Добірка наукової літератури з теми "Spazio pubblico aperto"

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Статті в журналах з теми "Spazio pubblico aperto"

1

La Varra, Giovanni. "Post-it City. L'ultimo spazio pubblico della cittŕ contemporanea." TERRITORIO, no. 56 (March 2011): 84–86. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056012.

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Анотація:
L'articolo racconta di una temporaneitŕ messa in gioco da popolazioni che si riappropriano di spazi residuali e non, reinventandoli. Lo spazio post-it č uno spazio aperto che riesce ad adottare forme differenti da quelle esclusive per le quali č stato pensato, gli spazi postit mettono in scena delle relazioni in pubblico, delle forme abitative, delle strutture di scambio e di commercio di una comunitŕ in movimento.
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2

Bracchi, Paola. "Dall'ibridazione tipologica dello spazio pubblico alle fruizioni urbane ibride." TERRITORIO, no. 56 (March 2011): 115–20. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056019.

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Анотація:
Č ancora possibile parlare di spazio pubblico oggi? Se per spazio pubblico si fa riferimento ai modelli tradizionali di piazza, strada e parco, coincidenti allo spazio aperto, allora č possibile affermare che lo spazio pubblico č ormai obsoleto, cristallizzato in un immagine non piů rispondente alle necessitŕ contemporanee. La staticitŕ presupposta dalle figure archetipe oggi non č piů valida, tempo e spostamento sono fattori a cui il progetto deve far riferimento. Č necessaria un'innovazione tipologica dello spazio pubblico, in grado di interpretare complessitŕ, dinamicitŕ e stratificazione della cittŕ contemporanea. Tale innovazione passa indubbiamente attraverso l'ibridazione dei tipi tradizionali: un'evoluzione trasversale tra le tipologie dello spazio pubblico, tra tipologie dello spazio pubblico e spazio abitato e tra tipologie ibride ed usi urbani.
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3

Coppetti, Barbara. "La dialettica tra residenza e spazio aperto nella cittŕ contemporanea: processi generativi e costitutivi." TERRITORIO, no. 59 (November 2011): 75–82. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-059013.

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Анотація:
La dissoluzione dell'isolato tradizionale inteso come unitŕ costitutiva del tessuto edilizio, determina una nuova organizzazione urbana che modifica radicalmente la dialettica fra residenza e spazio pubblico nella cittŕ. L'edificio diventa un volume reiterabile all'interno del quartiere e lo spazio libero si svuota dei suoi caratteri specifici. Da una logica in base alla quale ad ogni spazio viene assegnato un particolare carattere riconosciuto dalla pratica, si passa ad un principio insediativo le cui parole chiave sono ritmo, sequenza, intervalli, ripetibilitŕ. Il progetto architettonico e urbano intende rimarcare il senso celato degli odierni paesaggi della mediocritŕ e ricercare nuovi modi abitativi, usi e aggiornate tipologie che diano forma a relazioni aperte capaci di tracciare i processi trasformativi alla quota del suolo pubblico.
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4

Fontanella, Elena. "Figure dell'ibridazione. La dialettica delle opposizioni nell'ibrido architettonico e urbano." TERRITORIO, no. 56 (March 2011): 106–14. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056018.

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Анотація:
Al fine di comprendere in che termini si possa parlare di ibridazione nel campo architettonico, in ‘Figure dell'ibridazione: la dialettica delle opposizioni nell'ibrido architettonico e urbano' si ripercorrono casi studio, appartenenti a diversi tempi e contesti, nei quali si evidenzia la compresenza di diverse categorie spaziali, di caratteri tipologici e livelli tecnologici, come il risultato di un'operazione assimilabile a quella dell'ibridazione, per come questa viene definita in ambito scientifico. Si riconosce all'ibrido la capacitŕ di conciliare gli opposti, di integrarli in un risultato arricchito proprio dalla dialettica tra condizioni antitetiche, e, attraverso una selezione di riferimenti alla cultura di progetto, si ragiona sulle coppie dialettiche individuate: sull'ibridazione di spazio aperto ed edificato, pubblico e privato, sulla mixité funzionale in opposizione alla separazione e alla specializzazione delle funzioni, sul rapporto tra architettura e natura e infine su quello tra architettura e scultura.
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5

Oppio, Alessandra, Luca Forestiero, Loris Sciacchitano, and Marta Dell'Ovo. "How to assess urban quality: a spatial multicriteria decision analysis approach [Come valutare la qualità urbana: un approccio di analisi decisionale spaziale multi-criteriale per gli spazi aperti pubblici]." Valori e Valutazioni 28 (July 2021): 21–30. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20212803.

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Анотація:
From the early 1990s the quality of public space is at the centre of the Agenda of major European cities. Today, more than before, the health emergency due to the Covid-19 pandemy has pointed out the importance of the relationship among public space, quality of life and health. Public and semi-private spaces, especially in high-dense cities and in the most affected areas by Covid-19, represent a strong driver both for restarting and for helping cities to face the new normal age. Despite the advancement of research during the past two decades and empirical evidence about the relationship among quality of open spaces, quality of life and urban sustainability, there is still a lack of studies on how to measure the quality of open spaces. Among the several research lines, the Urban Design approach across its evolution has always focused on it, starting from aesthetic as well as technical issues and increasingly including the social and economic ones. Dai primi degli anni ’90 la qualità dello spazio pubblico è al centro dell’Agenda delle principali città europee. Oggi, più di prima, l’emergenza sanitaria generata dalla pandemia da Covid-19 ha delineato l’importanza delle relazioni tra spazio pubblico, qualità della vita e salute. Gli spazi pubblici e semi-privati, specialmente nelle città densamente popolate e nelle aree più colpite dalla pandemia, sono un elemento chiave da cui ripartire per aiutare le città ad affrontare una nuova normalità e a definire una risposta alle restrizioni sanitarie. Nonostante gli avanzamenti della ricerca scientifica e le evidenze empiriche sulla relazione tra qualità degli spazi aperti, qualità della vita e sostenibilità urbana, pochi sono ancora gli studi su come misurare la qualità degli spazi aperti. Tra le diverse tradizioni di ricerca, l’Urban Design ha sempre prestato una particolare attenzione a questo tema, iniziando con aspetti funzionali ed estetici e includendo nel corso della sua evoluzione anche questioni sociali ed economiche.
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6

Colafranceschi, Daniela, and Joan Nogué. "Abitare l’intangibile: paesaggio e spazio pubblico." Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, no. 2 (January 27, 2022): 5–23. http://dx.doi.org/10.36253/rv-12447.

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Анотація:
Nella geografia complessa delle nostre città, quella dello Spazio Pubblico è entità oggi quanto mai flessibile, aperta e contraddittoria, concettualmente più permeabile e necessariamente rispondente ai cambiamenti così incisivi e profondi delle comunità che le abitano. Il progetto come dispositivo, in coerenza con il portato della Convenzione Europea del Paesaggio, indirizza le ragioni di una strategia di intervento sui valori intangibili come strumenti operativi che ne determinano qualità e successo. Livelli di identità e appropriazione diventano strumenti del fare, insieme a relazioni percettive e dinamiche, flessibilità e pluralità di funzioni, traiettorie e tempi che scandiscono forme e maniere di vivere ed abitare nelle città. Quando da ‘pubblici’ gli ambiti urbani passano ad essere collettivi, partecipati, quotidiani, condivisi. Quando da ‘spazi’ diventano ‘luoghi’. Il numero presenta ricerche, esperienze, tendenze e attitudini di progetto che lasciano emergere i caratteri di un progressivo allontanarsi da un’attenzione prevalente agli aspetti stilistico-formali e compositivi di piazze, strade, marciapiedi, passeggi, giardini, parchi per essere trattati come spazi emozionali della nostra esistenza. Esso raccogliere esperienze progettuali innovative in cui antropologia, filosofia, questioni sociali, si fondono alla composizione architettonica, all’urbanistica, alla progettazione urbana e alimentano ricerca, sperimentazione, sensibilità operativa per sostanziare un progetto di paesaggio più consapevole e complesso.
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7

Balaguer Callejón, Francisco. "L'impatto dei nuovi intermediari dell'era digitale sulla libertà di espressione." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 1 (August 2021): 33–62. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2021-001002.

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Анотація:
Le nuove tecnologie hanno un impatto sia positivo che negativo sulla libertà di espressio-ne, sui diritti costituzionali e sui processi democratici. Tale incidenza è stata positiva nelle fasi iniziali di sviluppo del Web e in particolare nelle prime fasi del Web 2.0, quando Internet era progettato in modo più partecipativo e cooperativo. Negli ultimi anni, tuttavia, sono emersi processi gerarchici di organizzazione di informazioni e dati ad opera di grandi socie-tà tecnologiche che si pongono come nuovi intermediari tra utenti e sfera pubblica. La libertà di espressione è attualmente condizionata da questi intermediari che controllano i processi di comunicazione. L'articolo si propone di riflettere sul ruolo di questi nuovi intermediari in relazione alla configurazione della sfera pubblica nei sistemi democratici, mettendone in rilievo l'impatto riguardo alla libertà di espressione nell'ambito dei rapporti tra sfera pub-blica e privata e tra sfera statale e globale. In questi ambiti la capacità di regolazione e con-trollo da parte dello Stato si indebolisce a fronte del potere di queste grandi società che occu-pano e monopolizzano uno spazio pubblico dove la libertà di espressione viene ridotta a merce, tanto che informazioni e opinioni si trasformano in dati monetizzabili, attraverso gli algoritmi delle applicazioni Internet. In tal modo l'utilizzo di questi algoritmi, allo scopo di promuovere fake news e radicalizzazione per attirare l'attenzione del pubblico e generare maggiori guadagni, rischia di distruggere una percezione sociale condivisa della realtà. Tra le tante misure che possono essere adottate, spiccano quelle legate al diritto della concorren-za, ovvero basate su misure previste da regolatori istituzionali e volte ad ostacolare una concentrazione ancora maggiore di potere monopolistico. Tuttavia, invece di restrizioni, sarebbe preferibile lasciare spazio a una tecnologia aperta che ponga fine alla natura chiusa e gerarchica delle applicazioni.
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Cafagno, Maurizio. "L'evoluzione delle procedure di gara, alla ricerca di un bilanciamento tra le ragioni dell'efficienza economica e le ragioni dell'imparzialità amministrativa." ECONOMIA PUBBLICA, no. 3 (November 2021): 55–80. http://dx.doi.org/10.3280/ep2021-003003.

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Анотація:
Lo scritto muove dalla constatazione che studi ed osservazioni empiriche illu-strano come la disomogenea distribuzione di informazioni tra soggetti che si tro-vano a negoziare alimenta l'incertezza e concede spazio all'opportunismo, in-nalzando i costi di transazione. Calando, però, la questione strategica della miti-gazione dell'opportunismo all'interno dei tre diversi ordini di rapporti chiamati in causa dalle negoziazioni pubbliche, ossia il rapporto tra pubblica amministrazio-ne e funzionari, tra pubblica amministrazione e concorrenti e tra pubblica am-ministrazione e contraenti, possono affiorare delle prospettive legittime che, uscendo dalle strettoie della modellistica contabile familiare alla prassi giuridica , consentano di acquisire e sfruttare nuova informazione, in corso di gara, adat-tando stime e proposte e consentendo, in tal modo, di guadagnare parecchio in termini di efficienza. In definitiva ed in sintesi, teoria ed esperienza, che trovano ampio supporto ed ispirazione nel diritto europeo, inducono a pensare che l'obiettivo di innalzare efficienza e convenienza dei meccanismi di gara postula il ricorso a modelli di-versificati, aperti a gradi variabili di flessibilità. A ben vedere il diritto europeo, assumendo il patrocinio di procedure contrattuali più aperte e di criteri di bilan-ciamento più flessibili, ispirati dall'idea che la stretta sorveglianza dei funzionari e delle amministrazioni non sia la finalità incondizionatamente prioritaria, ac-credita piuttosto l'idea che gli oneri del formalismo vadano sopportati soltanto sinché si può supporre che ne discendano benefici superiori in termini di stimolo all'intensificazione degli scambi. Lo scritto approda alla conclusione che l'efficienza vada considerata alla stregua di una variabile endogena, e non esogena, rispetto alle politiche di promozione della concorrenza. Onde, sarebbe utile convalidare anche nel nostro ordinamento un criterio di libertà delle forme procedimentali, almeno per i cosiddetti contratti esclusi, che non sempre e non necessariamente siano tenute a tradursi in procedure di gara, fatta salva la possibilità di accesso alla tutela giurisdizionale per l'aspirante che dimostri di aver subito gli effetti lesivi e discriminatori della violazione dei principi generali.
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9

Maniscalco, Maria Luisa. "Le minoranze religiose in Europa: costruire il legame sociale in uno spazio post-secolare." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 1 (December 2010): 11–31. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2010-001002.

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Анотація:
La difficile costruzione di uno spazio pubblico europeo si trova oggi ad affrontare le complesse problematiche che vedono, da un lato, una radicata secolarizzazione delle societŕ europee e, dall'altro, la rinascita del fenomeno religioso anche sotto la spinta di minoranze che reclamano riconoscimento e ruolo pubblico come comunitŕ di credenti. Da questa tensione emerge l'esigenza di un dialogo, attraverso cui aiutare a costruire una piattaforma di valori comuni per una pacifica convivenza. La prospettiva post-secolare di questo articolo suggerisce di accantonare la dimensione religiosa come fonte di identitŕ di gruppo in favore di un'enfasi sulla religiositŕ come aspirazione universale al trascendimento e come legame sociale. Nello spazio pubblico europeo esistono le condizioni e i presupposti per pensare in termini di complessitŕ e di autoriflessivitŕ critica, per muoversi con creativitŕ e immaginazione in direzione di un futuro comune, per guardare alla storia e all'evoluzione delle culture (religione, costumi, stili di vita) non soltanto nella loro genesi identitaria, ma anche nel loro essere contesti aperti in cui le pratiche umane si organizzano in linguaggi, immagini, attribuzioni di significati e di simboli plurali che, seppure contrastanti, possono comunque incontrarsi e dialogare nel reciproco rispetto.
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Coppetti, Barbara, Sandra Maglio, and Andrea Fradegrada. "Lo spazio educante. Luoghi pubblici integrati per una scuola aperta e diffusa." TERRITORIO, no. 97 (January 2022): 42–55. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-097006.

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Дисертації з теми "Spazio pubblico aperto"

1

Paveggio, Francesca. "Lo spazio aperto per l'infanzia a Bologna. Esperienze significative del secondo dopoguerra e riqualificazione del villaggio INA-Casa di Borgo Panigale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13642/.

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Анотація:
Il percorso di tesi propone di indagare lo spazio pubblico aperto destinato a l’infanzia nella città di Bologna. Questo luogo si definisce in maniera chiara nel secondo dopoguerra sviluppando teorie e metodologie importanti che hanno avuto ripercussioni nel mondo di oggi. A partire dalla loro ricerca ed analisi sono state individuate figure internazionali e non, urbanisti e tecnici importanti che sono stati di riferimento per i progettisti bolognesi: da Aldo van Eyck a Lady Allen of Hurtwood, da Cesare Chiodi a Giorgio Rigotti. La ricerca inoltre ha individuato nel quartiere residenziale, ed in particolare nei villaggi di edilizia popolare (dal 1945 al 1975), la sede principale di questi luoghi, cosa che ha portato a redigere delle schedature per ognuno di questi della città di Bologna, ponendo l’attenzione sugli spazi destinati ai bambini. Tra i diversi villaggi residenziali, quello INA-Casa di Borgo Panigale è stato uno tra i primi edificati nella città, esso, per lo stretto contatto con la natura, per la presenza di servizi per l’istruzione, per la diversità sia culturale che naturale che accomuna i bambini che lo abitano e per il degrado individuato, è stato ritenuto il più idoneo per proporre un progetto di riqualificazione urbanistica attento al piccolo utente. L’analisi paesaggistica naturale, delle infrastrutture e dei servizi hanno portato ad individuare tre principali punti d’intervento: il percorso delle stagioni, il centro dell’incontro ed il parco dei sensi. In ognuno di questi, concetti come percorsi sicuri, aree di crescita, educazione all’aperto, contatto con la natura, luoghi di divertimento, di socializzazione ed integrazione sono stati alla base della progettazione. La tesi infine ha voluto mostrare come non occorra bambinizzare la città per renderla a misura dei più piccoli, ma alcuni accorgimenti possono farla diventare a loro piacevole e fonte di stimoli senza escludere la fruizione delle altre tipologie d’utenti.
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2

Giani, Martino. "Un progetto per le mura di Bologna: antichi frammenti e nuovi spazi aperti." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Анотація:
Il progetto, partito da una ricerca storica della città di Bologna e della nascita della terza cinta in particolare, si è poi soffermato sull'analisi dello stato attuale delle mura. La problematica principale emersa è stata la frammentarietà dei resti. Quello che manca è una visione unitaria di questo spazio, che fino all'inizio del secolo scorso era il limite che marcava la città rendendola distinguibile dalla campagna. Da qui è nata l'idea del progetto a scala urbana: ripensare lo spazio dei viali di circonvallazione, anticamente occupato dal fossato, e di conseguenza cambiare radicalmente l'organizzazione della viabilità, riducendo la carreggiata adibita al traffico automobilistico. Operazione, questa, possibile solamente con l'introduzione di un servizio di trasporto pubblico efficiente quale il tram. In questo modo è stato possibile ricavare uno spazio, a ridosso delle mura, dedicato al verde. La scelta del verde è stata dettata dalla volontà di riportare alla memoria la distinzione tra città e campagna. Il progetto è proseguito poi a scala architettonica. Come area di progetto ho scelto un'area particolarmente importante per la città di Bologna: piazza XX settembre e la zona dell'autostazione. In quest'area specifica la criticità maggiore è la presenza dell'autostazione, edificio che compromette la visibilità del muro storico. Da questa motivazione è scaturita l'ipotesi di spostarla in zona fiera. Anche per il progetto architettonico sono partito da una ricerca storica dell'area: sito di particolare interesse storico in quanto per ben cinque volte vi è stata eretta una fortezza papale che è sempre stata abbattuta dai bolognesi, in nome di un senso civico di forte autonomia che ha sempre contraddistinto i cittadini. Proprio dalla suggestione di quest'idea sono partito per la formulazione del progetto architettonico. Ho pensato quindi ad uno spazio aperto, un teatro in legno, dedicato ai cittadini e alla loro cultura.
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Formato, Enrico. "Topologia e figure dello spazio pubblico aperto per la conurbazione contemporanea." Tesi di dottorato, 2007. http://www.fedoa.unina.it/2639/1/Formato_Urbanistica_e_Pianificazione_Territoriale.pdf.

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Cotrufo, I., P. Gregory, and Coro A. De. "Co-abitare la differenza. Il perturbante nello spazio pubblico aperto della contemporaneità." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/11583/2670799.

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Анотація:
Ilaria Cotrufo sviluppa la sua tesi dottorale, incentrata sullo spazio pubblico aperto contemporaneo, attraverso il ricorso a una categoria psicanalitica e filosofica - quella del "perturbante" - per ripercorrere le ragioni, nonché l'esegesi, di alcune sperimentazioni recenti, in cui subentrano dispositivi progettuali in grado di sconvolgere forme identitarie acquisite e assetti consolidati, per accogliere con una "rottura dell'essenza" la convocazione ineludibile che proviene dall'alterità. Il perturbante - chiarisce la Cotrufo - è infatti ciò che mette in crisi il soggetto (individuale o collettivo), perché mette in discussione la stessa possibilità di definire l'identità escludendo la diversità e, tuttavia, l'esperienza dello straniamento, della destabilizzazione, del decentramento da esso indotto, potrebbe rappresentare un'opportunità, un orientamento per la ricomposizione di una nuova "identità problematica" attuata attraverso un processo di "individuazione" (nel senso attribuito da Carl G. Jung) capace di includere l'alterità. E' questa la tesi che la dottoranda ha tentato di dimostrare lungo la sua dissertazione, con riferimenti sia alla storia dell’architettura e dell’urbanistica, sia a quella del pensiero psicoanalitico, filosofico e sociale che, in diversi casi, appaiono puntuali e inediti nel nostro campo disciplinare.
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BOZZA, FRANCESCA. "Inclusive Design e Progetto urbano. L'applicazione allo spazio aperto pubblico del centro storico di Roma." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1364998.

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Анотація:
La tesi ambisce ad individuare una metodologia di approccio al progetto dello spazio pubblico e a formulare dei parametri per l’analisi dell’esistente, utili anche alla formulazione di princìpi progettuali. La ricerca si propone di approfondire, nell’ambito dello spazio confinato e del contesto urbano, l’esperienza multisensoriale. Questa tematica viene indagata nella Parte I attraverso lo studio della letteratura architettonica e delle attuali ricerche sulla disabilità. La Parte II della tesi propone una chiave di lettura di 25 casi studio, illustrando progetti virtuosi su territorio nazionale ed internazionale. L'ultima parte della tesi illustra la sperimentazione di un modello di analisi partecipata. La ricerca sul campo è stata condotta su alcuni tratti del Centro storico di Roma, coinvolgendo utenti dalle diverse esigenze. Obiettivo della fase operativa è la sperimentazione di un'indagine nel contesto urbano attraverso il sistema di mappatura partecipata, condotta sulla base di strumenti valutativi della progettazione inclusiva. Nell’indagine dello spazio fisico e della sua accessibilità, la tesi contribuisce all’individuazione di quei parametri utili alla lettura dello spazio fisico e alla mappatura dell’accessibilità del centro storico di Roma. La ricerca sperimenta inoltre una mappatura degli stimoli percettivi con il contributo della disciplina psicologica nel rilevamento di dati oggettivi e soggettivi. Infine, la ricerca pone una base cartografica ed un'interfaccia per lo sviluppo di un'application per sistemi mobili basata sulle mappature e i parametri valutativi elaborati nell'ambito della ricerca.
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STAZI, LEA. "Periferia non periferica. Progettare la città reale: Roma resiliente." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1600615.

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Анотація:
Oggi la città necessita di un tipo di progettazione multidisciplinare che si avvalga di un metodo trasversale per coinvolgere realtà e maestranze pubbliche e private le quali tendono a lavorare per compartimenti stagni, non condividendo saperi e decisioni, producendo inevitabilmente, molteplici soluzioni e pareri, spesso anche discordanti tra loro. Insieme agli attori delle politiche locali, agli architetti e agli urbanisti che sono chiamati a trovare risposte differenziate in relazione ai contesti territoriali in cui operano, questo cambio di prospettiva orientato ad un pensiero non solo multidisciplinare, ma anche transcalare, è necessario per rinnovare la visione su una città densamente abitata, come quella periferica e che presenta disagi sia in termini di servizi, sia in quelli di mobilità che di coesione sociale.
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CARLESI, PIERNICOLA. "Il progetto urbano come “opera aperta”. Riferimenti teorici e prassi operative." Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/2158/592740.

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FREDIANI, DANIELE. "Paesaggi della città convessa. Lo spazio aperto della modernità tra natura e abitare." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1592435.

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Анотація:
Questa ricerca si occupa dello spazio aperto della città convessa, vale a dire quella particolare condizione della modernità caratterizzata da un piano libero sul quale gli oggetti architettonici si collocano autonomamente. La domanda da cui prende le mosse è se davvero il pensiero urbano del Novecento sia l’esito di un implacabile desiderio di tabula rasa, o se piuttosto gli architetti di questa fase cerchino il proprio contesto di riferimento in un rinnovato rapporto con la natura, ricodificando i modelli insediativi fin nella loro texture costitutiva. Con un ribaltamento del punto di vista, che metta al centro dell’attenzione lo “spazio tra le cose” piuttosto che le cose stesse, si vedrà come il “progetto della natura”, lungi dall’avere funzione riempitiva di un campo isotropo e indeterminato sia, al contrario, una componente fondamentale della costruzione urbana, in grado di orientare e condizionare la forma della nuova città-territorio. Attraverso alcune realizzazioni significative – il QT8 di Piero Bottoni, Decima di Luigi Moretti, la Cité des Courtillères di Émile Aillaud e Lafayette Park, progetto americano di Mies, Hilberseimer e Caldwell – si tenterà di comprendere come la città possa essere progettata a partire da un’idea molto forte di spazio aperto, il quale già negli anni Cinquanta è informato di acquisizioni teoriche mature e strumenti operativi capaci di guidare, a monte, il progetto della città. Alcune categorie critiche sono messe a sistema per portare alla luce un’inaspettata costellazione di figure spaziali ricorrenti. L’obiettivo è tracciare delle linee di senso che, dallo spazio aperto della modernità, conducono fino alle più recenti acquisizioni sul progetto di paesaggio. In effetti, se si guarda alle posture contemporanee del “fare paesaggio”, si possono osservare non pochi punti di contatto.
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Книги з теми "Spazio pubblico aperto"

1

Silva, Felice De. Dall'alloggio alla città: Comporre gerarchie dello spazio aperto per il progetto di rigenerazione dei quartieri residenziali pubblici. Napoli: CLEAN edizioni, 2018.

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Matteis, Milena De. Rigenerare le periferie venete: Sguardi, mappe e strategie operative per abitare lo spazio aperto negli insediamenti pubblici. [Siracusa]: LetteraVentidue, 2015.

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3

Metta, Annalisa, and Maria Livia Olivetti. Città pubblica/paesaggi comuni: Materiali per il progetto degli spazi aperti dei quartieri ERP. Roma: Gangemi, 2013.

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Brusa, Elisabetta. 8 tesi per 150 anni. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-384-7.

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Анотація:
8 tesi per 150 anni è un filo rosso che parte dalle pagine di alcuni libri-tesi, preziosamente conservati tra le mura dell’Archivio Storico di Ca’ Foscari, per trasformarsi nel corso del 2018 nel simbolico volo di alcune rondini-studenti.Mettendo insieme voci provenienti dal passato e voci e corpi della nostra contemporaneità, Fucina Arti Performative Ca’ Foscari ha celebrato, nell’anno dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Ateneo veneziano, gli otto Dipartimenti, dedicando ad ognuno di questi una performance realizzata partendo dall’elaborazione di una tesi.Spaziando cronologicamente (la prima tesi affrontata è del 1913) tra le diverse aree di studio – Economia, Studi Linguistici e Culturali Comparati, Scienze Molecolari e Nanosistemi, Filosofia e Beni Culturali, Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea, Studi Umanistici, Management e Scienze Ambientali, Informatica, Statistica – e, itinerando tra la magnificenza di sale, aule magne, cortili e auditorium cafoscarini, Fucina – con i suoi abitanti virtuali, studenti provenienti da tutti e otto i Dipartimenti, a cui si sono aggiunti studenti del Conservatorio Benedetto Marcello e dell’Accademia di Belle Arti di Venezia – è riuscita a costruire un mosaico di narrazioni intrecciando temi, ricerche, personaggi storici e figure immaginifiche, che ha condiviso con un pubblico curioso e attento.Il testo che qui presentiamo è la testimonianza di quanto realizzato ed è costituito dalla raccolta degli otto copioni, elaborati di volta in volta da uno studente-curatore.La collaborazione con i direttori dei Dipartimenti, con docenti di discipline diverse, con il personale cafoscarino coinvolto nella sfida, oltre alla partecipazione di Ca’ Foscari Alumni e di altre istituzioni veneziane, insieme all’Agenzia di Venezia di Banca Mediolanum, ha trasformato quest’esperienza in un possibile modello universitario di ricerca performativa.Se chi legge riuscirà a mettere in movimento processi immaginativi, allora per tutti coloro che hanno vissuto e condiviso questo progetto ambizioso sarà un ulteriore traguardo raggiunto.Fucina Arti Performative Ca’ Foscari nasce con il nome di Cantiere Teatro Ca’ Foscari nel 2011 come spazio fisico e mentale, teorico e pratico, aperto durante l’anno accademico agli studenti dei vari Dipartimenti desiderosi di confrontarsi con tematiche e sviluppi del mondo delle arti performative, realizzando produzioni proprie. Nel 2018 Cantiere Teatro Ca’ Foscari, diretto da Elisabetta Brusa, si trasforma in Fucina Arti Performative Ca’ Foscari.
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5

Ippolito, Achille M. Il vuoto progettato: Gli spazi pubblici urbani aperti da Roma all'Europa dagli anni sessanta agli anni novanta. Roma: F.lli Palombi, 1996.

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