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Дисертації з теми "Regolazione Europea"

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1

PELOSO, ADRIANO. "La regolazione europea dei mercati:modelli a confronto." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2016. http://hdl.handle.net/10281/102058.

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Анотація:
The object of this research concerns the analysis of the phenomenon of regulation, in the context of European expression, which is articulated through the study of acting regulatory markets of banking and energy, which were affected by different expressions, both functional Structural public intervention. This approach allows to make an evaluation of the different mechanisms through which wind through the phenomenon of regulation, in order to draw some considerations, in comparative terms, the connotations and principles underlying the operation of the system of European regulation. In particular, they are subject to compare different models market regulators of the banking and energy sectors.The first part of research was focused on finding the so-called "common elements" of the phenomenon of regulation: the study of the matter, on the one hand, led to regard the market as part of the constant adjustment and, in hindsight, true unifying element the different forms of expression of public action in the economic field. On the study of these two elements it is based legal analysis of individual models of intervention in the markets, and the specific functions and purposes acquitted by the action of adjustment. Equal importance is the phenomenon of the change of the ways of public intervention, which was detected with particular regard to the wide diffusion of instruments of regulation of public and private law.The initial intention is to determine whether the complex structure of the European regulatory system is inspired by principles and best pratices applied uniquely in every branch and whether the regulatory cornerstones of action have not changed over time. Secondly, it examined whether the application of different models of supranational cooperation in the various sectoral expressions, also bring to an easy convergence of objectives set by the European policies in the sector. Finally, it has been analyzed the different organizational and procedural purposes with which they are pursued. Following this comparative analysis of the identified models, they were necessary some final thoughts on the different types of regulation implemented in Europe, and what is the road taken by the European legislator for the achievement of the proposed uniform regulatory framework of the European Union. The emergence of the organizational models of the European network of national regulators and bodies fitting confirmed the need for greater exchange of information and best practice between national regulators. This cooperative is carried out fully support [advantage] of action functional of the European Commission and, therefore, leads to suppose the only "centralization of cooperative choices at European level (particularly in areas such as energy and electronic communications) under ' umbrella of harmonization desired by the pro competitive ".Such preliminary construction, even partially acceptable, must contend with the view of establishing genuine European regulators, have structures and autonomous functions that do not coincide with the structure of the "network" of regulators. In this regard, at the conclusion of this research, he wanted to come to a (at least) a preliminary response to the issue introduced with the analysis of the birth of the new European Regulators and if so, these organizations represent the first step for the formation of a control system, no longer represented by the close cooperation between the Commission and national regulators, but rather consists of a "center of attribution of the unitary European regulation of industry."
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2

Liberati, Matteo. "La tutela giurisdizionale degli individui nell'azione delle agenzie europee di regolazione." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2012. http://hdl.handle.net/10077/7731.

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Анотація:
2010/2011
La tesi di dottorato affronta il problema del tutela giurisdizionale e procedimentale degli individui interessati dall'azione delle agenzie europee di regolazione. Essa si sviluppa su tre capitoli. Il primo, di carattere introduttivo, è dedicato alla descrizione dei tratti principali del fenomeno di agentificazione. La nascita e l'ulteriore sviluppo di questi uffici decentralizzati sono esaminati nel più ampio contesto dell'evoluzione dei modelli dell'azione regolatoria e amministrativa europea. Le agenzie comunitarie di regolazione, in particolare, sembrano potersi ricondurre al modello della c.d. integrazione decentrata. L'inquadramento del fenomeno di “agentification” nell'alveo dei sistemi regolatori europei viene a costituire la base concettuale per la delimitazione dell'ambito soggettivo dell'indagine, dedicata alle agenzie che operano nelle materie e/o settori di intervento prima ricadenti nel c.d. pilastro comunitario e che presentano caratteri di fondo omogenei. Vengono, inoltre, esaminati il problema dell'individuazione della base giuridica corretta per la creazione di questi nuovi organismi e quello parallelo dei limiti della delegazione di poteri dalla Commissione alle agenzie (nel tentativo di verificare l'attualità della giurisprudenza Meroni e la validità della c.d. transmission belt theory). È, poi, affrontato il punctum pruriens dei meccanismi di vigilanza e controllo politico, finanziario e giurisdizionale predisposti dal diritto originario e derivato nei confronti delle agenzie di regolazione. Sulla scorta della pregressa sistemazione dogmatica si procede alla rassegna dei modelli di classificazione proposti dalla dottrina e dalle stesse istituzioni europee: si distinguono, quindi, le agenzie dotate del potere di adottare atti giuridicamente vincolanti nei confronti dei terzi (o, più latamente, di poteri di amministrazione attiva) e agenzie che tale prerogativa non hanno e che svolgono principalmente funzioni di raccolta e analisi dati e/o consultivi. Il problema della tutela giurisdizionale si pone con maggiore immediatezza e spessore per le agenzie dotate di poteri di accertamento costitutivo in grado di incidere direttamente sulla sfera giuridica soggettiva dei singoli, e su queste si concentra la tesi dottorale. Il secondo capitolo affronta il tema della tutela dei consociati nei procedimenti amministrativi che si svolgono di fronte alle agenzie di regolazione dotate di compiti di amministrazione attiva, allo scopo di comprendere se e in che modo, ai soggetti che sono interessati da quei procedimenti amministrativi che fanno capo alle agenzie europee (ad es. il procedimento di registrazione di un marchio comunitario), sono attribuiti diritti di difesa e strumenti di tutela endoprocedimentale. A questo fine, in via preliminare, si procede alla ricognizione delle regole e dei principi (consacrati per tabulas o elaborati dalla giurisprudenza europea) che informano la procedura amministrativa europea al rispetto delle posizioni soggettive, soffermandosi in particolare sul ruolo della Corte di giustizia nell'elaborazione e sintesi dei principi generali del procedimento amministrativo europeo e dei diritti di difesa spettanti agli interessati. Di seguito si verifica in quali termini e in quale misura questi principi e questi diritti sono riconosciuti e applicati nei procedimenti che si svolgono di fronte alle agenzie di regolazione. Ciò anzitutto per le agenzie che eseguono compiti di raccolta, analisi e diffusione dati e consultivi: per questo tipo di agenzie, caratterizzato da una scarsa procedimentalizzazione, il problema della tutela dei consociati nel procedimento insiste più che altro sull'estensione dei diritti di partecipazione alla formazione, analisi e diffusione delle informazioni, e non sui diritti procedimentali in senso stretto come quello di difesa o al contraddittorio. Vengono, quindi, esaminati singolarmente i procedimenti che si svolgono di fronte alle agenzie dotate di compiti di amministrazioni attiva. Per ogni agenzia l'analisi condotta evidenzia i diritti procedimentali degli interessati e i meccanismi di ricorso gerarchico e paragiurisdizionale predisposti dagli atti istitutivi, con particolare attenzione all'Agenzia per l'armonizzazione del mercato interno e all'Agenzia europea per le varietà vegetali. Tutte le agenzie dotate del potere di emanare atti giuridicamente vincolanti nei confronti dei consociati sono soggette a un sistema di ricorso interno al quale è dedicata la parte conclusiva del secondo capitolo al fine determinarne la natura amministrativa o giurisdizionale. Il terzo e ultimo capitolo affronta il profilo della tutela giurisdizionale degli individui nei confronti degli atti amministrativi delle agenzie produttivi di effetti giuridici vincolanti nei confronti dei terzi. Dopo una ricognizione preliminare delle diverse scelte prescrittive adottate in materia dai regolamenti istitutivi delle agenzie di regolazione con o senza compiti di amministrazione attiva (i.e. nessuna previsione, “rinvio formale” alle previsioni contenute nel TCE, “rinvio materiale” alle previsioni contenute nel TCE), si procede all'analisi del problema dell'impugnabilità degli atti endoprocedimentali, facendo specifico riferimento al caso esemplare dei pareri resi dall'Agenzia europea per i medicinali. Viene quindi considerata la questione concernente il valore dichiarativo o costitutivo delle norme sulla competenza giurisdizionale contenute nei regolamenti di base dell'Ufficio comunitario per le varietà vegetali e dell'Ufficio di armonizzazione al livello del mercato interno. Sempre prendendo le mosse da queste due ultime fattispecie si esaminano i procedimenti che si svolgono di fronte alle giurisdizioni nazionali in virtù della separazione del contenzioso sulla validità dei titoli da quello sulla contraffazione, soffermandosi sulle conseguenze che la concorrenza tra le autorità nazionali dei vari Stati membri e gli organi amministrativi e giurisdizionali europei determina per l'efficacia della protezione offerta agli utenti dei regimi europei della privativa vegetale e del marchio. Infine si affronta il problema immediatamente conseguente della competenza dei tribunali nazionali a giudicare della decadenza e della nullità di un atto comunitario (i.e. i titoli sovranazionali) . La seconda parte del terzo capitolo è dedicata all'analisi di alcune difficoltà processuali intrinseche dei meccanismi di ricorso giurisdizionale in materia di proprietà intellettuale. In particolare sono oggetto di critica la disciplina relativa all'intervento di terzi interessati e il regime linguistico dei ricorsi. Seguendo lo stesso approccio si procede all'esame di quelle difficoltà processuali che dipendono da caratteristiche strutturali dei meccanismi di ricorso, prospettando nel contempo delle ipotesi di soluzione. Segnatamente, si prende in considerazione l'eccessiva ipertrofia del sistema di tutela, articolato su troppo istanze. Sulla scorta della pregressa disamina, si verifica se le scelte operate dal legislatore dell'Unione europea rispondono all’esigenza di buon funzionamento della giustizia. Si preconizza, infine, l'eliminazione delle commissioni di ricorso interne e l'istituzione di nuove camere giurisdizionali con specifica competenza oppure di riti speciali.
XXIV Ciclo
1979
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3

Merlini, Francesca <1970&gt. "I servizi ispettivi nel quadro della regolazione interna, europea ed internazionale." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6554.

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Анотація:
Questa ricerca si prefigge l’ambiziosa intenzione di esplorare il complesso sistema ispettivo italiano, dalle origini che affondano all’indomani dell’Unità d’Italia, fino alle più recenti riforme, l’ultima operata con la legge n.183 del 2010. In questa evoluzione storica un ruolo importante è rivestito da un lato, sul piano interno, dalla Costituzione della Repubblica italiana, dall’altro, sul piano internazionale, dall’adesione dell’Italia all’Organizzazione internazionale del lavoro con la conseguente ratifica delle convenzioni internazionali in tema di ispezione del lavoro. L’esame dei servizi ispettivi nel contesto della regolazione europea ed internazionale occupa l’ultima parte di questo studio nella quale si è proceduto a comparare il nostro sistema con quello adottato dal Regno Unito, paese di common law nel quale ho avuto il pregio di soggiornare per tre mesi nel periodo di dottorato, allo scopo di valutarne le differenze ed operare una comparazione rispetto al nostro. Nell’affrontare una materia come quella in oggetto, ho cercato di analizzare l’impatto e la funzionalità del sistema ispettivo italiano rispetto al principio di effettività, di certezza del diritto e delle relazioni giuridiche. Per efficacia s’intende, comunemente, la capacità di un sistema di perseguire il proprio scopo, garantendo il rispetto delle regole e, se del caso, sanzionando in maniera efficace gli operatori del mercato che le trasgrediscono. L’analisi degli istituti giuridici oggetto della presente ricerca è, pertanto, diretta ad evidenziarne il livello di efficacia con riguardo sia alla posizione del datore di lavoro che a quella dei lavoratori, passando per il raccordo, che necessariamente deve instaurarsi per un corretto funzionamento di un servizio ispettivo, tra il personale amministrativo, chiamato ad indagare e sanzionare, ed il giudice chiamato a decidere, in ultima istanza, in caso di contenzioso tra organo accertatore e datore di lavoro.
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4

Scaramuzzino, Gianluca. "La regolazione europea dei brevetti essenziali nel bilanciamento tra tutela antitrust e proprietà intellettuale." Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2020. http://hdl.handle.net/11385/202946.

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Анотація:
Diritto della concorrenza e proprietà intellettuale nel processo di standardizzazione e nei brevetti essenziali. Accordi di standardizzazione e patent pools: ambiti di applicazione dell’art. 101 TFUE. Le condotte abusive dei titolari di brevetti essenziali: quale ruolo per l’antitrust?
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5

Volpe, Francesca <1981&gt. "Scienza della sostenibilita' e regolazione: Il caso studio della politica europea in materia di risparmio energetico." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6662/1/Volpe_Francesca_tesi.pdf.

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Анотація:
Entro l’approccio concettuale e metodologico transdisciplinare della Scienza della Sostenibilità, la presente tesi elabora un background teorico per concettualizzare una definizione di sostenibilità sulla cui base proporre un modello di sviluppo alternativo a quello dominante, declinato in termini di proposte concrete entro il caso-studio di regolazione europea in materia di risparmio energetico. La ricerca, attraverso un’analisi transdisciplinare, identifica una crisi strutturale del modello di sviluppo dominante basato sulla crescita economica quale (unico) indicatore di benessere e una crisi valoriale. L’attenzione si concentra quindi sull’individuazione di un paradigma idoneo a rispondere alle criticità emerse dall’analisi. A tal fine vengono esaminati i concetti di sviluppo sostenibile e di sostenibilità, arrivando a proporre un nuovo paradigma (la “sostenibilità ecosistemica”) che dia conto dell’impossibilità di una crescita infinita su un sistema caratterizzato da risorse limitate. Vengono poi presentate delle proposte per un modello di sviluppo sostenibile alternativo a quello dominante. Siffatta elaborazione teorica viene declinata in termini concreti mediante l’elaborazione di un caso-studio. A tal fine, viene innanzitutto analizzata la funzione della regolazione come strumento per garantire l’applicazione pratica del modello teorico. L’attenzione è concentrata sul caso-studio rappresentato dalla politica e regolazione dell’Unione Europea in materia di risparmio ed efficienza energetica. Dall’analisi emerge una progressiva commistione tra i due concetti di risparmio energetico ed efficienza energetica, per la quale vengono avanzate delle motivazioni e individuati dei rischi in termini di effetti rebound. Per rispondere alle incongruenze tra obiettivo proclamato dall’Unione Europea di riduzione dei consumi energetici e politica effettivamente perseguita, viene proposta una forma di “regolazione per la sostenibilità” in ambito abitativo residenziale che, promuovendo la condivisione dei servizi energetici, recuperi il significato proprio di risparmio energetico come riduzione del consumo mediante cambiamenti di comportamento, arricchendolo di una nuova connotazione come “bene relazionale” per la promozione del benessere relazionale ed individuale.
Within the conceptual framework and the transdisciplinary methodological approach of Sustainability Science, the thesis develops a theoretical background for the elaboration of a new paradigm to promote a sustainable development model alternative to the mainstream one. Such a theoretical elaboration is translated into practice through a case study on the European Union regulation concerning the rationalisation of energy uses. More in detail, the analysis detects a crisis of the mainstream development model based on the increase of gross domestic product as the solely wellbeing index as well as a crisis of values. In order to identify an apt paradigm to address such crises, “sustainable development” and “sustainability” are put under scrutiny and a new paradigm accounting for the impossibility of a limitless economic growth on a finite planet is proposed: “ecosystemic sustainability”. On its basis, some proposals for a sustainable development model are presented. Such a theoretical elaboration is tested through a case study concerning the European regulation on the rationalisation of energy uses. The analysis preliminary investigates the role of regulation as an effective means for the practical promotion of ecosystemic sustainability. The focus is then shifted to the European regulation on the rationalisation of energy uses. The analysis reveals a conflating trend of energy saving with energy efficiency likely to adversely affect the development of a sustainable energy regulation. The possible related reasons and risks in terms of rebound effects are presented. In order to address the inconsistencies of such a regulatory tendency with the European goal of energy consumption reduction, a proposal for the regulation of residential energy services is developed. Such a proposal is based on the recovery of the proper meaning of energy saving as enriched with a characterisation as a “relational good” for the promotion of relational wellbeing through the sharing of energy services.
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Volpe, Francesca <1981&gt. "Scienza della sostenibilita' e regolazione: Il caso studio della politica europea in materia di risparmio energetico." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6662/.

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Entro l’approccio concettuale e metodologico transdisciplinare della Scienza della Sostenibilità, la presente tesi elabora un background teorico per concettualizzare una definizione di sostenibilità sulla cui base proporre un modello di sviluppo alternativo a quello dominante, declinato in termini di proposte concrete entro il caso-studio di regolazione europea in materia di risparmio energetico. La ricerca, attraverso un’analisi transdisciplinare, identifica una crisi strutturale del modello di sviluppo dominante basato sulla crescita economica quale (unico) indicatore di benessere e una crisi valoriale. L’attenzione si concentra quindi sull’individuazione di un paradigma idoneo a rispondere alle criticità emerse dall’analisi. A tal fine vengono esaminati i concetti di sviluppo sostenibile e di sostenibilità, arrivando a proporre un nuovo paradigma (la “sostenibilità ecosistemica”) che dia conto dell’impossibilità di una crescita infinita su un sistema caratterizzato da risorse limitate. Vengono poi presentate delle proposte per un modello di sviluppo sostenibile alternativo a quello dominante. Siffatta elaborazione teorica viene declinata in termini concreti mediante l’elaborazione di un caso-studio. A tal fine, viene innanzitutto analizzata la funzione della regolazione come strumento per garantire l’applicazione pratica del modello teorico. L’attenzione è concentrata sul caso-studio rappresentato dalla politica e regolazione dell’Unione Europea in materia di risparmio ed efficienza energetica. Dall’analisi emerge una progressiva commistione tra i due concetti di risparmio energetico ed efficienza energetica, per la quale vengono avanzate delle motivazioni e individuati dei rischi in termini di effetti rebound. Per rispondere alle incongruenze tra obiettivo proclamato dall’Unione Europea di riduzione dei consumi energetici e politica effettivamente perseguita, viene proposta una forma di “regolazione per la sostenibilità” in ambito abitativo residenziale che, promuovendo la condivisione dei servizi energetici, recuperi il significato proprio di risparmio energetico come riduzione del consumo mediante cambiamenti di comportamento, arricchendolo di una nuova connotazione come “bene relazionale” per la promozione del benessere relazionale ed individuale.
Within the conceptual framework and the transdisciplinary methodological approach of Sustainability Science, the thesis develops a theoretical background for the elaboration of a new paradigm to promote a sustainable development model alternative to the mainstream one. Such a theoretical elaboration is translated into practice through a case study on the European Union regulation concerning the rationalisation of energy uses. More in detail, the analysis detects a crisis of the mainstream development model based on the increase of gross domestic product as the solely wellbeing index as well as a crisis of values. In order to identify an apt paradigm to address such crises, “sustainable development” and “sustainability” are put under scrutiny and a new paradigm accounting for the impossibility of a limitless economic growth on a finite planet is proposed: “ecosystemic sustainability”. On its basis, some proposals for a sustainable development model are presented. Such a theoretical elaboration is tested through a case study concerning the European regulation on the rationalisation of energy uses. The analysis preliminary investigates the role of regulation as an effective means for the practical promotion of ecosystemic sustainability. The focus is then shifted to the European regulation on the rationalisation of energy uses. The analysis reveals a conflating trend of energy saving with energy efficiency likely to adversely affect the development of a sustainable energy regulation. The possible related reasons and risks in terms of rebound effects are presented. In order to address the inconsistencies of such a regulatory tendency with the European goal of energy consumption reduction, a proposal for the regulation of residential energy services is developed. Such a proposal is based on the recovery of the proper meaning of energy saving as enriched with a characterisation as a “relational good” for the promotion of relational wellbeing through the sharing of energy services.
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SALVI, Laura. "PROCESSI DECISIONALI SCIENCE-BASED NELL’UNIONE EUROPEA: IL RUOLO DEGLI ORGANI TECNICO-SCIENTIFICI E DELLA COMMISSIONE NELLA REGOLAZIONE DEL RISCHIO. IL PARADIGMA DEL DIRITTO ALIMENTARE." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2012. http://hdl.handle.net/11392/2388785.

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Анотація:
Scientific and technological advances which took place during the twentieth century have totally changed the relationship between science and society and, as a consequence, the relationship between science and law, that are nowadays more and more involved in several fields of the governmental action. Public authorities working at a local, a supranational and a global level, are often in charge of regulating the risks which arise also from new technologies; therefore, today, many policy and decision-making processes enshrine a scientific or technological dimension that often lead policymakers to seek scientific advice, in order to provide public policies and decisions related to risks with a solid foundation and legitimation. Science-based decision-making processes are particularly relevant in the European Union context, where “the best available science” becomes a key input in many decisions adopted by EU institutions, in particular in the food safety domain, that is somewhat paradigmatic with regard to the issue of risk regulation in the EU. The outbreak of the 1996 BSE crisis, and other food scandals, have shown the inadequacy of the former EU approach to food safety regulation, as applied until then, and called for a reform of the system, that lead to the enactment of regulation (EC) n. 178/2002 and the establishment of the European Food Safety Authority (EFSA). The cornerstone of the new global and science-based EU food policy is the risk analysis scheme, structured upon three different components: risk assessment, risk management and risk communication. In the dichotomy between risk assessment and risk management, respectively entrusted to EFSA and to the European Commission, we can find one of the key features of this legislation, with the aim to ensure the excellence and, first and foremost, the independence of the scientific outputs from political influences, on the one hand, and providing political authorities with sound scientific basis for their regulatory choices, on the other. In practice, a clear-cut distinction between risk assessment and risk management is nevertheless problematic, and this has been demonstrated by the concrete way in which one of the most important, and also contested, regulatory fields (like GMOs’ regulation) has worked until today. In the context of the GM food and feed authorization procedure established at the EU level there is a close interaction between risk assessment and risk management spheres, resulting in a relevant influence by EFSA on the Commission risk management decisions. In several cases, the European Commission showed a great reliance on scientific information and advice deriving from risk assessment conducted by EFSA. The role of EFSA in this framework is however strongly contested. EFSA is often blamed of not being really and totally independent from political and economic interests, with consequential problems with regard to the recognition of the Authority as the legitimacy provider of the measures adopted by the European Commission in the health and in the food safety domain. Risk management measures mostly consist in a balance between opposite interests and values; this balance involved a certain discretion by the political authorities, which is particularly wide in cases where scientific uncertainty requires to behave on a precautionary basis, so granting a sort of “advanced” protection. However, the exercise of this discretion have to be balanced with the results of the scientific risk assessment, able to granting the (technical and scientific) legitimation needed for the risk management activity. The complex balance between the technical and scientific moment, and the political one, is the heart of our matter, namely of the risk regulation process; behind it, there is a tension between the functional necessity for science-based decision-making and the wider demand for some kind of public participation; this tension is epitomized in the dichotomy “input-output legitimacy”. The EU risk regulation in the food domain is therefore paradigmatic in studying and in understanding the wide and complex questions related to the legitimation of the EU decisionmaking processes (and of the European Union itself), still often perceived (although less and less) as being affected by a legitimacy and democratic deficit.
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Meleo, Linda. "Regolazione ambientale e competitività: costi e benefici del sistema europeo dei permessi di emissione tra teoria economica e realtà dei fatti." Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2008. http://hdl.handle.net/11385/200763.

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Анотація:
I legami tra regolazione ambientale e competitività. La scelta degli strumenti di politica ambientale. Analisi della normativa ambientale europea e nazionale in tema di permessi di emissione. I costi ed i benefici del sistema europeo dei permessi di emissione. Gli impatti sulla posizione competitiva: industria della carta europea ed italiana a confronto. Cenni di "policy".
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LEONE, LUCA. "NANOFOOD: IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO SUL FUTURO DEL CIBO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/2470.

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Анотація:
Il lavoro di ricerca ha a oggetto l’analisi del modello europeo (UE) di regolamentazione delle nanotecnologie nel settore agroalimentare, con riferimento agli aspetti etico-giuridici e sociali, ai fini della definizione del quadro normativo di riferimento nella sua relazione con la dimensione di complessità e incertezza intrinseca nel sapere scientifico-tecnologico. La prospettiva teorica da cui muove l’analisi è la co-produzione tra i linguaggi della scienza e del diritto proposta dagli STS (Science & Technologies Studies). Partendo dalla descrizione degli aspetti scientifici dei nanomateriali e delle applicazioni nanotecnologiche nel settore alimentare, il lavoro analizza, in primo luogo, le problematiche correlate alle procedure di gestione del rischio – dalle prospettive più riduzionistiche della cd. “scienza del rischio” nell'innovazione alle più complesse modalità di valutazione integrata del rischio. L’indagine s’incentra, quindi, sulle forme che la normazione sta assumendo nell'intreccio con i saperi delle nanotecnologie, attraverso un approccio comparatistico delle esperienze normative europea e statunitense. L’ultima parte del lavoro s’indirizza, infine, all’analisi delle esigenze di democraticità sottese alle suddette scelte scientifico-giuridiche, problematizzando il concetto di governance anticipatoria e responsabile delle nanotecnologie (concetto correlato all’idea di riuscire a guidare i processi di innovazione attivamente), alla luce del rapporto tra conoscenze scientifiche, politiche agroalimentari e diritto.
In recent decades technoscientific innovation has pushed the food boundaries to a new frontier of nanofood. Such a term refers to an array of food products, whose processes of growing, production and packaging involve nanoscale (nanotechnology and nanosciences) knowledges and applications. This research focuses on the analysis of the European (EU) regulatory framework in the field of agrofood nanotechnology. The analysis considers the salient features of emerging applications of nanotechnologies in the agrofood sector and compares the legal framework on nanofood in the EU with the USA’s regulatory approach. It also develops an interpretation of the normative evolution in the EU, by trying to understand what is the role of science in governing technological risks in nanofood safety, and assessing how adequate the regulatory instruments are in achieving the goal of responsible research and innovation as proposed within the process of rethinking European governance.
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LEONE, LUCA. "NANOFOOD: IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO SUL FUTURO DEL CIBO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/2470.

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Il lavoro di ricerca ha a oggetto l’analisi del modello europeo (UE) di regolamentazione delle nanotecnologie nel settore agroalimentare, con riferimento agli aspetti etico-giuridici e sociali, ai fini della definizione del quadro normativo di riferimento nella sua relazione con la dimensione di complessità e incertezza intrinseca nel sapere scientifico-tecnologico. La prospettiva teorica da cui muove l’analisi è la co-produzione tra i linguaggi della scienza e del diritto proposta dagli STS (Science & Technologies Studies). Partendo dalla descrizione degli aspetti scientifici dei nanomateriali e delle applicazioni nanotecnologiche nel settore alimentare, il lavoro analizza, in primo luogo, le problematiche correlate alle procedure di gestione del rischio – dalle prospettive più riduzionistiche della cd. “scienza del rischio” nell'innovazione alle più complesse modalità di valutazione integrata del rischio. L’indagine s’incentra, quindi, sulle forme che la normazione sta assumendo nell'intreccio con i saperi delle nanotecnologie, attraverso un approccio comparatistico delle esperienze normative europea e statunitense. L’ultima parte del lavoro s’indirizza, infine, all’analisi delle esigenze di democraticità sottese alle suddette scelte scientifico-giuridiche, problematizzando il concetto di governance anticipatoria e responsabile delle nanotecnologie (concetto correlato all’idea di riuscire a guidare i processi di innovazione attivamente), alla luce del rapporto tra conoscenze scientifiche, politiche agroalimentari e diritto.
In recent decades technoscientific innovation has pushed the food boundaries to a new frontier of nanofood. Such a term refers to an array of food products, whose processes of growing, production and packaging involve nanoscale (nanotechnology and nanosciences) knowledges and applications. This research focuses on the analysis of the European (EU) regulatory framework in the field of agrofood nanotechnology. The analysis considers the salient features of emerging applications of nanotechnologies in the agrofood sector and compares the legal framework on nanofood in the EU with the USA’s regulatory approach. It also develops an interpretation of the normative evolution in the EU, by trying to understand what is the role of science in governing technological risks in nanofood safety, and assessing how adequate the regulatory instruments are in achieving the goal of responsible research and innovation as proposed within the process of rethinking European governance.
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Domanico, Fabio. "The European electricity policy : can the transmission grid guarantee a competitive, secure and green industry?" Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2008. http://hdl.handle.net/11385/200754.

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Liberalisation of the European electricity industry: interconnecting incumbents? Development of European electricity transmission grid: economic investments for reliability? Promoting renewable energy sources for electricity: can the transmission grid guarantee it?
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12

Vasta, Giovanna. "L'Autorità di regolazione dell'energia. Aspetti organizzativi, profili funzionali e prospettive europee." Doctoral thesis, Università di Catania, 2013. http://hdl.handle.net/10761/1449.

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La ricerca affronta i problemi connessi alla attività di regolazione del mercato dell Energia elettrica e del gas, in un contesto europeo. A tal fine analizza la più recente normativa italiana in materia, con particolare riguardo all Autorità preposta (Aeeg) istituita con la L. 481/95, esaminandone la disciplina interna, tendenzialmente pro-concorrenziale e la sua proiezione internazionale, volta al rispetto degli accordi in materia (Kyoto), specialmente in tema di risparmio energetico. Inoltre viene valutata l incidenza delle disposizioni comunitarie sui percorsi di armonizzazione delle regolamentazioni nazionali, profilo di notevole problematicità, rispetto al mercato dell energia, con speciale riferimento alla metodica AIR (analisi di impatto della regolazione), sperimentata in alcuni paesi europei e volta a realizzare condizioni di maggiore trasparenza, semplificazione ed efficacia dell azione regolatoria. Una metodica che va considerata con speciale attenzione in un settore oltremodo sensibile e di rilevanza nevralgica per l economia e la qualità della vita dei paesi europei e della stessa Unione, quale quello della governance dell energia, rispetto al quale si impone un approccio di regolazione prudenziale . In punto di diritto e di prospettive armonizzatrici, scopo della ricerca è quello di verificare se i percorsi di armonizzazione europea, culminati nella creazione dell Acer (agenzia europea deputato a connettere in rete i singoli regolatori nazionali), possa dirsi concluso ed esauriente. A tal fine, prendendo spunto dalla anzidetta valutazione circa l esistenza di un comune tessuto giuridico europeo, viene valutato il ruolo esercitato dal Gruppo dei regolatori europei per il gas e l elettricità (Ergeg) organo consultivo, istituito dalla Commissione europea nel 2003 e costituito dai vertici delle Autorità nazionali e quello dell Agenzia di cooperazione dei regolatori nazionali, organo consultivo, indipendente, istituito da ultimo in ambito europeo al fine di verificare la possibilità di sostenere l affidamento all Autorità europea, nella sua veste di regolatore centralizzato di più incisivi poteri regolatori. Questa diversa prospettiva in certa misura ancorabile alle previsioni di cui all art. 3(26) del Trattato di Maastricht e, nel quadro delle Reti transeuropee dell art. 154 Tr. CE modificherebbe in tal modo, sulla scia di quanto già perseguito dal Ceer (Consiglio dei regolatori europei dell energia) il ruolo delle singole Autorità nazionali, da istituzioni decisionali periferiche (rispetto all Unione Europea) ad organi di monitoraggio sul territorio. Una tale possibile ridefinizione del rapporto di cerniera fra Autorità nazionali ed europee svolte prima dall Ergeg e poi dall Acer, in qualche misura già timidamente ipotizzata in dottrina ed auspicato dalla stessa Commissione Europea [Libro Verde COM, 2006, p. 105], seppur sacrificando una frazione del potere decisionale dei singoli Stati dell UE in materia, potrebbe, superando le resistenze degli operatori del mercato dell Energia, determinare una più efficace gestione e fruizione dei servizi essenziali e contribuire alla creazione di una comune identità giuridica europea.
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BARONE, Michele. "Le Autorità indipendenti nell’amministrazione pubblica dell’economia. Bilanci e prospettive nell’evoluzione del contesto italiano ed europeo." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2021. http://hdl.handle.net/11695/105599.

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La ricerca affronta la questione, ancora controversa, della natura e delle funzioni delle autorità amministrative indipendenti. Attraverso l’analisi delle condizioni strutturali alla base dell’affermazione del modello di regolazione indipendente del mercato, l’obiettivo primario è di suggerire una chiave di lettura dei principali problemi che pone, a partire proprio da quelli relativi allo status di indipendenza delle autorità regolatorie. In secondo luogo, l’indagine ha lo scopo di individuare possibili orizzonti di riforma, alla luce dell’evoluzione dell’approccio al tema dell’intervento pubblico nell’economia assunto nel contesto nazionale e sovranazionale. Viene anzitutto esaminato il dibattito sui principi in materia di rapporti economici tenutosi in seno all’Assemblea costituente, da cui emerge chiaramente la critica, pressoché unanime, al laissez-faire, espressione del tradizionale Stato liberale. Era radicata la consapevolezza, fondata su evidenze storiche, che il mercato, lasciato a se stesso, non è in grado di generare utilità sociale, ma che anzi tende a favorire dinamiche di prevaricazione dei soggetti che si trovano in una situazione di fattuale debolezza da parte di quelli che ricoprono, invece, una posizione di forza. Gli obiettivi che la Costituzione assegna inderogabilmente alla politica economica – garanzia del pieno sviluppo della persona umana e della realizzazione dell’utilità sociale – possono dunque essere perseguiti alla sola condizione che il mercato sia sottoposto a rigorosi limiti e controlli (artt. 41 ss. Cost.). L’indagine si focalizza quindi sul paradigma regolatorio, che comincia ad affermarsi in Italia in coincidenza con l’ampliamento degli spazi del mercato, stimolato in particolare dal processo di integrazione europea. Tale paradigma, lungi dall’essere intrinsecamente connesso alla logica del laissez-faire, può potenzialmente rappresentare una forma di attuazione dei principi costituzionali persino più compiuta rispetto ad un modello di intervento pubblico nell’economia in cui lo Stato sia direttamente implicato nei processi produttivi. Infatti il paradigma regolatorio, in base al quale l’intervento statale consiste essenzialmente in un’attività di vigilanza sulle dinamiche economiche, sembra possa rientrare più propriamente nell’ambito dei «controlli» di cui parla l’art. 41 Cost. Vengono messi in luce, tuttavia, i problemi che caratterizzano la regolazione per come realizzatasi concretamente, che si riconducono proprio alla circostanza che essa è stata intesa, in effetti, non come una nuova forma di limitazione e controllo delle dinamiche economiche, ma, al contrario, come una via per “liberarle” dalle interferenze dei poteri pubblici. Questo approccio ha condotto ad una disciplina squilibrata dello status di indipendenza (talvolta eccessivo, talaltra difettoso), che presenta meccanismi di “protezione” del mercato nei confronti organi politici per certi aspetti ancora più intensi rispetto a quelli che la Costituzione riserva alle libertà e ai diritti inviolabili della persona. Tali forme di garanzia si fondano, però, su presupposti discutibili: una rinnovata “fede” nel mercato e un conseguente ritorno alla logica del laissez-faire. Non è dunque considerata condivisibile l’idea della regolazione come funzione di garanzia: essa è invece ritenuta una funzione amministrativa in senso pieno, finalizzata, cioè, alla cura di interessi pubblici nell’ambito del mercato. In tale ottica, si evidenzia come lo status di indipendenza delle autorità, anziché rappresentare un ausilio per la realizzazione del modello regolatorio, costituisca un ostacolo alla sua attuazione, minandone la piena compatibilità con i principi costituzionali. Vengono dunque indicate linee direttrici per possibili riforme tese a conferire una dimensione pienamente pubblicistica alla regolazione amministrativa del mercato, che la renda davvero in grado di porre rimedio ai suoi ineluttabili “fallimenti”.
The work addresses the still controversial question of the nature and functions of the Independent Regulatory Commissions. Through the analysis of the structural conditions underlying the affirmation of the independent regulation of the market, the primary aim is to suggest a key to understanding the main problems it poses, starting with those relating to the independent status of Regulatory Commissions. Secondly, the work aims to identify possible horizons for reform, in light of the evolution of the approach to the issue of public intervention in the economy assumed in the national and supranational context. First of all, the debate on the principles of economic relations, held in the Constituent Assembly, is examined, from which the almost unanimous critique of laissez-faire, expression of the traditional liberal state, clearly emerges. There was a deep-rooted awareness, based on historical evidence, that the market, left to itself, is not capable of generating social utility: on the contrary, it tends to favor dynamics of abuse of subjects who are in a position of factual weakness by subjects who are, instead, in a position of factual power. The purposes that the Constitution assigns to economic policy - guaranteeing the full development of the human person and the realization of social utility - can therefore be pursued on the sole condition that the market is subjected to strict limits and controls (clauses 41 and following of Italian Constitution). Therefore, the work focuses on the ‘regulatory paradigm’, which begins to rise in Italy to coincide with the expansion of market’s spaces, stimulated particularly by the process of European integration. This paradigm, far from being intrinsically connected to the logic of laissez-faire, can potentially represent an even more complete form of implementation of constitutional principles than a model of public intervention in the economy in which the state is directly involved in production processes. In fact, the regulatory paradigm, according to which state intervention essentially consists of a supervisory activity on economic dynamics, seems to fall more properly within the "controls" referred to in clause 41 of Italian Constitution. Nevertheless, the problems that characterize regulation in terms of how it actually developed in Italy are highlighted and attributed precisely to the fact that it was considered, in fact, not as a new form of limitation and control of economic dynamics, but, conversely, as a way to "free" them from the interference of the public powers. This approach has led to an unbalanced discipline of the status of independence (sometimes excessive, sometimes defective), which presents mechanisms of "protection" of market’s spaces towards political bodies in some respects even more intense than those that Constitution reserves for freedoms and inviolable rights of the person. Such guarantees, although, are based on questionable assumptions: a renewed "faith" in market’s virtues and a consequent return to the logic of laissez-faire. Therefore, the concept of regulation as a guarantee function is not considered acceptable: it is instead considered an administrative function in the full sense, namely aimed at the care of public interests within the market. In this perspective, it is highlighted that the independent status, rather than representing an aid for the implementation of the regulatory paradigm, constitutes an obstacle to it, undermining its full compliance with constitutional principles. Guidelines for possible reforms are therefore indicated, aimed at giving a fully “public-power attitude” to the market’s administrative regulation, in order that it is made truly capable of remedying its inevitable "failures".
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PERGOLIZZI, LAURA. "Trasporti pubblici locali e integrazione giuridica europea: tra mercato e regolazione." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11570/3147062.

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La tesi di dottorato si propone di esaminare le dinamiche evolutive dei servizi pubblici locali nell'attualità dei rapporti tra diritto interno e diritto dell'Unione europea, alla luce dell'esempio del trasporto pubblico locale.
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SCIASCIA, GIUSEPPE. "Le reti di regolazione macroprudenziale tra tecnica e politica. Un'analisi comparata tra Unione Europea e Stati Uniti." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1217941.

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La ricerca ha ad oggetto gli assetti istituzionali e le forme d’esercizio della funzione di regolazione macroprudenziale nell’Unione europea in comparazione con l’esperienza statunitense. L’analisi si sviluppa intorno a due aree problematiche: l’equilibrio e le interrelazioni tra tecnica e politica nella trasformazione dell’architettura istituzionale che presiede alla regolazione del sistema finanziario; l’accountability delle reti di autorità che esercitano in maniera condivisa e coordinata funzioni orientate alla stabilità finanziaria in termini di prevenzione del rischio sistemico. A tal fine, il lavoro ricostruisce le interazioni tra le funzioni di regolazione macroprudenziale, microprudenziale e di conduzione della politica monetaria, ed esamina gli assetti istituzionali e le forme di coordinamento, cooperazione e integrazione fra i diversi attori negli ordinamenti prescelti, avendo particolare riguardo al nodo della trasformazione del ruolo delle banche centrali e alla capacità delle reti in esame di rispondere in maniera effettiva del proprio operato nell’arena pubblica pur nel rispetto di prerogative di indipendenza.
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BEVIVINO, GUGLIELMO. "Modelli di regolazione della responsabilità precontrattuale in Italia e nei progetti di armonizzazione europea." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/2158/1001770.

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Анотація:
La tesi affronta il tema della responsabilità precontrattuale nell'ordinamento interno e nei progetti di armonizzazione. La finalità del lavoro è di verificare se le soluzioni interpretative adottate nel modello interno possono trovare conferma nei sistemi analizzati col metodo della comparazione.
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Maltese, Gemma. "Scienza e potere nella crisi delle società europee della conoscenza: Italia e Gran Bretagna a confronto sul caso della regolazione degli Ogm." Thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10955/828.

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SALVIA, LUIGI. "Trasformazioni e modelli di esercizio della funzione giustiziale nell'ordinamento nazionale ed europeo." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1100316.

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La tesi mira a costruire un modello effettivo per la funzione giustiziale, prendendo spunto dalle Commissioni di ricorso istituite presso alcune agenzie europee di regolazione, in grado di offrire una più ampia tutela delle posizioni giuridiche soggettive e di coordinarsi con la tutela offerta dal giudice amministrativo. Il modello individuato è poi calato nella realtà dell'ordinamento nazionale, confrontandolo con gli strumenti attualmente previsti dal diritto vigente e valutando le più recenti innovazioni normative, che dimostrano una spiccata attenzione alla risoluzione giustiziale delle controversie per quanto lontana dai requisiti di indipendenza e ampiezza del sindacato che sono ritenuti fondamentali ai fini di garantire una tutela effettiva.
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