuto. Questo viene realizzato facendo riferimento al famoso verso sull'acquisizione di virtu attraverso lavoro duro, che e un passo tratto dal poema didattico esiodeo di Opere e giorni, v. 289. La forma sotto la quale questo verso e riportato in greco e molto scorretta, pero Calcondila ne ha proposto, poco piu sotto, una traduzione esatta. Fenomeno, quest'ultimo, abbastanza raro nell'impiego retorico di detti formativi (gr. gnwmai, lat. sententiae). Tra i pochi autori classici, i quali hanno usato il procedimento del genere, si annovera il piu grande grammatico latino, Prisciano di Cesarea, nella sua versione degli eserzici preliminari di retorica ermogeniana, sotto il titolo di Praeexercitamina. Qui lo stesso verso egli ha tradotto dal greco senza molta destrezza, cosicche il verso in latino apparve molto male, trovatosi in contrasto con lo stile elegante del latino (la cosiddetta latinitas). E percio che Prisciano non puo essere considerato quale modello direttamente adoperato da parte di Calcondila. L'impiego del verso citato, nell'ambito della tradizione parenetico- -encomiastica, presso gli scrittori greci, sia quelli bizantini che quelli classici, e abbastanza frequente. Eccone qualche esempio eclatante. Alla meta del Quattrocento Giovanni Eugenico questo topos lo utilizza nella sua Descrizione di Trapezunto, riferendosi al verso esiodeo gia menzionato (cfr. n. 18). Nel secolo dodicesimo, Eustazio di Salonicco lo impiega, all'occasione, perche esalti le imprese dell'imperatore Manuele I. D'altra parte, l'autore anonimo degli scolii ad Aftonio cita questi versi in valore di argomenti, messi nel contesto di un'altro esercizio preliminare quello di dimostrazione (kataskeuh). Simile elaborazione di questo motivo viene intrapresa anche dal platonico Massimo di Tiro, nel quadro della proposizione (qesij), con la quale si cerca di corroborare l'affermazione sulla preminenza della vita attiva sopra quella contemplativa. Peraltro, gia Luciano di Samosata aveva notato che questi versi diventarono convenzionali nelle declamazioni retoriche, e tale sviluppo del loro significato possiamo rintracciare partendo dalla Repubblica e dai Leggi platonici, attraverso le Reminiscenze di Senofonte, fino al Corpus etico di Plutarco. Nel suo discorso inaugurale, in qualita di argomento a contrario, Calcondila riporta anche il verso 287 dello stesso poema esiodeo, e lo traduce in latino. Per il simile procedimento egli, molto probabilmente, si e ispirato al saggio Sull'ebbrezza di Filone di Alessandria, dentro il quale questi versi sono stati utilizzati nel contesto simile, cioe rilevando il contrasto tra virtu ed ignoranza (cfr. n. 37). L'altro modello per l'uso del tema presso Demetrio puo ritenersi il celebre scritto di Basilio di Cappadocia a proposito, visto che quest'ultimo ci sta elaborando il rilievo dell'educazione di gioventu cristiana, basata sulla letteratura pagana. Insomma, la conclusione principale, riguardo alla tecnica compositiva di Demetrio, deriverebbe dal fatto che il suddetto pensiero esiodeo appare anche quale testimonianza degli antichi (marturia palaiwn) dentro il manuale ermogeniano di Progumnasmata, dove si trova appunto per quanto riguarda il procedimento d'elaborazione di una chria, in questo caso quella espressa attraverso la sentenza pseudoisocratea che le radici dell'educazione sono amare, ma che i suoi frutti, invece, sono dolci. A parte i luoghi tratti da alcuni poeti appartenti alla cosiddetta Commedia attica nuova, la metafora di sapienza e di impegno emerge, tra i romani anche presso Catone il Vecchio e si riconferma con il lessico adoperato da Demetrio ai vari posti del suo discorso inaugurale scritto in latino. Infine vanno inoltre menzionate anche delle particolarita che segnalano la meticolosita che Calcondila dimostra nei confronti dello stile elevato (gr. semnothj). Termine, quest'ultimo, cui e stata prestata grande importanza da parte di Ermogene, nell'ambito della sua teoria sopra le Idee (varieta di stile), la quale, poi, avrebbe in gran parte influenzato diversi prodotti letterari rinascimentali, sia quelli scritti in latino che quelli in lingua volgare.
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Дисертації з теми "Traduzione dei classici"

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Venturi, Paola <1966&gt. "L'immobilità del traduttore: la traduzione dei classici moderni inglesi in Italia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4097/1/venturi_paola_tesi.pdf.

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Translations, says Gideon Toury, are facts of target cultures – but the perceived status of source texts has a bearing on how these are reflected or refracted in the target language. This proposition is particularly evident in the case of classics: when translators have to work on literary creations occupying a pivotal position in the source/target cultures, they adopt strategies of literalness and ennoblement which betray a quasi-religious awe – on the one hand, a desire to ruffle the surface of the revered original as little as possible; and on the other, a determination to reproduce the supposed “classical qualities” of the classic even when they are not present in the source. In this dissertation, Paola Venturi studies how the “idea of classic” influences translation theory and practice, and substantiates her theoretical observations by looking at Italian translations of eighteenth- and nineteenth-century English classics. A marked – and historically determined – disparity between source and target readerships, and the translators’ reverence for their prestigious originals, conspire to produce Italian versions which are much more “wooden” and “elegant” than their English counterparts.
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Venturi, Paola <1966&gt. "L'immobilità del traduttore: la traduzione dei classici moderni inglesi in Italia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4097/.

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Translations, says Gideon Toury, are facts of target cultures – but the perceived status of source texts has a bearing on how these are reflected or refracted in the target language. This proposition is particularly evident in the case of classics: when translators have to work on literary creations occupying a pivotal position in the source/target cultures, they adopt strategies of literalness and ennoblement which betray a quasi-religious awe – on the one hand, a desire to ruffle the surface of the revered original as little as possible; and on the other, a determination to reproduce the supposed “classical qualities” of the classic even when they are not present in the source. In this dissertation, Paola Venturi studies how the “idea of classic” influences translation theory and practice, and substantiates her theoretical observations by looking at Italian translations of eighteenth- and nineteenth-century English classics. A marked – and historically determined – disparity between source and target readerships, and the translators’ reverence for their prestigious originals, conspire to produce Italian versions which are much more “wooden” and “elegant” than their English counterparts.
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Lago, Paolo. "Pasolini traduttore dei classici greci e latini." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3423157.

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My Phd thesis focuses on classic translations made by Pier Paolo Pasolini. The first part analyzes translations from ancient Greek and the second translations from Latin. Chapter 1 analyzes the translation of some fragments from Sappho’s poems; chapter two the “Orestiade”, the translation of the Oresteia of Aeschylus; chapter three the translation of the Antigone of Sophocles (only the first 281 verses translated by Pasolini); chapter four the insert of some verses of the Sophocles’ Trachinie in the tragedy “Affabulazione”; chapter five focuses on the text of movies “Edipo re” (1967) and “Medea” (1969). The second part is dedicated to the analysis of the translations from Latin: the first 300 verses of the first Book of the Aeneis and “Il vantone”, a roman translation of the Miles gloriosus by Plautus.
La tesi analizza le traduzioni greche e latine di Pasolini, di natura teatrale e letteraria. La prima parte è dedicata alle traduzioni dal greco, la seconda a quelle dal latino. Nella prima parte l’analisi si concentra sulle traduzioni giovanili di alcuni frammenti di Saffo, tutte anteriori al 1949 (primo capitolo); sull’Orestiade, la versione dell’Orestea di Eschilo realizzata da Pasolini nel 1960 per una messa in scena del Teatro Popolare Italiano (secondo capitolo; un’analisi è stata dedicata anche al film Appunti per un’Orestiade africana, nel quale sono inseriti brani dell’Orestiade, nel capitolo 2 b); sulla traduzione solamente abbozzata dell’Antigone di Sofocle (terzo capitolo); sulla presenza di alcuni versi tratti dalle Trachinie di Sofocle in Affabulazione, una delle tragedie composte da Pasolini. In essa, infatti, all’interno della prima stesura del VI episodio (poi sostituito nella veste definitiva), sono stati inseriti dei versi della tragedia greca, all’interno di un rifacimento del dialogo finale fra i personaggi di Eracle e di suo figlio Illo (capitolo quarto). Il quinto capitolo, infine, è dedicato alle sceneggiature dei film Edipo re (1967) e Medea (1969) per individuare, all’interno di esse, la presenza di traduzioni letterali del testo greco originale. La seconda parte, nel primo capitolo, prende in esame la traduzione dei circa trecento versi iniziali del libro I dell’Eneide, alla quale il poeta pose mano nel 1959 e che può bene essere considerata come un importante ‘laboratorio’ testuale nel quale Pasolini sperimenta la propria tecnica di traduttore. Nel capitolo secondo, invece, l’analisi si sposta su un’altra importante traduzione pasoliniana di un classico portata sulle scene: il Vantone, dal Miles gloriosus di Plauto, una versione in romanesco realizzata nel 1961.
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Andreatta, Luca. "Il Maestro e Margherita: analisi comparativa nell’ambito della ritraduzione dei classici." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Анотація:
Questo lavoro nasce da un desiderio personale di approfondire la conoscenza del mondo della traduzione letteraria e vuole essere quindi un modo per avvicinarvisi, analizzando in particolare l’aspetto della ritraduzione. Questa pratica negli ultimi anni sta acquisendo un’importanza sempre maggiore anche a livello accademico, dove si moltiplicano gli articoli che analizzano l’argomento. Il mio studio si servirà di due traduzioni italiane di «Master i Margarita» di Michail A. Bulgakov. Il presente elaborato sarà diviso in tre capitoli principali. Nel primo tratterò brevemente di M.A. Bulgakov e presenterò la trama del romanzo, per poi fare una rassegna delle varie traduzioni italiane di quest’opera, prendendo in esame per quanto possibile anche le rispettive traduttrici o traduttori. Nel secondo capitolo verrà affrontato invece il tema della ritraduzione, definendo il fenomeno e presentando alcuni dei più importanti studi sull’argomento e cercando di raccogliere e capire i motivi che portano alla ritraduzione di un’opera letteraria. Questo capitolo si concentrerà poi sul problema dell’invecchiamento delle traduzioni, partendo dall’ipotesi di Berman e poi utilizzando le categorie trovate da Van Poucke nel suo articolo «Aging as a motive for literary retranslation» per meglio definire questo fenomeno. Il terzo capitolo sarà costituito dall’analisi comparativa vera e propria tra due traduzioni italiane di «Master i Margarita» pubblicate a più di quarant’anni di distanza l’una dall’altra, quella del 1967 di Vera Dridso per Einaudi e quella del 2011 di Margherita Crepax per Feltrinelli. In particolare, l’analisi sarà svolta sul ventiquattresimo capitolo del romanzo, intitolato «Izvlečenie mastera» («La liberazione del Maestro»). Le differenze tra le due traduzioni, fornendo esempi presi dai testi, verranno analizzate e divise tra non-linguistiche e linguistiche, e queste saranno a loro volta suddivise in «lessicali», «grammaticali e sintattiche», e «di stile e registro».
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Castagnino, Alessia <1984&gt. "Per uno studio storico sulle traduzioni : le traduzioni italiane dei “classici” dell'Illuminismo scozzese (1765-1838)." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4628.

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Анотація:
La ricerca che ho svolto si è focalizzata sul tema della ricezione dell'Illuminismo scozzese in Italia, e in particolare di quella delle histories di William Robertson, indagata attraverso il punto di osservazione delle traduzioni pubblicate nella penisola tra la seconda metà del XVIII secolo e i primi decenni del XIX. L'intenzione è stata quella di affrontare da una prospettiva essenzialmente storiografica uno studio sulle traduzioni, verificando alcune delle proposte interpretative che provengono dalla “cultural history of translation” e coniugando ad esse un esame più direttamente connesso alla storia del libro. Un'analisi di edizioni intese tanto nel contenuto, con tagli, integrazioni, correzioni o manipolazioni, quanto negli elementi paratestuali, con una particolare attenzione per la ricostruzione delle vicende editoriali e per l'approfondimento delle strategie e del ruolo di traduttori ed editori nel suggerire un testo e nel proporlo in una determinata veste al lettore italiano.
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BACIGALUPO, VALERIA. "I frammenti del grammatico Pio. Edizione, traduzione e commento." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2021. http://hdl.handle.net/11567/1048183.

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This dissertation provides a critical edition, with an Italian translation and a commentary, of the seventeen fragments attributed or attributable to the Greek grammarian Pius, who probably lived in the Imperial Age. These fragments show that Pius commented both the Homeric poems and Sophocles’ Ajax. In the Introduction, I critically review the hypotheses formulated by previous scholars about Pius’ chronological and cultural background: a thorough review of the surviving material reveals that Pius’ lifetime can be very likely set in the Imperial Age, between the end of the 1st and the 3rd cent. CE. As regard the geographical location, we unfortunately have no elements to identify the place(s) where Pius lived and worked. The research outlines Pius’ role as one of the hypomnematic sources gathered in the archetype of the scholia exegetica to the Iliad and the scholia vetera to Sophocles. Within the Introduction I also demonstrate that a previous interpretation, who traced back to Pius’ work all the discussions of Aristarchus’ atheteses preserved in the Homeric scholia, has to be dismissed. Finally, I propose a new hypothesis about the context in which Pius’ works could be read, on the grounds of some features of his interventions, which features suggest that Pius’ hypomnemata were used not only by other grammarians, in an erudite context, but also in the schoolroom, as a teaching aid. So, we could (re)think of Pius as a γραμματικός not only as a “scholar” (in philological terms), but also as a “teacher”, who delivered the second level of education. In the second part of the dissertation, I collect and study the surviving fragments, which I propose to classify as follows: one testimonium (T 1, which provides the title of a hypomnema of Pius related to the sixteenth book of the Odyssey); fourteen fragments which can be certainly ascribed to Pius (FF 1-14), eight related to the Iliad (FF 1-8), four to the Odyssey (FF 9-12) and two (FF 13-14) to Sophocles’ Ajax. I include in this group a new fragment (F 13) which was not considered in the previous collection of Pius’ material; one dubium (F 1*), which very likely belongs to Apion; two spuria, which I ascribe respectively to Apion (sch. ex. Od. 4, 356a1 = F 1**) and to the Roman grammarian Porphyrion (Serv. ad Aen. 5, 735 = F 2**).
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Di, Cataldo Filippo. "Eliano. La "Tactica theoria". Testo critico, traduzione e commento dei capitoli I-XXVII." Thesis, Università degli Studi di Catania, 2011. http://hdl.handle.net/10761/178.

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Анотація:
Rapido riesame degli studi precedenti sul trattato di arte militare scritto da Eliano (I-II secolo) e suoi rapporti con Asclepiodoto ed Arriano, autori di due opere analoghe a quella di Eliano. Evidenziati i limiti dell'unica edizione critica esistente del testo (ad opera di Kà à à à ¶chly, pubblicata nel 1855). Proposto un nuovo testo, privo di molti interventi del precedente editore ) accompagnato da una nuova traduzione in lingua italiana (le due precedenti sono del 1552), e commento su particolarita' linguistiche, storiche e sociali dei primi 27 capitoli del manuale.
Status quaestionis of the researches about Aelianus tacticus and his only work, the Tactica Theoria, a manual concerning ancient greek army. It is examined too the relation existing with Asclepiodotos' and Arrian's works (both known with the title of "Ars Tactica"). A new critic text is given for chapters I-XXVII (the last edition was published in 1855 and has many errors), with a translation in Italian language (last translations: 1552) and a commentary about linguistic, historical and social matters.
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Lorusso, Vito. "Galeni Methodi medendi libri XIV. Edizione critica con traduzione italiana dei libri 1‐3." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2010. http://hdl.handle.net/11384/86172.

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Tufariello, Chiara <1994&gt. "La prostituzione in Giappone e in Europa: traduzione di un testo classico e commento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13821.

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Simbolo del “mondo fluttuante” (ukiyo),Yoshiwara è il quartiere dei piaceri di Tōkyō e il più celebrato dall’arte e la letteratura del periodo Tokugawa. Si trattava di un luogo ricco, voluttuoso e estremamente importante, nato dalla volontà dello shogunato di tenere i chōnin “impegnati” e lontani dalla vita politica. Un luogo che si trasforma in un fiorente business, che dura ben tre secoli e sopravvive a due grossi incendi (quello di Meireki del 1657, che fu uno dei motivi che ne determina il ricollocamento dall’attuale Nihonbashi alla zona settentrionale di Asakusa e quello del 1913, che lo danneggiò in buona parte) per essere poi pressoché raso al suolo dal grande terremoto del Kanto del 1923. Continuò le proprie attività fino al 1956, quando venne chiuso per la legge sulla prostituzione, che vietava per l’appunto le attività dei quartieri di piacere. Quartieri di piacere in cui la prostituzione, a differenza delle società cristiane che la percepivano come peccato, diventava di fatto arte. Tendenzialmente, restava sordida necessità economica per entrambe le tradizioni. Sicuramente non vi è stato in Europa luogo sfavillante quanto Yoshiwara, dove le cortigiane aspiravano al modello delle eleganti dame del Genji monogatari, esempio assoluto e indiscusso delle dinamiche di corte di ogni genere. Erano intrattenitrici, artiste e se non erano anche brave poetesse, cantanti e ballerine si collocavano nei gradini più bassi, ammettendo che vi rientrassero, di questa rigidissima e quasi aristocratica gerarchia. Un mondo estremamente articolato, dove vi erano regole ferree da seguire per chi vi lavorava e dove era “buon costume” comportarsi e presentarsi in un certo modo per chi lo frequentava. Nulla era lasciato al caso e i controlli erano severi. Per chi ormai apparteneva a Yoshiwara la libertà era un miraggio, reso visibile solo da chi vi entrava e usciva per proprio diletto. A portare anche a noi un assaggio di quella che era la vivacità del mondo di cui stiamo parlando, sono sicuramente gli sharebon 洒落本, i “libri alla moda”, “arguti, piccanti”, ambientati per l’appunto nei quartieri di piacere. Il modello, nell’ambito di questo genere, è Yūshi hōgen 遊子方言, risalente al 1770 e che qui riportiamo in traduzione, iniziatore di una serie di testi che vedranno il ricorrere di personaggi ben delineati: ad esempio non manca lo tsūjin 通人, ovvero l’uomo di mondo, l’intenditore della vita nei quartieri di piacere o il musuko 息子, ovvero il giovane ignaro delle dinamiche di questi luoghi ma abile nell’apprendere. Sarà proprio questo il testo che prenderemo in esame e che ci mostrerà in modo chiaro ed evidente come a Yoshiwara non fosse sufficiente scegliere quale cortigiana “comprare”, ma come fosse necessario essere graditi dalle stesse: non a caso l’uomo di questo racconto, pur cercando di mettere in mostra la propria conoscenza in merito al modo di presentarsi a Yoshiwara e le proprie avventure amorose, finisce per essere ridicolizzato dalle signorine della casa da tè: il giovane inesperto al quale voleva insegnare le proprie tecniche, riceverà invece un trattamento decisamente migliore. Questo è dunque esempio lampante della peculiarità del luogo e della necessità di rispettare certi canoni che non si limitava solo alle prostitute, come siamo soliti pensare dal nostro punto di vista “occidentale”. Questo lavoro ha dunque l’obiettivo, attraverso la traduzione integrale del testo sopra menzionato e della sua analisi, di ricostruire nella mente del lettore un luogo che è ormai materialmente scomparso, di fornire le basi per una riflessione sulla prostituzione così come era concepita nel Giappone dell’epoca e al di fuori di questo paese e, perché no, di gettare le fondamenta per una più ampia analisi etico-morale sul “lavoro più antico del mondo”.
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Funaro, Federica <1991&gt. "Le Etiopiche di Eliodoro di Emesa: manoscritti, edizioni, traduzioni latine e italiane del XVI secolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19546.

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Il lavoro si propone di studiare la diffusione, manoscritta e a stampa, e le traduzioni latine e italiane del romanzo greco di Eliodoro di Emesa: le Etiopiche (III sec. d.C.). Nella prima parte si delinea la problematica relativa al profilo dell’autore, non ancora universalmente riconosciuto, e si analizzano l’opera, intesa come romanzo “erotico”, e le sue struttura e trama. Nella seconda sezione si ricostruisce e si aggiorna lo studio della tradizione manoscritta e dei trentasei testimoni che hanno conservato l’opera, da un frammento pergamenaceo (VII sec. d.C.), a mss. del XVIII secolo, copie di edizioni a stampa. Questo è il tema scelto per la terza parte, in cui si ripercorrono, attraverso note prefatorie ed epistole dedicatorie, le tappe degli studi di editori, stampatori e traduttori coinvolti nella pubblicazione delle Etiopiche: dall’editio princeps in greco (1534), alle numerose edizioni parziali e traduzioni latine, qui confrontate e valutate a partire dall’originale greco; dal volgarizzamento italiano (1556), mai editato criticamente, fino alle pubblicazioni di Martin Crusius (1584) e Commelinus (1596), autori, rispettivamente, di una monumentale epitome in latino e della prima edizione “moderna” con testo latino affrontato al greco, frutto di collazioni tra manoscritti ed edizioni. L’ultima parte segue le orme di Eliodoro nel Settecento e nell’Ottocento e le vede ripercorse da quelle di numerosi e celebri poeti. Constatata l’importanza delle Etiopiche, questa tesi si propone come aggiornamento e sintesi degli studi finora condotti, e come punto di partenza per quelli futuri, poiché il romanzo necessita di ulteriore ricerca, filologica e linguistica, volta soprattutto all’esegesi del volgarizzamento italiano.
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Книги з теми "Traduzione dei classici"

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Salvatore, Nicosia, and Università di Palermo. Istituto di filologia greca., eds. La Traduzione dei testi classici: Teoria, prassi, storia : atti del convegno di Palermo 6-9 aprile 1988. Napoli: M. D'Auria, 1991.

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2

Pietro, Janni, and Mazzini Innocenzo, eds. La Traduzione dei classici greci e latini in Italia oggi: Problemi, prospettive, iniziative editoriali : atti del convegno nazionale (Macerata, 20-22 aprile 1989). Macerata: Università degli studi di Macerata, 1991.

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3

Accademia Petrarca di lettere, arti e scienze di Arezzo and Centro studi "Mario Pancrazi,", eds. La traduzione latina dei classici greci nel Quattrocento in Toscana e in Umbria: Nel 575o anniversario della scomparsa di Leonardo Bruni (9 marzo 1444). Umbertide]: University Book, 2020.

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4

La musa del traduttore: Traduzioni settecentesche dei tragici classici francesi. Verona: Fiorini, 2009.

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Azzetta, Luca. "Iniziative per un centenario. Dante al Dipartimento di Lettere e Filosofia." In L'illustre volgare, 21–33. Firenze: Società Editrice Fiorentina, 2022. http://dx.doi.org/10.35948/dilef/978-88-6032-685-0.02.

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Il contributo presenta le iniziative maturate all’interno del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze in occasione del settimo centenario della morte di Dante. In particolare si sofferma su due iniziative: dapprima l’ampio ciclo di conferenze Dante e i poeti italiani del Novecento, dedicato al vario rapporto intrattenuto da venti poetesse e poeti del secolo scorso con la poesia dell’Alighieri; quindi la mostra Onorevole e antico cittadino di Firenze. Il Bargello per Dante, ospitata nelle sale del Museo del Bargello, che ricostruisce le modalità con cui Firenze, pochi anni dopo la morte di Dante, si riappropriò della memoria e della figura del poeta, dando vita a un profondo processo di rielaborazione della memoria: esso culmina con la consacrazione dell’Alighieri dovuta a Giovanni Boccaccio e ha ricadute decisive per la storia della letteratura e della cultura italiana, cioè del modo in cui ancora oggi si guarda a Dante e si legge la Commedia. All’interno di questo percorso di riappropriazione un aspetto rilevante è quello che riguarda le prime traduzioni dai classici latini, che intrattengono con la Commedia un rapporto privilegiato e complesso.
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"3 Galileo e il latino. Alcune note." In Galileo in Europa La scelta del volgare e la traduzione latina del Dialogo sopra i due massimi sistemi. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2020. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-450-9/003.

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