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Milani, Matteo. "I quadri poetici di «Generale» di Francesco De Gregori." Carte Romanze. Rivista di Filologia e Linguistica Romanze dalle Origini al Rinascimento 10, no. 2 (December 23, 2022): 377–400. http://dx.doi.org/10.54103/2282-7447/18730.

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Анотація:
Con Generale (singolo di apertura dell’album De Gregori, 1978), Francesco De Gregori dipinge «un mare di immagini di altissimo linguaggio poetico in canzone, violente, esplosive, immediate, da non starci a pensare su». Questa struggente successione di quadri poetici e musicali (la collina, il treno, il Natale, le lacrime e il ritorno), una delle piú intense della tradizione cantautoriale italiana, trova la sua guida testuale e ritmica in un delicato, ma saldo equilibrio di strutture metriche, figure retoriche e scelte lessicali, interne alle singole strofe e trasversali all’intero componimento: la loro decodifica può aiutare a comprendere la forza incalzante di questa «gran canzone di pace» (Roberto Vecchioni).
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Cimino, Silvia. "Ripensare a "La rimozione e il ritorno degli oggetti cattivi" attraverso qualche riflessione su un caso di analisi infantile." PSICOANALISI, no. 2 (December 2021): 29–36. http://dx.doi.org/10.3280/psi2021-002002.

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Анотація:
In questo scritto l'autrice tenta una rilettura del saggio di Fairbairn raccontando alcuni pas-saggi di un'analisi infantile. Gli oggetti cattivi interiorizzati sono presenti nella mente di tutti noi, anche se a livelli differenti. Il grado di cattiveria da cui sono caratterizzati, la natura con cui l'Io si identifica con tali oggetti e la forza delle difese che proteggono l'Io da tali oggetti, rap-presentano alcuni dei fattori fondamentali che definiranno le vicende di questi oggetti all'interno dell'apparato psichico. Dal materiale clinico presentato emerge come, quando il mondo interno si popola di "diavoli", intesi come oggetti cattivi liberati nell'inconscio, posso-no essere talmente terrificanti da non poter essere affrontati e, solo grazie al lavoro dell'analisi, possiamo sperare di trovare delle strade di possibile elaborazione psichica.
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Peloso, Paolo Francesco. ""Ritorno a Basaglia": una prospettiva possibile per la salute mentale? "Back to Basaglia": A possible perspective for mental health?" PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 4 (November 2022): 593–612. http://dx.doi.org/10.3280/pu2022-004005.

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Анотація:
Vengono ripresi alcuni problemi affrontati nel volume Ritorno a Basaglia? La deistituzionalizzazione nella psichiatria di ogni giorno (Peloso, 2022). La questione se per la psichiatria italiana di oggi possa essere utile guardarsi indietro, a Basaglia e più in generale agli anni delle lotte che hanno portato alla promulgazione della Legge 180/1978, e se questo sia ancora possibile in un'Italia e in un mondo che sono cambiati sotto molti aspetti, viene affrontata a tre livelli: quello dell'operatore, quello dei Servizi e quello dell'inclusione sociale. Viene concluso che certo, sotto molti aspetti le istanze egualitarie, libertarie e solidaristiche che favorivano la deistituzionalizzazione e la lotta contro l'esclusione sembrano oggi avere perso forza e questo rende, soprattutto al terzo livello, tutto più difficile. Tuttavia probabilmente ciò non è ancora vero al punto di togliere alla "scelta" che ciascuno di noi può compiere e alla responsabilità personale ogni spazio, e perciò Basaglia e i suoi anni rimangono, sotto molti aspetti, un punto di riferimento importante per orientare il lavoro d'aiuto tanto a livello dell'operatore che al livello dell'organizzazione e dell'azione dei Servizi di cura.
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D’Angelo, Paolo. "Il ritorno del trattato filosofico. Qualche osservazione sulla forma letteraria di Documentalità." Rivista di estetica, no. 50 (July 1, 2012): 245–53. http://dx.doi.org/10.4000/estetica.1488.

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Syryjczyk, Jerzy. "Powrót do przestępstwa w ujęciu prawa kanonicznego." Prawo Kanoniczne 48, no. 3-4 (December 10, 2005): 151–74. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2005.48.3-4.08.

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Анотація:
Larticolo tratta delle questioni riguardanti la recidiva giuridica alla luce e dei Codici di Diritto Canonico del 1917 e del 1983. Le norme di entrambi i Codici che regolano la punibilità dei pregiudicati appartengono ai sistemi molto liberali della punizione del ritorno a delinquere. Laumento facoltativo della pena riguarda propriamente quei rei nei quali si puo scorgere facilmente la pertinacia della cattiva volontà. Laumento della pena pero non puo avvenire automaticamente, condizionato solamente dalla condanna o dalla dichiarazione della pena. Il diritto canonico non conosce la cancellazione della condanna e la prescrizione della recidiva. Per questo motivo la recidiva non si verifica solo per il fatto del ritorno al delitto nel periodo del tempo stabilito dalla legge dopo la condanna (o la cessazione della pena). Tale condizione non è necessaria nel sistema canonico del diritto penale, perché la recidiva avviene quando esiste la pertinacia della cattiva volontà del reo, la quale non è legata strettamente alla scadenza del tempo previsto dalla legge penale. Se la recidiva avviene nelle condizioni stabilite dalla legge, il Codice del 1983 ne prevede alcune determinate conseguenze. Per questo possiamo parlare, in senso giuridico, di recidiva speciale, per distinguerla dalla recidiva generale che consiste in un qualsiasi ritorno a delinquere senza la possibilità di aggravare l’imputabilità penale. Tra gli elementi essenziali della recidiva il diritto canonico annoverava sempre la pertinacia, ossia la persistenza della cattiva volontà. Il fatto del ritorno al delitto definisce l’esistenza del cattivo proposito in forma accresciuta. Se pero il nuovo delitto viene commesso con colpa, la recidiva è esclusa.
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Di Cesare, Gianluigi, and Isabella Panaccione. "Erranza del sintomo e crisi identitaria. Riflessioni su adolescenza e pandemia." PSICOBIETTIVO, no. 3 (December 2021): 38–58. http://dx.doi.org/10.3280/psob2021-003003.

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La pandemia da COVID-19 ha avuto un impatto particolar¬mente severo sulla salute mentale degli adolescenti. In questo lavoro, gli autori osservano che le manifestazioni di disagio emotivo sono emerse soprattutto a partire dell'autunno 2020, quando cioè le restrizioni si sono allentate ed è stato tentato un graduale ritorno all'incontro con l'Altro. Ed è proprio il timore dell'incontro con l'Alterità che sembrerebbe aver portato alla luce le profonde fragilità identitarie dei più giovani. Di una generazione che, alla continua ricerca di un Simile rassicurante, fatica a completare fisiologicamente il percorso di sog¬gettivazione, e in cui persino l'angoscia pare incapace di prendere una forma, in una continua e inafferrabile "erranza del sintomo".
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Cavaggion, Giovanni. "Minoranze e opposizioni in un Parlamento marginalizzato." DIRITTO COSTITUZIONALE, no. 3 (November 2022): 95–124. http://dx.doi.org/10.3280/dc2022-003005.

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L'articolo studia il ruolo delle opposizioni e delle minoranze parlamentari alla luce delle trasformazioni in atto nella forma di governo italiana. A partire dalla stagione della "Se-conda Repubblica" il saldarsi dell'asse tra Governo e maggioranza parlamentare ha progressivamente ridotto i margini per la partecipazione dlle opposizioni e delle minoranze alla determinazione dell'indirizzo politico. La fine del bipolarismo e il ritorno a un sistema elettorale prevalentemente proporzionale sembrano avere aggravato anziché attenuare, le distorsioni in atto. L'articolo si interroga sui possibili rimedi, che potrebbero essere, alternativamente, la riaffermazione della centralità del Parlamento, ovvero l'introduzione di adeguati strumenti di tutela per le minoranze e le opposizioni parlamentari.
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C.S. Giraudi, Giorgio. "Geoeconomia: un concetto utile per comprendere meglio l'attuale (dis)ordine internazionale?" CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 2 (December 2022): 125–49. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2022-002006.

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Con l'introduzione del concetto di geoeconomia, Edward Luttwak indicava quella che a suo avviso sarebbe diventata la modalità egemonica di espressione della ineliminabile conflittualità interstatale nel mondo post guerra fredda. Questo articolo invece propone di utilizzare il concetto di geoeconomia in maniera differente, circoscrivendone l'applicazione all'insieme più specifico delle relazioni economiche e commerciali che vengono instaurate con finalità geopolitiche e potenzialmente coercitive. Ripercorrendo sinteticamente gli eventi storici chiave che hanno generato la crisi dell'ordine liberale, viene mostrato come un'analisi del diffuso ritorno a relazioni di tipo geoeconomico tra gli stati possa fornire un osservatorio privilegiato attraverso il quale cercare di comprendere meglio la competizione in atto per (ri)definire le infrastrutture essenziali, gli standard giuridici e le tecnologie che daranno forma e sostanza allo sviluppo economico e militare nei prossimi decenni.
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Rich, J. W. "Augustus's Parthian honours, the temple of Mars Ultor and the arch in the Forum Romanum." Papers of the British School at Rome 66 (November 1998): 71–128. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200004244.

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LE ONORIFICENZE PARTICHE DI AUGUSTO, IL TEMPIO DI MARTE ULTORE E L'ARCO NEL FORO ROMANOQuesto articolo esamina le onorificenze conferite ad Augusto in commemorazione dell'accordo con i Parti del 20 a.C. In Dio 54.8.3 è sostenuto che l'impresa fu celebrata con la costruzione di un arco trionfale e di un tempio dedicato a Marte Ultore sul Campidoglio. Quest'ultimo sarebbe stata la sede delle insegne recuperate nell'impresa. Tuttavia, il passaggio sostiene anche che Augusto fu accolto da un'ovazione al suo ritorno a Roma, episodio che si sa non essere vero. In questo articolo viene suggerito che le onorificenze che Dio riporta furono votate dal Senato e o respinte totalmente da Augusto o accettate in una forma modificata. Augusto accettò l'idea di un tempio dove tenere le insegne, ma insistette che questo fosse costruito non sul Campidoglio, ma nel suo progettato nuovo foro. L'idea di un nuovo arco venne invece respinta da Augusto. Tuttavia egli accettò che il triplo arco eretto nel foro romano in onore della vittoria di Azio fosse modificato per commemorare il recupero delle insegne. Ulteriori onorificenze offerte ad Augusto al suo ritorno a Roma nel 19 a.C. includono un carro associato al proposto tempio di Marte Ultore; Augusto accettò che questo fosse eretto nel foro augusteo, e può quindi essere identificato con il carro menzionato nelleRes Gestae35.Tali questioni fanno nuova luce sulla concezione e sul significato simbolico del foro augusteo e del tempio di Marte Ultore e forniscono una nuova soluzione all'annoso problema dell'arco di Augusto nel foro romano. Questo articolo ha anche un più ampio significato, quale illustrazione del modo in cui i processi onorifici potessero fungere da dialogo tra i sudditi e l'imperatore.
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Caffi, Claudia. "La mitigazione: tappe di un itinerario di ricerca." Normas 7, no. 1 (June 23, 2017): 4. http://dx.doi.org/10.7203/normas.7.10421.

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In questo articolo richiamerò i punti salienti del modello linguistico pragmatico integrato che ruota intorno al concetto multilivellare e multidimensionale di «mitigazione» (Caffi 2001, 2007) focalizzando l’attenzione su alcuni aspetti che sono stati lasciati in ombra o che, pur ribaditi in diverse sedi, non sono stati sufficientemente intesi, e aggiornandoli alla luce delle mie ricerche più recenti. Di un lungo percorso, con diverse digressioni e ritorni, riassumerò in forma distillata alcune tappe fondamentali per accennare infine ad alcune prossime tappe. Più specificatamente, il presente contributo si articola in tre parti che hanno i seguenti scopi: richiamare alcune definizioni, punti chiave e sfondi teorici alla base del mio modello. Con un’operazione selettiva molto drastica, metterò in risalto i concetti che ritengo fondamentali;richiamare il criterio euristico alla base delle tipologie formali e funzionali proposte in Caffi (2001, 2007); accennare all’estensione delle applicazioni del modello, in diamesia e diafasia, a un genere particolare di testo scritto, il testo scientifico di ricerca biomedica.
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Gelli, Bianca R. "L'asimmetria dei generi come problema politico. Uno sguardo sulle attuali teorie femministe." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 2 (February 2011): 11–20. http://dx.doi.org/10.3280/psc2010-002002.

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Il discorso, prendendo le mosse dall'elaborazione teorica femminista, si incentra sull'uomo/donna tuttora presente nel privato come nei vari ambiti del sociale, pur in presenza delle trasformazioni culturali e politiche. Data per affermata l'incoercibile differenza uomo/donna, due i percorsi teorici lungo i quali l'A si muove, passando dall'uno all'altro: - evidenziare, partendo dalla differenza, uno spazio intermedio dove il confronto e il dialogo possano articolarsi declinando Io/Tu nel. Il che prelude, passando dal rapporto individuale a quello di comunità allargata, a una politica di pacificazione e democrazia (Irigaray); - considerando la differenza come differenza, individuare, in una nuova forma di materialismo, nel ritorno al corpo come mente incarnata, il luogo della enunciazione della parola della Donna, come soggetto in divenire (Braidotti). Le profonde trasformazioni del postmoderno portano al realizzarsi di un utopia ovvero al divenire maggioranza delle donne e deglicomedall'uomo, attualmente in crisi.
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Giglio, Francesco. "L'irrappresentabile ombelico del trauma. Sul dibattito scaturito dall'articolo di Howard B. Levine." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 1 (February 2022): 131–38. http://dx.doi.org/10.3280/pu2022-001015.

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Freud, pur passando dall'ipotesi del trauma psichico accaduto a quella della mera interpretazione soggettiva, manterrà sempre la tesi di eziopatogenesi traumatica delle nevrosi. Da qui l'importanza del trauma, concetto rispetto al quale Howard Levine (2021) segnala un'esigenza psicoanalitica condivisa di maggiore coerenza. Simile necessità, insieme clinica e teorica, passa dalla rinnovata attenzione al registro simbolico, al trauma del linguaggio e alle dolorose parole originarie che han-no generato il soggetto. Fuori dalle sterili contrapposizioni immaginarie fra trauma davvero acca-duto o solo interpretato dal soggetto, oppure tra affetti, corpo e parole, un trauma è reso tale dall'esito distruttivo sulla trama simbolica. Il ritorno del trauma infantile nella forma di avveni-menti attuali rinvia all'inadeguato trattamento simbolico della vicenda traumatica. Occorre allora che il lavoro clinico, ove possibile, si concentri sulle parole, pur dense di affetti, affinché l'antica vicenda cessi di ripetersi per diventare definitivamente passato.
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Calzati, Stefano. "Cross-medialità odeporica: dai blogs all’intelligenza artificiale." Texto Digital 15, no. 1 (August 21, 2019): 95–111. http://dx.doi.org/10.5007/1807-9288.2019v15n1p95.

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In questo articolo si esplorano alcune forme di cross-medialità digitale della letteratura di viaggio: i blogs, i social network, le apps e il caso estremo in cui è una forma di Intelligenza Artificiale (IA) ad essere in controllo della stesura del testo. Dopo aver evidenziato la difficoltà di trovare una definizione condivisa degli scritti odeporici, si propone di considerarli non solo come un genere, ma anche come una prassi testuale che emerge dal viaggiare e dallo scrivere intese come pratiche sociali. Da questa prospettiva pragmatica si sottolinea il fatto che più la tecnologia è protagonista nel modo di concepire e mettere in forma (digitale) un viaggio, più tale esperienza e la sua testualizzazione sono oggettificate e trasformate in meri atti tecno-linguistici. Nel caso invece in cui un’IA è (messa) in controllo della narrazione, come l’esperimento 1 the Road mostra, si ritorna a una forma di testualizzazione che richiama gli hypomnemata degli antichi Greci, aprendo una nuova strada per una discussione sul piacere letterario, l’autorialità, e l’emergenza (forse) di un tecno-sé.
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Jakopin, Franc. "Liliana Spinozzi Monai, Dal Friuli Alla Russia. Mezzo secolo di storia e di cul­ tura. In margine all'epistolario (1875-1928) Jan Baudouin de Courtenay. Società Filologica Friulana, Udine 1994." Linguistica 35, no. 2 (December 1, 1995): 332–34. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.35.2.332-334.

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Questo libro rappresenta una preziosa novità scientifica nel campo della slavistica e della friulanistica. Vi sono pubblicate le lettere, le cartoline postali inviate da intellet­ tuali friulani (in parte anche italiani) e beneciani (filologi, etnografi, storici, avvocati, ecc.) allo studioso polacco Baudouin de Courtenay che, nei primi anni settanta dello scorso secolo, in qualità di docente di linguistica slava all'Università di Pietroburgo, ap­ pena ventottenne si recò nella Slavia Friulana e in altri luoghi del Friuli al fine di com­ piere delle ricerche sui relativi dialetti slavi, o più precisamente sloveni. Nei quattro de­ cenni successivi vi ritornò otto volte e pubblicò uno studio basilare sui dialetti resiani e altri contributi su Resia e i suoi abitanti, nonché ricco materiale sia sul dialetto di Resia che quello del Torre (Opyt fonetiki rez'janskich govorov, 1875 - Saggio di fonetica delle parlate resiane; Materialy dlja južnoslavjanskoj dialektologii i etnografii 2. Obrazcy jazyka na govorach Terskich Slavjan v sevemovostočnoj ltalii, 1904). II mate­ riale dialettale raccolto nelle valli del Natisone, rimasto in forma manoscritta, viene pubblicato nel 1988 da Liliana Spinozzi Monai (con commento folklorico di M. Matičetov) presso l'Editoriale Stampa Triestina con ii titolo "Materiali per la dialettolo­ gia e l'etnografia slava meridionale 4. Testi popolari in prosa e in versi raccolti in Val Natisone nel 1873".
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Cristin, Renato. "Verità e libertà come fundamenti del circolo fenomenologico." Investigaciones Fenomenológicas, no. 4-I (January 15, 2014): 93. http://dx.doi.org/10.5944/rif.4-i.2013.29740.

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Il tema principale del saggio è un’interpretazione del metodo fenomenologico che, focalizzando la questione dell’identità, ne mette in evidenza il lato trascendentale ed egologico. L’obiettivo è il recupero dell’idea di filosofia come scienza rigorosa e il conseguente ritorno alla centralità del soggetto fenomenologico-trascendentale.Viene introdotto il concetto di circolo fenome-nologico, con il quale si intende indicare la ricorsività della riduzione e la necessità di restare in essa, per mantenere il livello fenomenologico dell’esperienza e della conoscenza. Si tratta di una circolarità virtuosa, non solo perché è produttiva, ma anche perché procede attraverso una costante messa fra parentesi dei risultati e una continua riapertura degli orizzonti. Il circolo fenomenologico è un continuo campo di rimandi, caratteristico anche della correlazione noetico-noematica, tra l’io e il mondo, tra la libertà de-ll’atteggiamento e la verità dell’evidenza, un campo polarizzato i cui elementi si relazionano incessantemente e dal quale l’io esce con l’obiettivo però di farvi ritorno. L’io trascendentale dev’essere libero di compiere questo ritorno a se stesso, perché dentro di sé risiede la verità. Questa circolarità è dunque generatrice di libertà per quanto riguarda l’esercizio del metodo del “vedere fenomenologico”, e portatrice di verità per quanto riguarda l’esito del metodo stesso.Viene sottolineato come l’aspirazione fenomenologica a “vivere nella verità” sia uno sforzo per ricostituire quella verità fluente rappresentata dalla vita della soggettività nel terreno del mondo-della-vita. L’epoché, in quanto “totale rivolgimento esistenziale”, diventa il perno di uno stile di vita rivolto alla verità. Per la fenomenologia, vivere nella verità vuol dire vivere nella libertà, perché se la verità scaturisce dall’epoché, e se quest ’ultima si realizza come “sguardo veramente libero”, allora la verità non è solo legata alla libertà, ma ne è anche dipendente.Si sostiene qui che la soggettività fenomenologico-trascendentale rappresenta la chiave per una svolta rispetto alla situazione culturale attuale, nella quale il concetto di “io” è diventato uno dei principali bersagli critici. Viene mostrato come la soggettività sia collegata al metodo: infatti, annota Husserl in un manoscritto del 1924, “la soggettività è il mio tema, ed è un tema puro e in sé conchiuso, indipendente. Mos-trare che e come ciò sia possibile è il compito della descrizione del metodo della riduzione fenomenologica. Il “tema” di Husserl è dunque il suo compito filosofico e la sua missione esistenziale.Da qui si può interpretare anche la fenomenologia dell’intersoggettività sul piano storico-fattuale: la teoria fenomenologica dell’esperienza dell’estraneo non va confusa con i problemi della multiculturalità né tanto meno con le retoriche dell’alterità, ma è un’istanza che ripropone oggi l’antica questione della filosofia che si determina come ethos della theoria e quindi come “ragione pratica”, un’istanza che rimette al centro dell’attenzione quel fondamento che rischia di andare perduto nell’anonimato della tecnoscienza e nell’indistinto di una forma culturale globalizzata e globalizzante, un’istanza che richiama tutti noi a ritornare a ciò che Husserl chiamerebbe la costituzione originaria di senso della civiltà europea.El tema principal del paper es una interpretación del método fenomenológico que, enfocando la cuestión de la identidad, pone en evidencia su dimensión trascendental y egológica. El objetivo es el rescate de la idea husserliana de filosofía como ciencia rigurosa o estricta y el consiguiente regreso a la centralidad del sujeto fenomenológico-trascendental.Se introduce el concepto de círculo fenomenológico, que alude a la recursividad de la reducción y la necesidad de permanecer en ella, para mantener el nivel fenomenológico de la experiencia y del conocimiento. Se trata de una circularidad virtuosa, no sólo porque es productiva, sino porque avanza a través de una constante puesta entre paréntesis de los resultados y una continua reapertura de los horizontes. El círculo fenomenológico es un infinito campo de rebotes referenciales –propio en primer lugar de la correlación noético-noemática– entre el ego y el mundo, entre la libertad de la actitud y la verdad de la evidencia, un campo polarizado cuyas partes se relacionan incesantemente y del cual el ego sale (o se expone) pero con el objetivo de volver a entrar. El ego trascendental debe ser libre de cumplir este retorno a sí mismo, porque dentro de sí reside la verdad. Esta circularidad es entonces generadora de libertad por lo que se refiere al ejercicio del método del “mirar fenomenológico”, y portadora de verdad por lo que se refiere al resultado del método mismo.Se subraya la aspiración fenomenológica a “vivir en la verdad” como esfuerzo que se propone reconstruir esa verdad fluyente constituida por la vida de la subjetividad en el terreno del mundo de la vida. La epoché, en tanto “total transformación existencial”, se vuelve el perno de un estilo de vida orientado hacia a la verdad. Para la fenomenología, vivir en la verdad quiere decir vivir en la libertad, porque si la verdad surge de la epoché, y si esta última se realiza como “mirada verdaderamente libre”, entonces la verdad no está sólo ligada a la libertad, sino que resulta dependiente de ella.Se sostiene que la subjetividad fenomenológico-trascendental representa la clave para un viraje respecto de la situación cultural que prevalece en la actualidad, en la cual el concepto de “yo” se ha vuelto uno de los principales blancos de crítica. Se muestra aquí la radicalidad del nexo entre la subjetividad y el método. En un manuscrito de 1924 Husserl efectivamente anota: “la subjetividad es mi tema, y es un tema puro y en sí completo, independiente. Mostrar que ello es posible y de qué manera, es el cometido de la descripción del método de la reducción fenomenológica”. El “tema” de Husserl es por lo tanto su cometido filosófico y su misión existencial.A partir de aquí es posible interpretar también la fenomenología de la intersubjetividad a nivel histórico-fáctico: la teoría fenomenológica de la experiencia del extraño no debe ser confundida con los problemas de la multiculturalidad ni, menos aún, con las retóricas de la alteridad, sino que es una instancia que vuelve nuevamente actual la antigua cuestión de la filosofía que se determina como ethos de la theoria y por ende como “razón práctica”, una instancia que vuelve a poner al centro de nuestra atención ese fundamento que corría el riesgo de perderse en el anonimato de la tecnociencia y en lo indistinto de una forma cultural globalizada y globalizante, una instancia que reclama un retorno, de parte de todos nosotros, a lo que Husserl llamaría la constitu-ción originaria de sentido de la civilización europea.
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Biorcio, Roberto, and Paolo Natale. "LA MOBILITÀ ELETTORALE DEGLI ANNI OTTANTA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no. 3 (December 1989): 385–430. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008649.

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IntroduzioneLo studio della mobilità elettorale si ricollega per diversi aspetti al dibattito sulle tendenze generali del mercato elettorale in Italia e alla problematica legata ai tipi di voto. Lo studio delle forme che può assumere la mobilità elettorale costituisce però, a nostro avviso, un tema dotato comunque di una sua autonoma specificità. Le forme che assume il passaggio da una scelta di voto ad un'altra dipendono sia dalle modifiche di posizionamento dei partiti nell'ambito della competizione elettorale, sia dalle modalità secondo cui i cittadini-elettori si rapportano ad essi e, più in generale, vivono il proprio rapporto con la sfera politica e le istituzioni.Si possono individuare nella scelta dell'elettore diverse componenti analitiche (cfr. Parisi e Pasquino 1977; Pizzorno 1983 e 1986, Mannheimer e Sani 1987), riconducibili, a nostro avviso, ad alcune peculiari logiche motivazionali. Si può cogliere anzitutto unalogica dell'identificazione,secondo cui l'elettore esprime adesione e solidarietà rispetto a qualche tipo di identità collettiva che ritiene rappresentata in una delle proposte di voto in competizione. Le identità collettive che costituiscono il referente necessario per questo tipo di logica motivazionale possono essere già presenti nella società — e semplicemente trascritte o trascrivibili in una delle possibili opzioni di voto — oppure essere costituite dal «discorso identificante» dei politici (Pizzorno 1983). Oppure ancora essere una combinazione di entrambe queste possibilità. Si può poi riconoscere nell'elettore l'esistenza di unalogica dell'utilità(o della razionalità strumentale rispetto allo scopo), quando il voto appare finalizzato a favorire (oppure ad ostacolare) tendenze politiche e/o provvedimenti specifici, in base ad un proprio calcolo degli interessi. Insieme a queste due, si può considerare una terza componente analitica nel comportamento elettorale — definibile comelogica della protesta— che esprime motivazioni prevalentemente «in negativo» rispetto al voto o rispetto al tradizionale sistema dei partiti; questa logica emerge quando i partiti esistenti non riescono a suscitare sufficiente identificazione nell'elettore, né a rappresentarne le domande sociali. La logica della protesta si può esprimere non solo con l'astensionismo (attivo o passivo), ma anche con il voto per alcuni dei «nuovi partiti» formatisi negli anni settanta e ottanta come espressione di diverse forme di protesta politica o sociale.È evidente che queste diverse logiche motivazionali possono coesistere nello stesso atto di scelta, con un peso che può variare in base alle caratteristiche dell'elettore, alla congiuntura politico-sociale e al tipo di elezione. Quello che interessa al nostro studio è la relazione fra queste logiche di voto ed i processi di mobilità elettorale: come il peso specifico delle diverse logiche motivazionali può fare variare siale probabilitàdi mutamento delle precedenti scelte di voto, siale formeed ilsensoche questo mutamento può assumere.La logica della identificazione — declinata nelle forme più diverse — costituisce ovviamente la base della fedeltà elettorale di partito o, almeno, di «area politica». Per gli elettori che nel voto esprimono soprattutto una esigenza di identificazione, la probabilità di mutamenti è ridotta, e l'abbandono delle precedenti scelte assume un carattere «traumatico», che si può leggere come segno di un generale processo di ri-orientamento politico-esistenziale. Il passaggio diretto ed immediato da una identificazione ad un'altra è un evento che si verifica raramente. Gli elettori che scelgono di non votare più per un partito in cui si erano identificati sperimentano una fase di relativa incertezza, nella quale possono acquistare maggior peso, almeno transitoriamente, le logiche della protesta o quelle del calcolo delle utilità.La logica della utilità si esprime in un «calcolo dei vantaggi» che si può riferire tanto a interessi individuali e particolaristici (voto clientelare), quanto a quelli di gruppo o di categoria, fino ad assumere come riferimento interessi più generali (voto di opinione). Il calcolo dei vantaggi di ogni scelta di voto è funzione delle caratteristiche specifiche e congiunturali delle diverse scadenze elettorali. Ci si può aspettare che quanto più pesa, nella scelta del singolo elettore, la logica della utilità, tanto più sono probabili, almeno in linea di principio, i cambiamenti delle opzioni di voto.Anche la logica della protesta, se non è accompagnata da forte identificazione in un partito vissuto come rappresentante significativo della protesta sociale, fornisce un notevole contributo alla instabilità elettorale: in questo caso è l'atto stesso di abbandono delle precedenti scelte partitiche che diviene il veicolo più importante per l'espressione del risentimento dell'elettore.Si è rivolta l'attenzione a diversi tipi di mutamento nel comportamento elettorale, analizzando in particolare:1)i cambiamenti di voto all'interno del gruppo dei 7-8 partiti tradizionalmente presenti — nel dopoguerra — nelle competizioni elettorali: la mobilità in questo caso può essere interpretata come l'esito di un giudizio razionale sugli effetti dell'opzione elettorale sul quadro politico, o su una serie di politiche specifiche;2)i cambiamenti di voto da uno dei partiti tradizionali alla esplorazione di nuove possibilità di espressione elettorale — nella scelta di votare, ad esempio, per uno dei partiti emersi negli anni settanta ed ottanta, o per qualcuna delle liste che si caratterizzano su specificheissues(pensioni, ecologia, identità regionali, ecc.);3)il cambiamento dal voto al non voto, che può essere letto come diminuzione del livello di identificazione (visto dal lato dell'elettore) o nella capacità di mobilitazione (visto dal lato del partito) di una determinata opzione partitica;4)il ritorno dal non voto (non partecipazione alla votazione o non espressione di voto valido) al voto per una delle liste presenti nella competizione elettorale, che può dipendere dalla accresciuta capacità di suscitare mobilitazione ed identificazione da parte di una delle forze politiche presenti, oppure dalla particolare rilevanza soggettivamente attribuita ad una specifica tornata elettorale.Lo studio empirico delle forme di mobilità elettorale presenta — come è noto — particolari difficoltà, sia perché ciascuna di esse coinvolge quote limitate del corpo elettorale sia, più in generale, per l'ovvio motivo che non sono disponibili registrazioni — a livello individuale — delle scelte di voto e delle loro variazioni fra una elezione e l'altra. A causa di tali difficoltà e per ovviare ai problemi specifici di ciascuna delle tecniche di analisi, nel nostro studio sulla mobilità elettorale 1983-87 abbiamo fatto riferimento a risultati di ricerche realizzate con diversi metodi: analisi di dati raccolti tramitesurvey,analisi di dati elettorali aggregati a vari livelli, stime dei flussi elettorali in alcune città e stime di flussi a livello nazionale basate sui dati rilevati in un insieme di sezioni-campione. E nostra opinione che sia legittimo e necessario utilizzare nella ricerca i diversi metodi a disposizione, con la consapevolezza dei vantaggi e dei problemi metodologici che ciascuno di essi pone: soltanto l'attenta comparazione dei risultati ottenuti da diverse fonti può convalidare o, nel caso, porre seri interrogativi sulle ipotesi sostantive via via formulate. In questa sede il nostro interesse è rivolto ai risultati ottenuti con le diverse metodologie, più che alla discussione delle metodologie stesse, per la quale rimandiamo ad altre sedi.
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Bellini, Rosetta. "Nuovi scenari di cura nella medicina tecnologica: cronicità della malattia e la sua evoluzione." Medicina e Morale 60, no. 4 (August 30, 2011). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2011.160.

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Il progresso compiuto dalla medicina in tutti i suoi settori fa emergere sempre più questioni che non sono più solo di tipo clinico ma che anche inevitabilmente pongono interrogativi di tipo etico. Attraverso gli strumenti che la scienza offre si è portati a riflettere non solo sulla validità clinica di una scelta circa un percorso di cura e l'iter attraverso cui affrontarlo, ma anche sull'opportunità di intraprenderlo, sulla proporzionalità dell'intervento e sull'effettivo beneficio. La professione medica nell'analisi di un riscontro sociale, è continuamente a confronto con i vari punti di vista per cui non sempre la soluzione felice di un caso appare uguale anche per gli altri. L'etica medica considera l'individuo come un agente morale, come persona in toto i cui diritti devono essere rispettati per quanto riguarda le decisioni sulla propria vita. L'evoluzione della ricerca scientifica ha completamente sconvolto la fase di progressiva transizione verso il termine della vita, portandolo ad un rilevante prolungamento della durata media, di fronte anche ad un male degenerativo, suggerendo l'approccio alla malattia con strumenti atti a conciliare un equilibrio, anche quando la cura non vuol dire per forza guarigione. L'obbiettivo da tutelare e realizzare è l'attenzione per il malato, perseguire il suo migliore interesse di fronte alle più svariate fasi delle patologie croniche, ricorrendo ai più attuali sistemi di cura, per il vantaggio psico-fisico del paziente e per una corretta ed etica gestione delle risorse disponibili offerte. L'approccio con il malato non si traduce solo come cura del corpo ma anche come attenzione agli aspetti psicologici, la cui mancata considerazione rischia di amplificare i sentimenti di disagio, solitudine e dolore. Il rapporto con il malato include molto spesso un'equipe di medici che collaborano con i suoi familiari, portando avanti un ideale di assistenza umanizzata, proprio perchè a volte un paziente desidera empatia e comprensione oltre la semplice terapia medica, favorendo così un percorso di sollievo al suo stato. La valutazione della qualità della vita o della diversa condizione di salute, è del tutto soggettiva: ogni individuo è assolutamente unico ed irripetibile, con i suoi valori e le sue scelte di libertà che rispecchiano la propria dignità e ne esprimono il rispetto, anche quando, spesso, ci si trova di fronte a un punto di non ritorno. ---------- The progress achieved in all fields of medicine does not longer raise clinical issues only, but also ethical ones. The instruments that science offers lead us to think not only about the clinical validity of the choice of therapy and the process to deal with, but also about the opportunity of undertake it, the proportionality of intervention and the actual benefits. Hardly a good solution seems to be good to others, because, in the analysis of a social comparison, the medical profession is always compared with various points of view. Medical ethic considers the individual as a person and a subject whose rights and decisions regarding its life, are binding. The evolution of scientific research has completely unsettled the phase of gradual transition to the end of life, bringing it to a relevant protraction of the average lifespan, even in case of degenerative condition, suggesting the approach to disease with instruments able to strike a balance, even when therapies don’t bring to healing. The goal to achieve is the care for the patient, to pursue his personal interest in all the phases of a chronic pathology resorting to the most up-to-date medical approaches, to take the best of patient’s psychophysical resources but with a correct and ethical resource management too. The approach to the patient does not include the healing only, but the care of patient’s state of mind, because a careless approach would increase patient’s malaise, his feelings of loneliness and pain. The relation with a sick person often includes a team of medics co-operating with patient’s family, pursuing an ideal of humanized medical assistance, because sometimes a patient needs empathy and comprehension beyond medical therapy. The quality-of-life evaluation or the different health condition, is utterly subjective: every single person is absolutely unique, with his value system and his choices reflecting his dignity even when, often, approaching a point of no return.
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Heyer-Caput, Margherita. "Soggetti nomadi alla ricerca delle Terre promesse (2017) di Milena Agus." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies, November 11, 2020, 001458582097122. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820971222.

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Una delle interpreti di maggior successo della Primavera Letteraria Sarda e della narrativa italiana contemporanea al femminile, Milena Agus offre nel suo ultimo romanzo, Terre promesse, un’espressione originale di scrittura come poiēsis, in cui l’atto del narrare si configura come forza creativa capace di plasmare la realtà attraverso la riflessione. Partendo dal significato diacronico del concetto di poiēsis, in particolare nei suoi sviluppi modernisti attraverso la riflessione di Martin Heidegger, questa analisi testuale segue la ricerca di una mitica “terra promessa” di tre generazioni sarde attraverso la struttura tripartita del romanzo. Nel corso di un ampio arco di tempo che va dall’immediato secondo dopoguerra attraverso il boom economico degli anni Sessanta fino al tardo capitalismo del terzo millennio, lungo un altrettanto ampio percorso migratorio da “la Sardegna” a “il Continente” a “l’America” con molteplici andate e ritorni, Felicita emerge come l’unico personaggio capace di raggiungere “terre promesse”. Felicita, per la sua accettazione costruttiva della fluidità dell’esistenza, incarna la soggettività nomade proposta da Rosi Braidotti, e diviene agente di trasformazioni dinamiche infuse di un’etica dell’affermazione. Nell’inerente nomadismo di Felicita ed attraverso la sua creatività poietica, l’autrice persegue “pratiche della speranza” per plasmare una comunità più inclusiva perché trans-gressiva.
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Cazzetta, Giovanni. "Código Civil e Nação: do “Risorgimento” ao Ocaso do Estado Liberal." Cadernos do Programa de Pós-Graduação em Direito – PPGDir./UFRGS 10, no. 1 (August 6, 2015). http://dx.doi.org/10.22456/2317-8558.57085.

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CÓDIGO CIVIL E NAÇÃO: DO “RISORGIMENTO” AO OCASO DO ESTADO LIBERAL* CODICE CIVILE E NAZIONE: DAL RISORGIMENTO AL TRAMONTO DELLO STATO LIBERALE CIVIL CODE AND NATION: FROM THE ITALIAN UNIFICATION (RISORGIMENTO) TO THE DECLINE OF THE LIBERAL STATE Giovanni Cazzetta** RESUMO: O objetivo fundamental da classe dirigente empenhada em completar o “Risorgimento” foi traduzir a Unidade em unificação legislativa: rechaço da “unidade na diversidade”, compressão das autonomias, realização de uma administração central forte (pelo menos no papel) e de uma capilar difusão dos aparelhos burocráticos na periferia, que se apresentavam como escolhas obrigatórias para superar os particularismos e os interesses municipais, para “impor unidade”, dar uma mesma forma às instituições, impedir retornos ao passado. Mais além da efetiva força do centralismo, a unificação legislativa imposta pelas leis se apresentava como lógico desenvolvimento da Unidade, como seu “complemento” e “garantia”. Superando finalmente as divisões e privilégios das pequenas pátrias regionais, o Estado italiano como nova entidade soberana capaz de “encarnar a unidade nacional nas leis” impunha – por “suprema e fatal necessidade” – uma forma institucional e regras de convivência civil que finalmente eram uniformes para todos os italianos. A relação entre Unidade e unificação legislativa se apresentava, contudo, bem mais complexa que aquilo que surgisse da representação realista da necessidade de dar finalmente à Itália um direito comum e impedir retornos à fragmentação política e jurídica do passado. PALAVRAS-CHAVE: Estado Unitário. Estado Centralizado. Unificação Legislativa. Código Civil Italiano de 1865. Risorgimento. RIASSUNTO: Obiettivo fondamentale della classe dirigente impegnata a completare il Risorgimento fu di tradurre l’Unità in unificazione legislativa: rifiuto della «unità nella diversità», compressione delle autonomie, realizzazione di un’amministrazione centrale forte (almeno sulla carta) e di una capillare diffusione degli apparati burocratici nella periferia si presentavano come scelte obbligate per superare particolarismi e interessi municipalistici, per «imporre unità», dare una medesima forma alle istituzioni, impedire ritorni al passato. Al di là dell’effettiva forza del centralismo, l’unificazione legislativa imposta con le leggi si presentava come logico sviluppo dell’Unità, come suo «complemento» e «garanzia». Superando finalmente le divisioni e i privilegi delle piccole patrie regionali, lo Stato italiano come nuova entità sovrana capace di «incarnare l’unità nazionale nelle leggi» imponeva – per «suprema e fatale necessità» – una forma istituzionale e regole della convivenza civile finalmente uniformi per tutti gli italiani. Il rapporto tra Unità e unificazione legislativa si presentava, però, ben più complesso di quanto non emerga dalla realistica rappresentazione della necessità di dare finalmente all’Italia un diritto comune e impedire ritorni alla frammentazione politica e giuridica del passato. PAROLE CHIAVE: Stato Unitario. Stato Centralizzato. Unificazione Legislativa. Codice Civile Italiano del 1865. Risorgimento.. ABSTRACT: The main objective of the ruling class committed to complete the “Italian unification” (Risorgimento) was to translate the unit in legislative unification: rejection of “unity in diversity”, compression of the autonomies, development of a strong central government (at least on paper) and of a capillary diffusion of the bureaucratic apparatuses in the periphery, which showed up as mandatory choices to overcome particularisms and municipal interests, to “impose unity,” to give the same form to institutions, to prevent returns to the past. Beyond the effective power of centralism, the legislative unification imposed by the legislation showed up as logical development of Unity, as its “supplement” and “guarantee”. Finally overcoming the divisions and privileges of small regional homelands, the Italian State as a new sovereign entity able to “embody national unity in the laws” imposed – by “supreme and fatal necessity” – an institutional form and civil coexistence rules that ultimately were uniform for all Italians. The relation between Unity and legislative unification as such, however, was much more complex than what arose from the realistic view of the need to give Italy at last a common law and prevent recurrences of political and legal fragmentation of the past. KEYWORDS: Unitary State. Centralized State. Legislative Unification. Italian Civil Code of 1865. Italian Unification (Risorgimento). SUMÁRIO: 1. A unidade nas leis. 2. Código civil, unidade nacional e unidade do direito. 3. Código civil e cidadania proprietária. 4. Código nacional e universalidade do direito. 5. Código civil e reformas. 6. Código civil e sistema. 7. Ocaso do Estado liberal e fragmentação da unidade do direito. Referências.* O texto reproduz intervenção na sessão “Le culture politiche dell’Italia unita e l’idea di Codice” do Convênio I valori della convivenza civile e i Codici dell’Italia unita, organizado na Accademia dei Lincei pela Unione dei Privatisti (Roma, 15-16 nov 2011). Publicação original em italiano em: CAZZETTA, Giovanni. Codice civile e nazione. Dal Risorgimento al tramonto dello Stato liberale. In: RESCIGNO, Pietro; MAZZAMUTO, Salvatore (orgs.). I valori della convivenza civile e i codici dell’Italia unita. Torino: Giappichelli, 2014. p. 21-43. Tradução para a língua portuguesa por Alfredo de J. Flores (PPGDir-UFRGS).** Giovanni Cazzetta é professor ordinário de História do direito medieval e moderno na Universidade de Ferrara, Itália. Atualmente dirige os “Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno”.
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