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Дисертації з теми "Storia del pensiero giuridico"

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1

Mazzoleni, E. "POTERE COME MODALITA' NORMATIVA NEL PENSIERO GIURIDICO GIAPPONESE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2017. http://hdl.handle.net/2434/465137.

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Анотація:
My thesis is a juridical and philosophical inquiry about the name and the concept of legal power as a normative modality in Japanese law, through a comparison with the Western name and concept of legal power as a normative modality in Analytical jurisprudence and in Italian philosophy of law.
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2

Saravo, Martina <1987&gt. "Diritto italiano e Diritto ebraico: la questione del divorzio nell'ordinamento giuridico del Regno d’Italia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5474.

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Анотація:
La tesi tenta di analizzare il dibattito intorno all'introduzione del divorzio nell'ordinamento giuridico italiano, nel periodo immediatamente successivo all'unificazione d'Italia. Come ho avuto modo di analizzare, tale questione ebbe un percorso piuttosto travagliato e controverso iniziato già nel 1878 con la prima proposta di legge sul divorzio di Salvatore Morelli. Il mio studio parte da un’ottica di storia dell’ebraismo e per tanto ho tentato di analizzare come l’introduzione del matrimonio civile obbligatorio e indissolubile, creato sullo schema del matrimonio canonico, previsto dal Codice Pisanelli del 1865, introdusse all'interno del mondo ebraico modelli esterni a quest’ultimo. Mi sono quindi proposta di ricostruire la dinamica che vide l’accettazione del matrimonio civile come parte integrante del processo di emancipazione degli ebrei iniziato alla fine del secolo XVIII e sviluppatasi pienamente nel corso dell’Ottocento. Ho posto poi un’attenzione particolare alla questione dell’estensione dei codici italiani alla Venezia-Giulia, in seguito all'annessione all'Italia di questi territori dopo la prima guerra mondiale. Ho analizzato inoltre la questione dei divorzi in fraudem legis dovuta alla sussistenza in queste ex provincie dell’Impero austro-ungarico dei precedenti codici che riconoscevano la dissolubilità del vincolo matrimoniale per le confessioni che lo prevedevano, come nel caso dell’ebraismo, cercando di contestualizzare tale pratica. Mi sono poi soffermata sulla situazione della comunità ebraica triestina, fortemente integrata all'interno della società cittadina, e di come questa visse in parte negativamente l’introduzione dell’indissolubilità del vincolo matrimoniale imposta dallo Stato italiano con il R.D n°352 20/3/1924.
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3

DELLA, MALVA MIRKO PIO. "DIRITTO E MEMORIA STORICA NELL'ESPERIENZA GIURIDICA COMPARATA: IL DIFFICILE BILANCIAMENTO TRA TUTELA DELLA DIGNITÀ DELLE VITTIME, LIBERTÀ DI MANIFESTAZIONE DEL PENSIERO, PROTEZIONE DELLA DEMOCRAZIA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/261823.

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Анотація:
This PhD dissertation deals with the study of the legislative measures that concerns story and memory. Since the beginning of the nineties, in fact, the idea of “historical memory” has become a recurrent theme of public debate in a different EU countries and many Parliaments have adopted measures direct to redress the crimes committed in the past, specially in 20th century by repressive regimes. This phenomenon is particularly noticeable in France Spain and Italy. In the first two cases, Parliaments have introduce a duty of remembrance for the tragedies of the past, while in Spain the issue is approached from the perspective of a subjective right to the recognition of the memories of victims and their families. Near these type of interventions (generally called memorial laws) several EU countries have also adopted acts direct to the criminalize the Holocaust denial. In all cases these acts have known a lot of critics because they contrast with important constitutional principles: pluralism, freedom of speech, freedom of teach. But these acts regards events that have had a profound influence on the development of human dignity and on the birth of the constitutional system after the II° WW. In this point of view, the aim of this thesis is weigh the possibility for these type of interventions to received admission in democratic and pluralistic societies.
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4

Ravano, Lorenzo <1987&gt. "Genealogia del radicalismo nero: il pensiero politico dell'abolizionismo nero." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/7821/1/Tesi%20Ravano%20Genealogia%20del%20radicalismo%20nero.pdf.

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Анотація:
La ricerca ricostruisce in chiave genealogica i fondamenti teorici e concettuali della cosiddetta tradizione radicale nera del XX secolo, qui interpretata come una critica della modernità, attraverso l’analisi del pensiero politico dell’abolizionismo nero. Più precisamente, è ricostruito dal punto di vista della storia dei concetti politici moderni il pensiero politico prodotto dai principali esponenti delle lotte contro la schiavitù condotte nello spazio transnazionale dell’Atlantico tra la seconda metà del XVIII e la prima metà del XIX secolo. L’abolizionismo nero è letto come un pensiero politico articolato secondo una costante appropriazione sovversiva del lessico e dei concetti politici moderni. Si mostra che la critica nera agisce secondo due linee costanti: lo ‘sdoppiamento’ dei concetti politici (cioè un movimento di appropriazione e trasformazione) e la sovversione degli assetti spaziali della modernità (cioè la rottura della distinzione tra Stato e colonia). Gli elementi di maggiore originalità del lavoro sono individuabili tanto sul piano contenutistico quanto su quello metodologico. Anzitutto, si tratta del primo studio dell’abolizionismo nero visto da una prospettiva atlantica e di storia concettuale. Il lavoro analizza inoltre diverse tipologie di fonti (petizioni, autobiografie, proclami militari, regolamenti amministrativi, discorsi, romanzi e slave songs) solitamente marginali nella Storia delle dottrine politiche. La tesi è strutturata il quattro capitoli. Nel primo capitolo è presentata un’analisi per temi e concetti del radicalismo nero novecentesco. I tre capitoli successivi sono invece dedicati all’abolizionismo nero e sono strutturati secondo una scansione cronologica volta a individuare tre momenti di discontinuità. Il secondo capitolo discute l’emergere della critica nera durante la rivoluzione americana e all’interno del movimento antischiavista britannico. Il terzo capitolo è invece dedicato alla Rivoluzione di Haiti, interpretata come cesura fondamentale nella storia dell’abolizionismo nero. Il quarto capitolo analizza infine il movimento abolizionista afroamericano.
The dissertation provides a genealogy of the theoretical and conceptual foundations of the black radical tradition through a reconstruction of the political discourse and practices of the main black abolitionists of the Atlantic World from the so-called Age of Revolutions to the end of the American Civil War. In particular, the black radical tradition is conceived as a peculiar critique of modernity. Indeed, black critique highlights the constitutive duplicity of modernity (i.e. European and colonial) and produces both a ‘provincialization’ and a transformation of the basic concepts of modern political thought (such as freedom, equality, democracy, nation). In this way, the research shows that black abolitionism is a political thought characterized by two elements: the subversion of modern spatiality and the “doubling” of political concepts. On the one hand, black abolitionism overturns the conceptual distinction between the State, as the space of order, and the colony, as an irrational and uncivilized place. In other words, it shows that slavery, colonialism, and racism are not peripheral moments of modernity but instead one of its foundations. On the other hand, black abolitionists used different political lexicons to communicate a struggle for self-liberation which had its own conceptual originality. The dissertation is structured in four chapters. The first provides a definition of the theoretical foundations of black radicalism in the XX Century, and is focused on some of its main figures. The other chapters provide a reconstruction of the political thought of black abolitionism, defined by three moments of discontinuity. The second chapter is dedicated to the black abolitionists within the American Revolution and the British abolitionist movement. The third chapter is on the Haitian Revolution, conceived as the fundamental turning point in the history of black abolitionism and its critique of modernity. The last chapter is on the African American abolitionist movement.
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5

Gili, Eleonora <1994&gt. "La sottrazione internazionale di minori. Analisi critica del sistema giuridico giapponese." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13832.

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Анотація:
La sottrazione internazionale di minori è un fenomeno globale in ascesa. Con l’aumentare dei matrimoni misti, si ha assistito ad un aumento dei casi di sottrazione e dispute coniugali. In questo lavoro si è cercato di analizzare i sistemi giuridici giapponese e italiano con particolare attenzione al fenomeno sopracitato, cercando di capire quali lacune legislative siano riscontrabili in essi. Allo stato attuale, entrambi i Paesi presentano delle carenze legislative che impediscono di contrastare efficientemente la sottrazione di minori all’estero. La moltitudine di casi, alcunii dei quali diventati di dominio pubblico negli ultimi anni, ha contribuito ad accendere l’interesse nei cittadini dei due Paesi. Per la stesura del lavoro si è fatto riferimento alle diverse fonti del diritto dei Paesi in questione, come i Codici Civili e Penali, e le legislazioni europee. Inoltre, si è fatto riferimento a diversi testi e saggi accademici di avvocati che si occupano di diritto privato internazionale, nonché ad alcuni lavori di antropologia. La tesi presenta anche una traduzione originale della Legge Tanase, una proposta di legge a favore della custodia condivisa presentata alla Dieta giapponese dall’avvocato e professore Tanase Takao. Per trattare la posizione del governo giapponese riguardo la Convenzione dell’Aja, si è portata ad esempio il pamphlet redatto dal Ministero degli Affari Esteri; mentre per trattare la produzione mediatica giapponese si è analizzato un servizio del programma televisivo di Japanese Culture Channel Sakura. É stato analizzato brevemente anche il comportamento degli utenti giapponesi sui siti internet riguardanti l’argomento, al fine di comprendere quale sia la posizione che il cittadino medio ricopre all’interno del dibattito per le riforme legislative. Grazie ai lavori accademici ed all’indagine delle piattaforme internet, è possibile evincere che un gran numero di cittadini giapponesi è a favore della introduzione della custodia condivisa in Giappone. Si auspica pertanto che entrambi i governi, in accordo con la volontà dei cittadini, mettano a punto delle riforme legislative in grado di rispondere ai sempre più rapidi cambiamenti della società.
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6

Rispoli, Rosario <1987&gt. "Oggettività del pensiero e astrattezza dell'empirico : una lettura critica di Hegel." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/10330.

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Анотація:
Il risultato a cui il presente lavoro cerca di giungere riguarda l’affermazione di una logica dell’auto-determinazione del pensiero che sia capace di sottrarsi sia alle difficoltà del fondazionalismo epistemologico sia dell’anti-fondazionalismo in tutte le sue declinazioni postmoderne. In questo senso pensiamo che alcuni aspetti essenziali della filosofia hegeliana siano utili proprio al raggiungimento di tale obiettivo. Il nostro lavoro parte dalla convinzione che l’alternativa non può giocarsi solo fra queste due posizioni, infatti siamo convinti che non sia affatto vero che una volta abbandonato il progetto fondazionalistico, che tradizionalmente ha affermato la metafisica, l’unica alternativa sia il proclamarsi relativisti e scettici, così come fanno le posizioni anti-fondazionaliste. Il lavoro ha la sua origine nell’analisi del terzo capitolo della Fenomenologia dello spirito in cui Hegel assume una posizione critica nei confronti della metafisica. Anzitutto Hegel equipara la metafisica classica alla scienza moderna, riconducendole entrambi al medesimo presupposto ontologico. Tale presupposto induce la coscienza ad un autoinganno: essa genera un mondo sovrasensibile come un vero in-sé contrapposto alla falsità del sensibile. L’intento di Hegel è quello di dimostrare l’autocontraddittorietà di tale mondo, utilizzando la figura del mondo invertito: un secondo mondo sovrasensibile caratterizzato da una inversione rispetto al primo. Questo nuovo mondo, pur nella sua apparente assurdità, rende visibile l’occulta inversione e perversione del primo mondo metafisico. Il crollo dei due mondi lascia trasparire l’unica realtà, quella dell’incessante togliersi di ogni ente, a cui Hegel dà il nome di l’infinità. Si è tentato, infine, di cogliere le conseguenze antimetafisiche di questa posizione, che rende possibile un’alternativa fra il fondazionalismo e il post-fondazionalismo. Insomma, la possibilità di un sapere, che pur non abbandonando l’ambito logico e razionale, sia comunque capace di condurre una critica radicale a qualsiasi tentativo di affermare un principio assoluto e definitivo, diventando in questo modo garanzia della pluralità e della differenza. In questo senso Hegel riesce a connettere e a mantenere due aspetti che apparentemente sono inconciliabili: l’auto-fondazione del sapere e la critica a qualsiasi fondazionalismo.
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7

Sanson, Helena Louise. "Donne, precettistica e lingua nell'Italia del Cinquecento : per un contributo alla storia del pensiero linguistico." Thesis, University of Reading, 2001. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.270923.

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8

Leonesi, Elisa <1981&gt. "Scienza, Tecnica, Politica: Il Problema del Metodo nel Pensiero di Jacopo Aconcio." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1993/1/leonesi_elisa_tesi.pdf.

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Анотація:
The aim of this PhD thesis is to study accurately and in depth the figure and the literary production of the intellectual Jacopo Aconcio. This minor author of the 16th century has long been considered a sort of “enigmatic character”, a profile which results from the work of those who, for many centuries, have left his writing to its fate: a story of constant re-readings and equally incessant oversights. This is why it is necessary to re-read Aconcio’s production in its entirety and to devote to it a monographic study. Previous scholars’ interpretations will obviously be considered, but at the same time an effort will be made to go beyond them through the analysis of both published and manuscript sources, in the attempt to attain a deeper understanding of the figure of this man, who was a Christian, a military and hydraulic engineer and a political philosopher,. The title of the thesis was chosen to emphasise how, throughout the three years of the doctorate, my research concentrated in equal measure and with the same degree of importance on all the reflections and activities of Jacopo Aconcio. My object, in fact, was to establish how and to what extent the methodological thinking of the intellectual found application in, and at the same time guided, his theoretical and practical production. I did not mention in the title the author’s religious thinking, which has always been considered by everyone the most original and interesting element of his production, because religion, from the Reformation onwards, was primarily a political question and thus it was treated by almost all the authors involved in the Protestant movement - Aconcio in the first place. Even the remarks concerning the private, intimate sphere of faith have therefore been analysed in this light: only by acknowledging the centrality of the “problem of politics” in Aconcio’s theories, in fact, is it possible to interpret them correctly. This approach proves the truth of the theoretical premise to my research, that is to say the unity and orderliness of the author’s thought: in every field of knowledge, Aconcio applies the rules of the methodus resolutiva, as a means to achieve knowledge and elaborate models of pacific cohabitation in society. Aconcio’s continuous references to method can make his writing pedant and rather complex, but at the same time they allow for a consistent and valid analysis of different disciplines. I have not considered the fact that most of his reflections appear to our eyes as strongly conditioned by the time in which he lived as a limit. To see in him, as some have done, the forerunner of Descartes’ methodological discourse or, conversely, to judge his religious theories as not very modern, is to force the thought of an author who was first and foremost a Christian man of his own time. Aconcio repeats this himself several times in his writings: he wants to provide individuals with the necessary tools to reach a full-fledged scientific knowledge in the various fields, and also to enable them to seek truth incessantly in the religious domain, which is the duty of every human being. The will to find rules, instruments, effective solutions characterizes the whole of the author’s corpus: Aconcio feels he must look for truth in all the arts, aware as he is that anything can become science as long as it is analysed with method. Nevertheless, he remains a man of his own time, a Christian convinced of the existence of God, creator and governor of the world, to whom people must account for their own actions. To neglect this fact in order to construct a “character”, a generic forerunner, but not participant, of whatever philosophical current, is a dangerous and sidetracking operation. In this study, I have highlighted how Aconcio’s arguments only reveal their full meaning when read in the context in which they were born, without depriving them of their originality but also without charging them with meanings they do not possess. Through a historical-doctrinal approach, I have tried to analyse the complex web of theories and events which constitute the substratum of Aconcio’s reflection, in order to trace the correct relations between texts and contexts. The thesis is therefore organised in six chapters, dedicated respectively to Aconcio’s biography, to the methodological question, to the author’s engineering activity, to his historical knowledge and to his religious thinking, followed by a last section concerning his fortune throughout the centuries. The above-mentioned complexity is determined by the special historical moment in which the author lived. On the one hand, thanks to the new union between science and technique, the 16th century produces discoveries and inventions which make available a previously unthinkable number of notions and lead to a “revolution” in the way of studying and teaching the different subjects, which, by producing a new form of intellectual, involved in politics but also aware of scientific-technological issues, will contribute to the subsequent birth of modern science. On the other, the 16th century is ravaged by religious conflicts, which shatter the unity of the Christian world and generate theological-political disputes which will inform the history of European states for many decades. My aim is to show how Aconcio’s multifarious activity is the conscious fruit of this historical and religious situation, as well as the attempt of an answer to the request of a new kind of engagement on the intellectual’s behalf. Plunged in the discussions around methodus, employed in the most important European courts, involved in the abrupt acceleration of technical-scientific activities, and especially concerned by the radical religious reformation brought on by the Protestant movement, Jacopo Aconcio reflects this complex conjunction in his writings, without lacking in order and consistency, differently from what many scholars assume. The object of this work, therefore, is to highlight the unity of the author’s thought, in which science, technique, faith and politics are woven into a combination which, although it may appear illogical and confused, is actually tidy and methodical, and therefore in agreement with Aconcio’s own intentions and with the specific characters of European culture in the Renaissance. This theory is confirmed by the reading of the Ars muniendorum oppidorum, Aconcio’s only work which had been up till now unavailable. I am persuaded that only a methodical reading of Aconcio’s works, without forgetting nor glorifying any single one, respects the author’s will. From De methodo (1558) onwards, all his writings are summae, guides for the reader who wishes to approach the study of the various disciplines. Undoubtedly, Satan’s Stratagems (1565) is something more, not only because of its length, but because it deals with the author’s main interest: the celebration of doubt and debate as bases on which to build religious tolerance, which is the best method for pacific cohabitation in society. This, however, does not justify the total centrality which the Stratagems have enjoyed for centuries, at the expense of a proper understanding of the author’s will to offer examples of methodological rigour in all sciences. Maybe it is precisely because of the reforming power of Aconcio’s thought that, albeit often forgotten throughout the centuries, he has never ceased to reappear and continues to draw attention, both as a man and as an author. His ideas never stop stimulating the reader’s curiosity and this may ultimately be the best demonstration of their worth, independently from the historical moment in which they come back to the surface.
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Leonesi, Elisa <1981&gt. "Scienza, Tecnica, Politica: Il Problema del Metodo nel Pensiero di Jacopo Aconcio." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1993/.

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The aim of this PhD thesis is to study accurately and in depth the figure and the literary production of the intellectual Jacopo Aconcio. This minor author of the 16th century has long been considered a sort of “enigmatic character”, a profile which results from the work of those who, for many centuries, have left his writing to its fate: a story of constant re-readings and equally incessant oversights. This is why it is necessary to re-read Aconcio’s production in its entirety and to devote to it a monographic study. Previous scholars’ interpretations will obviously be considered, but at the same time an effort will be made to go beyond them through the analysis of both published and manuscript sources, in the attempt to attain a deeper understanding of the figure of this man, who was a Christian, a military and hydraulic engineer and a political philosopher,. The title of the thesis was chosen to emphasise how, throughout the three years of the doctorate, my research concentrated in equal measure and with the same degree of importance on all the reflections and activities of Jacopo Aconcio. My object, in fact, was to establish how and to what extent the methodological thinking of the intellectual found application in, and at the same time guided, his theoretical and practical production. I did not mention in the title the author’s religious thinking, which has always been considered by everyone the most original and interesting element of his production, because religion, from the Reformation onwards, was primarily a political question and thus it was treated by almost all the authors involved in the Protestant movement - Aconcio in the first place. Even the remarks concerning the private, intimate sphere of faith have therefore been analysed in this light: only by acknowledging the centrality of the “problem of politics” in Aconcio’s theories, in fact, is it possible to interpret them correctly. This approach proves the truth of the theoretical premise to my research, that is to say the unity and orderliness of the author’s thought: in every field of knowledge, Aconcio applies the rules of the methodus resolutiva, as a means to achieve knowledge and elaborate models of pacific cohabitation in society. Aconcio’s continuous references to method can make his writing pedant and rather complex, but at the same time they allow for a consistent and valid analysis of different disciplines. I have not considered the fact that most of his reflections appear to our eyes as strongly conditioned by the time in which he lived as a limit. To see in him, as some have done, the forerunner of Descartes’ methodological discourse or, conversely, to judge his religious theories as not very modern, is to force the thought of an author who was first and foremost a Christian man of his own time. Aconcio repeats this himself several times in his writings: he wants to provide individuals with the necessary tools to reach a full-fledged scientific knowledge in the various fields, and also to enable them to seek truth incessantly in the religious domain, which is the duty of every human being. The will to find rules, instruments, effective solutions characterizes the whole of the author’s corpus: Aconcio feels he must look for truth in all the arts, aware as he is that anything can become science as long as it is analysed with method. Nevertheless, he remains a man of his own time, a Christian convinced of the existence of God, creator and governor of the world, to whom people must account for their own actions. To neglect this fact in order to construct a “character”, a generic forerunner, but not participant, of whatever philosophical current, is a dangerous and sidetracking operation. In this study, I have highlighted how Aconcio’s arguments only reveal their full meaning when read in the context in which they were born, without depriving them of their originality but also without charging them with meanings they do not possess. Through a historical-doctrinal approach, I have tried to analyse the complex web of theories and events which constitute the substratum of Aconcio’s reflection, in order to trace the correct relations between texts and contexts. The thesis is therefore organised in six chapters, dedicated respectively to Aconcio’s biography, to the methodological question, to the author’s engineering activity, to his historical knowledge and to his religious thinking, followed by a last section concerning his fortune throughout the centuries. The above-mentioned complexity is determined by the special historical moment in which the author lived. On the one hand, thanks to the new union between science and technique, the 16th century produces discoveries and inventions which make available a previously unthinkable number of notions and lead to a “revolution” in the way of studying and teaching the different subjects, which, by producing a new form of intellectual, involved in politics but also aware of scientific-technological issues, will contribute to the subsequent birth of modern science. On the other, the 16th century is ravaged by religious conflicts, which shatter the unity of the Christian world and generate theological-political disputes which will inform the history of European states for many decades. My aim is to show how Aconcio’s multifarious activity is the conscious fruit of this historical and religious situation, as well as the attempt of an answer to the request of a new kind of engagement on the intellectual’s behalf. Plunged in the discussions around methodus, employed in the most important European courts, involved in the abrupt acceleration of technical-scientific activities, and especially concerned by the radical religious reformation brought on by the Protestant movement, Jacopo Aconcio reflects this complex conjunction in his writings, without lacking in order and consistency, differently from what many scholars assume. The object of this work, therefore, is to highlight the unity of the author’s thought, in which science, technique, faith and politics are woven into a combination which, although it may appear illogical and confused, is actually tidy and methodical, and therefore in agreement with Aconcio’s own intentions and with the specific characters of European culture in the Renaissance. This theory is confirmed by the reading of the Ars muniendorum oppidorum, Aconcio’s only work which had been up till now unavailable. I am persuaded that only a methodical reading of Aconcio’s works, without forgetting nor glorifying any single one, respects the author’s will. From De methodo (1558) onwards, all his writings are summae, guides for the reader who wishes to approach the study of the various disciplines. Undoubtedly, Satan’s Stratagems (1565) is something more, not only because of its length, but because it deals with the author’s main interest: the celebration of doubt and debate as bases on which to build religious tolerance, which is the best method for pacific cohabitation in society. This, however, does not justify the total centrality which the Stratagems have enjoyed for centuries, at the expense of a proper understanding of the author’s will to offer examples of methodological rigour in all sciences. Maybe it is precisely because of the reforming power of Aconcio’s thought that, albeit often forgotten throughout the centuries, he has never ceased to reappear and continues to draw attention, both as a man and as an author. His ideas never stop stimulating the reader’s curiosity and this may ultimately be the best demonstration of their worth, independently from the historical moment in which they come back to the surface.
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Valenti, Paolo <1977&gt. "Formazione e pratica del pensiero orchestrale di Hector Berlioz. Caratteri poetici e strategie del suono." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6722/4/valenti_paolo_tesi.pdf.

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Анотація:
Lo scopo della dissertazione “Formazione e pratica del pensiero orchestrale di Hector Berlioz. Caratteri poetici e strategie del suono” è quello di indagare i tratti essenziali del pensiero di Berlioz in merito all’orchestra riprendendo in considerazione gli elementi della sua educazione giovanile. In particolare, le nozioni ricavate dai suoi insegnanti di composizione Le Sueur e Reicha e dai corsi di medicina brevemente frequentati a Parigi sono indagate con approccio rinnovato, alla luce di nuovi filoni di studio indagati dalla musicologia negli anni più recenti. Sono analizzate anche le recensioni di Berlioz, alla ricerca di elementi che aiutino a comprendere la sua musica con le argomentazioni destinate a quella altrui. È analizzato anche il percorso della trattatistica che da un iniziale approccio di tipo pratico tipico del XVIII secolo, giunge con il trattato di Berlioz a una forte connotazione poetica delle risorse strumentali e orchestrali. Nella seconda parte della dissertazione sono analizzate invece alcune opere di Berlioz e alcune questioni generali concernenti il suo modo di scrivere per l’orchestra, specialmente in relazione ad altri parametri musicali. Nella dissertazione notevole attenzione è data al rapporto fra questioni tecniche e poetiche, proponendo un approccio leggermente rinnovato.
The purpose of the dissertation “Development and practice of Hector Berlioz’s orchestral thought. Poetical features and sound strategies” is to investigate the main traits of Berlioz’s thinking about orchestra by reconsidering the elements of his early education. In particular, the notions acquired from his composition teachers Le Sueur and Reicha and from the medicine courses he briefly attended are examined with a renovated approach, in the light of new lines of study explored by musicology in recent years. Berlioz’s reviews are also analyzed, in the search of elements useful to understand his music through the arguments addressed to others’ music. The dissertation also examines the itinerary of theoretic music literature which, from an initial approach connoted by practice as it was typical in the 18th century, reaches with Berlioz’s treaty a strong poetical connotation of instrumental and orchestral resources. The second part of the dissertation deals with some of Berlioz’s works and with some general issues related to his way of writing for the orchestra, especially in relation to other musical parameters. In the whole discussion, sensible attention is put on the relation between technical and poetical issues, suggesting a quite renovated approach.
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Valenti, Paolo <1977&gt. "Formazione e pratica del pensiero orchestrale di Hector Berlioz. Caratteri poetici e strategie del suono." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6722/.

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Анотація:
Lo scopo della dissertazione “Formazione e pratica del pensiero orchestrale di Hector Berlioz. Caratteri poetici e strategie del suono” è quello di indagare i tratti essenziali del pensiero di Berlioz in merito all’orchestra riprendendo in considerazione gli elementi della sua educazione giovanile. In particolare, le nozioni ricavate dai suoi insegnanti di composizione Le Sueur e Reicha e dai corsi di medicina brevemente frequentati a Parigi sono indagate con approccio rinnovato, alla luce di nuovi filoni di studio indagati dalla musicologia negli anni più recenti. Sono analizzate anche le recensioni di Berlioz, alla ricerca di elementi che aiutino a comprendere la sua musica con le argomentazioni destinate a quella altrui. È analizzato anche il percorso della trattatistica che da un iniziale approccio di tipo pratico tipico del XVIII secolo, giunge con il trattato di Berlioz a una forte connotazione poetica delle risorse strumentali e orchestrali. Nella seconda parte della dissertazione sono analizzate invece alcune opere di Berlioz e alcune questioni generali concernenti il suo modo di scrivere per l’orchestra, specialmente in relazione ad altri parametri musicali. Nella dissertazione notevole attenzione è data al rapporto fra questioni tecniche e poetiche, proponendo un approccio leggermente rinnovato.
The purpose of the dissertation “Development and practice of Hector Berlioz’s orchestral thought. Poetical features and sound strategies” is to investigate the main traits of Berlioz’s thinking about orchestra by reconsidering the elements of his early education. In particular, the notions acquired from his composition teachers Le Sueur and Reicha and from the medicine courses he briefly attended are examined with a renovated approach, in the light of new lines of study explored by musicology in recent years. Berlioz’s reviews are also analyzed, in the search of elements useful to understand his music through the arguments addressed to others’ music. The dissertation also examines the itinerary of theoretic music literature which, from an initial approach connoted by practice as it was typical in the 18th century, reaches with Berlioz’s treaty a strong poetical connotation of instrumental and orchestral resources. The second part of the dissertation deals with some of Berlioz’s works and with some general issues related to his way of writing for the orchestra, especially in relation to other musical parameters. In the whole discussion, sensible attention is put on the relation between technical and poetical issues, suggesting a quite renovated approach.
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Zabeo, Gianpietro <1969&gt. "L’economico premoderno: lessici economici e pensiero francescano nel XIII secolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3260.

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Анотація:
Fin dall’Antichità la riflessione sulle tematiche economiche accompagna l’uomo, ben prima della «svolta» scientifica settecentesca. Nel basso medioevo, ed in particolare nel XIII secolo, la riflessione sull’economico assunse un rilievo del tutto particolare, ad opera dell’Ordine dei Frati Minori. I francescani rappresentarono una peculiarità assoluta, la loro «altissima povertà» diede luogo ad una riflessione intorno al discorso economico di grande spessore e del tutto singolare. Interesse, prezzo, valore, capitale, proprietà, possesso, uso, furono le principali categorie economiche oggetto di un indagine, tutta francescana, che da Bonaventura da Bagnoregio, Pietro di Giovanni Olivi, Giovanni Duns Scoto fino a Guglielmo d’Occam, caratterizzò la riflessione dell’Ordine intorno all’etica economica tra la seconda metà del XIII e prima metà del XIV secolo. I francescani misero a punto un lessico economico capace delle più sofisticate interpretazioni del reale. Un pensiero, quello economico francescano, che non si esaurì nel Duecento, ma rimodellò il rapporto dell’uomo con i beni ed il denaro per molti secoli a venire. Una profonda ed originale analisi cui i francescani sottoposero l’agire umano in chiave etico–economica.
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GALEOTTI, Laura Rachele. "Il pensiero islamico tra riforma e tradizione: il particolare caso del giadidismo." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2015. http://hdl.handle.net/10446/32649.

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Peruzzo, Mattia <1996&gt. "Pensiero e divenire del mondo. Sviluppi della soggettività moderna in Husserl e Gentile." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21115.

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Анотація:
Il proposito di questo elaborato è quello di offrire un confronto tra Husserl e Gentile sull’interpretazione della soggettività trascendentale. Il tema viene svolto, in un primo momento, in maniera indiretta: considerando due autori come Cartesio e Kant attraverso le lenti di attualismo e fenomenologia. Qui si evidenzierà l’esigenza, da parte della tradizione trascendentale, di una rigorizzazione in senso immanentistico. Dopo questa importante premessa, verrà lasciato spazio ad un dialogo più diretto tra gli autori in esame. In particolare, si cercherà di mostrare il convergere di attualismo e fenomenologia verso un’interpretazione della soggettività in chiave profondamente extramondana. L’Io come orizzonte trascendentale e il pensare come atto puro radicalizzano così tanto la preminenza del soggetto da giungere a dissolverlo. Ne risulta il definitivo primato dell’esperienza: un’esperienza che riposa in sé stessa, oramai priva di vincoli che possano ostacolarne il divenire.
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Crisma, Amina <1952&gt. "Le tradizioni del pensiero confuciano nel dibattito filosofico contemporaneo." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1210.

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Анотація:
Il presente lavoro offre un quadro dei dibattiti filosofici contemporanei intorno alle tradizioni del pensiero confuciano, ne analizza le espressioni salienti e ne indaga le implicazioni nell’ambito di un confronto in cui compaiono istanze universalistiche, volte alla ricerca di un consenso etico fra culture, e affermazioni degli Asian Values. L’attuale Confucian Renaissance è rappresentata come fenomeno complesso e polifonico di cui si sottolineano le molteplici interpretazioni e si evidenziano alcuni peculiari nodi problematici, quali la controversa questione di un’identità culturale cinese. Si esaminano infine alcune recenti proposte volte a una rilettura in chiave attualizzante del confucianesimo in relazione a problematiche quali diritti umani e democrazia ponendone in luce sia le fertili potenzialità sia taluni aspetti di intrinseca aporeticità, e illustrando alcune modalità ed esperienze specifiche che appaiono particolarmente interessanti nella configurazione di un significativo rapporto fra pensiero antico e riflessioni moderne.
My dissertation offers a survey of contemporary philosophical debates concerning Confucianism with special regard to the hermeneutical discussions about universalistic and relativistic views of Confucian traditions and to the different critical evaluations of the New Confucian Movement; it analyzes some related issues, such as the problem of Chinese cultural identity, the question of the Asian values, the redefinition of the conventional image of the ruxue across more recent critical studies. It also explores some hypothesis of possible interaction between Confucian tradition and modern perspectives in the fields of democracy and human rights. Today’s Confucian Renaissance is portrayed in its various and multifaceted aspects, and is related to the intercultural dimensions of ethical research in our globalized world, with reference to some examples of significant experiences in this domain.
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Favaro, Stefano. "Salvatore Pugliatti e il suo tempo: per un diritto tra sistema e storia." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3422735.

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Анотація:
The dissertation entitled “Salvatore Pugliatti and his own time: for a Law between system and History” examines carefully, in a reconstructive and declarative way, the legal and methodological thought of Salvatore Pugliatti. He was a Sicilian jurist, who died in 1976. His ideas grew and developed in the decades around the half of the last century during which he founded the School of Civil Law at the University of Messina. In order to elucidate his thought, this dissertation faces the study either of Pugliatti’s works directly addressed to the analysis of theoretic and methodological matters, and of those, among his works of positive law, in which it is possible to evict, through his exposition, the fulfilment of his speculative goal somewhere else expressed. For this reason, this work is divided into three chapters. The first one has the aim to frame the scientific figure of Salvatore Pugliatti in his own times, between 1927 and the first half of the seventies, during which he operated, so it reconstructs either the historical elements and the juridical-philosophical and methodological ones which influenced Pugliatti’s thought. From the historical point of view many elements emerge and are considered: the ascent and the fall of Fascist regime, the ruin of the Second World War, the slow rebuilding of the Italian institutional order consequent upon it. From a juridical point of view the most important elements which are examined are: the special legislation of Mussolini’s regime, the fascist re-codification, the Civil Code that came into force in 1942 and, above all, the Constitution, which came forth in 1948, whose formal importance and substantial content obliged the Italian civil law doctrine, and so Pugliatti either, to redefine at least a part of the dogmatic certitudes achieved by juridical science till that moment. Moreover, concerning the philosophical and methodological context, this study inspects the main cultural trends which could have affected Pugliatti’s thought. Firstly, the direction of the juridical-formalistic Positivism which was dogmatic and post-pandettistic: it was inclined to reduce the Philosophy of Law within the borders of juridical science structured in conformity with experimental science. Secondly, the direction graviting in the orbit of Italian juridical Neo-Idealism of Gentile’s actualism and Croce’s historicism, which was inclined to exclude the chance to provide the scientific characteristic both to the Philosophy of Law and to the Juridical Science. Thirdly the direction of the Juridical Empiric Historical Idealism post- Croce which was inclined to make up, starting from Croce’s and Gentile’s idealism, the historical value of juridical character as the point of departure of any form of reflection about Law. In particular Angelo Ermanno Cammarata and Widar Cesarini Sforza embodied this idea and they influenced Pugliatti’s thought. Then the second chapter faces, in light of this context, the real nucleus of Pugliatti’s theoretic reflection, following analytically, through a careful exam of Pugliatti’s contributions dedicated in particular to methodological topics, the lines, even chronological, of his progressive evolution. First of all, this study analyses the first juvenile period of Pugliatti’s scientific production: it appears, considering his theoretic-juridical convincement, as strongly hinged on a methodological paradigm of a strict systematic rigour based on a Positivistic logical juridical nature and on an inevitable dualism between the formal abstractness of the conceptual system created by the jurist and the concreteness of historical interests that originates it. The second, more mature period of Pugliatti’s speculative iter, in the Forties, allows to single out an evolution in his methodological creed: he gathered solicitations coming in particular from his active participation to the well known polemic “about the nature of juridical concepts” and to the debate about the crisis of Law and Juridical Science, but also from his clear interest for Linguistics and from the reading and knowing of eminent figures like Santi Romano and Capograssi. In these years Pugliatti arrived to consolidate his own convincement in a new idea of Jurisprudence, that is qualified as a practical science: in fact it is undoubtedly bond to the real data and functional to the construction of a perfect, abstract, logical and conceptual juridical system, nevertheless it has also to root even in the concrete interest of consociate, in the magmatic flowing of History and in the changeable becoming of rules, so that it remains science, but qualified as a practical one, and it finds in itself the chance of a dialectic composition of the dualism form-substance, abstract-concrete, that, in other way, would remain inerasable. Finally the analysis of the third period of Pugliatti’s thought underlines a gradual perfecting of his conviction previously achieved through a deepening of the problem related to the connection between continuous and discontinuous in Law. The dialectic synthesis of the dualism between form and substance, realised through the conception of Jurisprudence as a practical science, is crystallized in the idea- conclusive in Pugliatti’s methodological course- that the complexity of juridical experience, in which coexist either the juridical synchrony of abstract discontinuous of the Law system or the historical diachrony of mobile continuous of the juridical order tout court (which couldn’t resolve in rule because it is other to them). His final idea is realised in the formula that qualifies Law as a “ synthesis of manifold in one”. At last the third chapter analyses some of the main works of Pugliatti related to some topic of Positive Law in which the author uses his own methodological tool when he faced technical problems of pure civil law. The analysis passes from the representation, whose importance is emphasized by Pugliatti, in the description of the institutes, the concrete and historical relationship between dominus and representer, to the phenomenon of coercive transfer; from the every important studies about properties (where the owner is considered plural, no more singular) to the brief exposition of the dialectic connection existing, according to Pugliatti, between the public and private Law. From this analysis, as a synthesis of the figure of Pugliatti, emerges an image of a complete jurist, gifted with a great culture and a great juridical background, constantly researching for a clarification of methodological criteria of his own action; moreover, even though his thought never manages to emancipate completely from the persistence of the dualism between abstract and concrete, between form and History, which juridical science seems condemned to, refalling into a juridical Positivism only partly, critically and consciously subdue, Pugliatti’s thought anyway leaves, as a methodological inheritance for the jurist of today, a deep and bright breath of his own solid complexity, based on the intuition of the constant necessity of exegesis and of multidisciplinary, of the strong need of the reference to a positive data and of the fundamental necessity to calibrate any philosophical, methodological or legal reflection, on and with Law, within an historical and concrete frame of reference.
L’elaborato, dal titolo “Salvatore Pugliatti e il suo tempo: per un diritto tra sistema e storia”, effettua una disamina ricostruttiva ed espositiva del pensiero giuridico e metodologico di Salvatore Pugliatti, giurista siciliano dei decenni posti a cavallo della metà del secolo scorso, morto nel 1976, fondatore della Scuola di diritto civile dell’Università di Messina, affrontando lo studio sia delle opere dell’Autore direttamente indirizzate all’analisi di questioni di indole teorico-metodologica, sia di quelle, tra le sue opere di diritto positivo, in cui è dato evincere, nelle pieghe dell’esposizione, l’attuazione dei traguardi speculativi di fondo altrove espressi. A tale scopo, il lavoro è ripartito in tre capitoli. Il primo di essi si prefigge l’obiettivo di inquadrare la figura scientifica di Salvatore Pugliatti entro il contesto temporale, compreso tra il 1927 e la prima metà degli anni Settanta, in cui l’Autore ha operato, ed è dedicato alla ricostruzione sia delle componenti storiche, sia di quelle più specificamente giuridico-normative e filosofico-metodologiche, che ne hanno maggiormente influenzato il pensiero. Se, dal punto di vista storico, emergono, e vengono analizzati, l’ascesa e la caduta del regime fascista, lo sfacelo della seconda guerra mondiale, e la lenta ricostruzione dell’assetto istituzionale italiano ad essa susseguente, dal punto di vista normativo assumono rilievo, e vengono via via analizzati, la legislazione speciale del regime mussoliniano, la ricodificazione fascista, l’entrata in vigore del Codice Civile del 1942 e, soprattutto, l’irrompere della Costituzione del 1948, che, per la sua portata formale e per il suo contenuto sostanziale, ha costretto la dottrina civilistica italiana, e dunque anche Pugliatti, a ridefinire quantomeno parte delle certezze dogmatiche sino ad allora raggiunte dalla scienza giuridica. Per quanto riguarda, inoltre, il contesto più marcatamente giusfilosofico e metodologico di riferimento, l’elaborato passa in rassegna le principali tendenze culturali che si sono manifestate suscettibili di influire sul pensiero di Pugliatti, ossia, più specificamente: in primo luogo, l’indirizzo, normativista ed astrattizzante, proprio del positivismo giuridico formalistico di matrice dogmatica e postpandettistica, tendente a ridurre la filosofia del diritto entro i confini della scienza giuridica strutturata secondo il metodo delle scienze sperimentali; in secondo luogo, l’indirizzo, gravitante nell’orbita del neoidealismo giuridico italiano, proprio dell’attualismo gentiliano e dello storicismo crociano, tendente ad escludere, seppure per vie diverse, la possibilità di munire del carattere della scientificità tanto la filosofia del diritto quanto la scienza giuridica; in terzo luogo, l’indirizzo, proprio del cosiddetto idealismo giuridico post-crociano empirico-storicistico, in cui spiccano, per l’influenza che hanno avuto sulla riflessione pugliattiana, le figure di Angelo Ermanno Cammarata e Widar Cesarini Sforza, e tendente a recuperare, a partire dall’idealismo stesso di Croce e Gentile, il valore storicamente concreto della giuridicità da cui promana qualsiasi forma di riflessione sul diritto. Il secondo capitolo affronta invece, alla luce di un simile contesto, il nucleo vero e proprio della riflessione teorica di Pugliatti, seguendo analiticamente, attraverso la disamina dei contributi dell’Autore dedicati a tematiche di indole specificamente metodologica, le linee anche cronologiche della sua progressiva evoluzione. L’elaborato analizza, innanzitutto, la prima fase, giovanile, della produzione scientifica pugliattiana, che appare ancora fortemente incardinata, sotto il profilo dei convincimenti teorico-giuridici, sui paradigmi metodologici di un deciso rigore sistematico di natura logico-normativista e di matrice giuspositivistica, e di un inevitabile dualismo tra le astrattezze formali del sistema concettuale elaborato dal giurista e la concretezza degli interessi storici ad essi sottesi ma ad essi, necessariamente, anche rigorosamente estranei. La seconda fase, più matura, dell’iter speculativo di Pugliatti, relativa agli anni Quaranta, consente di individuare un’evoluzione nel credo metodologico dell’Autore: raccogliendo le sollecitazioni provenienti in modo particolare dalla sua partecipazione attiva alla nota “polemica sulla natura dei concetti giuridici” e al dibattito sulla “crisi” del diritto e della scienza giuridica, ma provenienti anche dal manifestato interesse per la linguistica e dalla lettura e conoscenza di figure eminenti come Santi Romano e Capograssi, Pugliatti giunge in questi anni a consolidare i propri convincimenti in una concezione rinnovata di giurisprudenza, che viene qualificata come scienza pratica, cioè come scienza che, senza dubbio ancorata al dato positivo e funzionale alla costruzione di perfetti sistemi giuridici astratti, logici e concettuali, non può tuttavia non radicarsi, traendone origine, anche negli interessi concreti dei consociati, nel fluire magmatico della storia, e, con esso, nel divenire mutevole delle norme, così che essa, rimanendo scienza, ma qualificandosi come scienza pratica, trova dunque in sé stessa la possibilità di una composizione dialettica del dualismo forma-sostanza, astratto-concreto, che altrimenti rimarrebbe insopprimibile. L’analisi della terza fase del pensiero di Pugliatti, infine, evidenzia nell’Autore il graduale perfezionamento, operato attraverso l’approfondimento della problematica relativa al rapporto tra il “continuo” e il “discontinuo” nel diritto, dei convincimenti precedentemente acquisiti: la sintesi dialettica del dualismo tra forma e sostanza, operata attraverso la concezione della giurisprudenza come scienza pratica, si cristallizza così nell’idea – conclusiva del percorso metodologico di Pugliatti – secondo cui la complessità dell’esperienza giuridica, nella quale convivono la sincronia giuridica del discontinuo astratto del sistema normativo e la diacronia storica del continuo mobile dell’ordinamento giuridico tout court (che non si risolve nelle norme poiché è anche altro rispetto ad esse), trova compimento nella formula che qualifica il diritto come “sintesi del molteplice nell’uno”. Il terzo capitolo analizza, infine, alcune tra le principali opere di Pugliatti relative a tematiche di diritto positivo in cui l’Autore impiega, nel momento in cui affronta questioni tecniche di puro diritto civile, lo strumentario metodologico di cui si è dotato: l’analisi passa dalla rappresentanza, di cui è valorizzato da Pugliatti il rilievo che assume, nella descrizione dei caratteri dell’istituto, il concreto e storico rapporto sottostante di gestione tra il dominus e il rappresentante, al fenomeno dei trasferimenti coattivi, dagli importantissimi studi pugliattiani sulle proprietà (in cui l’istituto proprietario è considerato al plurale, non più al singolare, stante la polverizzazione delle tipologie di diritti dominicali rinvenibili nell’ordinamento a fronte della diversificazione dei soggetti titolari del diritto e delle funzioni proprie dei singoli beni che ne sono oggetto), alla breve esposizione del rapporto dialettico intercorrente, per Pugliatti, tra il diritto pubblico e il diritto privato. Dall’analisi effettuata emerge, quale sintesi della figura di Pugliatti, l’immagine di un giurista completo, dotato di un forte bagaglio culturale e giuridico, costantemente proteso verso la ricerca di una chiarificazione dei criteri metodologici del proprio operare, il cui pensiero, se non riesce invero mai ad emanciparsi completamente dalla persistenza del dualismo tra astratto e concreto, tra forma e storia, cui la scienza giuridica sembra essere condannata, ricadendo tendenzialmente entro le spire di un normativismo positivista solo parzialmente, criticamente e consapevolmente attenuato, lascia comunque, come eredità metodologica per il giurista di oggi, il respiro lucido e profondo della propria solida complessità, fondata sull’intuizione della necessità costante dell’esegesi e della multidisciplinarietà, dell’altrettanto forte necessità del riferimento al dato positivo, e dell’insopprimibile necessità di calibrare qualsiasi riflessione, sia essa filosofica, metodologica o di diritto positivo, sul e col diritto, all’interno della cornice storica e concreta di riferimento.
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Cento, Michele <1984&gt. "Una grande narrazione del capitalismo: potere e scienze sociali nel pensiero politico di Daniel Bell." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5473/1/Cento_Michele_Tesi.pdf.

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Анотація:
Questa tesi punta a ricostruire il pensiero politico di Bell tra il secondo dopoguerra e la metà degli anni Settanta. In tale arco cronologico, la riflessione politica di Bell si profila, per usare una formula di Jean-François Lyotard, come una «grande narrazione» del capitalismo. Nel complesso, cioè, l’opera di Bell appare come una storia sociologica del capitalismo, che nella fine delle ideologie registra l’apogeo del fordismo e, in seguito, ne mette in luce le trasformazioni in senso post-industriale, indagando le ricadute che tali mutamenti implicano sul piano dei rapporti di potere e della legittimazione del sistema. Nell’ottica di Bell, pertanto, il capitalismo non costituisce soltanto un sistema economico, ma la forma specifica attraverso cui si dispiega la società nel suo complesso, attivando una serie di rapporti di potere mediante i quali gli individui vengono coordinati e subordinati. Una siffatta concezione del capitalismo agisce immediatamente la questione del potere e solleva un interrogativo a esso connesso: «che cosa tiene insieme una società?». Una domanda che attraversa la traiettoria intellettuale di Bell e, sia pure declinata mediante una terminologia sociologica, riflette in realtà l’ambizione delle scienze sociali di farsi teoria politica. Esse si presentano quindi come teoria politica della modernità, nella misura in cui distinguono il potere sociale dal potere politico e, al tempo stesso, instaurano tra i due poli una tensione dialettica produttiva. Mettendo a fuoco la concettualizzazione del potere nell’opera di Bell si analizzeranno le mutazioni nel rapporto tra Stato e società negli Stati Uniti durante la Golden Age del capitalismo. In particolare, si metterà in luce nella grande narrazione di Bell l’ascesa e il declino di un ordine istituzionale che, alla metà degli anni Settanta, appare percorso da molteplici tensioni politiche e sociali che preannunciano l’avvento dell’età globale e il bisogno di una nuova “scala” di governo.
This dissertations deals with Daniel Bell’s political thought between the post-war era and the Seventies. During these years, Bell’s political reflection appears to be, to say it in the words of Jean-François Lyotard, a «grand narrative» of capitalism. Overall, Bell’s work is a sociological history of capitalism. It points out the height of fordism by assuming the end of ideology, and then sheds light on the post-industrial transformations, looking at the effects produced on power relations and the legitimacy of the socio-political system. In Bell’s view, capitalism is not only an economic system, but a complex social system which places individuals in the power structure by means of subordination and coordination. «What holds a society together?» is the question that go trough the whole trajectory of his reflection. It looks a sociological question, but actually it is a political question, because the order of society depends on the legitimacy of obligation relationships. The link between politics and sociology marks Bell’s thought and shows how social sciences are assumed to be the political theory of modernity: they analyze the political side of social relations as well as the social element inherent to the workings of political institutions. In other words, I look at the way in which Bell, «the sociologist of capitalism» as «The Economist» put it, distinguishes between social power and political power and then makes them interact. Focusing on Bell’s view of power I analyze the transformations occurred in the relationship between State and society in the US during the so-called Golden Age of Capitalism. Particularly, drawing the trajectory of this «grand narrative» of capitalism up to mid-seventies, I highlight that Bell recognizes the coming of a global age, full of political and social strains, and the need of a new institutional scale to cope with them.
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Cento, Michele <1984&gt. "Una grande narrazione del capitalismo: potere e scienze sociali nel pensiero politico di Daniel Bell." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5473/.

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Анотація:
Questa tesi punta a ricostruire il pensiero politico di Bell tra il secondo dopoguerra e la metà degli anni Settanta. In tale arco cronologico, la riflessione politica di Bell si profila, per usare una formula di Jean-François Lyotard, come una «grande narrazione» del capitalismo. Nel complesso, cioè, l’opera di Bell appare come una storia sociologica del capitalismo, che nella fine delle ideologie registra l’apogeo del fordismo e, in seguito, ne mette in luce le trasformazioni in senso post-industriale, indagando le ricadute che tali mutamenti implicano sul piano dei rapporti di potere e della legittimazione del sistema. Nell’ottica di Bell, pertanto, il capitalismo non costituisce soltanto un sistema economico, ma la forma specifica attraverso cui si dispiega la società nel suo complesso, attivando una serie di rapporti di potere mediante i quali gli individui vengono coordinati e subordinati. Una siffatta concezione del capitalismo agisce immediatamente la questione del potere e solleva un interrogativo a esso connesso: «che cosa tiene insieme una società?». Una domanda che attraversa la traiettoria intellettuale di Bell e, sia pure declinata mediante una terminologia sociologica, riflette in realtà l’ambizione delle scienze sociali di farsi teoria politica. Esse si presentano quindi come teoria politica della modernità, nella misura in cui distinguono il potere sociale dal potere politico e, al tempo stesso, instaurano tra i due poli una tensione dialettica produttiva. Mettendo a fuoco la concettualizzazione del potere nell’opera di Bell si analizzeranno le mutazioni nel rapporto tra Stato e società negli Stati Uniti durante la Golden Age del capitalismo. In particolare, si metterà in luce nella grande narrazione di Bell l’ascesa e il declino di un ordine istituzionale che, alla metà degli anni Settanta, appare percorso da molteplici tensioni politiche e sociali che preannunciano l’avvento dell’età globale e il bisogno di una nuova “scala” di governo.
This dissertations deals with Daniel Bell’s political thought between the post-war era and the Seventies. During these years, Bell’s political reflection appears to be, to say it in the words of Jean-François Lyotard, a «grand narrative» of capitalism. Overall, Bell’s work is a sociological history of capitalism. It points out the height of fordism by assuming the end of ideology, and then sheds light on the post-industrial transformations, looking at the effects produced on power relations and the legitimacy of the socio-political system. In Bell’s view, capitalism is not only an economic system, but a complex social system which places individuals in the power structure by means of subordination and coordination. «What holds a society together?» is the question that go trough the whole trajectory of his reflection. It looks a sociological question, but actually it is a political question, because the order of society depends on the legitimacy of obligation relationships. The link between politics and sociology marks Bell’s thought and shows how social sciences are assumed to be the political theory of modernity: they analyze the political side of social relations as well as the social element inherent to the workings of political institutions. In other words, I look at the way in which Bell, «the sociologist of capitalism» as «The Economist» put it, distinguishes between social power and political power and then makes them interact. Focusing on Bell’s view of power I analyze the transformations occurred in the relationship between State and society in the US during the so-called Golden Age of Capitalism. Particularly, drawing the trajectory of this «grand narrative» of capitalism up to mid-seventies, I highlight that Bell recognizes the coming of a global age, full of political and social strains, and the need of a new institutional scale to cope with them.
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Rigobon, Lucrezia <1991&gt. "Sulla via di Confucio - Rinascita e modernizzazione del pensiero confuciano nella Cina contemporanea." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12954.

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l'obiettivo dell'elaborato è evidenziare come la millenaria dottrina confuciana influenzi tuttora la Cina e la rivalutazione che tale pensiero sta conoscendo a livello non solo nazionale, ma anche globale.
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Baruzzo, Enrico. "Pensiero e attività pastorale in Elia Dalla Costa." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3425646.

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In Conclave 1939 Eugenio Pacelli was elected pope and he took name of Pio XII. Although the diffusion of the idea about the unanimity of the choice between the cardinals of catholic Church, seems that a valid alternative in front of his election was represented by Elia Dalla Costa, archbishop of Florence and main personality in the catholic Italian Church during the central decades of the XX century. The present work analyses the lifetime and the pastoral action of this important person. Born in the 1872, Elia Dalla Costa was educated and lived his first pastoral expe-riences in the context of a Vicenza’s Church, where was strong the uncompromising Ca-tholicism. Since the 1911 to the 1923 he was parish priest in Schio, big industrial centre in Veneto, where he distinguished himself for the organization of local catholic movement and for the protection of population during the First World War. Elected bishop of Padua in 1923, he had to face very delicate matters, like the difficult management of diocese’s clergy and the problematic detachment from the “popolari” in the moment when the fascism was increasing. In the 1932 he was moved to Florence and in the 1933 he became cardinal. In Tuscany he distinguished himself like the reference for the other bishops of the region and he did an important organization of Florentine Church. During the Second World War he defended the population and the artistic treasures of town, and, in the post-war period, he engaged himself in the affirmation of the catholic ideas in the society and management of new pastoral problems. He died in the 1961. In this research an important role was held by the parish – meant, at the same time, like ecclesiastic area with a benefit and community of believers – because of its social incidence. Though the study of Visite pastorali, parish priest’s letters and reports was possible understanding the relapses of Dalla Costa’s government. For drawing up this work were examined documents which are in different arc-hives in Vicenza, Padua, Florence (places where Dalla Costa lived) and Rome. The sources are of different type: there are the documents of the Visite pastorali, deposited in Archivio della Curia Vescovile of Padua, the letters send by Dalla Costa to Rome at the Segreteria di Stato and the Congregazione Concistoriale, the reports of prefects and police about the action of this bishop.
Presentazione Nel Conclave 1939 veniva eletto papa Eugenio Pacelli, che assumeva il nome di Pio XII. Nonostante il diffondersi dell’idea sull’unanimità che c’era stata tra i cardinali di S. Romana Chiesa nello scegliere il segretario di Stato di Pio XI, sembra che una valida alternativa alla sua nomina fosse rappresentata da Elia Dalla Costa, arcivescovo di Firenze e figura di spicco nella Chiesa cattolica italiana dei decenni centrali del Novecento. Il presente lavoro analizza la vita e l’azione pastorale di questo importante perso-naggio. Nato nel 1872, Elia Dalla Costa si formò e visse le sue prime esperienze pastorali nel quadro di una Chiesa vicentina, segnata dalla dura intransigenza cattolica. Dal 1911 al 1923 fu arciprete di Schio, importante centro operaio veneto, dove si distinse per l’organizzazione del locale movimento cattolico e per l’impegno a tutela della popolazione civile durante il primo conflitto mondiale. Nominato vescovo di Padova nel 1923, dovette affrontare nella città di Sant’Antonio questioni assai delicate, come la difficile gestione di un clero diocesano diviso e il problematico distacco dai popolari nel momento in cui il fascismo si affermava. Nel 1932 fu trasferito a Firenze e nel 1933 venne elevato alla porpora cardinalizia. In Toscana si contraddistinse per il suo ruolo di riferimento nell’episcopato regionale e l’opera di riorganizzazione della sua diocesi. Durante gli anni della seconda guerra mondiale si segnalò per la difesa della popolazione e del patrimonio artistico fiorentini e, nel dopoguerra, si impegnò per riaffermare i principi cattolici nella società e per gestire nuovi problemi pastorali. Morì nel 1961. Un ruolo importante in questa indagine è ricoperto dalla parrocchia, intesa non solo come circoscrizione ecclesiastica dotata di un beneficio ma anche come comunità dei fedeli, come soggetto, quindi, capace di avere un’incidenza sociale. Attraverso lo studio delle Visite pastorali e delle lettere e relazioni dei parroci si è potuta ricostruire la ricaduta che ebbero le scelte di governo di Dalla Costa. Per la stesura del presente lavoro sono stati esaminati documenti conservati in di-versi archivi, distribuiti tra Vicenza, Padova, Firenze (luoghi dove visse ed operò Dalla Costa) e Roma. Le fonti a cui si è attinto sono di varia tipologia e spaziano dagli atti delle Visite pastorali, depositate presso l’Archivio della Curia Vescovile di Padova, alle lettere che il vescovo inviava a Roma alla Segreteria di Stato e alla Congregazione Concistoriale, passando attraverso le relazioni di prefetti e questori presenti nell’Archivio Centrale dello Stato e nell’Archivio dello Stato di Padova.
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Baglieri, Mattia <1985&gt. "Capacita' e formazione nel liberalismo di Amartya Sen e Martha Nussbaum. Eredita' differenti del pensiero politico per una "cittadinanza del mondo"." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6845/1/BAGLIERI_MATTIA_tesi.pdf.

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Il presente lavoro di ricerca si propone di discutere il contributo che l’analisi dell’evoluzione storica del pensiero politico occidentale e non occidentale riveste nel percorso intellettuale compiuto dai fondatori della teoria contemporanea dell’approccio delle capacità, fondata e sistematizzata nei suoi contorni speculativi a partire dagli anni Ottanta dal lavoro congiunto dell’economista indiano Amartya Sen e della filosofa dell’Università di Chicago Martha Nussbaum. Ci si ripropone di dare conto del radicamento filosofico-politico del lavoro intellettuale di Amartya Sen, le cui concezioni economico-politiche non hanno mai rinunciato ad una profonda sensibilità di carattere etico, così come dei principali filoni intorno ai quali si è imbastita la versione nussbaumiana dell’approccio delle capacità a partire dalla sua ascendenza filosofica classica in cui assume una particolare primazia il sistema etico-politico di Aristotele. Il pensiero politico moderno, osservato sotto il prisma della riflessione sulla filosofia della formazione che per Sen e Nussbaum rappresenta la “chiave di volta” per la fioritura delle altre capacità individuali, si organizzerà intorno a tre principali indirizzi teorici: l’emergenza dei diritti positivi e sociali, il dibattito sulla natura della consociazione nell’ambito della dottrina contrattualista e la stessa discussione sui caratteri delle politiche formative. La sensibilità che Sen e Nussbaum mostrano nei confronti dell’evoluzione del pensiero razionalista nel subcontinente che passa attraverso teorici antichi (Kautylia e Ashoka) e moderni (Gandhi e Tagore) segna il tentativo operato dai teorici dell’approccio delle capacità di contrastare concezioni politiche contemporanee fondate sul culturalismo e l’essenzialismo nell’interpretare lo sviluppo delle tradizioni culturali umane (tra esse il multiculturalismo, il comunitarismo, il neorealismo politico e la teoria dei c.d. “valori asiatici”) attraverso la presa di coscienza di un corredo valoriale incentrato intorno al ragionamento rintracciabile (ancorché in maniera sporadica e “parallela”) altresì nelle tradizioni culturali e politiche non occidentali.
This research discusses the importance of the analysis of the history of political thought (in both Western as well as non-Western thought forums) for the theory of the capabilities approach as founded and theorised by Amartya Sen (economist at the Harvard University) and Martha Nussbaum (philosopher of law at the University of Chicago). It will examine the impact of the history of political theory in Sen’s work which has been strongly influenced by the research of a close alliance between economics and ethics, but this contribution will also examine the most important fields of research of Nussbaum’s own version of the approach that finds its origins in the Ancient Greek and Roman political thought and especially in Aristotle’s ethical and political system. Ideas and institutions regarding education and lifelong learning philosophy have been chosen as a “prism” in order to study the three Western pillars of political theory which are mostly considered by Sen and Nussbaum and in particular: the emergence of the lexicon of positive and social rights; the debate around the nature of citizenship in the contractualist theory and the very debate around educational policies. Furthermore, this work aims to analyse Sen’s and Nussbaum’s endeavour to overcome the culturalist and essentialist conceptions championed especially in the contemporary political thought by considering the importance of non-Western legacies and heritage of political argumentation and reflection about politics in India’s political philosophy both in the ancient (Kautylia and Ashoka) and contemporary (Gandhi and Tagore) thought. Among these contemporary theories in political philosophy, the normative critique of Sen and Nussbaum faces especially multiculturalism, communitarianism, neorealism as well as the theory of “asian values” by remembering the very existence of political reflection in arenas of thought “other” than the West.
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Baglieri, Mattia <1985&gt. "Capacita' e formazione nel liberalismo di Amartya Sen e Martha Nussbaum. Eredita' differenti del pensiero politico per una "cittadinanza del mondo"." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6845/.

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Il presente lavoro di ricerca si propone di discutere il contributo che l’analisi dell’evoluzione storica del pensiero politico occidentale e non occidentale riveste nel percorso intellettuale compiuto dai fondatori della teoria contemporanea dell’approccio delle capacità, fondata e sistematizzata nei suoi contorni speculativi a partire dagli anni Ottanta dal lavoro congiunto dell’economista indiano Amartya Sen e della filosofa dell’Università di Chicago Martha Nussbaum. Ci si ripropone di dare conto del radicamento filosofico-politico del lavoro intellettuale di Amartya Sen, le cui concezioni economico-politiche non hanno mai rinunciato ad una profonda sensibilità di carattere etico, così come dei principali filoni intorno ai quali si è imbastita la versione nussbaumiana dell’approccio delle capacità a partire dalla sua ascendenza filosofica classica in cui assume una particolare primazia il sistema etico-politico di Aristotele. Il pensiero politico moderno, osservato sotto il prisma della riflessione sulla filosofia della formazione che per Sen e Nussbaum rappresenta la “chiave di volta” per la fioritura delle altre capacità individuali, si organizzerà intorno a tre principali indirizzi teorici: l’emergenza dei diritti positivi e sociali, il dibattito sulla natura della consociazione nell’ambito della dottrina contrattualista e la stessa discussione sui caratteri delle politiche formative. La sensibilità che Sen e Nussbaum mostrano nei confronti dell’evoluzione del pensiero razionalista nel subcontinente che passa attraverso teorici antichi (Kautylia e Ashoka) e moderni (Gandhi e Tagore) segna il tentativo operato dai teorici dell’approccio delle capacità di contrastare concezioni politiche contemporanee fondate sul culturalismo e l’essenzialismo nell’interpretare lo sviluppo delle tradizioni culturali umane (tra esse il multiculturalismo, il comunitarismo, il neorealismo politico e la teoria dei c.d. “valori asiatici”) attraverso la presa di coscienza di un corredo valoriale incentrato intorno al ragionamento rintracciabile (ancorché in maniera sporadica e “parallela”) altresì nelle tradizioni culturali e politiche non occidentali.
This research discusses the importance of the analysis of the history of political thought (in both Western as well as non-Western thought forums) for the theory of the capabilities approach as founded and theorised by Amartya Sen (economist at the Harvard University) and Martha Nussbaum (philosopher of law at the University of Chicago). It will examine the impact of the history of political theory in Sen’s work which has been strongly influenced by the research of a close alliance between economics and ethics, but this contribution will also examine the most important fields of research of Nussbaum’s own version of the approach that finds its origins in the Ancient Greek and Roman political thought and especially in Aristotle’s ethical and political system. Ideas and institutions regarding education and lifelong learning philosophy have been chosen as a “prism” in order to study the three Western pillars of political theory which are mostly considered by Sen and Nussbaum and in particular: the emergence of the lexicon of positive and social rights; the debate around the nature of citizenship in the contractualist theory and the very debate around educational policies. Furthermore, this work aims to analyse Sen’s and Nussbaum’s endeavour to overcome the culturalist and essentialist conceptions championed especially in the contemporary political thought by considering the importance of non-Western legacies and heritage of political argumentation and reflection about politics in India’s political philosophy both in the ancient (Kautylia and Ashoka) and contemporary (Gandhi and Tagore) thought. Among these contemporary theories in political philosophy, the normative critique of Sen and Nussbaum faces especially multiculturalism, communitarianism, neorealism as well as the theory of “asian values” by remembering the very existence of political reflection in arenas of thought “other” than the West.
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Favuzzi, Pellegrino. "Cultura e stato: fonti e contesto del pensiero politico di Ernst Cassirer." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423069.

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The political thought of Ernst Cassirer is the focus of the present research work. This aspect had been for a long time overlooked in the reception of his philosophy or it had been targeted to point out the weakness of its practical perspective, because at first glance it does not seem to play an important role in his philosophy as a whole. Despite the “Renaissance” of the studies in the 90’s or even its more recent interdisciplinary fortune in fields such as sociology, political science and law, the political thought remains to date one of the most controversial points in the Cassirerian studies. The present research starts from a critical assessment of the history of the reception and introduces a specific methodological approach in order to reconsider this issue and to clarify the sense in which it is legitimate to speak of a political thought in Cassirer’s philosophy of culture. Assuming that there is a continuity in his philosophy, this research focuses on the two fundamental moments in which Cassirer develops the principles of his political thought, that is to say the works “Leibniz’ System in seinen wissenschaftlichen Grundlagen” (1902) and “Freiheit und Form. Studien zur deutschen Geistesgeschichte” (1916). In his investigations on the ethical-legal foundation of the Geisteswissenschaften and on the problem of freedom and state, two crucial issues can be recognized as the basis of all developments in Cassirer’s political though between the World War I, the Weimar Republic and the Nazism: from the controversy with the philosopher Bruno Bauch about the concept of nation to the defense of a republican constitutionalism at the end of the 20’s, from the ethical and legal contributions of the 30’s till the inquiries on the political myth in his posthumous work “The Myth of the state” (1946). In this philosophical-political elaboration, Cassirer’s main concern is to study the problem of the idealistic transformation of the state from a historical-natural reality into a form of culture in the history of political philosophy and political science in modern Europe. For each of the main points of Cassirer’s political production, the historical-philosophical and cultural contests are therefore highlighted, along with the sources and the most important references, like in the case of the confrontation with the intellectual climate of the “Ideas of 1914”, with the historicism or with the neo-Kantianism of the Marburg School. The aim of this research work is to promote, if not a rehabilitation of Cassirer’s political thought, at least a revision of a certain image of his intellectual history, in order to plow the ground for further inquiries in this field of study
Il pensiero politico di Ernst Cassirer è al centro del presente lavoro di ricerca. Si tratta di un aspetto per lungo tempo trascurato nella ricezione della sua filosofia oppure preso di mira per indicare le sue criticità, perché a prima vista non sembra assumere un rilievo particolare nel complesso della sua produzione filosofica. A dispetto della Cassirer-Renaissance degli anni Novanta o della recente fortuna interdisciplinare della filosofia cassireriana in ambito sociologico, politologico e giuridico, il pensiero politico rimane a tutt’oggi uno dei nodi più controversi negli studi cassireriani. Questo lavoro prende le mosse da un confronto critico con la storia della ricezione ed introduce una specifica impostazione metodologica alla luce di cui riconsiderare questo problema, con l’obiettivo di chiarire in che senso sia legittimo parlare di un pensiero politico nell’ambito della filosofia della cultura cassireriana. Sulla base di un’ipotesi continuista si mettono a fuoco anzitutto i due momenti fondamentali in cui Cassirer sviluppa i capisaldi della sua riflessione politica, il Leibniz’ System in seinen wissenschaftlichen Grundlagen del 1902 e Freiheit und Form. Studien zur deutschen Geistesgeschichte del 1916. Nelle indagini sulla fondazione etico-giuridica delle scienze dello spirito e sul problema della libertà e dello stato si possono riconoscere due snodi cruciali per tutta la successiva elaborazione politica cassireriana tra Grande Guerra, repubblica di Weimar e Nazionalsocialismo: dalla polemica sul concetto di nazione con il filosofo Bruno Bauch alla difesa del costituzionalismo repubblicano alla fine degli anni Venti, dai contributi etico-giuridici degli anni Trenta alle indagini sul mito politico del postumo The Myth of the State del 1946. Il motivo dominante di queste vedute politiche di Cassirer è lo studio del problema della trasformazione idealistica dello stato da realtà storico-naturale a forma di cultura nella storia della scienza politica e della filosofia europea dell’età moderna. Per ciascuno snodo della produzione politica cassireriana sono messi in luce il contesto storico-filosofico e culturale, le fonti ed i riferimenti principali, come ad esempio nel caso del confronto con il clima intellettuale delle “Idee del 1914”, con lo storicismo o con il neokantismo della scuola di Marburgo. L’auspicio è che da questo lavoro possa emergere, se non una riabilitazione del pensiero politico di Cassirer, almeno una revisione di una certa immagine della sua vicenda intellettuale, in modo da dissodare il terreno per ulteriori ricerche in questo ambito di studi
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Petracca, Enrico <1983&gt. "Essays in structural heuristics." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6284/1/Petracca_Enrico_Tesi.pdf.

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This dissertation introduces and develops a new method of rational reconstruction called structural heuristics. Structural heuristics takes assignment of structure to any given object of investigation as the starting point for its rational reconstruction. This means to look at any given object as a system of relations and of transformation laws for those relations. The operational content of this heuristics can be summarized as follows: when facing any given system the best way to approach it is to explicitly look for a possible structure of it. The utilization of structural heuristics allows structural awareness, which is considered a fundamental epistemic disposition, as well as a fundamental condition for the rational reconstruction of systems of knowledge. In this dissertation, structural heuristics is applied to reconstructing the domain of economic knowledge. This is done by exploring four distinct areas of economic research: (i) economic axiomatics; (ii) realism in economics; (iii) production theory; (iv) economic psychology. The application of structural heuristics to these fields of economic inquiry shows the flexibility and potential of structural heuristics as epistemic tool for theoretical exploration and reconstruction.
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Petracca, Enrico <1983&gt. "Essays in structural heuristics." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6284/.

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This dissertation introduces and develops a new method of rational reconstruction called structural heuristics. Structural heuristics takes assignment of structure to any given object of investigation as the starting point for its rational reconstruction. This means to look at any given object as a system of relations and of transformation laws for those relations. The operational content of this heuristics can be summarized as follows: when facing any given system the best way to approach it is to explicitly look for a possible structure of it. The utilization of structural heuristics allows structural awareness, which is considered a fundamental epistemic disposition, as well as a fundamental condition for the rational reconstruction of systems of knowledge. In this dissertation, structural heuristics is applied to reconstructing the domain of economic knowledge. This is done by exploring four distinct areas of economic research: (i) economic axiomatics; (ii) realism in economics; (iii) production theory; (iv) economic psychology. The application of structural heuristics to these fields of economic inquiry shows the flexibility and potential of structural heuristics as epistemic tool for theoretical exploration and reconstruction.
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Cestaro, Yuri <1982&gt. "Inflazione e iperinflazione: il dibattito economico tra le due guerre." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2674.

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La svalutazione di cui fu vittima il marco tedesco nel periodo che va dal 1914 al 1923 è uno dei fenomeni monetari più incisivi verificatisi durante il secolo scorso. A causa dell’enorme espansione della massa di moneta circolante in Germania, necessaria dapprima al sostenimento della spesa bellica nel periodo della Prima Guerra Mondiale e successivamente, durante il periodo post-bellico, per consentire il funzionamento degli apparati statali e finanziare i sussidi per le industrie della Ruhr che avevano adottato una forma di resistenza passiva all’occupazione da parte dell’esercito francese, la moneta tedesca subì un fortissimo deprezzamento rispetto alle principali valute straniere ed ai beni di produzione interna ed estera. Corrado Gini, sociologo, statistico ed economista, fu autore di un importante saggio nel quale raccolse il suo pensiero riguardo all’economia. La visione neo organicistica dell’economia di Gini è l’ossatura principale sulla quale si sostiene la sua teoria economica; l’economia, o meglio l’organismo economico, presenta infatti delle analogie con l’organismo biologico. Esso non è in una situazione di equilibrio stazionario, bensì costantemente in uno stato dinamico e, qualora questo equilibrio venga alterato, il sistema economico dispone di meccanismi propri atti a ristabilire lo stato di equilibrio. Nell’analisi presente in “Patologia Economica” l’inflazione rappresenta per il sistema economico ciò che per l’organismo biologico è rappresentato dalla febbre, cioè il sintomo di una malattia. L’elaborato si propone di analizzare la concezione di Gini in merito all’inflazione dal punto di vista delle origini, della funzione e riguardo ai provvedimenti che possono integrare o correggere il suo impatto sull’economia. Nel saggio di Costantino Bresciani Turroni “Le vicende del marco tedesco” sono descritte le dinamiche di cui fu vittima l’economia tedesca in seguito alla sconfitta subita nella Prima Guerra Mondiale e sono esaminate le precise cause di una tale svalutazione e gli effetti che essa ebbe sul tessuto produttivo e sociale del Paese. 1. L’inflazione: “un equivoco degli economisti”. Secondo la fisiopatologia economica di Corrado Gini l’inflazione può originare effetti utili in periodi anormali come le guerre, utilizzando la metafora dell’organismo biologico l’autore afferma che la spirale inflattiva non è altro che un sintomo od una reazione del corpo ad una malattia. (C. Gini, Patologia economica,V edizione, 1954). 2. Come si inserisce in questo dibattito la riflessione di Bresciani Tuttoni. L’iperinflazione del marco carta secondo C. Bresciani-Turroni: l’eccesso di emissione di cartamoneta, le visioni degli autori analizzati nel saggio, iperinflazione e teoria quantitativa della moneta, problemi correlati. (C. Bresciani-Turroni, Le vicende del marco tedesco, 1931) 3. L’inflazione, la teoria austriaca del ciclo ed il pensiero dei principali economisti italiani. Dopo una digressione sull’impatto dell’inflazione in Italia al termine della Seconda Guerra Mondiale e degli interventi di politica economica messi in atto dal governo De Gasperi, si analizza il legame tra la teoria austriaca del ciclo e l’inflazione. Sono inoltre presenti delle considerazioni sui principali autori italiani che hanno recepito la teoria. Infine si descrive il neo organicismo di Corrado Gini ed il suo legame con la scienza economica. (a. O. Hirschman, Potenza nazionale e commercio estero: gli anni trenta, l’Italia e la ricostruzione, 1987)
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Marchese, Carlo Francesco <1986&gt. "Pratiche discorsive sul sapere economico in Michel Foucault." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2888.

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Il suddetto lavoro affronta il tema del “discorso” economico in Michel Foucault. Foucault è stato un filosofo e storico dello scorso secolo vissuto tra il 1926 e il 1984. Fu professore al Collège de France di Parigi dal 1970 fino alla sua morte. Il tema economico in Michel Foucault è spesso presente nelle sue opere benché egli non dedichi mai uno scritto unicamente a questo aspetto. In questo elaborato si cerca di formulare un discorso organico al riguardo del sapere economico concepito a seguito di numerose ricerche nella società Europea contemporanea come una «pratica discorsiva» fortemente connessa al potere e alle istituzioni. Al tema delle pratiche del potere Foucault dedica la maggior parte dei suoi studi e all’interno di queste pratiche egli non può non affrontare il tema dell’economia. L’analisi dell’economia del filosofo parte da un’archeologia del sapere economico rintracciabile nella sua celebre opera «Le parole e le cose» per giungere ad un’analitica delle pratiche di governo neoliberali ravvisabile nei Corsi al Collège de France della seconda metà degli anni Settanta. La tesi intende osservare questo interessante aspetto dei lavori del filosofo osservandone anche le derivazioni dalla «scuola epistemologica francese», la quale intendeva rimettere in discussione il modo di condurre l’analisi storica e filosofica tradizionale.
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Vego, Scocco Filippo <1992&gt. "Networks in the fashion business: From a production and distribution organizational form to a successful innovation driven brand strategy." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13724.

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Networks in the fashion business: From a production and distribution organizational form to a successful innovation driven brand strategy. Nowadays, to generate new value and innovate, especially in the fashion business, firms have to develop new approaches. Collaborations between brands in the last decades is becoming a reliable source of innovation allover the firm, generating relevant competitive advantages. Collaboration strategies, defined also as the creation of a network between companies or other institutions, evolved during the recent years from an only productive and supply chain solution to an also concrete brand strategy, developed to improve consumers based objectives and totally reorganize firms structures. This paper starts analyzing the cultural and historical evolution of network organizational forms, and their development across the time and the space, from the first attempts to concrete successful cases of networked organizations. A deep review of the literature is pivotal to concretely understand why and how the use of this structure changed during the years, and evaluate the reasons of its arose and diffusion. The paper will try to understand the dynamics behind the development of a collaborative strategy in the most successful innovative companies, taking in consideration how the temporal and cultural context affect the implementation of collaborative networks. The following part focuses on the implication of a collaborative strategy in the fashion system, trying to understand with a brand managerial interpretation, the strategic network implementations of fashion brands and how those evolved through the time becoming pivotal aspects of their success. To concretely understand this cause-effect process that connects organizational strategic decisions with their effects on brand perception, the paper analyzes the adidas’ collaborative approach, called “Open Source”, part of the 2016-2020 business plan “how we create the new” and how collaborations are seen as a crucial aspect of the entire business strategy of one of the biggest fashion companies in the world.
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SERRA, ANDREA. "Pro libertate: il pensiero politico di Fëdor Dostoevskij tra teoria del suolo e spirito di auto-perfezionamento." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2018. http://hdl.handle.net/11584/256013.

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The present dissertation try to investigate Fyodor Dostoevsky's political thought. In order to achieve a research as exhaustive as possible, I have found preferable to consider every author’s «thought construction» (expressed in novels, articles, letters, notebooks, testimonies), capable of giving us back, as a whole, an overall reflection on the subject. Being the writer's thought devoid of that systematicity typical of the "professional" political theorist, it has been necessary a sewing work, hopefully capable of delivering continuity and speculative evolution in the framework of a narration that one has been preferred to order chronologically. Linking the author's thought to his time and his historical space, namely to show how his criticisms and his theoretical proposals have been a direct consequence of the nineteenth century's Russian history, has been, certainly, the first and most important stitching work. In the opening chapter the various fringes of a still unrelated, eclectic thought emerge entwined in the romantic tension between the finiteness of reality and the infinity of the idea. There are several elements that converge to feed the contrast, the alienation, the split (raskol) of this early youth stage; the dialectic does not reach synthesis, the "double" remains unresolved, and yet, precisely for this reason, two factors emerge that we will find throughout the continuation of Dostoevskian intellectual path: the rejection of a mere materialistic explanation of social problems; the choice of freedom. The second chapter focus on the dissemination of socialist ideas in Russia and the relationship that linked Dostoevsky to the Fourierist Circle Petrashevsky. The latter was the cause of the Siberian condemnation, analyzed in the third chapter. Finally, after passing through socialist curiosity, which nevertheless never succeeded in persuading him about the usefulness of the revolution (as well as deposed for the Commission of Inquiry), the writer discovered the Russian people and the ground (pochva). Thus began Dostoevsky’s defense work of Russian ideals and the need for a harmonious union between the estranged intellectual élite and the people (since February 1861) no longer servants. As shown in the fourth chapter, Dostoyevsky will express his most pungent criticism about European rationalism and social theory from his return to Petersburg, where using the magazines «Vremia» and «Epocha» will reveal all his refusal to those ideas that Occidentalist team, instead, wanted to import into the Russian Empire. Strengthened by the principles of the first Slavophilism, among which the free fraternal union of the peoples under the moral message of Christ, the author, as shown in the fifth chapter, will counteract the dangers of a human reason raised to new divinity, creator of the man-god, highlighting the poisons in the two works Prestulplenie i nakazanie (Crime and Punishment) and Besy (The Possessed), as well as in that infinite archive of thoughts that was Dnevnik Pisatelia (Diary of a writer). Fundamental, in the path that is being introduced, the constant theme of freedom, and its proclamation in a period in which Russia entered in the revolutionary phase of its existence. In sharp contrast with revolting violence, for the rediscovery of Christian values preserved in Russian soil, for a community that arose on the fraternal spirit (certainly not achievable by decree) given by the sense of mutual duty, Dostoevsky's political poiesis can be summarize it in two words: pro libertate.
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Venturi, Bernardo <1980&gt. "Il demone della pace. Storia, metodologie e prospettive istituzionali della peace research e del pensiero di Johan Galtung." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2004/1/bernardo_venturi_tesi.pdf.

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Venturi, Bernardo <1980&gt. "Il demone della pace. Storia, metodologie e prospettive istituzionali della peace research e del pensiero di Johan Galtung." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2004/.

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TOSCANO, Marco. "Un pensiero complesso : riflessioni storiche ed epistemologiche sulla scoperta del caos nell'opera di Jules Henri Poincaré." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2009. http://hdl.handle.net/10446/66.

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FERRANTE, ALFREDO. "Il professore e il dirigente: relazioni fra ricerca accademica e processo delle politiche pubbliche con particolare rifermento alla dirigenza della scuola nazionale dell’amministrazione." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2015. http://hdl.handle.net/2108/203397.

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The thesis tries to give an answer to the question about the impact academic research might produce on the learning processes of bureaucracy in decision making of policies. It also tries to understand in and how policies are built and implemented on the basis of research. We know that effective public policies should rest on academic results: nevertheless what academics offer do not always matches what policy makers (politicians and bureaucrats) need. Many research dimensions are considered, taking into account the relations between those which literature named the two communities of policy makers and academics (including divisions between politicians and bureaucrats into the decision makers community). The analysis of the peculiar Italian situation is also taken into account: in order to define the decision making community we have chosen the subset of senior civil servants (dirigenti pubblici) from central government, represented by the 561 alumni of the National Institute for Public Administration (SNA, Scuola Nazionale dell’Amministrazione). They were asked to respond to a questionnaire, similar to the one prepared for the “Sir Humphrey and the Professors: what does Whitehall want from academics? A survey of senior civil servants’ views on the accessibility and utility of academic research and expertise”, research by Talbot and Talbot (2014). In that study the survey considered the UK SCSs on the accessibility and utility of academic research and expertise. 7 We have had an almost 40% responses by the Italian SCSs and results show that they have a basically positive approach to academic research and its relevance for the activities of policy process, asking for a concrete, understandable and timely support. Those evidences are mostly similar to the ones offered by the UK survey, though in the latter SCSs show tendency to a more pragmatic approach. It is a positive signal, needing for further research to clarify whether it is an attitude from SNA alumni only – that seems reasonable because of the particular track they have followed – or it can be extended to the whole of SCSs, and id and how the role of governments as facilitators of the dialogue between the two communities could be developed
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Mattioli, Lara <1988&gt. "Do we still believe in sustainable development? A comparison between two views of sustainability. (Crediamo ancora nello sviluppo sostenibile? Un confronto tra due visioni di sostenibilità.)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1999.

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Il controverso concetto di sostenibilità può assumere due varianti che prendono il nome di sostenibilità debole e sostenibilità forte. Nel primo caso si ritiene che il capitale umano possa eventualmente sostituire il capitale naturale grazie per esempio alle innovazioni tecnologiche; nel secondo, si esplicita la necessità di mantenere costante nel tempo lo stock di capitale naturale, che è considerato non sostituibile da quello umano. Le istituzioni internazionali aderiscono generalmente alla prima visione, ma la seconda sta prendendo sempre più piede grazie anche al diffondersi della corrente della decrescita, che indica l’urgenza di un “cambio di mentalità”, un allontanamento dal modello dominante di crescita e accumulazione illimitata, proponendo una definizione nuova di felicità e benessere, per i quali la misurazione tramite PIL si rivela sempre più inefficace. Ma che tipo di visibilità ha questa visione della sostenibilità a livello internazionale? Compare di tanto in tanto in qualche forum internazionale, tenuto soprattutto in America Latina (es: Porto Alegre) oppure è presente anche nelle grandi conferenze internazionali e nei documenti che ne derivano? Per rispondere à queste domande si può procedere con un’analisi dei grandi appuntamenti internazionali che seguono l’applicazione del Protocollo di Kyoto, quindi in primo luogo la Conferenza di Copenaghen, quella di Cancun e Rio +20. Per concludere, ci si chiede come possano essere messe in pratica le idee portate avanti dai partigiani della decrescita. Analizzando le varie pratiche, si è riscontrata una certa sovrapponibilità tra le tematiche care alla decrescita e le pratiche proposte dai movimenti Slow Movement, di origine italiana e Transition Towns, di origine anglosassone; più precisamente, sembrano coincidere i progetti di costruire una nuova concezione di città e di vivere insieme (es: ridurre la dipendenza da petrolio, rilocalizzare la produzione…). Questi movimenti sono in rapida espansione e si cerca di comprenderne la portata, chiedendosi se essi abbiano acquisito una certa visibilità presso i grandi attori internazionali o se siano al momento limitati ad una dimensione locale.
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Fonovic, Fabian <1979&gt. "Josip Juraj Strossmayer: un vescovo dei Balcani, interprete del pensiero dei confini." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3003.

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Lo studio intende fornire un contributo all'analisi del pensiero politico e culturale sui Balcani di fine ottocento attraverso l'analisi delle azioni, dei discorsi, delle prese di posizione, delle amicizie, delle discordie, degli influssi culturali e politici che hanno coinvolto la persona del vescovo di Đakovo, Josip Juraj Strossmayer. La visione di Strossmayer, basata sulla tradizione slava delle sue terre e forgiata nell'appartenenza alla confessione cattolica, si caratterizza per la consapevolezza dell'utilità di adottare un pensiero talora intransigente, talora sfumato, per preservare gli spazi di costruzione e dialogo con i vicini. Lo studio è arricchito da una lettura critica della storiografia balcanica con particolare attenzione alle ricadute politiche e culturali che questo tipo di narrazioni hanno prodotto.
The study aims to provide a contribution to the analysis of the late XIX century political and cultural thinking on the Balkans. It developes through Josip Juraj Strossmayer, the bishop of Đakovo's, actions, speeches, stances, friendships, disagreements, cultural and political influences. Strossmayer's vision is based upon the slav tradition where he was born, and forged in the belonging to the catholic confession. His vision is characterized by the awareness of the value of adopting a thought sometimes intransigent, sometimes blurred in order to preserve the spaces to construct and dialogue with the neighbors. The study is enriched by a critical analysis of the balcanic historiography, and deserves particular attention to the political anc cultural effects this type of narrations produced.
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ROCHINI, MARCO. "TEOLOGIA, ETICA E POLITICA NEL PENSIERO DI GIOVANNI BATTISTAGUADAGNINI (1723 - 1807)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6608.

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La presente ricerca si propone di ricostruire la biografia intellettuale di Giovanni Battista Guadagnini (1723-1807), esponente di primo piano del giansenismo italiano del secondo Settecento. Attraverso lo studio di opere inedite e di numero rilevante di lettere scambiate con i principali protagonisti della cultura religiosa del suo tempo , si è cercato di ricostruire il pensiero teologico-politico di Guadagnini in un arco cronologico compreso tra la fine degli anni Sessanta del Settecento e i primi anni del XIX secolo.
This research aims at presenting the intellectual biography of Giovanni Battista Guadagnini (1723-1807), one of the most important exponents of the 18th century Italian Jansenism. Through the study of unpublished works and a significant number of letters exchanged with the main protagonists of the religious culture of his time, we tried to study the Guadagnini’s theological-political thought between the end of the 18th century and the first years of the 19th century.
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ROCHINI, MARCO. "TEOLOGIA, ETICA E POLITICA NEL PENSIERO DI GIOVANNI BATTISTAGUADAGNINI (1723 - 1807)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6608.

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La presente ricerca si propone di ricostruire la biografia intellettuale di Giovanni Battista Guadagnini (1723-1807), esponente di primo piano del giansenismo italiano del secondo Settecento. Attraverso lo studio di opere inedite e di numero rilevante di lettere scambiate con i principali protagonisti della cultura religiosa del suo tempo , si è cercato di ricostruire il pensiero teologico-politico di Guadagnini in un arco cronologico compreso tra la fine degli anni Sessanta del Settecento e i primi anni del XIX secolo.
This research aims at presenting the intellectual biography of Giovanni Battista Guadagnini (1723-1807), one of the most important exponents of the 18th century Italian Jansenism. Through the study of unpublished works and a significant number of letters exchanged with the main protagonists of the religious culture of his time, we tried to study the Guadagnini’s theological-political thought between the end of the 18th century and the first years of the 19th century.
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Mandolino, Giovanni. "La dottrina del primo principio nel pensiero arabo cristiano e iltrattato sull'unita' divina di Yahya ibn 'Adi." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3422831.

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La tesi è dedicata a un esame degli scambi dottrinali fra la teologia cristiana araba medievale e la filosofia araba coeva. Il caso di studio scelto e' il Trattato sull'unita'  divina del cristiano giacobita Yahya ibn 'Adi (X sec.). L'analisi dottrinale dell'opera cerca di evidenziarne contesto, struttura argomentativa e interlocutori filosofici. La tesi include il testo critico del Trattato sull'unità divina, riveduto su un nuovo testimone manoscritto, una traduzione italiana e un commento
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GEROLIN, ALESSANDRA. "Coscienza dell'ordine e ordine della coscienza. Uno studio del pensiero filosofico e sociale di Frederick Denison Maurice." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/280.

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Il presente studio è dedicato ad un'analisi del pensiero filosofico di F. D. Maurice (1805-1872), pastore anglicano, prima professore di letteratura inglese e storia presso il King's College di Londra e poi di filosofia morale e teologia presso l'Università di Cambridge, e si focalizza in particolare sui concetti di conscience e social order, nuclei speculativi in cui convergono i molteplici interessi di questo Autore. Dopo aver presentato una ricostruzione dei suoi anni di formazione, la ricerca considera i primi scritti di Maurice, di carattere etico e antropologico, dai quali emerge una decisa critica sia al soggettivismo razionalista, sia allo scetticismo empirista dell'epoca, e una riproposta dell'oggettività dell'esperienza e della conoscenza morali. Affrontando poi i suoi scritti di carattere socio-politico e di argomento religioso, si analizzano i fondamenti del vivere associato e il modello educativo proposto da Maurice, insieme ai suoi saggi su problemi storici e politici del tempo e alla polemica di argomento gnoseologico e teologico che lo ha opposto a Henry Mansel, a riguardo delle capacità e dei limiti della conoscenza umana. La ricerca considera infine il tema della coscienza collocando la trattazione mauriciana in materia di ontologia, antropologia, gnoseologia ed etica sociale.
This thesis is a study and critical analysis of the philosophical work of F. D. Maurice (1805-1872), Anglican priest, first professor of English literature and history at King's College, London, and later professor of morals and theology at Cambridge University. The thesis focuses on Maurice's ideas of conscience and social order, topics which uniquely characterise and best exemplify the divergent and speculative aspects of his thought. After reconstructing Maurice's education, the thesis considers his first writings about ethics and anthropology: these are characterized by a strong critique of both rationalistic subjectivism and the moral scepticism typical of empiricism. As a response Maurice stressed the objectivity of experience and consequent possibility of a genuinely moral knowledge. Then, considering Maurice's political and social works, the research presents an analysis of the basis of human social life, the pedagogic model proposed by the author, and his essays about the mid 19th century historical and political situation. In the same section, as a means of further elucidation, the thesis evaluates Maurice's debate with Henry Mansel about the capacity and the limits of human knowledge. The present study, finally, considers the topic of conscience, placing his thought within the fields of ontology, anthropology, knowledge, and social ethics.
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GEROLIN, ALESSANDRA. "Coscienza dell'ordine e ordine della coscienza. Uno studio del pensiero filosofico e sociale di Frederick Denison Maurice." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/280.

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Il presente studio è dedicato ad un'analisi del pensiero filosofico di F. D. Maurice (1805-1872), pastore anglicano, prima professore di letteratura inglese e storia presso il King's College di Londra e poi di filosofia morale e teologia presso l'Università di Cambridge, e si focalizza in particolare sui concetti di conscience e social order, nuclei speculativi in cui convergono i molteplici interessi di questo Autore. Dopo aver presentato una ricostruzione dei suoi anni di formazione, la ricerca considera i primi scritti di Maurice, di carattere etico e antropologico, dai quali emerge una decisa critica sia al soggettivismo razionalista, sia allo scetticismo empirista dell'epoca, e una riproposta dell'oggettività dell'esperienza e della conoscenza morali. Affrontando poi i suoi scritti di carattere socio-politico e di argomento religioso, si analizzano i fondamenti del vivere associato e il modello educativo proposto da Maurice, insieme ai suoi saggi su problemi storici e politici del tempo e alla polemica di argomento gnoseologico e teologico che lo ha opposto a Henry Mansel, a riguardo delle capacità e dei limiti della conoscenza umana. La ricerca considera infine il tema della coscienza collocando la trattazione mauriciana in materia di ontologia, antropologia, gnoseologia ed etica sociale.
This thesis is a study and critical analysis of the philosophical work of F. D. Maurice (1805-1872), Anglican priest, first professor of English literature and history at King's College, London, and later professor of morals and theology at Cambridge University. The thesis focuses on Maurice's ideas of conscience and social order, topics which uniquely characterise and best exemplify the divergent and speculative aspects of his thought. After reconstructing Maurice's education, the thesis considers his first writings about ethics and anthropology: these are characterized by a strong critique of both rationalistic subjectivism and the moral scepticism typical of empiricism. As a response Maurice stressed the objectivity of experience and consequent possibility of a genuinely moral knowledge. Then, considering Maurice's political and social works, the research presents an analysis of the basis of human social life, the pedagogic model proposed by the author, and his essays about the mid 19th century historical and political situation. In the same section, as a means of further elucidation, the thesis evaluates Maurice's debate with Henry Mansel about the capacity and the limits of human knowledge. The present study, finally, considers the topic of conscience, placing his thought within the fields of ontology, anthropology, knowledge, and social ethics.
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Tortelli, Alessandro <1979&gt. "L'idea di "società internazionale", l'espansione dell'ordinamento politico-giuridico internazionale europeo e la nascita dell'idea di "League of Nations" nella riflessione politico-giuridica inglese nella seconda metà del XIX secolo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/194/1/Tesi_Tortelli.pdf.

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Tortelli, Alessandro <1979&gt. "L'idea di "società internazionale", l'espansione dell'ordinamento politico-giuridico internazionale europeo e la nascita dell'idea di "League of Nations" nella riflessione politico-giuridica inglese nella seconda metà del XIX secolo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/194/.

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Tosel, Natascia. "La giurisprudenza come avvenire della filosofia. Il ruolo del diritto nel pensiero di Gilles Deleuze." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3423245.

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The thesis analyses the concept of jurisprudence in the thought of Gilles Deleuze. Even if Deleuze has never dedicated lots of pages to this notion, the reflections he has done on it enable the emergence of a constellation of concepts (for example, the concept of law, institution, case, singularity) which rotate around the jurisprudence and which allow us to reconstruct the political role that Deleuze assigned to the practice of right. According to the author of Difference and Repetition, in fact, the jurisprudence is a practice which invents new rights and which respects concrete cases and the singularity of a life (in the words of the last Deleuzian text Immanence: a life...). Right is conceived as the creation of new relations, new balances of power and new institutions. Nevertheless, these latter are produced by the inventive and exceeding force of a life, rather than by the power of governments. Creating new rights means for Deleuze to fight for life and to oppose the power and the different images of thought that it imposes. The jurisprudence invents a new people and a new earth, in the attempt of creating new processes of subjectivation which escape from the strategies of control imposed by Capitalism. In order to achieve this political task, the jurisprudence could be, therefore, the future of philosophy. This doesn't mean that philosophy will be replaced by the practice of right, but rather than the creativity of philosophy could help the jurisprudence to make right a war machine, which a life can use in order to open new possible forms of communities.
La tesi si propone di analizzare il concetto di giurisprudenza all'interno del pensiero di Gilles Deleuze. Nonostante quest'ultimo non abbia dedicato molto spazio alla nozione sopracitata, le riflessioni che ci ha lasciato al riguardo fanno emergere tutta una costellazione di concetti (quali quello di legge, di istituzione, di caso, di singolarità) che ruotano intorno alla giurisprudenza e che permettono di ricostruirne il ruolo eminentemente politico che Deleuze le assegnava. Secondo l'autore di Differenza e ripetizione, infatti, la giurisprudenza va intesa come una pratica di invenzione del diritto, capace di rispettare i casi concreti e di far emergere la singolarità di una vita (secondo l'espressione che Deleuze utilizza nel suo ultimo testo, ossia Immanenza: una vita..). Il diritto viene qui concepito come la creazione di nuove relazioni, di nuovi rapporti di forza e di nuove istituzioni, che, però, provengono dalla potenza inventiva ed eccedente della vita, piuttosto che dalle mani dei governi. Creare diritto significa, dunque, per Deleuze, lottare per la vita e opporsi tanto al potere quanto alle differenti immagini della legge che quest'ultimo ci impone: la giurisprudenza si occupa di inventare un nuovo popolo e una nuova Terra, nel tentativo di dare avvio a nuovi processi di soggettivazione che sfuggano alle strategie di controllo messe in atto dal capitalismo. Alla luce di tale compito politico, la giurisprudenza potrebbe porsi, dunque, come l'avvenire della filosofia: con ciò non si intende dire che quest'ultima verrà soppiantata dalla pratica del diritto, ma piuttosto che la capacità di creare concetti propria della filosofia può cooperare con la potenza inventiva della giurisprudenza, al fine di rendere il diritto una macchina da guerra efficace per una vita e in grado di aprire nuove possibili forme di fare-comune.
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Cossalter, Lara <1988&gt. "LA SCULTURA CERAMICA DAL SECONDO DOPOGUERRA, IN ITALIA. Muta-menti ceramici: dall'espressione della forma alla materializzazione del pensiero e dell'idea; l'emergere dell'intangibile oltre la materia tangibile." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10472.

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L’elaborato di tesi intende approfondire lo sviluppo della scultura ceramica contemporanea, a partire dal secondo dopoguerra in Italia. Dalla seconda metà degli anni Trenta, varie personalità artistiche hanno scelto il materiale ceramico come medium espressivo, instillandolo di nuova energia vitale. La produzione di artisti quali Fontana, Leoncillo, Salvatore Fancello e non solo, dimostra come il modello figurativo muti fino ad essere abbandonato. Questa prodigiosa materia viene dunque plasmata secondo forme e non-forme che riflettono un'idea di ceramica oltre la figurazione; viene indagata per far emergere profondità e contenuti oltre la forma, che diventa espressione di stati psichici ed esistenziali in un processo che porta il materiale ceramico dalla bellezza alla verità. Dopo le prime sperimentazioni degli anni Cinquanta, la ricerca guarda al rinnovamento ulteriore della scultura ceramica che si fa sempre più concettuale ( a partire da Nedda Guidi, Carlo Zauli), per arrivare, infine, a sostenere la continua proliferazione di questo materiale atavico e sempre contemporaneo grazie alla sua duttilità. Così, un materiale concreto e tangibile come la terra, viene scelto per la rappresentazione di stati esistenziali, idee, concetti e si fa mezzo espressivo per rendere manifesto l'intangibile; la proliferazione del materiale ceramico diventa proliferazione dell'arte e della vita stessa, in quanto, arte e vita sono indiscutibilmente legate.
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VAGLIO, CONCETTA. "Hannah Arendt e la genealogia del Giudizio. Tra Selbstdenken e nuovo inizio." Doctoral thesis, Università degli studi della Basilicata, 2021. http://hdl.handle.net/11563/149282.

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The present research has addressed the autonomy of thinking through the genetic reconstruction of the faculty of judgment. Sapere aude, imperative of the Enlightenment, invited to the enhancement of thought and the critical use of one's intellectual faculties. The reflection is the best way of thinking and investigating reality and obtained in the transdisciplinary and pedagogical way of man. It is in the reflection on thought and reality that Arendt's analysis of the Judgment is inserted. On the basis of the Kantian argumentation contained in the Third Critique, Arendt defines Judgment as the possibility of thinking about the relationship between man in the singular and man in the plural, between philosophy and politics and between the faculty of thought and action. This research questions examining Arendt's reflection on moral judgment, itself on judging from oneself, on the modalities of connection between singularity and plurality in judicial activity and what weight these dimensions have both in political moral judgment.
La presente ricerca affronta l’autonomia del pensare attraverso la ricostruzione geneaologica della facoltà di Giudizio. Il Sapere aude, imperativo dell’Illuminismo, invita alla valorizzazione del pensiero e all'utilizzo critico delle proprie facoltà intellettuali. La riflessione è il miglior modo di pensare e indagare la realtà e contribuisce alla formazione transdisciplinare e pedagogica dell’uomo. È nella riflessione sul pensiero e sulla realtà che si inserisce l’analisi arendtiana del Giudizio. Sulla scorta dell’argomentazione kantiana, contenuta nella Terza Critica, la Arendt definisce il Giudizio come possibilità di pensare la relazione tra l’uomo al singolare e l’uomo al plurale, tra filosofia e politica e tra la facoltà del pensiero e dell’azione. La presente ricerca, esaminando la riflessione arendtiana del Giudizio morale, si interroga sul giudicare a partire da sé, sulle modalità di connessione tra singolarità e pluralità nell'attività giudicativa e quale peso rivestano tali dimensioni sia nel giudizio politico sia in quello morale.
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GALLARINO, MARCO. "I fondamenti metafisici del pensiero filosofico di Dante Alighieri. Materia e informazione nel contesto cosmologico e cosmogonico del tema della rovina angelica." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2008. http://hdl.handle.net/10281/20456.

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L'Autore analizza i temi cosmogonici, cosmologici, fisici e metafisici correlati con il racconto della rovina angelica, sottolineando come sia possibile proporre soluzioni ermeneutiche che consentano di superare le supposte incongruenze dottrinali tra i diversi testi danteschi e riconoscere così in Dante lo sforzo di una comunicazione coerente dei contenuti veritativi della scienza filosofica e teologica.
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Buraschi, Noemi <1995&gt. "Il Segreto dei Segreti e la Copertura Internazionale. I motivi del mancato perseguimento giuridico dei criminali di guerra giapponesi appartenenti al progetto di sviluppo di armi biologiche durante la seconda guerra sino-giapponese." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19617.

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L’obiettivo di questo elaborato è di vagliare nel dettaglio i motivi per cui le principali potenze vincitrici della guerra nel Pacifico fallirono nel compito di portare a giustizia i responsabili delle atrocità commesse dall’Organizzazione Ishii -nel caso degli Stati Uniti d’America- oppure le ragioni per cui elargirono sentenze quasi sempre solo simboliche –come nel caso di Unione Sovietica e Repubblica Popolare Cinese-. Lo studio esamina tali motivazioni considerando attentamente anche le condizioni geopolitiche del tempo -per osservare come abbiano impattato le decisioni dei diversi governi- nonché le conseguenze di tali scelte. Il testo si articola in due sezioni. La prima presenta il contesto storico e l’Organizzazione Ishii, in modo che risultino chiari i processi storico-politici. La seconda tratta le posizioni prese da USA, URSS e RPC e le motivazioni che ne furono alla base. Lo studio e l’esame di fonti primarie -testimonianze e documenti ufficiali- e secondarie sono stati la base da cui l’elaborato finale si è sviluppato. La conclusione pone in evidenza come la giustizia abbia dovuto piegarsi al volere di considerazioni economiche, politiche e militari. Gli USA la barattarono in cambio di dati scientifici per il proprio programma militare, numerosi indizi suggeriscono che l’URSS fece la medesima cosa, e la RPC pose la normalizzazione delle relazioni politiche ed economiche col Giappone al di sopra della sofferenza dei suoi cittadini.
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Bertazzo, Claudia. "Per la storia comparata dei comuni italiani nel Duecento: stratificazione sociale e commisurazione delle pene nei comuni di Firenze, Bologna, Milano e nelle città del Veneto." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425546.

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This research focuses on the "classic" topic of juridical and politic identity of the Magnates in the Italian communal society during the 13th century. Through a point of view, which is based on juridical issues and at the same time on the similarity and links between different sets of rules before and during the 13th century, it is possible to assert non-exceptional and political nature of the normative, which in historiography is known as "antimagnatizia".
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MODAFFARI, GIOVANNI. "Alle origini della territorialità moderna: il Mediterraneo, l’Oriente, l’Occidente." Doctoral thesis, Università di Roma "Tor Vergata", 2020. http://hdl.handle.net/10281/316826.

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Negli studi geografici contemporanei, la ricostruzione della nascita e dell’evoluzione della Modernità è sovente ricondotta alle vicende di un paradigma esclusivamente occidentale, prodotto delle attività delle corti rinascimentali europee. L’interpretazione di questo fondamentale mutamento nel pensiero del mondo manifesta la necessità di contestualizzare gli avvenimenti nel più ampio ambito mediterraneo: nella descrizione della ricezione della Geographia di Tolomeo in Europa ma anche nel Vicino Oriente, nei due macro-periodi dei secoli IX-XI e XIV-XV. Nella prima parte di questo lavoro, si conduce un confronto attraverso il quale si tenta di mettere in luce alcuni contatti valorizzati occasionalmente nella letteratura precedente, con la ricostruzione delle vicende di figure come quelle dei geografi del califfo abbaside al-Ma’mūn (primo periodo); del bizantino Giorgio Amiroutzes e la prima traduzione moderna dell’opera tolemaica alla corte di Mehmet II; del pittore Matteo de’ Pasti, i suoi viaggi tra le due grandi sponde del Mediterraneo e il traffico di carte geografiche di cui fu protagonista (secondo periodo). Nella seconda parte, si citano opere ed eventi che provano a riequilibrare il rapporto tra Venezia e Firenze rivalorizzando, alla luce dei riscontri più recenti, il peso della produzione veneziana. In particolare, per osservare le diverse sfumature dell’idea di Modernità, è necessario considerare quelli che sono stati i teatri principali del suo sviluppo: quella rete di città creative attive nella traduzione, nell’ammodernamento e nella diffusione della Geographia nell’Italia del XV secolo, in cui si include anche Ferrara. Il confronto tra la sponda occidentale e quella orientale del Mediterraneo viene riproposto attraverso le diverse declinazioni dell’opera tolemaica che avrebbero portato alla definizione della prospettiva nello sguardo occidentale; differenza cruciale rispetto alla teoria della visione nello sguardo orientale. Nella parte conclusiva, gli elementi raccolti durante il percorso vengono analizzati lungo tre potenziali direzioni di ricerca in rapporto alle conseguenze nella concezione di nuovi paradigmi territoriali intesi come dispositivi politici, a partire dal XVII secolo, considerando il ruolo fondamentale svolto, oltre che dalla cultura visuale, anche dalla stampa e dai tentativi di Modernità del Vicino Oriente.
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SAMMARCO, STEFANO. "IL DIRITTO IN MOVIMENTO. HANS KELSEN E L'EVOLUZIONE MACROSTORICA DEGLI ORDINAMENTI GIURIDICI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/710267.

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La presente tesi di ricerca dottorale -dal titolo "Il diritto in Movimento. Hans Kelsen e l'evoluzione macrostorica degli ordinamenti giuridici"- è dedicata alla complessa e articolata questione del carattere evolutivo del fenomeno giuridico. Essa si compone di tre capitoli. Il primo capitolo, dal titolo "I due volti dell’evoluzione giuridica", è dedicato alla proposta ed elaborazione di una tesi metateorica di fondo, relativa alla possibilità e necessità di distinguere tra "teorie dell’evoluzione nel diritto" e "teorie evolutive del diritto" come linee di ricerca che in modi essenzialmente differenti trattano dell’evoluzione giuridica. Nel primo capitolo, si procede, dunque, con una breve ricostruzione storico-critica della genesi, degli sviluppi e della fortuna delle teorie dell’evoluzione nel diritto, con un’analisi delle ragioni che hanno condotto a misconoscere il valore delle teorie evolutive del diritto e con un tentativo di rivalutare la rilevanza teoretica e pratico-politica delle stesse. Il secondo capitolo, dal titolo "Evoluzione macrostorica del diritto: la vasta storia di un’idea", è invece dedicato alla storia delle teorie evolutive del diritto. Obiettivo di tale sezione storiografica della presente ricerca è mettere in evidenza come i tentativi di elaborare ricostruzioni dell’evoluzione macrostorica del diritto non possano essere circoscritti al XIX secolo come da vulgata, essendo quella delle teorie evolutive del diritto una linea di ricerca che può vantare una lunga tradizione che, risalente fino all’antichità classica, viene portata avanti ancora oggi da alcuni studiosi. Il terzo capitolo della presente ricerca è dedicato invece all’esame dettagliato delle riflessioni concernenti l’evoluzione macrostorica degli ordinamenti giuridici che Hans Kelsen ha proposto in alcune opere degli anni Quaranta del XX secolo. La scelta di procedere con tale approfondimento deriva, in primo luogo, dalla constatazione che non è mai stata tentata una ricostruzione unitaria di tale versante della riflessione giusfilosofica di Kelsen. In secondo luogo, ancora dal punto di vista storiografico, l’analisi della teoria kelseniana dell’evoluzione macrostorica degli ordinamenti giuridici si rivela certamente interessante per una rivalutazione di alcuni assunti o pregiudizi relativi all’ontologia giuridica e all’epistemologia giuridica di Kelsen. Infine, la scelta di procedere con tale approfondimento deriva dalla convinzione che la teoria di Kelsen sull’evoluzione macrostorica degli ordinamenti giuridici risulti essere ricca di intuizioni che ancora oggi si rivelano di estremo valore.
The doctoral research thesis "The Law in Movement. Hans Kelsen and the Macro-historical Evolution of Legal Orders" is dedicated to the complex problem of the evolutionary nature of the legal phenomenon. It is made up of three chapters. The first chapter, entitled "The Two Faces of Legal Evolution", is dedicated to the proposal and elaboration of a basic metatheoretical thesis, relating to the possibility and need to distinguish between "theories of evolution in law" and "evolutionary theories of law "as lines of research which in essentially different ways deal with legal evolution. The first chapter proceed with a brief historical-critical reconstruction of genesis, developments and success of the so called theories of evolution in law; with the analysis of the reasons that led legal scholars to the rejection of evolutionary theories of law; and, finally, with an attempt to re-evaluate the theoretical and practical-political relevance of evolutionary theories of law. The second chapter, entitled "Macro-historical Evolution of Law: the Story of an idea", is dedicated to the history of evolutionary theories of law. The objective of this historiographic section of the present research is to highlight how attempts to elaborate reconstructions of the macro-historical evolution of law cannot be limited to the nineteenth century as usually claimed by legal scholars, being thei elaboration dating back to classical antiquity and still carried out today by some scholars. The third chapter of this research is dedicated to the detailed examination of the reflections concerning the macro-historical evolution of legal orders that Hans Kelsen proposed in some works of the 1940s. The choice to proceed with this analysis derives, first of all, from the observation that an unitary reconstruction of this side of Kelsen's philosophical reflection has never been attempted. Second, still from the historiographic point of view, the analysis of the Kelsenian theory of the macro-historical evolution of the legal systems certainly proves interesting for a re-evaluation of some assumptions or prejudices related to his legal ontology and legal epistemology. Finally, the choice to proceed with this analysis derives from the belief that Kelsen's theory on the macro-historical evolution of the legal systems turns out to be rich in intuitions that still prove extremely valuable today.
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