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Дисертації з теми "Sito Natura 2000"

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1

Beltrano, Anna Maria. "Monitoraggio delle risorse alieutiche con l'ausilio di sistemi informativi geografici in una riserva naturale marina e sito natura 2000." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2555.

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Анотація:
2006/2007
L’obiettivo di tale studio è stato quello di implementare un Sistema di Informazione Geografica (GIS) per il monitoraggio dell’attività di pesca e delle risorse alieutiche, considerando le marinerie delle Isole Egadi, a rappresentanza di alcune tipologie di base dell’attività di pesca artigianale e per i diversi vincoli ambientali che in quest’area insistono quali la Riserva Naturale Marina e i Siti Natura 2000, al fine di suggerire opportune strategie di protezione sia per le risorse pescabili che per l’ambiente. Quindi un sistema esperto a supporto delle decisioni, che consenta di visualizzare i complessi scenari nell’ambito della valutazione delle risorse alieutiche nella dimensione spazio-temporale (Spatial Decision Support System), orientato alla pianificazione territoriale per un uso sostenibile delle risorse naturali, sinergica e coordinata tra i vari enti territoriali preposti. Nel corso di tale studio è stato messo a punto un data-warehouse, orientato alla pianificazione territoriale contenente differenti tipologie di dati ambientali, un database relazionale (RDBMS) contenente i dati riguardanti la pesca e la flotta, e un GIS in grado di gestire, analizzare, integrare dati eterogenei, riferendoli alle rispettive posizioni geografiche, finalizzato nello specifico ai seguenti obiettivi: - Studio delle caratteristiche ambientali dell’area di interesse; - Caratterizzazione della struttura della flotta per ciascun porto; - Variabilità degli attrezzi utilizzati nel tempo e nello spazio in ciascun porto; - Indagine delle specie catturate, qualitativamente e quantitativamente; - Indagine dello sforzo di pesca e cattura per unità di sforzo (CPUE), nello spazio e nel tempo; - Analisi dei principali parametri chimico-fisici ambientali (temperatura, salinità, ossigeno, etc); - Rilevazione delle condizioni climatiche e meteo-marine; - Individuazione di specie e habitat di elevato valore ecologico; - Valutazioni ambientali e indicazioni gestionali. In particolare, è stata indagata l’area di studio, gli aspetti geologici, biologici, con particolare rilievo ad habitat e specie di interesse scientifico e/o ecologico, mediante ricerche bibliografiche e campagne sperimentali in mare. Sono state realizzate le indagini inerenti la pesca e la flotta mediante i seguenti metodi: metodo indiretto e metodo diretto. Il metodo indiretto ha compreso la raccolta dei dati settimanalmente mediante rilevazione allo sbarco, per un intero anno. Il metodo diretto ha compreso la realizzazione di campagne sperimentali opportunamente pianificate, utilizzando come campionatore diverse tipologie di imbarcazioni e attrezzi delle marinerie dell’area, per la raccolta diretta di dati, sempre nell’arco di un anno. Durante le pescate sperimentali si è fatto uso di strumentazione GPS (Global Positioning System) per registrare le coordinate geografiche del punto iniziale, medio e finale dell’attrezzo in pesca. La profondità, a cui sono state effettuate le pescate, è stata registrata mediante ecoscandaglio. I dati oceanografici sono stati prelevati in situ, mediante sonde multiparametriche. Sono state rilevate informazioni riguardo le condizioni climatiche e meteo-marine. E’ stato realizzato un GIS facendo uso del software ArcGIS 9.1 della ESRI. Per la definizione dei temi e per uniformare le informazioni raccolte e catalogate nel datawarehouse, questo è stato strutturato in accordo ad un Thesaurus di Riferimento per Applicazioni ambientali (Environmental Applications Reference Thesaurus, EARTh). I dati riguardanti la pesca e la flotta sono stati elaborati e organizzati in un Database relazionale (RDBMS), che ha permesso la gestione dell’informazione geografica assicurando caratteristiche quali efficienza nelle prestazioni, controllo degli accessi, controllo delle ridondanze, conferendo una formidabile elasticità alla struttura e quindi di analisi spaziale, permettendo così di analizzare i diversi aspetti dei fenomeni. Questo è stato arricchito con collegamenti (hyperlink) a documenti utili (leggi, direttive, vincoli territoriali), immagini (foto di barche, coste, specie, attrezzi), pagine web. Infine, il sistema è stato organizzato in modo che, effettuando differenti interrogazioni ed operazioni quali analisi di dati spaziali (interpolazioni, operazioni di overlay, raster calculator), analisi degli attributi (query o funzioni di ricerca, SQL, summarize, statistics) e analisi integrata (spaziali e attributi), ha permesso di ottenere differenti informazioni nella dimensione spazio-temporale. In conclusione, il sistema è stato predisposto per analizzare e visualizzare i complessi scenari esistenti nell’ambito della valutazione delle risorse alieutiche nella dimensione spazio-temporale (monitoraggio), considerando le caratteristiche ambientali e le diverse problematiche dell’area, in modo da prevedere i possibili scenari futuri (forecasting) creando una modellizzazione della realtà, al fine di: fornire indicazioni nel pianificare una gestione ottimale delle risorse, razionale, integrata e sostenibile, quindi fornire spazialmente una scelta di soluzioni al decisore (Spatial Decision Support System) per la conservazione degli stock ma anche per preservare gli ecosistemi marini; avviare in caso di un’area sottoposta a più vincoli (Riserva Marina, Sito Natura 2000, IBA) una pianificazione concertata e sinergica tra i diversi livelli istituzionali preposti (governance multilivello e interscalare) ed evitare quindi una pianificazione conflittuale o ridondante. Il sistema realizzato potrebbe vedere applicazione nell’ambito delle seguenti pianificazioni: per la realizzazione dei piani di gestione pesca regionali, inerenti il Programma Operativo Pesca - FEP nazionale (Fondo Europeo per la Pesca); per l’elaborazione dei piani di gestione dei Siti Natura 2000; per la predisposizione delle varie fasi della Valutazione Ambientale Strategica (VAS); per la predisposizione di piani territoriali di Gestione Integrata della Fascia Costiera GIZC; nell’istituzione di Aree Marine Protette o Riserve Naturali Marine, Parchi, ed in particolare risulterebbe utile nella pianificazione della zonazione, soprattutto quando in tali aree è presente come forte componente l’attività di pesca, ricoprendo un elevato valore in termini di occupazione, commercio, attività ricreative e quindi di benessere economico.
The objective of this study was to implement a Geographic Information System (GIS) for the monitoring of fishing activities and alieutic resources in the Egadi Islands, as being representative of a few fundamental kinds of small-scale fishing and for various existing environmental restrictions such as the Marine Reserve and Natura 2000 sites. The purpose was to suggest appropriate conservation strategies for both alieutic resources and the environment. In other words, an expert system to decision support, making it possible to visualize complex scenarios in the assessment of alieutic resources in a space-time dimension (Spatial Decision Support System), geared towards spatial planning -for a sustainable use of natural resources- in synergy and coordination among the various authorities in charge. In the study a data-warehouse was set up, geared towards spatial planning and containing various categories of environmental data, a relational database (RDBMS) containing data on fishing and fleets, and a GIS capable of processing, analyzing and integrating heterogeneous data in reference to their respective geographical locations, with the following specific objectives: - Study of the environmental characteristics of the area of focus; - Characterization of the structure of the fleet for each port; - Investigating fishing gear changes in time and space in each port; - Quantitative and qualitative investigation of the species caught; - Analysis of fishing effort and catch per unit effort (CPUE), in time and space; - Analysis of the main environmental -physical and chemical- parameters (temperature, salinity, oxygen, etc.); - Survey of climatic and sea weather conditions; - Identification of species and habitats of high ecological value; - Environmental assessment and management guidelines. In particular, the investigation was carried out on the area of focus, its geological and biological aspects, with special attention to habitats and species of scientific/ecological interest, through bibliographic research and experimental sampling at sea. The investigation on fishing and fleets has been carried out with the following methods: indirect method and direct method. The indirect method has involved weekly collection of data from interviews at landing, over a whole year. The direct method has involved carefully planned sampling trips, using various types of boats and gear of the local fisheries for direct collection of data, also over a whole year. In the sampling process, a GPS (Global Positioning System) was used to record the initial, middle and final geographical coordinates of the fishing gear. Depths of experimental fishing were recorded with an echo sounder. Oceanographical data were obtained on site, with the use of multiparametric probes. Information has been recorded on climatic and sea weather conditions. The GIS was set up using ArcGIS 9.1 software by ESRI. For definitions of topics and to standardize the information collected and filed in the data-warehouse, this has been structured in accordance to the Environmental Applications Reference Thesaurus (EARTh). Data regarding fishing and fleets have been processed and organized in a relational database (RDBMS), which has made it possible to manage geographical information as well as assuring characteristics such as efficiency of performance, access control, redundancy control, thus giving the structure remarkable flexibility also in terms of spatial analysis and the possibility of looking at the various aspects of events. The database has also been enriched with hyperlinks to useful documents (laws, directives, planning restrictions), images (photos of boats, coastlines, species, gear), and web pages. Finally, the system has been organized so as to be able to obtain various kinds of information in a space-time dimension through operations and procedures such as spatial data analysis (interpolation, overlay, raster calculator), analysis of attributes (query or search functions, SQL, summarize, statistics) and integrated analysis (spatial data and attributes). In conclusion, the system has been set to analyze and visualize complex scenarios in the assessment of fishable resources in a space-time dimension (monitoring), taking into consideration the environmental characteristics and various critical factors of the area, so as to forecast possible scenarios and create models of reality with the purpose of: providing indications for optimal, rational, integrated and sustainable resource management, as well as a range of spatial options for decision-makers (Spatial Decision Support System) for the conservation of stock and marine ecosystems; in the case of areas subjected to multiple restrictions [Marine Reserve, Natura 2000 site, IBA (Important Bird Areas)], giving way to a concerted, synergic planning activity among the various authorities in charge (multi-level and inter-scalar governance) and thus avoiding any conflictual, redundant planning. Such system could be applied in the following planning situations: implementation of regional fishing management plans within the national Operational Programme – EFF (European Fisheries Fund); preparing of management plans for Natura 2000 sites; preparation of the various phases of Strategic Environmental Assessment (SEA); preparing of plans for the Integrated Coastal Zone Management (ICZM); institution of Marine Protected Areas or Marine Reserves, Parks, in particular, it would be useful to plan the zoning of this areas protected, especially when fishing activity is strong and of high value for occupation, trade, recreational activities and hence economic welfare.
XX Ciclo
1971
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2

Berglund, Anneli. "Val av område och områdesskydd för Natura 2000 med skogshabitat : En jämförande studie av fyra län i Sverige." Thesis, Södertörn University College, School of Life Sciences, 2008. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:sh:diva-1733.

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Анотація:

The Natura 2000 Network is one of the European Unions many tools concerning nature conservation, and is without comparison the premier contribution when it comes to halting the loss of biodiversity. This essay is a case study on how the regional work with the Natura 2000-network has been carried out in four different counties. These counties are Södermanland, Västernorrland, Jämtland and Örebro. They have been compared based on the theoretical concept of sustainable development. This essay describes how the officials in the County Administrations view the regional implementation of Natura 2000 when it comes to the selection of Natura 2000-sites with forest habitats and the creation of an additional protective measure. This study takes its basis in a bottom-up approach which focuses on value conflicts that have emerged regionally and how different fundamental attitudes brings forward different aspects of sustainable development. Interviews with County Administration officials show that there are differences in the approach and different key factors that have affected the selection of sites and the work with area protection. One approach starts from an ecological point of view while the other takes the socio-economic aspect more into consideration during the selection process. Two main factors that have emerged are also the importance of the regional landowner-structure and the evident time- and staff shortage that has been experienced in all four counties. The results also show that the nature reserve form is the most common area protection for Natura 2000-sites with forest habitats in the four examined counties.


Natura 2000-nätverket är ett av EU:s många verktyg och i särklass det främsta bidraget till att hejda förlusten av den biologiska mångfalden. Denna uppsats är en fallstudie för att se hur det regionala arbetet med Natura 2000-nätverket sett ut i fyra olika län. Dessa län är Södermanland, Västernorrland, Jämtland och Örebro län. De har jämförts utifrån det teoretiska begreppet hållbar utveckling. Uppsatsen beskriver hur tjänstemän på länsstyrelserna ser på den regionala implementering av Natura 2000-nätverket när det gäller urval av Natura 2000-område med skogshabitat och tillblivelsen av ett ytterliggare områdesskydd.

Studien utgår från ett underifrånperspektiv som fokuserar på de värdekonflikter som uppstått regionalt och hur olika grundinställningar lyfter fram olika aspekter av hållbar utveckling. Intervjuer med länsstyrelsens aktörer visar att det finns skillnader i tillvägagångssättet och olika nyckelfaktorer som påverkat urvalet av område och arbetet med områdesskyddet. Det ena tillvägagångssättet tar sin grund i ett mer ekologiskt synsätt medan det andra tar större hänsyn till de socioekonomiska aspekterna i urvalsprocessen. Två huvudfaktorer som framkommit är även betydelsen av den regionala markägarstrukturen och den upplevda personal - och tidsbrist som tydligt framgår i alla de fyra undersökta länen. Resultatet visar även att naturreservatsformen är det vanligaste områdesskyddet för Natura 2000-områden med skogshabitat i de fyra studerade länen

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GALDINI, Angelo. "Rete Natura 2000 e pianificazione territoriale nella Pubblica Amministrazione." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2014. http://hdl.handle.net/10446/30746.

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Анотація:
The essay aims mostly at analyzing the regulation of the Natura 2000 network (the “Habitats directive”), in the wider context of the other tools established to protect the Biodiversity. This is the purpose of the Natura 2000 ecological network established by the “Habitats directive”, which was adopted in 1992 (the network, which also embraces areas established under the ‘Birds’ directive). In particular, the article 6 of the Directive 92/43/EEC plays a crucial role in the management of the sites that make up the Natura 2000 network. With the spirit of integration in mind, it indicates the various tasks involved so that the nature conservation interests of the sites can be safeguarded. The essay analyzes the trasposition of this Directive in Italy with attention to the environmental appropriate assessment, setting out the circumstances within which plans and projects with negative effects may or may not be allowed. It analyzes also the application of the precautionary principle to the administrative procedure provided to express the environmental appropriate assessment. Thus, the Habitats Directive also governs the compensatory measures. These measures constitute measures specific to a project or plan, additional to the normal practices of implementation of the ‘Nature’ directives. They aim to offset the negative impact of a project and to provide compensation corresponding precisely to the negative effects on the species or habitat concerned. The compensatory measures constitute the ‘last resort’. They are used only when the other safeguards provided for by the directive are ineffectual and the decision has been taken to consider, nevertheless, a project/plan having a negative effect on the Natura 2000 site. The main purpose of the essay is to understand the extension of the Natura 2000 network and if it is possible to use contractual arrangements in order to limit the current “size” of the environmental appropriate assessment.
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Oliveira, Amália Maria Marques Espiridião de. "Os carabídeos (Coleoptera, Carabidae) da Serra de Monchique (Sítio Rede Natura 2000): biodiversidade e ecologia." Doctoral thesis, Universidade de Évora, 2016. http://hdl.handle.net/10174/24843.

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Анотація:
Os Carabídeos são uma das famílias mais numerosas na península Ibérica e a nível mundial. Apesar de muitas espécies serem generalistas, a maioria tem habitats preferenciais aos quais se associam de uma maneira intrínseca, por isso são muitas vezes utilizados como indicadores de perturbações ambientais e de uso do solo. O presente trabalho pretende conhecer a comunidade de Carabídeos (Insecta, Coleoptera, Carabidae) do Sitio Rede Natura 2000 da Serra de Monchique. Pela sua localização, clima e geomorfologia características, o Sítio Rede Natura 2000 da Serra de Monchique favorece a ocorrência de uma vegetação e fauna muito particulares. Inserido no “Green Belt Programme in Southern Portugal” (Relatório do Green Belt Project, 2002) o Sítio Rede Natura 2000 da Serra de Monchique apresenta características de local hotspot de biodiversidade tais como a existência de endemismos, raridade e isolamento. O principal objetivo foi inventariar as espécies existentes e cartografar a sua distribuição pela área de estudo, assim como conhecer a ecologia e sazonalidade dos indivíduos adultos. Conhecer a composição, a estrutura da comunidade de Carabídeos e perceber a sua interação com as diferentes unidades de paisagem, assim como perceber a influência da altitude na sua distribuição foi outro dos objetivos. Verificou-se a influência dos métodos de amostragem na captura de diferentes tipos de desenvolvimento alar. Foi identificado um novo táxon - Microlestes aljezurensis Ortuño & Oliveira, 2012 e registaram-se duas espécies pela primeira vez para o território de Portugal continental - Bembidion (Trepanes) bedelianum Netolizky, 1918 e Sinechostictus (Sinechostictus) dahlii dahlii (Dejean 1831). Conheceu-se a distribuição e ecologia de espécies e subespécies endémicas, nomeadamente Nebria (Tyrrhenia) vanvolxemi Putzeys, 1874, Trechus schaufussi algarvensis Jeanne 1985 e Pterostichus (Oreophilus) paulinoi vanvolxemi Putzeys, 1874; ABSTRACT: The carabids are one of the largest families in the Iberian Peninsula and worldwide. Although many species are generalists, most have habitats preferences with which are closely associated and thereby are often used as indicators of environmental disturbance and land use management. This work aims to know the Carabidae community (Insecta, Coleoptera) of the Natura 2000 Site Serra de Monchique. The Natura 2000 Site Serra de Monchique by its location, the climate and the characteristic geomorphology favor the occurrence of very particular vegetation and fauna. Inserted in the "Green Belt Programme in Southern Portugal" (the Green Belt Project Report, 2002) the Natura 2000 Site Serra de Monchique has biodiversity hotspot site features such as the existence of Endemicity, Rarity and insulation. The main goal was to inventory the species in the study area and map the distribution, as well as knowing ecology and seasonality of adults. Another goals were knowing the composition, the structure of carabid community and understand their interaction with the different landscape units, as well as realize the influence of altitude on distribution. It has been verified the influence of the sampling methods in capturing different types of wing development. A new taxon was identified - Microlestes aljezurensis Ortuño & Oliveira, 2012 and there were two species recorded first time to Portugal - Bembidion (Trepanes) bedelianum Netolizky, 1918 and Sinechostictus (Sinechostictus) dahlii dahlii (Dejean 1831). The distribution and ecology of endemic species and subspecies, like Nebria (Tyrrhenia) vanvolxemi Putzeys, 1874, Trechus schaufussi algarvensis Jeanne 1985 and Pterostichus (Oreophilus) paulinoi vanvolxemi Putzeys, 1874, was known.
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Heyer, Kai-Uwe, Karsten Hupe, and Rainer Stegmann. "Aerobe in situ Stabilisierung von Altdeponien." Universität Potsdam, 2000. http://opus.kobv.de/ubp/volltexte/2005/339/.

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Blanc, Frédéric. "L'oiseau, la friche et le feu : distribution et dynamique des passereaux nicheurs du site Natura 2000 Madres-Coronat (Pyrénées-Orientales)." Toulouse 2, 2008. http://www.theses.fr/2008TOU20028.

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Анотація:
Etudier les effets des changements globaux sur la dynamique de l’avifaune nécessite de questionner les rapports société/environnement et de complexes systèmes d’interférences. L’histoire multiséculaire des pratiques pastorales sur le site Natura 2000 du Madres-Coronat (Pyrénées-Orientales) a permis l'installation et le maintien d'une biodiversité exceptionnelle jusqu'à une époque récente. On sait aujourd'hui que les milieux ouverts à caractère pastoral des montagnes méditerranéennes abritent des espèces à l'avenir incertain et reconnues d'intérêt prioritaire sur le plan du maintien de la biodiversité. Malheureusement, ces paysages dits « culturels » sont menacés par une dynamique rapide et brutale d'enfrichement consécutive, depuis le début du 20ème siècle, à de rapides processus de déprise des territoires et de reconversion des modes d'élevage. Dès lors, la disparition des milieux ouverts entraîne une régression de ces espèces si particulières, inféodées à ces biotopes et remplacées par une avifaune forestière plus commune et plus largement représentée à l'échelle européenne. Comment expliquer l'organisation et la dynamique contemporaine des passereaux nicheurs de moyenne montagne méditerranéenne au regard de l'histoire des paysages et des pratiques pastorales du massif du Madres-Coronat ? Quelles actions envisager en matière de gestion et de conversation des habitats préférentiels de ces espèces ? Nous avons tenté de répondre à ces deux questions par une approche interdisciplinaire, la mieux à même d'appréhender toute la complexité des interactions en jeu. En conséquence nous avons organisé notre étude autour de quatre axes thématiques, non sans nous efforcer, tout au long de ce travail, d'en souligner les étroites interdépendances à savoir (1) une approche d'inventaire des populations des passereaux nicheurs ; (2) une approche biogéographique de la dynamique des milieux (étude diachronique de la végétation) pour comprendre la mise en place des paysages et l'effet du feu sur le biotope ; (3) une approche spatiale et historique des brûlages dirigés ; (4) une approche de synthèse autour de deux objectifs : comprendre les interactions du système pratiques/embroussaillement/avifaune et une exploitation des résultats dans une perspective d'aide à la décision en matière de gestion environnementale notamment par une réflexion sur le brûlage dirigé et le redéploiement pastoral mais aussi par la hiérarchisation des actions à envisager
Studying effects of global change on birds biodiversity and dynamic refers to go thoroughly into identifying and understanding complex “society / environment” relationships. History of pastoral practices over centuries on the Natura 2000 study site of Madres-Coronat (Eastern Pyrenees) induced an exceptional birds biodiversity until recently. Pastoral open lands of Mediterranean mountains are home to many bird(s) specie(s) of high interest. In consideration of their uncertain future, this species have priority in biodiversity preservation. Unfortunately, these so-called "cultural" landscapes are threatened by a rapid and generalized land cover change from open natural grassland to fallow lands involved by land abandonment and changes of farming practices since the beginning of the 20th century. Therefore, the disappearance of open lands leads to a dramatic regression of such habitats dependent species which are replaced by more common forest species widely represented at the European level. How to explain distribution and evolution of contemporary breeding passerines in Mediterranean mountains in the light of the history of landscapes and pastoral practices in Madres-Coronat mounts ? What kind of actions to implement in order to manage and preserve these preferential habitats ? We adopt an interdisciplinary approach to answer these two questions for better grasping the complexity of interactions involved. Consequently we organized our study in four main parts for which we underlined throughout this work their close interdependencies: (1) an inventory of breeding passerines populations; (2) a biogeographic approach of land use and cover changes to understand the establishment of landscapes and impact of fire on habitats ; (3) a spatial and historical approach on prescribed burning ; (4) a synthesis aiming on two objectives: to understand interactions of the system between human practices / fallow land evolution / bird biodiversity and to help environmental management decision support throughout reflecting on farming and land management practices but also by ranking actions to consider
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Mariappan, L. "In-Situ Synthesis Of A12O3_ZrO2_SiCw Ceramic Matrix Composites By Carbothermal Reduction Of Natural Silicates." Thesis, Indian Institute of Science, 2000. http://hdl.handle.net/2005/215.

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Анотація:
This thesis outlines the work done on in-situ synthesis of Al2O3-ZrO2-SiCw ceramic composites and their property evaluation. The introductory chapter deals with the literature survey on ceramic matrix composites, properties desirable for structural applications and toughening mechanisms associated with these composites. The role of whisker toughening in ceramic matrix composites, the growth mechanisms involved in whisker growth and the conditions that favour or hamper the whisker growth are also discussed. The advantages and disadvantages of in-situ synthesis of composites as compared to physical mixing are also dealt with. The objective and scope of the work undertaken are outlined at the end. The second chapter describes the experimental techniques associated with carbothermal synthesis and characterisation of reaction products as well as properties of hot pressed bulk composites. The equipments used for this work are described here. The third chapter focuses on the results obtained by the carbothermal reduction of mixtures of kaolin, sillimanite and zircon taken in various proportions. The formation of the product phases with respect to variations in temperature, variations in composition and effect of catalyst is analysed with the help of XRD while their morphology is analysed using SEM. The conditions favouring the formation of tetragonal zirconia without the addition of stabilizers is also enumerated here. The fourth chapter deals with the compaction of these composite powders and the evaluation of some physical, thermal and mechanical properties. Density and porosity, coefficient of thermal expansion, modulus of rupture and fracture toughness of the composite specimens are evaluated and compared with binary and ternary composites made by other methods. Finally the thesis concludes by summarizing the work done and briefly projecting the areas for future work.
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Abrahams, Richard Warren. "Sky Above, Earth Below: Design of the Sun School for Environmental Studies." Thesis, Virginia Tech, 2001. http://hdl.handle.net/10919/33096.

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With the increasing destruction of our natural environment, and with the realization that we ultimately depend upon this environment, my thesis explores the role of Architecture in designing the built environment to be harmonious with the natural one. How can Architecture be a teaching tool for the natural and built environments? Through the design of The Sun School for Environmental studies involving the integration of a building’s site, photovoltaic technology, daylighting, and natural ventilation, how can Architecture encourage a building to teach about itself? How can a building respond to its occupants, and to sun, wind, daylight and temperature? How can Architecture encourage the occupants to interact with the building, learn about it, respond to it, and consequently to increase their awareness of it?
Master of Architecture
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Duhalde, Michel. "Analyse des instruments des politiques de la biodiversité : le cas de Natura 2000 en milieu littoral et marin." Thesis, Brest, 2016. http://www.theses.fr/2016BRES0008/document.

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Анотація:
Avec pour cas d’étude les sites Natura 2000 du littoral français, cette thèse cherche à améliorer la compréhension des pratiques en matière de mesures locales de conservation de la biodiversité, analysées au travers du concept d’instruments d’action publique : quels sont les instruments choisis, à la fois dans la phase de planification et de mise en oeuvre ? Quels sont les facteurs influençant ces choix ? Une première analyse, quantitative, permet de décrire les mesures prévues dans 113 documents de gestion (Docob) de sites Natura 2000 littoraux. Une méthode de sélection et de moyenne de modèles logistiques binomiaux permet d’identifier les facteurs de contexte orientant les choix des instruments d’action. Une seconde analyse, qualitative, recentrée sur les sites Natura 2000 du littoral breton, permet d’appréhender les modalités de mise en oeuvre des différents instruments disponibles dans la gestion des sites. Nos résultats tendent à montrer que le choix des instruments d’action sur chaque site fait partie des ajustements permettant l’intégration de la politique au sein d’un contexte institutionnel local, formel et informel. En particulier, l’instrument réglementaire semble garder une place non négligeable dans la mise en oeuvre de cette politique, mais cette place est sensible au contexte local, notamment politique. Les instruments propres à certains grands types de milieux sont mis en avant. Nos résultats viennent questionner le caractère autonome de la politique Natura 2000 en mer. Ils permettent également d’éclairer les forces et les faiblesses des différents instruments d’actions dans la phase de mise en oeuvre, notamment au regard des coûts de transaction qu’ils génèrent. Face aux difficultés identifiées, l’importance de la complémentarité opérationnelle des instruments d’essences volontaire et obligatoire, de l’implication des collectivités territoriales et de la mobilisation des animateurs Natura 2000 présents sur chaque site, est soulignée
Taking the Natura 2000 sites on the French coastal area as a case study, this work aims at strengthening the understanding of the practices in terms of local biodiversity conservation measures, analysed through the concept of public policy instruments : what are the instruments that are chosen, during both the planning and implementation phases? What are the factors influencing these choices? Our work combines two approaches. First, a quantitative analysis allows us to describe the measures that are provided in 113 management documents (Docobs) of coastal Natura 2000 sites. Through a method to select and average binomial logistic models, we identify contextual factors that influence the choice of instruments of action. Second, a qualitative analysis focuses on the coastal Natura 2000 sites in Brittany and paves the way to a better understanding of the implementation of the different instruments available for the management of the sites. Our results tend to show that the choices of instruments of action on each site are parts of the adjustments allowing the integration of the policy into a formal and informal institutional local context. In particular, the regulatory instrument seems to play a significant role in the implementation of this policy, but this role is sensitive to the local context of the site, especially the political context. We emphasize the association of some instruments to different types of ecosystems. Our results lead to question the autonomous nature of the Natura 2000 policy for the marine area. Our results also highlight the strengths and weaknesses of the different instruments of action in the implementation phase, especially with regards to the associated transaction costs. In the face of the constraints that we identify, we stress the importance of the operational complementarity of voluntary and regulatory instruments, of the commitment of local authorities and of the leading role of the Natura 2000 site managers
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Müller, Anja. "Géodiversité et diversité paysagère : évaluation de concepts spaciaux pour l'étude de la diversité des milieux et paysages : application au site Natura 2000 Madres-Coronat (Pyrénées-Orientales, France)." Phd thesis, Université Toulouse le Mirail - Toulouse II, 2011. http://tel.archives-ouvertes.fr/tel-00632247.

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La géodiversité en tant qu'interprétation géographique de la diversité spatiale de la surface terrestre, peut être définie comme la diversité morphologique des milieux dits naturels, voire comme une diversité des paysages si l'on considère ces derniers comme un ensemble d'objets matériels. Afin de combler des lacunes théoriques et l'absence d'un regard multilinguistique et pluriculturel sur la géodiversité, ce travail s'insérant dans la recherche fondamentale géographique, met en lumière et différencie les notions de géodiversité et de diversité paysagère en langue française, allemande et anglaise, tout en explorant de façon empirique une question primordiale : comment mesurer la géodiversité, interprétée comme une diversité mésologique et paysagique tenant compte des structures verticales et horizontales de la diversité spatiale ? La géodiversité dite globale ne doit pas être confondue avec une géodiversité interprétée de façon géologique: elle prend en effet en compte les éléments biotiques autant que les éléments abiotiques et intègre l'anthropisation des milieux, sans séparer le minéral et le vivant, le naturel et l'artificiel. Dans une approche systémique, on peut considérer que les structures spatiales des milieux, leur morphologie, reflètent leur fonctionnement et leur dynamique et elles permettent de différencier ces milieux pour caractériser leur géodiversité. Saisie simultanément par une approche intégrée des milieux et par des relevés pédologiques et floristiques davantage disciplinaires, les composantes et enceintes des milieux relèvent de plusieurs niveaux organisationnels de la diversité. Le volet empirique de ce travail de recherche explore, par une démarche multiscalaire, la géodiversité du Massif du Madres -Coronat situé dans la partie orientale, franco-catalane, des Pyrénées. Sur le site d'intérêt communautaire" Massif de Madres-Coronat " la diversité des milieux se trouve accentuée par une variété des roches, des formes du relief, par un étagement bioclimatique et une utilisation des sols différenciée. Les relevés de terrain permettent d'étudier la diversité mésologique (ou diversité des milieux) et de mettre en évidence les relations entre géodiversité et phytodiversité. La cartographie des unités paysagiques élémentaires, les géons, mis en évidence par photo-interprétation, illustre la mosaïque des milieux et la diversité des structures spatiales latérales qu'on peut qualifier de diversité paysagique. Les indices de diversité et l'analyse exploratoire des données multivariées appliqués aux données mésologiques et paysagiques contribuent à la caractérisation de la géodiversité du massif. Ils mettent en évidence une diversité mésologique relativement importante dans les milieux forestiers et complexes et une diversité paysagique plus importante dans les secteurs élevés du massif, modelés par les glaciations quaternaires, ainsi qu'à proximité des talwegs. Les résultats de cette analyse descriptive et exploratoire constituent le fondement d'une discussion sur les propriétés et l'utilité potentielle de la géodiversité dans le cadre de la gestion des paysages et des espaces naturels.
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Bai, Mei-Ling. "Tree cavity abundance and nest site selection of cavity nesting birds in a natural boreal forest of West Khentey, Mongolia." Doctoral thesis, [S.l.] : [s.n.], 2005. http://webdoc.sub.gwdg.de/diss/2005/bai/bai.pdf.

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Paul, Alexander. "Manganese as a site factor for epiphytic lichens." Doctoral thesis, [S.l.] : [s.n.], 2005. http://webdoc.sub.gwdg.de/diss/2005/paul.

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Goodenough, Anne Elizabeth. "Factors influencing nest-site choice and reproductive success in Cyanistes caeruleus (blue tit), Parus major (great tit) and Ficedula hypoleuca (pied flycatcher) : a study based at Nagshead RSPB Nature Reserve, Gloucestershire, U.K." Thesis, University of Gloucestershire, 2007. http://eprints.glos.ac.uk/2007/.

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Анотація:
This research examines factors influencing avian reproductive biology in three co-occurring woodland passerines, Cyanistes caeruleus (blue tit), Parus major (great tit), and Ficedula hypoleuca (pied flycatcher), breeding in nestboxes at Nagshead Nature Reserve (Gloucestershire, U. K. ). The study uses breeding data on the study species collected by the Royal Society for the Protection of Birds (RSPB) between 1990 and 2004, together with site-based ringing records for F. hypoleuca and primary data from field and laboratory work undertaken during 2005 and 2006. Breeding productivity of C. caeruleus and P. major declined over the study period, despite breeding populations that were increasing (C. caeruleus) and stable (P. major). The breeding population of F. hypoleuca declined by 73% (much more severely than nationally). Decline was apparently driven by decreasing productivity and changes in the North Atlantic Oscillation cycle. Phenological changes in lay date were apparent for C. caeruleus (mean lay date advanced by five days in 15 years) and P. major (increased within-season variability in clutch initiation). No change was apparent for F. hypoleuca, possibly due to migration constraining phenological adjustment. The relationship between lay date and clutch size was found to be annually variable, rather than a constant as hitherto assumed. The strength of this relationship correlated with breeding density (C. caeruleus and P. major), the "earliness" of the breeding season (P. major), and mean May temperature (F. hypoleuca). The potential influence of nestbox orientation on nest-site selection and reproductive success was investigated. Orientation correlated with nestling survival for F. hypoleuca and offspring quality for P. major (both lowest in boxes oriented south-southwest). In the case of P. major, boxes facing south-southwest were avoided by adult birds, suggesting adaptive nest-site selection. Microbial load (specifically the abundance of the fungus Epicoccump urpurascens)was related to both orientation and P. major offspring quality, providing a possible explanation for observed patterns of nest-site selection behaviour. Ectoparasite load was not linked to nestbox orientation or P. major offspring quality. These findings provide insights into aspects of population biology (relationship between phenology and productivity), evolutionary ecology (adaptive nest-site choice to maximise offspring fitness) and the interactions between species and their abiotic and biotic environments (influence of orientation and microbial load on breeding success). Relevance of these results to conservation and in situ species management is discussed. Recommendations for optimal siting of nestboxes are given.
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Backhaus, Till. "Betrachtungen zur Getreideproduktion in Mecklenburg - Vorpommern zwischen 1900 und 2000." Doctoral thesis, [S.l.] : [s.n.], 2001. http://deposit.ddb.de/cgi-bin/dokserv?idn=963575163.

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Wehby, Janet Been. "A Place of Worship: An Architecture Celebrating the Interconnectedness of God, Nature, and Man." Thesis, Virginia Tech, 2004. http://hdl.handle.net/10919/33906.

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Анотація:
This thesis, A Place of Worship, began with particular ideas for the architectural programme. A site was sought in which green design could be implemented for passive solar and water usage. It became apparent that a more important understanding was to be gained: How does an architect touch a site that already has amazing beauty and spiritual voice? Through this work, the answers to this question were lived-out.
Master of Architecture
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Heinken, Thilo. "Die natürlichen Kiefernstandorte Deutschlands und ihre Gefährdung." Universität Potsdam, 2008. http://opus.kobv.de/ubp/volltexte/2010/4650/.

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Анотація:
Natürliche Standorte der Waldkiefer gibt es in Deutschland nur kleinflächig. Während Kiefernforste anstelle natürlicher Laubwälder heute oft landschaftsprägend sind, bildet die konkurrenzschwache und lichtbedürftige Kiefer ausschließlich auf extrem trockenen oder nassen, nährstoffarmen Standorten naturnahe Schlusswaldgesellschaften. Regionale Schwerpunkte liegen in subkontinentalen Regionen wie dem nordostdeutschen Tiefland und Bayern, ein „natürliches Kiefernareal" lässt sich aber kaum abgrenzen. An der Trockengrenze des Waldes finden sich auf Kalk- und Dolomitgesteinen artenreiche Karbonat-Trockenkiefernwälder mit Elementen der alpinen Rasen und Kalkmagerrasen in der Bodenvegetation. Diese Wälder besiedeln steile, südexponierte Felsen und morphodynamisch aktive Bereiche wie Rutschhänge und FlussSchotterböden im Umkreis der Alpen, kommen aber auch in den Mittelgebirgen vor. Ihr Gegenstück auf sauren Standorten sind die Sand- und Silikat-Kiefernwälder der Quarzsande und Sandstein-Verwitterungsböden, deren Bodenvegetation durch Zwergsträucher, Moose und Strauchflechten geprägt ist. Hier siedelt die Kiefer in den Tieflagen besonders auf Binnendünen und Sandern, aber auch auf Küstendünen der Ostsee, in den Mittelgebirgen z. B. auf den Sandsteinriffen der Sächsischen Schweiz. Der dritte Wuchsbereich natürlicher Kiefernwälder sind saure, nährstoffarme Moore, die ganz überwiegend von Regenwasser gespeist werden. Auch die Kiefern-Moorwälder sind in Nordostdeutschland und Bayern am häufigsten. Von diesen Standorten ausgehend, wo ihr Platz kaum von anderen Baumarten streitig gemacht wird, tritt die Waldkiefer immer wieder als Pionier auf weniger extremen Standorten auf. In der Naturlandschaft kam dies etwa nach Waldbränden oder Stürmen vor, doch der Mensch förderte die Kiefer durch Auflichtung der Wälder, Waldweide und Streunutzung stark. Auch die damit verbundene Nährstoffverarmung macht eine exakte Abgrenzung natürlicher Kiefernstandorte unmöglich. Die schlechtwüchsigen und forstwirtschaftlich nicht interessanten, ästhetisch aber sehr ansprechenden natürlichen Kiefernbestände sind heute vor allem durch Stickstoff-Immissionen gefährdet. Trotz ihrer oft kargen Erscheinung besitzen sie einen hohen Wert für die Biodiversität und den Artenschutz. Neben bodenbewohnenden Flechten und regionalen Relikt-Endemiten ist vor allem die in den letzten Jahrzehnten zunehmend gefährdete Vielfalt an Mykorrhiza-Pilzen hervorzuheben, die der Kiefer das Leben auf extrem nährstoffarmen Standorten überhaupt ermöglichen. Abschließend werden mögliche Schutz- bzw. Regenerationsmaßnahmen wie das Abplaggen flechtenreicher Kiefernstandorte vorgestellt.
Only small areas of natural Scots pine (Pinus sylvestris) habitat occur in Germany. Today pine plantations instead of natural deciduous forests often dominate the landscape. Yet, due to the competitive weakness and light demands of Scots pine, near-natural Scots pine climax communities are only found on extremely dry or wet, nutrient-poor sites, primarily in subcontinental regions of the north-eastern German lowlands and Bavaria. However, the "natural distribution range" of Scots pine is difficult to define. Species-rich, dry Scots pine forests, with alpine and calcareous grassland species in the ground vegetation, are found at the aridity limit of forests on sites with carbonate rich soils developed from limestone and dolomite parent material. These forests occur on steep south-facing slopes, on morphodynamically active areas such as landslides and coarse river gravel beds in and near the Alps, and also in the low mountain ranges. Scots pine forests are also found on acidic sites, on quartz sands and soils overlying weathered silicate rocks with an understorey dominated by dwarf shrubs, bryophytes and fruticose lichens. These forests are present in the lowlands, particularly on inland dunes and glacifluvial deposits, but also on coastal dunes around the Baltic Sea and in the low mountain ranges, for example on the sandstone cliffs in the Elbe Sandstone Mountains. Acidic, oligo-trophic bogs, mainly supplied by rainwater, comprise the third natural Scots pine forest habitat. These Scots pine bog forests occur most frequently in north-eastern Germany and in Bavaria. Coming from these habitats, where virtually no other tree species grows, Scots pine is found again and again as a pioneer on less extreme sites. In the natural landscape, it occurs mainly after forest fires and storms. Yet humans promote Scots pine by thinning forests, creating woodland pasture and removing litter. The nutrient depletion associated with these practices makes an exact delimitation of natural Scots pine habitats unfeasible. Natural pine forest stands, which, although attractive and appealing, grow poorly and are of little interest for forestry, are endangered mainly by anthropo-genic nitrogen depositions. Despite their meagre appearance, these forests are important for biodiversity and species conservation. In addition to terricolous lichens and regional relic endemic plant species, the diversity of mycorrhiza fungi, which enable Scots pine to exist on these nutrient-poor sites, increasingly is becoming endangered. Finally, possible conservation and regeneration practices, such as manually cutting sods in lichen-rich Scots pine forests, are presented.
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Breton, Laurence. "BITUME, SILLONS, MATIÈRE : LE QUESTIONNEMENT DES ÉCARTS." Thesis, Université Laval, 2010. http://www.theses.ulaval.ca/2010/27922/27922.pdf.

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Nakamura, Motoko. "L'art de Marta Pan et le Japon : invitation aux vingt-quatre lieux de l'oeuvre." Paris 1, 2011. http://www.theses.fr/2011PA010629.

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Le Japon est un lieu de prédilection pour Marta Pan (née à Budapest en 1923 et ayant vécu à Saint-Remy-lès-Chevreuse de 1954 a 2008). C' est le pays où elle a produit le plus, surtout depuis 1984, et où elle a été récompensée par un praemium imperiale en 2001. La présente étude tente de dévoiler le secret des intérêts réciproques entre cette artiste et le Japon. L'examen formel et chronologique de chacune de ses oeuvres in situ au Japon révèle sa pertinence et son accord avec le site naturel ou architectural en tant qu'art de paysage, domaine interdisciplinaire. La forme abstraite, elliptique et symbolique de Marta Pan présente la spatialité moderne mais aussi traditionnelle, du point de vue des méthodes employées dans divers jardins japonais, tel le jardin sec du temple Ryôanji. L'affinité de son art avec les manifestations artistique, culturelle et spirituelle du Japon permet de remonter jusqu'à la source de cette artiste : les photographies végétales de Karl Blossfeldt et l'inspiration de celui-ci, c'est-à-dire la pensée de la nature chez Goethe. Et cette affinité semble indiquer vers quoi le phénomène de non-lieux de notre espace post-industriel pourrait trouver son issue.
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Biguino, Beatriz Isabel Estrada. "Variability of physicochemical and biological parameters in the Sado estuary: integration of in situ observations and satellite data." Master's thesis, 2020. http://hdl.handle.net/10451/45253.

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Анотація:
Tese de mestrado em Ciências do Mar, Universidade de Lisboa, Faculdade de Ciências, 2020
Os sistemas estuarinos desde sempre captaram a atenção do ser humano. Os estuários estão entre os ecossistemas mais produtivos do mundo, têm uma elevada biodiversidade, que é característica destes sistemas, e oferecem zonas mais protegidas, com enorme importância para funções de proteção, alimentação e berçário para várias espécies. São, portanto, áreas influenciadas pela atividade do Homem, que se habituou a explorar estes sistemas nas vertentes económicas e sociais, por exemplo, através da construção de portos, da atividade piscatória ou do turismo marítimo. Como consequência desta exploração, existe impacto da atividade antropogénica na dinâmica dos estuários, que deve ser devidamente avaliada. No entanto, a análise deste tipo de ambientes apresenta inúmeros desafios. Além do forçamento antropogénico, os estuários têm fortes interações com a atmosfera, condição que confere uma variação sazonal aos parâmetros físico-químicos da água. Adicionalmente, a mistura diária de água doce, vinda do rio, com água salgada, que entra pela foz, promove uma variação constante desses parâmetros e influencia a componente biológica da região. Estes fatores, bem como a recorrente interação com a costa, conferem uma condição natural complexa aos estuários. O presente estudo aborda este dinamismo e a variabilidade dos parâmetros físico-químicos no estuário do Sado, o segundo maior estuário de Portugal e um dos maiores da Europa. Devido à sua rica biodiversidade, produtividade e valor estético, o estuário do Sado foi definido como reserva natural em 1980, a fim de promover a sua preservação, evitando possíveis impactos antropogénicos nos seus processos e características naturais. Os primeiros estudos oceanográficos realizados no estuário do Sado decorreram nos anos 70. No entanto, após 40 anos, ainda é um desafio conseguir compreender na íntegra a dinâmica deste estuário e é crucial estudá-lo utilizando uma abordagem que integre observações in situ (com um regime de amostragem frequente, feito em profundidade e que acompanhe o ciclo de maré) com dados de satélite, para permitir uma análise temporal e espacial mais completa. Seguindo esse objetivo, foram realizadas campanhas in situ entre setembro de 2018 e setembro de 2019 no estuário do Sado, para recolher dados físico-químicos (temperatura, salinidade, fluorescência, turbidez, intensidade e direção das correntes) e biológicos (concentração de clorofila a). Essas campanhas foram realizadas com uma periodicidade mensal utilizando um CTD (Condutividade, Temperatura, Profundidade), um correntómetro e uma sonda multiparamétrica, e recolheram-se amostras de água para posterior quantificação de concentrações de clorofila a e matéria em suspensão (SPM). Adicionalmente, em novembro de 2018 e junho de 2019, a recolha de dados foi feita ao longo do ciclo de maré, em condições de marés vivas e de marés mortas. Os resultados indicaram que a região da embocadura do estuário é espacialmente homogénea, verificando-se, ocasionalmente, uma ligeira estratificação da coluna de água. A variabilidade dos parâmetros físico-químicos observada aparentou ser consequência de forçamentos antropogénicos e da variabilidade sazonal ou pontual das condições meteorológicas. Na região do estuário analisada, foi possível observar valores de salinidade tipicamente oceânicos, podendo concluir-se que o rio teve pouca influência na região mais exterior do estuário. Após comparados os resultados obtidos com os de estudos anteriores, pareceu ter existido uma diminuição da influência do rio na embocadura do estuário nos últimos anos, uma vez que se obtiveram valores de salinidade mais elevados ao longo do ano em análise, e uma maior amplitude térmica da água. A circulação no estuário aparentou ser feita através dos dois canais de navegação, sendo o canal sul, a via mais relevante de entrada e saída de água. Observou-se que a maré teve um papel determinante na direção da circulação no estuário. Ademais, a direção da corrente foi uniforme ao longo da coluna de água, contrariando estudos anteriores Com vista a melhorar o conhecimento sobre a dinâmica deste sistema estuarino, avaliou-se também a variabilidade intra-anual e interanual da temperatura da superfície do mar (TSM) e da concentração de clorofila a através de deteção remota por satélite. O primeiro desafio, foi o de perceber quais os sensores mais apropriados para um estudo em sistema estuarino, que apresentassem dados fiáveis e com elevada qualidade espacial e temporal. Estudou-se a viabilidade em utilizar a base de dados de TSM do Group for High Resolution Sea Surface Temperature (GHRSST) através da versão 4.1 da análise Multiscale Ultrahigh Resolution (MUR) disponibilizada pelo grupo. Estes dados foram validados com sucesso, por terem apresentado uma boa concordância com os valores de temperatura recolhidos in situ, principalmente na região do estuário mais próxima do oceano. No entanto, revelaram ter uma baixa resolução espacial. Ainda assim, foi percetível a sensibilidade deste produto em detetar variações sazonais ao longo do estuário. Foi feita uma análise deste parâmetro de junho de 2002 a setembro de 2019 e viu-se que anos de TSM mais baixas, parecem estar associados a anos de índice NAO positivo. Para analisar a concentração de clorofila a no estuário, utilizaram-se os produtos do Sentinel3 OLCI (Ocean and Land Colour Instrument) para serem validados com os dados in situ, e os produtos MERIS, para se alcançar uma maior cobertura temporal e fazer-se uma análise histórica da variação de clorofila a no estuário de 2002 a 2012. A análise da clorofila estimada a partir do Sentinel-3 deu uma indicação de que esses dados eram mais apropriados para a área de estudo, devido à resolução espacial do sensor e à boa aplicação a águas costeiras. Foi possível observar concentrações mais elevadas de clorofila a nos canais mais interiores do estuário. Adicionalmente, as concentrações máximas de clorofila a foram encontradas durante a primavera em todo o estuário. No entanto, a correlação entre os valores de satélite e os obtidos in situ não foi a ideal (R 2 = 0,33). Uma das fontes de erro associada aos dados do Sentinel-3 poderá ser a presença de matéria em suspensão que parece ter interferido na quantificação de clorofila a, principalmente durante a campanha de 8 de novembro de 2018. Dos resultados obtidos no presente estudo, foi também detetada uma tendência para um decréscimo da concentração de clorofila a na região, de 2002 a 2012. De 2002 a 2019, também a TSM tendeu a diminuir no estuário. No entanto, seria importante complementar o presente estudo com uma análise estatística que detetasse a significância das tendências observadas. Dada a complexidade dos ambientes costeiros, os algoritmos disponíveis (quer de correção atmosférica, quer de determinação de variáveis biogeoquímicas) ainda não são totalmente eficientes e outros componentes oticamente ativos (e.g., partículas em suspensão ou matéria orgânica dissolvida) podem interferir nas estimativas da concentração de clorofila a. No entanto, quando foram analisadas as bases de dados MERIS e Sentinel-3, utilizaram-se os algoritmos desenvolvidos para águas costeiras e foi possível observar que, com o tempo, houve um aumento da qualidade dos produtos de satélite disponíveis. Como tal, é importante que se continuem a desenvolver novos algoritmos direcionados para ambientes costeiros, utilizando como base os resultados obtidos pelos exercícios de validação de produtos de satélite já realizados por vários autores em diferentes áreas do planeta. O presente estudo permitiu uma caracterização da dinâmica do estuário do Sado na atualidade a partir das campanhas in situ e pareceu indicar que poderão ter existido algumas alterações na sua natural dinâmica nos últimos anos. No entanto, seria importante prolongar a análise in situ seguindo uma abordagem frequente acompanhando ciclos de maré completos. Posteriormente, mantendo-se a tendência dos resultados obtidos, seria importante perceber o que esteve na origem destas alterações e quais as consequências que estas poderão ter no futuro do ecossistema.
Estuarine systems have always captured the attention of Man. Estuaries are among the most productive ecosystems in the world. They have a high biodiversity, that is characteristic of these systems, and offer sheltered areas, with enormous importance for protection, feeding and nursery functions for several species. Therefore, they are areas influenced by the activity of Man, that explores these systems economically and socially, through, for example, the construction of ports, fishing or maritime tourism. As a result of this exploration, an impact of the anthropogenic activity on the dynamics of the estuaries is verified, which must be properly assessed. However, the analysis of these types of environments presents numerous challenges. In addition to anthropogenic forcing, estuaries have strong interactions with the atmosphere, a condition that gives a seasonal variation to the physicochemical parameters of the water. Additionally, the daily mixture of fresh water, coming from the river, with salt-water, which enters through the estuary, promotes a constant variation of these parameters and influences the biological component of the region. These factors, as well as the continuous interaction with the coast, give estuaries a complex natural condition. The present study addresses this dynamism and the variability of the physicochemical parameters of the water in the Sado estuary, the second largest estuary in Portugal and one of the largest in Europe. Due to its rich biodiversity, productivity and aesthetic value, Sado estuary was defined as a natural reserve in 1980, in order to promote its preservation, avoiding possible anthropogenic impacts in its natural processes and characteristics. The first oceanographic studies carried out in the Sado estuary took place in the 70s. After 40 years, it is still challenging to understand the dynamics of this estuary and is crucial to integrate in situ observations (with frequent sampling, in depth and throughout the tidal cycle) with satellite data, to enable an extended temporal and spatial analysis. Following that objective, in situ campaigns were conducted between May 2018 and September 2019 in Sado estuary, to collect physicochemical (temperature, salinity, fluorescence, turbidity, intensity and direction of the currents) and biological (chlorophyll a concentration) data. These campaigns were conducted on a monthly basis using a CTD (Conductivity, Temperature, Depth), a current meter sensor and a multiparameter sonde, and water samples were collected for laboratory quantification of chlorophyll a concentrations and suspended particulate matter (SPM). Additionally, in November 2018 and June 2019, the data collection was made along the tidal cycle, in both spring and neap tide conditions. The results indicated that the outermost area of the estuary is spatially homogeneous, with occasional stratification of the water column. The observed variability of the physicochemical parameters appeared to be a consequence of anthropogenic forcing and of seasonal or occasional variations of the weather conditions. In the analyzed region of the estuary, it was possible to observe salinity values typically oceanic, so it is assumed that the river had a low influence in the outermost region of the estuary. When compared with the results of previous studies, it was possible to infer that there was a decrease in the influence of the river in the outermost region of the estuary in the past years, since higher salinity values were obtained throughout the year under analysis, and that is currently observed a greater thermal amplitude of the water. The circulation in the estuary appeared to be made in the two navigation channels, being the South channel the most relevant route for water exchange. It was observed that the tide played a determining role in the direction of the circulation in the estuary. In addition, and contrary to the results of previous studies, the direction of the current was uniform along the water column. In order to improve knowledge about the dynamics of this estuarine system, the intra-annual and interannual variability of the sea surface temperature (SST) and the chlorophyll a concentration through satellite remote sensing was studied. The feasibility of using the SST database of the Group for High Resolution Sea Surface Temperature (GHRSST) was studied through version 4.1 of the Multiscale Ultrahigh Resolution (MUR) analysis made available by the group. These data were successfully validated, as they showed a good agreement with the temperature values collected in situ, mainly in the region of the estuary closest to the ocean. However, they appeared to show a low spatial resolution. Even so, the sensitivity of the product in detecting seasonal variations along the estuary was noticeable. An analysis of this parameter was carried out from June 2002 to September 2019 and it was observed that years of lower SST values seemed to be associated with years of positive NAO index. To analyze the chlorophyll a concentration in the estuary, the products of the Sentinel-3 OLCI (Ocean and Land Color Instrument) were used for validation with the in situ data. MERIS products were also used to achieve a greater temporal coverage and to present a historical analysis of the variation of chlorophyll a in the estuary. The analysis of chlorophyll estimated from Sentinel-3 gave the indication that these data were more appropriate for the study area, due to the spatial resolution of the sensor and its better application to coastal waters. It was possible to observe higher concentrations of chlorophyll a in the innermost channels of the estuary. Additionally, the maximum concentrations of chlorophyll a were observed during spring throughout the estuary. However, the correlation between the satellite values and those obtained in situ was not ideal (R 2 = 0.33). One of the sources of error associated with the Sentinel-3 data may be the presence of suspended matter that appears to have interfered with the quantification of chlorophyll a, especially during the campaign of 8 November 2018. From the results obtained in the present study, it was also observed a trend towards a decrease in the concentration of chlorophyll a in the region, from 2002 to 2012 (MERIS data). From 2002 to 2019, the SST also tended to decrease in the estuary. However, it would be important to complement the present study with a statistical analysis that would detect the significance of the observed trends. Due to the complexity of coastal environments, the algorithms available (whether for atmospheric correction or for determining biogeochemical variables) are not yet fully efficient because other optically active components (e.g. Suspended Particulate Matter or Colored Dissolved Organic Matter) can interfere with the estimations of chlorophyll a concentrations. However, in the present work, when MERIS and Sentinel-3 databases were analyzed, algorithms developed for coastal waters were used and it was possible to observe that, over time, there was an increase in the quality of the available satellite products. It is important to continue to develop new algorithms for coastal environments, using as a basis the results obtained by the validation exercises of satellite products already carried out by various authors in different areas of the planet. The present study allowed to describe the dynamic of the Sado estuary, based on in situ campaigns and it was concluded that some changes in the natural behavior of the estuary may have occurred in the past years. However, it would be important to prolong the in situ analysis following a frequent sampling approach along full tidal cycles. Subsequently, if the trend of the results obtained is maintained, it would be important to understand the origin of these changes and what consequences could they have on the future of the ecosystem.
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Couto, Henrique Nuno Pinto Duarte. "Protecting native fauna: conservation of local amphibian species in European zoos." Master's thesis, 2020. http://hdl.handle.net/10451/48173.

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Анотація:
Tese de mestrado em Biologia da Conservação, Universidade de Lisboa, Faculdade de Ciências, 2020
Os anfíbios são considerados como sendo um dos grupos de vertebrados mais vulneráveis, com mais de 40% das espécies em todo o mundo incluídas em categorias de ameaça na lista vermelha da União Internacional para a Conservação da Natureza (IUCN). Nos últimos anos, a comunidade zoológica tem focado alguns dos seus esforços no sentido de proteger este grupo. Apesar de historicamente as instituições zoológicas – zoos (parques zoológicos e aquários) – servirem como montras de animais exóticos, o aumento de ameaças à biodiversidade tem conduzido a uma alteração do seu papel na sociedade, com os zoos modernos a procurarem desempenhar um papel mais ativo na conservação de espécies. Um exemplo de grande relevância é o aumento de coleções de anfíbios em zoos como resposta à ameaça causada, por exemplo, pela destruição do habitat ou pelas doenças emergentes. Mas, apesar dos benefícios óbvios dos programas de conservação, manter os anfíbios fora de sua área geográfica pode aumentar o risco de exposição a novos agentes patogénicos, prejudicando o seu sucesso. Estes fatores podem assim ser minimizados focando as ações nas espécies nativas. Apesar da ideia prevalente dos zoos como coleções de espécies exóticas, é desconhecida a representatividade das espécies nativas de anfíbios nos zoos europeus, bem como o seu papel nas coleções e as suas funções para ações de conservação in situ. O interesse do visitante é um dos fatores determinantes no processo de planeamento das coleções, mas a consciência da opinião pública sobre a biodiversidade como património nacional é reduzida. Manter fauna local em parques zoológicos pode não só ajudar a promover a conservação de espécies nativas, como também levar a um aumento da conexão dos visitantes com os animais e o seu país, podendo influenciar deste modo positivamente as atitudes e comportamentos. Por outro lado, não se conhece qual a influência do estatuto nativo de uma espécie na sua preferência pela parte do visitante. Neste trabalho abordei estas questões de modo a 1) analisar a representatividade de anfíbios nativos em coleções de zoos europeus e procurar quais os fatores que influenciam essa mesma representatividade; 2) verificar e analisar qual a influência do estatuto nativo de uma espécie no papel que toma na coleção, bem como nas contribuições que têm nos projetos in situ; 3) verificar se o facto de uma espécie ser nativa influencia a preferência do visitante. Foram analisados os dados presentes na base de dados do Species360 ZIMS para 273 espécies diferentes em 182 instituições acreditadas pela Associação Europeia de Zoos e Aquários (EAZA). Cada espécie foi classificada para cada instituição como nativa ou não nativa e ameaçada ou não ameaçada – caso tivesse atribuído um grau de ameaça na lista vermelha regional do país em que se encontrava ou na lista vermelha da IUCN. Com estes dados foram calculados índices de representatividade, permitindo assim conhecer não só a distribuição na europa de instituições com anfíbios e de instituições com anfíbios nativos, como também aferir a proporção de zoos com espécies nativas na coleção em relação ao total de zoos. Foi também analisada a influência na proporção de nativas na coleção da riqueza especifica do país da instituição, do total de espécies nativas ameaçadas no país e da proporção de ameaçadas na coleção. De modo a ser possível verificar quer o papel das espécies na coleção bem como as contribuições in situ de cada zoo, foi criado um questionário direcionado aos curadores e/ou gestores das coleções. O questionário foi dividido em duas categorias principais – ex situ e in situ – e englobou as diferentes ações que levam à manutenção das espécies nas coleções, bem como os vários tipos de contribuições que as instituições realizam em ações in situ. O questionário permitia aos curadores atualizar a lista de espécies fornecida com base na plataforma do ZIMS, bem como fornecer informação sobre as espécies para a qual a instituição contribui in situ. Esta classificação permitiu verificar as proporções de cada papel que as espécies podem assumir nas coleções, bem como em cada contribuição in situ e as respetivas sobreposições. Foi também possível analisar se o estatuto nativo e/ou de ameaça influencia o papel que as espécies têm na coleção, bem como nas contribuições in situ. Para testar a preferência dos visitantes entre espécies nativas e não nativas realizei uma experiência social no Aquário Vasco da Gama entre 14 de Novembro de 2019 e 5 de Janeiro de 2020. Foi apresentado aos visitantes um póster com três espécies de salamandras e a respetiva área de distribuição – tendo apenas uma das espécies uma área de distribuição em Portugal. As espécies escolhidas eram visualmente semelhantes e apresentavam o mesmo estatuto de conservação. Foi questionado a um visitante por grupo qual a espécie que preferiria caso o aquário pudesse ter na sua coleção e/ou pudesse contribuir para um projeto de conservação. Foi também questionada qual a razão para essa escolha. Seguidamente a experiência foi repetida, mas desta segunda vez com três espécies de relas que cumpriam os mesmos requisitos de similaridade. Para o visitante entrevistado eram por fim anotados o grupo etário, sexo, nacionalidade e país de residência, bem como a descrição do grupo composta pelo tamanho do grupo e presença de crianças. Os zoos com espécies de anfíbios nativos na coleção são uma minoria (30.8%); contudo a proporção da coleção ocupada por estas espécies está positivamente relacionada quer com a riqueza de espécies de anfíbios do país, bem como com a proporção de espécies ameaçadas na coleção. Verificou-se também que os zoos com anfíbios nativos na Europa se localizam principalmente no centro e norte do continente – tal como ocorre com a generalidade dos zoos com anfíbios. No entanto existem países que se destacam quando se compara o total de zoos com o total de instituições com espécies nativas por país: os países escandinavos e Portugal ganham relevância, ocorrendo o oposto com o Reino Unido. Identificou-se que a maioria das espécies tem mais que um papel atribuído nas coleções e que essas funções são influenciadas pelo seu estatuto de ameaça. De forma geral os anfíbios são usados para Exibição e Educação, havendo uma preferência no uso de espécies ameaçadas para Investigação, Treino de Maneio e como População de Reserva em vez de Exibição. Quanto aos dados das ações in situ, foi possível de reconhecer que a maioria das espécies é objeto de mais que uma ação e que estas contribuições são influenciadas pelo seu estatuto nativo. As ações mais comuns in situ são de Investigação e, à semelhança do que se passa ex situ, de Educação, sendo as espécies nativas preferencialmente utilizadas para Aumento Populacional em vez de Investigação quando comparadas com as não nativas. Por fim, os inquéritos no Aquário Vasco da Gama revelaram uma clara preferência dos visitantes por espécies nativas, sendo estas preferidas precisamente pelo seu estatuto nativo. Conhecer as coleções e os papéis que as espécies nelas assumem é crucial para o planeamento das coleções de parques zoológicos. As decisões são tomadas levando em consideração como maximizar os esforços para cumprir as missões de acordo com as espécies presentes, bem como com o interesse do visitante. Como o estatuto nativo pode influenciar essas decisões, é importante saber como a representatividade nas coleções, o papel da conservação e o interesse do visitante são influenciados por esse mesmo motivo.
Amphibians are considered to be one of the most threatened groups of vertebrates with over 40% of the species worldwide included in the IUCN threatened categories. In recent years the zoo community brought attention to the vulnerability of this group, to promote amphibian conservation. Maintaining local fauna in zoos could help promoting conservation of native species by increasing the perceived connection to animals (and their country) and positively influencing visitors’ attitudes and behaviours. Here I addressed these questions by 1) Analysing the representativity of native amphibians in European zoo collections, and investigating which factors influence their representativity; 2) Checking and analysing the importance of a native status for the role species take in collections and for the zoo in situ contributions; 3) Examining if the native status had influence on the visitor preference. I retrieved the amphibian species listed on Species360 ZIMS and compared different representativity indexes of native and threatened species which allowed me to verify that most zoos do not keep native species in their collections. I then analysed some factors that may be related with the proportion of native species in collection and showed that it was positively influenced by the total number of species in the country, as well as by the proportion of threatened species in collection. I then examined the results of questionnaires posed to the curators of the EAZA institutions to check if there was any influence of the native and/or threatened status on the roles species take in collection and on the in situ contributions. I verified that most species had more than one role in collection and that the roles species take were influenced by their conservation status. Display and education were the most prevalent roles. Most species with in situ contributions have more than one type of contribution by each zoo; these were found to be influenced by the native status and research was the most prevalent contribution as well as education – similarly to what happened ex situ. Finally, I interviewed visitors at the Vasco da Gama Aquarium and asked them to choose between nearly identical species which differed mainly on the distribution range, as well as the reason for their choice. Visitors preferred native species, and the main reason for the choice was precisely their native status. Knowing the collections and the roles species take in them is crucial for collection planning. This is because decisions are made taking into account how to maximize efforts to fulfil the missions according to the species present, as well as the interest of the visitor. Since being native can influence these decisions it is of interest to know how their importance in the collections, as well as their conservation role and the visitor's interest are influenced by this reason.
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Lourenço, Ana Beatriz Neta. "Campanhas de prospeção geotécnica e realização de ensaios in situ: casos de estudo." Master's thesis, 2020. http://hdl.handle.net/10451/45146.

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Анотація:
Relatório de estágio de mestrado em Geologia Aplicada (Geologia de Engenharia), Universidade de Lisboa, Faculdade de Ciências, 2020
Este relatório foi elaborado no âmbito do estágio profissional inserido no plano curricular do Mestrado em Geologia Aplicada, lecionado na Faculdade de Ciências da Universidade de Lisboa, cujo tema é o acompanhamento de campanhas de prospeção geotécnica e realização de ensaios in situ. São apresentados os objetivos de uma campanha de prospeção geotécnica seguidos de uma lista mais resumida dos ensaios in situ mais comuns, observados durante o estágio profissional, sendo este realizado na empresa GEOTEST-Consultores Geotécnicos e Estruturais, Lda. Uma campanha de prospeção geotécnica é um conjunto de operações realizadas no local da futura obra, visando a determinação da natureza e características do terreno, sua disposição e acidentes geológicos com interesse para essa obra. Tem como objetivo interpretar as características geológicas e geotécnicas dos maciços (terrosos e rochosos) presentes na área de interesse. Para atingir este objetivo é necessário recorrer a ensaios de campo e de laboratório que visam determinar os parâmetros geotécnicos dos materiais. O estágio teve a duração de 8 meses, tendo sido possível a realização de descrições e caracterizações litológicas de testemunhos de sondagens, interpretação de resultados de ensaios laboratoriais e in situ, auxiliar na realização de ensaios laboratoriais e interpretação dos resultados para elaboração de perfis geológicos e geotécnicos e na realização de relatórios finais para os clientes. Com o estágio houve oportunidade de materializar a importância de uma campanha geotécnica, bem organizada e estruturada, para a obtenção de bons resultados, fornecendo assim melhores respostas aos problemas apresentados pelo cliente, ganhando uma consciência sobre a interligação que existe entre todas as partes envolvidas nos trabalhos geotécnicos, desde o cliente até ao sondador ou colega responsável pela abertura de poços. Os ensaios in situ observados com maior regularidade e outros que a empresa disponibiliza, são: Standart Penetration Test (SPT); Penetração Dinâmica (DPL, DPH e DPSH); Piezo Cone Penetration Test (Ensaio de penetração estático, com medição das pressões intersticiais - CPTU); Pressiómetro de “Ménard”; Molinete (Vane Test); Ensaio Lefranc; Ensaio Lugeon e Slug Test. A empresa oferece ainda uma maior variedade em ensaios de laboratório, destacando os mais recorrentes para classificações e determinação de parâmetros geotécnicos, sendo eles: Análises Granulométricas, Determinação de Limites de Consistência, Determinação do Teor em Água e Ensaios de Corte Direto. Uma parte importante do estágio é ainda o acompanhamento de campanhas de monitorização, participando na leitura de inclinómetros, piezómetros e células de carga em alguns pontos do país, como por exemplo: Santarém, Vila Franca de Xira, Alverca e Amadora.
This report was prepared within the scope of the professional internship inserted in the curriculum program of the Master's degree in Applied Geology of the Faculdade de Ciências of the Universidade de Lisboa, whose theme is the execution of geotechnical investigation campaigns and in situ testing. The objectives of a ground investigation campaign followed by a summarized list of the most common in situ trials performed during the professional internship are presented. The internship was carried out at GEOTEST-Consultores Geotécnicos e Estruturais, Lda. A geotechnical investigation campaign is a set of operations carried out at the site of a future construction, aimed at determining the nature and characteristics of the terrain, its disposition and geological accidents with interest to the construction. Its objective is to interpret the geological and geotechnical characteristics of the ground (earth and rock masses) present in the area of interest. In order to achieve this objective, it is necessary to use field and laboratory tests so that the geotechnical parameters of the materials can be determined. The internship lasted 8 months, having been possible to perform the descriptions and lithological characterizations of drill cores, the interpretation of results of laboratory and in situ tests, to assist in laboratory tests and interpretation of the results for the preparation of geological and geotechnical profiles and in the preparation of final reports for customers. With the internship there was an opportunity to materialize the importance of a geotechnical campaign, well organized and structured, to obtain good results, thus providing better answers to the problems presented by the client, gaining an awareness interconnection between all parties involved in the geotechnical work, from the client to the prober or the colleague responsible for drilling. The most common in situ and other tests that the company provides are: Standart Penetration Test (SPT); Dynamic Penetration (DPL, DPH and DPSH); Piezo Cone Penetration (Test, with measuring interstitial pressures - CPTU); "Ménard" pressiometer; Molinete (Vane Test); Lefranc test; Lugeon test and Slug Test. The company also offers an even greater variety in laboratory tests, highlighting the most recurrent for the classifications of soils and determination of geotechnical parameters, which are: Grain Size Distribution, Atterberg Limits, Determination Water Content and Direct Shear Strength Tests. An important part of the internship is the follow-up of monitoring campaigns, participating in the reading of inclinometers, piezometers and load cells in several regions of the country, such as: Santarém, Vila Franca de Xira, Alverca and Amadora.
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