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Дисертації з теми "Saggi biologici"

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Mosco, Alessandro. "Studio della modulazione ormonale della riproduzione e della crescita nei Crostacei Decapodi mediante l'uso di neurormoni ricombinanti ed anticorpi specifici." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2770.

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Анотація:
2006/2007
L’ormone iperglicemico dei crostacei (cHH) appartiene ad una famiglia di neuropeptidi che sono prodotti e rilasciati in circolo nel complesso organo X-ghiandola del seno, localizzato nei peduncoli oculari dei crostacei. Il ruolo principale del cHH è quello di regolare il livello emolinfatico del glucosio, ma questo ormone è implicato anche nel controllo di altre funzioni come la secrezione di enzimi digestivi, la muta, la riproduzione, il metabolismo lipidico, l’osmoregolazione e le risposte da stress. Il cHH maturo possiede sei cisteine che formano tre ponti disolfuro, l’estremità C-terminale ammidata e l’estremità N-terminale bloccata dal piroglutammato come in Carcinus maenas e Jasus lalandii oppure libera come in Penaeus schmitti. L’ammidazione carbossiterminale è una modificazione post-traduttiva rilevante che fornisce attività biologica ad un grande numero di peptidi, sia nei vertebrati che negli invertebrati. Il ruolo essenziale dell’ammidazione nel conferire un’attività iperglicemica al cHH è stato provato sinora solo per il cHH di Marsupenaeus japonicus. Per stabilire la funzione dell’ammidazione sull’attività biologica del cHH in altre specie, un peptide ricombinante di 73 residui, Asl-rcHH-Gly, è stato espresso, foldato, purificato e trattato con l’enzima di ammidazione in modo da ottenere l’ormone ammidato, Asl-rcHH-ammide. Con questo peptide ricombinante sono stati condotti dei saggi biologici su due specie appartenenti alla stessa superfamiglia (Astacoidea) ed infraordine (Astacidea) che erano Astacus leptodactylus, la specie dalla quale è stato clonato il cHH, e Procambarus clarkii, il cui cHH differisce da quello di A. leptodactylus per due soli amminoacidi, e su una specie filogeneticamente più distante come Palaemon elegans, che appartiene ad un diverso infraordine (Caridea). Asl-rcHH-ammide ha mostrato di avere in A. leptodactylus un’attività iperglicemica comparabile a quella del peptide nativo estratto dalle ghiandole del seno. Raddoppiando la quantità di Asl-rcHH-ammide iniettato si è osservata una risposta più forte con una concentrazione emolinfatica di glucosio di quasi il doppio a conferma dell’effetto dose dipendente dell’ormone nell’indurre l’iperglicemia. Il profilo della curva da stimolo era differente nel caso l’iperglicemia fosse stata indotta da 1,7 pmol/g di peso vivo oppure da 3,3 pmol/g di peso vivo di Asl-rcHH-ammide oppure dai peptidi nativi. Il peptide ricombinante induceva un incremento massimo nella risposta dopo un’ora, mentre l’estratto di ghiandole del seno induceva una risposta più lenta, con un spostamento del picco di iperglicemia alle due ore. Dopo l’iniezione di 1,7 pmol/g di peso vivo del peptide ammidato, l’effetto iperglicemico si esauriva entro le due ore dallo stimolo ed a quattro ore l’iperglicemia non era più osservabile. Questo comportamento è in buon accordo con l’emivita di circa 10 min riportata per il cHH. L’iniezione di una dose maggiore di Asl-rcHH-ammide non solo ha indotto un effetto maggiore, ma ha anche ritardato il ritorno al livello basale del glucosio, dovuto ad una insufficiente rimozione del peptide dall’emolinfa a causa dell’alta concentrazione dell’ormone circolante. Una simile tendenza è stata osservata anche per l’estratto di ghiandole del seno che ha mantenuto un forte effetto iperglicemizzante anche a quattro ore dalla stimolazione. Il Asl-rcHH-Gly non ha mostrato una potenza comparabile. Questi risultati dimostrano chiaramente che l’ammidazione è essenziale nel provvedere una completa funzionalità biologica al cHH, dato che il peptide non ammidato che possiede una potenza inferiore. Infatti, per osservare un effetto iperglicemico paragonabile a quello indotto dall’ormone ammidato, il peptide non ammidato deve essere iniettato a dosi elevate. Asl-rcHH-ammide è stato in grado di indurre una risposta iperglicemica anche in P. clarkii sebbene più debole di quella indotta in A. leptodactylus. Il profilo temporale della risposta era simile, con un picco di massima presente ad un’ora. Invece, l’iniezione di Asl-rcHH-Gly ha fornito un’attività iperglicemica molto debole. Per provare la capacità di Asl-rcHH-ammide di indurre l’iperglicemia in una specie filogeneticamente più distante da A. leptodactylus, è stato fatto un saggio eterologo sul gamberetto P. elegans. Anche in questa specie, Asl-rcHH-ammide è stato in grado di indurre una risposta rilevabile con un picco di glucosio presente dopo un’ora che aveva raddoppiato il livello basale, sebbene questo effetto positivo fosse di molto inferiore a quello indotto in A. leptodactylus e P. clarkii. L’attività di Asl-rcHH-Gly nel gamberetto era ancora più bassa se paragonata a quella del peptide ammidato. Questo dimostra che persino in specie filogeneticamente distanti l’attività biologica dell’ormone viene mantenuta parzialmente, probabilmente a causa di una somiglianza strutturale nel neuropeptide. Particolarmente interessante è il fatto che il peptide ammidato abbia indotto risposte diverse a seconda del sesso degli animali. Nei maschi si è ottenuta una forte risposta iperglicemica correlata all’elevata quantità di ormone iniettato, mentre la risposta nelle femmine è stata significativamente di molto inferiore. Questo dato fa supporre che nelle femmine vi fosse una diminuita affinità dei recettori verso il cHH oppure che le cascate dei segnali intracellulari attivati dal legame del cHH con i recettori fossero, in qualche modo, disattivate. Anticorpi specifici anti Asl-rcHH sono stati purificati da antisiero di coniglio mediante cromatografia per affinità, dove il Asl-rcHH era accoppiato alla resina. L’iniezione di questi anticorpi in A. leptodactylus 10 min prima dell’iniezione del Asl-rcHH ammidato ha fornito una risposta iperglicemica depressa, dimostrando che un’adeguata quantità di anticorpi specifici può essere usata per modulare l’asse ormonale nei gamberi. Con questo lavoro si è dimostrata l’importanza dell’ammidazione C-terminale per la funzionalità biologica del cHH; si è prodotto un peptide ricombinante con un’attività biologica paragonabile a quella dell’ormone nativo; si è evidenziato che l’attività del cHH dipende non solo dalla quantità di ormone circolante, ma è anche legata alla responsività degli organi bersaglio; si è dimostrato che è possibile modulare la funzionalità di un ormone mediante l’iniezione di anticorpi specifici. La possibilità di avere a disposizione un cHH pienamente funzionante apre la strada a molteplici studi atti a comprendere meglio il ruolo di questo ormone nei processi fisiologici dei crostacei. Inoltre, è possibile pensare di effettuare dei trattamenti a base di peptidi ricombinanti associati ad alginati, da somministrare sotto forma di mangime, in modo da avere una modulazione esterna degli assi ormonali. La preparazione di un anticorpo specifico anti-cHH consentirà la messa a punto di un dosaggio ELISA da usare per monitorare le variazioni nella concentrazione emolinfatica di questo ormone legate agli stadi di crescita, riproduzione oppure dovute a fattori stressogeni.
XX Ciclo
1955
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2

Ghezzo, Francesca. "Peptidi derivati da fattori endogeni ad attività pro- ed anti-angiogenica: sintesi, caratterizzazione conformazionale e saggi biologici in vitro e in vivo." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3426740.

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Анотація:
Angiogenesis, the formation of new capillaries, is among the key events in some physiological processes, like organ growth and development, wound healing and reproduction. However, an impairment of this process is also a hallmark of different pathologies, such as chronic inflammation, ischemic diseases, tumor growth and metastasis. Angiogenesis is a complex process involving extensive interplay among cells, soluble factors and extracellular matrix. Physiologically, the body controls angiogenesis through a series of "on" and "off" regulatory switches, maintaining a perfect balance of positive and negative angiogenesis modulators. Normally, endothelium exists in a quiescent state ("turned off"); angiogenic stimuli, including hypoxia, inflammation, and mechanical factors, activate endothelial cells (ECs), by initiating the autocrine or paracrine production and release of growth factors or cytokine. Uncontrolled growth of vessels, due to a balance breakdown, may lead to angiogenesis-dependent diseases. So, the regulation of both angiogenesis stimulators and inhibitors, can represent a promising target for therapy and drug development. Among endogenous modulators, the chemokine Stromal Derived-Factor 1 (SDF-1), and the small polypeptide Thymosin ß4 (Tß4), were found to play a crucial role in vascular biology, stimulating proliferation, migration and differentiation of ECs. The above mentioned events are also mediated by cell adhesion molecule. Compound containing adhesive sequences, such as RGD motif and heparin-binding domain, can be used either in tissue engineering as adhesion factors, or as anti-angiogenic agents, through a competition with extracellular matrix components for the binding to cell surface. This work focused on i) design and solid phase synthesis of peptide sequences contained in SDF-1, Tß4 and ECM protein; ii) conformational studies and iii) evaluation in vitro and in vivo of their angiogenic effects on human umbilical vein endothelial cells (HUVECs) culture and chorioallantoic membrane (CAM). Tß4 is a member of the ß-thymosins, molecules with hormone-like properties, and is the most abundant G-actin sequestering peptide in human blood platelets and white cells. Philp et al (2003), suggested that Tß4 exerts its pro-angiogenic activity in vitro e in vivo through the sequence motif 17LKKTET22, involved in actin binding. Starting from these considerations it was studied the behavior of three bio-active peptides representing the central part, the N and C terminus of Tß4, and characterized of containing the binding actin site. The structural analysis (NMR and Circular Dichroism), demonstrates that each peptide reproduces the conformation adopted in native protein and exerts both in vitro and in vivo pro-angiogenic effects, comparable to that induced by Fibroblast Growth Factor 2 (FGF-2). These results confirm the significant role of central binding actin site in the induction of neo-vessel formation and suggest in vitro a positively modulation by the N terminus part of Tß4. Stromal Derived Factor-1 (SDF-1) is an ?-chemokine that binds to G-protein-coupled CXCR4 receptor. The SDF-1/CXCR-4 axis plays an important role in the regulation of stem/progenitor cell trafficking, in normal development of the nervous system, and in hematopoietic system. Moreover, SDF-1 favours the formation of metastasis by increasing tumor cell motility (Libura et al. 2002), and plays an important role in the development of the vascular system by exerting a strong pro-angiogenic effect both in vitro and in vivo. SDF-1 is constitutively expressed in stromal cells, ECs, dendritic cells, and other cells. It is present mainly in two splice forms alpha and beta, which have identical amino acid sequences except for the presence of four additional amino acids at the carboxy terminus of SDF-1ß. The biological significance of the existence of 2 splice forms of SDF-1 has remained unclear. SDF-1 consists of three structural regions: N-terminus, a central beta sheet core, and C-terminus. Structure-function analysis of chemokine identified the NH2-terminal amino acids as critical to CXCR4 binding and activation, and suggested that C-terminus of protein, is one of interaction sites with glycosaminoglycans (GAGs) and may exert a modulation to biological function of SDF-1. This research verified that the C-terminus could be responsible of the pro-angiogenic effects of SDF-1. The designed peptides correspond to the C-terminus sequences of the two natural isoforms of splicing, mutated analog peptides of SDF-1ßT C-terminal region, and fusion forms containing both N- and C-terminus. The collected data indicated that C-terminal region is functional implicated in pro-angiogenic SDF-1 activity, but only the wild-type sequence were able to induce both in vitro and in vivo an angiogenic response. In 1971, Folkman proposed that tumour growth and metastasis are angiogenesis-dependent, and hence, blocking angiogenesis could be a strategy to arrest tumour growth. This possibility stimulated an intensive search for anti-angiogenic molecules. Cell adhesion to macromolecules of the extracellular matrix is needed to allow EC proliferation and migration inside the tumor. EC adhesion can be mediated by i) RGD-dipendent integrin receptors or ii) heparin sulphate proteoglycans (HSPGs), which recognized heparin-binding sites on extracellular matrix proteins. Since the loss of anchorage can induce pro-apoptotic signals leading to an inhibition of angiogenic process, RGD-peptides and vitronectin heparin-binding domain (HVP) were assayed as soluble agents to evaluate the effects on angiogenesis. Experimental evidences indicate that some designed peptides, i.e. (GRGDSP)4K and HVP, may represent promising anti-angiogenic agents whose effects seems to be related to an inhibition of both EC morphogenesis and FGF-2-induced angiogenic effects.
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Lima, Ana Karinne Moreira de. "Ontog?nese comportamental de Callithix jacchus em ambiente natural." Universidade Federal do Rio Grande do Norte, 2010. http://repositorio.ufrn.br:8080/jspui/handle/123456789/17310.

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In most primates, the mother is primarily responsible for care in early life of the infants, since, as in other mammals, infants depend on their mother to nutritional conditions. However, unlike most of them, in some species, infants are also dependent on other individuals with respect to transportation, supervision, and food sharing. To understand the distribution of care to offspring is essential to understand the social dynamics of the group. Several studies conducted in the natural environment, during the infant have been studied mainly through the careful transport of the infants. Our study approached the different forms of care to infants (transport, supervision and food sharing) and the development of behavioral repertoire throughout all phases of infant and juvenile seeking to better understand how to establish the development and survival of offspring of Callithrix jacchus, in natural environment. The seasonality in the caatinga was striking in this study and the collection had two distinct seasons for each of the sets observed, one dry and one rainy. These environmental changes seem to have influenced the distribution of activities in animal development. Yet the greater availability of resources in the rainy season seems to have been the main factor influencing the pattern of activities. Results will be presented in two manuscripts
Na maioria dos primatas, a m?e ? o principal respons?vel pelo cuidado no princ?pio de vida dos filhotes, uma vez que, como nos demais mam?feros, os infantes dependem da sua m?e para o provimento nutricional. Por?m, ao contr?rio de grande parte deles, em algumas esp?cies, os infantes tamb?m s?o dependentes de outros indiv?duos com rela??o ao transporte, supervis?o e partilha de alimento. Para se compreender a distribui??o do cuidado ? prole ? fundamental conhecer a din?mica social do grupo. V?rios trabalhos realizados no ambiente natural, na fase de infante t?m estudado, principalmente, o cuidado atrav?s do transporte dos filhotes. No nosso estudo foram abordadas as diferentes formas de cuidado aos infantes (transporte, supervis?o e partilha de alimento) e o desenvolvimento do repert?rio comportamental ao longo das fases infantil e juvenil buscando compreender melhor como se estabelece o desenvolvimento e a sobreviv?ncia dos filhotes de Callithrix jacchus, em ambiente natural. A sazonalidade na caatinga foi marcante nesse estudo e as coletas tiveram duas esta??es distintas para cada uma das proles observadas, uma seca e outra chuvosa. Essas varia??es ambientais parecem ter influenciado a distribui??o de atividades dos animais em desenvolvimento. Mesmo assim a maior disponibilidade de recursos na esta??o chuvosa n?o parece ter sido o fator de maior influencia no padr?o de atividades. Os Resultados s?o apresentados em 2 manuscritos
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Vale, Caroline Almeida do. "Distribuição e potencial de invasão do sagui Callithrix penicillata (É. Geoffroy, 1812) no território brasileiro." Universidade Federal de Juiz de Fora (UFJF), 2016. https://repositorio.ufjf.br/jspui/handle/ufjf/2593.

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Submitted by Renata Lopes (renatasil82@gmail.com) on 2016-09-27T14:45:08Z No. of bitstreams: 1 carolinealmeidadovale.pdf: 810537 bytes, checksum: 3c0b5d13937779867eb8513036f432c2 (MD5)
Approved for entry into archive by Diamantino Mayra (mayra.diamantino@ufjf.edu.br) on 2016-09-27T15:15:44Z (GMT) No. of bitstreams: 1 carolinealmeidadovale.pdf: 810537 bytes, checksum: 3c0b5d13937779867eb8513036f432c2 (MD5)
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CAPES - Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior
Ao longo dos anos humanos tem transportado espécies de forma proposital ou despercebida para fora de sua área natural. Espécies introduzidas podem trazer prejuízos ambientais e econômicos e são a segunda principal causa de perda da biodiversidade, sendo apenas superada pela supressão de ambientes. Os primatas sempre mantiveram uma relação muito estreita com os seres humanos facilitando com que fossem transportados para fora de seus limites naturais. A espécie Callithrix penicillata ocorre tipicamente no cerrado e é relatada como invasora em diversos estados do país, suas populações introduzidas tem se tornando um problema para a conservação devido a seu alto potencial de ocupação, predação de fauna nativa competição com congêneres nativos e hibridização. Para iniciar ações de manejo é preciso conhecer os locais já invadidos e os possíveis de invasão. Neste sentido a modelagem de distribuição potencial (MDP) baseada nos modelos ecológicos de nicho, tem se demonstrado uma maneira rápida, confiável e com baixo custo para identificar áreas com maior probabilidade de ocorrência de uma espécie. Neste estudo utilizamos a modelagem de distribuição potencial (MDP) para identificar áreas com maior probabilidade de ocorrência de uma espécie, através do software Maxent (Máxima Entropia). Este trabalho tem como objetivo principal conhecer o potencial de invasão da espécie Callithrix penicillata no território brasileiro. E como objetivos específicos conhecer a distribuição atual do sagui C. penicillata e confrontar com aquela encontrada na literatura, conhecer as áreas mais suscetíveis à invasão e discutir o problema que a introdução dessa espécie vem causando nas regiões onde é uma espécie invasora. O valor encontrado foi de AUC=0.966 para dados de treino e AUC=0.919 para os dados de teste, com valor da curva bem próximo a 1. Pelo teste Jackknife, observamos que a variável mais correlacionada a distribuição foi a sazonalidade da temperatura (AUC = 0,86), coincidindo com outros estudos que demonstram que variáveis climáticas influenciam a distribuição de primatas. As regiões mais apontadas como susceptíveis a invasão foi a Floresta Atlântica da região Sudeste seguida pelo Sul. A Floresta Atlântica por possuir alto nível de endemismo, e as regiões Sul e Sudeste por terem maior concentração demográfica, contribuem para que a invasão biológica dos saguis se torne um fator preocupante.
Over the years humans have transported species purposeful or unnoticed out of its natural range. Introduced species can bring environmental and economic damages and are the second leading cause of biodiversity loss, being surpassed only by suppressing environments. Primates have always maintained a very close relationship with humans facilitating them to be transported out of their natural limits. The Callithrix penicillata species typically occurs in the cerrado and is reported as invasive in several states of the country, its population has made becoming a problem for conservation because of its high potential for occupation, native wildlife predation and competition with native hybridization counterparts. To initiate management actions we need to know the locals already invaded and possible invasion, thus the potential distribution modeling (MDP) based on ecological models niche, it has proved a fast, reliable and cost to identify areas with greater probability of some sort. In this study we used the potential distribution modeling (MDP) to identify areas with higher probability of occurrence of a species through the Maxent software (Maximum Entropy). This work aims to know the invasion potential of the species in Brazil. And the following objectives know the current distribution of C. penicillata marmoset and confront with that found in the literature, know the areas most susceptible to invasion and discuss the problem that the introduction of this species has caused in the regions where it is an invasive species. The value found was AUC = 0.966 for training data and AUC = 0919 for the test data with the value very close to curve 1. At Jackknife test, we found that the most correlated variable distribution was seasonality temperature (AUC = 0, 86), coinciding with other studies showing that environmental factors influence the distribution of primates. The most frequently mentioned site susceptible to invasion was the Atlantic Forest of the Southeast region followed by the South. The Atlantic Forest for having high levels of endemism, and the South and Southeast regions to have higher population concentration, contribute to the biological invasion of marmosets are become a concern.
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DE, LA FUENTE CASTELLÓN María Fernanda. "Padrões comportamentais do sagui comum (Callithrix jacchus) em ambiente de caatinga." Universidade Federal Rural de Pernambuco, 2014. http://www.tede2.ufrpe.br:8080/tede2/handle/tede2/5288.

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Submitted by Mario BC (mario@bc.ufrpe.br) on 2016-08-11T14:23:00Z No. of bitstreams: 1 Maria Fernanda De La Fuente Castellon.pdf: 795792 bytes, checksum: e81854e035a2f5598da0dbd85c7b9250 (MD5)
Made available in DSpace on 2016-08-11T14:23:00Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Maria Fernanda De La Fuente Castellon.pdf: 795792 bytes, checksum: e81854e035a2f5598da0dbd85c7b9250 (MD5) Previous issue date: 2014-02-20
The Callithrix jacchus presents morphological and behavioral characteristics that allow it to be one of the most adaptable species within its genus. Occurs in different environments in Brazil and can be found in the Atlantic Forest and Caatinga. The Caatinga is a semi-arid environment with extreme conditions that promote a challenging environment for animals. Little is known about the behavioral and ecological aspects of mammals that inhabit this biome. Thus, this study aims to characterize the behavioral patterns of Callithrix jacchus in the semi-arid Caatinga environment, in order to better understand the ecological success of the species. We expected that (i) exudate feeding will occur for an extended time during the first hour of the day in response to scarce food availability; (ii) due to high temperatures resting behavior will start earlier in the day and last longer than reported in Atlantic Forest; (iii) the pressure of food scarcity will lead to the use of a larger home range and, therefore a higher frequency on locomotion; (iv) juveniles will devote more time to foraging and gum eating, they are not as efficient as adults in prey capture, and consequently they will dedicate less time to resting. The study was conducted in the Fazenda Marimbondo, in the state of Paraíba. Groups of free-living common marmosets (2) were observed during six months in order to obtain information about the group size, social composition, home range, diet and behavioral patterns. The behavioral data was collected using the focal animal sampling method. Each session consisted of a 10 min period of continuous observation and two to four sessions were recorded per day for each individual. The overall behavioral pattern showed that the most frequent behaviors were foraging and locomotion. Also, in adults and in juveniles gummivory was observed during a larger time interval than those described for the Atlantic Forest environment. The animals rested for a long period, during the hottest hours of the day. Contrary to what was expected, the groups presented home ranges sizes within the range of variation described for the species. The behavioral patterns found in this study suggest that common marmoset is well adapted to the semi-arid environment. The high frequency observed in foraging behavior, as in gum eating can be related to the resource scarcity in the semi-arid environment. On the other hand, the large time interval that animals used to rest, might be a response to the thermal stress during the hottest hours. These results provide first information on the behavioral patterns of Callithrix jacchus living in the Caatinga and reinforce the great ability of the species to survive in very different environments.
O Callithrix jacchus apresenta características morfológicas e comportamentais que permitem que seja uma das espécies mais adaptáveis dentro do seu gênero. Habita diferentes ambientes no Brasil, podendo ser encontrado na Mata Atlântica e na Caatinga. A Caatinga apresenta um clima semiárido e condições extremas que promovem um desafio para a vida no local. Pouco se sabe sobre os aspectos comportamentais e ecológicos de mamíferos que habitam neste bioma. Desta forma, o presente trabalho tem como objetivo caracterizar os padrões comportamentais do Callithrix jacchus em ambiente de Caatinga, a fim de entender o sucesso ecológico da espécie. Esperamos que no semiárido, (i) o consumo de exsudato ocorra frequentemente durante as primeiras horas do dia como resposta à escassez de recursos alimentares; (ii) devido às altas temperaturas, o descanso comece mais cedo e dure por mais tempo do que na Mata Atlântica; (iii) a pressão da escassez de recursos leve aos animais a utilizar uma grande área de vida, o que também resultará no aumento da frequência de deslocamento; (iv) juvenis dediquem mais tempo ao forrageio e gomivoria devido a pouca eficiência na captura de presas, e consequentemente dediquem menos tempo ao descanso. O estudo foi realizado na Fazenda Marimbondo, situada na região do Cariri Paraibano. Grupos de sagui comum (2) foram acompanhados durante seis meses a fim de se obter informações acerca de seu tamanho e composição social, área de uso, dieta e padrões comportamentais. A coleta sistemática dos dados comportamentais se realizou através do método animal focal, com sessões de dez minutos contínuos, duas a quatro vezes ao dia para cada indivíduo. O padrão de comportamento geral mostra que os comportamentos mais frequentemente observados foram forrageio e deslocamento. Além disso, o comportamento de gomivoria foi observado durante intervalos maiores, tanto em adultos como em jovens, que aqueles descritos para ambiente de Mata Atlântica. Os animais descansaram por um longo período, durante as horas mais quentes do dia. Contrario ao esperado, os grupos apresentaram áreas de uso com tamanhos dentro do intervalo de variação descrito para a espécie. O padrão comportamental aqui apresentado sugere que o sagui comum encontra-se bem adaptado ao ambiente semiárido. A alta frequência observada em comportamentos relacionados ao forrageio, assim como no comportamento de gomivoria podem estar relacionadas com a escassez de recursos no ambiente semiárido. Por outro lado, o amplo intervalo de tempo que os animais utilizaram para descansar, possivelmente é uma resposta ao estresse térmico durante as horas mais quentes na Caatinga. Estes resultados fornecem as primeiras informações sobre os padrões comportamentais de Callithrix jacchus de vida livre em ambiente de Caatinga e reforçam a grande capacidade da espécie de sobreviver em ambientes diferentes.
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AYRES, Paulo Henrique Barros. "Resposta comportamental de sagui-comum (Callithrix jacchus) à simulação de intrusos em um ambiente semiárido." Universidade Federal Rural de Pernambuco, 2018. http://www.tede2.ufrpe.br:8080/tede2/handle/tede2/7562.

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Submitted by Mario BC (mario@bc.ufrpe.br) on 2018-09-13T15:14:35Z No. of bitstreams: 1 Paulo Henrique Barros Ayres.pdf: 593031 bytes, checksum: 0dbcba169dadfea9de5a1cf1031bf445 (MD5)
Made available in DSpace on 2018-09-13T15:14:35Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Paulo Henrique Barros Ayres.pdf: 593031 bytes, checksum: 0dbcba169dadfea9de5a1cf1031bf445 (MD5) Previous issue date: 2018-02-20
Intergroup interactions are important events in species of animals living in cooperative breeding societies, giving the opportunity for affiliative interaction, besides the agonistic ones related with resource defense. In common marmosets, Callithrix jacchus, these encounters play an important role in the social dynamics of the species. Observational studies suggest multiple functions for these encounters, such as food defense, mate defense, and reproductive opportunities outside the group. However, evaluating the contribution of these different aspects involved in intergroup interactions is a challenging task. In this sense, experimental studies simulating invaders under controlled contexts are very useful. This way, our objective was to understand the role of intergroup encounters in common marmosets, testing the hypothesis of territorial defense, mate defense, and evaluation of breeding opportunities using playbacks to simulate intruders. The study was developed with three groups living in the Caatinga, at the Baracuhy Biological Field Station (7 ° 31'42 "S, 36 ° 17'50" W), in the municipality of Cabaceiras, Paraíba, between May and December 2016. To test our hypotheses, we performed experiments with playbacks of sole males and females from the nuclear and peripheral areas of their home ranges. The strength of groups’ reaction (speed to arrive in the 5-m radius of the loudspeaker, percentage of group members that arrived at loudspeaker location, time interval in the radius of loudspeaker) was independent of the sex of the simulated intruder but was greater when the intruder was simulated in the nuclear areas. Breeding males and females moved faster towards opposite-sex intruders. When the simulated invader was of the same sex, the breeding females exhibited aggressive displays (piloerection). The same was not observed for males. Our results indicate that territorial defense is not the only motivation that drives the behavior of common marmosets in response to intruders, as these events also offer opportunities to assess extra breeding opportunities, which also result in motivation for mate defense, suggesting that such encounters may play different significant roles in the social life of these primates.
Interações intergrupais são eventos importantes em espécies de animais com reprodução cooperativa, pois, além das interações agonísticas relacionadas à defesa de recursos, elas podem envolver interações afiliativas. Em saguis-comum, Callithrix jacchus, encontros entre grupos têm um papel importante na dinâmica social da espécie. Estudos observacionais sugerem múltiplas funções para esses encontros, como defesa de alimento, parceiros e oportunidades reprodutivas fora do grupo. No entanto, avaliar a contribuição desses diferentes aspectos funcionais em encontros intergrupos é uma tarefa desafiadora. Nesse sentido, estudos experimentais simulando invasores em contextos controlados são de grande utilidade. Desta forma, nosso objetivo foi entender o papel dos encontros intergrupais em saguis-comum, testando as hipóteses de defesa de território, defesa de parceiro e avaliação de oportunidades de reprodução utilizando simulações de invasores por uso de emissão de vocalizações (playbacks). O estudo foi desenvolvido com três grupos habituados vivendo em área de caatinga na Baracuhy Biological Field Station (7°31’42”S, 36°17’50”W), no município de Cabaceiras, Paraíba, Nordeste do Brasil, entre maio e dezembro de 2016. Para testar nossas hipóteses foram realizados experimentos com playbacks de coespecificos machos e fêmeas, de outros grupos, simulando a presença de intrusos nas porções nucleares e periféricas da área de vida. A intensidade da reação dos grupos (velocidade para chegar no raio de 5m do alto-falante, porcentagem de membros do grupo que chegaram ao local do alto-falante, tempo de permanência no raio do alto-falante) foi independente do sexo do intruso simulado, porém, foi maior quando o intruso foi simulado em áreas nucleares. Machos e fêmeas reprodutores se deslocaram mais rapidamente quando o invasor foi do sexo oposto, na área núcleo. Quando o invasor simulado foi do mesmo sexo, as fêmeas reprodutoras apresentaram displays agressivos (piloeração). O mesmo não foi visualizado para machos. Nossos resultados apontam que a defesa de território não é a única motivação que conduz o comportamento dos saguis-comum em resposta a intrusos, podendo também conferir oportunidades para avaliar cópulas extras, o que também resultam em motivação para defesa de parceiros, sugerindo que esses encontros podem desempenhar mais de um papel significativo na vida social desses primatas.
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PAULOS, Filipa Alexandra de Abreu. "Ecologia comportamental de Callithrix jacchus (Primates, Callitrichidae) em ambiente de caatinga." Universidade Federal Rural de Pernambuco, 2015. http://www.tede2.ufrpe.br:8080/tede2/handle/tede2/5428.

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Submitted by (ana.araujo@ufrpe.br) on 2016-08-22T16:16:00Z No. of bitstreams: 1 Filipa Alexandra de Abreu Paulos.pdf: 961296 bytes, checksum: 654338fc3012a95ba3d3eb1aa7a0f4af (MD5)
Made available in DSpace on 2016-08-22T16:16:00Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Filipa Alexandra de Abreu Paulos.pdf: 961296 bytes, checksum: 654338fc3012a95ba3d3eb1aa7a0f4af (MD5) Previous issue date: 2015-07-13
Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior - CAPES
Callithrix jacchus is a Neotropical primate, with a high adaptability to different environments, occuring in Atlantic Forest and Caatinga. These primates have an omnivorous diet and a polymorphic vision, with two phenotypes in the population (trichromatic and dichromatic). The Caatinga is a semiarid environment that presents extreme conditions such as high temperature and low rainfall, imposing several challenges to animals. Due to these conditions, plant resources are scarce and available only in certain periods of the year. Nonetheless, insects are available during all year. This study aimed to analyze the behavioral ecology of free-living commom marmosets in a Caatinga environment. First, we investigated the behavioral patterns and feeding ecology of these primates in the rainy and dry season. Later, we compared how colour vision affect insect prey capture between females and males. The study was conduted in the Fazenda Marimbondo, located near to Cabaceiras, Paraíba. During 6 months of study, we observed 19 individuals (5 groups), throught the focal animal sampling method associated with ad libitium method. Additionally, we recorded all the consumed plant items and animal prey captures. We observed a significant difference in the resting time between the two seasons, with an increase of this behavior during the dry season. Insectivorous preys were the most explored item by common marmosets, and alternative plant resources such as cactu’s cladode were also consumed. Overall, within the insect consumption, we observed a significant higher number of captures performed by females and a significant higher number in conspicuous insects captures when lactating females were present. Finally, we found a size-coloration effect in the insect captures performed by males (dichromats). These results suggest that Callithrix jacchus adjust their behavioral patterns and feeding ecology to survive in a semiarid environment. Futhermore, the insects captures appear to be influenced by both lactation and colour vision, suggesting that the polymorphism in our population is maintained by heterozygous advantage.
Callithirx jacchus é um primata do Novo Mundo, com uma grande adaptabilidade a diversos ambientes, habitando desde Mata Atlântica à Caatinga. Este pequeno primata possui uma dieta onívora e uma visão polimórfica, com dois fenótipos na população (tricromatas e dicromatas). A Caatinga é um ambiente semiárido que apresenta condições extremas, como altas temperaturas e baixas precipitações, impondo vários desafios aos animais que a habitam. Devido a estas condições ambientais, existe uma elevada escassez de recursos vegetais, estando estes disponíveis apenas em alguns períodos do ano. Por outro lado, há disponibilidade de insetos durante todo o ano. Dessa forma, o presente estudo tem como objetivo geral analisar a ecologia comportamental do sagui-comum de vida livre. Primeiramente investigamos os padrões comportamentais e a ecologia alimentar destes primatas nas estações chuvosa e seca. Posteriormente, comparamos o forrageio por insetos entre fêmeas e machos, investigando o efeito que os fenótipos têm nestas capturas. O estudo foi realizado na Fazenda Marimbondo, situada no município de Cabaceiras, Paraíba. Durante 6 meses de estudo, observamos 19 indivíduos (5 grupos), através do método de observação comportamental animal focal associado ao método de ad libitum. Adicionalmente, registramos todos os eventos de exploração de recursos vegetais, assim como, todas as capturas de insetos. Com relação aos padrões comportamentais, observamos uma diferença significativa no tempo de descanso entre as duas estações, com aumento deste comportamento na estação seca. A respeito da ecologia alimentar, constatamos o consumo de alimentos alternativos tais como cladódio e flores de cactáceas entre outros. Ainda, observamos um consumo de várias presas animais, normalmente presas insetívoras. Dentro deste consumo, observamos um maior número de capturas por parte de fêmeas, existindo apenas diferença significativa nas capturas de insetos totais e de coloração conspícua quando fêmeas lactantes estavam presentes na amostra. Por fim, verificamos um efeito do tamanho do inseto aliado à sua coloração nas capturas por machos dicromatas. Estes resultados sugerem que C. jacchus possui estratégias comportamentais ajustadas para sobreviver num ambiente como a Caatinga. Além disso, as capturas de insetos parecem ser influenciadas tanto pela lactação como pelo fenótipo, sugerindo que na população em estudo este polimorfismo seja mantido por vantagem heterozigótica.
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Melo, Paula Rocha de. "Ritmo circadiano de atividade motora e distribui??o di?ria dos comportamentos afiliativos ao longo da fase juvenil em saguis (callithrix jacchus)." Universidade Federal do Rio Grande do Norte, 2012. http://repositorio.ufrn.br:8080/jspui/handle/123456789/17227.

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Made available in DSpace on 2014-12-17T15:36:39Z (GMT). No. of bitstreams: 1 PaulaRM_TESE_CAPA_PAG_145.pdf: 2412975 bytes, checksum: 1debc39154a40b289790305c460cc983 (MD5) Previous issue date: 2012-09-27
Coordena??o de Aperfei?oamento de Pessoal de N?vel Superior
The temporal allocation of the active phase in relation to light and dark cycle (LD) changes during puberty in humans, degus, rats and rhesus. In marmosets, the animal model used in several biomedical researches, there is evidence of a delay at the beginning of the active phase and an increase in total daily activity after onset of puberty. However, as this aspect was evaluated in animals maintained in natural environmental conditions, it was not possible to distinguish between the effects of puberty and of seasonality. Furthermore, as motor activity is the result of different behaviors in this species, it is also important to characterize the diurnal distribution of other behaviors in juvenile stage. With the aim of characterizing the circadian rhythm of motor activity and the diurnal profile of affiliative behavior in marmosets, the motor activity of 5 dyads juveniles between 4 and 12 months of age and their parents was recorded continuously for act?metro. The families were maintained under artificial LD 12:12 h, constant temperature and humidity. The duration of grooming behavior, proximity and social play among juveniles was recorded 2 times a week in sessions of 15 minutes each hour of the active phase. Afetr onset of puberty in juvenile, it was observed that there was no change in the parameters of circadian motor activity rhythm which were common to most animals. Despite the absence of pubertal modulation, it was observed that the circadian activity profiles have stronger synchrony between individuals of the same family than that of different families, which may indicate that the circadian activity rhythm was modulated by the dynamics of social interactions. In relation to age, the total daily activity and the ratio between evening and morning activity (EA/MA) were higher in juveniles than in adults, which may be associated with differences in the circadian timing system between age groups. Furthermore, the onset of the 10 consecutive hours of higher activity (M10) occurred earlier in adult males than in other members of the group, probably as a way to avoid competition for resources in one of the first activities of the day that is foraging. During the juvenile stage, there was an increase in total daily activity that may be associated with increased motor ability of juveniles. In addition to the circadian activity rhythm, the daytime profile of proximity and social play behaviors was similar between the 5th and 12th month of life of juveniles, in which the interval between 7- 10 h in the morning showed the highest values of proximity and lower values of play social. Moreover, the duration of the grooming showed a similar distribution to adults from the 8th month, wherein the higher values occurring at the interval between 11 14 h of day. Considering the results, the parameters of the circadian activity rhythm had a greater influence of social factors than puberty. In relation to age, there were no changes related to the allocation of the active phase in relation to the LD cycle, but total daily activity, the ratio AV/AM and the start of the M10 is possible to observe differences between juveniles and adults
A aloca??o temporal da fase ativa em rela??o ao ciclo claro e escuro (CE) modifica-se durante a puberdade em humanos, degus, ratos e rhesus. Em sagui, modelo animal utilizado em diversas pesquisas biom?dicas, h? evid?ncias de um avan?o no in?cio da fase ativa e um aumento no total di?rio da atividade ap?s a entrada na puberdade. Entretanto, como este aspecto foi avaliado em animais mantidos em condi??es ambientais naturais, n?o foi poss?vel distinguir entre os efeitos da puberdade e da sazonalidade. Al?m disso, como a atividade motora ? resultado dos diversos comportamentos nessa esp?cie, torna-se importante tamb?m caracterizar a distribui??o diurna de outros comportamentos na fase juvenil. Com o objetivo de caracterizar o ritmo circadiano de atividade motora e o perfil circadiano dos comportamentos afiliativos em saguis, a atividade motora de 5 d?ades de juvenis entre o 4? e 12? meses de vida e seus respectivos pais foi registrada continuamente por act?metro. As fam?lias estavam vivendo sob ciclo CE artificial 12:12 h e temperatura e umidade constantes. A dura??o dos comportamentos de cata??o, proximidade e brincadeira social entre os juvenis foi registrada 2 vezes por semana, em sess?es de 15 minutos a cada hora da fase ativa. Ap?s a entrada na puberdade dos juvenis, observou-se que n?o houve modifica??es nos par?metros do ritmo circadiano da atividade motora que fossem comuns a maioria dos animais. Apesar da aus?ncia de modula??o puberal, foi observado que os perfis circadianos da atividade t?m sincronia mais forte entre os indiv?duos de uma mesma fam?lia do que entre fam?lias diferentes, o que pode indicar que o ritmo circadiano de atividade motora foi modulado pela din?mica das intera??es sociais. Em rela??o ?s faixas et?rias, o total di?rio da atividade e a raz?o entre a atividade vespertina e matutina (AV/AM) foram maiores nos juvenis do que nos adultos, o que pode est? associado a diferen?as no sistema de temporiza??o entre as faixas et?rias. Al?m disso, o in?cio das 10 h consecutivas de maior atividade (M10) ocorreu mais cedo nos machos adultos do que nos demais membros do grupo, provavelmente como forma de evitar a competi??o por recursos em uma das primeiras atividades do dia que ? o forrageio. Ao longo da fase juvenil, houve um aumento no total di?rio da atividade que pode estar associado ao aumento da habilidade motora nos juvenis. Al?m do ritmo circadiano de atividade motora, o perfil diurno dos comportamentos de proximidade e brincadeira social foi semelhante entre o 5? e o 12? m?s de vida dos juvenis, nos quais o intervalo entre 7-10 h da manh? apresentou os maiores valores da proximidade e os menores valores da brincadeira social. Por outro lado, a dura??o da cata??o apresentou uma distribui??o semelhante aos adultos a partir do 8? m?s, em que os maiores valores ocorreram no intervalo entre 11-14 h. Tendo em vista os resultados, os par?metros do ritmo circadiano de atividade motora tiveram uma influencia maior dos fatores sociais do que puberais. Em rela??o ? faixa et?ria, n?o houve modifica??es relacionadas ? aloca??o da fase ativa em rela??o ao ciclo CE, mas no total di?rio da atividade, na raz?o AV/AM e no in?cio do M10 ? poss?vel observar diferen?as entre juvenis e adultos
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SILVA, Olga Camila da. "Um estudo comparativo sobre a propagação do phee-call do sagui comum em caatinga e mata atlântica no Nordeste do Brasil." Universidade Federal Rural de Pernambuco, 2013. http://www.tede2.ufrpe.br:8080/tede2/handle/tede2/5265.

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Submitted by Mario BC (mario@bc.ufrpe.br) on 2016-08-10T15:13:44Z No. of bitstreams: 1 Olga Camila da Silva.pdf: 1380055 bytes, checksum: 78c74a0b19920b018ff4e65c2be7890b (MD5)
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The interest in the study of animal communication has grown substantially in recent years. It is known that the order Primates has a rich communication system, allowing them to obtain a wide range of information. Callithrix jacchus, popularly called "common marmoset", is a small Neotropical primate that occurs both in humid environments (Atlantic and humid forests) and in semi-arid environments (Caatinga and Cerrado). Studies on the propagation of sound produced by a primate species that inhabit different biomes, such as C. jacchus, are still missing. Thus , this paper aims at investigating how one of the main sounds produced by C. jacchus (the phee call) propagates in two different habitats (Caatinga and Atlantic Forest) during the dry and rainy seasons. To accomplish this task we used playback experiments to evaluated how amplitude, duration and frequency of maximum energy (FME) of the phee call degraded in both habitats during the dry and wet season. The calls were played using a laptop computer (Lenovo G475) connected to a speaker (Roland Micro-Cube RX) and then re-recorded at 10, 20, 40, 60, 80, 120 and 160m distance from the speaker. We used a unidirectional microphone (Sennheiser ME66) connected to a digital recorder (Zoom H4) to re-record the calls. The calls started degrading completely at 80m distance from the speaker in both Caatinga and Atlantic Forest. As distance increased, up to 60m, amplitude, frequency range and duration of the call usually degraded more in the Atlantic Forest than in the Caatinga in dry season. Caatinga in wet season showed results similar to those found in the Atlantic Forest in dry season. Unlike the duration and the amplitude of the call, the FME did not show a significant loss according to the different re-recording distances in all sites and seasons. It indicates that FME of the call may be important for long distance communication. The phee call could be heard up to a maximum distance of 120 meters (as re-recorded at one point in the Caatinga - during the dry period). The results showed that the phee call covers the home range of the common marmoset. Despite challenging, the Caatinga environment in dry season showed advantages with respect to the propagation of the phee call. Studies suggest that the phee call is usually uttered to help with group organization. Our results show that it also can be used for territorial defense without constraints in the Caatinga. Thus, the coordination of these activities through vocalisations may be benefitted in the Caatinga in the dry season.
O interesse pelo estudo da comunicação animal vem crescendo substancialmente nos últimos anos. Sabe-se que a ordem Primates possui um rico sistema de comunicação, permitindo-lhes, através deste, a obtenção de uma vasta gama de informações. Callithrix jacchus, comumente chamado sagui comum, é um pequeno primata neotropical que ocorre tanto em ambientes úmidos (Mata Atlântica e Mata Úmida) como em ambientes de clima seco (Caatinga e Cerrado). São animais que possuem uma considerável plasticidade de adaptação ao seu meio. Estudos que tratam da propagação de sons de uma mesma espécie, que tenha se adaptado em habitar biomas distintos, como o C. jacchus, ainda são ausentes. Dessa forma, o presente trabalho teve por objetivo principal realizar um estudo inovador ao avaliar a forma pela qual um dos principais sons produzidos pelo C. jacchus (o phee, chamada longa em forma de assobio) se propaga em dois habitat diferentes (Caatinga e Mata Atlântica), durante as estações de seca e chuva. Dentro de cada ambiente, foram selecionados três pontos. Em cada ponto, regravação do playback a 10, 20, 40, 60, 80, 120 e 160 metros de distância do ponto emissor do som, contudo, só foram avaliados estatisticamente até os 60 metros de distância. Os sons foram transmitidos com um computador portátil (Lenovo G475), acoplado a uma caixa de som amplificada (Roland Micro-Cube RX). Em cada distância da fonte sonora, os sons foram regravados através de um microfone unidirecional (Sennheiser ME66) acoplado a um gravador digital (Zoom H4). As estruturas físicas dos sons regravados apresentaram uma perda gradual de acordo com as distâncias, atingindo o máximo em perda a 80m, independentemente da vegetação e estação. Foi na Caatinga (período seco) onde ocorreram as menores perdas. A Mata Atlântica (período seco) também apresentou perdas menos acentuadas do que a mesma vegetação e do que a Caatinga, no período de chuvas. A chamada phee pode ser escutada até o limite de distância utilizado 120 metros em um ponto da Caatinga no período seco, o que significa que ele cobre a área de uso do sagui comum. Embora a Caatinga seja um ambiente desafiador para qualquer mamífero, apresentam, no período mais crítico, vantagens do ponto de vista da comunicação dos saguis comuns. Isso pode auxiliar nas atividades desses primatas em tal ambiente. Os resultados indicam também que a chamada phee pode ter sido moldada evolutivamente tanto para a defesa territorial como para as interações entre os membros do grupo.
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BORGES, Sawana Caroline de Aquino. "Das relações interespecíficas de Callithrix jacchus (Primates: Callitrichidae) e aves de Mata Atlântica." Universidade Federal Rural de Pernambuco, 2012. http://www.tede2.ufrpe.br:8080/tede2/handle/tede2/5449.

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Submitted by (ana.araujo@ufrpe.br) on 2016-08-23T13:24:17Z No. of bitstreams: 1 Sawana Caroline de Aquino Borges.pdf: 986027 bytes, checksum: fb27c0082ff264844179e757dff8c53a (MD5)
Made available in DSpace on 2016-08-23T13:24:17Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Sawana Caroline de Aquino Borges.pdf: 986027 bytes, checksum: fb27c0082ff264844179e757dff8c53a (MD5) Previous issue date: 2012-02-27
We conducted a long term study to analyze the interactions between commom marmosets (Callithrix jacchus) and birds in a fragmente of Atlantic Forest. Observations were carried out in two phases. The first comprised the period August 2007 to April 2009 and the second phase was conducted from July 2010 to March 2011. Were viewed a total of 124 interaction among marmosets and bird species Tangara cayana, Pipra rubrocapilla, Pitangus sulphuratus, Turdus rufiventris and Turdus leucomelas. The interactions involving low flying by the birds with physical contact or not physical contact with the marmoset. When there was contact, understood that the touch of the chest or even the bird pecking in relation to the marmoset. We obtained significant differences in the amount of interactions between the rainy and dry seasons, as well as between the tree layers. We found that the higher frequency of interactions occurred between birds and the entire group of marmosets, plus there is a significant difference between dense and non dense areas. In our study, non denses areas had a considerable amount of fruit trees, which were seen serving food for thrushes and the marmosets. Therefore, the interactions may have occurred in a number considerably higher in these areas due to the presence of nests, as also by a possible competition for food resources.
Nós realizamos um estudo de longo prazo para analisar as interações entre saguis-comuns (Callithrix jacchus) e aves num fragmento de Mata Atlântica. As observações foram realizadas em duas fases. A primeira compreendeu o período de agosto de 2007 a abril de 2009 e a segunda fase foi realizada no período de julho de 2010 a março de 2011. Foram visualizadas, no total, 124 interações entre os saguis e as espécies de aves Tangara cayana, Pipra rubrocapilla, Pitangus sulphuratus, Turdus leucomelas e Turdus rufiventris. As interações envolveram vôos rasantes por parte das aves podendo ou não haver o contato físico com o sagui. Quando houve contato, este compreendeu o toque do peitoral ou, ainda, bicada da ave em relação ao sagui. Obtivemos diferenças significativas na quantidade de interações entre os períodos seco e chuvoso, bem como, entre os estratos arbóreos. Observamos que a maior frequência de interações ocorreu entre as aves e o grupo inteiro de sagui, além de existir uma diferença significativa entre as áreas densa e não densa, ocorrendo uma maior quantidade de interações em áreas não densas. No nosso estudo, as áreas não densas possuíam uma considerável quantidade de árvores frutíferas, que foram visualizadas servindo de alimentos para os sabiás e para os saguis. Portanto, as interações podem ter ocorrido num número consideravelmente maior nessas áreas devido à presença de ninhos, como, também, por uma possível competição por recurso alimentar.
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Ajuz, Rafael Cavalcanti de Albuquerque. "Implicações do polimorfismo visual do Sagui-do-cerrado (Callithrix penicillata - Primates) sobre a detecção de potenciais predadores." reponame:Repositório Institucional da UnB, 2009. http://repositorio.unb.br/handle/10482/4586.

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Dissertação (mestrado)—Universidade de Brasília, Instituto de Ciências Biológicas, Programa de Pós-Graduação em Biologia Animal, 2009.
Submitted by Allan Wanick Motta (allan_wanick@hotmail.com) on 2010-04-07T12:58:45Z No. of bitstreams: 1 2009_RafaelCavalcantideAlbuquerqueAjuz.pdf: 1536881 bytes, checksum: b881e3dba563f33d4e4e7a7942712872 (MD5)
Approved for entry into archive by Daniel Ribeiro(daniel@bce.unb.br) on 2010-05-12T18:49:20Z (GMT) No. of bitstreams: 1 2009_RafaelCavalcantideAlbuquerqueAjuz.pdf: 1536881 bytes, checksum: b881e3dba563f33d4e4e7a7942712872 (MD5)
Made available in DSpace on 2010-05-12T18:49:20Z (GMT). No. of bitstreams: 1 2009_RafaelCavalcantideAlbuquerqueAjuz.pdf: 1536881 bytes, checksum: b881e3dba563f33d4e4e7a7942712872 (MD5) Previous issue date: 2009
Introdução: A evolução da visão de cores dos primatas é uma questão não totalmente compreendida. Por este grupo se mostrar muito dependente da visão e devido à curiosa diferenciação entre os macacos do Novo e do Velho Mundo, com o polimorfismo visual nos platirrinos e o tricromatismo uniforme nos catarrinos, há na literatura uma busca constante para entender esta realidade. Vários trabalhos sugerem a pressão de predação como uma influência importante na força seletiva para a evolução do sistema visual dos primatas, porém com pouca investigação neste sentido. Essa dissertação se propõe a contribuir na compreensão de como pode ser o desempenho dos diferentes fenótipos para visão de cores de um macaco do Novo Mundo, o Callithrix penicillata, em relação à detecção de seus potenciais predadores. O desempenho diferencial dos diferentes fenótipos na realização desta tarefa pode ajudar a compreender a evolução do sistema visual polimórfico desta espécie. Metodologia: Com base em experimentos com espectrofotometria, as pelagens dos potenciais predadores do C. penicillata e os componentes do plano de fundo de diferentes fitofisionomias do cerrado foram mensurados e contrastados. Essas informações foram analisadas por dois modelos: diagramas de cromaticidade e distâncias cromáticas - que inferiram o quão eficiente são os diferentes fenótipos visuais na aquisição dessas informações. Resultados e conclusões: De acordo com a distribuição dos espectros mensurados nos diagramas de cromaticidade, o padrão de cor da pelagem dos potenciais predadores do C. penicillata estaria associado às diferentes fitofisionomias. Foi identificada uma distribuição diferencial dos espectros das diferentes fitofisionomias, com um deslocamento no eixo azul/amarelo. Finalmente, os fenótipos tricromatas se mostraram mais eficientes na detecção dos potenciais predadores quando comparados aos dicromatas, o que vai ao encontro do que a teoria da heterose sugere, sendo, portanto, a melhor proposta para relacionar a pressão de predação e a evolução do sistema visual de cores polimórfico no C. penicillata. _________________________________________________________________________________ ABSTRACT
Introduction: The evolution of primates color vision is not totally understood yet. Due to the strong dependence of primates on color vision and to the curious differentiation between New and Old World monkeys (e.g. the visual polymorphism in the platyrrhine and uniform tricromacy in the catarrhine) there is a permanent effort in the literature concerning the understanding of this phenomenon. With regard to predation pressure, many studies suggest an important influence of this selective force in the evolution of the primate visual system although studies are still scarce. The objective of this is to determine study the relationship between the performance of distinct phenotypes color vision for a New World monkey, Callithrix penicillata, and the detection of its potential predators. The possible different performances these phenotypes present in the detection of a potential predator may help to understand the evolution of the polymorphic visual system in this species. Methodology: The fur of C. penicillatas potential predators and the background components of different Cerrado phytophysiognomies were measured and contrasted. These data were analyzed with two different models: the chromaticity diagram and the chromaticity distance, through which it was possible to infer the efficiency of the distinct phenotypes with respect to data acquisition. Results and conclusion: Considering the spectrum distribution found in chromaticity diagrams it was possible to associate pelage color pattern of the potential predators of C. penicillata with the distinct phytophysiognomies studied. We identified a differential distribution of the spectrum from the phytophysiognomies that showed a dislocation in the blue/yellow axis. Finally, the trichromatic phenotype was more efficient in detecting potential predators when compared to the dichromatic phenotype. These results are in agreement with hetero theory, which contains the best proposals to associate predation pressure with the evolution of the polymorphic visual system of C. penicillata.
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Santana, Maxwell Barbosa de. "Avalia??o da estimula??o da medula espinhal como modelo de tratamento da doen?a de parkinson no primata Callithrix jacchus." Universidade Federal do Rio Grande do Norte, 2014. http://repositorio.ufrn.br:8080/jspui/handle/123456789/17241.

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Made available in DSpace on 2014-12-17T15:36:43Z (GMT). No. of bitstreams: 1 MaxwellBS_TESE.pdf: 4482279 bytes, checksum: c2c9df999263b9ffb8d826cedfe69fb6 (MD5) Previous issue date: 2014-01-31
Coordena??o de Aperfei?oamento de Pessoal de N?vel Superior
A doen?a de Parkinson (DP) ? uma das chamadas desordens do movimento e ? causada pela degenera??o dos neur?nios dopamin?rgicos das vias nigro-striatais. A maior parte dos casos de parkinsonismo ? idiop?tica e acomete com mais frequ?ncia pessoas de idade avan?ada. Seus sinais cl?nicos caracter?sticos s?o o tremor de repouso, rigidez muscular, bradicinesia e dist?rbios do equil?brio. Estas altera??es s?o acompanhadas pela presen?a de inclus?es citoplasm?ticas (corpos de Lewy), com o avan?o da idade. Atualmente, os principais tratamentos dispon?veis para a DP s?o a farmacoterapia com levodopa e a estimula??o cerebral profunda. Essas terapias, entretanto, ou causam m?ltiplos efeitos colaterais e sua efic?cia diminui com o tempo (levodopa) ou apresentam restri??es quanto ? elegibilidade dos pacientes devido ao seu alto grau de invasividade (estimula??o cerebral profunda). Este projeto de tese de doutorado tem como objetivo o estudo da estimula??o el?trica das colunas dorsais na medula espinhal (ECD) como terapia para o tratamento dos dist?rbios motores da DP. A grande vantagem da ECD ? o seu grau de invasividade m?nimo, quando comparado com outras t?cnicas baseadas na estimula??o el?trica do sistema nervoso. Esta metodologia foi proposta para o tratamento sintom?tico da DP baseado em estudos em roedores e em relatos de casos cl?nicos. A ideia deste estudo pr?-cl?nico ? testar a efic?cia da ECD utilizando avalia??es comportamentais em um modelo de parkinsonismo em primatas (Callithrix jacchus, o sagui comum). Adicionalmente, o registro eletrofisiol?gico simult?neo de diversas estruturas cerebrais envolvidas com o controle motor, uma realiza??o feita pela primeira vez em estes primatas, permitiu estudar os mecanismos neuronais subjacentes ao efeito terap?utico da estimula??o da medula espinal
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Tadewald, B?rbara Pinheiro Maia Cavalcanti. "Efeito dos andr?genos na estabiliza??o da prefer?ncia manual em machos adultos de sagui comum (Callithrix jacchus)." Universidade Federal do Rio Grande do Norte, 2013. http://repositorio.ufrn.br/handle/123456789/19496.

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Made available in DSpace on 2015-12-18T20:47:16Z (GMT). No. of bitstreams: 1 BarbaraPinheiroMaiaCavalcantiTadewald_DISSERT.pdf: 813424 bytes, checksum: f43cf35dc3635ca3f310dffda2d52c3f (MD5) Previous issue date: 2013-12-20
Os esteroides sexuais influenciam o comportamento de vertebrados por meio de efeitos organizacionais e ativacionais. Estas a??es podem ocorrer em per?odos do desenvolvimento fetal, p?s-natal inicial e, ainda, durante a puberdade (efeito organizacional) ou alterando a express?o de padr?es comportamentais durante todas as fases da vida (efeito ativacional). Estudos sobre lateraliza??o no uso das m?os em primatas humanos e n?o humanos mostram que os horm?nios sexuais participam no processo de estabiliza??o da prefer?ncia manual que parece ocorrer a partir da puberdade e se mant?m na idade adulta. O objetivo deste estudo foi investigar emCallithrix jacchus machos adultos se a estabiliza??o da for?a da prefer?ncia manual, independentemente da dire??o (efeito organizacional), ? influenciada pela varia??o dos andr?genos (efeito ativacional). O uso preferencial de uma ds m?os foi estudado em 14animais em dois contextos: (1) uso espont?neo das m?os em pegar o alimento; (2) durante o uso for?ado de uma das m?os para alcan?ar o alimento com restri??o produzida pelo uso de anteparo com um orif?cio central que permitia o uso de apenas uma das m?os. Os registros foram realizados durante a fase basal em 5 sess?es/20 registros cada para as duas atividades na fase basal (n=100) e ap?s dois tratamentos: (a) uso de 100?g do antagonista do horm?nio liberador de gonadotrofinas (GnRH), Cetrotide - acetate of cetrorrelix (Baxter Oncology GmbH, Germany) (n=10) em dose ?nica, em 10 animais; (2) uso de 0,2 mg do GnRH (Sigma - Aldrich) (n= 8; 4 deles receberam o antagonista entre 6-8 meses antes), nos dias 1, 2, 7, 15 e 30 dias/20 registros em cada, totalizando 100 episodes para cada contexto ap?s os tratamentos. A partir destes registros foi calculado o ?ndice de lateraliza??o absoluto em rela??o apenas a for?a e o ?ndice do desvio de lateralidade para direita ou esquerda. A coleta de fezes para dosagem dos andr?genos fecais foi realizada durante os dias de coleta dos registros de uso da m?o na fase basal e ap?s os dois tratamentos. A an?lise estat?stica utilizou o modelo de efeitos mistos e o teste de Tukey para comparar as diferen?as entre as m?dias dos dois tratamentos, e o teste de Levene de vari?ncia das m?dias, todos para o p-valor de < 0,05. Na fase basal 6 animais usaram preferencialmente a m?o direita, 5 a esquerda e 3 se mostraram ambidestros. As m?dias dos ?ndices de lateraliza??o da fase basal diferiram daquelas ap?s os tratamentos, a partir do dia 7. A vari?ncia das m?dias dos ?ndices de lateraliza??o antes e ap?s a aplica??o dos tratamentos para a atividade espont?nea e a for?ada n?o apresentaram diferen?as significativas, mas o tratamento com o GnRH aumentou significativamente o ?ndice em rela??o ao tratamento com o seu antagonista. Estes resultados sugerem que os andr?genos possuem um efeito ativacional sobre a prefer?ncia manual em machos adultos de C. jacchus.
The role of steroids hormones on the behavior of vertebrates have been described as organizational and activational effects. These actions occur in different periods of the ontogenetic development as fetal, early post natal and during puberty (organizational effect) or modifying the expression of behavioral patterns during time life (activational effects). Studies on brain lateralization in hand use in human and non-human primates have shown that sexual hormones seems to participate in the process of handedness strength that begins in the puberal period and is stabilized at the adult age. The aim of this study was to investigate in adult male Callithrix jacchus if the strength of use of the hand in common marmoset adult male is stable (organizational effect) or androgens variations could affect its stability (activational effect). The preferential use of one hand in 14 common marmoset (Callithrix jacchus was studied in two contexts: (1) spontaneous holding food and directing the food to mouth (feeding episodes), and (2) forced reaching food tests where the animal have to reach the food through a hole within a cover plate with a central hole that allow the use of one hand only to reach the food. The records were made during 5 sessions/20 bouts each during baseline totalizing 100 episodes before two treatments. Firstly it was used GnRH antagonist: a single subcutaneous injection of 100?g de Cetrotide ? acetate of cetrorrelix (Baxter Oncology GmbH, Germany) (n=10). Secondly, a single GnRH injection of 0.2mg of GnRH (Sigma ? Aldrich) (n= 8) was used. After injections 20 successful attempts of hand use episodes was recorded in the 1st , 2 nd, 7th, 15th and 30 th days, totalizing in the whole period 100 episodes for each context, after both treatments. Fecal sampling to measure extracted fecal androgens was performed in all days of data collection across the length of the basal and during the experimental periods. Statistical analysis by mixed model, Tukey test to compare mean values after the two treatments, and Levene test to compare mean variance were used, all for p-value < 0.05. In basal phase 6 animals used preferentially the right hand, 5 the left and 3 were ambidextrous. Mean handedness index in basal phase were different from that after both treatment starting at 7th day. Mean variance of handedness index for spontaneous and forced activities does not differs before and after both treatments but the mean values for GnRH index were higher than that observed for its antagonist. These findings suggested that androgens have an activational effect on handedness in adult male C. jacchus
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Silva, Joanilson Guimar?es. "Caracteriza??o de subpopula??es de interneur?nios imunorreativos para prote?nas ligantes de c?lcio no c?rtex pr?-frontal do Sagui (Callithrix jacchus): distribui??o e morfologia." Universidade Federal do Rio Grande do Norte, 2011. http://repositorio.ufrn.br:8080/jspui/handle/123456789/17223.

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Made available in DSpace on 2014-12-17T15:36:38Z (GMT). No. of bitstreams: 1 JoanilsonGS_TESE.pdf: 3996700 bytes, checksum: 8b3084030c1c254db2c08a440881ea9a (MD5) Previous issue date: 2011-05-02
Conselho Nacional de Desenvolvimento Cient?fico e Tecnol?gico
Cortical interneurons are characterized by their distinct morphological, physiological and biochemical properties, acting as modulators of the excitatory activity by pyramidal neurons, for example. Various studies have revealed differences in both distribution and density of this cell group throughout distinct cortical areas in several species. A particular class of interneuron closely related to cortical modulation is revealed by the immunohistochemistry for calcium binding proteins calbindin (CB), calretinina (CR) and parvalbumin (PV). Despite the growing amount of studies focusing on calcium binding proteins, the prefrontal cortex of primates remains relatively little explored, particularly in what concerns a better understanding of the organization of the inhibitory circuitry across its subdivisions. In the present study we characterized the morphology and distribution of neurons rich in calcium-binding proteins in the medial, orbital and dorsolateral areas of the prefrontal cortex of the marmoset (Callithrix jacchus). Using both morphometric and stereological techniques, we found that CR-reactive neurons (mainly double bouquet and bipolar cells) have a more complex dendritic arborization than CB-reactive (bitufted and basket cells) and PV-reactive neurons (chandelier cells). The neuronal densities of CR- and CB-reactive cells are higher in the supragranular layers (II/III) whilst PV-reactive neurons, conversely, are more concentrated in the infragranular layers (V/VI). CR-reactive neurons were the predominant group in the three regions evaluated, being most prevalent in dorsomedial region. Our findings point out to fundamental differences in the inhibitory circuitry of the different areas of the prefrontal cortex in marmoset
Os interneur?nios do c?rtex cerebral s?o caracterizados por suas diferentes propriedades morfol?gicas, fisiol?gicas e bioqu?micas, atuando como moduladores da atividade excitat?ria cortical dos neur?nios piramidais, por exemplo. V?rios estudos revelaram diferen?as na distribui??o e densidade deste grupo celular ao longo de diferentes ?reas corticais em diversas esp?cies. Uma classe particular de interneur?nios intimamente relacionada ? modula??o cortical ? revelada pela imunohistoqu?mica para as prote?nas ligantes de c?lcio calbindina (CB), calretinina (CR) e parvalbumina (PV). Em que pese a quantidade crescente de estudos focando nas prote?nas ligantes de c?lcio, o c?rtex pr?frontal de primatas ainda permanece relativamente pouco explorado, especialmente no que se refere a um melhor entendimento da organiza??o do circuito inibit?rio ao longo de suas subdivis?es. No presente estudo caracterizamos a morfologia e a distribui??o desse grupo neuronal nas regi?es medial, orbital e dorso-lateral do c?rtex pr?-frontal do sagui (Callithrix jacchus). Utilizando par?metros morfom?tricos e t?cnicas estereol?gicas, evidenciamos que os neur?nios reativos a CR (especialmente c?lulas em duplo-buqu? e bipolares) possuem arboriza??o dendr?tica mais complexa quando comparados aos neur?nios reativos a CB (neur?nios de tufos duplos e c?lulas em cesto) e PV (c?lulas em candelabro). A densidade dos neur?nios reativos a CB e CR ? mais elevada nas camadas supragranulares (II/III), enquanto os neur?nios reativos a PV se concentram predominantemente nas camadas infragranulares (V/VI). Os neur?nios reativos a CR foram o grupo predominante nas tr?s regi?es avaliadas, sendo mais prevalente na regi?o dorsolateral. Nossos achados apontam para diferen?as cruciais no circuito inibit?rio ao longo das diferentes ?reas do c?rtex pr?-frontal do sagui
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Santana, Kathiane dos Santos. "A cafe?na como agente modulador do ciclo atividade-repouso e mem?ria em saguis (Callithrix jacchus)." Universidade Federal do Rio Grande do Norte, 2014. http://repositorio.ufrn.br/handle/123456789/19806.

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Submitted by Automa??o e Estat?stica (sst@bczm.ufrn.br) on 2016-02-17T22:12:56Z No. of bitstreams: 1 KathianeDosSantosSantana_TESE.pdf: 18062803 bytes, checksum: bec133cf2839c049182721b06ad489db (MD5)
Approved for entry into archive by Arlan Eloi Leite Silva (eloihistoriador@yahoo.com.br) on 2016-02-18T19:21:43Z (GMT) No. of bitstreams: 1 KathianeDosSantosSantana_TESE.pdf: 18062803 bytes, checksum: bec133cf2839c049182721b06ad489db (MD5)
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Conselho Nacional de Desenvolvimento Cient?fico e Tecnol?gico - CNPq
A cafe?na ? a subst?ncia psicoativa mais utilizada, com efeitos na melhoria da aten??o, humor, mem?ria e alerta. Mas quando ingerida pr?xima ao hor?rio de dormir, o que tamb?m pode interferir na mem?ria. Portanto, o objetivo do trabalho foi avaliar o efeito da cafe?na na mem?ria, e se este efeito ? dependente de altera??es do ciclo de atividade-repouso, em saguis (Calithrix jacchus). Foram utilizados 16 saguis adultos (10 f?meas e 6 machos), mantidos individualmente em laborat?rio e submetidos ao ciclo claro-escuro 12:12 h. Para registro do ciclo atividade-repouso foi utilizado dois sensores. O sensor baseado em girosc?pio totaliza atividade a cada 30 seg, e detecta o m?nimo de movimenta??o exercida pelo animal, sendo in?dito em averiguar atividade noturna. O segundo sensor ? o de infravermelho, que totaliza a cada 5 min e n?o detecta movimento dentro da caixa ninho, sendo utilizado pra registro diurno. Ainda utilizamos c?mera para registro da fase de repouso para um sagui. A tarefa cognitiva teve todas as sess?es gravadas, e contou com cinco fases: 1) dois dias de habitua??o. 2) Treinos, onde os saguis discriminavam um contexto refor?ado (CR) de um n?o-refor?ado (CNR) por 8 dias. 3) Administra??o oral da cafe?na (10mg/kg ) ou placebo mais ou menos 1 hora antes do in?cio do sono, por 8 dias, com animais ingerido placebo ou cafe?na. 4) Retreino, seguido da administra??o do placebo (com o grupo placebo - GP) ou cafe?na (com os grupos cont?nuo- GC e agudo- GA). 5) Teste, para avaliar aprendizagem ao CR. As sess?es duravam 8 min, e iniciavam ?s 7:00 h para as habitua??es, treinos e teste; e ?s 15:15 h para o retreino. Os resultados demonstraram que para a primeira valida??o dos sensores baseados em girosc?pio, que foi a compara??o com o registro da c?mera, houve coincid?ncia dos m?todos de 68,57% do registro de atividade noturna.Assim, os sensores baseados em girosc?pio foram capazes de detectar atividade noturna. A segunda valida??o foi a compara??o da atividade locomotora registrada pelos sensores de infravermelho, onde as curvas de atividade para ambos os sensores se assemelharam quanto ao padr?o de distribui??o. Ao averiguar o efeito da cafe?na no ritmo de atividade-repouso para GP, GA e GC, utilizando os sensores baseado em girosc?pio e de infravermelho, a maioria das diferen?as existentes foram intra-grupo. Para os dados da tarefa cognitiva, os saguis aprenderam a discriminar CR de CNR. Quanto ao efeito da cafe?na na evoca??o da mem?ria, o GC apresentou d?ficits para recorda??o da tarefa durante o teste, e GA n?o foi afetado pela administra??o da cafe?na. Como conclus?es, temos que a cafe?na pr?xima ao sono possui efeito modulat?rio na mem?ria em saguis. Ainda, o sensor baseado em girosc?pio foi capaz de registrar atividade noturna. Portanto o uso deste dispositivo, n?o invasivo, permite os saguis exibirem seu comportamento dentro das condi??es laboratoriais, o mais natural poss?vel.
Caffeine is the most consumed psychostimulant, with effects on attention, memory, and arousal. But when this substance is ingested near to bedtime there is a decrease on sleep, interfering on mnemonic processes. So, our ain was to investigate how the caffeine ingested near to sleep onset acts on sleep and memory in marmosets. We used 16 adult marmosets, single housed, in a 12:12h light-dark cycle. For registering locomotor activity were used two kinds of sensors. The gyroscope sensor registers activity each 30 sec and detects motion with good accuracy. Because of this we used this sensor for detecting nocturnal activity. The second sensor was based on infrared and accumulates activity each 5 min and it?s not able to detect nocturnal activity, just diurnal activity. We also used camera for registering Rest phase of one marmoset. For the cognitive task, the animals needed to learn a rewarded context (CR) when compared to a non-rewarded context CNR). This experiment comprises 5 phases: 1) Two days of habituation to apparatus; 2)Training for 8 days; 3) oral administration of caffeine (10 mg/kg) or placebo administration ?1h before sleep onset, for 8 days, with marmosets receiving placebo or caffeine; 4) retraining to apparatus and after that, placebo administration (placebo group-GP), or caffeine administration (with continuous group-GC and acute groupGA); 5) Test, for evaluating learning to CR. The sessions were filmed and each one had 8 min of duration. At 7 am started the habituation, training and test sessions, and at 3:15 pm started retraining. The results for gyroscope sensor showed that there was coincidence of 68,57% with nocturnal register of the cameras. Then, the gyroscope sensors detected nocturnal activity for all experimental groups Moreover, when compared sensor gyroscope with sensor based on infrared, was observed that both sensor presented similarity on patterns of activity curve. When we observed the effects of caffeine on Activity-Rest Cycle in GP, GA and GC, is possible to see that that gyroscope sensors and based on infrared presented only intra group differences. As behavioral results, the marmosets learned to discriminate CR when compared to CNR. Moreover, GP presented deficits on memory recall during the test, and GA increased the memory recall, when both were compared to GP. We concluded that the marmosets were able to learning the cognitive task and that the caffeine ingested near to sleep onset acts modulating memory in these animals. Moreover the gyroscope sensor can be used as alternative tool for investigating nocturnal activity. Then, the utilization of this non-invasive device allows marmosets exhibit their behavior within the laboratory conditions as natural as possible.
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Bessa, Zo?lia Camila Moura. "Mecanismos de sincronia social no ritmo circadiano de atividade durante a coabita??o em casais de saguis (Callithrix jacchus)." Universidade Federal do Rio Grande do Norte, 2015. http://repositorio.ufrn.br/handle/123456789/20727.

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Submitted by Automa??o e Estat?stica (sst@bczm.ufrn.br) on 2016-06-14T20:51:44Z No. of bitstreams: 1 ZoeliaCamilaMouraBessa_DISSERT.pdf: 3791168 bytes, checksum: e624a66aeb2a2192f56727cc91e4cb75 (MD5)
Approved for entry into archive by Arlan Eloi Leite Silva (eloihistoriador@yahoo.com.br) on 2016-06-17T20:49:25Z (GMT) No. of bitstreams: 1 ZoeliaCamilaMouraBessa_DISSERT.pdf: 3791168 bytes, checksum: e624a66aeb2a2192f56727cc91e4cb75 (MD5)
Made available in DSpace on 2016-06-17T20:49:25Z (GMT). No. of bitstreams: 1 ZoeliaCamilaMouraBessa_DISSERT.pdf: 3791168 bytes, checksum: e624a66aeb2a2192f56727cc91e4cb75 (MD5) Previous issue date: 2015-06-08
Coordena??o de Aperfei?oamento de Pessoal de N?vel Superior - CAPES
Em saguis, foi observado que a sincronia entre os perfis circadianos de atividade dos animais que vivem em grupo ? mais forte entre os indiv?duos de uma mesma fam?lia do que entre fam?lias diferentes. Dentro do grupo ? mais forte entre juvenis do que entre juvenis e seus pais. No entanto, s?o desconhecidos os mecanismos envolvidos na sincronia social. Com o objetivo de investigar os mecanismos de sincroniza??o envolvidos na sincronia entre os perfis circadianos de atividade em casais de saguis, foi registrada continuamente a atividade motora por act?metros em 3 d?ades. Os casais foram submetidos a duas condi??es de ilumina??o: ciclo claro escuro CE 12:12 (CEJ I - 21 dias), e depois em claro constante (~350 lux). Em CC, os casais foram submetidos a 4 situa??es experimentais: 1. conv?vio completo (CCJ I - 24 dias), 2. remo??o de um membro do casal para outra sala com condi??es semelhantes (CCS I - 20 dias), 3. reintrodu??o do membro do casal na gaiola da 1? situa??o (CCJ II - 30 dias), e 4. remo??o do membro de cada casal para outra sala experimental (CCS II - 7 dias) para avaliar os mecanismos de sincroniza??o. Por fim, os membros do casal foram reintroduzidos na gaiola e submetidos ao ciclo CE 12:12 (CEJ II - 11 dias). Os casais entraram em livre curso na primeira condi??o em CC em conv?vio social, com per?odos id?nticos entre os membros do casal, semelhante ao observado na segunda condi??o. Nas etapas sem conv?vio social, apenas 2 f?meas entraram em livre curso na primeira etapa e 3 animais na segunda. Nas referidas condi??es, os ritmos dos animais de cada casal apresentaram diferentes per?odos end?genos. Al?m disso, nas condi??es com conv?vio social (CEJ e CCJ), os membros do casal apresentaram rela??o de fase est?vel entre si para o in?cio e fim da fase ativa, enquanto que nas etapas com separa??o entre o casal foi observada uma quebra de estabilidade nas rela??es de fase entre os perfis circadianos de atividade, com um aumento na diferen?a de ?ngulo de fase entre o casal. Ao entrar em livre curso, na transi??o entre CEJI e CCJI, todos os animais anteciparam progressivamente o in?cio e o fim da fase ativa em fase semelhante ? condi??o anterior, expressando sinal de arrastamento ao CE anterior. Enquanto que nas etapas seguintes isto foi observado em apenas 3 animais entre CCJI e CCSI, e entre CCJII e CCSII, demonstrando sinais de arrastamento ?s pistas sociais entre os membros dos casais. Por outro lado, 1 animal atrasou progressivamente entre CCJI e CCSI, 3 animais atrasaram entre CCSI e CCJII e 3 animais entre CCJII e CCSII, possivelmente por arrastamento aos animais da parte externa da col?nia. Processo semelhante foi observado em 4 animais entre CCSII e CEJII, indicando arrastamento ao CE. Na transi??o entre o CCSI e CCJII foram observados sinais de mascaramento no ritmo de uma f?mea em resposta ao macho e em outro casal no ritmo do macho em rela??o ao da f?mea. A correla??o geral e m?xima entre os perfis circadianos de atividade dos animais foi mais forte nas condi??es em conv?vio social em CE e CC do que na aus?ncia do conv?vio social em CC, evidenciando o efeito social. Os casais tiveram maiores valores para a correla??o m?xima em CE e CC juntos do que quando os perfis foram correlacionados com animais de gaiolas diferentes de mesmo ou diferente sexo. Resultados semelhantes foram observados na correla??o geral. Portanto, sugere-se que o conv?vio social favorece a uma forte sincronia entre os perfis circadianos de atividade dos casais de sagui, que envolve sincroniza??o por arrastamento e mascaramento. Por?m, estudos adicionais s?o necess?rios para avaliar o efeito das pistas sociais na sincroniza??o do ritmo circadiano da atividade entre casais de saguis na aus?ncia de pistas sociais externas a fim de confirmar esta hip?tese.
In marmosets, it was observed that the synchrony among circadian activity profiles of animals that cohabite in family groups is stronger than those of the same sex and age of different families. Inside the group, it is stronger between the younger ones than between them and their parents. However, the mechanisms involved in the social synchrony are unknown. With the aim to investigate the synchronization mechanisms involved in the synchrony between the circadian activity profiles during cohabitation in pairs of marmosets, the motor activity was continuously registered by the use of actmeters on three dyads. The pairs were maintained in two different conditions of illumination: light-dark cycle LD 12:12 (LD cohabitation I ? 21 days), and thereafter in LL (~350 lux). Under LL, the pairs were submitted to four experimental situations: 1. Cohabitation (LLJ I ? 24 days), 2. Removal of one member of the pair to another room with similar conditions (LLS I ? 20 days), 3. Reintroduction of the separated member in the cage of the first situation (LLJ II ? 30 days) and 4. Removal of a member from each pair to another experimental room (LLS II ? 7 days), to evaluate the mechanisms of synchronization. Ultimately, the members of each pair were reintroduced in the cage and were kept in LD cycle 12:12 (LDJ II ? 11 days). The rhythms of pairs free-ran in LL, with identical periods between the members of each pair during the two stages of cohabitation. In the stages in which the animals were separated, only the rhythms of two females free-ran in the first stage and of three animals in the second one. In those conditions, the rhythms of animals of each pair showed different endogenous periods. Besides, during cohabitation in LD and LL, the members of each pair showed a stable phase relationship in the beginning of the active phase, while in the stages in which the animals were separated it was noticed a breaking in the stability in the phase relationships between the circadian activity profiles, with an increase in the difference in the phase angles between them. During cohabitation, at the transition between LD and LL, all animals showed free-running rhythms anticipating progressively the beginning and the end of the active phase in a phase similar to the previous condition, showing signs of entrainment to the previous LD. While in the posterior stages this was observed in only three animals between: LLT I and LLS I, and LLT II and LLS II, evidencing signs of entrainment to social cues between the members of each pair. On the other hand, one animal delayed progressively between LLT I and LLS I, three animals delayed between LLS I and LLT II, and three animals between LLT II and LLS II, perhaps by entrainment to the animals maintained outdoors in the colony. Similar process was observed in four animals between LLS II and LDT II, indicating entrainment to LD. In the transition between LLS I and LLT II, signs of masking was observed in the rhythm of a female in response to the male and in another pair in the rhythm of the male in regard to that of the female. The general and maximum correlations in the circadian activity profiles were stronger during cohabitation in LD and LL than in the absence of social contact in LL, evidencing the social effect. The cohabiting pairs had higher values of the maximum correlation in LD and LL than when the profiles were correlated to animals of different cages, with same or different sexes. Similar results were observed in the general correlation. Therefore, it is suggested that cohabitation induces a strong synchrony between circadian activity profiles in marmosets, which involves entrainment and masking. Nevertheless, additional studies are necessary to evaluate the effect of social cues on the synchronization of the circadian rhythm in pairs of marmosets in the absence of external social cues in order to confirm this hypothesis.
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Rego, Bernadette Serra. "Estudo da prefer?ncia manual durante o desenvolvimento ontogen?tico em sag?i comum ( Callithix jacchus)." Universidade Federal do Rio Grande do Norte, 2008. http://repositorio.ufrn.br:8080/jspui/handle/123456789/17271.

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Made available in DSpace on 2014-12-17T15:36:54Z (GMT). No. of bitstreams: 1 BernadetteSR.pdf: 1860339 bytes, checksum: aec05e035c62b1c2c5d7b7118f9a969c (MD5) Previous issue date: 2008-09-15
Conselho Nacional de Desenvolvimento Cient?fico e Tecnol?gico
The study of manual preference is a widely used approach to investigate cerebral laterality in nonhuman primates. However, in New World primates, little is known about the ontogenesis of hand use asymmetry, in both forced and spontaneous activities, as well as how they correlate with sexual hormones. Accordingly, a longitudinal study was conducted on the manual preference of 6 female and 4 male common marmosets (Callithrix jacchus). The study included the record of forced tests to reach for the food using only one hand (forced activity) and activities such as grooming (auto and social), scratching, grasping the food and hanging, in weekly sessions from the infantile (4 months) to the early adult phase (15 months). Feces samples were also collected, at least once a week, to evaluate the level of gonadal steroids and their influence on these behaviors. In the forced activity, the results confirm the influence of the development period on manual preference during feeding, shown by the increase in lateral stability when grasping the food between the juvenile and adult phases. During this period, a sexual hormone effect on development was also observed, mainly of progesterone in females and androgen in males, but no difference between sexes was found. In the females, progesterone also influenced the manual preference index, with a proportional increase in the degree of manual asymmetry during puberty. With respect to spontaneous activities, the animals showed proportional use of both hands when scratching, hanging, holding the food and grooming. A positive correlation was also found between the preference for holding the food in forced activities and in spontaneous activities
O estudo da prefer?ncia manual ? um dos meios mais utilizados para investigar a lateralidade cerebral em primatas n?o humanos. No entanto, em primatas do Novo Mundo, pouco se sabe sobre a ontog?nese da assimetria no uso das m?os, tanto em atividades for?adas como espont?neas e de sua rela??o com os horm?nios sexuais. Com este objetivo, foi desenvolvido um estudo longitudinal sobre a prefer?ncia manual em 10 animais (6 f?meas e 4 machos) da esp?cie Callithrix jacchus. O estudo incluiu a realiza??o de testes de preens?o de alimento (atividade for?ada) e atividades espont?neas como cata??o (autocata??o e cata??o social), co?ar-se, pendurar-se e segurar o alimento, que foram registradas em sess?es semanais come?ando na fase infantil (4 meses) e se estendendo at? o in?cio da idade adulta (15 meses). Paralelamente foram coletadas amostras de fezes, pelo menos uma vez por semana, a fim de avaliar o n?vel de ester?ides gonadais e sua poss?vel influ?ncia na express?o destes comportamentos. Na atividade for?ada, os resultados confirmam a influ?ncia do est?gio de desenvolvimento sobre a prefer?ncia manual evidenciada pelo aumento na estabiliza??o da lateralidade ao pegar o alimento entre as fases juvenil e adulta. Observou-se tamb?m um efeito dos horm?nios sexuais sobre o desenvolvimento da prefer?ncia, principalmente da progesterona nas f?meas e dos andr?genos nos machos, mas n?o foi encontrada diferen?a entre os sexos. Nas f?meas, a progesterona influenciou o ?ndice de prefer?ncia manual, com aumento proporcional do ?ndice de lateralidade durante a puberdade. Em rela??o ?s atividades espont?neas os animais mostraram uso proporcional das duas m?os para as a??es de co?ar-se, pendurar-se e segurar o alimento e o uso simult?neo das duas m?os para cata??o. Ficou tamb?m evidenciada uma rela??o positiva entre a prefer?ncia manual na preens?o do alimento na atividade for?ada e segurar o alimento na atividade espont?nea
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Santos, Francimar Ara?jo dos. "Centros rombencef?licos de processamento auditivo do sagui (Callithrix jacchus): uma an?lise citoarquitet?nica e neuroqu?mica." Universidade Federal do Rio Grande do Norte, 2008. http://repositorio.ufrn.br:8080/jspui/handle/123456789/17267.

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Made available in DSpace on 2014-12-17T15:36:53Z (GMT). No. of bitstreams: 1 FrancimarAS.pdf: 4205737 bytes, checksum: a4c2113c8c56b274ed7600ae2a39f704 (MD5) Previous issue date: 2008-09-26
Conselho Nacional de Desenvolvimento Cient?fico e Tecnol?gico
The auditory system is composed by a set of relays from the outer ear to the cerebral cortex. In mammals, the central auditory system is composed by cochlear nuclei, superior olivary complex, inferior colliculus and medial geniculate body. In this study, the auditory rombencephalic centers, the cochlear nuclear complex and the superior olivary complex were evaluated from the cytoarchitecture and neurochemical aspects, thorough Nissl staining and immunohistochemical techniques to reveal specific neuron nuclear protein (NeuN), glutamate (Glu), glutamic acid decarboxilase (GAD), enkephalin (ENK), serotonin (5-HT), choline acetyltransferase (ChAT) and calcium-binding proteins calbindin (CB), calretinin (CR), and parvalbumin (PV). The common marmoset (Callithrix jacchus), a little native primate of the Brazilian atlantic forest was used as an experimental animal. As results, it was noted that the cochlear nuclear complex is composed by anteroventral, posteroventral and dorsal nuclei, and the superior olivary complex is constituted by the lateral and medial superior olivary nuclei and the trapezoid body nucleus. Glu, GAD, ENK, ChAT, CB, CR, PV-immunoreactive cells, fibers and terminals besides besides only 5-HT terminals were found unhomogeneously in all nuclei, of both complex. The emerging data are discussed in a comparative and functional context, and represent an important contribution to knowledge of the central auditory pathways in the common marmoset, and then in primates
O sistema auditivo compreende uma s?rie de esta??es que se estendem desde a orelha externa at? o c?rtex cerebral. Em mam?feros o sistema auditivo central subcortical ? formado essencialmente por n?cleos cocleares, complexo olivar superior, col?culo inferior e corpo geniculado medial. Neste estudo, os centros rombencef?licos, compreendendo o complexo nuclear coclear e o complexo olivar superior foram avaliados com rela??o a sua citoarquitetura e conte?do neuroqu?mico de corpos celulares e terminais ax?nicos, atrav?s das t?cnicas de colora??o de Nissl e imuno-histoqu?mica para prote?na nuclear neur?nio espec?fica (NeuN), glutamato (Glu), descaboxilase de ?cido glut?mico (GAD), encefalina (ENK), serotonina (5-HT), colina acetiltransferase (ChAT) e prote?nas ligantes de c?lcio calbindina (CB), cal-retinina (CR) e parvalbumina (PV). Foi utilizado como animal experimental o sag?i (Callithrix jacchus), um pequeno primata nativo da Mata Atl?ntica do Nordeste Brasileiro. Como resultados, foi evidenciado que o complexo nuclear coclear ? composto pelos n?cleos cocleares antero-ventral, p?stero-ventral e dorsal, e o complexo olivar superior pelos n?cleos olivares superiores lateral e medial e o n?cleo do corpo trapez?ide. Em todos os n?cleos, de ambos os complexos, foram encontrados de forma vari?vel corpos celulares, fibras e terminais imunorreativos a Glu, GAD, ChAT, CB, CR, PV, corpos celulares e terminais imunoreativos a ENK, al?m de fibras e terminais imunorreativos a 5-HT em diferentes densidades. Os dados obtidos s?o discutidos dentro de um contexto comparativo e funcional e representam uma importante contribui??o ao conhecimento das vias auditivas centrais no sag?i, e por extens?o em primatas
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Borda, Janaina Siqueira. "Mapeamento das proje??es retinianas para o sistema ?ptico acess?rio, col?culo superior e complexo pr?-tectal do sagui (callithrix jacchus)." Universidade Federal do Rio Grande do Norte, 2015. http://repositorio.ufrn.br/handle/123456789/20689.

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Made available in DSpace on 2016-06-13T19:59:16Z (GMT). No. of bitstreams: 1 JanainaSiqueiraBorda_TESE.pdf: 2734621 bytes, checksum: 45160291f3ca65a355a6a3fdda9a3569 (MD5) Previous issue date: 2015-08-26
Conselho Nacional de Desenvolvimento Cient?fico e Tecnol?gico (CNPq)
Coordena??o de Aperfei?oamento de Pessoal de N?vel Superior (CAPES)
O sistema ?ptico acess?rio, o Complexo pr?-tectal, e o col?culo superior s?o importantes centros de controle de uma variedade de movimentos oculares, sendo extremamente necess?rios para a forma??o de imagem, consequentemente para a percep??o visual. O sistema ?ptico acess?rio ? constitu?do pelos n?cleos: n?cleo terminal dorsal, n?cleo terminal lateral, n?cleo terminal medial e n?cleo intersticial do fasc?culo superior posterior. Do ponto de vista funcional eles contribuem para a estabiliza??o da imagem, participando da atividade visuomotora onde todas as c?lulas do sistema respondem a movimentos lentos dos olhos e a est?mulos visuais, o que ? importante para o pr?prio funcionamento dos outros sistemas visuais. O complexo pr?-tectal compreende um conjunto de n?cleos situados na transi??o mesodiencef?lica, s?o eles: n?cleo pr?-tectal anterior, n?cleo pr?-tectal posterior, n?cleo pr?-tectal medial, n?cleo pr?-tectal olivar e o n?cleo do trato ?ptico, sendo todos recipientes de proje??o retiniana e funcionalmente est?o relacionados com a via do reflexo pupilar a luz e o nistagmo optocin?tico. O col?culo superior ? uma importante esta??o visual subcortical formado por camadas e, apresenta um papel funcional importante no controle dos movimentos dos olhos e da cabe?a em resposta a est?mulos multissensoriais. Nosso objetivo foi fazer um mapeamento das proje??es retinianas que incidem sobre o sistema ?ptico acess?rio, os n?cleos do complexo pr?-tectal e os do col?culo superior, buscando principalmente, no caso do complexo pr?-tectal, uma melhor delimita??o dessas estruturas, por meio do rastreamento anter?grado com a subunidade B da toxina col?rica (CTb) seguido de t?cnica imunoistoqu?mica e, caracterizar (medir ?rea e di?metro) os bot?es sin?pticos presentes nas fibras/terminais dos n?cleos do complexo pr?-tectal. Em nossos resultados o sistema ?ptico acess?rio, incluindo uma regi?o que parece ser o n?cleo terminal medial, e o col?culo superior apresentaram-se fortemente marcados por fibras/terminais imunorreativos a CTb, bem como o complexo pr?-tectal nos n?cleos: n?cleo trato ?ptico, n?cleo pr?-tectal olivar, n?cleo pr?-tectal anterior e n?cleo pr?-tectal posterior. De acordo com a caracteriza??o dos bot?es foi poss?vel fazer uma melhor delimita??o desses n?cleos.
The accessory optical system, the pretectal complex, and superior colliculus are important control centers in a variety of eye movement, being extremely necessary for image formation, consequently to visual perception. The accessory optical system is constituted by the nuclei: dorsal terminal nucleus, lateral terminal nucleus, medial terminal nucleus and interstitial nucleus of the posterior superior fasciculus. From a functional point of view they contribute to the image stabilization, participating in the visuomotor activity where all system cells respond to slow eye movements and visual stimuli, which is important for the proper functioning of other visual systems. The pretectal complex comprises a group of nuclei situated in mesodiencephalic transition, they are: anterior pretectal nucleus, posterior pretectal nucleus, medial pretectal nucleus, olivary pretectal nucleus and the nucleus of the optic tract, all retinal projection recipients and functionally are related to the route of the pupillary light reflex and the optokinetic nystagmus. The superior colliculus is an important subcortical visual station formed by layers and has an important functional role in the control of eye movements and head in response to multisensory stimuli. Our aim was to make a mapping of retinal projections that focus on accessory optical system, the nuclei of pretectal complex and the superior colliculus, searching mainly for pretectal complex, better delineation of these structures through the anterograde tracing with the B subunit of cholera toxin (CTb) followed by immunohistochemistry and characterized (measured diameter) synaptic buttons present on the fibers / terminals of the nucleus complex pr?-tectal. In our results accessory optical system, including a region which appears to be medial terminal nucleus and superior colliculus, were strongly marked by fibers / terminals immunoreactive CTb as well as pretectal complex in the nucleus: optic tract, olivary pretectal nucleus, anterior pretectal nucleus and posterior pretectal nucleus. According to the characterization of the buttons it was possible to make a better definition of these nucleus.
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Rego, M?rcio Vin?cius. "Perfil hormonal anual de machos e f?meas adultos de saguis (callithrix jacchus)." Universidade Federal do Rio Grande do Norte, 2008. http://repositorio.ufrn.br:8080/jspui/handle/123456789/17263.

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Made available in DSpace on 2014-12-17T15:36:52Z (GMT). No. of bitstreams: 1 MarcioVR.pdf: 229432 bytes, checksum: 1ee93b8bd1e9e53f934d759c8f562466 (MD5) Previous issue date: 2008-03-31
Many behavioral and biological variables of animals are expressed in the form of biological rhytms, down by the Circadian Timing System, that synchronize them with the environment from external stimuli such as light. One of them is the secretion profile of most circulating hormones regulated by the hypothalamuspirtuitary axis, which controls functions essential for the survival and reproduction of organisms. The sag?i, Callithrix jacchus, one of the most studied species about their endocrine physiology, is an appropriate subject for evaluating the profile of plasma prolactin and cortisol of adult males and females born in captivity throughout the year. Three male and two adult femelas were housed individually and subjected to natural environmental conditions over two years. Blood samples were used to measure the circulating levels of both hormones by methods radioimmunoassay (RIA) and immunoassay (ELISA), respectively. The analysis during the year of the plasmatic values of both hormones test was performed by ANOVA for repeated measures, the correlation of Spearman, and the test of Friedman and Student's t-test. The levels of prolactin in plasma were higher during the months in which there is a greater incidence of births of baby in the colony, possibly serving for modulating the expression of the behavior of parental care in both sexes. The plasma cortisol showed a lift in anticipation of the station with the highest birth rate and may be associated with the preparation of individual participation in caring for the baby, and also with the establishment of emotional bond between reproductive partners. Thus, this study shows that, despite the variations observed in the environment in which the animals live, plasma levels of prolactin and cortisol vary little throughout the year.
Muitas vari?veis biol?gicas e comportamentais dos animais se expressam sob a forma de ritmos biol?gicos, determinadas pelo Sistema de Temporiza??o Circadiana, que as sincronizam com o ambiente a partir de est?mulos externos, com a luz. Uma delas ? o perfil de secre??o da maioria dos horm?nios circulantes regulado pelo eixo Hipot?lamo-Hipofis?rio, que control fun??es essenciais para a sobreviv?ncia e a reprodu??o dos organismos. O sag?i, Callithrix jacchus, uma das esp?cies mais estudadas quanto ? sua fisiologia end?crina, ? um sujeito adequado para a avalia??o do perfil plasm?tico de prolactina e cortisol de machos e f?meas adultas nascidos em cativeiro ao lonto do ano. Tr?s machos e duas f?meas adultas foram alojados individualmente e submetidos ?s condi??es ambientais naturais durante dois anos. Amostras de sangue foram usadas para dosar os n?veis circulantes de ambos os horm?nios pelos m?todos Radioimunoensaio (RIA) e Imunoenzim?tico (ELISA), respectivamente. A an?lise ao longo do ano dos valores plasm?ticos de ambos os horm?nios foi realizada pelo teste de ANOVA para Medidas Repetidas, pela correla??o de Spearman, e pelos testes de Friedman e t de Student. Os n?veis de prolactina no plasma se mostraram mais elevados durante os meses nos quais h? uma maior ocorr?ncia de nascimentos de filhotes na col?nia, servindo possivelmente para modular a express?o do comportamento de cuidado parental em ambos os sexos. O cortisol plasm?tico mostrou uma eleva??o em antecipa??o ? esta??o com maior natalidade, podendo estar associada com a prepara??o do indiv?duo para participa??o no cuidado aos filhotes, e tamb?m com o estabelecimento de la?o afetivo entre os parceiros reprodutivos. Assim, o presente estudo mostra que, apesar das varia??es observadas no ambiente no qual os animais vivem, os n?veis plasm?ticos de prolactina e cortisol oscilam pouco ao longo do ano.
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Cavalcanti, Jos? Rodolfo Lopes de Paiva. "Caracteriza??o citoarquitet?nica e por imunoistoqu?mica para tirosina-hidroxilase da subst?ncia negra, ?rea tegmentar ventral e zona retrorubral do Sagui (Callithrix jacchus)." Universidade Federal do Rio Grande do Norte, 2015. http://repositorio.ufrn.br/handle/123456789/20231.

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Submitted by Automa??o e Estat?stica (sst@bczm.ufrn.br) on 2016-04-08T23:56:19Z No. of bitstreams: 1 JoseRodolfoLopesDePaivaCavalcanti_TESE.pdf: 2156602 bytes, checksum: 000c3eafedc8a66a1a55425b0168fd4a (MD5)
Approved for entry into archive by Arlan Eloi Leite Silva (eloihistoriador@yahoo.com.br) on 2016-04-11T23:46:45Z (GMT) No. of bitstreams: 1 JoseRodolfoLopesDePaivaCavalcanti_TESE.pdf: 2156602 bytes, checksum: 000c3eafedc8a66a1a55425b0168fd4a (MD5)
Made available in DSpace on 2016-04-11T23:46:45Z (GMT). No. of bitstreams: 1 JoseRodolfoLopesDePaivaCavalcanti_TESE.pdf: 2156602 bytes, checksum: 000c3eafedc8a66a1a55425b0168fd4a (MD5) Previous issue date: 2015-04-30
Coordena??o de Aperfei?oamento de Pessoal de N?vel Superior - CAPES
Conselho Nacional de Desenvolvimento Cient?fico e Tecnol?gico - CNPq
Sabe-se que o grupo das catecolaminas ? integrado pela dopamina, noradrenalina e adrenalina e que a s?ntese dessas subst?ncias se d? de modo sequencial, sendo a enzima tirosina-hidroxilase reguladora da fase inicial deste processo. Neste sentido, a 3- hidroxitiramina/dopamina ? precursora da s?ntese de noradrenalina e adrenalina e ainda possui a capacidade de atuar como neurotransmissor na por??o central do sistema nervoso. Os tr?s principais n?cleos dopamin?rgicos, chamados zona retrorubral (grupo A8), subst?ncia negra pars compacta (grupo A9) e ?rea tegmentar ventral (grupo A10), est?o dispostos na por??o die-mesencef?lica e est?o envolvidos em tr?s vias, a mesostriatal, mesol?mbica e mesocortical. Estas vias est?o relacionadas diretamente com diversas manifesta??es comportamentais como controle da motricidade, sinaliza??o de recompensa na aprendizagem comportamental, motiva??o e nas manifesta??es patol?gicas da Doen?a de Parkinson e esquizofrenia. Considerando-se a relev?ncia desses, o objetivo do trabalho foi caracterizar morfologicamente os n?cleos dopamin?rgicos (A8, A9 e A10) do sagui (Callithrix jacchus) mediante estudo citoarquitet?nico e imunoistoqu?mico contra tirosina-hidroxilase. O sag?i ? um primata neotropical, cujas caracter?sticas morfofuncionais repercutem na adequabilidade de uso deste animal em pesquisas de ordem biom?dica. Sec??es coronais dos enc?falos de seis animais foram submetidas ? colora??o pelo m?todo de Nissl e immunoistoqu?mica para tirosinsa-hidroxilase. Com base na morfologia dos neur?nios, foi poss?vel subdividir o grupo A10 em sete regi?es: n?cleo interfascicular, linear rostral e linear caudal, situados na linha m?dia; paranigral e o parainterfascicular, situados na zona intermedi?ria; a por??o rostral da ?rea tegmentar ventral e o n?cleo parabraquial pigmentado, situados na por??o dorsolateral do tegmento mesencef?lico. O grupo A9 foi subdividido em quatro regi?es: subst?ncia negra camadas dorsal e ventral; subst?ncia negra conjuntos lateral e medial. Por ?ltimo, n?o foram indentificadas subdivis?es no grupo A8. Conclu?-se que A8, A9 e A10 s?o filogeneticamente conservados entre as esp?cies, por?m percebe-se a necessidade de se ampliar os estudos acerca das organiza??es subnucleares, seja investigando a sua ocorr?ncia em outras esp?cies de primatas, seja investigando a sua relev?ncia funcional.
It is known that the catecholamine group is constituted by dopamine, noradrenaline and adrenaline, in which the synthesis is regulated by an enzyme named tyrosine hydroxylase. Thus, 3-hydroxytyramine/dopamine (DA) is a precursor of the noradrenaline and adrenaline synthesis and acts as a neurotransmitter in the central nervous system. The three main nuclei, named the retrorubral field (A8 group), the substantia nigra pars compacta (A9 group) and the ventral tegmental area (A10 group), are arranged in the die-mesencephalic portion and are involved in three complexes circuitries - the mesostriatal, mesolimbic and mesocortical pathways. These pathways are related to behavioral manifestations, motricity, learning, reward and pathologies such as Parkinson?s Disease and Schizophrenia. Thus, the aim of this study was to perform de morphological analysis of the A8, A9 and A10 nuclei of the common marmoset (Callithrix jacchus). The marmoset is a neotropical primate, whose morphological and functional characteristics supports the suitability of use of this animal in biomedical research. Coronal sections of the marmoset brain were submitted to cytoarchitectonic characterization and TH-immunohistochemistry. Based on the morphology of the neurons, it was possible to subdivide the A10 group in seven regions: interfascicular nucleus, raphe rostral linear nucleus and raphe caudal linear nucleus, in the middle line; paranigral and parainterfascicular nucleus, in the middle zone; rostral portion of the ventral tegmental area nucleus and parabrachial pigmented nucleus, located in the dorsolateral portion of the mesencephalic tegmentum. A9 group was divided into four regions: substantia nigra compacta dorsal and ventral tiers; substantia nigra compacta lateral and medial clusters. No subdivisions were founded into A8 group. These results revealed that A8, A9 and A10 are phylogenetically conserved between species, but it?s necessary to expand the studies about this compartmentalization, investigating its occurrence in other primate species or investigating its functional relevance.
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Serafini, Giulia. "Confronto tra due metodi di biosaggio di insetticidi su Lobesia botrana." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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L’obiettivo della prova è stato confrontare due tecniche di biosaggio per valutare l’efficacia degli insetticidi su Lobesia botrana (Denis & Schiffermuller) (Lepidoptera: Tortricidae). La tignoletta della vite è uno degli insetti chiave della vite in Europa e, se non adeguatamente controllata, può causare gravissime perdite di produzione. I biosaggi sono tecniche semplici per determinare la tossicità delle sostanze chimiche, per costruire le curve concentrazione-risposta e per determinare la concentrazione letale mediana (LC50). Nel presente studio sono state prese in esame due metodologie: la prima è il metodo standard validato da IRAC che consiste nella incorporazione degli insetticidi all’interno della dieta, il secondo è un metodo non standardizzato che utilizza una dieta artificiale trattata solo in superficie con gli insetticidi. I dati di mortalità ottenuti con lambda – cialotrina con i due metodi su una stessa popolazione di L. botrana di laboratorio hanno mostrato valori di LC50 pari a 0,51 (0,44 – 0,58) ppm per insetticida incorporato e 0,16 (0,09 – 0,24) ppm per dieta trattata in superficie. Per quanto riguarda emamectina benzoato l’LC50 per il primo metodo è risultata 0,0035 (0,0030 – 0,0041) ppm, mentre per quanto riguarda il secondo metodo non è stato possibile individuare una LC50, in quanto già alla concentrazione più bassa (0,00032 ppm) si è registrata la quasi totale mortalità delle larve. I risultati ottenuti sono in contrasto con quelli previsti, in quanto erano attesi valori di LC50 più bassi per la dieta incorporata rispetto a quella trattata in superficie, soprattutto per emamectina benzoato, ingrediente attivo che agisce prevalentemente per ingestione. Saranno necessarie ulteriori analisi per spiegare il fenomeno osservato e sarebbe utile un ulteriore confronto dei due metodi oggetto del presente studio con un metodo che preveda l’utilizzo di acini d’uva, al fine di simulare il reale utilizzo dei prodotti in campo.
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PULTRONE, CINZIA. "Sviluppo di una tecnologia Q-LAMP quantitativa mediante la messa a punto di un nuovo modello di saggio per la rilevazione e la quantificazione del virus Epstein-Barr." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2016. http://hdl.handle.net/10281/138662.

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Epstein-Barr virus (EBV) also called human herpesvirus 4 (HHV-4) is a double-stranded DNA viruses that infects B cells. The genome is about 172 kb in length and encodes for more than 80 genes. EBV is classified into two subtypes: Type 1 / A and 2 / B depending on the sequence of the EBNA-2 gene. More than 90% of the world’s population has been exposed to the EBV infection, like all herpes viruses it is able to persist in the host for life with a silent infection by integrating in its genome. The quantification of EBV DNA loads in blood, plasma, serum and CSF (cerebrospinal fluid) is essential for the diagnosis of chronic infection of EBV, especially for the diagnosis of EBV-associated lymphoproliferative disorders in immunocompromised subjects. Currently serological assay and methods PCR-based has been used for the detection of EBV. Both of these are time consuming and need more steps for the set-up, therefore require specialized personnel and equipped laboratories. This thesis describes the development of a quantitative Q-LAMP technology generating a new model assay for the detection and quantification of the two most clinically relevant subtypes of EBV virus. Initially the Q-LAMP technology has been developed only for qualitative purposes thanks to its features to be simple, rapid, specific and sensitive, therefore it is easily applicable in the clinical laboratories by using basic facilities. The Q-LAMP EBV assay has been designed using the qualitative Q-LAMP properties and has been improved to be quantitative, high sensitive, specific and accurate on four different matrices (whole blood, plasma, serum and CSF). The optimization has been carried out both on plasmids and on negative extracted matrices and the final assay has been validated on clinical samples. Thanks to the multiplex format it has been possible to introduce in the reaction a control that allows the assessment of the sample extraction and the validation of the negative result. The amplification and the detection of the target and the internal control occur in real-time in a single tube. To evaluate the diagnostic performance and the feasibility in clinical practice, the assay has been validated on positive and negative clinical samples compared with the standard method Real-Time PCR using as extraction method the Liaison IXT platform (DiaSorin). The correlation between the two methods on whole blood and plasma is acceptable and meet the requests of corporate guidelines, made in response to the market trend. These results have been demonstrated that Q-LAMP EBV assay is suitable for industrialization for a future diagnostic product.
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De, Bortoli Marco. "Studio della tossicità da palitossina e composti analoghi mediante modelli in vitro e in vivo." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4502.

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2009/2010
La Palitossina (PLTX), una delle biotossine marine più tossiche finora note, è saltata agli onori della cronaca in seguito al suo frequente rilevamento in campioni di una microalga tropicale, Ostreopsis ovata, ormai diffusa anche in Mar Mediterraneo, dove sono stati segnalati più volte problemi respiratori in concomitanza alla sua presenza. La tossina è stata rilevata anche in molluschi ed altri prodotti ittici, che possono fungere da vettori per l’ultimo anello della catena alimentare, l’uomo. Poiché in paesi tropicali sono stati segnalati casi di intossicazione gravi, anche letali, in seguito all’ingestione di pesci e crostacei contaminati con PLTXs, si rende necessario monitorare la presenza di questi composti nei prodotti ittici e/o nelle microalghe produttrici, anche in assenza di una legislazione in merito. All’inizio di questo lavoro erano disponibili solo pochi dati relativi alla tossicità acuta di questo composto, spesso purificato con protocolli non perfezionati. Poiché anche i dati clinici disponibili non permettevano un’esatta definizione dell’Acute Reference Dose (ARfD), necessaria per determinare i livelli massimi di tossina ammissibili nei prodotti ittici, si è deciso inizialmente di studiare la tossicità acuta della PLTX (e di un analogo 42-OH-PLTX) dopo somministrazione orale nel topo. I sintomi e le analisi cliniche condotte sui topi hanno indicato un coinvolgimento del sistema neuromuscolare. Questo studio, insieme ad altri pubblicati nel frattempo, hanno permesso agli esperti dell’EFSA di definire la concentrazione di 30 μg di tossina per Kg di polpa di molluschi quale livello al di sopra del quale si possano manifestare effetti tossici nell’uomo. Si è proceduto poi alla messa a punto di due saggi per la determinazione di questi composti: un saggio strutturale di tipo ELISA ed uno funzionale, il saggio emolitico. Il saggio ELISA (sandwich indiretto) è stato messo a punto utilizzando l’anticorpo monoclonale 73D3, e un anticorpo policlonale di coniglio prodotto presso l’Università di Trieste. Il saggio rileva la PLTX in un range di concentrazioni che vanno da 1,25 a 40 ng/ml ed è in grado di quantificare con la stessa sensibilità anche la 42-OH-PLTX, isolata e caratterizzata dal punto di vista chimico durante questo periodo di dottorato dal gruppo del prof. E. Fattorusso (Università di Napoli Federico II), in un campione di palitossina gentilmente fornitoci dal dr. M. Poli (Maryland, USA). Il saggio ELISA è in grado di rilevare anche l’Ostreocina-d, un altro analogo della PLTX, ma a concentrazioni maggiori rispetto a quelle della PLTX (³40 ng/ml). Il mancato rilevamento di acido okadaico, acido domoico, brevetossina-3, saxitossina e yessotossina (tossine che possono essere presenti insieme alla PLTX nei prodotti ittici contaminati) indica la specificità del saggio. Siamo poi passati alla messa a punto del saggio emolitico, ampiamente usato in letteratura per il rilevamento di PLTX e di composti palitossino-simili. Questo saggio sfrutta la capacità della tossina di indurre emolisi tardiva probabilmente tramite l’alterazione della Na+/K+-ATPAasi (NAKA). In letteratura, però, non è disponibile un protocollo standardizzato e la variabilità dei risultati riportati è notevole. Si è pertanto proceduto a realizzare il saggio emolitico, esplorando le variabili che ne influenzano la performance, ottenendo una EC50 = 13,2 pM per la PLTX. Gli anticorpi monoclonale e policlonale anti-PLTX hanno inibito con equa potenza l’emolisi indotta da PLTX e possono quindi essere usati per verificare la specificità dell’emolisi in campioni incogniti. Dopo aver verificato che anche la 42-OH-PLTX condividesse lo stesso recettore della PLTX mediante un saggio di binding indiretto alla NAKA (EC50 di 28.2 nM e 29.4 nM rispettivamente per 42-OH-PLTX e PLTX), è stato eseguito il saggio emolitico anche sulla 42-OH-PLTX, ottenendo dei risultati analoghi (EC50 = 7.6 pM) a quelli della PLTX. Nell’ottica di un utilizzo di questo saggio in situazioni di monitoraggio si è valutata la possibilità di ridurre i suoi tempi di esecuzione e in tal senso, cambiando la concentrazione salina della soluzione tampone al 62 % di quella normale, si è riusciti a ridurre il tempo di incubazione di 4 volte (1 h anziché 4 h). La curva concentrazione-risposta ottenuta dopo incubazione di 1 h con la PLTX in tampone al 62 % è risultata perfettamente sovrapponibile a quella ottenuta dopo 4 h di incubazione della tossina in tampone 100%. Al contrario, nessuna delle concentrazioni di PLTX testate ha dato emolisi dopo incubazione di 1 h della tossina in tampone 100%. Questo aspetto è particolarmente interessante perché permetterebbe di distinguere l’emolisi dovuta a palitossina da una emolisi aspecifica, semplicemente conducendo il saggio in 1 ora in parallelo nei due tamponi 62 % e 100 %, evitando l’uso di anticorpi anti-PLTX. In particolare, nel caso di un campione ignoto che dia emolisi in PBS al 62 % e non in PBS al 100 %, il risultato fornirebbe un primo indizio della presenza di palitossina, da confermare con metodi di riferimento (LC-MS). Se invece l’emolisi avviene ad entrambe le concentrazioni di PBS, dopo incubazione per 1 ora, essa potrebbe dipendere da un’azione aspecifica non imputabile alla sola palitossina. La presenza di una proliferazione massiccia (6.700.000 di cellule/litro) di Ostreospis cf. ovata nel Golfo di Trieste, ci ha permesso di utilizzare gli anticorpi monoclonale e policlonale per la localizzazione immunocitochimica delle tossine nelle singole cellule di microalghe. Per la prima volta è stata così visualizzata la presenza delle palitossine in cellule di Ostreopsis cf. ovata, che risultano distribuite in tutto il citoplasma. La positività per le tossine è stata verificata in tutte le cellule di Ostreopsis analizzate, mentre nessuna cellule di Coolia monotis osservate è risultata positiva, a conferma della specificità verso la PLTX del segnale degli anticorpi. L’analisi HR LCMS ha evidenziato la presenza di ovatossine-a, -b, -c, -d/-e, con una forte prevalenza di ovatossinaa (circa 80%, 45-64 pg/cellula), mentre per la prima volta in un campione naturale non è stata rilevata la presenza di PLTX. Questi risultati ci hanno permesso di concludere che entrambi gli anticorpi utilizzati sono in grado di riconoscere anche le ovatossine, analoghi della palitossina preponderanti nel Mar Mediterraneo. Inoltre, la tecnica immunocitochimica eseguita direttamente sulle microalghe potrebbe permettere un’allerta precoce della presenza di palitossine, ad esempio prima del loro ingresso/accumulo nella catena alimentare, evitando eventuali problemi per la salute pubblica. Un altro approccio per il rilevamento della tossina è stato fatto utilizzando la spettroscopia Raman. La palitossina (il cui spettro Raman è stato qui registrato per la prima volta) è stata ricercata in singole cellule di Ostreospis, depigmentate con acetone-esano 1:1. Non sono stati riscontrati segnali univocamente attribuibili alle palitossine negli spettri Raman di Ostreopsis, probabilmente a causa della loro uniforme diffusione citoplasmatica, come visualizzato in immunocitochimica. Nelle cellule non depigmentate con acetone:esano 1:1 è stata confermata le presenza del carotenoide peridinina. L’analisi Raman di cellule in coltura di Ostreopsis cf. ovata nelle diverse fasi di crescita ha evidenziato forti segnali associabili ad acidi grassi polinsaturi, già riscontrati in Ostreopsis cf. ovata con altre tecniche. L’analisi HR LC-MS delle cellule in coltura nelle varie fasi di crescita ha mostrato, analogamente alle relative popolazioni naturali, un elevato contenuto di ovatossina-a (circa 55%, 7.5–19.7 pg/cellula) e minori quantità di altre ovatossine, con la palitossina presente in tracce (< 0,1 pg/cellula). Si è osservato che il contenuto di tossine aumenta con l’età della coltura, con le cellule in fase senescente (giorno 25 dall’avvio della coltura) contenenti circa il doppio di tossina delle cellule in fase stazionaria (giorno 18). Quindi, analogamente a quanto si verifica per altri metaboliti secondari negli organismi vegetali, l’accumulo di queste tossine raggiunge il massimo generalmente verso la fine del ciclo vitale.
XXIII Ciclo
1983
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25

CORRÊA, Honorly Kátia Mestre. "Ecologia de dois grupos de sagüis-brancos, mico argentatus (Linnaeus 1771) em um fragmento florestal natural, Santarém-Pará." Universidade Federal do Pará, 2006. http://repositorio.ufpa.br/jspui/handle/2011/4454.

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Este trabalho apresenta os resultados de um estudo de longo-prazo sobre ecologia e comportamento de dois grupos silvestres de Mico argentatus em um fragmento florestal natural, isolado por uma matriz de vegetação de savana, na região de Alter do Chão, Amazônia central. Os grupos, denominados Cm1 e Cm2 foram habituados e monitorados durante 12 meses em 2000 e quatro meses em 2001 (Cm1) e sete meses em 2000 e três meses em 2001 (Cm2). Análises de variação temporal envolveram três períodos sazonais distintos (Chuvosa-Início. Chuvosa-Final e Seca) em 2000, e a comparação longitudinal dos meses julho e setembro em 2000-2001. Análises das relações entre as variáveis ecológicas (abundância de principais recursos: frutos e insetos) e os padrões ecológicos e comportamentais entre os grupos foram estabelecidos. Os grupos apresentaram composições e tamanhos diferentes, que variaram entre 4-8 e 8-11 membros, em Cm1 e Cm2, respectivamente. Os dados quantitativos foram coletados utilizando-se a amostragem de varredura instantânea com amostras de um minuto de duração a cada intervalo de cinco minutos, durante todo o período de atividade diária do grupo. Os resultados mostraram que ambos os grupos gastam mais da metade do tempo em forrageio e alimentação. A dieta foi constituída de frutos, néctar, gomas e presa animal (invertebrados, principalmente ortópteros, formicídeos e coleópteros, além de lagartos e anfíbios). O tamanho total da área dos grupos Cm1 e Cm2 em 2000 foram respectivamente, 11,5 ha e 14,6 ha. As comparações sazonais mostraram uma similaridade entre grupos na alocação sistemática de mais tempo ao comportamento de forrageio e alimentação na medida em que os recursos não gomíferos se tornavam mais escassos. Já a análise longitudinal, além de apresentar uma redução de 30% na precipitação em 2001, mostrou uma mudança considerável na composição e distribuição espacial dos dois grupos. Assim, diferentes aspectos da comparação entre grupos pareceram refletir a influência destes diferentes fatores, com padrões opostos nos dois grupos. O aspecto geral mais importante parece ter sido o registro de padrões bem diferentes, além de similaridades importantes em grupos que ocupam quase o mesmo espaço, e a variabilidade das condições do hábitat entre as estações e entre os anos. As estratégias comportamentais identificadas pareceram ser reflexo, tanto da variabilidade e flexibilidade comportamental já conhecidas para os calitriquídeos, como de condições ecológicas impostas pela variabilidade na disponibilidade dos recursos num fragmento reduzido.
This monograph presents the results of a long-term study of the behaviour and ecology of two free-ranging groups of Mico argentatus in a natural fragment of forest isolated within a matrix of savanna vegetation in the region of Alter do Chão, in central Amazonia. The groups, denominated Cm1 and Cm2, were habituated and then monitored during 12 months in 2000 and four months in 2001 (Cm1), and seven and three months, respectively, in the two years (Cm2). Analyses of temporal variation were based on three distinct seasons (early wet, late wet, and dry seasons) of 2000, and the longitudinal comparison of July and September in 2000 and 2001. Relationships between ecological variables (abundance of principal resources: fruit and insects) and the ecological and behavioural characteristics of the group were evaluated. The two groups presented distinct composition and sizes, varying from 4-8 and 8-11 members in Cm1 and Cm2, respectively. Quantitative data were collected using scan sampling, with a scan of one minute duration conducted at five-minute intervals throughout the daily activity period of the group. The results show that both groups dedicate more than half their time to foraging and feeding. Diet was composed of fruit, nectar, gum, and animal prey (invertebrates – primarily orthopterans, formicids, and coleopterans – as well as lizards and amphibians). In 2000, groups Cm1 and Cm2 occupied home ranges of 11.5 ha and 14.6 ha, respectively. The seasonal analysis showed a similarity between groups in the systematic allocation of increasing time to foraging and feeding as non-gum resources became scarcer. In addition to a 30% decline in precipitation between years, the longitudinal analysis revealed considerable changes in the composition and spatial distribution of the study groups. These changes appear to have had the main influence on behaviour patterns, resulting in contrasting trends in the two groups. Overall, despite important similarities, the marked differences in many aspects of the ecology of two groups occupying the same fragment constituted one of the principal results of the study, in addition to the considerably variation among seasons and between years. The behavioural strategies records in the study appear to reflect not only the typical variability and flexibility of the callitrichids, but also the ecological conditions imposed by the fluctuations in the availability of resources within a fragment of reduced size.
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