Дисертації з теми "Suolo contaminato"
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Fogato, Anna <1997>. "Analisi del ciclo di vita (LCA) di una tecnica di bioremediation applicata ad un suolo contaminato in laguna di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20522.
Повний текст джерелаSaccardo, Debora <1988>. "Fitoestrazione di Arsenico mediante la felce iperaccumulatrice Pteris vittata L. da un suolo contaminato: studio dei fattori che ne regolano l'efficienza." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8127.
Повний текст джерелаSesso, Michela. "Fitorimedio di idrocarburi policiclici aromatici: studi di rizodegradazione e biodisponibilità." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4589.
Повний текст джерелаQuesto studio nasce idealmente vent’anni fa, quando il Prof. Pier Paolo Puglisi, genetista dell’Università di Parma e uomo di estrema cultura e lungimiranza discute allora il tema del fitorimedio come possibilità per dar risposta a stati alterati dell’ambiente. In uno dei suoi testi 1789-1989 Abbiamo preso al Bastiglia disinquiniamola, discute di piante sì come “sentinelle” ambientali, ma anche piante come soluzioni a problemi rilevanti determinati dall’impatto antropico. È a seguito della lettura del succitato testo che prende inizio questo studio articolato su diversi piani di ricerca, tutti volti a descrivere e cercare delle possibili indicazioni per la risoluzione di un problema di contaminazione pregressa. Il sito che ha fornito il materiale per svolgere le sperimentazioni è inserito nel parco che ha ospitato la principale struttura psichiatrica di Trieste. Complessivamente l’area contaminata riporta una superficie di 3 ettari di terreno, attualmente perimetrata ed interdetta all’accesso dal D.Lg 152/2006. L’inquinamento è stato provocato dalle attività di combustione di materiali solidi prodotti all’interno dell’ex ospedale psichiatrico. Nella struttura è presente una centrale termica ad oggi alimentata a gasolio, ma originariamente funzionava a carbone. Tale centrale serviva solo per gli edifici collocati nella parte alta del comprensorio. Gli edifici collocati a valle erano dotati ciascuno di una piccola centrale termica a carbone, ognuna con le proprie necessità di smaltire ceneri di combustione. I processi di incenerimento sono stati protratti nel tempo per un periodo che va dal 1961 al 1977. Lo scopo del presente lavoro è stato valutare l’applicabilità della pratica del fitorimedio per la mitigazione della contaminazione invecchiata e cronicizzata nel contesto del parco. Si è voluto affrontare uno studio in pieno campo per testare l’efficacia di due specie erbacee, Medicago sativa L. e Vetiveria zizanioides L. nella rizodegradazione di idrocarburi policiclici aromatici (IPA), in un’area moderatamente contaminata. Vetiveria zizanioides L. è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Poaceae, originaria dell’India settentrionale. È una pianta che ben si adatta alle situazioni climatiche e pedologiche più estreme. L’apparato radicale è in grado di sviluppare un “muro di radici”, che può spingersi fino a profondità superiori ai 5 metri. Viene ampiamente utilizzata nell’ingegneria naturalistica. Medicago sativa L., appartiene alla famiglie delle Fabaceae, specie largamente usata in agricoltura per la produzione di foraggio; è ampiamente discusso in bibliografica l’effetto di questa pianta come rizodegradatrice di contaminanti organici e come pianta avente effetti positivi sulla qualità del suolo. In secondo luogo si è voluto realizzare una sperimentazione con Medicago sativa L. in condizioni maggiormente controllate, riducendo la scala sperimentale e lavorando in serra, ma affrontando un maggiore livello di contaminazione. Essendo nota la scarsa biodisponibilità degli IPA, in una terza parte della tesi si è mirato a verificare se una contaminazione difficilmente aggredibile dalle tecniche di rizodegradazione, possa essere bioaccumulata e mobilizzata da organismi viventi, impiegando un animale che tipicamente si nutre ingerendo il suolo. Nella sperimentazione sono stati impiegati lombrichi della specie Eisenia andrei, facilmente allevabili e reperibili commercialmente. Questi diversi approcci rivolti alla valutazione delle interazioni tra organismi viventi, contaminanti e comparti ambientali mirano a sviluppare una conoscenza che consenta di mitigare la contaminazione del suolo, risorsa non rinnovabile ed estremamente preziosa, con metodi sostenibili, in situ; si mira anche a conseguire elementi per valutazioni associate al trasferimento dei contaminanti nell’ambiente che tengano conto non soltanto della tutela della specie umana, ma anche di altri organismi, nel contesto di una analisi di rischio ecologico. I risultati sinora acquisiti appaiono incoraggianti, ed in particolare i dati ottenuti dalla sperimentazione in pieno campo, effettuata in condizioni di contaminazione moderata, riportano riduzioni significative (dall’80 al 100%), e il rientro in condizioni inferiori alle “concentrazioni soglia di contaminazione” indicate dalla norma nazionale vigente. La sperimentazione in serra, effettuata considerando una contaminazione più elevata, ha evidenziato alcuni limiti non mostrando una mitigazione dell’inquinamento. È emersa la necessità di un miglior controllo di possibili contributi esterni alla contaminazione come ad esempio le deposizioni su suolo e piante di IPA aerodispersi. La capacità di intercettare contaminanti aerodispersi da parte degli apparati fogliari, in particolare in prossimità di direttrici di traffico, ha aperto una nuova linea di ricerca nell’ambito delle fitotecnologie, volta all’ottimizzazione di “barriere verdi” per particolato atmosferico ed IPA. L’ipotesi di scarsa mobilità attribuita a contaminazioni invecchiate di IPA pesanti, è stata confutata, nel caso considerato, dal test di bioaccumulo con Eisenia andrei. Disporre di dati sul contenuto totale della contaminazione di un suolo non è sufficiente per valutare il rischio ecologico che queste sostanze possono comportare. La disponibilità di una sostanza dipende dalle condizioni chimico-fisiche del terreno (es. pH, contenuto di argilla, capacità di scambio cationica, quantità di materia organica) e dalle caratteristiche del composto. Per valutare l’effettivo stato di contaminazione di un suolo in relazione alla sua potenziale pericolosità per gli esseri viventi, devono essere utilizzati dei test biologici che permettono di valutare l’effettiva tossicità dei contaminanti. Il fitorimedio appare una promettente tecnologia per dare risposta a stati alterati dell’ambiente. Si è constatato che l’approccio alla risoluzione dei problemi in campo ambientale deve esser considerato come un approccio multidisciplinare, dove diverse competenze (biologiche, chimiche, agronomiche, gestionali, etc.) scelgono di compartecipare ai fini di una progettazione il più esaustiva possibile, e di portare a soluzione i processi di mitigazione della contaminazione e di rinaturalizzazione. In particolare per quel che riguarda interventi sul sito di San Giovanni “ex-OPP” si ritiene utile implementare lo studio iniziato con degli approfondimenti rispetto al territorio: appare necessaria una elaborazione vegetazionale del sito, la quale potrebbe fornire indicazioni di maggior dettaglio per l’identificazione delle specie più adatte alla fitobonifica del sito. In questo contesto appare necessaria un’interlocuzione con legislatori in campo ambientale, e amministratori pubblici ai fini di identificare percorsi istituzionali per poter promuovere tecniche di bonifica e messa in sicurezza sostenibili come quelle proposte dal fitorimedio.
XXIII Ciclo
1978
Crespi, Matteo. "Messa in sicurezza permanente di un'area ferroviaria dismessa." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.
Знайти повний текст джерелаGRECO, LUCCHINA Pietro. "TECNICHE DI BIOREMEDIATION DI SUOLI CONTAMINATI DA IDROCARBURI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2022. https://hdl.handle.net/10447/554882.
Повний текст джерелаMinello, Fabiola <1980>. "Fitorisanamento di suoli contaminati da metalli pesanti e metalloidi." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/10579/1101.
Повний текст джерелаThe aim of this study was to identify plant species capable of bio-accumulation of metals/metalloids for phytoremediation. Two projects involved the application of the fern Pteris vittata in the field. It has been investigated its hyperaccumulator ability on soils with multiple contaminant, in presence or absence of mycorrhization. P. vittata showed optimum efficiency to accumulate As and strong capacity to survive in presence of high concentrations of co-contaminants. Mycorrhizal fungi have favoured the growth of ferns and their tolerance to other contaminants. The third project was aimed at the identification of an halophyte species that could be used for the Pb phytoremediation of a saltmarsh. The results showed that the area can not be clean up by native plant species. The remediation could be alternatively achieved through: soil washing and phytoextraction with chelating or landfilling.
Morelli, Raffaella. "Degradazione di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) in suoli contaminati." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2015. http://hdl.handle.net/10556/1758.
Повний текст джерелаGli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) sono composti complessi derivanti principalmente dal processo di combustione incompleta di qualunque materiale organico in carenza di ossigeno. L’interesse scientifico per questa classe di composti è legato principalmente alla loro riconosciuta azione cancerogena che deriva dalle trasformazioni metaboliche degli IPA in diolo-epossidi, molecole in grado di legarsi al DNA e di indurre mutazioni genetiche e cancerogenicità. La contaminazione di IPA nel suolo sta diventando un problema di grande interesse a causa dell'accumulo nella frazione organo-argillosa, che è attribuibile principalmente al carattere idrofobico di questi contaminanti. La bioremediation è una delle tecniche che può essere utilizzata per bonificare i siti contaminati da IPA. La comunità microbica del suolo, infatti, è in grado di degradare questi contaminanti organici grazie alla capacità di sintetizzare enzimi ligninolitici con una bassa specificità di substrato. Grazie a questa caratteristica e alla somiglianza chimica degli IPA con la lignina, gli enzimi ligninolitici possono utilizzare gli IPA come substrati. Lo scopo di questo progetto è stato quello di studiare la degradazione degli IPA nel suolo in funzione dell’attività microbica. A tale proposito sono stati caratterizzati dieci suoli, uno tra i quali è stato selezionato per l’allestimento di mesocosmi in condizioni controllate. Il suolo prescelto è stato campionato e contaminato con due IPA, il benzo[a]pirene e l’antracene (150 μg/g everyone). I mesocosmi sono stati allestiti in tre diversi trattamenti: il suolo tal quale, il suolo addizionato con compost e il suolo addizionato con funghi (A. mellea, P. eryngii, P. ostreatus, S. ferrei e S. citrinum). I mesocosmi sono stati incubati per 273 giorni, nel corso dei quali sono stati monitorati i seguenti parametri: le concentrazioni degli IPA, le attività enzimatiche coinvolte nel processo di degradazione (attività laccasica, catecolo-ossidasica e perossidasica totale), la biomassa e la struttura della comunità microbica mediante lo studio del profilo dei PLFA ed alcuni parametri chimico-fisici (tenore idrico, contenuto di sostanza organica e pH). In tutti e tre i suoli nel corso dei 273 giorni l'antracene è stato degradato molto velocemente fino a raggiungere una quantità residua intorno al 4%, mentre il benzo[a]pirene si è ridotto circa del 50%, mostrando una dinamica più lenta. La degradazione nei suoli con compost e con funghi è risultata più rapida rispetto al suolo tal quale. L'attività perossidasica totale è l'unica attività enzimatica che ha mostrato valori più alti nei due suoli addizionati rispetto al suolo tal quale. Soltanto l'attività laccasica ha mostrato una relazione con le dinamiche dei due IPA. In tutti e tre i suoli la biomassa microbica e la biomassa fungina si sono ridotte dopo 273 giorni di incubazione. La struttura della comunità a fine esperimento si è modificata in tutti e tre i suoli a favore dei batteri metanotrofi. Questi risultati hanno fornito importanti informazioni sul processo di degradazione degli IPA, sebbene sia necessario approfondire ulteriormente la tematica al fine di poter applicare in campo interventi efficienti di bioremediation. [a cura dell'autore]
XIII n.s.
Di, Toro Sara <1977>. "Intensificazione di processi biologici per la Bioremediation aerobica di suoli contaminati." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4100/1/DiToro_Sara_tesi.pdf.
Повний текст джерелаDi, Toro Sara <1977>. "Intensificazione di processi biologici per la Bioremediation aerobica di suoli contaminati." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4100/.
Повний текст джерелаJiménez, Rojas José Waldomiro. "Estudo da resistência, condutividade hidráulica e lixiviação de um solo argiloso cimentado e contaminado." reponame:Biblioteca Digital de Teses e Dissertações da UFRGS, 2012. http://hdl.handle.net/10183/70901.
Повний текст джерелаMore and more the use of traditional techniques of the geotechnical engineering comes across obstacles of economic and environmental character. The technique of the soil-cement becomes attractive when the improvement of the properties of the local soil constituted in a project alternative. The technique of treatment of soils with cement finds application, for instance, in the construction of bases for pavements, in the protection of talus in land dams, as support layer for superficial foundations, as remediation of polluted soils and as barriers of contention of pollutants. This way, this theory has as objective to analyze the influence of the amount of cement, of the porosity and of the molding humidity over the physical and chemical behavior of a loamy soil artificially cemented and polluted. The experimental program consists of characterizing the used materials, to analyze the mixtures soil-cement and soil-cement-pollutant physically, through resistance samples to the simple compression, suction measures and hydraulic conductivity. The lixiviation samples will be chemically accomplished in column and chemical and physiochemical analyses of the lixiviated. The results, according to the characterization, present a loamy material, originating from rocks rhyodacite (rhyolite/dacite); according to the resistance to the simple compression there was a resistance increase with the rise of the amount of cement and with the increase of the weight specific of compaction; as for the polluted soil and cemented happened the same behavior, however, with resistance fall. The hydraulic conductivity suffered a decrease when increased the specific weight of molding, for soil-cement and for soil-cement-pollutant. (Continue For the chemical analyses, starting from the lixiviation samples, it was reached a reduction of parameters of contamination with the cement addition, mainly with the significant increase of the pH, due to the increase of the amount of cement. It was concluded that the amount of cement and the decrease of the porosity happened by the largest densification influence in resistance adding, as well as they provide a low permeability and a low pollutant concentration in the lixiviated.
Cada vez más la utilización de técnicas tradicionales de la ingeniería geotécnica se depara con obstáculos de carácter económico y ambiental. La técnica del suelo-cemento se vuelve atractiva cuando el mejoramiento de las propiedades del suelo local se constituye en una alternativa de proyecto. La técnica de tratamiento de suelos con cemento encuentra aplicación, por ejemplo, en la construcción de bases para pavimentos, en la protección de taludes, en presas de tierra, como camada de soporte para fundaciones superficiales, como remediación de suelos contaminados y como barreras de contención de contaminantes. Esta tesis tiene por objetivo analizar la influencia de la cantidad de cemento, de la porosidad y de la humedad del molde, sobre el comportamiento físico y químico de un suelo arcilloso artificialmente cementado y contaminado. El programa experimental consiste en caracterizar los materiales utilizados, analizar físicamente las mezclas suelo-cemento y suelo-cementocontaminante a través de ensayos de resistencia a compresión simple, medidas de succión y conductividad hidráulica. Químicamente serán realizados ensayos de lixiviación en columna y análisis químicos y físico-químicos del lixiviado. Los resultados, con respecto a la caracterización, presentan un material arcilloso, oriundo de rocas riodacitos (riolito/dacito). En cuanto a la resistencia el aumento de la misma es directamente proporcional al aumento de la cantidad de cemento y del peso especifico de compactación, referente al suelo contaminado y cementado ocurrió el mismo comportamiento, pero con disminución de resistencia. La conductividad hidráulica obtuvo una reducción cuando se produjo el aumento del peso específico, tanto para suelo-cemento como para suelo-cemento-contaminante. Para los análisis químicos, a partir del ensayo de lixiviación, se constato reducción de parámetros de contaminación con la adición de cemento, principalmente con el aumento significativo del pH. Se concluyó que la cantidad de cemento y la disminución de la porosidad ocurrida por l mayor compampactacion influencio en el aumento de resistencia, asi como porporciono baja permeabilidad y baja concentración de contaminante en el lixiviado.
Accardi, Giovanni. "Studio metodologico della capacità adsorbente del biochar di contaminanti ambientali." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15599/.
Повний текст джерелаQueupuan, Colil Millaray Elba. "Evaluación de fitorremediación de suelos contaminados con plomo mediante el cultivo de Atriplex halimus L." Tesis, Universidad de Chile, 2017. http://repositorio.uchile.cl/handle/2250/152823.
Повний текст джерелаEn la actualidad, la preocupación por el efecto de los elementos traza metálicos ha ido en aumento debido a su persistencia, a su acumulación progresiva en distintos medios naturales y fundamentalmente, por el efecto tóxico que manifiestan en pequeñas concentraciones, llegando a ocasionar problemas en ecosistemas y en la salud humana. Uno de ellos, el plomo, es uno de los elementos que constituye el grupo de los elementos traza metálicos, no esencial y contaminante ambiental. Para disminuir el impacto de suelos contaminados, se emplea la técnica de fitorremediación que implica la utilización de plantas capaces de contener, extraer o reducir los contaminantes a través de la acción de las raíces y su microflora. Además, complementariamente, se utilizan agentes quelantes, que tienen como propósito aumentar la biodisponibilidad de metales en el suelo. El presente trabajo tiene como objetivo aplicar la fitorremediación inducida como estrategia de mitigar la contaminación de suelos por plomo mediante el cultivo de Atriplex halimus L.
Llanos, Quispe Evelyn Katherine. "Efecto de la aplicación de microorganismos eficaces en el contenido de cadmio y propiedades fisicoquimicas de un suelo contaminado del distrito de Orcotuna, Concepcion, 2017." Bachelor's thesis, Universidad Continental, 2019. http://repositorio.continental.edu.pe/handle/continental/5124.
Повний текст джерелаDistefano, Gabriele Giuseppe <1988>. "L’ecotossicologia a supporto delle attività di bonifica di suoli contaminati: un caso di studio." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6638.
Повний текст джерелаDa, Dalt Alessandra <1988>. "Fitorisanamento di suoli contaminati da arsenico tramite la felce (Pteris vittata L.): vantaggi e limiti." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5666.
Повний текст джерелаHinostroza, Zárate Siderlin Camila. "Fitoestabilización de Cadmio por Lupinus Mutabilis en un suelo contaminado del distrito El Mantaro, Jauja 2016." Bachelor's thesis, Universidad Continental, 2018. http://repositorio.continental.edu.pe/handle/continental/4918.
Повний текст джерелаColonio, Chuquillanqui Geraldyne Fiorela. "Características físico-químicas de 5 suelos contaminados con Cromo en el Valle del Mantaro." Bachelor's thesis, Universidad Continental, 2018. http://repositorio.continental.edu.pe/handle/continental/5086.
Повний текст джерелаHuamancaja, Palomino Liz Cecilia. "Aplicación de sedimentos de piscigranja en un suelo contaminado y su efecto en la disponibilidad de arsénico y crecimiento de Ryegrass (Lolium perenne), distrito El Mantaro, Jauja, 2016." Bachelor's thesis, Universidad Continental, 2018. http://repositorio.continental.edu.pe/handle/continental/4966.
Повний текст джерелаSighinolfi, Silvia. "Valutazione dell'Helichrysum italicum (Roth) G. Don per un possibile impiego in attività di fitorimedio di suoli contaminati." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15901/.
Повний текст джерелаAcuña, Kohnenkamp Edouard Jesús. "Evaluación de Atriplex halimus y Chrysopogon zizanioides en la fitorremediación inducida de un suelo contaminado con plomo." Tesis, Universidad de Chile, 2016. http://repositorio.uchile.cl/handle/2250/151067.
Повний текст джерелаEl plomo (Pb) es uno de los metales contaminantes de suelo más comunes, encontrándose ampliamente distribuido debido a actividades industriales, así como también al uso de combustibles y pinturas. En general, en suelos orgánicos el Pb se liga fuertemente a las sustancias húmicas, mientras que en suelos minerales lo hace a los óxidos de hierro, siendo más bien inmóvil en el suelo, a menos que se encuentre presente en altas concentraciones. Los efectos de la contaminación de suelos por Pb pueden ser mitigados mediante fitorremediación, una estrategia de remediación in situ que utiliza distintos componentes (plantas, enmiendas de suelo y manejos agronómicos) para remover, contener o volver inocuos los contaminantes de suelo. La mayor parte de las especies de plantas que toleran la presencia de elementos traza (ET) son de tipo excluyentes, caracterizándose por sobrevivir a través de mecanismos de restricción, almacenando los metales en paredes y vacuolas de células radicales. En el caso del Pb, la utilización de fitorremediación puede presentar inconvenientes, debido a la baja fitodisponibilidad del elemento. No obstante, para superar este inconveniente se ha propuesto la utilización de una técnica de fitorremediación inducida por agentes quelantes, la cual permite que el Pb del suelo permanezca biodisponible para las plantas.
Cristaldi, Antonio. "Funghi filamentosi endofitici e prospettive di impiego nella fitorimediazione di suoli contaminati da metalli pesanti e idrocarburi policiclici aromatici." Doctoral thesis, Università di Catania, 2017. http://hdl.handle.net/10761/3827.
Повний текст джерелаCANU, MARTA. "Sistemi di fitorisanamento di suoli contaminati da metalli pesanti con specie ad elevata produzione di biomassa in ambiente mediterraneo." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2017. http://hdl.handle.net/11584/249537.
Повний текст джерелаArniani, Sara. "Contaminanti emergenti nei suoli: il lombrico Eisenia andrei come modello sperimentale per la valutazione degli effetti biologici del bisfenolo A." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5108/.
Повний текст джерелаBenetello, Sabrina <1988>. "Fitoestrazione di As da un suolo caratterizzato da inquinamento diffuso medio-basso del contaminante, mediante l'uso della felce iperaccumulatrice P. vittata L.: vantaggi e limiti." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7654.
Повний текст джерелаValenzuela, Casimiro Evelyn Cindy. "Aplicación de lodos activados en un suelo contaminado con arsénico, cultivado con Avena sativa L., en el Distrito de Orcotuna, Concepción 2016." Bachelor's thesis, Universidad Continental, 2019. http://repositorio.continental.edu.pe/handle/continental/5489.
Повний текст джерелаMaguiña, Castillo Luisa. "Determinación de la capacidad fitorremediadora de Lupinus mutabilis Sweet “chocho o tarwi” en suelos contaminados con cadmio (Cd)." Bachelor's thesis, Universidad Ricardo Palma, 2017. http://cybertesis.urp.edu.pe/handle/urp/1092.
Повний текст джерелаSilva, Ricardo Alexandre da. "O pensamento tecnocr?tico, a setoriza??o e as pr?ticas permissivas: a quest?o das ?reas contaminadas no planejamento municipal." Pontif?cia Universidade Cat?lica de Campinas, 2018. http://tede.bibliotecadigital.puc-campinas.edu.br:8080/jspui/handle/tede/1101.
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The issue of contaminated areas is a problem that has increased in recent decades. The identification of numerous contaminations - old and recent - in the soil and water medium has affected the population, caused numerous health problems, and the environment, with the commitment of flora and fauna. In addition, economic activities carried out both in urban and rural areas have been hampered by the juxtaposition of the industrial production means that generate various types of contamination. The actions carried out by the public managers have not followed the breadth and expansion of the cases already detected. Generally the role played by public managers, especially municipal power, has been marked by great leniency and is evoked from their clearly technocratic and patrimonialist management structures . The legal competence regarding the licensing of activities with risk of contamination, national and state elevation in Brazil and in other countries studied, with sectorial and disciplinary perspective, in which industry is always seen as a positive factor, does not reach the problem as a territorialized phenomenon, with implications for the current and future use of localities. The study in question proposes new guidelines for the treatment of contaminated areas, with emphasis on the managerial integration of levels of government, access to information and monitoring of society. They were elaborated from the analysis of several occurrences of contamination, observing the causes, effects, agents and, mainly, the position adopted by the public managers, in particular the municipal ones, since they are the direct responsible by the regulation of the territory, through the legislation of land use and occupation in the municipal space.
La cuesti?n de las ?reas contaminadas representa un problema que ha aumentado en las ?ltimas d?cadas. La identificaci?n de innumerables contaminaciones - antiguas y recientes - en el suelo y medio h?drico ha afectado a la poblaci?n, ocasionado innumerables problemas de salud, y al medio ambiente, con el comprometimiento de la flora y la fauna. Adem?s, las actividades econ?micas, ejecutadas tanto en el espacio urbano y rural, han sido perjudicadas por la yuxtaposici?n de los medios de producci?n industrial que generan diversos tipos de contaminaciones. Las acciones ejecutadas por los gestores p?blicos, no han acompa?ado la amplitud y la expansi?n de los casos ya detectados. Generalmente el papel ejercido por los gestores p?blicos, en especial el poder municipal, ha sido marcado por una gran lenidad y que es evocada a partir de sus estructuras gerenciales claramente tecnocr?ticas y patrimonialistas. La competencia jur?dica sobre el licenciamiento de actividades con riesgo de contaminaci?n, alzada nacional y estadual en Brasil y en otros pa?ses estudiados, con perspectiva sectorial y disciplinaria, en la cual la industria es siempre vista como factor positivo, no alcanza el problema como fen?meno territorializado, con implicaciones en el uso actual y futuro de las localidades. El estudio en cuesti?n propone nuevas directrices para el tratamiento de ?reas contaminadas, con destaque a la integraci?n gerencial de los niveles de gobierno, el acceso a la informaci?n y acompa?amiento de la sociedad. Se elaboraron a partir del an?lisis de diversas ocurrencias de contaminaci?n, observ?ndose las causas, efectos, agentes y, principalmente, la postura adoptada por los gestores p?blicos, en particular los municipales, pues son los responsables directos por la regulaci?n del territorio, a trav?s de la legislaci?n de uso y ocupaci?n del suelo en el espacio municipal.
A quest?o das ?reas contaminadas representa um problema que tem aumentado nas ultimas d?cadas. A identifica??o de in?meras contamina??es ? antigas e recentes - no solo e meio h?drico tem afetado a popula??o, ocasionado in?meros problemas de sa?de, e ao meio ambiente, com o comprometimento da flora e a fauna. Al?m disso, atividades econ?micas, executadas tanto no espa?o urbano e rural, tem sido prejudicadas pela justaposi??o dos meios de produ??o industrial que geram diversos tipos de contamina??es. As a??es executadas pelos gestores p?blicos, n?o tem acompanhado a amplitude e a expans?o dos casos j? detectados. Geralmente o papel exercido pelos gestores p?blicos, em especial o poder municipal, tem sido marcado por uma grande leni?ncia e que ? evocada a partir de suas estruturas gerenciais claramente tecnocr?ticas e patrimonialistas. A compet?ncia jur?dica sobre o licenciamento de atividades com risco de contamina??o, al?ada nacional e estadual no Brasil e em outros pa?ses estudados, com perspectiva setorial e disciplinar, na qual a ind?stria ? sempre vista como fator positivo, n?o alcan?a o problema enquanto fen?meno territorializado, com implica??es no uso atual e futuro das localidades. O estudo em quest?o prop?e novas diretrizes para o tratamento de ?reas contaminadas, com destaque ? integra??o gerencial dos n?veis de governo, o acesso ? informa??o e acompanhamento da sociedade. Foram elaboradas a partir da an?lise de diversas ocorr?ncias de contamina??o, observando-se as causas, efeitos, agentes e, principalmente, a postura adotada pelos gestores p?blicos, em particular os municipais, pois s?o os respons?veis diretos pela regula??o do territ?rio, atrav?s da legisla??o de uso e ocupa??o do solo no espa?o municipal.
González, Núñez Raquel. "Ús de residus no perillosos i aluminosilicats per a la remediació de sòls contaminats amb metalls pesants." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2014. http://hdl.handle.net/10803/285297.
Повний текст джерелаMetal pollution in soils requires intervention actions to attenuate its impact. In-situ remediation of contaminated soils is recently receiving increasing attention since it is a more feasible and economically affordable approach than ex-situ strategies, especially when facing a large amount of soil to be remediated. In this context, the addition of materials, including non-hazardous wastes to contaminated soils may be a suitable remediation strategy due to a double mechanism: decrease in pollutant mobility and dilution of pollutant concentration (if large material doses are used). Candidate materials must ensure an increase in the pollutant-soil interaction by increasing the pollutant sorption in the resulting mixture and/or by modifying soil properties governing the leaching and related transport of the pollutants into groundwaters and trophic chain. Moreover, another indirect benefit from this remediation strategy is that it may allow the reuse of non-hazardous wastes generated by industrial processes. In order to give response on this lack of research, the thesis has been divided in the following parts: Firstly, it has done a comparison of analytical methods, previously validated, to determine the total content of elements in inorganic samples of methods that directly analyze samples without digestion (XRF and µXRF) and methods based on a previous wet digestion (Aqua Regia and Microwaves) followed by quantification with ICP-OES and ICP-MS (detailed in section 2.1). The microwave digestion was the best method to determine the total content of major and trace elements in inorganic environmental matrices. Also, it has done an evaluation of lixiviation tests to predict the mobility of heavy metals in environmental samples using simple extraction, 0,01 M and 1M CaCl2, 0,43 M CH3COOH and 0,05 M EDTA and the lixiviation test Influence of pH on leaching with initial acid/base addition (pHstat) (detailed in section 2.2). The EDTA extraction yield of metals was higher than pHstat, at the same pH, but if we compare with the most acidic pH of pHstat, we observed that the metal lixiviation was maxim, so the pHstat can estimate the maximum mobile fraction of the metal in a long period. Finally, it has done the establishment of the laboratory methodology to select the materials to immobilize the heavy metals in contaminated soils (detailed in section 2.3). The best candidates were those with a high acid neutralization capacity and/or specific sorption capacity. This methodology was applied in order to evaluate the efficiency of the materials in a pilot plant study (detailed in section 2.4). The results obtained in a pilot plant corroborated the results obtained in a laboratory scale.
Sampietro, Bergua Mª Lourdes. "Genetic Analysis of the prehistoic peopling of Western Europe: Ancient DNA the role of contamination." Doctoral thesis, Universitat Pompeu Fabra, 2007. http://hdl.handle.net/10803/79128.
Повний текст джерелаEn la presente tesis hemos tratado tres temas diferentes aunque muy relacionados. Primero, hemos estudiado la tasa de mutación post-mortem de secuencias de ADN contaminante en restos humanos antiguos centrándonos en el desarrollo de estrategias para evitar que las muestras se contaminen antes de llegar al laboratorio. Proponemos una guía que consiste en el tipado genético de cada persona implicada en la manipulación de los restos, especialmente cuando estos han sido excavados y lavados bajo condiciones no controladas. Segundo, hemos desarrollado una técnica no invasiva para secuenciar DNA de restos humanos antiguos pero sin destruirlos. Y por ultimo, hemos secuenciado restos humanos antiguos pertenecientes a diferentes periodos evolutivos (desde el Paleolitico hasta el post-Neolitico) que nos han permitido hacer inferencias sobre el poblamiento Europeo centrándonos básicamente en la Península Ibérica. Hemos encontrado que ha habido una continuidad genética desde el Neolítico. La única clara discontinuidad genética encontrada es entre dos especies distintas: H. Sapiens y H.neanderthalensis.
Pignolo, Giulia. "Studi su gasteropodi terrestri come potenziali bioaccumuli per metalli pesanti ed idrocarburi policiclici aromatici nella provincia di Trieste." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4584.
Повний текст джерелаQuesta tesi mira a fornire, attraverso dati di monitoraggio sul campo ed esperimenti effettuati in condizioni controllate, elementi per valutare se alcuni gasteropodi terrestri possano essere utilizzati come indicatori per la contaminazione da metalli pesanti ed idrocarburi policiclici aromatici del suolo e dell'aria con particolare riferimento a tipologie di contaminazione ambientale presenti nella Provincia di Trieste. La letteratura scientifica ha già evidenziato l’applicabilità di questo approccio in alcune situazioni ambientali, ma non risultano disponibili studi approfonditi sulle modalità di bioaccumulo e sulle diverse tipologie di contaminazione in prossimità di industrie siderurgiche e siti contaminati costieri. Nel presente lavoro, è stata studiata la contaminazione di suoli superficiali e le ricadute di emissioni atmosferiche al suolo con i gasteropodi terrestri polmonati delle specie Cornu aspersus (O.F.Muller, 1774) ed Eobania vermiculata (O.F.Muller, 1774). In particolare, è stato affrontato lo studio della specie Eobania vermiculata in qualità di bioaccumulatore di metalli e idrocarburi policiclici aromatici per la prima volta, non essendoci della letteratura a riguardo. Inizialmente si sono svolte le seguenti indagini: 1. valutazione delle specie di chiocciole presenti in regione Friuli Venezia Giulia (dalle Alpi orientali all’Adriatico settentrionale) per capire quale specie fosse adatta a questa ricerca. E' stata riorganizzata e sistemata la collezione di molluschi terrestri del Museo Civico di Scienze Naturali di Trieste. Il lavoro ha comportato la sistemazione e ricollocazione di 1500 specie di chiocciole nell'archivio malacologico del Museo; la creazione di un data base dal quale si sono individuate le chiocciole presenti sul territorio regionale meglio rappresentate nella collezione; 2. indagini bibliografiche sull'attitudine dei gasteropodi terrestri ad accumulare metalli pesanti ed idrocarburi policiclici aromatici a seguito di contatto cutaneo col suolo, ingestione della vegetazione o del suolo, dell’acqua ed inalazione dell’aria. Inoltre, sono sufficientemente stanziali per poter fornire delle informazioni sulla contaminazione di un'area. 3. determinazione delle specie presenti nel sito contaminato oggetto di studio. Dopo queste considerazioni la ricerca è proseguita con la messa a punto di una procedura per la determinazione dei metalli e degli IPA tramite ICP ottico e Gas Cromatografia accoppiata a Spettrometria di Massa e per verificare la significatività del quantitativo di contaminanti bioaccumulati. A tale scopo sono state raccolte chiocciole autoctone della specie Cornu aspersus in due siti di studio. E’ stata scelta la specie Cornu aspersus anche a fronte delle precedenti valutazioni. La prima area considerata è un sito costiero, noto come “Acquario”, ubicato nel Comune di Muggia (Trieste) e costituito da un imbonimento con terre da scavo, in cui è stata identificata una contaminazione da metalli e idrocarburi policiclici aromatici; da metà degli anni novanta del secolo scorso fino all’autunno 2010, è stato sostanzialmente abbandonato ed esposto ad un’azione di weathering significativa. Il secondo sito, si trova a Trieste, in prossimità di un impianto siderurgico, la Ferriera di Servola, che è stata riscontrata come fonte emissiva di idrocarburi policiclici aromatici, metalli pesanti e altri inquinanti. E' stata eseguita una caratterizzazione del suolo superficiale (0-0,20 m ) per verificare le concentrazioni di metalli pesanti e degli idrocarburi policiclici aromatici. Le concentrazioni rilevate di piombo, zinco, manganese e nichel nei due siti sono superiori secondo il livello di screening ecologico indicati dall’agenzia per l’ambiente americana (US-EPA, 2005). Le concentrazioni di questi metalli sono tali per cui l'US-EPA afferma la possibilità di un effetto tossico per gli invertebrati del suolo. Nel sito Acquario, l'analisi del suolo superficiale ha evidenziato una contaminazione di IPA in base alle concentrazioni soglia di contaminazione per lo scenario residenziale del D.Lgs 152/2006. I livelli di screening ecologici per gli invertebrati dell’US-EPA non si riferiscono ai congeneri pesanti degli IPA, dal benzo[a]antracene al benzo[ghi]perilene, ma solo in riferimento ai mammiferi e all’avifauna. Per quanto riguarda la tossicità per gli invertebrati del suolo, l'EPA riporta il valore del pirene, la cui concentrazione rilevata nel sito Acquario si avvicina al limite proposto dall'agenzia. Le chiocciole autoctone, della specie Cornu aspersus, nel sito Acquario hanno evidenziato una concentrazione maggiore a carico dell’epatopancreas per i metalli Cd, Pb e Zn, mentre il Cu, che ha anche funzioni fisiologiche, presenta valori relativamente elevati nel piede. Invece, dall'analisi degli IPA è emerso che nelle chiocciole campionate presso la Ferriera prevalgono gli IPA a medio-basso peso molecolare, come naftalene, acenaftene e tra i congeneri più pesanti spicca il benzo[g,h,i]perilene. Nell’indagine condotta sulle chiocciole del sito Acquario, invece, si sono trovate concentrazioni anomale di un congenere ad alto peso molecolare, il dibenzo[a,h]antracene. Questa differenza è stata spiegata in quanto a Servola è presente una significativa fonte attiva di IPA, la cokeria. Le emissioni in atmosfera delle attività siderurgiche oltre che impattare sulla qualità dell’aria ambiente possono avere effetti su suoli ed acque a causa delle ricadute di polveri contenenti metalli pesanti e idrocarburi. Nelle emissioni, in genere, si rileva una maggior abbondanza dei policiclici più leggeri. Nel sito Acquario la contaminazione è dovuta all’interramento di terreno in parte contaminato, in cui gli inquinanti, gli IPA in particolare, possono subire processi di attenuazione e degradazione naturale ad opera di microorganismi che degradano e rimuovono prevalentemente gli IPA più leggeri, mantenendo inalterati quelli più pesanti, come ad esempio il dibenzo[a,h]antracene. La ricerca è proseguita con degli esperimenti di esposizione di chiocciole di allevamento, presupposte "pulite" allo scopo di capire la ripartizione dei contaminanti nella chiocciola (epatopancreas, piede e corpo) e i tempi di accumulo. Nel sito Acquario e in prossimità della Ferriera di Servola è stato costruito un recinto in plastica, in cui sono state rilasciate le chiocciole della specie Cornu aspersus. L'obiettivo è stato quello di valutare l'uptake dei contaminati per ingestione della vegetazione e contatto cutaneo col suolo. E' stata studiata anche un'altra specie, Eobania vermiculata, per valutare la capacità di accumulo e poterla utilizzare in sostituzione a Cornu aspersus, di cui la raccolta in ambiente naturale è regolamentata dalla legge regionale n.16 del 5 dicembre 2008. Dopo un periodo di esposizione di 60 giorni si è osservata una grande variabilità fra le repliche indipendenti dei campioni di chiocciole, indicando una notevole eterogeneità nell’assunzione degli inquinanti. L'analisi statistica dei dati ha però permesso di individuare delle differenze significative nell'accumulo dei metalli pesanti e degli IPA tra epatopancreas, piede e corpo. E' stato osservato che la chiocciola Cornu aspersus rispetto ad Eobania vermiculata è in grado di concentrare un quantitativo maggiore di Zn, Ni, Fe e Mn nell'epatopancreas. Mentre le due specie non presentano una differenza significativa nell’accumulo di Cd e Pb. Questo fa presupporre che sia Cornu che Eobania abbiano modalità molto simile di accumulo e di uptake dei metalli all’interno del proprio corpo. Infatti, entrambe si possono definire degli organismi macroconcentratori (BAF >2) per Cd, Cu e B e deconcentratori (BAF<1) verso gli altri metalli analizzati, Pb, Zn, Mn, Fe, Al, Cr e B. Inoltre, la specie Eobania vermiculata è stata esposta sia nel sito Acquario che a Servola; in quest’ultimo sito, ha evidenziato un accumulo maggiore di Cd e Pb a prova di una concentrazione non trascurabile e biodisponibile presente nel suolo e nella vegetazione. Si è visto anche dall'analisi delle feci che questa specie ha anche una buona capacità di eliminare il Pb. E’ stato osservato anche che, i metalli fisiologici boro, ferro, manganese e alluminio, come il rame, sono per lo più presenti nel muscolo pedale o nel corpo delle chiocciole. Per quel che riguarda gli IPA, nel sito Acquario ne è stata determinata la concentrazione in pool di esemplari di Cornu aspersus esposte. E’ stato difficile verificare un effettivo accumulo in quanto le chiocciole fornite dall'allevamento presentavano valori di alcuni IPA superiori rispetto a quelli che si sono registrati a seguito della sperimentazione. In particolare, si è verificato accumulo significativo del pirene nell'epatopancreas. Si è quindi, verificato che i congeneri di medio–basso peso molecolare (3 e 4 anelli) sono presenti nell’intera chiocciola, mentre quelli con peso molecolare maggiore (5-6 anelli) si concentrano quasi esclusivamente nell’epatopancreas. Successivamente si è effettuato uno studio per valutare il bioaccumulo di inquinanti aereodispersi mediante un esperimento di esposizione controllata in prossimità della cokeria dell’impianto siderurgico della Ferriera di Servola. In studi precedenti, ARPA (2005), Falomo (2009) e Di Monte (2009) è stato appurato che la qualità dell’aria in prossimità dell’impianto è alterata da emissioni di IPA e di polveri con evidenza di deposizioni al suolo. Le chiocciole della specie Eobania vermiculata sono state esposte in due tipologie di gabbie, escludendo il contatto col suolo, per monitorare l’assunzione dei metalli e degli IPA. Sono state utilizzate piccole gabbie con le pareti aperte che permettono un ricircolo dell’aria e la deposizione delle polveri di granulometria medio-grossolana, costituenti la cosiddetta frazione sedimentabile del particolato totale sospeso (PTS) e gabbie con pareti chiuse che riducono la deposizione del particolato atmosferico. Inoltre, è stato utilizzato un campionatore passivo del PMx e un campionatore passivo (“quadrello”) per il campionamento degli IPA aerodispersi. Dall’analisi delle chiocciole si è constatato che è stato maggiore l’apporto dei metalli Cd, Pb, Zn, Cr, Ni, Mn, B assunti a causa della deposizione delle polveri all’interno delle gabbie aperte in prossimità della Ferriera è stato maggiore di quello nel sito di controllo presso l’Università di Trieste. L’analisi degli IPA nei quadrelli ha appurato che le concentrazioni a Servola sono maggiori di quelle del sito di controllo e i valori elevati del fattore arricchimento indicano che i fenomeni di deposizione delle polveri avvengono in maniera non trascurabile. Nelle chiocciole esposte a Servola, si è constatato un accumulo significativo di fluorene, fenantrene, antracene e in particolare del benzo[e]pirene. Tuttavia, la concentrazione degli IPA anche nelle chiocciole poste nel sito di controllo è comunque non trascurabile e ciò riconduce ad un inquinamento di tipo urbano diffuso (riscaldamento, traffico veicolare, etc…). In considerazione del maggior accumulo degli idrocarburi policiclici aromatici più leggeri e volatili, si è approfondita la valutazione dei possibili effetti biologici dell’inalazione mediante lo studio del tessuto olfattivo nelle chiocciole della specie Eobania vermiculata, impiegata nell’esperimento precedente. Lo studio del tessuto olfattivo è particolarmente importante per conoscere e capire quello dei mammiferi in quanto possiede molte somiglianze e può spiegare come un inquinante può agire nell’uomo (Chase, 1986). Mediante colorazione tricromica si è appurato che le chiocciole esposte a Servola presentavano un notevole ispessimento dello strato muciparo e del tessuto olfattivo rispetto agli esemplari del sito di controllo presso l’Università. Questo ha confermato quanto osservato da Lemaire e Chase (1998) che affermarono che le sostanze aerodisperse molto irritanti provocano un ingrossamento del tessuto epiteliale e una maggior produzione di muco. Nella seconda parte della tesi si è approfondito lo studio dell'accumulo degli IPA mediante uptake per ingestione e contatto cutaneo del suolo, in condizioni controllate in laboratorio, impiegando chiocciole Cornu aspersus. Non risultando operativamente semplice contaminare suoli con policiclici aromatici in maniera sicura e controllata, grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università di Udine, si è valutato il bioaccumulo di IPA in suoli trattati con biochar, carbonella vegetale, che può apportare composti policiclici, per una concentrazione pari a 100t/ha, compatibile con quella che alcuni agronomi propongono l’incorporazione nei suoli per aumentare la sostanza organica e quindi far sì che il biochar funzioni come sequestratore di CO2 (Steinbeis et al., 2009). Recenti studi indicano come vi sia un bioaccumulo di IPA in anellidi esposti a terreno trattato con biochar, per cui si è valutata la significatività dell’esposizione per contatto anche nel caso di molluschi terrestri. Lo studio degli IPA si è focalizzato sui congeneri acenaftene, fluorene, fenantrene, antracene, fluorantene e pirene, in quanto le concentrazioni degli IPA più pesanti misurate nelle chiocciole e nei suoli si sono sempre mostrate inferiori ai limiti di rilevabilità analitici e alle concentrazioni soglia di contaminazione per scenari residenziali normati per i suoli dal D.Lgs 152 del 2006. E’ stato appurato che nel suolo trattato con biochar, la concentrazione degli IPA è rimasta stabile nel’arco della sperimentazione, a differenza del suolo di controllo che per quanto sia un suolo artificiale, costituito in parte da torba, privo di una fauna microbica naturale ha presentato fenomeni di attenuazione della contaminazione da IPA nel tempo. Il biochar infatti è un materiale relativamente stabile, poroso e potenzialmente un buon adsorbente per contaminanti organici nei suoli. Si è visto che l’accumulo nelle chiocciole è avvenuto a carico del resto del corpo le cui concentrazioni degli IPA aumentano man mano che aumenta il periodo di esposizione. Questo indica che gli IPA leggeri, presenti anche nel suolo artificiale di controllo (torba, caolino e sabbia) siano biodisponibili per i gasteropodi e vengono assorbiti per contatto cutaneo, mentre quelli pesanti, qualora presenti, rimangono adsorbiti sulla tipologia di biochar considerata e non contaminano significativamente il biota. Quindi, si ha evidenza che in condizioni di laboratorio, una concentrazione proposta da Steinbeis (2009), ovvero di 100t/ha, per l’incorporazione nei suoli superficiali di biochar/carbonella vegetale finemente suddivisa, non rappresenta un rischio di contaminazione da idrocarburi policiclici pesanti per le chiocciole della specie Cornu aspersus. In conclusione, si è visto che l’impiego di gasteropodi terrestri, arricchisce la base informativa su cui fondare valutazioni sul destino dei contaminanti e sulle interazioni tra contaminanti e biota, fornendo un utile complemento a metodi di valutazione ambientale più consolidati. Infatti, nel lavoro di tesi si è evidenziato come l’impiego di molluschi terrestri consenta di valutare il trasferimento di inquinanti quali metalli ed IPA da suoli ed aria ambiente ad organismi invertebrati, in siti della Provincia di Trieste in cui è stata riportata la presenza di contaminanti. Si è avuta conferma che, in termini generali, l’epatopancreas è l’organo in cui si ritrovano le massime concentrazioni di contaminanti e si desume che l’uptake dei metalli avvenga per ingestione della vegetazione e/o del suolo. E’ stato appurato mediante degli esperimenti di esposizione di esemplari non contaminati di Cornu aspersus che questa specie è in grado di accumulare nei propri tessuti il piombo e il cadmio in quantità maggiori alla specie Eobania vermiculata. Si è anche verificato che l’assunzione dei contaminanti può avvenire per inalazione di particolato aereodisperso in tempi relativamente brevi considerando la capacità respiratoria delle chiocciole. In particolare, l’esposizione all’aria in condizioni controllate è stata utile per verificare il bioaccumulo di alcuni IPA, in quanto nelle chiocciole si è rilevata la presenza di benzo[e]pirene, isomero relativamente più stabile del benzo[a]pirene, in prossimità dell’impianto siderurgico della Ferriera di Servola. Infine, con l’esperimento di esposizione al biochar si è potuto constatare che gli IPA leggeri vengono anche assunti in modo non trascurabile per contatto cutaneo col suolo e quindi non solo per ingestione.
XXII Ciclo
1980
Izquierdo, Romero Andrés Ricardo. "Biodegradación de HAPs durante la biorremediación aeróbica de suelos contaminados con hidrocarburos del petróleo. Análisis de poblaciones bacterianas y genes funcionales." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2014. http://hdl.handle.net/10803/132994.
Повний текст джерелаSoil contamination with crude oil derivatives is a worldwide problem, especially for oil producing and exporting countries, having very adverse consequences for the environment and human health. Bioremediation, consisting in the exploitation of the natural microbial biodegradation processes, is a cost effective and environmentally friendly alternative to traditional physical and chemical techniques for the restoration of polluted soils. This Thesis aims to study the microbial populations and processes involved in the biodegradation of hydrocarbons, especially polycyclic aromatic hydrocarbons (PAHs) and their alkyl-derivatives, in oil-polluted soils. For this purpose, we analyzed a real industrial soil polluted with oil derivatives, diesel and heavy hydraulic oils, from a site in the Community of Madrid that was submitted to on site bioremediation through large scale aerobic biopiles. We have analyzed the fate of PAHs, by determining their concentration and the formation of oxidation products (GC-MS), and followed the changes in bacterial community structure throughout the treatment, by using culture-dependent and molecular microbial ecology techniques, such as 16S rDNA barcoded pyrosequencing. In a second phase, soil microcosms were set up at the laboratory to investigate the bacterial populations involved in the degradation of the aliphatic and the PAH fractions from a crude oil, and the possible interactions between them. The results permitted to correlate degradation of alkanes, and of different PAHs families with changes in the community structure from a phylogenetic (PCR-DGGE and 16S rDNA pyrosequencing) and functional (detection of functional genes and microarrays) point of view. The results showed that the presence of alkanes has a synergistic effect in the degradation of PAHs, accelerating their degradation rates and increasing the extension of degradation at the end. This effect could not be attributed solely to an increase in bioavailability, but would be the result of the sum of several factors including the unspecific growth of PAH-degrading populations on the extra carbon provided though alkane degradation byproducts, the growth of specific populations able to degrade both alkanes and PAHs, and possible cometabolic actions of alkane-degrading populations on alkyl-PAHs.
Venegas, Sepúlveda Andrea. "Evaluación de la adición de materiales de origen orgánico para la remediación de suelos contaminados con metales pesados." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2015. http://hdl.handle.net/10803/292729.
Повний текст джерелаThe aim of this work was the evaluation of the addition of organic wastes and biochars for the immobilisation of heavy metals in contaminated soils. Eight materials were tested: a compost derived from organic waste (MOW), a compost derived from food leftovers (DOM), a compost derived from municipal solid waste (MSW), a green waste material (GW), two biochars (BF and BS) and two by-products from the olive oil industry (OP and OWH). Key physicochemical properties for the immobilisation of heavy metals were evaluated, such as pH, ANC, TOC and DOC. The sorption capacity of metals (Cd, Cu, Ni, Pb and Zn) was evaluated by means of the determination of the solid-liquid distribution coefficient (Kd). The obtained isotherms were fitted to Freundlich and linear models. From pH, ANC and sorption capacity results, MOW, GW, BF and BS were selected as the best materials for the immobilisation of heavy metals in contaminated soils. The viability of NICA-Donnan model for the prediction of sorption isotherms for some of the tested materials and an organic soil was evaluated. Sorption isotherms calculated from the generic parameter set of the model were in disagreement with respect to materials. This disagreement was related to the low organic matter content and low stabilization of organic matter in the materials. On the other hand, predicted isotherms for the organic soil were in agreement with experimental data, especially for Cd, Cu and Zn. Parameter optimisation for the organic soil resulted in sorption isotherms that accurately fitted to experiment, with some parameters that differed up to two orders of magnitude from generic parameters. Four materials were employed to amend five contaminated soils with differing physicochemical properties in terms of pH, ANC, DOC, total and water soluble metal content. Leaching experiments were performed on the mixtures in a broad pH range. Samples were also characterized with respect to pH, ANC and DOC. Most important reductions in metal leaching were observed in soils with low pH and ANC amended with materials with high pH and ANC. In some cases, the effect of sorption capacity on the reduction of metal leaching was also observed. Finally, the stability of amendments was evaluated in soil+amendment mixtures by means of drying-wetting cycles to accelerate aging. Relevant physicochemical properties remained constant until the end of the experiment. The largest effect on metal immobilization was observed immediately after amendment addition, while the effect of aging was minor. In this way, tested amendments have proven to be stable during aging period.
Blázquez, Pallí Natàlia. "Assessing the feasibility of bioremediation strategies in aquifers polluted by chlorinated solvents." Doctoral thesis, Universitat Autònoma de Barcelona, 2019. http://hdl.handle.net/10803/669381.
Повний текст джерелаLa biorremediación es una tecnología sostenible que ha emergido en las últimas décadas como alternativa rentable para la descontaminación de acuíferos con disolventes clorados, en comparación con las técnicas fisicoquímicas más convencionales. Este tratamiento biológico de la contaminación utiliza el metabolismo de las bacterias para degradar los contaminantes y detoxificar las aguas subterráneas. Pero, aunque estos mecanismos se han investigado ampliamente, la exitosa implementación en campo es todavía limitada. Por este motivo, esta tesis ha tenido como objetivo profundizar el conocimiento sobre los procesos de biodegradación anaerobia de disolventes clorados in-situ, para mejorar futuras estrategias de biorremediación aplicadas a emplazamientos contaminados. Para ello, se han investigado tres lugares diferentes, contaminados por familias de disolventes clorados diferentes y que representan escenarios de complejidad creciente, a través de un conjunto de técnicas que aportan información sobre la viabilidad de los tratamientos de biorremediación en acuíferos contaminados. Esta diagnosis se ha desarrollado mediante una metodología multidisciplinar que incluye: i) análisis de la hidroquímica del acuífero, ii) aplicación de técnicas moleculares, iii) establecimiento de microcosmos anóxicos emulando las estrategias de atenuación natural monitorizada, bioestimulación y bioaumentación, y iv) análisis de los isótopos estables de los compuestos de interés. En el primer emplazamiento (Site 1), contaminado por tetracloroetileno (PCE), los resultados evidenciaron que la biodegradación del PCE era viable. Sin embargo, la acumulación de intermediarios tóxicos que se producía en condiciones naturales sólo se podía evitar con la adición de estimulantes que promueven este tipo de reacciones. Así pues, la mejor estrategia para la decloración del PCE implicaba el uso de lactato como estimulante. A continuación, se llevó a cabo una prueba piloto in-situ que consistió en una sola inyección de lactato en un pozo de seguimiento. Los resultados demostraron que la inyección de estimulante replicaba el mismo proceso visto en el laboratorio. Dado el éxito de la prueba piloto in-situ, se implementó la biorremediación a escala emplazamiento y, tras un año de tratamiento, se confirmó que la decloración del PCE se estaba produciendo sin una acumulación significativa de intermediarios tóxicos. Por último, dos emplazamientos complejos (Site 2 y Site 3) que estaban contaminados por cloroformo (CF), diclorometano (DCM), tricloroetileno (TCE) y monoclorobenceno (MCB) fueron investigados con el objetivo de encontrar indicios de biodegradación y detectar posibles contratiempos que podrían surgir en una futura aplicación en campo. Adicionalmente, se llevó a cabo la caracterización isotópica de varios disolventes clorados comerciales puros, y de la reacción de fermentación del DCM para un cultivo con Dehalobacterium, para obtener información valiosa que apoye la interpretación de los resultados derivados de emplazamientos contaminados. En el Site 2, los resultados mostraron la degradación completa del CF, DCM y del TCE, y la acumulación del MCB. En el Site 3, sin embargo, se observó que la degradación era lenta, ineficiente y estaba fuertemente inhibida. Dada la resistencia a la degradación del MCB y la inhibición general observada, respectivamente, la consecución de diferentes tratamientos de descontaminación parece la mejor estrategia para la detoxificación de ambos emplazamientos.
Bioremediation is a sustainable technology that has recently emerged as a cost-effective alternative to clean up aquifers polluted by chlorinated solvents compared to the conventional physicochemical techniques. This biological approach uses the metabolism of bacteria to transform the contaminants and detoxify groundwater. However, even though a lot of research has focused on understanding such mechanisms, its successful implementation in the field is, nowadays, still limited. For this reason, this thesis aimed at deepening the knowledge on in-situ anaerobic biodegradation processes of chlorinated solvents in order to improve future bioremediation strategies applied at contaminated sites. To do so, three different sites contaminated by different families of chlorinated solvents, representing increasing complexity scenarios, were investigated with a combination of techniques that provide information on the feasibility of bioremediation treatments in polluted aquifers. This diagnosis was developed through a multidisciplinary methodology that included: i) analysis of the hydrochemistry of the aquifer; ii) application of molecular techniques; iii) establishment of anoxic microcosms emulating monitored natural attenuation, biostimulation and bioaugmentation strategies, and iv) analysis of stable isotopes of the compounds of interest. At Site 1, which was polluted by tetrachloroethene (PCE), results demonstrated that PCE biodegradation was feasible. However, the accumulation of toxic intermediates that was observed at natural conditions could only be prevented by adding stimulants that promoted these types of reactions. Hence, the best strategy for PCE dechlorination required the use of lactate as a stimulant. Afterwards, an in-situ pilot test consisting of a single injection of lactate in a monitoring well was performed. Results evidenced that the stimulant injection replicated the same process that was observed in the laboratory. Given the success of the in-situ pilot test, a full-scale bioremediation was implemented at the site and, after one year of treatment, it was confirmed that PCE dechlorination was occurring without a significant accumulation of toxic intermediates. Lastly, two complex sites (Site 2 and Site 3) that were contaminated with chloroform (CF), dichloromethane (DCM), trichloroethene (TCE) and monochlorobenzene (MCB) were investigated to find lines of evidence of biodegradation and reveal any potential setbacks that could occur in the event of a future bioremediation application in the field. Furthermore, the isotopic characterization of several commercial pure phase chlorinated compounds and, specifically, of the dichloromethane (DCM) fermentation reaction by a Dehalobacterium-containing culture, were performed to obtain valuable information to support the interpretation of data derived from polluted sites. At Site 2, results showed the complete degradation of CF, DCM and TCE, while MCB remained accumulated. At Site 3, however, it was observed that the degradation was slow, inefficient and severely inhibited. Given the recalcitrance of MCB and the general inhibition observed, respectively, a sequence of different remediation treatments seems the best approach for the detoxification of both sites.
Herrero, Ferran Jofre. "Identificació dels processos biogeoquímics que es donen en la zona de la font per al disseny d’estratègies de remediació en aqüífers contaminats per cloroetens." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2015. http://hdl.handle.net/10803/335275.
Повний текст джерелаThe present PhD thesis focuses on the study of pollution episodes, mainly affected by chloroethenes, organochlorine solvents which form one of the groups of DNAPL (dense non-aqueous phase liquids) quantitatively most important. The low solubility of DNAPL and high persistence in environmental matrices, explain that in Catalonia, many episodes of pollution originating from the past, where a lack of environmental awareness and the absence of appropriate legislation enabled malpractice in the management of these compounds. Also, their intrinsic characteristics explain the long life of the sources and associated plumes affecting both groundwater and soil. This PhD thesis has as main objectives the characterization of the biogeochemical processes and microbial communities in the vicinity of the polluting source in a context of alluvial fans. In addition, areas of particular microbial activity, especially ecotones, and the extension of biogeochemical processes along the plume are characterized. Another objective is the qualitative and quantitative integration of the elements that define the various heterogeneities, in order to understand the complexity of the environment, and to analyze the feasibility of implementing comprehensive remediation strategies that allow decontamination area the source. The integrated analysis of geological, hydrogeological, biogeochemical and microbiological heterogeneities of the subsoil materials has allowed determining how these heterogeneities control the distribution of chloroethenes, processes of mass transfer and degradation processes, while also conditioning diversity, the degree of development and structure of microbial communities. Characterization of dehalogenation processes has been studied in the matrix sediment and matrix water from four different approaches: 1) quantification of perchlorethylene (PCE) and metabolites; 2) determination of the isotopic composition of PCE from compound specific isotope analysis (CSIA) in both porewater and groundwater; 3) the identification of terminal electron acceptor processes; and 4) the analysis of microbial communities.
Tauler, Ferrer Margalida. "Bacterial populations and functions driving the decontamination of PAC polluted soils = Poblacions i funcions bacterianes implicades en la descontaminació de sòls contaminats amb CAPs." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2015. http://hdl.handle.net/10803/334163.
Повний текст джерелаLos hidrocarburos aromáticos policíclicos (HAPs) predominan en numerosos emplazamientos contaminados en Europa. Debido a su alta persistencia en el medio y elevada toxicidad y carcinogenicidad, están en las listas de contaminantes prioritarios. La única manera de eliminar estos compuestos del suelo sin dañar la estructura y las funciones ecológicas es la bioremediación, que utiliza las capacidades metabólicas de los microorganismos para la degradación o detoxificación de los contaminantes. Los microorganismos actúan en el suelo mediante redes metabólicas en las que los subproductos de degradación de unas poblaciones sirven de fuente de carbono para otras. Hasta hace pocos años los estudios de biodegradación de HAPs se basaban en cultivos puros y sustratos individuales. Para optimizar las técnicas de bioremediación es necesario saber cómo funcionan esas redes metabólicas in situ. El objetivo principal de esta Tesis es contribuir a la elucidación de los procesos microbianos que tienen lugar in situ durante la biodegradación de los HAPs en suelos. Se seleccionó la comunidad degradadora de HAPs de elevado peso molecular (EPM) de un suelo contaminado mediante un nuevo método de enriquecimiento utilizando un sistema con medio mineral y arena contaminada con creosota previamente degradada. Una vez la comunidad se mantuvo estable, se determinó su potencial degradador. El consorcio UBHP fue capaz de eliminar significativamente los compuestos de 2-6 anillos (90% fluoranteno, 90% pireno, 66% benz(a)antraceno y 59% criseno). Las poblaciones clave de este consorcio fueron identificadas, en base a sus respuestas a sustratos específicos, perfiles filogenéticos, funcionales y de metabolómica, y su recuperación en cultivo puro. Los filotipos clave en la degradación de los HAPs EPM pertenecían a Sphingobium, Sphingomonas, Achromobacter, Pseudomonas y Mycobacterium. Se investigaron los procesos microbianos para la eliminación de HAP in situ durante la bioestimulación del suelo. Las cinéticas de degradación de los HAPs, oxi-HAPs y N-CAPs, junto con la formación y/o acumulación de posibles productos de oxidación, se correlacionaron con filotipos clave y cambios en la comunidad. A partir del análisis de los cambios en las poblaciones globales (genes) y activas (transcritos), tanto desde el punto de vista filogenético (16S ARNr) como funcional (RHD), se obtuvo una visión real de la dinámica de la comunidad. La adición de nutrientes promovió la biodegradación significativa de los HAPs de 2-5 anillos (93%) y de N-CAPs (85%). Se produjo la acumulación transitoria de oxi-HAPs y de metabolitos ácidos, que posteriormente fueron degradados. La adición de nutrientes también resultó en un aumento en la expresión de genes estructurales y funcionales. Los géneros principales fueron Pseudomonas, Pseudoxanthomons, Achromobacter, Sphingobium, Olivibacter y Mycobacterium.
Martí, E. (Esther). "Aport de residus industrials al sòl : caracterització i efectes sobre l'activitat respiratòria." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 1999. http://hdl.handle.net/10803/31836.
Повний текст джерелаSierra, J. (Jordi). "Aplicació d'oliassa al sòl: Aspectes ambientals i agrològics." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2003. http://hdl.handle.net/10803/33345.
Повний текст джерелаEl objetivo del trabajo consiste en caracterizar el alpechín desde el punto de vista ambiental y agrológico, con especial referencia a la carga fenólica y su dinámica en suelos, métodos de extracción e identificación, etc. Se ha caracterizado asimismo un emplazamiento contaminado por alpechines y se han realizado estudios de aplicación de los mismos al suelo en dosis agrológicas a escala de laboratorio (lisímetros, incubaciones respirométricas) y a escala real, para ver el posible impacto ambiental y las posibilidades de recuperación. De los resultados se deduce que el principal impacto del vertido del alpechin al suelo se deriva de las características de salinidad y contenido en compuestos fenólicos, que son solubles y fácilmente movilizables, pudiendo afectar las aguas continentales. El trabajo permite acotar dosis de aplicación y condiciones óptimas para el uso del residuo en suelos, para aprovechar el potencial fertilizante que posee (materia orgánica, potasio y fósforo) sin causar efectos negativos sobre el medio. En cuanto a la dinámica de fenoles en el suelo el proceso de biodegradación es el que ha resultado más importante. Además, se ha observado la posibilidad de reacciones son similares a las que tienen lugar en el propio proceso de humificación. Los suelos contaminados presentan un incremento en la fracción soluble de compuestos fenólicos, aunque una parte se adsorbe al suelo por medio de interacciones iónicas (aniónicas mediadas por puentes catiónicos) y otra por enlaces covalentes que se establecen con la materia orgánica del suelo. Para el análisis e identificación de los fenoles presentes en la fracción soluble del suelo, ha resultado útil el análisis por cromatografía de gases acoplada a espectrometría de masas. El análisis requiere un paso previo de despolimerización de los fenoles polimerizados en unidades simples mediante una oxidación suave en medio básico.
PANTINI, SARA. "Analysis and modelling of leachate and gas generation at landfill sites focused on mechanically-biologically treated waste." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/203393.
Повний текст джерелаNúñez, Valls Juana María. "Régimen jurídico de los suelos contaminados: análisis comparado de los sistemas norteamericano y europeo." Doctoral thesis, 2001. http://hdl.handle.net/10045/3776.
Повний текст джерелаLONIGRO, IVANO. "Analisi dei suoli contenenti amianto ai fini della gestione in sicurezza di siti contaminati." Doctoral thesis, 2023. https://hdl.handle.net/11573/1667325.
Повний текст джерелаPalacios, Rubio Gloria. "Dinámica y efecto del níquel como contaminante medioambiental en el sistema suelo-planta." Doctoral thesis, 1997. http://hdl.handle.net/10045/3791.
Повний текст джерелаDias, Romina Laura. "Biorremediación de suelos contaminados con hidrocarburos en clima frío y templado." Tesis, 2012. http://hdl.handle.net/10915/18082.
Повний текст джерелаSalazar, María Julieta. "Fitorremediación de suelos contaminados con metales pesados. Evaluación de especies nativas en la Provincia de Córdoba." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11086/12720.
Повний текст джерелаEl objetivo de esta tesis fue desarrollar una metodología y aportar conocimientos que permitan aplicar técnicas de fitorremediación en el tratamiento de suelos contaminados con plomo,basadas en la evaluación y empleo de especies nativas vas que crecen en la provincia de Córdoba, Argentina. Con esta finalidad se evaluaron las características del suelo y la contaminación de este por metales pesados en un sitio afecta do por actividades industriales. Allí se realizó un muestreo y evaluación de las especies nativas y silvestres presentes seleccionándose por su respuesta (tolerancia y acumulación de Pb) a Tagetes minuta L. y Bidens pilosa L. como especies de interés. Se realizaron experimentos en invernadero a fin de profundizar el conocimiento sobre la incorporación y translocación de Pb, así como de los factores que podrían potenciarlo. Finalmente se estudió a campo el comportamiento de las variables estudiadas experimentalmente en invernadero y laboratorio. T. minuta y B. pilosa mostraron mayor eficiencia en la extracción de Pb que la internacionalmente reconocida como fitoextractora Brassica juncea. El Pb extraído por estas especies se acumuló principalmente en la raíz y en el tallo. Los valores más elevados de extracción total de Pb por planta en T. minuta y B. pilosa se encontraron en los estudios a campo, indicando que estas especies se comportan mejor como fitoextractoras en situaciones reales que en las experimentales. Las variables relacionadas con la acumulación de Pb en las plantas fueron la concentración de plomo en suelo, así como la concentración de Zn y Cu en suelo y plantas. El Zn estuvo directamente asociado con la incorporación y translocación de Pb, mientras que el Cu mostró fenómenos de competencia con el Pb. La variabilidad de respuesta entre individuos fue sorprendentemente elevada, siendo recomendable seleccionar un linaje de semillas de cada especie proveniente de plantas que presenten mayor eficiencia fitoextractora de Pb. Esto permitiría mejorar la extracción de Pb de suelos y estudiar los mecanismos fisiológicos implicados (tolerancia,detoxificación, sistemas de transporte y translocación, etc.). Los resultados obtenidos muestran la necesidad de ampliar el enfoque en las investigaciones sobre fitorremediación, integrando datos de concentración y biomasa en una tasa de extracción neta que indique eficacia y eficiencia de extracción de un metal, criterios no considerados en los índices que fijan los factores de acumulación tradicional. En este contexto se proponen dos nuevos factores que representan un nuevo enfoque en el estudio de la eficiencia de plantas que se emplean en fitorremediación: el factor de transferencia total y el factor de bioextracción.
Madueño, Laura. "Obtención de inoculantes bacterianos y evaluación de su aplicación en procesos de biorremediación de suelos contaminados con hidrocarburos policíclicos aromáticos (PAH) de la Patagonia semiárida." Tesis, 2013. http://hdl.handle.net/10915/28941.
Повний текст джерелаBONELLI, MARIA GRAZIA. "SCREENING DEGLI INQUINANTI ORGANICI ED INORGANICI SU SUOLI CONTAMINATI ATTRAVERSO L’UTILIZZO CONGIUNTO DI DISPOSITIVI PORTATILI A RAGGI X (FP-XRF) E ALGORITMI STATISTICI DI DATA MINING (ANN)." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1085979.
Повний текст джерелаBonansea, Rocío Inés. "Evaluación de plaguicidas en un ambiente acuático contaminado : su acumulación en biota y aplicación de biomarcadores para su detección." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/11086/15643.
Повний текст джерелаLa importancia de la agricultura en nuestro país ha llevado a un aumento de la cantidad y variedad de químicos de uso agronómico, siendo los ecosistemas acuáticos los principales receptores de estos compuestos. El objetivo de esta tesis fue evaluar la contaminación con plaguicidas de uso frecuente en distintos compartimentos abióticos del hábitat acuático en la cuenca del río Suquía y realizar un análisis integral del efecto y acumulación de dos de los plaguicidas presentes en la cuenca considerados de mayor riesgo para la biota: cipermetrina y clorpirifós en la especie ictícola autóctona Jenynsia multidentata. Para el monitoreo temporal y espacial en la cuenca de río Suquía, fueron seleccionados los plaguicidas más utilizados: atrazina, acetoclor, clorpirifós, alfa-endosulfán, betaendosulfán, alfa-cipermetrina y glifosato. También se incluyeron dos productos de degradación como endosulfán sulfato, metabolito de endosulfán, y ácido aminometilfosfónico (AMPA), producto de degradación de glifosato. Las muestras se recolectaron en 5 sitios ubicados a lo largo del río Suquía con variado uso del suelo: La Calera, Villa Corazón de María, Río Primero, Santa Rosa de Río Primero y La Para. Los muestreos fueron realizados en períodos de baja y alta aplicación cubriendo la campaña agrícola 2010-2011. Para la determinación de plaguicidas apolares y semi-polares (atrazina, acetoclor, clorpirifós, alfa-endosulfán, beta-endosulfán, cipermetrina y el producto de degradación de endosulfán, endosulfán sulfato) en muestras de aguas naturales y sedimentos fue necesaria la optimización de la extracción y cuantificación. Para la extracción en muestras de aguas naturales se desarrolló una metodología combinada a partir de dos métodos consecutivos: extracción en fase sólida y microextracción en fase sólida. Para la extracción en sedimentos se ajustó una metodología de microextracción en fase sólida en espacio de cabeza. La cuantificación de estos analitos se realizó por cromatografía gaseosa acoplada a espectrometría de masas, para lo cual fue necesaria la optimización de la separación y detección. La determinación de glifosato y AMPA se realizó en muestras de agua, sedimentos y material particulado en suspensión. Las muestras de agua fueron derivatizadas sin previa extracción, a diferencia de las muestras de sedimentos y material particulado en suspensión que debieron someterse a una extracción y posterior derivatización. La cuantificación se realizó por cromatografía líquida acoplada a espectrometría de masas. De un total de 140 muestras analizadas el 47 % resultaron positivas. Además, al menos un plaguicida fue cuantificado en todos los sitios de monitoreo. Estos resultados muestran la amplia distribución de plaguicidas en la cuenca del río Suquía, denotando la alta probabilidad de ser encontrados en los distintos compartimentos abióticos de este recurso hídrico. Por otro lado, no se observaron variaciones temporales en relación a las épocas de baja y alta aplicación. Las mayores concentraciones de plaguicidas fueron encontradas en Villa Corazón de María donde se deduce que la contaminación podría provenir de dos fuentes: por su utilización en el cinturón verde y por uso urbano en la ciudad de Córdoba. Glifosato exhibió las mayores concentraciones en todas las matrices evaluadas, mientras que endosulfán, clorpirifós y cipermetrina presentaron valores en agua que sobrepasan los límites establecidos para protección de la biota acuática. Por medio de bioensayos se evaluó la acumulación y efecto de concentraciones subletales de cipermetrina y clorpirifós en forma individual, mezcla de productos puros y comerciales en hembras de J. multidentata. Se determinó la presencia de cipermetrina y clorpirifós acumulados en distintos órganos de los peces expuestos, evidenciando las mayores concentraciones en los órganos de ingreso del contaminante (intestino y branquias) y en el principal órgano de detoxificación (hígado). Además, en músculo se cuantificaron las menores concentraciones mientras que en cerebro y gónadas los niveles fueron siempre menores al límite de detección del método utilizado. La acumulación cuantificada en peces expuestos a mezclas fue mayor que la observada en peces expuestos a los compuestos de forma individual. Además, las mezcla técnica mostró un patrón de acumulación diferente a la mezcla comercial, siendo mayores las concentraciones acumuladas en este último tratamiento. La toxicidad de estos insecticidas se determinó a partir de biomarcadores de efecto a distintos niveles de organización. A nivel bioquímico se determinaron respuestas del sistema de biotransformación como la expresión de citocromo P4501A, expresión de Pglicoproteína y actividad de Glutatión S-transferasa, pudiendo asociarse estas respuestas con la acumulación observada. Las enzimas colinesterasas (acetilcolinesterasas y butirilcolinesterasas), fueron evaluadas en cerebro y músculo de J. multidentata,observándose cambios en su respuesta tanto a la exposición con clorpirifós, asociada a su mecanismo de acción, como a cipermetrina. Las respuestas indicativas de estrés oxidativo fueron evaluadas por la medición de la actividad de enzimas antioxidantes (Catalasa, Glutatión peroxidasa y Glutatión reductasa) y la generación de daño oxidativo (niveles de lípidos peroxidados y proteínas carboniladas). Se observó daño oxidativo en los peces expuestos clorpirifós y a las mezclas de compuestos puros y comerciales. A nivel de individuo se determinaron cambios en el comportamiento natatorio de los peces a 24 y 96 h de exposición a dos niveles de concentración mediante la filmación de los individuos, seguido por el procesamiento con un software específico. Finalmente, se evaluó la posibilidad de que estos insecticidas provoquen disrupción endócrina, interfiriendo en el proceso de esteroidogénesis por la alteración en la expresión de la enzima aromatasa. Considerando los resultados de los biomarcadores, se concluye que J. multidentata responde de forma diferente ante la exposición de clorpirifós y cipermetrina en forma individual y en mezclas. Las respuestas de los biomarcadores de efecto, integradas en un índice de respuesta, mostraron mayores cambios en los peces enfrentados a las mezclas en relación a los insecticidas en forma individual. Éste y otros estudios similares deberían ser considerados en evaluaciones de riesgo de ambientes naturales donde una gran variedad de contaminantes están presentes.
Bonansea, Rocío Inés. Universidad Nacional de Córdoba. Facultad de Ciencias Químicas; Argentina.
Amé, María Valeria. Universidad Nacional de Córdoba. Facultad de Ciencias Químicas. Departamento de Bioquímica Clínica. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas. Centro de Investigaciones en Bioquímica Clínica e Inmunología; Argentina.
Wunderlin, Daniel Alberto. Universidad Nacional de Córdoba. Facultad de Ciencias Químicas. Departamento de Química Orgánica; Argentina.
Bujan de Vargas, Elba Ines. Universidad Nacional de Córdoba. Facultad de Ciencias Químicas. Departamento de Química Orgánica; Argentina.
Rivas, Gustavo Adolfo. Universidad Nacional de Córdoba. Facultad de Ciencias Químicas. Departamento de Fisicoquímica. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas. Instituto de Investigaciones en Fisicoquímica de Córdoba; Argentina.
Ríos, María del Cármen. Universidad Nacional de Buenos Aires. Facultad de Cienicas Exactas y Naturales. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas. Instituto de Química Biológica de la Facultad de Ciencias Exactas y Naturales; Argentina.
Rojas, Molina Nataly Andrea. "Validación de una metodología para la determinación de benceno en suelos mediante HS-GC-FID y su aplicación en biorremediación en suelos co-contaminados con Hg (ii)." Tesis, 2019. http://repositorio.uchile.cl/handle/2250/168732.
Повний текст джерелаLos suelos se han constituido como el principal sumidero de metales pesados y otros contaminantes producto de causas naturales y actividades antropogénicas. Ejemplo de estas actividades son las mineras que liberan metales pesados, tales como Hg+2, Pb+2, Cu+2 y Zn+2, y las plantas petroquímicas que producen hidrocarburos aromáticos como Benceno, Tolueno, Etilbenceno, y Xilenos (BTEX) a partir de la fracción volátil del petróleo. El objetivo de este seminario de título consiste en validar un método analítico para la cuantificación de benceno en microcosmos conformados por muestras de suelo co-contaminado contenidas en viales, a los cuales se le adiciona una bacteria especializada. De esta forma, se desarrolla una metodología para determinar benceno remanente en suelo, carente de solventes orgánicos, simple y costo-efectiva, mediante un sistema de extracción de espacio de cabeza acoplado a un cromatógrafo de gases junto a un detector de ionización de llama (HS-GC-FID), que permita monitorear la cinética de remoción de benceno en un suelo co-contaminado con Hg (II), durante un proceso de biorremediación bacteriana utilizando la cepa modificada genéticamente Cupriavidus metallidurans MSR33 que es altamente resistente a mercurio. De esta manera, en el presente trabajo se utilizó un suelo contaminado con benceno y mercurio como una aproximación a una situación real de co-contaminación, donde se aplicó una técnica de remediación a través de la utilización de bacterias especializadas capaces de remover benceno en presencia de mercurio. La medición de benceno con la metodología validada permitió monitorear la cinética de biorremediación utilizando la bacteria C. metallidurans MSR33 entregando información rápida y veraz al aplicar directamente en viales con microcosmos de suelo contaminados con Benceno 200 mg×Kg-1 y Hg (II) 2 mg×Kg-1. La determinación de benceno permitió demostrar que este proceso de biorremediación conforma una novedosa tecnología costo-efectiva y amigable con el medioambiente, aplicable a suelos impactados con BTEX en presencia de metales tóxicos.
Soils have been established as the main sink for heavy metals and other pollutants due to natural causes and anthropogenic activities. Examples of these are mining activities which release heavy metals, such as Hg+2, Pb+2, Cu+2 and Zn+2, and petrochemical plants which produce aromatic hydrocarbons such as Benzene, Toluene, Ethylbenzene, and Xylene (BTEX) from volatile fractions of petroleum. The aim of this seminar consists of validate an analytical method for the quantification of benzene in microcosms consisting on vials containing co-contaminated soil samples, which are inoculated with a specially adapted bacterial culture. The methodology was developed in order to measure benzene concentrations remaining in soil in an organic solvent-free, simple and cost-effective manner. This was carried by means of a headspace extraction system coupled to a gas chromatograph with flame ionization detector (HS-GC-FID), that allowed to monitor the kinetics of benzene removal in a soil co-contaminated with Hg (II), during the process of bacterial bioremediation with the genetically modified strain Cupriavidus metallidurans MSR33 that is highly resistant to mercury. Thus, soil samples polluted with benzene and mercury were used on this research as a practical approach to a real co-contamination scenario. A remediation technique was applied by means of bacteria specially adapted to remove benzene from soil in presence of mercury. The measurement of benzene with the validated methodology allowed to monitor the kinetics of bioremediation using the C. metallidurans MSR33 bacterial strain delivering fast and accurate information when applied directly in vials with soil microcosms contaminated with Benzene 200 mg×Kg-1 and Hg (II) 2 mg×Kg-1. The determination of benzene allowed to demonstrate that this process of bioremediation forms a novel, cost-effective and environmental-friendly technology, potentially useful for treatment of soils impacted with BTEX in the presence of toxic metals.