Статті в журналах з теми "Spazio pubblico aperto"

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La Varra, Giovanni. "Post-it City. L'ultimo spazio pubblico della cittŕ contemporanea." TERRITORIO, no. 56 (March 2011): 84–86. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056012.

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Анотація:
L'articolo racconta di una temporaneitŕ messa in gioco da popolazioni che si riappropriano di spazi residuali e non, reinventandoli. Lo spazio post-it č uno spazio aperto che riesce ad adottare forme differenti da quelle esclusive per le quali č stato pensato, gli spazi postit mettono in scena delle relazioni in pubblico, delle forme abitative, delle strutture di scambio e di commercio di una comunitŕ in movimento.
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2

Bracchi, Paola. "Dall'ibridazione tipologica dello spazio pubblico alle fruizioni urbane ibride." TERRITORIO, no. 56 (March 2011): 115–20. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056019.

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Анотація:
Č ancora possibile parlare di spazio pubblico oggi? Se per spazio pubblico si fa riferimento ai modelli tradizionali di piazza, strada e parco, coincidenti allo spazio aperto, allora č possibile affermare che lo spazio pubblico č ormai obsoleto, cristallizzato in un immagine non piů rispondente alle necessitŕ contemporanee. La staticitŕ presupposta dalle figure archetipe oggi non č piů valida, tempo e spostamento sono fattori a cui il progetto deve far riferimento. Č necessaria un'innovazione tipologica dello spazio pubblico, in grado di interpretare complessitŕ, dinamicitŕ e stratificazione della cittŕ contemporanea. Tale innovazione passa indubbiamente attraverso l'ibridazione dei tipi tradizionali: un'evoluzione trasversale tra le tipologie dello spazio pubblico, tra tipologie dello spazio pubblico e spazio abitato e tra tipologie ibride ed usi urbani.
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3

Coppetti, Barbara. "La dialettica tra residenza e spazio aperto nella cittŕ contemporanea: processi generativi e costitutivi." TERRITORIO, no. 59 (November 2011): 75–82. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-059013.

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Анотація:
La dissoluzione dell'isolato tradizionale inteso come unitŕ costitutiva del tessuto edilizio, determina una nuova organizzazione urbana che modifica radicalmente la dialettica fra residenza e spazio pubblico nella cittŕ. L'edificio diventa un volume reiterabile all'interno del quartiere e lo spazio libero si svuota dei suoi caratteri specifici. Da una logica in base alla quale ad ogni spazio viene assegnato un particolare carattere riconosciuto dalla pratica, si passa ad un principio insediativo le cui parole chiave sono ritmo, sequenza, intervalli, ripetibilitŕ. Il progetto architettonico e urbano intende rimarcare il senso celato degli odierni paesaggi della mediocritŕ e ricercare nuovi modi abitativi, usi e aggiornate tipologie che diano forma a relazioni aperte capaci di tracciare i processi trasformativi alla quota del suolo pubblico.
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4

Fontanella, Elena. "Figure dell'ibridazione. La dialettica delle opposizioni nell'ibrido architettonico e urbano." TERRITORIO, no. 56 (March 2011): 106–14. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056018.

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Анотація:
Al fine di comprendere in che termini si possa parlare di ibridazione nel campo architettonico, in ‘Figure dell'ibridazione: la dialettica delle opposizioni nell'ibrido architettonico e urbano' si ripercorrono casi studio, appartenenti a diversi tempi e contesti, nei quali si evidenzia la compresenza di diverse categorie spaziali, di caratteri tipologici e livelli tecnologici, come il risultato di un'operazione assimilabile a quella dell'ibridazione, per come questa viene definita in ambito scientifico. Si riconosce all'ibrido la capacitŕ di conciliare gli opposti, di integrarli in un risultato arricchito proprio dalla dialettica tra condizioni antitetiche, e, attraverso una selezione di riferimenti alla cultura di progetto, si ragiona sulle coppie dialettiche individuate: sull'ibridazione di spazio aperto ed edificato, pubblico e privato, sulla mixité funzionale in opposizione alla separazione e alla specializzazione delle funzioni, sul rapporto tra architettura e natura e infine su quello tra architettura e scultura.
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5

Oppio, Alessandra, Luca Forestiero, Loris Sciacchitano, and Marta Dell'Ovo. "How to assess urban quality: a spatial multicriteria decision analysis approach [Come valutare la qualità urbana: un approccio di analisi decisionale spaziale multi-criteriale per gli spazi aperti pubblici]." Valori e Valutazioni 28 (July 2021): 21–30. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20212803.

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Анотація:
From the early 1990s the quality of public space is at the centre of the Agenda of major European cities. Today, more than before, the health emergency due to the Covid-19 pandemy has pointed out the importance of the relationship among public space, quality of life and health. Public and semi-private spaces, especially in high-dense cities and in the most affected areas by Covid-19, represent a strong driver both for restarting and for helping cities to face the new normal age. Despite the advancement of research during the past two decades and empirical evidence about the relationship among quality of open spaces, quality of life and urban sustainability, there is still a lack of studies on how to measure the quality of open spaces. Among the several research lines, the Urban Design approach across its evolution has always focused on it, starting from aesthetic as well as technical issues and increasingly including the social and economic ones. Dai primi degli anni ’90 la qualità dello spazio pubblico è al centro dell’Agenda delle principali città europee. Oggi, più di prima, l’emergenza sanitaria generata dalla pandemia da Covid-19 ha delineato l’importanza delle relazioni tra spazio pubblico, qualità della vita e salute. Gli spazi pubblici e semi-privati, specialmente nelle città densamente popolate e nelle aree più colpite dalla pandemia, sono un elemento chiave da cui ripartire per aiutare le città ad affrontare una nuova normalità e a definire una risposta alle restrizioni sanitarie. Nonostante gli avanzamenti della ricerca scientifica e le evidenze empiriche sulla relazione tra qualità degli spazi aperti, qualità della vita e sostenibilità urbana, pochi sono ancora gli studi su come misurare la qualità degli spazi aperti. Tra le diverse tradizioni di ricerca, l’Urban Design ha sempre prestato una particolare attenzione a questo tema, iniziando con aspetti funzionali ed estetici e includendo nel corso della sua evoluzione anche questioni sociali ed economiche.
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Colafranceschi, Daniela, and Joan Nogué. "Abitare l’intangibile: paesaggio e spazio pubblico." Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, no. 2 (January 27, 2022): 5–23. http://dx.doi.org/10.36253/rv-12447.

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Анотація:
Nella geografia complessa delle nostre città, quella dello Spazio Pubblico è entità oggi quanto mai flessibile, aperta e contraddittoria, concettualmente più permeabile e necessariamente rispondente ai cambiamenti così incisivi e profondi delle comunità che le abitano. Il progetto come dispositivo, in coerenza con il portato della Convenzione Europea del Paesaggio, indirizza le ragioni di una strategia di intervento sui valori intangibili come strumenti operativi che ne determinano qualità e successo. Livelli di identità e appropriazione diventano strumenti del fare, insieme a relazioni percettive e dinamiche, flessibilità e pluralità di funzioni, traiettorie e tempi che scandiscono forme e maniere di vivere ed abitare nelle città. Quando da ‘pubblici’ gli ambiti urbani passano ad essere collettivi, partecipati, quotidiani, condivisi. Quando da ‘spazi’ diventano ‘luoghi’. Il numero presenta ricerche, esperienze, tendenze e attitudini di progetto che lasciano emergere i caratteri di un progressivo allontanarsi da un’attenzione prevalente agli aspetti stilistico-formali e compositivi di piazze, strade, marciapiedi, passeggi, giardini, parchi per essere trattati come spazi emozionali della nostra esistenza. Esso raccogliere esperienze progettuali innovative in cui antropologia, filosofia, questioni sociali, si fondono alla composizione architettonica, all’urbanistica, alla progettazione urbana e alimentano ricerca, sperimentazione, sensibilità operativa per sostanziare un progetto di paesaggio più consapevole e complesso.
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7

Balaguer Callejón, Francisco. "L'impatto dei nuovi intermediari dell'era digitale sulla libertà di espressione." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 1 (August 2021): 33–62. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2021-001002.

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Le nuove tecnologie hanno un impatto sia positivo che negativo sulla libertà di espressio-ne, sui diritti costituzionali e sui processi democratici. Tale incidenza è stata positiva nelle fasi iniziali di sviluppo del Web e in particolare nelle prime fasi del Web 2.0, quando Internet era progettato in modo più partecipativo e cooperativo. Negli ultimi anni, tuttavia, sono emersi processi gerarchici di organizzazione di informazioni e dati ad opera di grandi socie-tà tecnologiche che si pongono come nuovi intermediari tra utenti e sfera pubblica. La libertà di espressione è attualmente condizionata da questi intermediari che controllano i processi di comunicazione. L'articolo si propone di riflettere sul ruolo di questi nuovi intermediari in relazione alla configurazione della sfera pubblica nei sistemi democratici, mettendone in rilievo l'impatto riguardo alla libertà di espressione nell'ambito dei rapporti tra sfera pub-blica e privata e tra sfera statale e globale. In questi ambiti la capacità di regolazione e con-trollo da parte dello Stato si indebolisce a fronte del potere di queste grandi società che occu-pano e monopolizzano uno spazio pubblico dove la libertà di espressione viene ridotta a merce, tanto che informazioni e opinioni si trasformano in dati monetizzabili, attraverso gli algoritmi delle applicazioni Internet. In tal modo l'utilizzo di questi algoritmi, allo scopo di promuovere fake news e radicalizzazione per attirare l'attenzione del pubblico e generare maggiori guadagni, rischia di distruggere una percezione sociale condivisa della realtà. Tra le tante misure che possono essere adottate, spiccano quelle legate al diritto della concorren-za, ovvero basate su misure previste da regolatori istituzionali e volte ad ostacolare una concentrazione ancora maggiore di potere monopolistico. Tuttavia, invece di restrizioni, sarebbe preferibile lasciare spazio a una tecnologia aperta che ponga fine alla natura chiusa e gerarchica delle applicazioni.
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Cafagno, Maurizio. "L'evoluzione delle procedure di gara, alla ricerca di un bilanciamento tra le ragioni dell'efficienza economica e le ragioni dell'imparzialità amministrativa." ECONOMIA PUBBLICA, no. 3 (November 2021): 55–80. http://dx.doi.org/10.3280/ep2021-003003.

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Lo scritto muove dalla constatazione che studi ed osservazioni empiriche illu-strano come la disomogenea distribuzione di informazioni tra soggetti che si tro-vano a negoziare alimenta l'incertezza e concede spazio all'opportunismo, in-nalzando i costi di transazione. Calando, però, la questione strategica della miti-gazione dell'opportunismo all'interno dei tre diversi ordini di rapporti chiamati in causa dalle negoziazioni pubbliche, ossia il rapporto tra pubblica amministrazio-ne e funzionari, tra pubblica amministrazione e concorrenti e tra pubblica am-ministrazione e contraenti, possono affiorare delle prospettive legittime che, uscendo dalle strettoie della modellistica contabile familiare alla prassi giuridica , consentano di acquisire e sfruttare nuova informazione, in corso di gara, adat-tando stime e proposte e consentendo, in tal modo, di guadagnare parecchio in termini di efficienza. In definitiva ed in sintesi, teoria ed esperienza, che trovano ampio supporto ed ispirazione nel diritto europeo, inducono a pensare che l'obiettivo di innalzare efficienza e convenienza dei meccanismi di gara postula il ricorso a modelli di-versificati, aperti a gradi variabili di flessibilità. A ben vedere il diritto europeo, assumendo il patrocinio di procedure contrattuali più aperte e di criteri di bilan-ciamento più flessibili, ispirati dall'idea che la stretta sorveglianza dei funzionari e delle amministrazioni non sia la finalità incondizionatamente prioritaria, ac-credita piuttosto l'idea che gli oneri del formalismo vadano sopportati soltanto sinché si può supporre che ne discendano benefici superiori in termini di stimolo all'intensificazione degli scambi. Lo scritto approda alla conclusione che l'efficienza vada considerata alla stregua di una variabile endogena, e non esogena, rispetto alle politiche di promozione della concorrenza. Onde, sarebbe utile convalidare anche nel nostro ordinamento un criterio di libertà delle forme procedimentali, almeno per i cosiddetti contratti esclusi, che non sempre e non necessariamente siano tenute a tradursi in procedure di gara, fatta salva la possibilità di accesso alla tutela giurisdizionale per l'aspirante che dimostri di aver subito gli effetti lesivi e discriminatori della violazione dei principi generali.
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Maniscalco, Maria Luisa. "Le minoranze religiose in Europa: costruire il legame sociale in uno spazio post-secolare." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 1 (December 2010): 11–31. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2010-001002.

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Анотація:
La difficile costruzione di uno spazio pubblico europeo si trova oggi ad affrontare le complesse problematiche che vedono, da un lato, una radicata secolarizzazione delle societŕ europee e, dall'altro, la rinascita del fenomeno religioso anche sotto la spinta di minoranze che reclamano riconoscimento e ruolo pubblico come comunitŕ di credenti. Da questa tensione emerge l'esigenza di un dialogo, attraverso cui aiutare a costruire una piattaforma di valori comuni per una pacifica convivenza. La prospettiva post-secolare di questo articolo suggerisce di accantonare la dimensione religiosa come fonte di identitŕ di gruppo in favore di un'enfasi sulla religiositŕ come aspirazione universale al trascendimento e come legame sociale. Nello spazio pubblico europeo esistono le condizioni e i presupposti per pensare in termini di complessitŕ e di autoriflessivitŕ critica, per muoversi con creativitŕ e immaginazione in direzione di un futuro comune, per guardare alla storia e all'evoluzione delle culture (religione, costumi, stili di vita) non soltanto nella loro genesi identitaria, ma anche nel loro essere contesti aperti in cui le pratiche umane si organizzano in linguaggi, immagini, attribuzioni di significati e di simboli plurali che, seppure contrastanti, possono comunque incontrarsi e dialogare nel reciproco rispetto.
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Coppetti, Barbara, Sandra Maglio, and Andrea Fradegrada. "Lo spazio educante. Luoghi pubblici integrati per una scuola aperta e diffusa." TERRITORIO, no. 97 (January 2022): 42–55. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-097006.

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López de Lucio, Ramón. "Comercio y periferia: El caso de la región de Madrid." Ciudades, no. 10 (February 1, 2018): 185. http://dx.doi.org/10.24197/ciudades.10.2007.185-202.

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Анотація:
Le attività commerciali in Spagna hanno vissuto negli ultimi trenta anni dei cambiamenti sostanziali, accompagnati dalle trasformazioni nelle relazioni di tali attività con lo spazio urbano ed il trasporto pubblico. La città si è frammentata, le sue parti si sono specializzate e nella struttura insediativa della città diffusa sono sorte le grandi superfici commerciali extraurbane.Gli anni ottanta sono stati un periodo di transizione. A Madrid sono stati aperti dei grandi magazzini in centro e contemporaneamente dei centri commerciali nelle zone periferiche. Negli anni novanta si verifica una esplosione di grandi strutture nell’area metropolitana. All’inizio del nuovo secolo, i centri commerciali rappresentano le nodalità territoriali della regione urbana di Madrid. Nasce una nuova gerarchia dei centri urbani, influenzata dalla localizzazione di questi nuovi complessi commerciali. La presenza di queste superfici in Spagna diventa tripla rispetto a quella europea.I nuovi formati commerciali generano degli effetti sulle reti tradizionali e sulla vitalità dello spazio urbano.
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Berlingieri, Fabrizia. "Prossimità, tempi e transizione. Due indirizzi progettuali per la città." TERRITORIO, no. 97 (February 2022): 27–34. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-097-supplementooa12924.

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Анотація:
Una sfida centrale, tra quelle che le città affronteranno nel futuro post-pandemico, consisterà nel riconciliare la sfera dell'abitare individuale con quella collettiva agendo sull'ossatura degli spazi pubblici attraverso una consistente modificazione dei suoi modelli.In questa prospettiva, la riflessione che il contributo propone si concentra sul necessario ripensamento di una scala intermedia per il disegno degli spazi aperti, e su modalità di intervento sempre più caratterizzate da una permanente temporalità nelle dinamiche ditrasformazione dei sistemi urbani e metropolitani.Si tratta di pratiche discrete e incrementali all'interno di un orizzonte incerto, non solo per le conseguenze della pandemia in atto, che diventa oggi un referente costitutivo dell'azione progettuale.
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Salizzoni, Emma. "Paesaggi della strada in pandemia: progetti per l’emergenza e oltre." Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, no. 1 (July 26, 2021): 218–41. http://dx.doi.org/10.36253/rv-10157.

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Анотація:
Sin dai primi mesi della pandemia è risultato chiaro come, per far fronte all’emergenza sanitaria, i futuri scenari urbani avrebbero dovuto prevedere significative innovazioni in tema di mobilità e di progetto del paesaggio stradale. L’emergere delle istanze connesse al distanziamento sociale e al contingentamento dei mezzi pubblici hanno portato diverse città a prevedere sistemi di mobilità sostenibile in grado di contrastare una incontrollata crescita nell’uso del mezzo privato. Al contempo, si è guardato con rinnovato interesse alla strada come spazio in grado di supplire alla carenza di aree aperte pubbliche di prossimità, emersa in diversi contesti urbani a seguito delle misure di limitazione agli spostamenti. L’interpretazione della strada come paesaggio complesso, in grado, soprattutto all’interno di tessuti urbani densi, di assolvere a funzioni non solo di mobilità, ma anche sociali ed ecologiche è stata pertanto posta alla base di diverse sperimentazioni progettuali, in Italia e all’estero. Questo articolo riporta e discute alcune iniziative di ridisegno del paesaggio stradale urbano, innescate dalla contingenza pandemica, attualmente in corso a Torino, città tra le più colpite dalla prima come dalla seconda “ondata”. La lettura di queste esperienze, oltre a gettare luce su una realtà locale in fieri e non scontata in una città tradizionalmente “auto-centrica”, apre a riflessioni più generali sul ruolo della crisi, non solo sanitaria, come effettivo motore di innovazione urbana e su obiettivi e modi del progetto di paesaggio per la strada nella contingenza pandemica e oltre.
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Mattogno, Claudia. "Frutteti ed orti tra gli spazi aperti dei quartieri della città pubblica a Roma." TERRITORIO, no. 79 (January 2017): 60–66. http://dx.doi.org/10.3280/tr2016-079010.

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Parisio, Enrico, and Fabio Mongelli. "Place identity design nel quartiere San Lorenzo a Roma." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 3 (January 2022): 103–17. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-003008.

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Анотація:
L'emergenza sanitaria da Covid-19 ha modificando la tessitura delle relazioni sociali e l'approccio allo studio e al lavoro. Il ruolo del designer e, più in generale dell'artista, in que-sto contesto storico così imprevedibile, coincide oggi con quello dell'esploratore che abban-dona i processi di ricerca e sperimentazione individuale, per inseguire una nuova vocazione collettiva che guarda al domani. Città, parchi, piazze, agorà culturali dovranno confrontarsi con stravolgimenti che andranno ad incidere sulle abitudini dei cittadini. Gli spazi pubblici saranno rimodellati con progetti che tengano conto delle esigenze culturali connesse alla socia-lità e all'ambiente. È possibile immaginare un processo di rigenerazione urbana che, coinvol-gendo giovani studenti e ricercatori nella valorizzazione di una determinata identità territoriale, possa trasformarsi in un modello operativo aperto da innestare in altre aree. Roma prova a dare una prima risposta, con uno dei suoi quartieri simbolo: San Lorenzo, dando forma ad un'azione di co-design partecipativo che declina storia e futuro.
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Olivetti, Maria Livia. "La terza via. Nuove regole per trasformare gli spazi aperti nei quartieri della città pubblica." TERRITORIO, no. 72 (March 2015): 40–46. http://dx.doi.org/10.3280/tr2015-072006.

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"La violenza democratica. Le relazioni tra i sessi e l'eccedenza della politica." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 36 (January 2010): 83–98. http://dx.doi.org/10.3280/las2009-036007.

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Анотація:
- Due studiose italiane riflettono sul rimosso, sul rovescio, della democrazia, ovvero su quella violenza democratica che riproduce continuamente forme di esclusione delle alteritÀ. Si tratta di una violenza anzitutto simbolica e discorsiva che si fonda sulla neutralizzazione delle differenze, sulla cancellazione dei corpi, dei soggetti sessuati, e si traduce anche in una violenza materiale e fisica. Elemento cruciale di questa violenza č la cancellazione del rapporto madrefigli o del rapporto tra sorelle, ai quali non č riconosciuta una valenza politica. In questo modo la politica si inceppa ogni volta che le donne irrompono nello spazio pubblico con il loro senso delle relazioni, riproponendo una sessuazione della sfera politica. In un momento in cui č evidente una crisi dell'autoritÀ maschile le due studiose mostrano come la libertÀ femminile pensata come libertÀ nella relazione ecceda lo stesso statuto democratico, cosicché ridurre la politica alla democrazia non significa fare un buon servizio alla politica ma nemmeno alla democrazia, che ha bisogno piuttosto di mantenere uno spazio sempre aperto verso l'impensato e l'imprevisto.
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Roverselli, Carla. "Pluralismo religioso e scuola pubblica in Italia: spazi per l’inclusione e questioni aperte." ECPS - Educational Cultural and Psychological Studies, no. 20 (December 4, 2019). http://dx.doi.org/10.7358/ecps-2019-020-rove.

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Papa, Alessandra. "Tecnicizzazione della nascita e vita frozen La categoria filosofica di natality di Hannah Arendt." Medicina e Morale 61, no. 2 (April 30, 2012). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2012.141.

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Анотація:
Questo articolo affronta la rappresentazione teorica del venire al mondo all’interno della lunga tradizione filosofica occidentale, anzitutto a partire dal contributo della filosofa ebrea Hannah Arendt, che con il neologismo natality ha avuto il merito di introdurre una nuova categoria di pensiero. La tradizione occidentale ha, infatti, sempre escluso l’evento umano della nascita dalla riflessione filosofica a vantaggio del thanatos e, dunque, dell’abbandono del mondo con l’idea preconcetta che l’ethos passi non già attraverso il nuovo e il generato, ma attraverso il dato in senso deterministico e la distruzione del bios. La nascita ci colloca a pieno, d’altra parte, nel territorio della cittadinanza e dell’etica politica. Le tecnoscienze, con il loro armamentario strumentale, possono trasformare l’evento della generazione in un processo programmato e modificabile. Il pericolo che si corre con l’introduzione dell’artificiale nell’atto procreativo, dunque, è quello di trasformare la nascita in una procedura, rischiando al tempo stesso di farne una sorta di strumento di igiene sociale, rispondendo a meri criteri bio-chimici di valutazione della vita per realizzare un progetto sociale di umanità superiore. La vita frozen – per usare un termine arendtiano, ovvero una vita impoverita, o comunque una vita fabbricata – come tutte le pratiche eugenetiche che introducono la fabbricazione nella sfera pubblica può, perciò, esporre la politica a un grave fraintendimento, ritenere cioè che lo spazio pubblico (che è poi lo spazio in cui si appare e si nasce) possa essere “governato” ricorrendo alle parole della biologia e al linguaggio della tecnica, ma soprattutto alla sofisticazione delle tecnai per controllare, per esempio, le future generazioni, ma inevitabilmente minacciando le libertà ingenite. In questo senso la riflessione bioetica, aperta dalla prassi della fecondazione in vitro e dalla diagnosi pre-impianto, ci pone di fronte al pericolo di un vuoto etico e alla necessità di elaborazione teorica di un natale tra casualità e programmazione dell’origine. ---------- This article examines the theoretical representation of our coming into this world within the philosophical tradition. Western philosophy has, in fact, always favoured thanatos and, therefore, the abandonment of this world. Hence the erroneous belief that ethos does not pass through the new and the generated, but through fact in a deterministic sense and through the destruction of bios. Our birth places us well within full citizenship and political ethics. On this front, the German Jewish philosopher Hannah Arendt has enriched the philosophical reflection on birth with the neologism natality and has had the merit of introducing a new category of thought. The danger that we run today, with the introduction of the artificial into the procreative act, is to transform birth into a procedure, risking at the same time to make it some sort of instrument of social hygiene, so as to fulfill a project of superior humanity. A “frozen” life - to use an Arendtian term, an impoverished life, or at least a fabricated life - like all eugenic practices that introduce fabrication into the public sphere, may therefore expose politics to a serious misunderstanding: that of assuming that public space (the space in which one appears and is born) can be “ruled” to control, for example, future generations. In this sense, bioethical reflection, opened by the practice of in vitro fertilization and of pre-implantation diagnosis, puts us in front of the danger of an ethical void and of the need for a theoretical development of birth (native) between randomness and planning of human source.
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