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Gianfranco, Gilardi. "La responsabilitŕ patrimoniale dei magistrati." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 6 (February 2011): 76–89. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-006007.

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Анотація:
1. Il principio di soggezione del giudice solo alla legge2. La responsabilitŕ patrimoniale dei magistrati nel sistema dei controlli relativi all'esercizio della giurisdizione3. Le proposte di modifica della disciplina relativa alla responsabilitŕ civile dei magistrati4. La giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea precedente alla sentenza 24 novembre 2011 (C-379/10)5. La sentenza 24 novembre 2011 (C-379/10) della Corte di giustizia dell'Unione europea6. La legislazione degli altri Stati europei e i princěpi generali di riferimento nel contesto internazionaleConclusioni
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Chiapponi, Giovanni. "Can harmonized time limits in European civil procedure enhance the effectiveness of the enforcement of EU Law? = Possono termini processuali armonizzati in materia civile incre-mentare l’ effettività nell’esecuzione del diritto dell’Unione Europea?" CUADERNOS DE DERECHO TRANSNACIONAL 12, no. 1 (March 5, 2020): 543. http://dx.doi.org/10.20318/cdt.2020.5202.

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Анотація:
Abstract: The article focuses on the judgment Al Bosco, rendered by the ECJ on 4th October 2018. Al Bosco gives a new insight as to how the ECJ interprets the following questions: firstly, it clarifies the relationship between the doctrine of extended effects and that of equivalent effects; secondly, it underlines the importance of the principle of legal certainty; finally, it addresses issues concerning the time limit for the enforcement of a provisional measure issued in a Member State other than the Member State in which enforcement is sought. Against such a background, I will examine the pos-sibility of introducing a uniform and autonomous concept of harmonized time limits within the EU.Keywords: Time limits, provisional measures, recognition and enforcement of judgments in civil and com-mercial matters, civil judicial cooperation, harmonisation.Riassunto: lo scritto è di commento alla sentenza “Al Bosco”, pronunciata dalla CGUE il 4 ottobre 2018. L’arresto in parola si segnala per il quid novi introdotto dalla Corte di Lussemburgo sull’interpretazione di talune questioni: inizialmente, chiarifica il rapporto tra il principio di estensione dell’efficacia e quello di equivalenza degli effetti; sottolinea, quindi, la centralità del principio di legalità giuridica. Affronta, da ultimo, talune problematiche relative all’applicazione del termine per l’esecuzione di una misura cautelare (un sequestro conservativo) in un contesto transfrontaliero. La sentenza mi fornisce lo spunto per svolgere alcune brevi considerazioni circa l’opportunità di valutare l’introduzione di un concetto autonomo ed uniforme di termini processuali armonizzati all’interno dell’Unione Europea. Parole chiave: termini processuali, misure cautelari, riconoscimento ed esecuzione di decisioni in materia civile e commerciale, cooperazione giudiziale in materia civile, armonizzazione.
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Germanò, Alberto. "L’art. 13 TFUE e la tutela degli animali come esseri senzienti: una sentenza della Cassazione penale italiana." Przegląd Prawa Rolnego, no. 2(29) (December 30, 2021): 215–21. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2021.29.2.9.

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Gli animali, considerati “cose” da Aristotele, “res mancipi” dai Romani e “beni” dal codice civile italiano del 1942, vengono definiti “esseri senzienti” dall’art. 13 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea del 2007, cioè capaci di sentire piacere e dolore. Un capriolo ferito da un colpo di fucile venne messo, ancora vivo e scalciante, nel cassone di un veicolo. La Cassazione italiana ritiene che la fattispecie costituisca il delitto previsto dall’art. 544-ter del codice penale e punisce il cacciatore perché non ha dato il colpo di grazia all’animale per porre fine alle sue sofferenze e alla sua agonia.
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Marino, Silvia. "Use of standard forms in EU Civil Judicial Cooperation: the case of the European Certificate of Succession = L’uso di formulari standard nella cooperazione giudiziaria civile: il caso del certificato successorio europeo." CUADERNOS DE DERECHO TRANSNACIONAL 12, no. 1 (March 5, 2020): 627. http://dx.doi.org/10.20318/cdt.2020.5209.

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Abstract: The present paper analyses the recent judgment of the Court of Justice of the European Union in the Brisch case. The reference for preliminary ruling concerns the optional or mandatory nature of the application form established by the Succession Implementing Regulation for the issue of an European Certificate of Succession. The present paper tackles the general framework, from the current CJEU’s case law on the Succession Regulation’s provisions on the ECS, to the main procedural issues. Then, an analysis of the case and of the CJEU’s reasoning is offered. The concluding remarks submit some considerations on the impact of the standard forms established by the EU Regulations within the civil judicial cooperation.Palabras clave: European Certificate of Succession, Standard Forms, Succession Regulation No 650/2012, Implementing Regulation No 1329/2014.Riassunto: Il presente contributo analizza la recente sentenza Brisch della Corte di giustizia dell’Unione europea. La domanda di pronuncia pregiudiziale verte sulla natura del modello di domanda di emissione del certificato successorio europeo, previsto dal regolamento di esecuzione del regolamento sulle successioni transfrontaliere. Pertanto, il contributo affronta lo stato attuale della giurisprudenza della Corte di giustizia sul certificato successorio europeo e le regole procedimentali fondamentali per il suo ottenimento. Quindi, è analizzato il caso con particolare attenzione alla motivazione della Corte. Infine, le conclusioni presentano alcune considerazioni più generali sul valore e sugli effetti dei moduli standard, previsti nei regolamenti dell’Unione in materia di cooperazione giudiziaria civile.Parole chiave: certificato successorio europeo, moduli standard, regolamento 650/2012 sulle successioni transfrontaliere, regolamento d’esecuzione 1329/2014
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Marongiu Buonaiuti, Fabrizio. "Recognition in Italy of filiation established abroad by surrogate motherhood, between transnational continuity of personal status and public policy = Il riconoscimento in Italia del rapporto di filiazione costituito all’estero tramite maternita’ surrogata, tra continuita’ dello status e ordine pubblico." CUADERNOS DE DERECHO TRANSNACIONAL 11, no. 2 (October 1, 2019): 294. http://dx.doi.org/10.20318/cdt.2019.4959.

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Abstract: A recent judgment by the Sezioni Unite of the Italian Corte di cassazione has ruled on a highly sensible and controversial issue, concerning the compatibility with the Italian public policy of a foreign court order, establishing a bond of filiation between a child born by surrogacy and the intended father, materially the same sex spouse of the biological father, despite the absence of any genetical link. The Sezioni Unite declared that such a court order could not be recognized, as incompatible with the Italian public policy. In so deciding, they appeared to have taken a step back as compared to an earlier judgment delivered by the first civil chamber of the same Corte di cassazione in 2016, where a more favourable attitude had prevailed. As compared to the said earlier judgment, the Sezioni Unite, besides distinguishing the circumstances occurring in the two cases, provided a more flexible reading of the public policy exception in private international law, partly overruling the narrower reading provided in the earlier judgment, which had limited its scope to those principles concerning the protection of fundamental rights enshrined in international and European instruments, as well as in the Italian Constitution. In the conclusions it reaches, the judgment by the Sezioni Unite reveals a substantial alignment with the solution envisaged by the European Court of Human Rights in its Advisory Opinion of 10 April 2019, contemplating adoption by the intended, non-biological parent, as the avenue by which the right of the child to his private life with that parent might be enforced.Keywords: Status filiationis, surrogate motherhood, public policy, recognition of personal and family status, Art. 8 ECHR.Riassunto: Una recente sentenza delle Sezioni Unite della Corte di cassazione ha affrontato una questione molto delicata e controversa, costituita dalla riconoscibilità in Italia di un provvedimento giurisdizionale straniero costitutivo di un rapporto di filiazione tra un minore e il padre di intenzione – materialmente il coniuge dello stesso sesso del padre biologico – in assenza di alcun legame genetico. Nell’affermare che un tale provvedimento non può essere riconosciuto in quanto in contrasto con l’ordine pubblico, le Sezioni Unite sono parse compiere un passo indietro rispetto a una precedente pronuncia della I sezione civile della stessa Cassazione del 2016, nella quale aveva prevalso un approccio di maggiore apertura. Rispetto a tale precedente pronuncia, le Sezioni Unite, oltre a sottolineare le differenze tra le fattispecie che si presentavano nei due casi, hanno adottato una definizione maggiormente flessibile del limite dell’ordine pubblico nel diritto internazionale privato, del quale la precedente decisione della sezione semplice aveva dato una lettura eccessivamente restrittiva, limitandone la portata a quei soli principi internazionalmente condivisi in materia di tutela dei diritti fondamentali e a quegli ulteriori principi che trovano affermazione nella Costituzione italiana. Nelle conclusioni raggiunte, la pronuncia delle Sezioni Unite rivela un sostanziale allineamento con la posizione assunta dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nel suo parere consultivo del 10 aprile 2019, facendo riferimento all’adozione del minore da parte del genitore d’intenzione privo di legami biologici, come la via attraverso la quale il diritto del minore alla sua vita privata con tale genitore può ricevere tutela.Parole chiave: rapporto di filiazione, maternità surrogata, ordine pubblico, riconoscimento degli status personali e familiari, Art. 8 CEDU.
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Ordóñez Solís, David. "Crónica de la jurisprudencia del Tribunal de Justicia de la Unión Europea." Cuadernos Europeos de Deusto, no. 55 (October 31, 2016): 195. http://dx.doi.org/10.18543/ced-55-2016pp195-234.

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I. Introducción.—II. Primera parte. Los desarrollos jurisprudenciales del derecho de la Unión Europea 1. El espacio de libertad, seguridad y justicia: ciudadanos de la Unión y de terceros países. 1.1. Los derechos de los ciudadanos de la Unión. 1.2. Los derechos de los nacionales de terceros Estados. 1.3. La cooperación judicial penal y civil 2. El mercado único europeo. 2.1. La discriminación por la edad y los trabajadores. 2.2. Los derechos de los consumidores. 2.3. La contratación pública y la libre competencia. 2.4. La protección del medio ambiente.—III. S egunda parte. La jurisprudencia europea provocada por los jueces españoles y sus efectos en el derecho interno. 1. Las sentencias prejudiciales «españolas». 1.1. Las respuestas sobre cláusulas abusivas: sentencias y autos. 1.2. La cooperación judicial civil y la traducción de los documentos: auto Alta Realitat. 1.3. El blanqueo de capitales y la financiación del terrorismo: sentencia Safe Interenvíos. 1.4. La compensación equitativa por los derechos de autor en el caso de copias privadas: sentencia EGEDA. 1.5. El alcance de la indemnización por vulneración de la propiedad intelectual: sentencia Liffers. 1.6. La prueba de medios de subsistencia en la agrupación familiar de extranjeros: sentencia Khachab. 1.7. La dimensión medioambiental de las ayudas europeas a la agricultura: sentencia Planes Bresco. 1.8. La indemnización por despido discriminatorio entre mujeres y hombres: sentencia Arjona Camacho. 1.9. Los permisos parental y de maternidad de los cooperativistas: sentencia Rodríguez Sánchez. 2. Las nuevas cuestiones prejudiciales «españolas» pendientes en el Tribunal de Justicia. 2.1. La Directiva sobre contratos de duración determinada y sus efectos en el empleo público español. 2.2. El régimen de ayudas de Estado y el cuestionamiento de los tributos autonómicos y locales. 3. Los incumplimientos medioambientales de España.—IV. Relación de las sentencias comentadas (Tribunal de Justicia y Tribunal General).
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Santaló Goris, Carlos. "Bondora: un paso más en la proceduralización de los derechos sustantivos de los consumidores." CUADERNOS DE DERECHO TRANSNACIONAL 12, no. 2 (October 8, 2020): 1187. http://dx.doi.org/10.20318/cdt.2020.5667.

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El pasado diciembre, el Tribunal de Justicia de la Unión Europea (“TJUE”) dictó la sentencia Bondora (Asuntos acumulados C‑453/18 y C‑494/18). En este asunto, el TJUE exploró la posibilidad de examinar de oficio la potencial abusividad de las cláusulas contractuales en el contexto del Procedimiento Monitorio Europeo (“PME”). Si bien el TJEU ya se había pronunciado en relación al examen de las cláusulas abusivas en relación a los procedimientos monitorios nacionales, por primera vez lo hace en relación a un procedimiento civil europeo. El presente artículo analiza el razonamiento seguido por el TJUE, así como las consecuencias mediatas e inmediatas de la sentencia en la estructura y el funcionamiento del PME.
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Ordóñez Solís, David. "Crónica de la jurisprudencia del Tribunal de Justicia de la Unión Europea." Cuadernos Europeos de Deusto, no. 54 (April 30, 2016): 269. http://dx.doi.org/10.18543/ced-54-2016pp269-303.

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<p><strong>Sumario: </strong>I. Introducción. De Skouris a Lenaerts.—II. Primera parte. Los desarrollos jurisprudenciales del derecho de la unión europea. 2.1. Los límites de los derechos fundamentales y el Derecho de la Unión: privacidad e igualdad. 2.2. La construcción del espacio europeo de libertad, seguridad y justicia. 2.3. Los delitos en materia fiscal y los límites de la protección de los intereses financieros de la Unión Europea. 2.4. La armonización de las legislaciones sobre contratos públicos y de protección del medio ambiente.—III. Segunda parte. La jurisprudencia europea provocada por los jueces españoles y sus efectos en el derecho interno. 3.1. Las sentencias prejudiciales «españolas». 3.1.1. Los límites a la contratación temporal de los empleados públicos de confianza: <em>sentencia Regojo Dans</em>. 3.1.2. La protección de los trabajadores en la duración de la jornada laboral (<em>sentencia Tyco</em>), despidos colectivos (<em>sentencia Pujante Rivera</em>), traspaso de empresas (<em>sentencia Adif</em>) y trabajo a tiempo parcial (auto Plaza Bravo). 3.1.3. Las cláusulas abusivas y los poderes del juez español: nuevas sentencias y autos interpretativos. 3.1.4. Las sentencias en materia de contratación pública y libertades económicas fundamentales: <em>sentencias Consorci </em><em>Sanitari del Maresme</em>, <em>Grupo Hospitalario Quirón </em>y <em>Grupo Itevelesa</em>. 3.1.5. La cooperación judicial civil y la notificación de documentos extrajudiciales: <em>sentencia Tecom Mican</em>. 3.2. Las nuevas cuestiones prejudiciales «españolas» pendientes ante el Tribunal de Justicia. 3.2.1. La independencia en la aplicación del Derecho europeo de la competencia. 3.2.2. La asignación de derechos de emisión de gases de efecto invernadero. 3.2.3. La gestión de las subvenciones agrícolas en Aragón. 3.2.4. La limitación en el tiempo de las cláusulas abusivas («cláusulas suelo») del Tribunal Supremo cuestionada ante el Tribunal de Justicia. 3.3. La aplicación del régimen de ayudas de Estado en España: las ayudas ilegales a la televisión digital terrestre.—IV. Relación de las sentencias comentadas (Tribunal de Justicia y Tribunal General).</p>
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Ortiz del Valle, Mª del Carmen. "Un paso más en la protección de las víc-timas de accidentes causados por vehículos: un peatón puede ser indem-nizado por su seguro obligatorio si es atropellado por su propio vehículo Sentencia del Tribunal de Justicia de la Unión Europea de 14 de septiembre de 2017 (Asunto C-503/16)." REVISTA LEX MERCATORIA Doctrina, Praxis, Jurisprudencia y Legislación 4, no. 1 (October 26, 2017): 43. http://dx.doi.org/10.21134/lex.v4i1.1309.

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La evolución de la normativa de la Unión Europea en materia de seguro obligatorio de responsabilidad civil derivada de la cir-culación de vehículos automóviles pone de manifiesto que el objetivo de protección de las víctimas de accidentes causados por vehículos ha sido constantemente perseguido y reforza-do por el legislador de la Unión. En este ámbito debemos encuadrar la reciente Sentencia del Tribunal de Justicia de la Unión Europea de 14 de septiembre de 2017 (Asunto C-503/16).
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Lupoi, Maurizio. "Chancellors as civil lawyers – and the equitable notion of «fraud»." settembre-ottobre, no. 5 (October 6, 2022): 797–807. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.174.

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The author’s view Equity’s origin is traced back to Rome’s ius commune. Chancellors were doctors in civil law and until Henry VIII’s breach with Rome, were also Bishops. Their cultural and spiritual anchors were very distinct from those dispensing justice in common law courts. In the course of the fourteenth century common law courts surrendered their discretionary powers and disavowed any reliance on conscience and opted for rigor juris. Equitable doctrines, enacted by Chancellors and Masters who knew only Roman and canon law, prevented unconscientious exercise of a plaintiff’s rights at law. «Fraud» in English equity is identical to «fraus» in Roman law; whilst France, Germany and other countries of continental Europe squandered the Roman law inheritance, English equity holds the torch for Roman principles.Tesi I Cancellieri dell’età formativa dell’equity erano usualmente dottori di diritto civile e di diritto canonico, così anche i Master che li coadiuvavano, e ignoravano la common law. Inoltre, erano vescovi e in tale veste pronunciavano sentenze nelle corti ecclesiastiche. Quando si trovarono a giudicare per delega reale, applicarono l’unico diritto che conoscevano. La «fraud» elaborata nell’equity corrisponde precisamente alla «fraus» del diritto romano e la dottrina dell’equity in forza della quale non è consentito avvalersi di una legge per sostenere una «fraud» deriva direttamente dalle fonti romane.
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Grubač, Momčilo. "Enforcement of judgments according to European legal standards." Glasnik Advokatske komore Vojvodine 75, no. 9-10 (2003): 18–33. http://dx.doi.org/10.5937/gakv0302018g.

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The author gives an overview of the achievements of the 24th Conference of European Ministers of Justice, held in Moscow in October 2001, and in particular its section relating to enforcement of judgments. In the first part of the article, the author writes about enforcement of judgments containing a long-term imprisonment sentence. He analyzes in depth the conditions and rules on keeping prisoners, their education and employment, security of prisoners and personnel, conditional release, status of aliens and stateless persons, and relations between the prison system and private sector. In the second part of the article, the author writes about enforcement of judgments in civil matters and the respective strengthening and/or weakening of the state role in this domain.
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García Casas, Miguel. "Requisitos para ser considerado consumidor a los efectos de la competencia judicial internacional en contratos celebrados con consumidores Reflexiones al hilo de la Sentencia del Tribunal de Justicia de la Unión Europea de 10 de diciembre de 2020 (C-774/2019)." Revista Española de Derecho Europeo, no. 78-79 (November 10, 2021): 339–56. http://dx.doi.org/10.37417/rede/num78-79_2021_640.

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Este artículo está dirigido al análisis y comentario de la Sentencia del Tribunal de Justicia de la Unión Europea de 10 de diciembre de 2020 (A.B., B.B. Vs. Personal Exchange International Limited) y, a la vista de dicha resolución, al estudio de ciertas cuestiones sobre la consideración de consumidor a los efectos de la aplicación del foro especial de protección de consumidores previsto en el Reglamento 44/2001 el Consejo, de 22 de diciembre de 2000, relativo a la competencia judicial, el reconocimiento y la ejecución de resoluciones judiciales en materia civil y mercantil.
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Hahn, Judith. "Moral Certitude: Merits and Demerits of the Standard of Proof Applied in Roman Catholic Jurisprudence." Oxford Journal of Law and Religion 8, no. 2 (June 1, 2019): 300–325. http://dx.doi.org/10.1093/ojlr/rwz012.

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Abstract In Roman Catholic canon law, moral certitude describes the ecclesiastical judge’s full conviction that a defendant is guilty or that a statement of claim made by a civil plaintiff is rightful. Moral certitude is the requirement for a conviction or a civil sentence in favour of the party under the burden of proof. Secular legal orders apply other standards. Anglo-American legal cultures mostly refer to the beyond a reasonable doubt standard in criminal cases, the preponderance of evidence, or the clear and convincing evidence standard in civil matters. Continental European cultures predominantly refer to the standard of full conviction in criminal and civil matters alike. This article compares those standards of proof with moral certitude in order to better understand its merits and limits. Based on this comparison, it examines the arguments both in favour of and against abiding with moral certitude as a standard of proof in the Catholic Church.
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Pohribnyi, Serhii O., and Oleksii O. Kot. "Updating the Civil Code of Ukraine as a guarantee of effective interaction between the state and society." Journal of the National Academy of Legal Sciences of Ukraine 28, no. 1 (March 24, 2021): 106–14. http://dx.doi.org/10.37635/jnalsu.28(1).2021.106-114.

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The study analyses the current provisions of the Civil Code of Ukraine and judicial practice, examines international acts of civil legislation. Considering the need to update civil legislation to the legislation of the European Union countries, as well as gradually approaching the recommendations of the European Union in the property sphere, it is concluded that Article 1 of the Civil Code of Ukraine should be modernised by moving the phrase “civil relations” to the end of this sentence, since civil relations are such relations that meet all the criteria defined in Part 1 of this article, that is, relations based on legal equality, free expression of will and property independence of their participants. Based on the analysis of the provisions of the Civil Code of Ukraine, it is proposed to replace such a feature as “property autonomy”, which should be inherent in all civil relations, with a more accurate phrase – “property insulation”. It is considered that the Civil Code of Ukraine should be designed both for relations in which their participants set the goal of making a profit, and for relations in which participants do not pursue such a goal. The study proves the need to restore the status of the Civil Code of Ukraine as a core act for all public relations with private law content. To implement the idea of the Civil Code of Ukraine as a core act for private law, attention is drawn to the need to review the mechanism for ensuring the status of the Civil Code of Ukraine as the main act of civil legislation of Ukraine. After all, the mechanism laid down in Part 2 Article 4 of the Civil Code of Ukraine turned out to be ineffective: the text of the Civil Code of Ukraine was amended by any laws without taking into account the specific features of the mechanism of civil law regulation of such relations. It is considered that at the stage of updating the civil legislation, it is necessary to return to consolidating the list of legal forms for creation of legal entities in the Civil Code of Ukraine and thus harmonise Ukrainian legislation with European approaches to regulating the institution of a legal entity, as well as a number of contracts that were forcibly excluded from the Civil Code of Ukraine in 2003 to develop and fill in the text of the Civil Code of Ukraine
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van den Brink, Yannick, and Nessa Lynch. "Beyond the Life Sentence – A Children’s Rights Lens on Sentencing for Murder." International Journal of Children’s Rights 29, no. 4 (November 12, 2021): 972–1005. http://dx.doi.org/10.1163/15718182-29040001.

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Abstract Children around the world who have been found responsible for murder continue to be sentenced to indeterminate or long periods of detention. This is in contravention of children’s rights standards which urge a ban on the life sentence and require that detention is used only for the shortest appropriate period of time. Nonetheless, the public and victims of crime have a legitimate interest in the protection of public safety and appropriate accountability for serious offending. Further, there is little guidance on what a rights compliant approach in such cases might involve. This work builds on previous studies of how children are sentenced for murder across the common law world and extends the analysis to a selection of European civil law jurisdictions. It explores and applies recent updated guidance from the Committee on the Rights of the Child and seeks to develop a framework for a children’s rights and human rights compliant approach to such cases.
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Schlürmann, Lucienne. "Croatian public notaries under European Civil Procedure law. A commentary on the judgment of the Court of Justice of the European Union (second chamber) march 9, 2017, case c-551/15 - Pula Parking = Notarios públicos croatas bajo el Derecho Procesal Civil Europeo.Un comentario sobre la sentencia del Tribunal de Justicia de la Unión Europea (sala segunda) 9 de marzo de 2017, asunto c-551/15 - Pula Parking." CUADERNOS DE DERECHO TRANSNACIONAL 10, no. 2 (October 5, 2018): 947. http://dx.doi.org/10.20318/cdt.2018.4415.

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Abstract: The decision “Pula Parking”, rendered by the European Court of Justice (ECJ) on March 9, 2017, deals with the recovery and enforcement of an unpaid debt resulting from the use of a public parking space. The main issue of the case is the question whether a Croatian notary, who is authorized under Croatian law to issue a writ of execution, qualifies as a “court or tribunal” responsible for “deci­sions or judgments” within the meaning of Regulation No 1215/2012 on jurisdiction and the recognition and enforcement of judgments in civil and commercial matters**. In the past, the ECJ has never addres­sed this particular issue concerning the interpretation of the Regulation. Consequently, the ruling will serve as a landmark decision for future cases.Keywords: Brussels I bis Regulation, “civil and commercial matters”, term “court”, Croatian pu­blic notary.Resumen: La decisión “Estacionamiento de Pula”, presentada por el Tribunal de Justicia de las Comunidades Europeas (TJUE) el 9 de marzo de 2017, trata de la recuperación y el cumplimiento de una deuda pendiente de pago derivada del uso de un estacionamiento público. La cuestión principal del caso es la cuestión de si un notario croata, autorizado por la legislación croata a emitir un mandamiento de ejecución, califica como un órgano jurisdiccional responsable de “decisiones o sentencias” en el sentido del Reglamento no 1215 / 2012 sobre jurisdicción y reconocimiento y ejecución de resoluciones judiciales en materia civil y mercantil **. En el pasado, el TJCE nunca se ha ocupado de esta cuestión particular relacionada con la interpretación del Reglamento. En consecuencia, el fallo servirá como una decisión histórica para casos futuros.Palabras clave: Reglamento Bruselas I bis, materia civil y mercantile, término “tribunal”, notario público croata.
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Nasse, Laura. "The temporal scope of the European Succession Regulation and the (in-)validity of joint wills under polish law. Commentary on the judgment of the Schleswig Higher Regional Court of 25 april 2016, 3 wx 122/15 = El ámbito temporal del Reglamento Europeo de Sucesiones y la (in)validez de las voluntades conjuntas en atención al derecho polaco. Comentario a la sentencia del Schleswig Higher Regional Court del 25 de abril de 2016, 3 wx 122/15." CUADERNOS DE DERECHO TRANSNACIONAL 10, no. 2 (October 5, 2018): 896. http://dx.doi.org/10.20318/cdt.2018.4411.

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Abstract: The European Succession Regulation (Regulation (EU) No 650/2012) entered into force on 16 August 2012 and applies since 17 August 2015. To facilitate the application of the Regulation, the German legislator introduced a “Law on International Succession Law and the Amendment of Provi­sions on Certificates of Inheritance and other areas”. One aspect of the new German law is the amend­ment of Article 25 of the Introductory Act to the German Civil Code (EGBGB) which now provides that chapter III of the Succession Regulation shall also apply to successions that do not fall within the Regulation’s scope of application. In its decision, the Schleswig Higher Regional Court found that Ar­ticle 25 EGBGB only extends the material but not the temporal scope of the Regulation. Furthermore, it discussed the characterization of the Polish prohibition of joint wills and found that the joint will of a Polish citizen who had been living in Germany is valid under the applicable German law.Keywords: European Succession Regulation, temporal scope, prohibition of joint wills, applicable law, choice of law.Resumen: El Reglamento europeo de sucesiones (Reglamento (UE) nº 650/2012) entró en vigor el 16 de agosto de 2012 y se aplica desde el 17 de agosto de 2015. Para facilitar la aplicación del Regla­mento, el legislador alemán introdujo una “Ley de derecho sucesorio internacional y la enmienda de las Disposiciones sobre Certificados de Herencia y otras áreas “. Un aspecto de la nueva ley alemana es la modificación del artículo 25 de la Ley introductoria del Código Civil alemán (EGBGB) que establece que el capítulo III del Reglamento de Sucesiones se aplicará también a las sucesiones que no entran en el ámbito de aplicación del Reglamento. . En su decisión, el Tribunal Regional Superior de Schleswig consideró que el artículo 25 EGBGB solo extiende el alcance material pero no temporal del Reglamento. Además, discutió la caracterización de la prohibición polaca de voluntades conjuntas y encontró que la voluntad conjunta de un ciudadano polaco que había estado viviendo en Alemania es válida bajo la ley alemana aplicable.Palabras clave: Reglamento europeo de sucesiones, ámbito temporal, prohibición de voluntades cojuntas, ley applicable, elección de ley.
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Vadillo Robredo, Goretti. "Notas a los «riesgos del desarrollo» o el «estado de la Ciencia» en la responsabilidad civil por productos defectuosos." Estudios de Deusto 46, no. 1 (January 23, 2015): 227. http://dx.doi.org/10.18543/ed-46(1)-1998pp227-283.

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Анотація:
I. Introducción. II. Concepto. III. Directiva 85/374 de la CEE. IV. El caso del Reino Unido. 1. Antecedentes. 2. Postura de la Comisión. 3. Postura del Gobierno del Reino Unido. 4. Sentencia del Tribunal de Justicia de las Comunidades Europeas de 29 de mayo 1997. V. State of the art en los Estados Unidos. 1. State of the art como cumplimiento con los «usos y costumbres de la industria». 2. State of the art como posibilidad de un diseño más seguro. 3. State of the art como riesgos conocidos pero imposibles de eliminar o riesgos desconocidos. A. Antecedentes. B. Riesgos conocidos pero imposibles de eliminar. C. Riesgos desconocidos. VI. España. 1. Antecedentes. 2. Ley 22/1994, de 6 de julio, de responsabilidad por los daños causados por productos defectuosos. 3. Análisis del art. 6.1.e). 4. Análisis del art. 6.3. Anexo. Incorporación a las leyes nacionales de los Estados miembros.
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Vernengo Pellejero, Nancy Carina. "LA INCIDENCIA DE LA JURISPRUDENCIA DEL TRIBUNAL EUROPEO DE DERECHOS HUMANOS EN LOS MOTIVOS DE REVISIÓN DE LA SENTENCIA FIRME PENAL, A LA LUZ DE LA REFORMA DE LA LECRIM." REVISTA INTERNACIONAL CONSINTER DE DIREITO 01, no. 01 (October 13, 2015): 483–98. http://dx.doi.org/10.19135/revista.consinter.00001.023.

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Анотація:
A pesar de las reformas a las que se ha visto sometida nuestra Ley de Enjuiciamiento Criminal, desde que entrara en vigor hace más de un siglo, la revisión de la sentencia firme penal representa, en la actualidad, uno de las instituciones procesales en las que más se aprecia, si cabe, la necesidad de una actualización del texto de la Ley. En este sentido, uno de los puntos que merece especial atención es el art. 954 LECrim., que encierra los distintos motivos para incoar la revisión, y cuyo motivo cuarto (art. 954.4º LECrim.) ha venido aplicándose, en algunos casos, con una importante influencia de la casuística, lo que ha dado lugar al reconocimiento tácito de múltiples “submotivos” que el legislador ha tenido a bien incluir en las reformas de la LECrim. en curso. En este sentido, las sentencias del Tribunal Europeo de Derechos Humanos representan uno de los “submotivos” más importantes en sede de revisión, razón por la cual el legislador ha optado por dedicarle un apartado específico en los sucesivos textos de reforma de la LECrim. propuestos. Sin embargo, lejos de dar respuesta a la necesaria regulación de este “submotivo”, el legislador parece haber añadido más complejidad a la regulación ya existente, limitando aún más su aplicación y añadiendo por primera vez, un límite temporal a la revisión de la sentencia firme penal, como puede apreciarse en el Proyecto de Ley para la modificación de la LECrim. de 2015; que parece acercarla, en cierto modo, a la regulación de la revisión de la sentencia firme civil.
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Quicios Molina, M. ª. Susana. "Orden de los apellidos: autonomía privada, interés superior del menor y no discriminación por razón de sexo." Derecho Privado y Constitución, no. 39 (November 30, 2021): 249–86. http://dx.doi.org/10.18042/cepc/dpc.39.02.

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Анотація:
La imposición del apellido materno y del apellido paterno a los hijos se ha convertido en una cuestión compleja cuando el legislador ha entendido que la preferencia del apellido paterno es una opción discriminatoria para la mujer. Las sucesivas reformas de nuestro ordenamiento, en 1981, 1999 y 2011, han recurrido a la autonomía privada y al interés superior del menor para resolver el problema, pero la excesiva vacatio legis de la Ley del Registro Civil de 22 de julio de 2011 ha propiciado que los tribunales de instancia siguieran resolviendo las controversias entre los progenitores con arreglo a una norma reglamentaria, poco cuestionada, pero probablemente ilegal. El Tribunal Supremo, sin embargo, recurre al interés superior del menor desde 2015 para priorizar el apellido materno cuando se determina de manera sobrevenida la paternidad. El Tribunal Constitucional no ha sidosuficientemente concluyente en sus sentencias, y no se ha pronunciado expresamente sobre la vulneración del principio de no discriminación. El fallo de su Sentencia de 14 dediciembre de 2020 conduce a la búsqueda del interés del menor por encima de la voluntad de los progenitores, expresada en la demanda y la contestación. El Tribunal Europeo de Derechos Humanos, en su reciente Sentencia de 26 de octubre de 2021 (caso León Madrid contra España), ha considerado discriminatoria la regulación española que anteponía el apellido paterno a falta de acuerdo.
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Hahn, Erik. "Right to Copy of Medical Records Free of Charge According to Article 15 (3) Sentence 1 of the GDPR vs. Mandatory Reimbursement of Costs by Patient under National Law." SOCRATES. Rīgas Stradiņa universitātes Juridiskās fakultātes elektroniskais juridisko zinātnisko rakstu žurnāls / SOCRATES. Rīga Stradiņš University Faculty of Law Electronic Scientific Journal of Law 2, no. 23 (2022): 39–50. http://dx.doi.org/10.25143/socr.23.2022.2.039-050.

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The article covers the topic of compatibility of national regulations, which contain an obligation for the patient to reimburse costs for copies from the medical record, with the regulations of the GDPR. The discussion is based on the example of the German regulation in Section 630g (2) of the German Civil Code (BGB) since the German Federal Court of Justice (2022) recently submitted the question of the compatibility of this provision with the GDPR to the ECJ (European Court of Justice) for a preliminary ruling. The study also focuses on Austria, where the Supreme Court of Justice already in 2020 had assumed that the comparable provision in Art. 17a (2) lit. g of the Vienna Hospital Act 1987 could be a permissible restriction within the meaning of Art. 23 (1) lit. e of the GDPR. The article concludes that the request for a copy of the medical record is not “excessive” within the meaning of Art. 12 (5) sentence 2 of the GDPR, although the request did not serve data protection purposes but served to assert claims for damages against the physician. Furthermore, the article assumes that a national provision that requires the patient to bear the costs in any case is not a “necessary and proportionate measure” within the meaning of Art. 23 (1) of the GDPR. However, a restriction of the physician’s obligation to provide copies free of charge based on the wording of Art. 15 (3) sentence 1 of the GDPR might be possible. Keywords: right to copies free of charge, necessary and proportionate national measures, patient’s personal data, medical record, European Court of Justice, German Federal Court of Justice, Austrian Supreme Court of Justice, health law
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PRIOR, KATHERINE, LANCE BRENNAN, and ROBIN HAINES. "Bad Language: The Role of English, Persian and other Esoteric Tongues in the Dismissal of Sir Edward Colebrooke as Resident of Delhi in 1829." Modern Asian Studies 35, no. 1 (February 2001): 75–112. http://dx.doi.org/10.1017/s0026749x01003614.

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Анотація:
In 1829, at the height of Lord William Bentinck's regime of reform, a keen young civil servant in north India took on one of the last of the Company's nabobs and won. It was a clash of a new style of Haileybury civilian with an old Company servant which remarkably prefigured the personal and philosophical dynamics of the Anglicist-Orientalist education debate a few years later. Sir Edward Colebrooke, Bt, was Resident of Delhi, 67 years old and nearly 50 years in the East India Company's service. His youthful adversary was his own first assistant, Charles Edward Trevelyan, aged 22 and, in Sir Edward's words, ‘a Boy just escaped from school’. In June 1829 Trevelyan charged Colebrooke with corruption, and despite being cut by many of Delhi's European residents, saw the prosecution through to its conclusion some six months later when the Governor-General in Council was pleased to order Colebrooke's suspension from the service, a sentence ultimately confirmed by the Court of Directors.
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Landbrecht, Johannes. "The Singapore International Commercial Court (SICC) – an Alternative to International Arbitration?" ASA Bulletin 34, Issue 1 (April 1, 2016): 112–25. http://dx.doi.org/10.54648/asab2016008.

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Анотація:
The SICC, a division of the Singapore High Court, opened its doors about a year ago. This new state court is the latest addition to Singapore’s comprehensive strategy for providing dispute resolution services. To sum it up in one sentence, the SICC will have a familiar ring to users of English Commercial Court litigation, as the English Commercial Court and its transnational success provided a model and an inspiration for the architects of the SICC structure. The SICC’s rules on jurisdiction and procedure follow well-known patterns of many common law systems. However, and notwithstanding its common law origin, the SICC is also set up to cater to the specific needs and expectations of civil law users and practitioners, and in particular in a transnational and mixed legal context. The SICC was established to complement, not to replace, Singapore’s arbitration landscape. The SICC should therefore be welcomed as an interesting additional option for dispute resolution in the region, although it might not, for most European users, be an alternative to international arbitration.
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L. G., Ostapchuk, and Kondratenko N. V. "PROBLEM ASPECTS OF EXECUTION OF PUNISHMENT IN THE FORM OF ARREST OF CONVICTED SERVICEMAN." Scientific journal Criminal and Executive System: Yesterday. Today. Tomorrow 2020, no. 2 (December 22, 2020): 53–61. http://dx.doi.org/10.32755/sjcriminal.2020.02.053.

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The article analyzes the provisions of criminal law and international law governing the punishment in the form of arrest of servicemen. It is determined that the studied type of criminal punishment in relation to servicemen has its own specifics since servicemen serve their sentences directly during military service. Therefore, in the process of serving a sentence in the form of arrest, convicted servicemen do not lose their special status, which is regulated by departmental normative-legal acts. The theory of criminal law of Ukraine and judicial practice are proved to not previously know such a type of criminal punishment as arrest. It is determined that of special interest are the issues of studying the peculiarities of the execution of punishment in the form of arrest of convicted servicemen, as well as the compliance of domestic legislation with international law. Among the main problems of the legislation of Ukraine, which regulates the legal procedure for execution and serving a sentence in the form of arrest by convicted servicemen, it is singled out the inconsistency of domestic legislation with international standards. There is the need to involve qualified personnel to work with convicted servicemen, who must be carefully selected, properly trained, paid for at the professional level and have a status that is respected in civil society. The European Penitentiary Regulations stipulate that before personnel can take up their duties, they must undergo a training course in the performance of their general and specific tasks and pass theoretical and practical examinations, and a training course must be completed for all personnel, including a study of international and regional instruments and norms in the field of human rights protection, particularly the European Convention on Human Rights and the European Convention for the Prevention of Torture and Inhuman or Degrading Treatment or Punishment. The analysis of domestic and international law indicates that special attention should be paid to the rules that ensure the right of a convicted serviceman to medical care, the convict’s right to purchase food and basic necessities, the right to visit relatives and friends, telephone conversations, the right to convicts’ separate detention of different sexes, the right to respect for their dignity, etc. Therefore, the reforms implementation in the penitentiary sphere is quite appropriate at present. First of all, it is necessary to bring military penitentiary institutions in line with the requirements of international legal acts that determine the rules for the treatment of convicts and prisoners, as most of them are not recommended, but mandatory. Key words: arrest, military criminal offenses, serviceman, guard.
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Kurosz, Krzysztof. "Sprawiedliwość prawnomaterialna a proceduralna – kilka uwag na temat napięć między różnymi postaciami sprawiedliwości w prawie cywilnym." Studia Iuridica 70 (November 8, 2017): 111–0. http://dx.doi.org/10.5604/01.3001.0010.5645.

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The article analyzes the concept of justice in both procedural and substantive aspects of civil law, with regards to John Rawls’ notion of “procedural justice”. The basic problem of the article is the question if each outcome of a fair procedure is just by the token of the fairness of the procedure. The author argues that such a standpoint, claiming that the procedure itself creates a just decision, will be incompatible with Article 45 paragraph 1 of the Polish Constitution. This paragraph grants the right to just adjudicature, which takes into account the whole substantive law. There are areas in law where conflicts between the procedural and the substantive justice are possible. Such an area is the adversary trial proceedings and evidentiary proceedings. The Court of Justice of the European Union emphasizes that there are such groups of legal entities (eg. consumers), for which it is necessary to regard ex officio all of facts pointing to the unjust treatment of consumer. The similar point of view was expressed by the Supreme Court of Poland. The Supreme Court of Poland allowed an evaluation of a claim which includes principles of justice, even if the defendant doesn’t take any position. This belief agrees with the standpoint of E. Waśkowski, who emphasized that the sentence should be “rightful”.
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Ortiz del Valle, María Del Carmen. "EL INCENDIO DE UN VEHÍCULO ESTACIONADO EN UN GARAJE PRIVADO CONSTITUYE UN “HECHO DE LA CIRCULACIÓN”. LA DOCTRINA DEL TRIBUNAL DE JUSTICIA DE LA UNIÓN EUROPEA Y LA SENTENCIA DEL TRIBUNAL SUPREMO (SALA DE LOS CIVIL, PLENO) DE 17 DE DICIEMBRE DE 2019." REVISTA LEX MERCATORIA Doctrina, Praxis, Jurisprudencia y Legislación, no. 14 (July 13, 2020): 4. http://dx.doi.org/10.21134/lex.v0i14.1852.

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El Pleno del Tribunal Supremo, en sentencia de 17 de diciembre de 2019, confirma la tendencia jurisprudencial hacia una interpretación amplia del concepto “hecho de la circulación” considerando como tal el siniestro producido en un vehículo estacionado de forma no permanente por su propietario en una plaza de garaje privado.Para resolver el recurso de casación interpuesto por la aseguradora del vehículo,el Tribunal Supremo aplica la jurisprudencia del Tribunal de Justicia de la UniónEuropea, que, en respuesta a las cuestiones prejudiciales planteadas por el propio Tribunal Supremo, estableció que “[E]l artículo 3, párrafo primero, de la Directiva 2009/103, del Parlamento Europeo y del Consejo, de 16 de septiembre de 2009, relativa al seguro de responsabilidad civil que resulta de la circulación de vehículos automóviles, así como al control de la obligación de asegurar esta responsabilidad, debe interpretarse en el sentido de que está comprendida en el concepto de «circulación de vehículos» que figura en esta disposición una situación, como la del litigio principal, en la que un vehículo estacionado en un garaje privado de un inmueble y utilizado conforme a su función de medio de transporte comenzó a arder, provocando un incendio que se originó en el circuito eléctrico del vehículo y causando daños en el inmueble, aun cuando el vehículo llevara más de 24 horas parado en el momento en que se produjo el incendio”.
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Arenas García, Rafael. "Arbitraje y jurisdicción en el espacio judicial europeo: A propósito de la Sentencia del Tribunal de Justicia (Gran Sala) de 20 de junio de 2022, London Steam-Ship Owners’ Mutual Insurance Association." Revista de Derecho Comunitario Europeo, no. 73 (December 22, 2022): 1043–60. http://dx.doi.org/10.18042/cepc/rdce.73.09.

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Mientras se desarrolla en España el proceso en el que se exigen las responsabilidades derivadas del accidente producido por el buque Prestige, la aseguradora del buque inició arbitraje en Londres con el objetivo de que se declarara que no le correspondía satisfacer la indemnización que pudiera corresponder por los daños causados por el naufragio en tanto el asegurado no los satisficiera. El laudo con el que concluye el arbitraje confirma lo solicitado por la aseguradora. Esta obtuvo la emisión de una resolución judicial con el mismo contenido del laudo. Cuando se pretendió el reconocimiento en el Reino Unido de la decisión judicial española que condenaba a la aseguradora al pago de las indemnizaciones decididas por la justicia, la aseguradora alegó que la resolución judicial que reproducía el laudo arbitral era inconciliable con la que se pretendía reconocer (art. 34.3 del Reglamento 44/2001). El Tribunal de Luxemburgo mantuvo que cuando la decisión que se opone al reconocimiento reproduce un laudo arbitral que no hubiera podido ser acordado como sentencia en caso de que se hubiera optado por la vía judicial, por contradecir principios esenciales del Reglamento 44/2001, no cabe oponer tampoco dicha resolución al reconocimiento y ejecución de una decisión judicial adoptada en un estado miembro y reconocible a través del mencionado Reglamento. Con esta decisión, el Tribunal de Luxemburgo profundiza en la delimitación de las relaciones entre arbitraje y cooperación judicial civil en la UE. Una delimitación que exigiría alguna actuación del legislador europeo.
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Trela, Anna. "Zwolnienie od podatku od czynności cywilnoprawnych sprzedaży gospodarstwa rolnego jako forma pomocy de minimis w rolnictwie." Studia Prawa Publicznego, no. 1(17) (December 4, 2019): 63–81. http://dx.doi.org/10.14746/spp.2017.1.17.3.

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This paper analyses the regulation of Article 9 point 2 of the Act of 9 September 2000 on the tax civil law transactions (CLT). The said provision applies to the exemption from the sales tax if the object of sale is a farm holding or a property included in a farm holding. The amendments of 2015 to the above mentioned Act added a sentence which provides that “such exemption constitutes a de minimis help in agriculture referred to in Regulation EC No 1408/2013 of 18 December 2013 concerning the application of Articles 107 and 108 of the Treaty on the Functioning of the European Union regarding the de minimis help in the agricultural sector”. This new wording of Article 9 point 2 of the Act on CLT has entailed many doubts regarding the allowable level of exemption, the principles of its calculation and recovery. Hence the need to analyse the relevant legal provisions of the EC Regulation. In the author’s opinion the Regulation contains no provision stating that if the combined sum of help exceeds the predetermined ceiling it will be exempted from the provision, even if only up to the level not exceeding the ceiling. Under the current provisions the de minimis help in agriculture may not exceed EUR 15 000, also in the event referred to in Article 9 point 2 of the Act on CLT. Due to the lack of consistent legal provisions regarding tax exemptions, the authoress decided to present in the article other instruments available under Polish law, which provide for the de minimis help in agriculture.
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Shevchenko, L., and D. Shevchenko. "MEANS OF CORRECTION AND RESOCIALIZATION OF CONVICTED WOMEN: INTERNATIONAL EXPERIENCE." Scientific Notes Series Law 1, no. 12 (October 2022): 270–75. http://dx.doi.org/10.36550/2522-9230-2022-12-270-275.

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The article is devoted to the generalization of international experience regarding the involvement of convicted women in work, professional training and education in order to promote their resocialization. The process of engaging convicted women in work and vocational training is analyzed on the example of countries with a developed penitentiary system, and the ways of solving their employment while serving their sentence are highlighted. It is noted that education and vocational training of convicts, in particular women, is an effective way to reduce the level of recidivism, and makes it possible to reduce the costs of maintaining offenders convicted of repeated crimes. World experience in this field is one of the most important sources of progressive innovative ideas. It is an integral part of international penitentiary cooperation. Today, the international cooperation of the penitentiary system of Ukraine is carried out in the following areas: implementation of international projects and implementation of foreign experience on humanitarian grounds; implementation of conclusions and recommendations of UN and Council of Europe bodies. The penitentiary system of our country has the closest ties with the countries of Germany, France, Switzerland, and England. Despite the national and other specificities of these countries, the application of their experience will save time and avoid mistakes in the development of the activities of institutions that carry out criminal punishments, take into account local conditions and significantly improve our system of resocialization of persons who are in prisons. It should be said that the experience of foreign countries in terms of labor involvement of those sentenced to imprisonment is divided, in some - labor involvement is mandatory, in others - it is carried out at his will. In Ukraine, those sentenced to imprisonment have the right to work on a voluntary basis on the basis of a civil law contract or an employment contract concluded between the convict and a natural person - an entrepreneur or a legal entity, for whom the convicts perform work or provide services. Thus, it is expedient to analyze the process of engaging convicts, in particular women, to work on the example of a country with a developed penitentiary system and to identify ways of solving their employment while serving their sentence. After all, professional training is one of the most important educational and rehabilitation programs that can be organized in prisons.
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Topchiy, Vasyl, Maksym Zabarniy, and Nataliya Lugina. "APPLICATION OF THE METHOD OF SWOT-ANALYSIS AS A MEANS OF STRATEGIC PLANNING DURING THE INVESTIGATION OF CRIMINAL CASES IN THE FIELD OF ECONOMICS IN BORDERS." Baltic Journal of Economic Studies 6, no. 3 (August 5, 2020): 166–70. http://dx.doi.org/10.30525/2256-0742/2020-6-3-166-170.

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Анотація:
A cooperation between states in criminal cases is carried out in order to achieve the goals of justice and may exist at the stage of pre-trial investigation, trial, as well as after the entry into force of a court decision (sentence, ruling). Forms of international cooperation in the investigation of criminal cases are quite diverse. The main ones are: providing legal assistance, which consists in carrying out procedural actions, because during the investigation and trial of criminal cases there is often a need to gather evidence abroad by questioning defendants, victims, witnesses, experts, conducting searches, examinations, court inspections, seizure and transfer of items, delivery, and forwarding of documents, etc.; extradition of persons for criminal prosecution or for the execution of a court sentence; arrest, search and confiscation of proceeds of crime (states undertake to cooperate in the investigation of money laundering; assist in the investigation and take appropriate measures: to freeze bank accounts, seize property to prevent its concealment; confiscate proceeds of crime or property, value of which corresponds to the value of income, etc.). The normative basis for the international cooperation in the investigation of criminal cases is the European Convention on Mutual Assistance in Criminal Matters dated April 20, 1959; the Criminal procedural code of Ukraine; Methodical recommendations of the General Prosecutor’s Office of Ukraine; Order No. 223 “On the organization of the work of the Prosecutor’s Office of Ukraine in the field of international legal cooperation” dated September 18, 2015. The legal basis for international cooperation in criminal matters is the current bilateral and multilateral international treaties of Ukraine, the binding nature of which has been approved by the Verkhovna Rada of Ukraine. Among the multilateral international agreements, there should be noted the European conventions on criminal justice: the European Convention on the Extradition with two additional protocols to it, the European Convention on Mutual Assistance in Criminal Matters with an additional protocol to it, the European Convention on the Transfer of Proceedings in Criminal Matters, The Convention on the Transfer of Sentenced Persons with an additional protocol, The European Convention on the Supervision of Conditionally Sentenced or Conditionally Released Offenders, the Convention on Laundering, Search, Seizure, and Confiscation of the Proceeds from Crime and the European Convention on the International Validity of Criminal Judgements. In addition, the Commonwealth of Independent States has the 1993 Convention on Legal Assistance and Legal Relations in Civil, Family and Criminal Matters and its 1997 Protocol; within the framework of the United Nations, there is the Convention on Transnational Crime of 2000, together with two Protocols thereto. These multilateral international agreements establish a uniform sphere of cooperation between law enforcement and judicial authorities in relation to all European countries. Today, the most effective is the method of “SWOT-analysis”, which is currently recognized in the scientific community as one of the most popular tools in strategic planning of social processes, including in the investigation of criminal cases. Although the type of analysis is still considered by most scientists as Bohomolova Ye., (2004) a method of marketing research of enterprises in the market in the context of business practice, the object of “SWOT-analysis” can be as legislation, the practice of its application and prospects of their improvement, and materials of criminal cases. Methodology. Achieving the purpose of this publication is ensured by the use of cognitive philosophical, general scientific and special methods, among which the main are analysis and synthesis, comparative law method, which allow to identify prospects for the use in criminal cases of the method of “SWOT-analysis”, which is currently recognized in the scientific community as one of the most popular tools in strategic planning of social processes. Methods of grammatical review and interpretation of legal norms have helped to identify gaps in the legislation governing the investigation of criminal cases, in particular in the field of economics, and to develop proposals for its improvement. Practical importance. International cooperation in criminal proceedings is an organizationally complex process, which requires the use of effective and efficient methods to perform the tasks of criminal proceedings, respect for the rights and freedoms of all participants in the process, including not violating a reasonable time in the investigation. To date, science has developed many methods of analyzing the law, the practice of their application, and identifying ways to improve legislation, taking into account the results of forecasting the prospects for society and the state. To ensure a high level of quality of criminal investigations in the framework of international cooperation, it is necessary to choose the one that will give the most effective results and allow to formulate the most optimal proposals in a particular criminal case and the practice of their application. An attempt to solve this problem is presented in this study.
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Sendlmeier, Kilian. "Art. 22(4) Brussels i regulation and its successoronly only apply to cases concerned with the actual registration or validityof the listed ip rights. Commentary on the Judgment of the Court of Justice of the European Union of 5 october 2017, c-341/16 = Artículo 22.4 del Reglamento Bruselas I y su sucesor solo se aplican a los casos relacionados con el registro efectivo o la validez de los derechos de propiedad intelectual enumerados. Comentario de la Sentencia del Tribunal de Justicia de la Unión Europea de 5 de octubre de 2017, c-341/16." CUADERNOS DE DERECHO TRANSNACIONAL 11, no. 1 (March 11, 2019): 937. http://dx.doi.org/10.20318/cdt.2019.4668.

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Abstract: The CJEU reaffirms its established case law on Art. 22(4) Brussels I Regulation (No. 44/2001) and interprets the provision narrowly. Courts in member states in which patents, trade marks, designs, or similar rights that are required to be deposited or registered, have jurisdiction only in cases that are actually concerned with the registration or validity of these IP rights. A case concerned with the potential ownership of such rights falls within the general provision of Art. 2(1) Brussels I and, therefore, is to be brought before courts in the member state where the defendant is domiciled.Keywords: Judicial cooperation in civil and commercial matters, Brussels I Regulation (No. 44/2001), Jurisdiction under Art. 2(1) and Art. 22(4) Brussels I Regulation, jurisdiction in proceedings concerned with IP rights, registration of property of a trade markResumen: El Tribunal de Justicia de la Unión Europea mantiene su jurisprudencia establecida sobre el Art. 22.4 del Reglamento (CE) nº 44/2001 de Bruselas I e interpreta este artículo en sentido estricto. Los tribunales de los Estados miembros en los que se exige el depósito o el registro de patentes, marcas, dibujos y modelos u otros derechos similares solo son competentes en los casos en que se la posible titularidad de ese derecho entra en el ámbito de la disposición general del Art. 2.1 del Reglamento Bruselas I y, por lo tanto, debe ser llevado ante los tribunales de aquel estado miembro en el que el demandado esté domiciliado.Palabras clave: Procedimiento prejudicial, Cooperación judicial en materia civil y mercantil, Reglamento (CE) n° 44/2001, Competencia judicial, Artículo 2, apartado 1, Competencia de los órganos jurisdiccionales del domicilio del demandado, Artículo 22, punto 4, Competencia exclusiva en materia detítulos de propiedad intelectual, inscripción como titular de una marca.
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van der Linde, Delano Cole. "Does the Aggravated Sentencing Regime under the Prevention of Organised Crime Act 121 of 1998 Violate Freedom of Association? A Constitutional and Comparative Analysis." Stellenbosch Law Review 2021, no. 2 (2021): 288–305. http://dx.doi.org/10.47348/slr/2021/i2a6.

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In terms of section 10(3) of the Prevention of Organised Crime Act 121 of 1998 (“POCA”), a court may impose an aggravated sentence on a criminal offender if the offender was a gang member at the time of the commission of a crime. The court is entitled to apply section 10(3) to the sentencing of any common-law or statutory offence, save for the gang-related offences in Chapter 4 of POCA. As aggravated punishment is attached directly to a person’s status as a gang member, one must question whether such aggravated punishment does not violate the right to freedom of association in section 18 of the Constitution of the Republic of South Africa, 1996. Section 18 is an unqualified right and subject only to the limitations clause under section 36 of the Constitution. The purpose of this contribution is to investigate whether the associational freedom guaranteed by the Constitution may be limited in light of considerations under international law (such as the International Covenant on Civil and Political Rights, the African Charter on Human and Peoples’ Rights and the European Convention on the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms) as well as foreign law (specifically the United States and Germany). The consensus is, broadly speaking, that persons are nondeserving of associational protection where the conduct connected to such an association is criminal in nature. Increased criminal consequences are justifiable where a person’s unlawful conduct is also connected to their status and activity as a member of a criminal organisation. However, increased criminal consequences based merely on a person’s membership of a criminal organisation, as is the case in terms of section 10(3) of POCA, is considered arbitrary and irrational. The conclusion is that section 10(3) of POCA should be amended so that it applies only to crimes that are related to a convicted person’s gang-related activities.
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Serio, Mario. "L'interpretazione del trust e l'obbligo di interpretazione conforme («<i>Reading down</i>»)." Trusts, no. 4 (August 4, 2022): 599–626. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.133.

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Tesi Il lavoro si muove nel perimetro di una recente sentenza della Chancery Division della High Court inglese nel caso Goodrich v AB, relativo all'interpretazione di una pluralità di disposizioni di un trust di dubbia interpretazione quanto alla identificazione dei beneficiari, affrontando i problemi connessi. Essi sono di duplice natura. In primo luogo, si tratta di stabilire se le ordinarie regole ermeneutiche vigenti nel common law inglese per altre categorie di atti giuridici, sia tra vivi sia a causa di morte, possano applicarsi anche ai trust. Alla motivata risposta positiva, tratta da una costante linea giurisprudenziale, consegue l’ulteriore effetto che assegna all’interprete del trust il compito di accertare la portata oggettiva dell’atto di disposizione, senza indulgere verso la prevalenza di criteri puramente soggettivi. Il secondo ordine di problemi cui il lavoro ha inteso dar risposta riguarda la possibilità di adeguare una serie di nozioni e categorie proprie del diritto di famiglia e delle relazioni da esso nascenti alla stregua di disposizioni legislative sopravvenute che hanno esteso la platea dei possibili beneficiari di un trust. E ciò in virtù di un’interpretazione compatibile con i principii della Convenzione per la salvaguardia dei diritti umani del 1950 trasposta nello Human Rights Act del 1998. Ed infine, viene esaminato il profilo degli obblighi informativi gravanti sul trustee in merito alle proprie scelte, concludendosi nel senso che a decisioni contrarie alla logica o puramente arbitrarie possa sopperire l’intervento sostitutivo o integrativo dell’autorità giudiziaria. La conclusione è nel senso che dell’apertura verso la sponda eurounitaria del diritto inglese ha tratto giovamento, in termini di rinnovamento delle tradizionali categorie di beneficiari e dei metodi ermeneutici per identificarli, anche il law of trust. The author’s view The recent decision in Goodrich v AB highlights a number of problems which this essay centres upon in an effort to outline a more modern and CEDU oriented version of the law of trust. In particular, the focus will be on the applicable criteria in this branch of the law to the interpretation of settlements aimed at conferring benefits on one or more persons, to be identified through a correct analysis of their objective, legal status in relation to the settlor's intention. It will also be devoted to the determination of whether or not duties of disclosure of relevant documents relating to his/her activity may be said to be incumbent, and in the event to what extent, on the trustee. All these issues have been accurately and extensively taken into account in its decision by the Chancery Division of the High Court and have been given a satisfactory answer. In particular, the interpretative methods to be applied to trust cannot but be the same as in contracts and wills according to the Supreme Court precedents. As to the definition of the beneficiaries of the trust in question, the Court has shown to adhere to an evolutive interpretation derived from the direct application in the domestic law, via the Human Rights Act 1998, of the provisions of the European Convention on Human Rights 1950, with the ultimate result of the broadening of the categories of those who can benefit from the trust, such as civil partners and married couples of the same sex. Finally, a clear tendency to stress the very existence of a duty to frankly and openly disclose relevant information on the part of the trustee is emphasized with an eye to the protection of beneficiaries. The non-performance of such a duty may give rise to a judicial intervention in the light of the Public Trust v Cooper decision.
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Кючуков Хрісто and Віллєрз Джіл. "Language Complexity, Narratives and Theory of Mind of Romani Speaking Children." East European Journal of Psycholinguistics 5, no. 2 (December 28, 2018): 16–31. http://dx.doi.org/10.29038/eejpl.2018.5.2.kyu.

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The paper presents research findings with 56 Roma children from Macedonia and Serbia between the ages of 3-6 years. The children’s knowledge of Romani as their mother tongue was assessed with a specially designed test. The test measures the children’s comprehension and production of different types of grammatical knowledge such as wh–questions, wh-complements, passive verbs, possessives, tense, aspect, the ability of the children to learn new nouns and new adjectives, and repetition of sentences. In addition, two pictured narratives about Theory of Mind were given to the children. The hypothesis of the authors was that knowledge of the complex grammatical categories by children will help them to understand better the Theory of Mind stories. The results show that Roma children by the age of 5 know most of the grammatical categories in their mother tongue and most of them understand Theory of Mind. References Bakalar, P. (2004). The IQ of Gypsies in Central Europe. 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Arboleda, Julio César. "Currículo y Didactología." Revista Boletín Redipe 11, no. 11 (November 1, 2022): 15–20. http://dx.doi.org/10.36260/rbr.v11i11.1903.

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Los artículos contenidos en este número de la Revista Boletín Redipe siguen la dirección que ha logrado hasta ahora de examinar con consciencia crítica, refexiva y generativa asuntos relacionados con la educación y sus procesos. Currículo, didáctica, gestión y política educativa, aprendizaje, ciudadanía e inclusión, son el grueso temático que confgura esta edición. LA TEORIA GENERAL DE SISTEMAS: UN PUENTE RELACIONAL ENTRE EL PENSAMIENTO RIZOMÁTICO Y COMPLEJO EN LA INFERENCIA DEL CURRÍCULO RURAL. Hugo Iván Marquínez GruezoMario Alberto Álvarez López. Artículo derivado de investigación. Pretende desde los planteamientos de la teoría general de los sistemas establecer una inferencia relacional entre el pensamiento rizomático y complejo en concordancia con las inferencias criticas al currículo rural. El análisis se planteó desde la signifcancia teórica-conceptual de lo rizomático y las dinámicas de la complejidad, aportando en la comprensión, de manera sucinta la convergencia en la que se encuentra instalado lo educativo, el cual direcciona el conocimiento de los estudiantes en el orden, la lógica, la racionalidad y en los modelos pedagógicos predefnidos. DIDACTOLOGÍA, BIOPODER Y BIOPOLÍTICA EN LA ENSEÑANZA Y APRENDIZAJE DE LAS LENGUAS EXTRANJERAS EN COLOMBIA: APROXIMACIÓN CRÍTICA AL MARCO COMÚN EUROPEO DE REFERENCIA. Jorge Hernán Herrera Pineda, Universidad del Quindío, Armenia, Colombia. Artículo derivado de investigación. Enmarcada desde una perspectiva decolonial y glotopolítica, con enfoque cualitativo y diseño Análisis Crítico del Discurso, refexiona en torno al Marco Común Europeo de Referencia (MCER), concibiéndolo desde la teoría de la elección racional de Alarcón como responsable de la mercantilización de las lenguas extranjeras en Colombia. Analiza las implicaciones didactológicas, biopolíticas y de biopoder del MCER en la enseñanza y aprendizaje de las lenguas extranjeras del país. Se afrma que como consecuencia de la racionalidad empresarial que lo soporta, se ha instrumentalizado el acto comunicativo, con lo cual, las lenguas extranjeras han quedado reifcadas con intención didactológica simplista al servicio de la comunicación, desestimando el intercambio simbólico e interpretativo que se teje en la semiótica social, fundamento de las lenguas de cultura. GLOBAL SKILLS IN PUBLIC ACCOUNTANCY: A VISION FOR THE INTERNATIONALIZATION OF THE CURRICULUM. Cecilia Garzón Daza. San Mateo University FoundationCatholic University of Colombia. The article aims for identifying the global skills in public accountancy facing the construction of a vision for the internationalization of the curriculum ft to the dynamics of the globalización. Through a descriptive qualitative methodologic approach the global skills are addressed from the perspective of the Organization for Economic Cooperation and Development (OECD). Then, focus on the internationalization of the curriculum that contributes to the performance of the public accountant in the globalized world. FAMILIA Y CENTRO EDUCATIVO: PERCEPCIÓN DE LOS DIRECTORES DE LICEOS. Mónica Esquibel de León, Universidad Católica Argentina- Uruguay. Artículo de investigación. Se parte de un análisis de la situación educativa compleja de la enseñanza media y se comunican algunos resultados de la investigación llevada a cabo en la Región Este de Uruguay. Se investigaron las percepciones de los directores y subdirectores de centros de enseñanza media sobre la temática vinculada con la relación familia y centro educativo en ese tramo etáreo. Se diseñaron 4 grupos focales que se llevan adelante en esa zona geográfca. La investigación arroja consenso en los equipos directivos en que las demandas y las características de las situaciones que vivencian con las familias desbordan y exceden a su formación como docentes y como directivos. La importancia del papel de las familias en los logros de los estudiantes resaltada por la bibliografía actual contrasta con las difcultades del trabajo en territorio planteadas por los equipos directivos. CONSTRUCTION OF THOUGHT IN PUBLIC POLICIES AND ARTISTIC PROCESSES WITH CHILDHOODS: REFLECTIONS FROM THE ARTISTIC INITIATION PROGRAM – PIÁ. Joice Rodrigues de Lima, UDESC, Brasil. I propose here to articulate refections about the structuring of public policies in the feld of arts and childhoods, considering some actions carried out in PIÁ - Artistic Initiation Program, between 2008 and 2018, specifcally. This program has been taking place for more than 14 years, uninterruptedly, in the four macro-regions of the city of São Paulo - SP, with management of the Secretariat of Culture in partnership with Education. Its practices are with and for children and adolescents between 5 and 14 years old and artists educators of the languages of music, theater, literature, visual arts and dance, with the present participation of family members, managers and communities of the territories where the experiences are established. In this context, among many relevant aspects for this refection, it is highlighted, among its structuring axes, a look at the Childhoods that consider them as people of rights, purposers and artistic creators, as the proposition of creation processes that respect the temporalities of childhood and that value the horizontality, dialogue, respect and reception in the relations between educators and children, participation and defagration of artistic processes. Considering that these factors reinforce a confrontation with hegemonic powers, there is a need to think about ways to build public policies that establish actions committed to guaranteeing practices in art and education that prioritize the protagonism and participation of children. In this sense, the creation of public policies that support such participatory axes may be a path towards more respectful processes in relation to the participation of children and adolescents in society, in the public sphere, and through artistic experiences. In the construction of this thought, I will use as a foundation mainly documents that relate PIÁ’s own experience in its practices and attempts to enable the approval of a law that would make it an efective public policy in the city, as well as the contributions of researchers such as Anete Abramowicz, Maria Walburga dos Santos and Vera M. Ferrão Candau, in the feld of Latin American Sociology of Childhood and Manfred Liebel and the approach to the concept of participation and child protagonism. ERRORES ASOCIADOS A OPERACIONES ADITIVAS CON FRACCIONES: UN ESTUDIO EXPLORATORIO CON ESTUDIANTES DE SECUNDARIA. Wilmer Ríos-Cuesta, Facultad de Educación y Pedagogía, Universidad del Valle- Omar Harry Asprilla-Mena, Facultad de Ciencias Sociales y Humanas, Universidad de Medellín. Artículo de investigación. Se presenta un estudio de casos exploratorio de naturaleza cualitativa y corte descriptivo situado en un paradigma interpretativo, cuyo propósito fue identifcar los errores asociados a las operaciones aditivas con fracciones, de estudiantes, entre los 11 y 16 años, que cursan séptimo grado de secundaria de una institución educativa pública del municipio de Quibdó. La muestra estuvo conformada por ciento noventa y cinco estudiantes a las cuales se les aplicó una evaluación diagnóstica para verifcar su nivel de comprensión sobre esta temática en particular. Se parte del hecho de que los Derechos Básicos de Aprendizaje en Colombia señalan que, en este grado, los estudiantes pueden resolver problemas que involucran diversas operaciones con racionales en distintos contextos. Los resultados muestran que las estudiantes realizan sumas de los numeradores y denominadores como si fueran dos números enteros independientes, se identifcó también que cuando las fracciones tienen el mismo numerador lo que hacen las estudiantes es mantenerlo y sumar los denominadores. Asimismo, se comenten errores al usar algoritmos, pues no se tienen en cuenta si las fracciones son homogéneas o heterogéneas y no se ofrece como respuesta una fracción irreducible. Se concluye que las estudiantes comenten errores que permiten inferir una falta de comprensión sobre cómo se resuelven operaciones que implican sumar o restar fracciones, así como también, una difcultad para comprender el signifcado del concepto de fracción de acuerdo con la situación. CÓMO LA EXPERIENCIA ARTÍSTICA AMPLÍA NUESTRA COMPRENSIÓN DEL MUNDO. César Augusto Cepeda Rodríguez, Universidad Pedagógica Nacional. Artículo de refexión generativa. Expone los hallazgos e inquietudes abordadas en el libro ‘El arte de vivir y vivir con el arte. Cómo la experiencia artística amplía nuestra comprensión del mundo’, publicado por la editorial Aula de Humanidades en el mes de julio del 2022 en Bogotá. En primer lugar, quisiera proponer una serie de refexiones que han motivado en los últimos años la investigación que subyace al libro y a continuación me extenderé presentado las secciones y los contenidos de este. UNIVERSITY MANAGEMENT PERSPECTIVES: A systematic literature review through Bibliometrix. Andrea Mosquera-Guerrero. Edward Enrique Escobar-Quiñonez. The university is a key actor in the creation of knowledge that must respond to the demands of diferent interest groups that asked pertinent responses and in line with global trends; so, its management has become, over time, a complex activity. Based on the above, this work is presented, which aims to publicize trends in university management through the review of the Web of Science and Scopus databases. The records obtained were analyzed using Graph theory and tools such as Bibliometrix. The results allowed identifying four perspectives: a. technology transfer and university entrepreneurship; b. educational model; c. Change management in academic institutions and d. Interest groups. Through a network analysis, it was determined that the most relevant authors are Henry Etzkowitz, Mario Raposo and G.E. Zborovsky. For its part, the region with the highest production in the subject is the United Kingdom and it is pertinent to note that the research carried out allows us to appreciate that the subject is in the boom phase. EDUCACIÓN MATEMÁTICA Y CIUDADANÍA EN BÁSICA PRIMARIA: EXPERIENCIA DE UN PROYECTO PEDAGÓGICO DE AULA SOBRE HÁBITOS SALUDABLES. Artículo de investigación. Sergio Adrián García Cruz, Normal Superior Fabio Lozano Torrijos de Falan. Se presenta una experiencia de innovación en la enseñanza de las matemáticas en básica primaria desarrollada en una Escuela Normal Superior Colombiana (ENS). La experiencia fue llevada a cabo por maestros en formación inicial y docentes de las asignaturas didáctica de las matemáticas y didáctica del lenguaje que hacen parte del programa de formación complementaria (PFC). Los participantes diseñaron un proyecto pedagógico de aula PPA (Carrillo, 2001) para la enseñanza de las matemáticas, con un enfoque de ciudadanía (Callejo, 2010). El PPA se orientó hacia la refexión sobre los hábitos de vida saludables. Se desarrollaron 7 sesiones de clase, cada una de 3 horas, con estudiantes de grados primero y segundo de primaria de diferentes escuelas que hacen parte de la ENS. La experiencia permitió que los estudiantes de las escuelas refexionaran sobre la importancia de manejar hábitos de vida saludable, mientras que desarrollaban competencias matemáticas. Algunas de las actividades realizadas con los niños consistieron en: encuestas sobre hábitos saludables, preparación de una receta, lectura de información cuantitativa en etiquetas de diferentes productos, patrones geométricos en secuencias de baile, medición del ritmo cardiaco y ruleta de las emociones. EDUCACIÓN INCLUSIVA: LA DISLEXIA Y LA EXCLUSIÓN EDUCATIVA Y SOCIAL. Carina Acosta Mendoza, Universidad Autónoma de Ciudad Juárez, México. Artículo de investigación. La dislexia refere un problema en la adquisición de la lectura y la escritura. Un niño que presenta dislexia piensa diferente y percibe las cosas de una manera distinta. Según la UNAM (Universidad Nacional Autónoma de México), el 17% de todos los niños en el mundo presentan dislexia. En México hay una lucha y necesidad por entender la dislexia, por defnirla dentro de las aulas, detectarla y tratarla. En el momento en que un profesor no entiende la dislexia y no la detecta, limita el aprendizaje de un niño que la padece, y por lo tanto lo segrega y excluye. Es importante mencionar que el problema no se queda solo en la escuela. La exclusión educativa es entendida como un fenómeno asociado al escaso acceso al sistema educativo, que provoca segregación y exclusión educativa al no contar con herramientas para entender lo que representa la educación para todos. AVANCES EN DERECHOS HUMANOS: RECONOCIMIENTO DEL MATRIMONIO CIVIL IGUALITARIO EN LA LEGISLACIÓN ECUATORIANA. Ximena María Torres Sánchez - Carmen Georgina Puchaicela Huaca. Artículo de investigación. La histórica republicana de nuestro país, data que hemos vivido en un proceso de varias Constituciones políticas, cada una de ellas representaba el fel anclaje al conservadurismo y liberalismo, apegado al modelo de matrimonio representativo de la Antigua Roma. Es, por tanto, que el modelo de matrimonio heterosexual, se ha visto representado en todas nuestras Constituciones, e inclusive en la moderna Constitución del año 2008, que es fel sinónimo del “garantismo”. Por ello, dentro del presente artículo científco, se denota a prima facie la vulneración de los derechos a los grupos denominados LGBTI en nuestro contexto normativo; y por otro lado se visualizará como un Instrumento Internacional de los Derechos Humanos-CIDH-, mediante una Opinión Consultiva- OC- 24/17-, exteriorizo a todos sus Estados suscritos al Convenio, la no discriminación e igualdad frente a la fgura tradicional del matrimonio a las parejas homosexuales. Finalmente, se dará el estudio a la Sentencia Nº 10-18-CN/19 de nuestra Corte Constitucional, la cual tomo esta opinión consultiva como vinculante, y mando a reformar en nuestro contexto normativo a la “institución jurídica” del matrimonio, en aras de respetar el modelo constitucional vigente, que toma a los Instrumentos Internacionales de D.D.H.H, en igual jerarquía que nuestra Constitución. LA SELECCIÓN DE NIÑAS PARA EL LEVANTAMIENTO DE PESAS. RETO DEL PROCESO DE ENSEÑANZA-APRENDIZAJE DE EDUCACIÓN FÍSICA. Yunia Pérez Cruz, Universidad de Ciencias Holguín, Holguín, Cuba. Artículo de investigación dirigido a valorar el objeto como proceso de enseñanza-aprendizaje y su infuencia en el deporte de levantamiento de pesas para niñas en edades de11-12 años Para ello se realiza un acercamiento al origen y concepción de este deporte, así como a la manera en que las féminas son acogidas por la sociedad como practicantes. El acercamiento a dicha praxis social requirió el uso los métodos teóricos Histórico-lógico, Analítico–sintético, Inductivo-deductivo, métodos empírico, observación, entrevista, encuesta, métodos estadísticos descriptivos e inferencial, que posibilitaron constatar la manifestación de este fenómeno en la actualidad. Con este trabajo se evidencia que el interés por el deporte en las niñas no es impedimento, existen limitaciones que impiden el progreso en la selección deportiva como son Carencias de acciones que sustentan la selección deportiva en niñas para el levantamiento de pesas en el municipio Holguín, En la bibliografía revisada no se ha encontrado una estrategia pedagógica de la selección deportiva en niñas para la práctica del levantamiento de pesas, No se desarrolla el proceso de selección inicial con la calidad y rigor necesario de acuerdo a las exigencias establecidas, nos vemos en necesidad de establecer un mecanismo que permitas una correcta selección de estas para el deporte. DE LA RESPONSABILIDAD SOCIAL EMPRESARIAL Y LA ÉTICA GERENCIAL AL MODELO GUANXI. Cecilia Garzón Daza- Alba Marcela Jaimes Reyes - Misael Tirado Acero. Grupos de Investigación: EDUPRO, FUSM, GIGAS, UPTC, RESCYPP, UMNG, UGC. Análisis documental a través de investigaciones científcas realizadas en el ámbito de los negocios con la fnalidad de introducir el Guanxi como respuesta ante problemas hallados en la implementación de RSE y la ética empresarial. Es así, que el Guanxi entendido como un aspecto cultural chino resalta la importancia de los vínculos laborales a través del fortalecimiento de la apariencia social, las emociones y los favoreces recíprocos; nutre la ética empresarial de los vínculos laborales colaborando en la relación entre ética empresarial y desempeño laboral. A su vez, el Guanxi permite comprender los favores recíprocos de la RSE y la apuesta ética de cara a la apariencia social aportando en el fortalecimiento de esta.
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Jódar López, Juan Manuel. "DELIMITACIÓN DEL ÁMBITO DE LA LEY SUCESORIA Y RÉGIMEN DE EXCLUSIONES DEL REGLAMENTO EUROPEO DE SUCESIONES EN MATERIA DE DERECHOS REALES A LA VISTA DEL PRIMER PRONUNCIAMIENTO INTERPRETATIVO DEL TRIBUNAL DE JUSTICIA DE LA UNIÓN EUROPEA. APROXIMACIÓN AL CERTIFICADO SUCESORIO EUROPEO COMO TÍTULO INSCRIBIBLE EN EL REGISTRO DE LA PROPIEDAD ESPAÑOL." Revista Internacional de Doctrina y Jurisprudencia, no. 18 (November 27, 2018). http://dx.doi.org/10.25115/ridj.v0i18.1893.

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El 17 de agosto de 2015 marcó el inicio de la aplicabilidad del Reglamento (UE) Nº 650/2012 del Parlamento Europeo y del Consejo de 4 de julio de 2012, relativo a la competencia, la ley aplicable, el reconocimiento y la ejecución de las resoluciones, a la aceptación y la ejecución de los documentos públicos en materia de sucesiones mortis causa y a la creación de un certificado sucesorio europeo. Dicho Reglamento tiene por objetivo el mantener y desarrollar un espacio de libertad, de seguridad y de justicia, mediante la adopción gradual de medidas dirigidas a la cooperación judicial en asuntos civiles con repercusión transfronteriza, suprimiendo obstáculos a la libre circulación de personas, en particular en aquellos casos en que sea necesario para el buen funcionamiento del mercado interior. A la vista de esta reglamentación, el objetivo de este trabajo se centrará en realizar una aproximación a la articulación de las respuestas a las distintas cuestiones planteadas en el marco del derecho sucesorio con elemento internacional, poniendo el foco en el ámbito de aplicación de este Reglamento, especialmente en la incidencia del régimen de exclusiones en materia de derechos reales previsto por la propia norma y su interpretación por parte del Tribunal de Justicia de la Unión Europea en virtud de la sentencia de 12 de octubre de 2017, asunto C-218/16. Además, se aprovechará la referencia que esta sentencia hace al certificado sucesorio europeo para ponerlo en conexión con su reconocimiento como título sucesorio por parte de nuestra legislación hipotecaria, así como con el control registral del mismo.
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Celis, María Mayela. "El papel controversial del TEDH en la interpretación del Convenio de La Haya del 25 de octubre de 1980 sobre los Aspectos Civiles de la Sustracción Internacional de Menores: Especial referencia a los casos Neulinger y Shuruk c. Suiza y X c. Letonia." ACDI - Anuario Colombiano de Derecho Internacional 13 (February 4, 2020). http://dx.doi.org/10.12804/revistas.urosario.edu.co/acdi/a.8476.

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El presente artículo explora la reciente jurisprudencia del Tribunal Europeo de Derechos Humanos (TEDH) en materia de sustracción internacional de menores, y hace algunas reflexiones sobre su posible impacto en el funcionamiento del Convenio de La Haya sobre Sustracción de Menores. Se hace especial referencia a la sentencia Neulinger y Shuruk c. Suiza dictada por la Gran Sala, así como a la “conmoción” que produjo en la comunidad jurídica. A continuación, se examina la sentencia X c. Letonia misma que, tras el asunto Neulinger, ha sido la sentencia más sobresaliente emitida por la Gran Sala de dicho Tribunal Europeo. En particular, se analizan los razonamientos y fundamentos legales de dichas sentencias, poniendo de relieve tanto sus deficiencias como sus virtudes. Asimismo, se analizan sentencias recientes del Tribunal Europeo y su consonancia o divergencia con los principios expuestos en X c. Letonia. Por último, y a la luz de los principios generales adoptados por el Tribunal Europeo, se considera la dirección que debería tomar dicho Tribunal y los tribunales nacionales de los Estados parte.
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Gala Durán, Carolina. "La exigencia de responsabilidad solidaria a los administradores sociales en el pago de las deudas laborales: alcance y delimitación de la competencia jurisdiccional." Revista de Trabajo y Seguridad Social. CEF, March 7, 2018, 125–31. http://dx.doi.org/10.51302/rtss.2018.1644.

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Tanto la Sentencia del Tribunal Supremo (Sala de lo Civil) de 18 de julio de 2017 como la Sentencia del Tribunal de Justicia de la Unión Europea de 14 de diciembre de 2017 (asunto C-243/16) se enmarcan en el ámbito de la responsabilidad que los administradores de una sociedad mercantil pueden asumir frente al pago de las deudas laborales (salariales, indemnizatorias o de seguridad social). Exigencia de responsabilidad que no aparece regulada en el marco laboral (con la excepción de lo previsto en materia de recaudación de cotizaciones en el art. 18.3 de la Ley general de la Seguridad Social –LGSS– y, sobre todo, en su desarrollo reglamentario), sino en el mercantil y, en concreto, en varios preceptos del Real Decreto legislativo 1/2010, de 2 de julio, por el que se aprueba el texto refundido de la Ley de sociedades de capital (LSC).
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Doménech Pascual, Gabriel. "Repensar la responsabilidad patrimonial del Estado por normas contrarias a Derecho." InDret, October 31, 2022. http://dx.doi.org/10.31009/indret.2022.i4.06.

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El Tribunal de Justicia de la Unión Europea ha declarado en su sentencia de 28 de junio de 2022 que la legislación española reguladora de la responsabilidad patrimonial del Estado por los daños derivados de leyes contrarias al Derecho de la Unión no respeta en varios puntos el principio de efectividad. La necesidad de revisar y modificar dicha legislación ofrece una buena oportunidad de repensar la regulación de la responsabilidad civil del Estado por los daños causados por normas contrarias a Derecho. Tras analizar el origen, la evolución histórica y los notables defectos de esta regulación, el presente trabajo señala los pilares fundamentales sobre los que debería asentarse el futuro régimen jurídico de la referida responsabilidad.
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Simović, Miodrag, and Marina Simović. "Criteria for Assessing the Violation of the Right to a Trial Within a Reasonable Time." Годишњак факултета правних наука - АПЕИРОН 11, no. 11 (September 21, 2021). http://dx.doi.org/10.7251/gfp2111105s.

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The well-known sentence in English Justice delayed is justice denied confirms historical awareness of the value of a speedy court decision. The right to a fair trial within a reasonable time applies to both civil and criminal proceedings. In a criminal trial, the issue of adjournment may also be regulated under Article 5 paragraph 3 of the European Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms when a person is detained. The rationale for the principle, in criminal proceedings, is “based on the need to allow the accused not to remain for too long in a state of uncertainty as to the outcome of criminal charges against him” (Kart v. Turkey, European Court of Human Rights, 2009). Furthermore, the variability of criminal proceedings that take too long - generally damages the reputation of the alleged offender. The European Court of Human Rights explained that “the reason for the verdict in so many lenghty proceedings is that certain contracting parties have not complied with the ‘reasonable time’ requirement under Article 6 paragraph 1 of the European Convention and have not prescribed a domestic remedy for this type of appeal” (Scordino v. Italy (no. 1) [GC], 2006-V).
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LATORRE, LETICIA. "El TEDH, sobre el Derecho a la vida y las medidas de protección por negligencia médica con resultado de muerte." Bioderecho.es, no. 9 (June 30, 2020). http://dx.doi.org/10.6018/bioderecho.392611.

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El Tribunal Europeo de Derechos Humanos (Sección 2ª), en la Sentencia sobre el caso Yirdem y otros contra Turquía, de 4 de septiembre de 2018, declara la existencia de violación del artículo 2 del Convenio por parte del Estado demandado, al estimar que es responsable del daño moral ocasionado a las demandantes – esposa e hijas de un paciente fallecido que se encontraba bajo la responsabilidad de profesionales de la salud – a consecuencia de no cumplir con la obligación de instaurar un sistema judicial efectivo que determine con celeridad la causa de fallecimiento. Si bien es cierto que no existió negligencia por parte de los profesionales sanitarios que pusiera en riesgo el derecho a la vida del paciente, sin embargo, para el TEDH consta que el Estado turco incumplió con la parte procesal del artículo 2 del Convenio, debido a las dilaciones indebidas dadas tanto en el procedimiento penal como en el procedimiento civil, generándose en consecuencia, una incertidumbre intolerable para las partes implicadas.
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Rojo Torrecilla, Eduardo. "Permiso de lactancia. Derecho del padre trabajador sin estar condicionado por la no actividad laboral de la madre." Revista de Jurisprudencia Laboral, November 16, 2022. http://dx.doi.org/10.55104/rjl_00374.

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La sentencia que es objeto de comentario aborda la problemática del derecho del trabajador que es padre, a disfrutar del permiso de lactancia reconocido en la Ley del Estatuto de los trabajadores cuando la madre no presta una actividad laboral. Tras un amplio análisis de la normativa anterior a la actualmente vigente, y a la jurisprudencia comunitaria y española, la Sala concluye que debe reconocerse el derecho al demandante, al amparo de una interpretación de la normativa vigente que debe tener en consideración todos los criterios de interpretación regulados en el Código Civil, y prestando especial atención al fortalecimiento del principio de no discriminación por circunstancias personales o familiares. The judgment which is the subject of commentary addresses the problem of the right of a worker who is a father to enjoy the breastfeeding leave recognised in the Workers' Statute Law when the mother does not work. After an extensive analysis of the legislation prior to that currently in force, and the european and spanish case law, the Chamber concludes that the plaintiff's right must be recognised, based on an interpretation of the legislation in force that must take into consideration all the interpretation criteria regulated in the Civil Code, and paying special attention to strengthening the principle of non-discrimination on the grounds of personal or family circumstances.
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Zúñiga Añazco, Yanira. "SENTENCIA SOBRE EL DERECHO A LA LIBERTAD RELIGIOSA (CORTE EUROPEA DE DERECHOS HUMANOS. COMITÉ DE DERECHOS HUMANOS DEL PROTOCOLO FACULTATIVO DEL PACTO INTERNACIONAL DE DERECHOS CIVILES Y POLÍTICOS)." Revista de derecho (Valdivia) 18, no. 1 (July 2005). http://dx.doi.org/10.4067/s0718-09502005000100012.

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Gutiérrez Arránz, Roberto. "El efecto post mortem del convenio colectivo." Revista de Trabajo y Seguridad Social. CEF, March 7, 2017, 83–118. http://dx.doi.org/10.51302/rtss.2017.1916.

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Abordamos en este trabajo una cuestión candente a estas alturas y con indudables repercusiones prácticas (jurídicas y económicas). El legislador del 2012, apoyándose en los consejos de economistas expertos (lobbys), y en las recomendaciones/mandatos europeos, quiso evitar las prórrogas tácitas e indefinidas de los convenios colectivos, y para ello, entre otros, reforma el artículo 86.3 del Estatuto de los Trabajadores. Pero a su altura, y añadiríamos, de facto por encima, se ha venido a imponer una doctrina del Tribunal Supremo (todavía sin el valor de jurisprudencia en los términos técnicos que recoge el artículo 1.6 Código Civil) recogida en la ya famosa sentencia de 22 de diciembre de 2014. A glosar esta y otras posteriores dedicamos el trabajo, revisándolas críticamente, y además, y quizás tan importante, porque lo anterior ya a estas alturas se ha hecho abundantemente, aportando soluciones alternativas que creemos más factibles, jurídicamente e incluso para lo que es la práctica diaria. En efecto, como se verá, con el juego de la buena fe y el apoyo del abuso de derecho, que por influencia europea cada vez juegan un papel más importante en el Derecho laboral, todo se hubiera resuelto de forma más sencilla y lógica, evitando construcciones enrevesadas que son susceptibles de causar importantes daños colaterales.
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Pérez Sola, Nicolás. "El régimen disciplinario de la Guardia Civil y su compatibilidad con el Convenio Europeo de Derechos Humanos: a propósito de la Sentencia del Tribunal Europeo de Derechos Humanos en el caso Dacosta Silva v. España." Revista de Derecho Político, no. 71-72 (January 1, 2008). http://dx.doi.org/10.5944/rdp.71-72.2008.9055.

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Mello, Oswaldo Aranha Bandeira de. "Tribunais de contas – natureza, alcance e efeitos de suas funções." Revista de Direito Administrativo e Infraestrutura - RDAI 5, no. 16 (January 9, 2021). http://dx.doi.org/10.48143/rdai/16.bandeirademello.

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O orçamento é o ato jurídico em que se faz a previsão da receita, autorizando a sua arrecadação, e a fixação da despesa, autorizando, outrossim, a sua execução, relativas a determinado exercício financeiro. Embora o conteúdo do orçamento diga respeito à matéria de Direito Financeiro, pertinente à disciplina da receita e da despesa, a natureza jurídica da fiscalização da execução do orçamento se mantém no campo do Direito Administrativo, não obstante se utilize das normas de contabilidade pública e de técnica econômico-financeira para levá-la a cabo. Destarte, permanece no Direito Administrativo o estudo dos órgãos de controle do Estado quanto a atividade dos ordenadores da despesa e pagadores de contas, e os atos jurídicos de efetivação desse controle. Esse controle da execução do orçamento se faz através do Poder Executivo, por órgão do Ministério da Fazenda ou das Finanças, que acompanham a gestão financeira dos diferentes órgãos do Estado, e se denomina fiscalização interna; e, através do Poder Legislativo, valendo-se de pareceres de suas Comissões de Finanças ou Tomadas de Contas, e, especialmente, de órgão administrativo, autônomo, de cúpula colegiada ou individual, seu delegado, e auxiliar, ou melhor, colaborador, na verificação das contas dos órgãos do Estado, independente do Poder Executivo, e esse controle se denomina fiscalização externa. Ao Legislativo compete não só a aprovação do orçamento como a fiscalização última da sua fiel execução. Objetiva garantir o efetivo cumprimento do orçamento, quanto a receita e despesa. Sem a devida tomada de contas, os orçamentos se constituiriam em formalidades inúteis e seria impossível a apuração de responsabilidade dos agentes ordenadores e pagadores da despesa. Como órgão auxiliar do Legislativo nessa tarefa de controle de contas do Executivo se cogitou, nos países latinos da Europa, do Tribunal de Contas, também denominado Conselho de Contas ou Corte de Contas, cujos membros, chamados Ministros ou Conselheiros, gozam de imunidades que asseguram a sua independência. Esse órgão, apesar de exercer uma função administrativa, repita-se, a efetiva em caráter autônomo, e sem qualquer liame com o Chefe do Executivo. Já na Inglaterra e nos Estados Unidos da América do Norte, dito controle se faz através de Auditoria, General Accounting Office superintendida por Auditor-Geral, General Comptroller and Auditor, com garantias equivalentes às que se atribuem à magistratura, e, outrossim, em posição de absoluta independência dos órgãos governamentais controlados, inclusive do Chefe do Executivo. O exame das contas pode ser feito através de três processos diferentes que originaram os sistemas de exame prévio absoluto ou relativo, e do exame posterior. O exame prévio absoluto é aquele em que o veto do órgão fiscalizador externo impede os órgãos executivos e ativos a efetuarem a despesa em negando o seu registro, e, então, não pode ser feita. Esse veto absoluto é utilizado nos casos de falta de verba para essa despesa ou ter sido cogitada por verba imprópria. É o sistema acolhido pelo Tribunal de Contas da Itália, e, por isso, denominado de tipo italiano. Já o exame prévio relativo é aquele em que o veto do órgão fiscalizador externo, em considerada ilegal a despesa, nega-lhe o registro, e devolve a documentação aos órgãos executivos ativos com as razões do veto. Se os órgãos superiores do Executivo não se conformarem com o veto, solicitam ao órgão fiscalizador externo que faça o registro sob protesto. Após essa formalidade, ele dá ciência ao Legislativo do ocorrido, para que apure a responsabilidade dos órgãos executivos ativos, que levaram a efeito a despesa. Foi o sistema escolhido pelo Tribunal de Contas da Bélgica, e, por isso denominado de tipo belga. O exame posterior é o que a verificação da despesa se faz ao depois de efetuada. Elas não são evitadas pelo órgão de fiscalização externa, a quem cabe apenas providenciar em última análise, a punição dos culpados. Foi o sistema escolhido pelo Tribunal de Contas da França, e, por isso, denominado de tipo francês. O sistema do exame prévio absoluto adotado é conciliável com os outros dois, conforme a legislação, com referência a ato da Administração Pública de que resulte obrigação de pagamento pelo Tesouro Nacional ou por conta deste. Isto se verifica quando a recusa de registro tiver outro fundamento que a falta de verba ou disser respeito a verba imprópria, e, então, a despesa pode efetuar-se sob reserva ou protesto do órgão controlador externo, em determinada pelo Executivo a sua realização. Outrossim, ocorre o controle posterior quando, nos termos da legislação, o órgão controlador externo tem o encargo de exame do orçamento, após a sua execução, na apreciação das contas do Executivo, mediante relatório a ser oferecido ao Legislativo. Por seu turno, o sistema do veto relativo adotado é conciliável com o do exame a posteriori dos atos da Administração Pública, como seja, valendo-se do mesmo exemplo acima, quando compete ao órgão controlador externo a apresentação de relatório das contas do Executivo, em apreciando a execução por ele do orçamento, a ser, depois do exercício financeiro, encaminhado ao Legislativo. Tem o Congresso Nacional a função de fiscalizar os atos do Poder Executivo, bem como da administração indireta, e com as prerrogativas que lhe reconheça e lhe dê a lei, consoante dispõe o art. 45, da Magna Carta de 69, e, destarte, a Câmara dos Deputados e o Senado ou o próprio Congresso Nacional podem criar comissões de inquérito para a devida fiscalização a respeito. O Tribunal de Contas nasceu, realmente, na ordem jurídica pátria, somente com o Dec. 966-A, de 7.9.1890, que adotara o modelo belga. Isso logo após a proclamação da República, por ato do Governo Provisório. Ao Tribunal fora atribuída não só a fiscalização das despesas e de outros atos que interessem às finanças da República, como o julgamento das contas de todos os responsáveis por dinheiros públicos de qualquer Ministério a que pertencessem, dando-lhes quitação, ou ordenando-os a pagar o devido e quando isso não cumprissem, mandava proceder na forma de direito. A Constituição de 1891, simplesmente previu, ao dispor, no art. 89, sobre a instituição de um Tribunal de Contas, para liquidar as contas de receita e despesa e verificar a sua legalidade, antes de serem prestadas ao Congresso. Relegou, porém, para a Legislação ordinária a sua inteira organização. Posteriormente, todas as Constituições Republicanas o inseriram entre os seus dispositivos. Já as demais estabeleceram as linhas fundamentais desse órgão governamental. Valendo-se de autorização que lhe dera o Congresso Nacional pela Lei 23, de 30.10.1891, para organizar os serviços dos Ministérios, e pela Lei 26, de 30.12.1891, para organizar as repartições da Fazenda, o Poder Executivo promulgou o Dec. 1.166, de 17.12.1892, em que cogitou o Tribunal de Contas previsto pelo texto constitucional citado. Deu-lhe a competência de exame prévio das contas do Executivo e poder de veto absoluto, quanto às despesas, e, outrossim, conferiu-lhe a atribuição de julgar as contas dos responsáveis por dinheiros ou valores públicos, emprestando às suas decisões força de sentença, uma vez lhe reconhecia nessa função atuava como Tribunal de Justiça. E essa situação não se alterou na legislação posterior, até a promulgação da Constituição de 1934. Porém, essa última competência, qual seja, de julgar as contas dos responsáveis por dinheiros ou valores públicos, consoante demonstração do Prof. Mário Masagão (cf. “Em face da Constituição Federal, não existe, no Brasil, o Contencioso Administrativo”, pp. 137 a 175, Seção de Obras do Estado de S. Paulo, S. Paulo, 1927), em completo estudo sobre o contencioso administrativo no Brasil, devia ser havida como inconstitucional, isso porque a Constituição de 1891 revogara, diretamente, esse instituto estabelecendo a jurisdição una, afeta, em exclusividade, ao Poder Judiciário, ex vi do seu art. 60, “b” e “c”. Aliás, nesse sentido, já haviam se manifestado Ruy Barbosa (cf. Comentários à Constituição, coligidos por Homero Pires, vol. IV, pp. 429 e ss) e Pedro Lessa (cf. Do Poder Judiciário, p. 149). Como órgão de função administrativa, preposto do Poder Legislativo, como seu auxiliar, na verificação da gestão financeira do Estado, na verdade, pela sua própria natureza, não podia ter funções jurisdicionais. Aliás, o art. 89, citado, da Constituição de 1891, só lhe confiara aquela atribuição administrativa. Inconstitucional seria, portanto, através de lei ordinária, não só diminuí-la, como, e, principalmente, aumentá-la, dando-lhe função jurisdicional. As Constituições que se seguiram à Constituição de 1891, como salientado, mantêm o Tribunal de Contas por esta instituído e lhe dão as linhas mestras da sua organização, especificam o sistema de controle das contas adotado, e definem as suas competências. As Constituições de 1934 (cf. §§ 1.º e 2.º do art. 101) e de 1946 (cf. §§2.º e 3.º do art. 77) adotaram o sistema italiano de controle da conta, ou melhor, do veto prévio absoluto, proibitivo, com referência às despesas pretendidas em que houvesse falta de saldo no crédito ou que tivessem sido imputadas a crédito impróprio, e do veto prévio relativo, quando diverso fosse o fundamento da recusa, quanto à despesa em causa, e, ainda, o controle a posteriori relativamente a outras obrigações de pagamento. No caso de veto prévio relativo a despesa poderia efetuar-se após despacho do Presidente da República, feito, então, o registro sob reserva, com recurso de ofício à Câmara dos Deputados, segundo a Constituição de 1934, e ao Congresso Nacional, conforme a Constituição de 1946. Já as Constituições de 1937, 1967 e 1969 silenciam a respeito. Mencionam apenas as atribuições do Tribunal de Contas sem cogitar do regime de controle. Contudo, dos termos das Constituição de 1967 (art. 71, e parágrafos, e §4.º do art. 73) e Magna Carta de 1969 (art. 70 e parágrafos, e §4º do art. 72) se conclui que optaram, em princípio, pelo sistema francês, do controle a posteriori, com ligeiras restrições, ao admitirem a faculdade de o Tribunal, de ofício, ou mediante provocação do Ministério Público, ou das autoridades financeiras e orçamentárias, e demais órgãos auxiliares, verificar a ilegalidade de qualquer despesa, inclusive as decorrentes de contratos. A auditoria financeira e orçamentária será exercida sobre as contas das unidades administrativas dos três Poderes da União, que, para esse fim, deverão remeter demonstrações contábeis ao Tribunal de Contas, a que caberá realizar as inspeções que considerar necessárias (art. 79, §3.º de 69). Esses são os elementos necessários para as inspeções levadas a efeito pelo Tribunal de Contas, através dos seus órgãos de auditoria, e compreendem perícias, apuração de pagamento e de sua pontualidade, verificação do cumprimento das leis pertinentes à atividade orçamentária e financeira. Todas essas normas de fiscalização aplicam-se às autarquias, que consistem em pessoas jurídicas criadas pelo Estado, com capacidade específica de direito público na realização de objetivo administrativo (§5.º do art. 70 de 69). Por isso, como seus órgãos indiretos se acham enquadrados no todo estatal, embora seres distintos do Estado, ante a sua personalidade. Formam com ele uma unidade composta. Têm atributos de império, obrigação de agir, são criados por processo de direito público, sem objetivo de lucro e se sujeitam à fiscalização estatal. Distinguem-se em autarquias associativas e fundacionais (cf. Princípios Geral de Direito Administrativo, vol. II, p. 233). Deverá o Tribunal de Contas, em face da Constituição e no caso de concluir tenha havido qualquer irregularidade a respeito: a) assinar prazo razoável para que o órgão da administração pública adote as providências necessárias ao exato cumprimento da lei; b) sustar, se não atendido, a execução do ato impugnado, exceto em relação a contratos; c) solicitar ao Congresso Nacional, em caso de contrato, que determine a medida prevista na alínea anterior ou outras necessárias ao resguardo dos objetivos legais. Observe-se, a sustação do ato que refere a alínea “b” poderá ficar sem efeito se o Presidente da República determinar a execução, ad referendum do Congresso Nacional, sujeitando, portanto, essa ordenação apenas a controle a posteriori do Congresso Nacional (cf. Constituição de 1967, §8.º, do art. 73; de 1969, §8.º do art. 72). O Congresso Nacional deliberará sobre a solicitação de que cogita a alínea “c”, no prazo de 30 dias, findo o qual, sem pronunciamento do Poder Legislativo, será considerada insubsistente a impugnação (cf. Constituição de 1967, §5.º, “a”, “b” e “c”, e §6.º do art. 73; de 1969, §5.º, “a”, “b” e “c”, e §6.º do art. 72). Merece crítica as disposições que têm como insubsistente a falta de pronunciamento legislativo no prazo legal a ele cominado. A solução devia ser exatamente a outra, isto é, tornando a sustação definitiva, adotada, aliás, pela Constituição Paulista no seu art. 91, III. Igualmente, a orientação adotada em admitindo a possibilidade do Presidente da República de ordenar a execução do ato considerado pelo Tribunal de Contas ilegal, submetendo-o ao referendum do Congresso, mas só depois de perpetrada a ilegalidade, outrossim, merece crítica. Envolve, sem dúvida, completa falência do controle do Tribunal de Contas. Por outro lado, regulam a Constituição de 1967 e a Magna Carta de 69 do controle interno da execução do orçamento. Realmente, dispõem que o Poder Executivo manterá sistema de controle interno, a fim de: I – criar condições indispensáveis para assegurar eficácia ao controle externo e regularidade à realização da receita e da despesa; II – acompanhar a execução de programas de trabalho e a do orçamento; e III – avaliar os resultados alcançados pelos administradores e verificar a execução dos contratos (1967, art. 72; de 1969, art. 71). Mas, as censuras acima feitas mostram ser de nenhum efeito essas pretendidas cautelas, pois indiretamente com os textos anteriormente criticados, nulificam, como salientado, o real controle de resultados práticos do Tribunal de Contas. A respeito dos textos criticados, a Constituição de 1934 dispunha que os contratos que, por qualquer modo, interessassem imediatamente à receita ou à despesa, só se reputariam perfeitos e acabados, quando registrados pelo Tribunal de Contas, e que a recusa de registro suspendia a sua execução até o pronunciamento do Poder Legislativo (art. 100). Igual preceito constava na Constituição de 1946 (art. 77, §.1º). Texto semelhante impunha-se tivesse sido acolhido pela Constituição da República Federativa do Brasil e das Constituições dos Estados. Destarte, estariam libertas das críticas anteriormente feitas a respeito. Tendo a Carta de 1937 deixado a completa organização do Tribunal de Contas à lei ordinária (parágrafo único do art. 114) apenas dispôs que competiria a ele acompanhar, conforme já dispunha a de 1934, diretamente ou por delegações organizadas, de acordo com a lei, a execução orçamentária; julgar as contas dos responsáveis por dinheiros ou bens públicos; e da legalidade dos contratos celebrados pela União. Essa tríplice competência foi repetida pelas Constituições que se lhe sucederam de 1946 (art. 77, I, II e III), de 1967 (§1.º do art. 72, §§ 5.º e 8.º do art. 73), e de 1969 (§1.º do art. 71, §§5.º e 8.º do art. 73), e de 1969 (§1.º do art. 71, §§5.º e 8.º do art. 73). E a elas se acrescentou a de julgar a legalidade das aposentadorias, reformas e pensões. Salvo a Carta Magna de 37, todas elas cogitam do parecer prévio do Tribunal de Contas, no prazo de 30 dias, segundo a Constituição de 1934 (art. 102) e de 60 dias segundo as demais (de 1946, §4.º, do art. 77; de 1967, §2.º do art. 71; de 1969, §2.º do art. 70) sobre as contas que o Presidente da República deve prestar, anualmente, ao Congresso Nacional. E, se elas não lhe forem enviadas no prazo da lei, comunicará o fato ao Congresso Nacional, para os fins de direito, apresentando-lhe num e noutro caso, minucioso relatório do exercício financeiro encerrado. Sem dúvida a Constituição de 1967 e a Magna Carta de 1969 através dos seus textos retrogradaram quanto a fiscalização de maior relevo que deve caber ao Tribunal de Contas, qual seja a de fiscal da administração financeira, como preposto do Legislativo. Sem o veto absoluto nos casos de falta de saldo no crédito e nos de imputação a crédito impróprio, a atuação do Tribunal de Contas deixa de ter sua razão de ser. Sem sentido se nos afigura a opinião de alguns que declaram terem sido aumentados os poderes do Tribunal de Contas, pelos textos da Constituição de 67 e Magna Carta de 69, ante a possibilidade que lhe cabe hoje de acompanhamento do desenvolver do orçamento, mediante inspeções especiais, levantamentos contábeis, e representação, que lhe compete, ao Poder Executivo e Congresso Nacional, sobre irregularidades e abusos, inclusive as decorrentes de contrato, pois lhes falta a possibilidade de impedir, de forma coercitiva e absoluta, despesas irregulares. Disse com razão Ruy Barbosa: não basta julgar a administração, denunciar o excesso cometido, colher a exorbitância ou a permissão para punir. Circunscrita a estes limites essa função tutelar dos dinheiros públicos será, muitas vezes, inútil por omissa, tardia ou impotente. Não é de outro sentir Dídimo da Veiga quando afirmou: “O exame a posteriori ou sucessivo deixa consumar-se a despesa para depois fiscalizar a legalidade da mesma, sendo de todo o ponto ilusória a responsabilidade do ordenador, que nunca se torna efetiva, e a do pagador, sempre que a despesa paga for de cifra tão elevada que exceda o valor da caução prestada e dos bens do responsável; a fazenda pública vê-se lesada, fica a descoberto de qualquer garantia, o que, de per si só, é suficiente para coordenar o regimem da contrasteação ex post facto”. (Relatório do Tribunal de Contas de 1899, p. 13). É de lamentar-se essa restrição aos poderes do Tribunal de Contas, muito ao gosto das ditaduras e dos governos de fato. É de lamentar-se, mais ainda, que as Constituições estaduais tenham seguido essa mesma orientação. Vale a pena recordar-se que quando se quis extinguir a fiscalização prévia, com veto absoluto, no Governo Floriano Peixoto, seu Ministro da Fazenda, Seserdelo Correia, pediu exoneração do cargo, e teve oportunidade de dizer em carta ao Presidente a respeito do veto impeditivo. “Longe de considerá-lo um embaraço à administração, eu o considerava o maior fiscal da boa execução do orçamento”. E prosseguia acertadamente: “Se a despesa está dentro do orçamento, se existe verba ou se tem recurso a verba, o Tribunal não pode deixar de registrá-la. Se não existe ou está esgotada, é o caso dos créditos extraordinários ou suplementares”. O registro sob protesto, isto é, do veto relativo não basta para essas hipóteses retro apontadas, para conter os abusos dos governantes e evitar desmandos financeiros. Claro, quando a recusa do registro tiver outro fundamento ele se explica, e então o registro se faz sob reserva. O controle posterior se tem aplicado como elemento complementar, na apreciação de comportamento dos ordenadores e pagadores de despesa para efeito de parecer sobre as contas ao Congresso, e consequente apuração de responsabilidade. Em que pese opiniões em contrário, se nos afigura perfeitamente possível, sem que ocorra a pecha de inconstitucionalidade, adotem os Estados federados e os Municípios, o veto absoluto e o relativo, conforme as hipóteses, na organização dos seus Tribunais de Contas, no exercício das respectivas autonomias, asseguradas pelos arts. 13 e 15, respectivamente, da Emenda 1/1969. As matérias pertinentes aos Tribunais de Contas se enfocam em dois ramos jurídicos: o Direito Financeiro e o Direito Administrativo. As matérias de Direito Financeiro, na verdade, são de competência prevalente da União, ex vi do art. 8.º, XVIII, “c”, da Magna Carta de 69, ou seja, de estabelecer, através de textos legislativos, normas gerais sobre orçamento, despesa e gestão patrimonial e financeira de natureza pública, e, pois aos Estados compete apenas legislar, supletivamente, sobre elas, segundo o parágrafo único do citado art. 8.º, XVII, “c”. Já as matérias de Direito Administrativo, em especial sobre a organização dos seus órgãos, cabem aos Estados pois assistem-lhes todos os poderes que não lhes foram vedados, por texto constitucional. Incumbe-lhes, então, e tão-somente, respeitar os princípios constitucionais, na Magna Carta de 69. Por conseguinte, afora as competências que lhes foram proibidas, hão de obedecer apenas as limitações que defluem dos princípios estruturais do regime pátrio, constantes da Constituição Federal. Portanto, cumpre aos Estados federados, ao organizarem o respectivo Tribunal de Contas, a observância do princípio de prestação de contas da administração, segundo art. 10, VII, “f” e mais elaboração do orçamento, bem como a fiscalização orçamentária, conforme o art. 13, IV. A conjugação desses dois princípios faz com que para efetivá-los devam instituir Tribunais de Contas, com as restrições expressas de que os seus membros não poderão exercer, ainda que em disponibilidade, qualquer outra função pública, salvo um cargo de magistério e nos casos previstos nesta Constituição; receber, a qualquer título e sob qualquer pretexto, percentagens nos processos sujeitos a seu despacho e julgamento, e não deverão exceder de sete, em consonância com o art. 13, IX da CF. Afora essas delimitações aos poderes dos Estados Federados, constantes dos textos suprarreferidos, nenhuma outra foi prevista, e como a eles são conferidos todos os poderes que, explícita ou implicitamente, não lhes tenham sido vedados pela Constituição Federal, como dispõe o §1.º do art. 13, é indiscutível, a nosso ver, ao organizarem os seus Tribunais de Contas, podem fazê-lo com liberdade, em escolhendo para efeito do controle financeiro o sistema que mais lhes convenha. Assim o de veto prévio absoluto quanto as despesas em que inexista verba ou esta seja imprópria. Certo, o art. 188 da Constituição de 67, reproduzido no art. 200 da Carta de 69, invocado pelos que negam essa possibilidade, não configura o referido impedimento. Realmente, os artigos em apreço dispõem que as disposições nela constantes ficam incorporadas, no que couber, ao direito constitucional legislado pelos Estados. Com isso se pretendeu, na melhor das hipóteses, que os Estados devem adotar, no mínimo, o modelo imposto pela Carta Federal, com referência ao controle financeiro, os princípios básicos constantes dessas Constituições em referência. Eles constituem o paradigma mínimo a serem obedecidos pelos Estados, tendo em atenção o modelo federal. Mas, nada impedem melhorem o sistema federal de controle das contas estaduais e o torne mais severo. Não lhe impuseram completa simetria de organização, o que seria absurdo em um Estado federal, de grande extensão territorial, e em que as unidades federativas são de áreas díspares e com diversidade de população, e de civilização e cultura distintas. Assim sendo, deverá o Tribunal de Contas do Estado, como mínimo tão-somente: I – exercer o controle externo da administração financeira do Poder Executivo e entes autárquicos, como colaborador da Assembleia Legislativo neste mister; II – apreciar, em parecer, as contas anuais da Administração Pública, e elaborar relatório quanto ao exercício financeiro, mediante a ajuda de auditoria, tomar as contas dos administradores e outros responsáveis pelo dinheiro público, e verificar da legalidade das aposentadorias, reformas e pensões; III – gozar de autonomia interna corporis dos Tribunais Judiciários e desfrutar os seus membros de situação equiparável aos magistrados dos Tribunais de Justiça; IV – satisfazer a nomeação dos seus membros os requisitos previstos para nomeação dos magistrados; V – representar ao Poder Executivo e à Assembleia Legislativa dando notícia de atos irregulares ou abusos verificados quanto a administração financeira e orçamentária; VI – sustar os atos da administração financeira quando exaurido o prazo a ela assinado para sua regularização, bem como solicitar à Assembleia Legislativa, em casos de contratos firmados pela administração, as medidas para resguardo da regularidade dos objetivos legais, acaso desrespeitados. Aliás, se realmente fosse negado aos Tribunais de Contas Estaduais ampliar e melhorar o sistema adotado pela União, a fim de torna-los mais aptos, à consecução da sua função, quanto a organização do próprio órgão e a sua ação fiscal, seria praticamente anular a autonomia dos Estados, assegurada pelo art. 13 da Magna Carta de 69, e, consequentemente, ter como revogada a Federação, firmada no art. 1.º dela, e cuja abolição, mediante reforma constitucional, sequer pode ser objeto de deliberação proposta nesse sentido, ante o art. 47, §1.º. Em consequência, são livres de organizar o órgão e a sua ação desde que respeitem, no mínimo, quanto a organização as normas dispostas pela União e quanto a sua ação ao figurino mínimo pertinente ao controle fiscal estabelecido pela União. Parece absurdo sustentar-se que está o Estado, pela Carta de 69, impedido de melhorar a organização de seu Tribunal e de tornar mais efetiva a sua fiscalização financeira. Como já salientado, a Magna Carta de 69 assegurou no art. 15 a autonomia dos Municípios. Admitiu a intervenção do Estado nos seus negócios quando deixarem de respeitar princípios insertos no §3.ª desse artigo. E entre eles, está o de prestação das contas devidas nos termos da lei, conforme já previsto no inc. II do citado art. 15. Consequentemente, no art. 16 estabeleceu que a fiscalização financeira e orçamentária será exercida mediante controle externo da Câmara Municipal e controle interno do Executivo municipal, instituídos por lei. E no §1.º dispõe: “O controle externo da Câmara Municipal será exercido com o auxílio do Tribunal de Contas do Estado ou órgão estadual a que for atribuída essa incumbência”. Destarte, admitiu o Estado entregue tal encargo ao seu Tribunal de Contas ou a órgão estadual para tanto criado e a quem caberá essa competência. Embora em caráter de colaboração à Câmara Municipal, o parecer prévio desses órgãos estaduais só deixará de prevalecer, segundo o §2.º desse artigo, mediante decisão de 2/3 daquela. Dessa forma ficaram postas balizar aos abusos das Câmaras Municipais sob a força de pressão da política. Restrições maiores comprometeriam a autonomia do Município. Para evitar esses abusos dos governantes municipais, sem tolher a autonomia, está na adoção pelos Estados do veto prévio absoluto e relativo, com referência aos Municípios nos termos que devem ser preconizados para o Tribunal de Contas do próprio Estado, com referência ao seu controle financeiro. Discute-se sobre a possibilidade de, em existindo Tribunal de Contas nos Estados, haver possibilidade de ser por ele criado órgão estadual com o encargo de proceder a fiscalização financeira dos Municípios, como auxiliar do controle externo das Câmaras Municipais. Entendem uns a dejuntiva ou do texto constitucional faz com que só se possa admitir a criação desse órgão em inexistindo Tribunal de Contas do Estado. Já outros sustentam a permissibilidade da criação desse órgão para efeito de descongestionar os Tribunais estaduais. Estes restringiram o seu controle contábil financeiro às contas do Estado federado, e o outro órgão se destinaria a igual controle dos Municípios. Aliás, só desse sentido se pode compreender a palavra “ou” intercalada entre as duas hipóteses, isto é, uma “ou” outra. Afigura-se-nos mais consentânea com a verdade a tese da última corrente, não obstante tenha havido pronunciamento do Supremo Tribunal Federal em favor da outra. Aliás há também decisão desse Tribunal em outro sentido. A fiscalização se fará por um ou outro órgão pertinente. Adotada a primeira orientação, ainda há de ter-se como sem sentido a previsão constitucional de outro órgão, além do Tribunal de Contas, para o referido controle, porquanto todos os Estados, obrigatoriamente, devem ter Tribunais de Contas, ex vi do art. 13, IX, da CF, completado pelo art. 200 que determina a incorporação, no que couber, das disposições constantes da Carta Federal, ao direito constitucional dos Estados. Demais, o trabalho que fica a cargo dos Tribunais de Contas dos Estados, quanto ao controle fiscal da sua atuação, pode perturbar o serviço desse Tribunal para efetivar, realmente, o controle financeiro dos Municípios, e, então, se explica a criação desse órgão especial distinto dos Tribunais de Contas, a critério do legislador estadual. Esse órgão autônomo estadual, no entanto, deverá gozar de regalias que assegurem a sua independência quanto a força de pressão política, a fim de poder exercer, com absoluta isenção, a sua atividade de auditoria, seja ele colegiado ou sob a orientação singular de um auditor-chefe. Contudo, os municípios, ante o §3.º, do art. 16, da Magna Carta de 69, com população superior a dois milhões de habitantes e renda tributária acima de quinhentos milhões de cruzeiros novos, podem eles próprios instituir Tribunais de Contas. E estes devem respeitar, na sua organização e ação, os princípios mínimos adotados pela Constituição Federal nos arts. 72 e parágrafos e mais outras normas aperfeiçoando-os, como seja o veto absoluto nos casos de falta de verba ou de verba imprópria, e o veto relativo quanto a outras despesas. Já o Município de São Paulo, em virtude do art. 191, ficou assegurado, e tão-somente a ele, a continuidade do seu Tribunal de Contas, salvo deliberação em contrário da respectiva Câmara, enquanto os demais Tribunais de Contas Municipais foram declarados, por esse mesmo termo, extintos. O Tribunal de Contas do Município de São Paulo pode ser reorganizado, e quanto a sua ação, como os novos Tribunais de Contas em outros Estados, dos respectivos Municípios em que vierem a ser criados, satisfazendo as exigências do §3.º do art. 16. Além de obedecerem ao modelo federal, nos seus contornos mínimos, cumpre aos Tribunais Municipais obedecerem aos textos mínimos dispostos na Constituição Estadual e na Lei Orgânica dos Municípios. Mas podem estabelecer controle mais extenso a eles quanto ao orçamento, conforme salientado. Afinal, pondere-se: é incrível que a Constituição Paulista haja, no art. 75, disposto que nenhuma despesa será ordenada ou realizada sem que exista recurso orçamentário ou crédito votado pela Assembleia, e tenha deixado de, expressamente, prever o veto absoluto do Tribunal de Contas, tanto do Estado como do Município da Capital, ao dispor sobre as suas competências a respeito. A expressão julgar as contas dos responsáveis pelos dinheiros e bens públicos, bem como da legalidade dos contratos e das concessões iniciais de aposentadorias, reformas e pensões, ensejou dúvidas na doutrina e na jurisprudência, qual seja, se ao empregar a expressão “julgar” os constituintes cogitaram de atribuir ao Tribunal de Contas funções jurisdicionais ou não. Quanto à última, de julgar da legalidade dos contratos, firmou-se orientação de que se tratava de função administrativa, empregada impropriamente a palavra “julgar” no texto, porquanto a decisão do Tribunal de Contas só tinha o efeito de suspender a sua execução até que se pronunciasse a respeito o Congresso Nacional. Funcionava, destarte, como órgão auxiliar do Poder Legislativo, sem caráter jurisdicional, mas tão-somente administrativo. Já quanto à primeira, de julgar as contas, prevaleceu a orientação de que se tratava de função jurisdicional, atribuída ao Tribunal de Contas. Procurou-se distinguir a expressão “julgar da legalidade” da de “julgar as contas”, por empregado o verbo em regência diversa pelos constituintes. Ora, o “julgar” no sentido de lavrar ou pronunciar sentença não pede objeto direto, diz-se “julgar do direito de alguém”. Já o “julgar” no sentido de avaliar, entender, pede objeto direto, diz-se “julgo” que tem razão (cf. Cândido de Figueiredo, verbete “julgar”, in Novo Dicionário da Língua Portuguesa, 3.ª ed., vol. II, Portugal-Brasil, s/d). Por conseguinte, a alteração da regência prova contra a tese dos que pretendem a expressão “julgar as contas” corresponda à de sentenciar, ou seja, de exercício da função jurisdicional. Na verdade, essa regência do verbo, ao contrário da outra de “julgar da legalidade”, autoriza a conclusão de que a expressão “julgar as contas” se refere ao significado de avaliá-las, entendê-las, reputá-las bem ou mal prestadas, jamais no sentido de sentenciar, de decidir a respeito delas. Observe-se, as Constituições de 1967 e 1969 separaram em dispositivos diferentes as duas atividades quais sejam: de julgar da legalidade dos contratos; e de julgar da legalidade das concessões iniciais de aposentadoria, reformas e pensões, juntos no mesmo item da Constituição de 1945. Quanto à primeira, isto é, legalidade dos contratos estabeleceram o princípio do recurso de ofício ao Congresso Nacional da sua deliberação. Já relativamente à segunda, ou seja, legalidade da aposentadoria, reformas e pensões, nada dispuseram a respeito, com referência à sua deliberação. Entretanto, nesta última hipótese, também, não se teve como definitiva a decisão do Tribunal de Contas. Se deixada de ser registrada pelo Tribunal de Contas, isso não impediria a sua efetivação, em mantido o ato pelo Executivo. Então, far-se-ia o registro sob protesto desses atos. Poderia, ainda, sem dúvida, em face dos textos constitucionais (1946, art. 77, III, §3.º e art. 141, §4.º; 1967, art. 73, §5.º, “b”, e art. 151, §4.º; e 1969, art. 72, §§5.º, “b”, e 8.º) o interessado interpor recurso ao Judiciário para defesa de seu direito individual acaso desconhecido, se entendesse ter direito à aposentadoria ou reforma e a sua família, se negada a pensão. Os adeptos da competência jurisdicional do Tribunal de Contas, no caso de julgar as contas dos responsáveis pelos dinheiros e bens públicos, sustentam que o fato do reconhecimento do alcance pelo Tribunal de Contas há de ser aceito sem discussão pelo Poder Judiciário. Concordam, no entanto, que a recusa na aceitação das contas, envolve apenas o reconhecimento, pelo Tribunal de Contas, de alcance por parte do ordenador da despesa ou seu pagador, pois a condenação, por crime de peculato, depende de sentença judicial do Poder Judiciário, e a condenação cível do débito, para efeito de indenização ao Poder Público, depende, também, de sentença judicial do Poder Judiciário. Destarte, ao Tribunal de Contas cabe decisão prejudicial sobre o fato. Porém, a condenação, pela prática do ilícito penal ou civil, na verdade, cabe ao Poder Judiciário, e mais a execução da sentença. Data venia, desses mestres, há de entender-se que, em ambas as hipóteses, o Tribunal de Conta só possui função administrativa de acompanhar a execução orçamentária e apreciar as contas dos responsáveis por dinheiros ou bens públicos. Com isso se não diminui o relevo do Tribunal de Contas, ao contrário se projeta na sua específica função de implantar a moralidade pública, de ordem administrativa, na fiscalização do orçamento. Na organização jurídica do Estado todos os órgãos são de igual importância no exercício de suas respectivas funções, cada uma imprescindível ao Estado de Direito. E de tal realce é a do Tribunal de Contas, que se encontra fora da concepção tríplice dos três poderes, e a quem cabe a fiscalização econômico-financeira da atividade de todos eles. Não teve o texto em causa, no entanto, o objetivo de investi-lo no exercício de função judicante, quando se expressou que lhe caberia julgar as referidas contas. Visou apenas lhe conferir a competência final na ordem administrativa sobre o assunto. Se tida como bem prestadas, está encerrado o trabalho pertinente à sua apuração, com a quitação que mandaria passar a favor dos que as ofereceram. Ao contrário, se entender caracterizado alcance quanto a dinheiro ou bem público, no exercício dessa função, determinará que paguem o considerado devido, dentro do prazo fixado, e, não satisfeita a determinação, lhe caberá proceder contra eles na forma de direito. Argui-se que, em as considerando o Tribunal de Contas irregulares, essa questão não poderia ser reaberta pela Justiça Comum, a quem caberia o processamento e julgamento do crime, consequência do alcance verificado. Portanto, caracterizado pelo Tribunal de Contas o alcance, na ação de peculato, esse pronunciamento obrigaria a Justiça Criminal Comum. Então, esta, quer dizer, a Justiça Comum, terá de aceitar dito pronunciamento sobre as contas do réu, como apuração de fato necessária à integração do delito, isto é, como apuração preestabelecida e requisito da ação, sob pena de um novo Juiz rejulgar o que tinha sido julgado por outro, incorrendo em injustificável bis in idem, em inútil nova apreciação, que resultaria em mero formalismo. Igual consideração se faz quanto à Justiça Comum, em ação executiva proposta pelo Estado, para cobrança de alcance e haver a correspectiva reposição patrimonial. Não se trata de rejulgamento pela Justiça Comum, porque o Tribunal de Contas é órgão administrativo e não judicante, e sua denominação de Tribunal e a expressão julgar ambas são equívocas. Na verdade, é um Conselho de Contas e não as julga, sentenciando a respeito delas, mas apura da veracidade delas para dar quitação ao interessado, em tendo-as como bem prestadas, ou promover a condenação criminal e civil do responsável verificando o alcance. Apura fatos. Ora, apurar fatos não é julgar. Julgar é dizer do direito de alguém em face dos fatos e relações jurídicas, tendo em vista a ordem normativa vigente. Se simplesmente apura fatos, sob a imprópria cognominação de julgar, não exerce função jurisdicional. E essa apuração poderá ser objeto de prova contrária em Juízo. Não deve constituir por isso prejudicial a ser aceita pelo Poder Judiciário sem qualquer exame. A Justiça Comum não pode ficar presa a ela, uma vez a Constituição não atribui expressamente a força de sentença as conclusões do Tribunal de Contas sobre o fato. E a quem cabe dizer do direito de alguém, em princípio, cabe a verificação do fato, em última análise. Logo, a Justiça Comum, ao dizer daquele, deve poder apreciar este. Inexiste bis in idem, porquanto uma coisa é a apreciação administrativa e outra a judicial de dado fato. Sem dúvida, a apuração do fato do alcance pelo Tribunal de Contas será uma prejudicial necessária para a propositura da ação, civil ou penal, como pressuposição do ilícito civil ou penal. Essa apuração prévia sempre se faz necessária. E, em princípio, será aceita pelo Poder Judiciário, seja no executivo fiscal para reposição patrimonial, ou na ação criminal contra o agente público. Isso porque documentalmente comprovada no procedimento levado a efeito pelo Tribunal de Contas. Contudo, se o agente público, réu em uma dessas ações, arguir cerceamento da defesa nessa apuração e trouxer para os autos provas convincentes da improcedência da apuração de ilícito civil ou penal contra ele, não pode o Poder Judiciário, que vai condená-lo, e, em seguida, executar a sua sentença, deixar de examinar essa alegação e verificar da sua procedência, se no bojo dos autos constarem elementos para admitir-se a veracidade do alegado contra o pronunciamento do Tribunal de Contas. Se os constituintes tivessem atribuído ao Tribunal de Contas função jurisdicional, deveriam tê-lo integrado no Poder Judiciário. Isso não fizeram, e, ao contrário, o colocaram entre os órgãos de cooperação nas atividades governamentais, como auxiliar do Poder Legislativo. Por outro lado, a Constituição de 91 havia abolido o contencioso administrativo. Por conseguinte o seu restabelecimento só se poderá admiti-lo, mesmo parcial, para julgamento das contas, dos responsáveis por dinheiros e bens públicos, quando tal viesse dito no texto de modo indiscutível, o que se conseguiria declarando-se que a decisão do Tribunal de Contas nessa matéria teria força de sentença. Poder-se-á contra-argumentar que se dera o título de Ministro aos seus membros, e a sua nomeação se faz nos moldes das dos demais Ministros da Corte Suprema e gozam das mesmas garantias destes, de vitaliciedade, de irremovibilidade e irredutibilidade de vencimentos, bem como quanto à organização do Regimento Interno e da Secretaria, tem o Tribunal de Contas as mesmas atribuições dos Tribunais Judiciários. Ora, o argumento prova demais. Isso se fez para assegurar a independência dos seus membros perante o Executivo no fiscalizar a sua gestão financeira, jamais para julgar das suas contas com força de sentença, de modo a obrigar, por exemplo, o Poder Judiciário a considerar como caracterizado o alcance de alguém, sem poder reapreciar essa apuração, e dever, portanto, aceitar como definitivo o julgamento do Tribunal de Contas. Não parece razoável obrigar o juiz criminal ou civil, reduzido a uma função formal a condenar alguém por provas que não o convencem ou não puder verificar de sua procedência, quando nos autos há elementos que as contestam. As leis ordinárias, que, na vigência da Constituição de 91, embora devendo ser havidas como inconstitucionais, quiseram atribuir ao Tribunal de Contas competência jurisdicional, o fizeram de forma expressa. Deram às suas decisões força de sentença. Isso não fizeram os textos constitucionais. Portanto, os textos em causa, constitucionais, devem ser interpretados como tendo em mira usar a palavra julgar no sentido restrito, atrás sustentado, isto é, dentro da órbita administrativa, pois do contrário atribuiriam a esse julgamento a força de sentença. Aliás, não se compreende que se interprete a expressão “julgar da legalidade” como restrita à órbita administrativa e “julgar as contas” se estenda ao âmbito jurisdicional. A alteração de regência do verbo não muda o sentido da função, passando-a de administrativa para jurisdicional, e, ao contrário, a regência direta não é a própria para o emprego da palavra no sentido de sentenciar, como se viu. Ambos os textos devem ser entendidos em sentido estrito, embora ao “julgar da legalidade” haja apreciação de matéria de direito, porém sem caráter definitivo, mero exame administrativo, relegada ao Judiciário a função jurisdicional. Demais, dita interpretação amolda-se à natureza do Tribunal de Contas, Tribunal Administrativo, de verificação de contas, e jamais Tribunal de Justiça, de julgamento afinal dos agentes públicos pelas contas não prestadas ou malprestadas. Aliás, não se confunde o julgar das contas com o julgamento dos responsáveis por elas. A função de julgar, no seu verdadeiro sentido, de dizer do direito em face dos fatos, diz respeito a alguém, ou melhor, a uma pessoa de direito, natural ou jurídica. No caso, o agente público que ordenou ou fez a despesa, natural, relativa ao alcance, de natureza penal, e a reparação patrimonial, de natureza civil, ou melhor, o responsável pelas contas. Já a expressão “julgar as contas” não contém qualquer função jurisdicional de dizer do direito de alguém, mas administrativo-contábil de apreciação do fato da sua prestação. Julgamento se faz dos agentes responsáveis pelas contas, jamais das contas. Estas se apreciam, como se disse, sob o aspecto administrativo-contábil. São insuscetíveis de julgamento. O Tribunal de Contas julga as contas, ou melhor, aprecia a sua prestação em face de elemento administrativo-contábil, e, outrossim, a legalidade dos contratos feitos, bem como das aposentadorias e pensões. A Justiça Comum julga os agentes públicos ordenadores de despesas e dos seus pagadores. E ao julgar os atos destes, sob o aspecto do ilícito penal ou civil, há de apreciar, também, os fatos que se pretendam geraram esses ilícitos. Repita-se, a função jurisdicional é de dizer o direito em face dos fatos. Jamais de apreciar fatos simplesmente. Mesmo se aceitasse como definitiva essa apreciação, não corresponderia a uma função de julgar. A certidão do Tribunal de Contas em afirmando o alcance do agente público, como documento de instrução do processo judicial tem tão-somente a presunção de verdade juris tantum, ante o texto constitucional e não juris et juri. Isso porque não possui força de sentença judicial e isso não pode ter, a menos que lhe fosse atribuída a competência de julgar o próprio ilícito civil e penal, atribuído aos agentes ordenadores da despesa e seus pagadores, isto é, os agentes responsáveis pelas contas. As sucessivas Constituições pátrias, expressamente, conferiram aos Juízes da União (cf. 1934, art. 81, “a”, e parágrafo único; 1937, arts. 107, 108 e parágrafo único; 1946, art. 201 e §§1.º e 2.º; 1967, art. 119, I, e 1969, art. 125, I) competência para processar e julgar as causas em que a União for interessada como autora ou ré, assistente ou opoente, e só excepcionaram dessa competência a competência da Justiça local nos processos de falência e outros em que a Fazenda Nacional, embora interessada, não intervenha como autora, ré, assistente ou opoente, e ressalvaram, ainda, a competência da Justiça Eleitoral, Militar e do Trabalho. Nada disseram quanto às contas dos responsáveis por dinheiro ou bem público. Ao contrário, as Constituições de 34 (art. 81, “i”), de 46 (art. 104, II, “a”, art. 105, depois de promulgado o AI/2, art. 6º), de 67 (art. 119, I e IV), e 69 (art. 125, I e IV), sem qualquer ressalva em favor do Tribunal de Contas, atribuíram aos Juízes Federais competência para processar e julgar, em 1.ª instância, os crimes praticados em detrimento de bens, serviços ou interesse da União ou de entidades autárquicas ou empresas públicas, ressalvadas tão-somente a competência da Justiça Militar, do Trabalho e Eleitoral. Se pretendessem excluir da competência dos Juízes Federais o julgamento dos responsáveis por dinheiro ou bens públicos, dando força de sentença à decisão do Tribunal de Contas a respeito das suas contas, deveria ter isso dito, ou, ao menos, feito remissão a esse artigo. Ao contrário, silenciaram. Não tendo excluído essa matéria da competência dos Juízes federais, ela lhes deve caber, ex vi dos artigos das diferentes Constituições pátrias, e não só a competência formal de condenar os cujas contas forem rejeitadas e havidas como tendo cometido delito, ou civilmente responsáveis, como apreciar o mérito desse ilícito penal e civil, que lhe fosse imputado. E essa competência, ora foi conferida em grau de recurso, ao Supremo Tribunal Federal (Constituição de 34, art. 76, II, “a”, c/c art. 79, parágrafo único, §1.º, 101, II, 2.ª letra “a” e art. 109 (parágrafo único); ora, aos Tribunais Federais para julgar privativa e definitivamente (Constituição de 1946, art. 104, II “a”; 67; art. 117, II, e parágrafo único; 69, art. 122, II, e parágrafo único), exceto as questões de falência, e as sujeitas à Justiça Eleitoral, à Militar e à do Trabalho. E nenhum Tribunal julga privativa e definitivamente uma questão se não puder apreciá-la, tanto no seu aspecto formal como material. Observe-se, considera-se como crime de responsabilidade dos Ministros de Estado não só os que praticarem ou ordenarem, como, ainda, os relativos a despesas do seu Ministério, a que lhes incumbe dirigir, como orientador, coordenador e supervisor dos seus órgãos, pois respondem por elas e o da Fazenda, além desses, como os pertinentes à arrecadação da receita, por lhe estar afeto ainda esse encargo. Portanto, como se poderá entender que a expressão constitucional “julgará as contas dos responsáveis por dinheiros ou bens públicos” equivale à outorga de função jurisdicional ao Tribunal de Contas? A que fica a mesma função entregue à Justiça Política e depois à Justiça Comum, nos casos de crimes de responsabilidade do Presidente da República e conexos dos Ministros de Estado, e à Corte Suprema, nos de responsabilidade dos Ministros, os quais respondem não só pelos atos que ordenarem ou praticarem, como pelas despesas do seu Ministério, e, o da Fazenda, além disso, pela arrecadação da receita? E como se processaria a responsabilidade posterior dessas autoridades, civil e criminal, perante a Justiça Comum, ao depois de condenados pela perda do cargo? Ora, nem uma palavra existe sobre o Tribunal de Contas. Considerado por este ato do Presidente da República e dos Ministros de Estado a ela conexos como tendo atentado contra a probidade administrativa ou a execução do orçamento, ficará o Tribunal Político preso aos pronunciamentos do Tribunal de Contas? Então, o órgão auxiliar do Congresso, de Fiscalização financeira e orçamentária, se sobreporá, nas suas conclusões, a ele? Não terá a Câmara dos Deputados a liberdade de apreciar da existência ou não do apontado atentado à probidade administrativa por parte do Presidente para apresentar a denúncia contra ele, e o Senado ficará obrigado a aceitar como provado esse atentado, objeto de denúncia, sem apurar a veracidade, formando por si próprio o Juízo a respeito? Consequência última a se tirar é a anteriormente preconizada, qual seja, a de que a expressão “julgar” as contas conferida ao Tribunal de Contas, aliás impropriamente, se restringe à órbita administrativa, com o objetivo de poder dar quitação ou mandar apurar a responsabilidade das contas dos responsáveis por dinheiros ou bens públicos. E, ainda, com esse mesmo sentido é dado à palavra julgar, como correspondendo a apreciar as contas tão-somente se encontra quando se atribui nas Constituições de 1934 (art. 40, “c”), 1946 (art. 65, VIII), 1967 (art. 47, VIII) e 1969 (art. 44, VIII) ao Congresso Nacional competência privativa para julgar as contas do Presidente da República. Isso porque o Presidente da República deverá apresentar ao Congresso Nacional dentro de 60 dias as suas contas relativas ao ano anterior, após a abertura da Assembleia Legislativa, ex vi do art. 81, XX, com parecer prévio do Tribunal de Contas, em 60 dias do seu recebimento. Como consideração última, pondere-se que em face das Constituições pátrias, desde a de 1946, sempre se assegurou, entre os direitos individuais dos cidadãos, e entre eles estão os agentes públicos, ordenadores de despesas e seus pagadores, que não poderia ficar excluída do Poder Judiciário qualquer lesão de direito individual, o que lhe seria assegurado por lei. Ora, em entendendo o agente público, cujas contas deixaram de ser aceitas pelo Tribunal de Contas, que com isso se acarretou lesão ao seu direito de defesa e de que a comprovação de fato arguido não é verdadeira, há de permitir-se ao Judiciário, sempre, o seu exame, sob pena de lesão desse direito individual deles, seja na arguição de ilícito civil ou criminal. Portanto, o Tribunal de Contas não exerce função jurisdicional e tão-somente administrativa de tomada de contas. Tal ponto de vista é igualmente defendido por Guimarães Menegale (cf. Direito Administrativo e Ciência da Administração, pp. 219-226, Borsói, Rio, 1957) e por José Afonso da Silva (cf. Do Recurso Extraordinário no Direito Processual Brasileiro, pp. 265-268, Livro 114, Ed. RT, 1963). Clenício da Silva Duarte (cf. Anais do VIII Congresso de Tribunais de Contas do Brasil, vol. II, pp. 441-477, João Pessoa, 1976). Em conclusão I – A função por excelência do Tribunal de Contas é o controle do orçamento, a fim de assegurar a moralidade pública. II – Os Tribunais de Contas não exercem, na verdade, função jurisdicional, mas de apreciação de contas apenas, cuja atividade a respeito é de especial relevo. III – O Tribunal de Contas na Constituição de 67 e Carta de 69 teve os seus reais poderes restringidos e assim prejudicado o exercício da sua precípua função. IV – Só o veto absoluto contra despesas sem verba ou verba imprópria permite o efetivo controle do orçamento, reservado o veto relativo para outras despesas e o controle a posteriori para a apuração final de responsabilidades dos seus ordenadores e pagadores. V – Os tribunais de Contas dos Estados e Municípios podem adotar, em face dos arts. 13 e 15 da Carta de 69 c/c o art. 1.º, o veto absoluto e relativo e o controle a posteriori nos termos acima enunciados, para garantia do cumprimento do cumprimento do orçamento. VI – Os Estados, nos Municípios em que inexiste Tribunal de Contas, podem exercer o controle dos orçamentos municipais, através dos seus Tribunais de Contas ou de órgão criado para esse fim.
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Panedas Galindo, Jesús Ignacio. "Autonomí­a (re)versus Heteronomí­a. Dinamismo De Los Derechos Humanos." Xihmai 2, no. 3 (November 2, 2012). http://dx.doi.org/10.37646/xihmai.v2i3.86.

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RESUMEN El esquema de este trabajo queda enmarcado por la primera frase del tí­tulo. La primera palabra, autonomí­a, recoge un recorrido histórico por buena parte de la tradición filosófica que culmina en la Ilustración del siglo XVIII. La primera persona, el yo, es el centro seguro de reflexión. El siguiente apartado (re-)versus se detiene muy rápidamente en los autores de la sospecha. Éstos ayudan a ver la realidad desde otros puntos de vista. Su misión es hacer ”desconfiar” o poner en duda los cauces sobre los que la filosofí­a ha transcurrido tradicionalmente. La palabra central en el último apartado es la heteronomí­a. El Nuevo Pensamiento, basado en las raí­ces judí­as, enfoca su filosofí­a en la importancia de la segunda persona, del tú. Es evidente que este espacio no pretende analizar exhaustivamente el pensamiento de cada autor. Este esfuerzo queda lejos del espacio de una revista. Lo que se busca es descubrir las principales lí­neas del pensamiento y relacionarlas con la finalidad de dinamizar la reflexión sobre los derechos humanos. No se trata solamente de leer un listado de derechos muertos en un papel, sino de recuperar el diálogo constante entre personas y culturas para acordar cuál es el mí­nimo común que nos permite vivir a todos juntos lo mejor posible. ABSTRACT The framework of this project is encapsulated by the first sentence of the title. The first word, autonomy, traces a historic path through the philosophical tradition culminating in the Enlightenment of the eighteenth century. The first person, the ”I”, is the secure center of reflection. The second word from the title, (re-)versus, directs focus upon the authors of doubt. They assist in viewing reality from a different perspective. Their mission is to provoke ”mistrust” or place in doubt the fundamental grounding upon which philosophy has generally been erected. The third word of the title is heteronomy. The New Thought, based on Jewish sources, focuses its philosophy on the importance of the second person, the ”you”. It is evident that this space precludes an exhaustive analysis of the thought of each author. That kind of work is beyond the scope of a journal. Rather, the purpose is to present the main lines of thought and relate them to each other in order to introduce dynamism into the thinking regarding human rights. Serious reflection is not only about reading a sterile list of rights from a piece of paper, but rather, is recouping a continuous dialogue between persons and cultures in order to reach a consensus as to what is the lowest common denominator which allows everyone to live together in the best possible way. * Licenciado en ciencias religiosas, licenciado en filosofí­a, maestrí­a en filosofí­a. Actualmente es el coordinador de las materias de humanidades de la Universidad La Salle Pachuca. jpanedas@lasallep.edu.mx PRESENTACIÓN La filosofí­a, en el transcurso de su historia, ha reflexionado sobre la realidad y sobre los temas más importantes que afectan al hombre. La manera de afrontarlos ha adquirido distintos enfoques y perspectivas. Cada uno de los pensadores ha dejado su toque personal en las ideas que ha generado. Lo que queda claro es que el movimiento no termina. Pasa el tiempo, vienen nuevas épocas y nunca falta alguien que siga ”re-flexionando” sobre las preguntas definitivas. Siguiendo los caminos ya trazados, el filósofo innova profundidades diferentes. Los derechos humanos, en este esfuerzo a través del tiempo, se constituyen como principios rectores de la reflexión. Son ideas culmen a las que la humanidad ha llegado después de muchas guerras, sangre y sacrificios. Hoy en dí­a nadie en Occidente se atreverí­a a poner en duda la validez de estos principios. Sin embargo, si miramos estos derechos bajo el microscopio de otros fundamentos, lejos de debilitarlos los convertirán en más comprensibles, más profundos y, sobre todo, más justos. Tradicionalmente hemos oí­do hablar sobre los derechos humanos y su relación con el principio de autonomí­a. En este trabajo, además de apuntar las debilidades de este enfoque, aplicaremos las luces de la heteronomí­a para la mejor observación de las entretelas de los derechos humanos. I. Autonomí­a Desde los primeros albores de la filosofí­a griega, Parménides de Elea y Heráclito de Éfeso, plantearon las lí­neas generales que la filosofí­a continuarí­a durante muchos siglos (Xirau 1995:31). Parménides se constituyó en el fundador de las primeras bases ontológicas y metafí­sicas. Heráclito ofreció la contraparte: el movimiento, lo perecedero, lo inmediato. Ambos presentan las dos caras de una misma moneda. El uno necesita del otro: el movimiento y lo que permanece más allá del cambio (Marí­as 1993:28). Ambos alcanzan una fórmula que pretende expresar de manera universal lo que es la realidad. Sócrates, Platón y Aristóteles, cada quien desde su enfoque, aportaron a la cultura occidental un bagaje profundí­simo de conceptos y reflexión, un suelo sumamente feraz del cual se enriquecerán todos los pensadores posteriores. Sócrates, la eterna pregunta y el ejemplo de coherencia moral, afianza el método dialéctico. Platón, idealista por excelencia, cree resolver el problema del movimiento con la firmeza del mundo de las ideas. Aristóteles, vuelto a la realidad, elabora la respuesta más acabada a la combinación de ser y no ser o dejar de ser, de unidad y de diversidad, sin evadirse a ningún lado sino a la esencia de las cosas en cuanto entes que son. Con la cumbre del Estagirita, por fin, el pensamiento griego puede decir que alcanzó la verdad (aletheia): el ser de lo que existe. El siguiente gran cuerpo de pensamiento que descansa en los alcances griegos fue el que se desarrolló en el seno del cristianismo. Esta lí­nea monolí­tica de reflexión se prolongó desde el siglo IV hasta prácticamente el siglo XV. La época medieval será la encargada de mantener el conocimiento que habí­a acumulado en buena medida hasta entonces occidente. Las escuelas parroquiales y monásticas, los scriptoriums y bibliotecas conventuales, el nacimiento de las universidades y el comienzo de la divulgación de la cultura son, entre otros, algunos de los méritos de este tiempo. Dos conceptos son especialmente relevantes para nuestro propósito: persona y conciencia. La noción de persona como actualmente la conocemos aparece en el contexto cristiano empujado por la necesidad de aclaración teológica respecto a la manera de hablar de Dios (RATZINGER 2005: 26.27.153). La relación que el hombre establece con un Dios personal le hace partí­cipe de su dignidad. El ser hijo de Dios confiere al ser humano una calidad moral nueva, nunca antes sospechada: libertad, igualdad y dignidad son algunas de sus principales caracterí­sticas. La conciencia, siguiendo algo de lo ya apuntado por Sócrates, amplí­a la condición humana hacia la propia interioridad. El hombre, además de ser uno más entre los entes existentes, pasa a ser alguien particular porque puede relacionarse consigo mismo, puede darse cuenta de cómo y qué conoce, es capaz de relacionarse principalmente desde su conciencia con el Ser Supremo: ”Superior summo meo et interior intimo meo” (SAN AGUSTíN, Confesiones 3,6,11) Muchas de las derivaciones de estos puntos se podrán intuir bajo las revolucionarias ideas que aparecerán en la moderna Europa contemporánea. Con el declive del pensamiento medieval centrado en Dios, surge la modernidad mucho más centrada en el hombre, en su materialidad y en las ciencias naturales. Nicolás Copérnico, Galileo Galilei, Francis Bacon son algunos de los protagonistas más sobresalientes de este cambio cultural. Este caldo fecundo de cultivo será aprovechado por René Descartes. El giro racionalista ensimisma al hombre, se preocupa por el modo de llegar al conocimiento y por el análisis del pensamiento. Lo más seguro resulta ser la certeza del propio acto de pensar. Lo material, lo exterior, lo fí­sico resultan ser cuando menos dubitables. Se abre una veta que, pasando por el debate con los empiristas, culminará en Kant y Hegel. Junto con la reflexión teórica los acontecimientos sociales han ido evolucionando a la par. El viejo sistema feudal cae, comienza la aparición crecientemente importante de la burguesí­a, la economí­a se presenta como un nuevo poder, las guerras de religión que han diezmado Europa concluyen. Se alcanza la claridad de que la religión debe pasar al ámbito privado y que el derecho civil es la norma común que tiene que regir las sociedades. Estos dos tipos de libertades, interior y pública, pasan a ser parte de los derechos polí­ticos que pertenecen a los ciudadanos del estado democrático liberal europeo. El fundamento último de esta madurez en el pensamiento es la claridad de la personalidad individual como origen, fin y limitación de la actividad estatal. La universalidad del principio de libertad individual es recogido por el derecho como algo inviolable aplicado a todos los niveles. Interioridad y exterioridad, ámbito privado y público (Kant 1968: 36-37)1, religión y estado, conciencia y ley, revelación y razón son dimensiones que se combinan equilibradamente en la noción de tolerancia. En segundo lugar, el cuidado de las almas no pude pertenecer al magistrado civil, porque su poder consiste solamente en una fuerza exterior, en tanto que la religión verdadera y salvadora consiste en la persuasión interna de la mente, sin la cual nada puede ser aceptable a Dios (Locke 1994: 10). Queda clara y fijada para siempre la separación de los poderes eclesiales y estatales. Aunque la moralidad de las costumbres incumbe a ambas instituciones (Locke 1994: 49.52). …estimo necesario, sobre todas las cosas, distinguir exactamente entre las cuestiones del gobierno civil y las de la religión, fijando, de este modo, las justas fronteras que existen entre uno y otro (Locke 1994: 8.66). La autonomí­a será el concepto moral más básico de todos los que se barajan a finales del siglo XVIII: Die Autonomie des Willens ist das alleinige Prinzip aller moralischen Gesetze und der ihnen gemí¤ben Pflichten (Kant 2001: 32)2. La potestad del ser humano para poder decidir responsablemente sobre su vida implica una confianza absoluta en la razón del hombre, en su libertad y voluntad. El individuo es la medida de todas las cosas, en su conciencia reside una intención innata a la buena voluntad; como todos somos iguales todos buscamos el bien común (universalidad axiológica). Compartimos la certeza de que podemos conocer la realidad tal y como es (universalidad gnoseológica). El conocimiento abre la puerta a la seguridad tecnológica y económica (universalidad del tipo de progreso burgués). Una nueva sociedad fundada en el respeto está por imponerse. El andamiaje legal asegura la justicia y el orden social (universalidad legal). No es de extrañar que se hable de la dignidad inherente a la persona y de los derechos que les son debidos por sus semejantes y por la sociedad (universalidad de los derechos individuales y civiles). La verdad a la que se aspiraba desde los antiguos griegos se estableció de manera definitiva. La verdad es una y se presenta como el resultado de las más sesudas reflexiones de la humanidad. Eso son los derechos humanos3. Las revoluciones inglesas y de las colonias americanas, el pensamiento ilustrado y los principios ciudadanos franceses serán algunas de las realizaciones históricas de los derechos individuales (Camps 2001: 192)4. Este rapidí­simo recorrido por algunos de los principales hitos de la historia de la filosofí­a nos ha llevado hasta la cúspide de la Ilustración, el modelo valoral y vital de nuestra modernidad. Al final no todo fue oro reluciente. La sombras demandan revisión. A esto justamente, a revisar y a sospechar, se dedican los autores que vamos a ver a continuación. II. Versus5 o el ”pensamiento de la sospecha” En los mismos tiempos, siglo XVIII, existí­a una corriente de pensamiento paralela que poní­a en duda la necesidad del respeto por el otro6, la potencia de la razón y proponí­a la pasión incontrolada junto con la oscuridad más profunda del ser humano. El Marqués de Sade y Baudelaire pueden ser, desde la literatura, dos buenas expresiones de esta postura7. Todos ellos desean apartarse de la ilusión de progreso y de las convenciones seguras de su época8. Desconfí­an de los fundamentos que a los demás sostienen y de las creencias generales, aunque implique soledad e incomprensión9. A pesar de todas las buenas intenciones no podemos olvidar que algunas de las consecuencias inmediatas de nobles ideales ilustrados fueron la época del terror francesa, las desigualdades de la primera industrialización, el recorte al derecho de representación y del sufragio universal, las guerras napoleónicas y de secesión, el hambre popular… y muchos otros males que llegan claramente hasta nuestros dí­as. Empero será en el siglo XIX cuando se dé un giro en la filosofí­a para intentar ver la realidad de otro modo, destronando al individuo del centro de la misma. Los tres pensadores principales son Marx, Freud y Nietzsche (Camps 2001: 191-198)10. Esta trí­ada en general, se ocupa de desenmascarar, de poner al descubierto los platonismos o idealismos falsos en los que ha vivido la historia de la filosofí­a. Para ellos pensar es interpretar, en esto consistirí­a la sospecha. La metáfora se convierte en la figura central (Vattimo-P. A. Rovatti 2000: 1-3). No es cierto todo lo que parece, las apariencias pueden dar seguridad pero no descubren qué son las cosas. El descubrimiento del subconsciente, la importancia que las relaciones sociales tienen para la persona y la necesidad de recuperar las auténticas fuerzas o voluntades del hombre cuestionan y destruyen la seguridad del cogito cartesiano y de la conciencia autónoma. La inmersión en las profundidades del inconsciente y su relación con la vida real socava la confianza en la conciencia y siembra la duda en la definición de identidad. La necesidad de adquirir nuevos ámbitos sociales por parte de la burguesí­a, la insaciable avidez del dinero y el potencial de ocultamiento de estas pasiones desvelan (aletheia) las auténticas motivaciones capitales. Por último, Nietzsche rechaza la historia de la filosofí­a desde Sócrates (Nietzsche 1997: 129.225), promueve el nihilismo activo y ensalza la auténtica pasión humana, la voluntad de poder. Nada más contrario a la declaración de derechos humanos. En realidad el poder es el único derecho del hombre. Ninguno de los tres se resigna a reducir la realidad a un solo enfoque. La vida es polivalente, no se puede esconder su complejidad en vanas ilusiones. La caracterí­stica principal de lo existente es su dinamismo. Todo se relaciona con todo, no hay origen, ni centro, ni meta, solamente la capacidad inacabable de volverse a relacionar ”ad infinitum”. Estos sistemas de pensamiento tienen en el siglo XX no pocos seguidores de un cariz u otro. Serí­a vano intentar aquí­ ser exhaustivo. Podrí­a mencionarse a Lacan, Zizek, Baudrillard, Guattari, Deleuze, Foucault, Althusser, Chomsky, Luhmann, Ciorán… y un largo etcétera. Un denominador común de todos ellos es el cuestionamiento a la realidad y el no sometimiento a una única mirada de lo existente. Esta manera de ver las cosas se confirmará con las exageraciones del progreso y de la técnica. Los genocidios de principio, medio y fin de siglo XX; las desiguales condiciones de vida evidentemente injustas; la mortandad a causa del hambre en buena parte del mundo; las arbitrariedades militares de las potencias económicas… son reforzadores de un pensamiento escéptico y pesimista. Todo, pues, queda abierto a la interpretación y no a la sumisión del pensamiento único. Se debilitan las certezas anteriores. La conciencia se descubre determinada por lo escondido del inconsciente. La verdad (aletheia) no se queda estática en la realidad para poderse conocer. Dios, el sujeto y su segura autonomí­a mueren por innecesarios. El filósofo se obliga a permanecer en medio de la nada y de la incertidumbre como estado de vida. Si estas bases se mueven o desaparecen los resultados de la Ilustración se quedan sin piso. Los derechos del hombre están en el aire porque resulta que no hay hombre. Sin embargo, no carecen de peligros estos posicionamientos ”sospechosos”. Dos son los principales: nihilismo y dogmatismo (Foucault 1967: 182-192)11. Toda hermenéutica, incluida la de la sospecha, corre el peligro de agostarse en su propio dinamismo interpretativo o de permanecer en el terreno de la locura. El planteamiento de la sospecha quita una máscara, pero propone otra. Se debilita la noción ”dura” de verdad a través del esfuerzo interpretador. Lo que distinguirí­a a la hermenéutica de la sospecha de cualquier otra, es la constante contraposición de términos, las inacabables aporí­as aparentes desde las que se avanza en este proceso. El dogmatismo puede llegar de nuevo como muestra del cansancio ante el proceso inacabable de interpretación. Se pueden desenmascarar numerosas falsedades, pero llega un momento en el que concluye esa cadena asentándose en cualquier otra máscara o abandonándose a una idea preconcebida que condicione la significación de todo lo demás. Siempre es mejor tener algún sentido, que carecer de él. Tiene que haber algo más que confiera certeza a la vida. Derrida se suma a esta corriente hermenéutica, pero no permanece en ella, no es un hermeneuta más12. Lo que Derrida comparte con todos estos autores es, principalmente, la importancia del lenguaje, de la polémica (Peñalver 1996: 1)13 y de la sospecha. La deconstrucción recoge la estafeta de la sospecha, pero no se contenta con permanecer en ella (Derrida 1989: 47-89)14. Su esfuerzo constante consiste en no establecerse en ninguno de los extremos: ni una sola verdad, ni absoluta incertidumbre respecto a la realidad. Rechaza un ámbito de conocimiento universal, que además queda identificado como orden de saber eminentemente masculino15. Derrida quiere recuperar la profundidad inconsciente que tiene el propio lenguaje filosófico teniendo en cuenta la diversidad del lenguaje metafórico (Derrida 1989: 153). El sentido propio, fundamentado en el principio de identidad parmenideo, ha esclavizado a la filosofí­a a una reducción de la presencia. En este defecto cayeron los autores más arriba estudiados. Ésta es la labor ardua del pensamiento de Derrida, luchar contra el logocentrismo-fonocentrismo-falo(logo)centrismo e investigar la riqueza de la escritura originaria (Derrida 1989: 403), es la función de la Gramatologí­a (cf., Derrida 2000: 9-10). Pero tampoco anida su reflexión en el mero dinamismo. Queda abierto a lo diferente, al otro (Derrida 1998: 7). Es una brecha que aprovecha lo que está presente ya en el reino de la autonomí­a y que abre la puerta a otra manera de pensar. Para esto sirve el pensamiento, para afrontar lo que no es identificable en totalidad y permanece en un ámbito infinito de respeto a la otredad. La tarea del pensamiento en esta situación es la de pensar aquello que permanece oculto en la ‘cotidiana presentación’ de eso que siempre sucede; es decir, para Marx, la concreción dialéctica de los nexos que la ideologí­a esconde; para Heidegger, la verdad como aletheia, como abertura de un horizonte (o de un paradigma) que hace posible cualquier verdad entendida como conformidad a las cosas, verificación o falsificación de proposiciones” (Vattimo 2006: 81) El otro puede ser este horizonte. Es indescifrable, es imprevisible, se ubica más allá de la polí­tica en sentido estrecho. Es el horizonte de la heteronomí­a. III. Heteronomí­a Paralelo a todo este largo proceso histórico permanece otro enfoque original y distinto que hunde sus raí­ces en el judaí­smo de muchos siglos atrás. En el transcurso del mismo siglo XIX y principios del XX reaparece un punto de vista distinto a los criterios que habí­an modelado los principales conceptos del pensamiento hasta ese momento. La autonomí­a, el esfuerzo por alcanzar la universalidad y los derechos individuales pueden tener sus peligros. El desenmascaramiento de esas limitaciones y la propuesta de otra perspectiva diferente serán el resultado del pensamiento nuevo propuesto por Hermann Cohen, en primer lugar. III.1. Contexto de un Nuevo Pensamiento El pensamiento Ilustrado del dieciocho, dominador de los pensamientos distintos que hasta él se habí­an producido, unifica en un cuerpo teórico monolí­tico toda esa diversidad. El concepto, manera de conocer del logos, desecha los casos particulares para permanecer en la totalidad universal y en la separación de la cosa respecto a la persona16. Las nociones de progreso, de sujeto trascendental, de ética universal, de bienestar son derivaciones del empeño universalizador burgués (de la Garza 2002: 6-18). La intención del Nuevo Pensamiento es conquistar desde lo original judí­o una ”universalidad universal” (Mate 1997: 15). Por otro lado, aparentemente contradictorio, la Ilustración es un fenómeno particular. Se da en un espacio geográficamente determinado, con una religión establecida como raí­z oculta y un estado social desarrollado. El Weltgeist o Weltanschauung son absolutamente particulares. La universalidad occidental no pasa de ser una universalidad parcial (Metz 2002: 158)17. La organización estatal germana es la más perfecta, los derechos humanos del individuo son históricos y la religión cristiana es la superación y cumplimiento de las promesas del Antiguo Testamento. Todo ello da origen a la ”sociedad perfecta” de la historia. Y por ese mismo motivo puede justificarse la imposición de este modelo a cualquier otro tipo de cultura. La realidad, se piensa, es que se les hace un favor al plenificarlos sin que tengan que realizar el esfuerzo ni pagar los costos (guerras, sangre, pensamiento, trabajo…) que Occidente ha tenido que sufrir para lograr este status. Así­, no solamente, se hace a un lado la pluralidad, sino que, incluso, se puede justificar la intervención violenta para reducir toda diferencia a la universalidad parcial occidental. E. Levinas hace una doble distinción entre el ”amor a la sabidurí­a” y la ”sabidurí­a del amor” (Levinas 2000: 22-29). Aquélla se fundamenta en el principio de identidad, siguiendo la lí­nea parmení­dea. Da origen a la ontologí­a fundamentada en la interioridad y la conciencia. La última consecuencia es la hermenéutica de dominio18, en donde una cultura siente la fuerza suficiente como para justificar su imposición a todas las demás por ser éstas incivilizadas. La metáfora representativa de esta lí­nea es la de Ulises volviendo a ítaca, volviendo a sus raí­ces, a su identidad estática. Ésta, la sabidurí­a del amor, parte de la preeminencia del principio de negación, origen de la dialéctica. La consecuencia inmediata de este principio es la heteronomí­a (Sucasas 2002: 130-136), opuesta a la autonomí­a tan propia de la filosofí­a clásica en su afán de encontrar la verdad definitiva. Las expresiones de esta divergencia son la exterioridad, la categorí­a de huésped19 y el otro. Todas ellas se tipifican en la figura de Abraham. El patriarca del pueblo de Israel es el eternamente viante y extranjero. Es, por tanto, el prototipo de quien necesita ayuda, de quien se mantiene en permanente éxodo20, de quien provoca una respuesta ante la menesterosidad, de quien hace al yo más humano desde el cuidado ético del tú vocante. El movimiento desinteresado, el cambio sin retorno propio de Heráclito es el promotor de la dialéctica. La última consecuencia de este pensamiento es la hermenéutica de alteridad promotora de la pluralidad social21. La posición levinasiana, también la del Nuevo Pensamiento judí­o, es más cercana a la importancia del amor como contenido y búsqueda de la sabidurí­a. Su empeño consiste en conservar la permanente relación dinámica entre las personas, entre el tú y el yo. La formación de cada uno de ellos depende del otro, propiamente se trata de una con-formación. Nunca se concluye la constitución de ninguno de los dos polos necesarios, o siempre se necesitan para establecer el enriquecimiento mutuo inacabado. III.2. Aletheia o conocimiento con el otro. El primero de los fundamentos de este nuevo intento de pensamiento se expresa mediante la fábula de los tres anillos (Mate 1998: 116 n. 3). Este cuento, como cualquier otro, tiene su o sus moralejas o interpretaciones. La primera, serí­a un consejo que se darí­a a los tres hermanos que peleaban por poseer el anillo original: todos los hombres somos iguales. Antes de cualquier distinción o posesión somos todos hombres y, por tanto, con igual dignidad y derechos. En el principio del reconocimiento de la humanidad del otro se fundamentan más solidamente los derechos humanos. La segunda aplicación recalcarí­a la verdad fundamental: la verdad no es propiedad de nadie. La caracterí­stica de la verdad es justamente que es dinámica y, por tanto, que no pertenece a nadie. El cumplimiento de este fundamento implica que no existe un fundamento absoluto de la verdad. No faltan en esta lí­nea diversos apoyos y coincidencias con otros autores que defienden la búsqueda en común de parte de la verdad: La verdad no es tuya ni mí­a, sino de todos22. ¿Tu verdad? No, la Verdad, y ven conmigo a buscarla. La tuya, guárdatela (Cano 1984: 239). El Nuevo Pensamiento se decide más bien por esta segunda opción. La primera de ellas corre el grave peligro de hacer desaparecer toda distinción y diferencia. La realidad es que no todos somos iguales, sí­ podemos llegar a serlo, pero la verdad es que todaví­a no lo somos23. El discurso de los derechos humanos tiene que soportar la contrastación permanente con la realidad de su no cumplimiento en el mundo. Su fracaso es real. La tarea que nos propone esta narración es justamente la de luchar por llegar a ser hombres. Este trabajo se tiene que vivir en un tiempo que está unido í­ntimamente con la realidad del sufrimiento. A este tiempo, Rosenzweig lo denomina como ”mientras tanto” (Mate 1998: 130). Es otra manera de hablar del dolor real de la historia. Lo que está en juego en este enfoque es la necesidad de tomarse en serio la inhumanidad del individuo, sin enmascararlo con discursos trascendentales24. La responsabilidad ante las carencias de cualquier persona, especialmente de las ví­ctimas, es un principio de acción que da origen a la ética y a la idea de tolerancia. III.3. Regla de oro El segundo gran fundamento del Nuevo Pensamiento es la importancia que para la teologí­a judí­a tiene la figura del prójimo. El ”mientras tanto” nos ubica en el momento actual en el que hay que cuidar al que tenemos cerca de nosotros y de toda persona que está sufriendo25. El concepto de hospitalidad implica apertura total e incondicional a la alteridad, en todo su sentido. Implica recibir, en concreto, al foráneo en mi propia casa. Dos pasos fundamentales para esta práctica: acogida y rehén. El primer momento es previo a la propia identidad, a mi estar en casa. La irrupción del otro como antecedente de mi propia ipseidad es la expresión apropiada de mi relacionalidad. El segundo momento, expresa el sentimiento de estar invitado por el otro al recibirlo en mi casa. En mi casa resulto ser el invitado del otro. Esta situación de rehén define mi propia responsabilidad (Derrida 2001: 51). La expresión del ”¡heme aquí­!” se impone como impostergable y como obligatoria26. Esta realidad la habí­a subrayado desde muy antiguo el ”mandamiento del amor”. Jesús de Nazaret asume y ensalza hasta el lí­mite el compromiso amoroso por el otro, por los otros. La regla de oro tiene, en la historia de la Sagrada Escritura, varios enunciados (Conill 2006: 224). Empero, todos ellos, hablan de la primordialidad del prójimo. Seguir los pasos ejemplares del Galileo en la manera de estar con los demás no es una misión fácil. La compasión sin avergonzar al otro es una labor ardua y que no tiene fin. La religión y la moralidad colindan, sin ser barrera insalvable, en este concepto, el de ”compasión”. Pero pensada como concepto heurí­stico para descubrir al ser humano, la compasión se ve libre de toda sospecha y de toda apariencia de pasividad ambigua, y se vuelve un factor ético que puede ser conocido, aun cuando sólo lo sea como motor de la voluntad pura (Cohen 2004: 109). Se plantea la problemática del afecto y del sentimiento (Mate 1997: 224-231). Es inevitable volver la mirada al pensamiento cristiano y su raí­z judí­a que pone a la base de la ética el mandato de amar. Cede la razón al sentimiento de amor por el otro. La pobreza es el sufrimiento universal del género humano. La compasión tiene que salir al encuentro del sufrimiento si es que el ser humano debe por fin nacer también como un yo. Frente al hecho social del sufrimiento humano debe inflamarse el sentimiento humano original de la compasión (Mate 1997: 110). Éste es el motor que nos empuja a la acción frente al sufrimiento ajeno. La ética acepta el afecto como motor de la voluntad pura27. Y de entre los sentimientos y afectos, el más fuerte es el de compasión. La compasión no se debe entender como el reflejo pasivo del yo, en el que el ser humano es un congénere, sino como el planteamiento de un nuevo problema sobre el ser humano. La hospitalidad desemboca en la apuesta de acción responsable que respetando la diferencia, se hace solidaria con el quejido y grito de quien necesita ayuda. Desde este punto de vista el asesino necesita enfrentar a la ví­ctima y responder al cuestionamiento directo de por qué generar ese horror. Es la única manera de que la ví­ctima o futuras ví­ctimas puedan descansar en paz, sabiendo que el asesino ha dejado de serlo. Esta clase de comportamiento no puede esperar a la respuesta lenta y mezquina de la polí­tica, de las leyes o de la policí­a. En esto consiste la auténtica justicia. Se impone, a estas alturas de nuestro escrito, una redefinición de la conciencia, tan utilizada en la tradición occidental:
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Costa, Rosalina Pisco. "Pride and Prejudice in Contemporary Marriages: On the Hidden Constraints to Individualisation at the Crossroad of Tradition and Modernity." M/C Journal 15, no. 6 (October 12, 2012). http://dx.doi.org/10.5204/mcj.574.

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IntroductionContemporary theorisations of family often present change in marriage as an icon of deinstitutionalisation (Cherlin). This idea, widely discussed in sociology, has been deepened and extended by Giddens, Beck and Beck-Gernsheim, Beck-Gernsheim and Bauman, considered to be the main architects of the individualisation, detraditionalisation and risk theses (Brannen and Nielsen). According to these authors, contemporary family is an ephemeral, fluid, and fragilereality, and weakening as a traditional institution. At the same time, and partly as a result of the changes to this institution, there has been a rise in the individual’s capacity to reflect on and choose their own life, to the point that living a life of their own becomes the individual’s defining injunction. Based on an in-depth and detailed analysis of a number of young Portuguese people’s accounts of their entry into conjugality, this paper seeks to unveil some of the hidden constraints which persist despite this claim to individualisation. Whilst individuals incorporate a personalised narrative in their construction of that “special day” – stressing the performance of the wedding they wanted, in the way they chose – these data show the continuing influence of the family on individual decisions (e.g. to marry or not to marry, and how to marry). These empirical findings thus contribute to the recent body of literature complexifying the individualisation and detraditionalisation theses (Smart and Shipman, Gross, Smart, Eldén).Using Sociology to Unveil Individualisation’s Hidden ConstraintsThis discussion of contemporary marriages is driven by empirical data from a sociological qualitative study based on episodic interviews (Flick, An Introduction to Qualitative Research and The Episodic Interview). This research (Costa) was developed in 2009 and aimed at an in-depth understanding of family practices (Morgan, Risk and Family Practices, Family Connections and Rethinking Family Practices), specifically family rituals (Bossard and Boll, Imber-Black and Roberts, Wolin and Bennett). Using a theoretical sampling (Glaser and Strauss), accounts were collected from 30 middle-class individuals, both men and women, living in an urban medium-sized city (Évora) in the south of Portugal (southern Europe), and with at least one small child between the age of 3 and 14 years old. Confidentiality and anonymity were maintained, and all names used in this paper are pseudonyms. For the purposes of this paper, I focus only on the women’s accounts. On the one hand, particularly for them, socialisation and media culture helped to consolidate a social representation around the wedding (Gillis, Marriages of the Mind); on the other hand, their more exhaustive descriptions of the wedding day allow better for examining the hidden constraints to individualisation. Data were coded and analysed through a thematic and structural content analysis (Bardin). The analysis of emerging themes and issues regarding the diverse ways of entering into conjugality was primarily assisted by qualitative software (NVivo, QSR International) and then presented in the form of contextualised narratives. Using a sociological perspective, the themes presented below illustrate the major conclusions of this study. Big Decisions: To Marry or Not to Marry? How to Marry?At the core of the decision of whether “to marry or not to marry?” and “how to marry?,” one can find multiple and complex arguments, which go beyond simplistic justifications based exclusively on the couple’s decision (Chesser; Maillochnon and Castrén). Women in particular display an awareness of the ways in which their decisions regarding marriage are crossed by the will, desires or preferences of the parents or in-laws. This was the case of Maria dos Anjos, married at the age of 26:It was a choice of the two of us [to marry]. Not an imposition. I didn’t care whether we were married by church or not… and there were times when I even put forward the possibility of a simple civil marriage. However, my parents really liked that I got married by the church. I'm not sure if this is due to tradition, if… and... they talked about it… and I also thought it was beautiful... it was a beautiful party... the dress, all that fantasy... and I really loved marrying in the church... so it became a strong possibility when we began to think about it [to get marry]… The argument that two people might marry because of or also to please the parents or in-laws explains, at least partially, a certain pressure that the fiancées feel before marriage to marry “in a certain way.” Filipa, who dated for ten years, lived the wedding day like “the realisation of a childhood’s dream.” The satisfaction she obtained was shared with her parents and in-laws:To marry in the church, with the wedding dress, and everything else... My mother in-law is a religious person too, right? So we felt that we both like it, the two of us, my mother, my mother-in-law, they would also like it, so we decided to marry in the church. To do the parents’ will is to meet the expectations around a “beautiful” wedding, but sometimes also to fulfil the marriage that the parents did not have. Lurdes is an only daughter, married at the age of 29. She argues that “marriage should be primarily significant for those who actually marry, not the parents or in-laws”. Yet, that was not her case: For us, maybe it was not so important; the paper signed, the ceremony in the church… maybe the two of us made it for our parents. It doesn’t mean that we didn’t have fun [...] and I don’t mean by this that it was a sacrifice, or a hardship […] My mother had no more daughters, and had a great will to marry her only daughter in the church. My mother was not married by the church, but was only married by civil registry. She never managed to convince my dad to get married by the church. And perhaps it was a bit... to project on me what she had not done! Despite her having the will to do but did not achieve it. And maybe I made her wish come true; I realise that she had that desire, a great desire that her daughter would marry in the church. For me, it was not a problem. So, we finally did agree and married in the church. The family of origin thus clearly has a great influence over some of the big decisions associated with marriage, such as whether to get married at all, and whether to involve the church in the process.Small decisions: It Is All about Details! The intrusion of the family of origin is also felt on the apparently more individual decisions as the choice of the dress or several other details concerning the organisation of the ceremony and the party (Chesser, Leeds-Hurwitz). The wedding dress is a good example of how women in particular perceive a certain pressure for conformity and subjection to buy it or choose it “in a certain way.” Silvia, who married at age 23, remembers: I married with a traditional wedding dress, even though I did not want to. I took a long veil, yet I did not want it... because at the time... I wanted to take a short dress... my mum thought I should not... because my mother did not marry in a wedding dress, did not marry in the church, she was already pregnant at the time and so on [downgrade of the tone] so she made pressure so that I was dressed properly.Precisely in order to run away from these impositions, some women admit having bought the dress alone, almost secretly. Maria dos Anjos, for example, chose and bought the wedding dress alone so that she did not have to give in to pressure from anyone: I really enjoyed it! I took a wedding dress... I was the one who chose it; I went to buy it myself, with my own money. I said to myself ‘the wedding dress, I will choose it; I will not be constrained by... I will not take my godmother and then think’... oh... I knew that if I did it, I would have to submit a little to her likes and dislikes… no! So I went to choose the dress alone. The girl who was in the shop was an acquaintance of mine, I tried a lot of them, and when I tried that one, I said to myself ‘this is it!’ and so it was the one!The position of the spouses in the sibling group also has an effect on numerous decisions that fiancées must make in the lead-up to the wedding. Raquel, who felt this pressure before marriage, attributed it to a large extent to the fact that her husband is an only child: Pressure in the sense that João [her husband]... he is an only child, right? So… his parents were always very concerned with certain things. And... everybody... even little things that had no importance, they wanted to decide on that! […] There are a lot of things that have to be decided, a lot of detail and… what I really think is that it is a really unique day, and it's all very important and all that but... but... then each one gives his/her opinion... And ‘I want this,’ ‘I want that,’ ‘I want the other’… it's too much; it's a lot of pressure... to manage... on one side, on the other side… because to try not to hurt vulnerabilities ends up being... crazy. Completely! Those fifteen days before... I think they are... they are a little crazy!Seemingly unimportant details (such as the fact that the mother did not marry in a wedding dress) end up becoming major arguments behind the suggestions or impositions made by both parents and in-laws in relation to decisions surrounding their children’s weddings.(Un)important Decisions: The Guest List The parents of the couple are often heavily involved in the planning of the wedding partly because, although the day is officially about the bride and groom, it is also the way that the parents share this important milestone with their family and friends (Pleck, Kalmijn, Maillochnon and Castrén). Interviewees say it is “easy” to decide on the guest list, since, at first glance arguments behind the most significant family relatives and friends to be present on the wedding day have to do with proximity, relationality and pleasure or happiness in sharing the moment. Nevertheless, it can be a hard task for couples to implement the criteria of proximity in the selection of guests as initially planned. In cases where the family is larger and there are economic constraints, it is common for fiancées to feel some unpleasantness from those relatives who would like to have been invited and were not. In other cases, parents, closer to the extended family, are the ones who produce this tension. On the one hand, they feel the need to justify to some relatives the choices of their adult children who did not include them in the guest list; on the other hand, they are forced to accept the fact that that decision lies with the couple. When planning the marriage of Dora, her mother at one point said something like “[…] ‘but my aunt invited us to her wedding and now...’” Dora understood the suspension of the sentence as a subtle pressure from her mother, although, for her, the question was indeed a very simple one: I give a lot of importance to the people who are with me on a day-to-day basis and that really are with me in good and bad times. [...] It happened. It was easy. For me, it was [laughs]. To my way of thinking it was. It cost my parents. However, not to me [laughs]. It cost me nothing! When the family is larger – but when there are no economic constraints which limit the number of guests – it is more common that weddings are bigger. In these circumstances, it is also more common to have a certain meddling from the families of origin encouraging couples to include the guests of the parents. Teresa admits this is precisely what happened with her: It was not so difficult because we were not also so limited. […] We left everything to the satisfaction of all. […] there were many people who were distant relatives, whom I was not close to. It didn’t really matter to me whether those people were present or not. It had more to do with the will of my parents. And usually we were also invited to those people’s weddings, so maybe it was also because of that… In some other cases there is a kind of agreement between parents and adult children, which allows both to invite “whoever they want”. This is the case of Marina, who had 194 guests “on her side,” against around 70 invited by her husband: I invited more people than him. Why? Well... I could count on my parents, right? And what my parents told me was: ‘you invite whoever you want!’. So, I invited my friends, and some other people I was not as close to, but who my parents wanted me to invite, right? […] but ok, they made a point of inviting them, and since they did not impose any financial limits, instead, they said to me ‘invite whoever you want to’, and we invited... For me, it was a ‘deal.’ I was indifferent about it [laughs]. Marina admits that she made a “deal” with her parents. By letting them pay the costs, she gave tacit consent that they could invite those who they wanted, even if it was the case those guests “didn’t relate to [her] at all.” At the wedding of Raquel, the fact that “there is family that [only her] parents were keen on inviting” was one of the main points of contention between her parents and the couple. The indignation was greater since it was “your [their own, not the parent’s] wedding” and they were being pressed to include people who they “hardly knew,” and with whom they “had no connection”: There were people who came who I did not know even who they were! Never seen them anywhere... but ok, my parents were keen on inviting some people, because they know them and all that... and then... it went into widening, extending and then... it ended up with more than one hundred guests […] we wanted it to be more intimate, more... with closer people… but it was not! The engaged couple thus recognises the importance of the parents’ guests. As one of the interviewees points out, the question is not so much the imposition of the will of the parents, rather the recognition of the importance of certain guests because “they are important to the parents.” Thus, the importance of these guests is not directly measured by the couple, but indirectly by being part of the importance that parents give them.Counter-Decisions: Narratives from the Inside Out Joana, a first daughter, “felt in her skin” the “punishment” for not having succumbed to the pressure she felt over her decision to marry. She told us she had her teenage dreams; however, as she grew older she identified herself less and less with the wedding ceremony. Moreover, with the death of her grandmother, who was especially meaningful to her, “it no longer made sense” to arrange that kind of ceremony since it would always be “incomplete” without her presence. Her boyfriend also did not urge that they marry, instead preferring to live in a de facto union. Joana felt strongly the pressure to take on a role that her parents and in-laws wanted: on the one hand, because she was “a girl, and the oldest daughter;” on the other hand, because her mother-in-law insisted since she had not saw her other daughter to get marry in church, as she was only civilly married. In fact, Joana could marry in church because she had been educated in the Catholic religion and met all the formal requirements to perform a religious marriage: I was the person who was prepared to move forward with this. And I did not! I'm not sorry. I don’t regret it at all! Although not regretted, Joana felt “very deeply” the gap between the expectations of her parents and the direction that she decided to give to her life when she told her parents she did not wanted to marry. She had the same boyfriend since adolescence, whom she moved in with on a New Year's Day at the age of 27. On that evening she organised a small party in the house they had rented and furnished, and stayed there for good. The mother “never forgave her.” The following year, when her sister got married, Joana “had the punishment” of, in the eyes of the mother, “not having done the right thing”: one thing I would have loved to have was a nightshirt [old piece of clothing, handmade] of my grandmother [...] But my mother kept the nightshirt and gave it to my sister on the day she married! My sister also loved my grandmother..., but she didn’t have the same emotional bond that I had with her! So, I got hurt. Honestly, I got! And the day of my sister's wedding for me it was full of surprises... This episode is particularly revealing of how Joana experienced the disappointment that caused to her parents for not having married: I did not have the faintest idea that she [her mother] was going to do that... Yet she kept it [the nightshirt]! [...] She kept it, and then she gave it to my sister! [...] It was my grandmother’s! And then I said, ‘but I was the first to get married!’ And it was I who had a closer relationship with my grandmother. I found it very unfair! [...] Joana sees this wedding gift as “a prize”: It was... she [her sister] was awarded because ‘you did the right thing,’ ‘you got married,’ ‘you had done it with all the pomp ... so take this [the nightshirt], that was of your grandmother!’ The day of her sister's wedding would still hold another surprise for Joana, that one coming from her father. She remembers always seeing at home a bottle of aged whiskey that her father “kept for the first daughter who gets to marry.” I did not get married, right? And... and it was sad to see that day and get the bottle open, the bottle that was proudly kept untouched for many years until the first daughter to marry... Whilst most women admit to have given in to pressure from parents and in-laws, Joana’s example demonstrates another side – emotionally painful – of those who did not conform to marry or to marry in a certain way.Conclusion Based on empirical research on marriages as a family ritual, I have argued that behind representations and discourses of a wedding “of our own,” quite often individuals grant the importance, of, and sometimes they are even pressured by, their families of origin (e.g. parents and in-laws). At the crossroad of tradition and modernity, this pressure is pervasive from the most important to the most apparently trivial decisions or details concerning the mise en scène of the ritual elements chosen to give a symbolic meaning to the ceremony and party (Chesser, Leeds-Hurwitz).Empirical findings and data discussion thus confirm and reinforce the high symbolic value that, despite all the changes weddings, still assume in contemporary society (Berger and Kellner, Segalen and Gillis, A World of their Own Making, Our Virtual Families and Marriages of the Mind). The power and influence of the size and density of the families of origin is not a part of history left behind by the processes of individualization and detraditionalization; rather, families continue to play a central role in structuring the actual options behind the anticipation, planning, and organisation of the wedding. This demonstrates that the reality of contemporary relationality is vastly more textured (Smart) than the normative generalisations of the individualisation and detraditionalisation theses imply, and suggests that in contemplating contemporary marriage conventions, the overt claims to individual choice and autonomy should be be contextualised by the variety of relationships the bride and groom participate in. References Bardin, Laurence. L’Analyse de Contenu. Paris: PUF, 1977. Bauman, Zygmunt. Liquid Love: On the Frailty of Human Bonds. Cambridge: Polity, 2003. Beck, Ulrich, and Beck-Gernsheim, Elisabeth. The Normal Chaos of Love. Cambridge: Polity, 1995. Beck-Gernsheim, Elisabeth. Reinventing the Family: In search of New Lifestyles. Cambridge: Polity, 2002. Berger, Peter, and Kellner, Hansfried. “Marriage and the constitution of reality.” Diogenes 46 (1964): 1–24. Bossard, James, and Boll, Eleanor. Ritual in Family Living – A Contemporary Study. Philadelphia: U Pennsylvania P, 1950. Brannen, Julia, and Nielsen, Ann. “Individualisation, Choice and Structure: a Discussion of Current Trends in Sociological Analysis.” The Sociological Review 53.3 (2005): 412–28. Cherlin, Andrew. “The Deinstitutionalization of American Marriage.” Journal of Marriage and Family 66 (2004): 848–861. Chesser, Barbara Jo. “Analysis of Wedding Rituals: An Attempt to Make Weddings More Meaningful.” Family Relations 29.2 1980): 204—09. Costa, Rosalina. Pequenos e Grandes Dias: os Rituais na Construção da Família Contemporânea [Small and Big Days. The Rituals Constructing Contemporay Families]. PhD Thesis in Social Sciences – specialization ‘General Sociology’. University of Lisbon: Institute of Social Sciences of the University of Lisbon (ICS-UL), 2011 ‹http://hdl.handle.net/10451/4770›. Eldén, Sara. “Scripts for the ‘Good Couple’: Individualization and the Reproduction of Gender Inequality.” Acta Sociologica 55.1 (2012): 3–18. Flick, Uwe. An Introduction to Qualitative Research. 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