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Добірка наукової літератури з теми "Testimonial gradient"
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Статті в журналах з теми "Testimonial gradient"
FEDRIZZI, MARIO, MICHELE FEDRIZZI, and R. A. MARQUES PEREIRA. "CONSENSUS MODELLING IN GROUP DECISION MAKING: DYNAMICAL APPROACH BASED ON FUZZY PREFERENCES." New Mathematics and Natural Computation 03, no. 02 (July 2007): 219–37. http://dx.doi.org/10.1142/s1793005707000744.
Повний текст джерелаGelardi, M., L. Iannuzzi, M. De Giosa, S. Taliente, N. De Candia, N. Quaranta, E. De Corso, V. Seccia, and G. Ciprandi. "Non-surgical management of chronic rhinosinusitis with nasal polyps based on clinical-cytological grading: a precision medicine-based approach." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 1 (February 2017): 38–45. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1417.
Повний текст джерелаFernández, Pablo Marcelo, Cristina Bellelli, Mariana Carballido Calatayud, M. Mercedes Podestá, Soledad Caracotche, Sabrina Leonardt, Mercedes Grisel Fernández, and Ana Forlano. "El poblamiento del bosque del centro-norte de la Patagonia argentina: nuevos datos del Parque Nacional Lago Puelo (provincia del Chubut)." Revista del Museo de Antropología, December 23, 2020, 267–78. http://dx.doi.org/10.31048/1852.4826.v13.n3.29348.
Повний текст джерелаДисертації з теми "Testimonial gradient"
Aldrighettoni, Joel. "(Great War)-Scapes: a future for military heritage. The "testimonial gradient" as a new paradigm." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2022. http://hdl.handle.net/11572/326812.
Повний текст джерелаPoco più di cent’anni fa, il Primo Conflitto Mondiale ha profondamente sconvolto il paesaggio dell’intera Europa: dai campi di Galizia alle pianure francesi, dall’arco alpino sino alle coste del Mar Baltico, la guerra di posizione e di trincea ha determinato trasformazioni incidendo il terreno, scavando le montagne, riorganizzando gli assetti territoriali e gli ecosistemi ambientali originali, lasciando spazio alla stratificazione di nuove tracce e significati che, nel corso del tempo, hanno contribuito alla costruzione di quello che oggi è universalmente riconosciuto come un patrimonio culturale fragile ad alta complessità. Se la Legge n.78 del 2001, come sintesi di un dibattito molto intenso e fecondo, protegge le vestigia della Prima guerra mondiale principalmente con l’obiettivo di tutelare questo particolare patrimonio storico senza alterarne «le caratteristiche materiali e storiche» (in ambito italiano), all’indomani delle celebrazioni per il Centenario ed alla luce di numerosi progetti che, sino ad oggi, si sono applicati al restauro/recupero/valorizzazione di questi beni, tornare ad indagare i “paesaggi di guerra” significa impostare una nuova ricerca per comprendere in che modo tali vestigia possano continuare a narrare il loro “essere nel tempo” anche alle prossime generazioni, stimolando “possibilità di memoria” e rappresentando al tempo stesso concrete risorse, culturali ma anche economiche, per il futuro. A seguito dell’analisi dello status quo di un campione rappresentativo di luoghi e manufatti e di progettualità concluse e in atto, a livello internazionale, è chiaramente sorto un problema di scala: la forza pregnante delle vestigia in quanto “sistema” profondamente connesso non solo da un’infrastrutturazione fisica di fortificazioni campali, trinceramenti, baraccamenti e campi ad ostacoli, ma anche da una fitta rete di relazioni intangibili e visuali che ne sostanziavano il funzionamento, oggi si sta sempre più indebolendo. A conferma di ciò si evidenzia, ad esempio, come la frammentazione degli interventi e delle politiche di gestione degli stessi si riverberi anche nella maggior attenzione dedicata dalla maggioranza dei progetti realizzati alle fortificazioni permanenti rispetto agli articolati sistemi trincerati che le circondavano e ne costituivano parte integrante. Per risolvere tale gap interpretativo-operativo, è emersa la necessità di recuperare una visione sistemica in grado di muoversi alle diverse scale e cogliere l’intangibile interezza del sistema-vestigia, oggi apparentemente infranta, focalizzando l’attenzione non ai frammenti in quanto “resti di un intero che ora non esiste più”, ma al potenziale che essi possono ancora generare se messi in tensione uno con l’altro: un campo magnetico in grado di legare le diverse parti e ricomporne i significati. Ciò ha portato ad allontanarsi dalla specificità dei singoli saperi disciplinari per abbracciare invece un approccio trasversale in grado di porre al centro il warscape ed analizzarlo nella sua intera natura e biografia di paesaggio-palinsesto pluristratifcato in tempi diversi. In questa prospettiva, l’indissolubile simbiosi tra “segni” fisici e valori immateriali depositatisi nel corso del tempo è risultata essere la peculiarità specifica del “carattere” di tali “paesaggi di guerra”, riconoscendo quindi la condizione di fragilità non quale punto di debolezza, quanto piuttosto come la loro peculiarità più “autentica”. Attraverso tale processo conoscitivo contemporaneamente induttivo e deduttivo, studiando non solo gli aspetti teorici e metodologici dell’analisi spaziale, ma anche le relazioni tra i fattori socio-culturali, storici ed antropologici che ne hanno definito sviluppo e trasformazioni, è stato quindi possibile individuare differenti “way of seeing” di questi warscapes, mettendo sempre più a fuoco la necessità di adottare una visione olistica per superare l’attuale frammentarietà di questo patrimonio e pensare al suo futuro senza tradirne l’autenticità. Operativamente questo approccio si è declinato attraverso due contemporanei livelli di ricerca. Per recuperare una visione sistemica anche in fase analitica, quale momento essenziale per impostare consapevolmente le future proposte operative, è stata definita una matrice d’ordine per rileggere la complessità: mettendo a sistema le tipologie costruttive con le differenti morfologie dei territori, è stato possibile identificare alcune “war-scape classes”, utili per interpretare la frammentarietà dei differenti “paesaggi di guerra” attraverso l’individuazione sia delle driving forces che ne avevano determinato la costruzione, in tempi diversi, sia delle stesse che ne possono determinare le traiettorie di cambiamento future. Attraverso l’individuazione delle differenti “war-scape classes” è stato possibile reinterpretare criticamente lo status quo di luoghi e manufatti attraverso uno “sguardo sistemico”. Sulla scorta di quanto emerso è stata quindi elaborata un’articolata analisi SWOT per mettere in luce le principali potenzialità e criticità delle vestigia a livello di sistema. La seconda declinazione dell’innovativo approccio olistico precedentemente proposto si è concentrata sul significato del riconoscimento dei “paesaggi di guerra” quali “luoghi della memoria”. Attraverso lo studio evolutivo delle diverse fasi di “costruzione della memoria della Grande Guerra”, che nel corso di tutto un secolo hanno alternato molteplici e polisense “pratiche di narrazione”, è stato possibile meglio comprendere i processi che hanno portato al riconoscimento del valore testimoniale delle vestigia, e quindi di quel “sense of place” specifico che, metaforicamente, identifica i differenti warscapes quali “condensatori di valori ad alta capacità”, in cui l’intensità del potenziale (la pregnanza di significati/nuove ri-significazioni) è direttamente proporzionale alla carica che si genera nel momento in cui vengono rafforzate le relazioni tra i diversi poli (arcipelago di vestigia in quanto frammenti). A questo specifico riguardo, è stato possibile individuare lo spazio fisico della soglia tra “il visibile e il sommerso” quale bacino di accumulo particolarmente denso e pregnante da “indagare poeticamente” per disvelare le permanenze dell’impronta della guerra (ivi manifestatasi tanto a livello fisico nella “materia signata” dal conflitto quanto nei significati assunti da tali “segni”), oggi ancora presente ma “nascosta” al di sotto dei molteplici layer deposizionali che si sono stratificati nel corso del tempo. Le considerazioni ottenute attraverso i due livelli di ricerca sopra descritti sono state messe a sistema con una riflessione a livello teorico rispetto al riconoscimento dei “paesaggi di guerra” in quanto “patrimonio” inteso nelle sue diverse accezioni etimologiche (legacy, inheritance e patrimony). In questo modo è stato possibile meglio constualizzare il significato del concetto di enhancement applicato a questo patrimonio, facendo affiorare alcuni nuclei semantici attualmente critici, rispetto al rafforzamento e/o valorizzazione dei quali indirizzare consapevolmente i futuri orientamenti di priorità. Oltre alla necessità di proporre nuove strategie riguardanti le policies di coordinamento e gestione dei processi con particolare attenzione all’importanza degli aspetti partecipativi (questioni individuate ma non approfondite in dettaglio nella presente ricerca), e all’esigenza di meglio comprendere alcuni aspetti di tecnologia costruttiva (legati alle sperimentazioni tecnologiche del cemento rinforzato del cui comportamento strutturale poco si conosce), la questione prioritaria, emersa con forza, è stata la stringente necessità di elaborare nuove strategie operative per facilitare il riconoscimento, all’interno del paesaggio contemporaneo pluri-stratificato, dei diversi livelli di permanenza delle vestigia, tra cui in particolare dei “segni” più fragili in quanto a permanenza, attualmente a maggior “rischio di perdita”. In una visione inter-scalare, questo aspetto ha assunto ancor maggior importanza nella consapevolezza che la capacità di riconoscere diverse aree rispetto cui le vestigia permangono nella contemporaneità a differenti livelli di pregnanza semantica, costituisce un presupposto necessario alle future progettualità per operare recuperando quella visione sistemica oggi perduta, garantendo al sistema-vestigia, proprio in quanto tale, diversi margini di progettabilità, conservando la nostra “possibilità di memoria” attraverso la sua potenzialità evocativa. In questa prospettiva, la ricerca ha quindi elaborato e proposto un “metodo nella complessità” utile per facilitare il riconoscimento di ciò che può avere valore testimoniale alla scala del paesaggio attraverso l’individuazione di aree in cui le vestigia della guerra permangono a differenti temperature. Si tratta a tutti gli effetti di un nuovo paradigma che, muovendo dalla necessità di recuperare uno sguardo sistemico in grado di riconoscere le permanenze anche delle vestigia più fragili, dilata il significato di “valore di testimonianza” alla scala del “warscape” introducendo il concetto di “gradiente testimoniale”. Si tratta di un parametro utile ad identificare i diversi ambiti nei quali il grado di pregnanza semantica delle vestigia e le relative “possibilità di memoria” risultano graduati in base al livello di conoscenza di specifici indicatori, quali gli aspetti storico-identitari, le conoscenze tipologico-costruttive dei manufatti, il grado di coinvolgimento delle comunità e, soprattutto, la leggibilità del sistema-vestigia. Oltre ad aver definito a livello concettuale il significato di tali indicatori, la ricerca ha sviluppato anche un metodo analitico basato su di un’analisi multicriteriale per rendere operative le considerazioni qualitative espresse dai parametri conoscitivi precedentemente individuati ed ottenere delle vere e proprie mappe della fragilità dei diversi warscapes. Tali elaborati sono particolarmente interessanti non solo perché restituiscono una visione complessiva della densità semantica di un dato contesto, ma in quanto costituiscono un vero e proprio strumento proattivo verso le future pratiche di “cura”, la base conoscitiva indispensabile su cui fondare le future scelte in termini di conservazione, protezione ed enhancement. Alla luce delle precedenti considerazioni è emersa la consapevolezza di quanto necessaria sia la collaborazione interdisciplinare per la definizione degli indicatori costituivi il “gradiente testimoniale”: l’ultima parte della presente ricerca si è quindi concentrata principalmente sull’elaborazione di un metodo operativo per facilitare l’approfondimento di due di questi indicatori, in relazioni anche alle criticità precedentemente emerse, legate alle questioni di riconoscibilità delle permanenze più fragili, sia da un punto di vista d’insieme che di tecnologia costruttiva. Con l’obiettivo quindi di contribuire al disvelamento del bacino informativo ampio e profondo quale è stato riconosciuto il complesso sistema di vestigia visibili ma anche “sommerse”, la ricerca ha proposto l’elaborazione di un metodo conoscitivo denominato “cannocchiale stratigrafico”, uno strumento metodologico in grado di esplorare i processi di costruzione/trasformazione dei paesaggi di guerra alle diverse scale. Tale metodo si è dimostrato essere un contributo conoscitivo molto fertile per affiancare allo studio dei documenti d’archivio e dei Manuali di fortificazioni, bagaglio conoscitivo irrinunciabile per meglio comprendere le tecniche costruttive, i dettagli tecnici e tecnologici, i materiali utilizzati e le soluzioni tattiche o d’impianto proposte, l’applicazione alla scala del paesaggio del codice interpretativo proprio della stratigrafia dell’architettura, che interpreta la storia dei manufatti come esito di processi di apporto, sottrazione e trasformazione che hanno lasciato tracce fisiche collegate tra loro in una sequenza stratigrafica. Operativamente ciò si è declinato nell’interpretazione delle dinamiche di trasformazione archeologica dei paesaggi nel corso del tempo, mettendo a confronto l’impatto dell’evento bellico di cent’anni fa con la ricognizione attuale degli usi del suolo e delle permanenze delle vestigia, principalmente attraverso l’analisi, comparazione e relative interpretazioni tra documentazione storica, fotografie aree d’epoca, ortofoto attuali ed elaborazioni dei dati ottenuti da tecniche di telerilevamento ad alta risoluzione (remote sensing). In questa prospettiva, fondamentale è stato l’utilizzo di software per la creazione di Sistemi Geografici Informativi come ArcGis e QuantumGis in quanto tali ambienti di lavoro hanno permesso una coordinazione complessiva dell’intero processo conoscitivo: dalla gestione integrata dei diversi dataset di input (georeferenziazione di mappe storiche di militarizzazione e fotografie aeree militari) all’elaborazione degli outputs attesi. A questo riguardo, il risultato più innovativo ottenuto della ricerca è stato l’importante contributo che alcune specifiche modalità di visualizzazione dei dati LIDAR ottenute attraverso specifici tools quali il Relief Tool Visualization (ad esempio Hillshading from multiple directions e Sky-View-Factor visualization) hanno fornito nell’identificazione dei diversi gradi di leggibilità dell’impronta della Grande Guerra all’interno della topografia del paesaggio d’oggi. La fase di validazione su specifici casi-studio, ad esempio sul sistema dei forti austro-ungarici del Trentino (Italia) e sul sistema trincerato insistente nell’intorno di Forte Busa Verle (Altopiano di Vezzena, TN, Italy), ha permesso di verificare l’effettiva efficacia di tale metodo a livello non solo qualitativo ma anche quantitativo. In conclusione, quindi, l’elaborazione dello strumento “cannocchiale stratigrafico”, oltre alle nuove possibilità di narrazione da esso introdotte, costituisce un importante contributo metodologico per la definizione del “gradiente testimoniale” precedentemente descritto, quale momento necessario per impostare consapevolmente le future progettualità. L’implementazione del metodo proposto su altre casistiche e l’approfondimento teorico-operativo rispetto agli altri indicatori individuati costituiscono le principali direzioni verso cui possono essere sviluppate future prospettive di ricerca.
Книги з теми "Testimonial gradient"
Blixen, Carina. Isabelino Gradín: Testimonio de una vida. [Montevideo]: Ediciones del Caballo Perdido, 2000.
Знайти повний текст джерелаGuerrini, Mauro, ed. Nessuno poteva aprire il libro... Florence: Firenze University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-927-0.
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