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Статті в журналах з теми "Rapporti umani"

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De Caprio, Lorenzo, and Paola Cinque. "Il Medico Attore e l’Attore Medico." Medicina e Morale 50, no. 2 (April 30, 2001): 251–74. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.720.

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Анотація:
Il testo illustra i “difficili” rapporti, i grotteschi rimandi e le sotterranee intese tra teatro e medicina. Da un lato gli autori fanno emergere, anche paradossalmente, i caratteri “teatrali” della professione, dall’altro sottolineano il fatto che la maschera del medico nel Teatro abbia assolto costantemente una funzione di critica sociale richiamando costantemente, severamente, energicamente i professionisti della vita al rispetto dei valori, umani prima e morali poi, che contraddistinguono una professione che ha al centro dei suoi interessi l’uomo. Nello stesso tempo l’attore che si fa medico sulla scena permette di seguire con sorprendente fedeltà la nascita, l’evoluzione e l’ascesa del ruolo medico nelle società occidentali. Scena invariante dell’azione del medico si rivela la sofferenza umana e sua contro-parte la Morte, così, tra le polarità del medico che si fa attore, e dell’attore che si fa medico emerge un percorso storico che dal Tragico greco, giunge all’Umano cristiano, e poi passando per il Comico, ci porta al Dis-Umano contemporaneo.
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Bianchi, Maria. "Il potere curativo della giustizia: un'esplorazione dei rapporti tra psicologia analitica e diritti umani." STUDI JUNGHIANI, no. 52 (November 2020): 38–52. http://dx.doi.org/10.3280/jun52-2020oa9896.

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Анотація:
Esiste un archetipo della giustizia? E se esiste quale immagine ne danno le mitologie delle diverse culture? Come un tale archetipo ha contribuito alla formazione delle visioni religiose e filosofiche alla base dei diritti umani? La teoria dei tipi psicologici di C.G. Jung può far luce sulla tensione esistente tra legge e giustizia? La giustizia ha un potere curativo? L'autrice propone elementi di risposta alle domande poste per dimostrare l'importanza di abbinare l'azione legale a un approccio psicoterapeutico junghiano nel trattamento delle vittime di violazioni dei diritti umani.L'articolo presenta la progressiva convergenza tra il diritto relativo ai diritti umani e la psicologia, così come le similitudini tra il lavoro di chi opera nel campo dei diritti umani e nella pratica analitica.
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Bianchi, Maria. "Il potere curativo della giustizia: un'esplorazione dei rapporti tra psicologia analitica e diritti umani." STUDI JUNGHIANI, no. 52 (November 2020): 38–52. http://dx.doi.org/10.3280/jun2-2020oa9896.

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Esiste un archetipo della giustizia? E se esiste quale immagine ne danno le mitologie delle diverse culture? Come un tale archetipo ha contribuito alla formazione delle visioni religiose e filosofiche alla base dei diritti umani? La teoria dei tipi psicologici di C.G. Jung può far luce sulla tensione esistente tra legge e giustizia? La giustizia ha un potere curativo? L'autrice propone elementi di risposta alle domande poste per dimostrare l'importanza di abbinare l'azione legale a un approccio psicoterapeutico junghiano nel trattamento delle vittime di violazioni dei diritti umani.L'articolo presenta la progressiva convergenza tra il diritto relativo ai diritti umani e la psicologia, così come le similitudini tra il lavoro di chi opera nel campo dei diritti umani e nella pratica analitica.
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Bellezza, Simone Attilio. "In cerca della madrepatria: la diaspora ucraina e il dilemma dei rapporti culturali con l'Ucraina sovieti." MONDO CONTEMPORANEO, no. 2 (May 2021): 257–74. http://dx.doi.org/10.3280/mon2020-002013.

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L'articolo traccia una prima ricostruzione dei rapporti fra la comunità ucraina della diaspora e la Repubblica sovietica dell'Ucraina, cercando di comprendere come questi siano cambiati nel contesto della Guerra Fredda. Per prima cosa si affronta la questione della formazione della diaspora ucraina come un soggetto transnazionale e con identità nazionali multiple, ma allo stesso tempo dotato di una certa compattezza, espresso attraverso la creazione di organizzazioni politiche e associazioni culturali sovranazionali. Si passa quindi ad analizzare queste relazioni dando rilievo a differenti elementi: i rapporti preferenziali con l'Urss degli ucraini canadesi comunisti, i viaggi di istruzione nell'Ucraina sovietica, il periodo di rinnovamento culturale rappresentato dagli sistdesjatnyky, la nascita del rapporto con i dissidenti all'interno del movimento transnazionale per la difesa dei diritti umani, la battaglia giocata sul piano della propaganda e il contributo dell'Associazione degli scrittori ucraini all'estero "Slovo" e infine il ruolo giocato dallo Harvard Ukrainian Research Institute nella liberazione e nel sostegno ai dissidenti scappati dalle repressioni brezneviane.
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Loner, Arnaldo. "Il lavoro del medico: La legge, la deontologia." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 4 (March 22, 2022): 248–54. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-4-5.

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Gli esseri umani stanno insieme, vivono insieme. Sono milioni nelle grandi capitali, poche migliaia nei piccoli centri. Il loro stare vicini cagiona e promuove incontri, relazioni, rapporti. Anche contrasti. Sono necessarie delle regole, una disciplina. Questo per ogni settore delle molteplici attività umane. La sanità rappresenta un elemento essenziale nella vita delle comunità e sussiste una particolare necessità di regolamentare compiutamente lo svolgimento di questa indispensabile attività di protezione della vita e della salute dell’uomo. Lo stato, con il parlamento e le istituzioni locali provvedono a disciplinare in modo dettagliato con specifiche disposizioni legislative il funzionamento delle organizzazioni sanitarie e il lavoro degli operatori sanitari. Vi sono numerose leggi che obbligano tutti i cittadini, non soltanto gli addetti alla sanità, all’applicazione ed al rispetto delle disposizioni.
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Lampignano, Alberto. "La logica affettiva della sostituzione: dal Sé multiplo alla dissolvenza del Sé." RIVISTA ITALIANA DI GRUPPOANALISI, no. 1 (July 2010): 241–48. http://dx.doi.org/10.3280/rig2010-001012.

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Nella societŕ attuale il vorticoso susseguirsi di oggetti, persone, situazioni fa sě che il rapporto con l'altro sia percorso da un tempo contratto. Gli affetti hanno perciň un tempo breve per essere sviluppati e approfonditi. Prevale quindi negli interscambi la logica affettiva della sostituzione, che produce una sorta di dissolvenza dell'esperienza con gravi ripercussioni sulla struttura del Sé. Forse, in questo contesto, puň risultare prezioso l'invito di Platone: per arginare la forza erosiva del tempo cosě vissuto dobbiamo avvalerci dello studio e della memoria. L'Autore ritiene che, rispetto a un'identitŕ precipitosamente transeunte, prodotta dalla formazione di massa, la formazione personale possa costituire un argine alla dispersione e una possibilitŕ per una piů solida strutturazione del Sé e dei rapporti umani.
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dell’Agnese, Elena. "La Climate Fiction secondo l'Ecocritical Geopolitics: un'agenda per la ricerca." RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no. 2 (May 2022): 110–26. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa2-2022oa13805.

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L'idea che un cataclisma climatico possa alterare in maniera profonda gli equilibri del pianeta è presente nella fantascienza sin dalla fine dell'Ottocento. Le narrazioni incentrate sulle conseguenze potenzialmente catastrofiche di un cambiamento climatico, tuttavia,nei primi due decenni del Duemila si sono letteralmente moltiplicate, tanto che si parla di Climate Fiction. Al di là del monito ambientalista inserito in queste narrazioni, un ulteriore livello di analisi può essere individuato nell'esame del discorso da esse veicolato, in relazione ai rapporti di potere tra esseri umani e tra esseri umani e ambiente. In questo articolo, dopo una breve introduzione all'approccio teorico individuato come utile a tal fine (l'Ecocritical Geopolitics), verrà articolata un'agenda di ricerca, con l'identificazione dei campi di indagine da aprire per esplorare la Climate Fiction, in riferimento ai suoi riferimenti spaziali, ai suoi principali protagonisti e al suo discorso sull'ambiente.
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Massa Ope, Simona. "Amanti di vita, amanti di morte: la violenza relazionale che non finisce sui giornali." STUDI JUNGHIANI, no. 52 (November 2020): 53–68. http://dx.doi.org/10.3280/jun52-2020oa9665.

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L'articolo analizza il fenomeno della violenza relazionale "sottile" nel rapporto uomo-donna, e gli irretimenti derivanti dalla violenza simbolica, sedimentati storicamente nella psiche femminile; tali irretimenti forniscono l'elemento inconscio di collusione che espone la donna a numerose violazioni dell'alterità nel rapporto con l'uomo. A tal fine, l'autrice propone l'interpretazione in chiave simbolica di un noto film del regista W. Allen, Match Point (2005), in cui è rappresentata una situazione di violenza estrema nei confronti di una figura femminile da parte del partner maschile che, a causa del reciproco coinvolgimento sentimentale, sente minacciato il proprio equilibrio narcisistico e la sua scalata sociale. Si prospetta, dunque, un tradimento dell'anima che, come afferma il filosofo francese Lévinas, si manifesta attraverso "il volto dell'altro". Queste storie che sembrano riguardare l'ambito esclusivamente privato dei rapporti tra uomini e donne, in realtà hanno una corrispondenza nell'ambito della vita pubblica degli esseri umani, nella polis, perché ciò che accadenella psiche degli individui, nelle loro relazioni personali, è sempre anche una questione politica.
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Massa Ope, Simona. "Amanti di vita, amanti di morte: la violenza relazionale che non finisce sui giornali." STUDI JUNGHIANI, no. 52 (November 2020): 53–68. http://dx.doi.org/10.3280/jun2-2020oa9665.

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L'articolo analizza il fenomeno della violenza relazionale "sottile" nel rapporto uomo-donna, e gli irretimenti derivanti dalla violenza simbolica, sedimentati storicamente nella psiche femminile; tali irretimenti forniscono l'elemento inconscio di collusione che espone la donna a numerose violazioni dell'alterità nel rapporto con l'uomo. A tal fine, l'autrice propone l'interpretazione in chiave simbolica di un noto film del regista W. Allen, Match Point (2005), in cui è rappresentata una situazione di violenza estrema nei confronti di una figura femminile da parte del partner maschile che, a causa del reciproco coinvolgimento sentimentale, sente minacciato il proprio equilibrio narcisistico e la sua scalata sociale. Si prospetta, dunque, un tradimento dell'anima che, come afferma il filosofo francese Lévinas, si manifesta attraverso "il volto dell'altro". Queste storie che sembrano riguardare l'ambito esclusivamente privato dei rapporti tra uomini e donne, in realtà hanno una corrispondenza nell'ambito della vita pubblica degli esseri umani, nella polis, perché ciò che accadenella psiche degli individui, nelle loro relazioni personali, è sempre anche una questione politica.
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 . "La Voce dei Pazienti Essere in dialisi: molta fatica, molti preziosi rapporti umani." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 28, no. 3 (March 8, 2016): 223–24. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2016.756.

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Per qualcuno è una grossa sofferenza, mentre, per altri, è un'esperienza della vita che fa incontrare e conoscere persone come loro, che soffrono ma che tengono duro e vanno avanti. E possono nascere amicizie e legami molto forti, che aiutano ad affrontare questa prova con maggiore serenità.
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Bultrini, Antonio. "I rapporti fra le Corti nella prospettiva della Corte europea dei diritti umani." DIRITTI UMANI E DIRITTO INTERNAZIONALE, no. 1 (April 2011): 120–30. http://dx.doi.org/10.3280/dudi2011-001006.

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Long, Joëlle. "Il contributo della Corte europea dei diritti umani alla definizione dei presupposti per l'adottabilità del minorenne: luci e ombre." MINORIGIUSTIZIA, no. 1 (January 2023): 30–40. http://dx.doi.org/10.3280/mg2022-001003.

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L'analisi della copiosa giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani sui presupposti per l'adottabilità del minorenne mostra frequenti condanne dell'Italia per rotture infondate e frettolose dei rapporti giuridici e di fatto con la famiglia di origine. Alcune delle censure formulate nei confronti del nostro Paese stigmatizzano cattive prassi e inefficienze gravi del sistema amministrativo e giudiziario. Si pensi, per esempio, a violazioni di diritti processuali dei genitori e, dal punto di vista sostanziale, alla carenza di sufficienti azioni positive da parte dei servizi sociali per rimuovere lo svantaggio sociale derivante dalla situazione di vulnerabilità del genitore (spesso una madre single migrante). Purtuttavia, la Corte europea sembra aver distorto il contenuto dell'obbligazione positiva dello Stato di attivarsi per la tutela della vita familiare degli individui in una logica adultocentrica che enfatizza il legame di sangue e i diritti genitoriali. Negli anni, infatti, i giudici di Strasburgo hanno dato una lettura sempre più restrittiva dei presupposti per una rottura completa e definitiva dei rapporti con la famiglia di origine. Il rischio è di limitare l'uso dell'adozione piena ai soli casi di maltrattamenti genitoriali penalmente rilevanti e di escluderne a priori l'utilizzo per negligenza e rischio psicoevolutivo. Con l'aumento delle adozioni in casi particolari, inoltre, aumenteranno le situazioni ambigue in cui la famiglia di origine è stata valutata inidonea a crescere il figlio, ma ha comunque il diritto di continuare a giocare un ruolo nella vita di questi.
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Sgreccia, Elio, and Marina Casini. "Diritti umani e bioetica." Medicina e Morale 48, no. 1 (February 28, 1999): 17–47. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1999.808.

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Esiste un legame tra la riflessione sulla bioetica e quella sui diritti umani? Lo scritto muove da questo interrogativo per giungere dopo un’articolata analisi alla conclusione che il limpido e chiaro riconoscimento della dignità e del conseguente diritto alla vita di ogni essere umano a partire dalla fecondazione costituisce terreno e presupposto comune delle due discipline e, allo stesso tempo, è ciò che consente loro di non navigare verso le derive individualistiche dell’utilitarismo e del relativismo etico. L’analisi del rapporto fra diritti umani e bioetica parte da un dato storico e cioè dalla svolta che il processo di Norimberga e la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo hanno impresso nel cammino dell’umanità. Questa nuova tappa accompagna gli albori del “filone giuridico-normativo della bioetica” che nel corso degli anni assumerà sempre maggior consistenza, tanto da sfociare in un autonomo campo di riflessione noto sotto il nome di “biodiritto” o “biogiuridica”. A riguardo l’articolo presenta una disamina ricognitiva (non esente da osservazioni di tipo valutativo) dei principali documenti giuridici nazionali e internazionali che si occupano di “questioni di bioetica”. Dal ricco affresco di questi emerge da un lato la constatazione di un rapporto che esprime la necessità di un’integrazione fra diritti umani e bioetica, dall’altro l’urgenza di dare un solido ed autentico fondamento agli uni e all’altra. È questa una problematica di cruciale importanza, perché sia i diritti umani che la bioetica risentono di una crisi metafisica tanto più evidente e acuta quanto più ci si avvicina ai momenti di maggiore precarietà e debolezza dell’esistenza umana, nei quali la vita umana “è”, semplicemente “è”. In questo senso, l’embrione umano è l’emblema di ogni povertà ed emarginazione. La via d’uscita dalla “crisi” e dunque la ricerca del fondamento - sia per i diritti umani che per la bioetica - va trovata all luce della dignità umana, sempre presente con la stessa forza e intensità in tutti e in ciascuno, da rispettare e promuovere in primo luogo nel rispetto e nella promozione del diritto ad esistere che della dignità è la prima manifestazione, la più immediata concretizzazione.
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Vasta, Gregorio. "Le ultime volontà di suor Costanza da Pistoia." ARCHIVIO STORICO PER LA SICILIA ORIENTALE, no. 2 (December 2021): 152–58. http://dx.doi.org/10.3280/asso2020-002010.

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La trascrizione della pergamena n. 64 di questo catalogo porta in luce il testamento di una religiosa paternese del ‘300, Costanza da Pistoia, probabilmente benedettina ma vicina per vari indizi a una sensibilità francescana. La testatrice sceglie di lasciare i propri beni al doppio monastero di San Nicolò l'Arena e di Santa Maria di Licodia, confermando con questo atto di ultima volontà una sua precedente donazione allo stesso ente religioso. Il lettore che avrà la compiacenza di accostarsi al testo, potrà farsi un'idea dei legami umani intessuti fra la testatrice e il suo mondo affettivo; la sua mentalità da religiosa e le motivazioni che la guidarono nelle scelte da compiere in prossimità del trapasso; i suoi rapporti con esponenti della "terra" di Paternò e del suo territorio, ovvero sia con esponenti del ceto sociale d'appartenenza sia con quelli della sua quotidianità.
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Bompiani, Adriano. "L’Italia e la “Dichiarazione di Amsterdam” sui diritti dei pazienti." Medicina e Morale 47, no. 1 (February 28, 1998): 47–90. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.843.

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In questo lavoro si compie un’analisi della “Dichiarazione sulla promozione dei diritti dei pazienti in Europa”, redatta da un gruppo di esperti sotto gli auspici dell’Ufficio Regionale Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nella riunione tenutasi ad Amsterdam (28-30 marzo 1994). L’iniziativa dell’OMS dimostra il crescente interesse degli Stati appartenenti alla Regione Europea a rendere comparabili le norme degli ordinamenti interni concernenti l’accesso e l’utilizzazione da parte dei pazienti dei servizi sanitari, venendo incontro non solamente ad ormai codificati diritti soggettivi della persona umana, ma anche a legittime aspirazioni di miglioramento della qualità e dei rapporti umani nell’assistenza. Richiamata la lunga serie delle “Dichiarazioni sui diritti dell’uomo” proclamate in diversi documenti internazionali di alto valore morale, e le parallele dichiarazioni riguardanti i “diritti dei pazienti”, l’analisi prosegue delineando i contenuti fondamentali della Dichiarazione di Amsterdam e valutandoli sotto il profilo etico-giuridico. Si è cercato anche di verificare - brevemente - le analogie intercorrenti fra detta “Dichiarazione di Amsterdam” e la “Carta dei servizi pubblici sanitari”, strumento che intende attuare l’art. 14 del D. Leg. n. 502/1992 (e successive modificazioni ed integrazioni). “Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell’art.1 della legge 23 ottobre 1992 n. 421”. L’art. 14, come è noto, ha per oggetto i “Diritti dei cittadini”. L’applicazione dei principi solennemente dichiarati nei vari documenti esaminati richiede - ormai - una convinta adesione ai postulati dell’etica della cura, interpretati nella tradizione personalista.
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Comite, Ubaldo. "Responsabilità sociale e gestione etica dell'impresa tra profitto e primato della persona umana." E-Theologos. Theological revue of Greek Catholic Theological Faculty 1, no. 1 (April 1, 2010): 21–36. http://dx.doi.org/10.2478/v10154-010-0003-9.

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Responsabilità sociale e gestione etica dell'impresa tra profitto e primato della persona umana Negli ultimi anni si è andato affermando in maniera crescente il concetto di responsabilità in ambito pubblico e privato. In tal senso, sia le imprese che le amministrazioni pubbliche hanno avviato in diversi contesti programmi di responsabilità sociale. Il punto di riferimento di imprenditori e manager non sono più, semplicemente, gli azionisti e gli investitori ma, accanto a questi stanno progressivamente subentrando altre categorie di soggetti ai quali, nel terzo millennio, l'impresa deve rendere conto, ovvero: lavoratori, fornitori, risparmiatori, cittadini, istituzioni sociali. L'attenzione sta dunque passando dagli shareholder agli stakeholder e da qui la necessità di munirsi di adeguati strumenti. La definizione di responsabilità sociale più diffusa è stata esplicitata dall'Unione Europea che l'ha definita come "Integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali e ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate", integrazione da intendersi come risposta alle esigenze di innovazione delle pratiche di governo dell'impresa e del territorio. Attraverso la Responsabilità Sociale di Impresa si intende fare riferimento ad un modello di governance allargata, in base al quale chi governa l'impresa ha responsabilità che si estendono dall'osservanza dei doveri fiduciari nei riguardi della proprietà ad analoghi doveri fiduciari nei riguardi, in generale, di tutti gli stakeholder. Si tratta, dunque, di un concetto che si sta diffondendo rapidamente come approccio innovativo alla gestione aziendale, la cui valutazione globale non si limita più ad analizzare aspetti di carattere economico, ma tiene conto di valori quali la tutela ambientale, la salvaguardia della salute, il rispetto dei diritti umani, in altri termini dell'apporto sociale dell'attività posta in essere. Ancora, nella gestione d'impresa occorre coniugare due valori fondamentali: la creazione del profitto e il primato della persona umana, con particolare attenzione al suo sviluppo. Nell'impresa che viene gestita "eticamente" il perseguimento del profitto tende a collocarsi in un quadro più ampio di "creazione di valore" per tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, sono associati all'azienda. Guidare l'impresa con responsabilità significa farla crescere e conseguentemente far progredire la società nel suo insieme. In tal senso, il contributo intende proporre una riflessione sul concetto di Responsabilità Sociale di Impresa complessivamente inteso, in rapporto all'etica degli affari.
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Calzolaio, Ermanno. "Europa dei diritti e giudice europeo." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 1 (March 2011): 85–113. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2011-001006.

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Il presente contributo, muovendo dal rilievo ampiamente condiviso che il sistema di tutela dei diritti umani in ambito europeo fa perno sulla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo e della Corte di Giustizia, si concentra sull'esame di alcuni aspetti di contesto, sovente lasciati sullo sfondo, ma che appaiono invece essenziali per la stessa comprensione del fenomeno. Si tratta, precisamente, delle modalitŕ di nomina dei giudici, dello stile delle sentenze, dell'esistenza di una regola del precedente e dei modi del suo operare. L'analisi svolge poi alcune considerazioni sul tema dei rapporti tra le due Corti, soprattutto alla luce della adesione dell'Unione alla Convenzione europea a seguito dell'entrata in vigore del cd. Trattato di Lisbona, che riconosce lo stesso valore giuridico dei trattati alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea approvata a Nizza nel 2000 (art. 6 TUE). Alla luce del contesto cosě ricostruito, vengono svolti rilievi critici sulle modalitŕ attraverso cui i giudici italiani si rapportano alla giurisprudenza convenzionale e comunitaria.
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Babini, Valeria. "Pandemia o pandemonio? Libere associazioni di una ex filosofa prestata alla storia della scienza." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (September 2021): 99–107. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2021-002008.

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Senza alcuna pretesa di verità l'autrice mette a fuoco riflessioni, contraddizioni, paradossi e inaspettate esperienze umane che hanno attraversato il nostro pianeta e la nostra epoca durante la sconvolgente pandemia di Covid-19. Cercando nella storia e nella psicoanalisi freudiana argomenti che consentano di credere nella possibilità di una solidarietà umana che sola, peraltro, potrà risultare vincitrice, l'autrice auspica che la sfida imposta dalla pandemia alla scienza medica richiami l'attenzione sulla centralità del rapporto umano tra medico e paziente nonché su una concezione realistica e non fideistica del potere della scienza e dei suoi avanzamenti.
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Maletta, Sante. "Vulnerabilità umana e razionalità pratica. Una prospettiva bioetica macintyriana." Medicina e Morale 68, no. 3 (October 15, 2019): 297–312. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2019.588.

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Questo articolo prende in esame alcuni testi di Alasdair MacIntyre, compresi in un arco temporale di circa trent’anni, a partire dai quali si può ricostruire una prospettiva bioetica che fa perno su un’etica delle virtù. Tale prospettiva “ricentra” la bioetica sulla medicina come pratica sociale e quindi sul rapporto paziente/medico considerato all’interno della concreta trama sociale nella quale agiscono forme di dipendenza tanto alienanti quanto liberanti. Il perseguimento del bene umano non passa quindi attraverso un’utopica emancipazione da ogni forma di dipendenza ma bensì attraverso la pratica delle virtù etiche e dianoetiche resa possibile dai rapporti di dipendenza biologica e razionale. L’esercizio della razionalità pratica indipendente, che costituisce un fattore importante della realizzazione del bene, non viene intesa come autonomia assoluta ma piuttosto come capacità di dar conto delle proprie scelte e azioni dal punto di vista narrativo. In tale prospettiva bioetica la disabilità, in quanto manifestazione della dipendenza e della vulnerabilità umane, diviene un’opportunità per l’esercizio delle “virtù del dare e del ricevere” che realizzano il bene individuale e il bene comune e quindi spinge nella direzione di un ripensamento della condizione umana e della natura del legame sociale e dei suoi criteri di giustizia.
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Preziosi, Paolo. "La valutazione del protocollo di sperimentazione." Medicina e Morale 47, no. 4 (August 31, 1998): 731–38. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.827.

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In questo articolo l'Autore indica i criteri in base ai quali occorre valutare un protocollo di sperimentazione su soggetti umani. L'analisi dei protocolli deve considerare il piano della ricerca, i ricercatori coinvolti, i soggetti partecipanti, l'informazione che è data ai partecipanti. Il piano della ricerca deve recare una visione generale del progetto proposto che sia chiaro ed inequivocabile e che si soffermi in particolar modo sul disegno sperimentale e sulle metodologie, sul luogo dove si svolgeranno le ricerche, sul centro guida, sulla durata, sulle analisi dei dati; i ricercatori coinvolti nella ricerca dovranno essere indicati con nome e qualifica (stesso criterio vale per chi avrà la responsabilità assistenziale dei pazienti inclusi nella sperimentazione e per il responsabile dell'equipe per la sperimentazione); i soggetti che partecipano allo studio devono essere “arruolati” con un'accurata valutazione, precisandone il numero, le modalità di arruolamento, i rapporti con il ricercatore, la vulnerabilità, i criteri di inclusione e di esclusione, i rischi; l'informazione deve essere chiara per poter consentire un consenso valido, informato e volontario. Nella parte finale dell'articolo vengono inoltre menzionati i problemi che si possono incontrare con soggetti che partecipano alle sperimentazioni cliniche in qualità di volontari sani e quelli relativi a volontari pazienti.
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Di Dio, Cinzia. "Transdisciplinarità." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 36 (February 2022): 49–54. http://dx.doi.org/10.3280/eds2021-036005.

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La metodica della risonanza magnetica funzionale consente l'esplorazione dei processi cerebrali, che sono alla base dei comportamenti umani. L'interesse di ricerca si è concentrato soprattutto sui processi cerebrali connessi con l'esperienza estetica. La ricerca neuroscientifica trova riferimento continuo con l'osservazione del comportamento umano, nonché con l'universo delle scienze umane, in particolare della psicologia e della filosofia. L'avanzamento della ricerca neuroscientifica ha condotto al confronto con la sociocognizione in chiave motoria, fino al costrutto della teoria della mente e alla sintonizzazione del comportamento altrui. Transdisciplinariamente sono stati rilevanti gli approdi con la teoria dell'attaccamento di Bowlby e il concetto freudiano di empatia, che hanno trovato verifica empirica nelle più recenti scoperte fisiologiche e neuroscientifi-che. Uno dei settori che nel futuro sarà più rilevante per le neuroscienze, e che implicherà di per sé un approccio transdisciplinare, è quello del rapporto tra uomo e robot. La domanda frequente "quale è il significato profondo della ricerca neuroscientifica?" può trovare risposta solo se si ammette e se si sviluppa il dialogo con le altre discipline e delle scienze umane e delle scienze della natura.
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Donati, Luigi, and Mariachiara Tallacchini. "Ingegneria tessutale: bioetica e prodotti bioartificiali." Medicina e Morale 46, no. 2 (April 30, 1997): 267–85. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.882.

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Con ingegneria tessutale (IT) si fa riferimento a un campo disciplinare che applica i principi dell’ingegneria e delle scienze della vita per la realizzazione di sostituti biologici che ripristinino, mantengano o migliorino le funzioni di tessuti o organi. Questo nuovo settore di ricerca e applicazione clinica, che attualmente consente di realizzare principalmente cute, cartilagine e osso semiartificiali, può in prospettiva sostituire le tecnologie dei trapianti di organi naturali. Ma l’ingegneria dei tessuti pone dei quesiti bioetici: alcuni di tipo generale, implicati anche da altre questioni di interesse bioetico, altri ad essa peculiari. Quesiti generali sono, per esempio, i limiti della donazione di tessuti e i rapporti tra il mercato e la scienza. Un problema che l’ingegneria dei tessuti pone invece con sfumature inedite verte sullo statuto da riconoscere ai prodotti bioartificiali: entità che utilizzano (in alcuni casi) tessuti umani, ma che si collocano al confine tra naturale e artificiale. Interessante è, inoltre, nella ridefinizione della coppia naturale/artificiale, il ruolo assunto dal diritto, che in particolare con le norme sulla brevettabilità del biologico - integra ormai la scienza nella definizione delle stesse realtà scientifiche, e che diventa, quindi, al pari della scienza, un elemento fatturale da sottoporre al vaglio etico. Data la novità della materia, l’articolo ha un intento essenzialmente descrittivo: l’esposizione dei più importanti conseguimenti dell’ingegneria dei tessuti e dei temi di interesse bioetico che esigono un dibattito.
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Rubino, Francesco. "Marxismo, ecologia e costituzione." DESC - Direito, Economia e Sociedade Contemporânea 2, no. 2 (February 21, 2020): 146–68. http://dx.doi.org/10.33389/desc.v2n2.2019.p146-168.

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Questo saggio analizza le origini del consolidamento progressivo della sensibilità ecologica negli ultimi cento anni, le rapporti tra l’ecologia e la costituzione e l’ampiezza teorica dei concetti di diritti fondamentali, diritti umani, democrazia, socialismo per evitare la catastrofe, non dimenticando che il discorso ecologico è nato nelle tradizione socialisti sovietici. Analizza anche dalla guerra come fonte di diritto e la legittima difesa ambientale nel diritto internazionale al ‘ambiguo’ ma necessario corollario del principio internazionale di solidarietà come uscita possibile alla crisi. La costruzione di altre nozioni come “beni pubblici globali” sembra, da molti, un’altra conseguenza di questa opposizione tra la protezione ambientale e gli interventi umanitari, entrambi su scala globale e planetaria. Salvare l’ambiente e salvare l’economia è il secondo grande problema: che cos’è la produzione ambientale e come funziona al di là delle tante assunzioni di responsabilità e dei tanti committments che non hanno séguito? Esiste un “capitale naturale del mondo”? è l’ultima questione del saggio, come da una decina d’anni si è legittimato un modo di vedere che punta alla valorizzazione del “capitale naturale del mondo”. Dinanzi una somma di argomenti critici e historici a tutti questi concetti, l’articolo tende a concludere che l’atteggiamento politico è proprio invece quello di un “evasionismo” dal Pianeta, di un abbandono cioè nei confronti di un pianeta ormai in crisi irreversibile.
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Zanchi, Juri. "La decostruzione spirituale dell’Io. L’ambigua ontologia della carne in Merleau-Ponty." Medicina e Morale 71, no. 3 (November 3, 2022): 293–310. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2022.1212.

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Il corpo umano è il terreno sul quale insistono molte delle dinamiche di stampo bioetico che nella loro problematicità morale richiedono una chiarificazione di senso relativa allo statuto ontologico e assiologico dell’umana corporeità. Del resto, il corpo umano, nella sua ambiguità, si situa sempre sul crinale fra l’essere e l’avere, in rapporto alla persona umana, complicando ulteriormente le prassi bioetiche, la cui declinazione morale cambia radicalmente a seconda dell’antropologia di riferimento. Altrettanto ambigua, poi, è la nozione di carne che rischia di essere equivocata nel suo significato apparentemente affine a quello di corpo. Tale nozione, la cui origine risale all’antropologia greca e, poi, biblica, ha trovato una radicalizzazione filosofica nell’ontologia della chair di Maurice Merleau-Ponty. Elevata a categoria di interpretazione dell’umano e, contemporaneamente, del mondano, essa vorrebbe sostituire la nozione di corpo. Ma, assumendo che io sono il mio corpo si può similmente affermare che io sono la mia carne? L’intento del presente saggio è quello di approfondire i rapporti fra persona umana, corpo e carne, mettendo in luce come l’ontologia della carne di Merleau-Ponty riesca, per un verso, a fondare un orizzonte ecologico che riunisce l’io e il mondo in un’unica e solidale famiglia ontologica. Per altro verso, tuttavia, tale concettualizzazione risulta problematica in quanto inserisce nell’antropologia una faglia di anonimato e generalità in cui si afferma un paradigma dell’impersonale, incapace di rendere ragione della specificità spirituale della persona umana e della sua corporeità.
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De Caprio, Lorenzo, and Annalisa Di Palma. "La medicina e la morte." Medicina e Morale 46, no. 6 (December 31, 1997): 1139–54. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.862.

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La morte ha occupato in ogni epoca una posizione centrale nella medicina, e la sua stessa storia dimostra come l’impegno del medico a difendere ad oltranza la vita sia una peculiarità della moderna medicina scientifica. D’altra parte, nel passaggio da una società retta da valori tradizionali a quella moderna, gli storici registrano profondi mutamenti nel rapporto tra l’uomo e la morte. Mentre la cultura dominata dalla tradizione religiosa, pur difendendo la vita, accettava la morte come limite dell’uomo e parte integrante della condizione umana; la cultura della Modernità, nella sua ansia di dominare il mondo, ha rimosso e combattuto la morte. Quindi, solo interventi tesi ad introdurre valori umani e morali nella formazione del medico potrebbero riportare “senso” in una pratica medica che rispecchia fedelmente l’ideologia ed i valori di una società dominata dalla ragione tecnico-scientifica. I1 progresso tecnologico ha messo a disposizione dei medici mezzi capaci di salvare vite umane, ma, per l’oblio di misure umane e morali, con gli stessi mezzi, i medici si accaniscono prolungando inutilmente l’agonia del morente. I1 progresso tecnologico sembra così ritorcersi contro l’uomo. I1 dibattito bioetico aspira a ridare dignità al morente, ma s’è arrestato sul lacerante problema dell’eutanasia. Gli autori giudicano grave e pericolosa questa situazione di stallo; infatti, in un’epoca di limiti nelle risorse, la decisione sulla vita e sulla morte s’avvia ad essere condizionata unicamente da valutazioni d’ordine economico.
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May, William E. "Bioetica e teologia: quale legame?" Medicina e Morale 53, no. 2 (April 30, 2004): 279–99. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.644.

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L’Autore intende mettere a tema nel suo contributo il fondamentale tema del rapporto tra la bioetica - che si interessa in particolare di determinare il carattere morale degli atti umani riguardanti la generazione, lo sviluppo e la cura della vita e della salute della persona umana - e la teologia, ossia lo studio disciplinato di Dio e di tutti gli altri esseri nella loro relazione con Dio. L’approccio alla questione muove dal riconoscimento della crucialità del tema del significato della persona umana. Ad una posizione solistica di stampo teologico e cattolica, la bioetica contemporanea oppone spesso una concezione dualistica, che ha nell’idea del corpo come strumento, piuttosto che come bene intrinseco della persona, il suo punto cruciale. l’Autore propone una critica di quest’ultima impostazione. La seconda parte dell’articolo è dedicata alla moralità degli atti umani, tema ancora una volta sviluppato a partire dal confronto tra la posizione della teologia cattolica e quella di gran parte della bioetica contemporanea, mal disposta verso gli assoluti morali e gli atti intrinsecamente cattivi, e teorizzatrice di un consequenzialismo etico di chiaro stampo individualistico. Ed è proprio il rischio dell’arbitrarietà ad essere oggetto di critica di una simile concezione, incapace di aprirsi al reale significato della libertà umana.
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DeLaine, Janet. "The Temple of Hadrian at Cyzicus and Roman attitudes to exceptional construction." Papers of the British School at Rome 70 (November 2002): 205–30. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200002154.

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IL TEMPIO DI ADRIANO A CYZICUS E L'ATTEGGIAMENTO ROMANO VERSO LE COSTRUZIONI COLOSSALIPartendo dalPanegirico su Cyzicusdi Elio Aristide, questo articolo esplora l'atteggiamento romano verso le imprese costruttive colossali. La struttura di questo contributo è data prima dall'idea delle Sette Meraviglie del Mondo, che suggerisce come tali imprese costruttive venissero ammirate per la loro grandezza e per il livello di sofisticazione tecnologica, in particolare quando realizzate su una scala che andava ben oltre il regno delle normali esperienze umane. Questo tipo di costruzioni sembrava sfidare la natura ma, allo stesso tempo, dimostrava i limiti dell'ingenuità umana e dava unostatusa coloro per i quali questi lavori erano stati creati. Allo stesso tempo, l'atto della costruzione era visto come un simbolo di esistenza civilizzata, e viene dunque dimostrato come le rappresentazioni sia scritte che pittoriche degli edifici avessero un'importanza speciale. Ciò conduce alia discussione dellamagnificentiae del valore della costruzione per il mecenate romano come contributo alia vita della comunita. L'articolo si conclude con un esame delle implicazioni morali delle costruzioni su grande scala, collocandolo all'interno di un discorso più ampio sulle idee romane conflittuali sul rapporto tra umanità e natura, e sul'antico dibattito sulle origini della civilizzazione e l'idea del progresso umano.
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Herranz, Julián. "Il rapporto tra Etica e Diritto nella Enciclica Evangelium vitae." Medicina e Morale 48, no. 3 (June 30, 1999): 445–67. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1999.798.

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In questo articolo l’Autore ha voluto sottolineare l’importanza dell’Enciclica Evangelium Vitae nel risvegliare le coscienze contro uno dei più gravi capovolgimenti etici e giuridici della storia umana. L’intento è quello di esaminare tre questioni: 1) risalire alle basi sulle quali si fondava e si fonda il postulato giuridico e morale dell’inalienabilità del diritto alla vita dell’uomo innocente e, soprattutto, del concepito; 2) stabilire le cause che hanno portato ad una legislazione permissiva dell’aborto ed ad altri attentati contro la dignità dell’uomo e della vita umana (eutanasia, manipolazioni di geni ed embrioni…); 3) valutare quali siano i motivi filosofici e biologici la cui presa di coscienza sembri più necessaria per la tutela del diritto alla vita. Intento dell’Autore è, per ciò che riguarda il diritto alla vita, sottolineare l’importanza che il principio di non discriminazione, basato su quello dell’uguaglianza, venga applicato all’“essere umano”, all’“individuo umano” e non soltanto alla “persona giuridicamente riconosciuta”. L’articolo si sofferma, inoltre, ad illustrare la grande tradizione del diritto alla vita, il preoccupante regresso della civiltà giuridica, la necessità di un più stretto rapporto tra Diritto e Morale e Biologia e Morale (come campi di ricerca e di impegno intellettuale a difesa della vita).
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Sgreccia, Elio. "Quando la fede si confronta con la legge nell’ambito delle biotecnologie umane." Medicina e Morale 51, no. 3 (June 30, 2002): 407–27. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.691.

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L’articolo analizza il rapporto tra istanze religiose e la legge civile, tenendo presente i possibili interventi della legge nel campo della genetica e della procreazione. Dopo aver argomentato che il dialogo tra fedi religiose e regimi democratici stia diventando sempre più urgente per evitare sia i fondamentalismi religiosi sia presunte neutralità morali delle democrazie liberali, l’autore afferma che il fatto religioso cristiano-cattolico ponga tre esigenze fondamentali per un corretto rapporto tra fede e legge: l’esigenza antropologica, cioè di una concezione dell’uomo esigitiva del rispetto della dignità di ogni persona umana; l’esigenza epistemologica, per cui la fede non deve opporsi alla ricerca scientifica e razionale, ma deve indicare il senso della ricerca stessa, nel quadro dei fini dell’uomo; il principio dell’accettazione del sistema democratico nel quale deve essere garantito per ogni uomo il diritto alla libertà-responsabilità in un clima di dialogo e persuasione. Infine, l’articolo si sofferma sugli orientamenti di carattere normativogiuridico sulla genetica e sulla procreazione artificiale che una visione centrata sulla dignità della persona umana richiede: 1. la protezione di individuo umano, cioè la tutela del diritto alla vita di ogni essere umano innocente; 2. il Principio di non discriminazione; 3. il divieto di ogni intervento genetico non terapeutico alterativo; 4. il divieto di brevettazione del genoma umano; 5. la promozione della ricerca in tema di terapia genetica; 6. la protezione degli individui che operano e sperimentano nei laboratori di biotecnologie sul DNA.
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Tibaldeo, Roberto Franzini. "Animale, "transanimale" e umano nel pensiero di Hans Jonas." Pensando - Revista de Filosofia 6, no. 11 (July 27, 2015): 415. http://dx.doi.org/10.26694/pensando.v6i11.3606.

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Il pensiero di Hans Jonas, specie per quel che riguarda la cosiddetta “biologia filosofica”, tratta indirettamente del rapporto tra essere umano e animale. A questo riguardo, Jonas rifiuta sia l’approccio dualistico, sia quello monistico-riduzionistico e propende al contrario per una complessiva reinterpretazione del fenomeno della vita nei termini di quel che egli definisce una “rivoluzione ontologica”. In virtù di ciò, il pensatore rintraccia lo specifico del fenomeno della vita e individua nelle forme viventi una scala naturae di complessità, auto-trascendimento e libertà via via crescenti, le cui tappe significative sono la vita organica, quella animale e quella umana. Per quel che concerne la forma animale, varie specie presentano “potenzialità trans-animali”, che evidenziano un ponte biologico e ontologico verso l’essere umano. In altre parole, l’animale è in qualche modo in grado di prefigurare la forma di vita specificamente umana. Tuttavia, sostiene Jonas, non appena quest’ultima fa la propria comparsa, essa è tale per cui se ne evidenzia al tempo stesso anche lo “iato metafisico” rispetto alla vita animale. La specificità umana si manifesta nella propria capacità di essere responsabile e di preservare le condizioni basilari per una vita autentica sul pianeta.
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D’Elia, Costanza. "Pasquale Villani: la coerenza di un eclettico umanista." SOCIETÀ E STORIA, no. 171 (February 2021): 187–98. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-171010.

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L'articolo mira a delineare il percorso intellettuale e umano di Pasquale Villani, gettando luce sulla ricchezza della sua attività scientifica. Emerge il profilo di uno studioso attento a far confluire in una rinnovata storia del Mezzogiorno l'attenzione alle più importanti dinamiche storiografiche del periodo e a potenziare il rapporto fra storia e scienze umane. A una visione d'insieme, Villani è rimasto fedele al paradigma di una storia economico-­sociale che ha declinato nel rifiuto di ogni dogmatismo, ideologico o metodologico, e nell'apertura alle suggestioni tanto della microstoria che del cultural turn degli ultimi decenni.
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Gallese, Vittorio, and Margherita Spagnuolo Lobb. "Il now-for-next tra neuroscienze e psicoterapia della Gestalt." QUADERNI DI GESTALT, no. 2 (May 2012): 11–26. http://dx.doi.org/10.3280/gest2011-002002.

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L'articolo riporta la trascrizione di un dialogo incalzante e vivace tra gli autori sul recente libro di M. Spagnuolo Lobb, Il now-for-next in psicoterapia. La psicoterapia della Gestalt raccontata nella societŕ post-moderna. Ne viene fuori un confronto tra le recenti scoperte compiute dalle Neuroscienze da una parte e i temi cardine della psicoterapia della Gestalt dall'altra. Gli autori si ritrovano su argomenti quali l'intenzionalitŕ condivisa e l'attitudine umana a riconoscerla nell'altro, la genesi e lo sviluppo dell'atteggiamento accudente, la relazione terapeutica come spazio co-costruito, la practognosia di Merleau-Ponty, il rapporto tra motilitŕ e psicopatologia, l'autoregolazione del contatto terapeutico e la teoria della Simulazione Incarnata, l'intreccio tra aspetti genetici e strutturali dell'esperienza, la perdita di senso che avviene nell'esordio psicotico, la prospettiva somato-evolutiva dello sviluppo, l'evidenza non verbale dello sviluppo del paziente, la possibilitŕ di condizionare positivamente il comportamento umano e l'importanza per gli scienziati di rimanere aperti alla libertŕ umana.
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Casini, C., M. L. Di Pietro, and M. Casini. "La normativa italiana sulla “procreazione medicalmente assistita” e il contesto europeo." Medicina e Morale 53, no. 1 (February 28, 2004): 17–52. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.651.

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La normativa italiana sulla riproduzione artificiale si inserisce nel contesto legislativo europeo che, a partire dagli anni ottanta, ha visto il diffondersi di leggi in materia. Nella penultima decade del secolo scorso, infatti, il legislatore si è trovato di fronte ad un fenomeno completamente nuovo, ampiamente affermato nella prassi e connotato da una complessità tecnica (peraltro in continua evoluzione) di non immediata comprensione. La difficoltà di dare una disciplina ad una materia di tale densità e soprattutto coinvolgente beni (significato della procreazione, valore della vita umana allo stadio iniziale, significato della famiglia) e interessi (degli adulti ad avere un figlio, degli scienziati a fare le ricerche) di rilevante portata, ha spinto i Governi e i Parlamenti ad avvalersi degli Studi condotti da Commissioni costituite ad hoc. Nell’articolo, dunque, oltre ad esaminare i contenuti essenziali delle varie leggi in base ad un’analisi comparata che evidenzia i punti di convergenza e di divergenza, le leggi stesse vengono messe in relazione ai risultati raggiunti dai rispettivi gruppi di studio. Ne emergono due interessanti linee di tendenza: da un lato sembra prevalere un’orientamento pragmatico (la cui espressione più marcata si rinviene nel britannico Rapporto Warnock e nella conseguente legislazione britannica) caratterizzato dalla prevalenza del beneficio che si può ottenere dal ricorso alle tecnologie riproduttive a discapito di ogni tutela giuridica dei diritti dell’embrione; dall’altro, viceversa, un’orientamento, che in base alla moderna dottrina dei diritti umani, è disposto a riconoscere al neo-concepito, in quanto individuo vivente appartenente alla specie umana, i diritti umani fondamentali: alla vita, alla famiglia, all’identità (genetica e psicologica). È questo il percorso intrapreso dai documenti europei del 1989, inaugurato dal punto di vista legislativo dalla normativa tedesca (supportata dai lavori della Commissione Benda) e confermato dalla recente legge italiana. L’articolo in oggetto non si limita ad una rassegna sia pure ragionata delle normative in vigore, ma offre spunti di riflessione che vanno al di là di un semplice confronto legislativo.
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Woodall, George John. "Medicina veritatis: The Multi-Faceted Relationship between Truth and Medicine." Medicina e Morale 46, no. 4 (August 31, 1997): 739–59. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.873.

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Il lavoro cerca di valutare il rapporto tra la verità e la medicina. Parte dal riconoscimento dell’importanza fondamentale della verità e della veracità nella tradizione cristiana e nella promozione della dignità umana e nello sviluppo della società più generalmente. Il dibattito in seno alla teologia morale cattolica circa la veridicità in casi di conflitto fornisce il retroscena per l’analisi della responsabilità del personale medico, dei parenti e degli altri per la comunicazione della verità al paziente. La veridicità appare quale realtà pluri-dimensionale, che tocca tutte le sfere dell’attività medica e della ricerca scientifica in campo medico. In questo contesto si dà un’attenzione esplicita alla ricerca clinica. La scelta di focalizzare sull’oncologia scaturisce dalla percezione pastorale che tante vite umane ammalano di tumore ed anche il fatto che le questioni morali in gioco emergono più chiaramente una volta che si tratti di patologie potenzialmente letali. I contributi principali del testo sarebbero la dimostrazione della multiforme maniera in cui la verità e la veracità influiscono e dovrebbero influire sulla medicina e sostenere che la verità stessa funge da medicina al livello intrapersonale, interpersonale e trascendentale della vita umana dolente.
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Piliu, Salvatore. "Il diritto delle comunità umane intenzionali: nuovi ordinamenti giuridici?" Zeszyty Naukowe KUL 60, no. 3 (October 28, 2020): 349–56. http://dx.doi.org/10.31743/zn.2017.60.3.349-356.

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Il presente intervento si propone di analizzare dal punto di vista giuridico il nuovo fenomeno, oramai globalizzato, delle comunità umane intenzionali, con l’intento di comprendere se queste nuove tipologie di aggregazione di individui possano essere considerate come forme alternative di collettività organizzate produttive di modelli giuridici differenti rispetto a quelli tradizionali, ovvero capaci di dar vita a nuovi ordinamenti giuridici, partendo dall’assunto ubi societas, ibi ius. Partendo dalle definizioni elaborate nel campo della sociologia giuridica di comunità e di comunità intenzionali, si è poi analizzata la problematica inerente la capacità delle comunità intenzionali di produrre regole giuridiche da applicare ai componenti delle comunità. È stata poi esaminata l’organizzazione giuridica della Comunità di Damanhur, situata in Piemonte (Italia), in cui vi sono norme interne di diritto privato e di diritto pubblico che regolano la vita dei consociati, un vero e proprio sistema giuridico interno della Comunità, che pone non pochi problemi nel rapporto con il diritto italiano. Il nuovo progetto di legge presentato nel 2017 al Parlamento italiano, in merito al riconoscimento giuridico delle Comunità intenzionali, potrebbe regolare in maniera definitiva questa materia, ovvero i rapporti tra Comunità e Stato di appartenenza, con il conseguente riconoscimento della esistenza di ‘ordinamenti giuridici autonomi’ facenti capo alle Comunità intenzionali.
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Ippolito, Franco. "Obiettivo: Associazionismo giudiziario, diritti umani e dimensione intrnazionale." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 3 (July 2009): 133–42. http://dx.doi.org/10.3280/qg2009-003013.

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1. L'attenzione di Magistratura democratica alla dimensione internazionale2. Associazionismo giudiziario e horizontalismo judicial italiano come punti di riferimento internazionale3. Giurisdizione e politica: un rapporto conflittuale non solo italiano4. Globalizzazione dei diritti versus globalizzazione economica.
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Lingiardi, Vittorio, and Nuccia Vono. "Scarti di genere: percorsi diagnostici, paesaggi umani." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 18 (September 2012): 65–79. http://dx.doi.org/10.3280/eds2012-018008.

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Il rapporto tra sesso, genere e orientamento sessuale non č scontato. Esso viene condizionato dalle disposizioni biologiche, dalla storia individuale e dai contesti socio-culturali. A partire da questa complessitŕ, come dobbiamo considerare la diagnosi di Disturbo dell'Identitŕ di Genere? Il prodotto di una cultura normativa in tema di genere? La conseguenza nosografica di una declinazione "imprevista" dell'appartenenza al genere assegnato alla nascita? Una diagnosi da mantenere, da modificare o da rimuovere? E che legame c'č, se c'č un legame, tra le variazioni di genere e l'orientamento sessuale?
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Bilancia, Francesco. "Profili evolutivi dei più recenti sviluppi della giurisprudenza costituzionale italiana con riferimento alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo." Revista do Direito, no. 43 (May 19, 2014): 03–24. http://dx.doi.org/10.17058/rdunisc.v0i43.5661.

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Questo breve scritto intende fornire un quadro d’insieme dei più recenti sviluppi della giurisprudenza costituzionale italiana con riferimento all’uso degli accordi internazionali di protezione dei diritti umani, che opera attraverso un “processo di grandiose proporzioni, il quale investe il futuro stesso dello Stato: non di questo o quello Stato, ma – se così può dirsi – della forma-Stato”. Questo processo, destinato a svolgersi in un indefinibile arco di tempo ma costantemente sostenuto dalla più attenta giurisprudenza, non avrebbe – non ha – potuto “non investire il destino della stessa (…) Costituzione ”. La lunga e complicata evoluzione del processo di “interazione” tra i diversi documenti costituzionali statali e tra questi e le Carte internazionali di protezione dei diritti fondamentali si è spesso caratterizzato per un cammino di piccoli passi, di fasi di integrazione a volte più intense, a volte più incerte, senza escludere vere e proprie battute d’arresto, ma comunque qualificato ed arricchito da importanti episodi giurisprudenziali di cui, momento per momento, la dottrina ha preteso di ricostruire la fotografia di sintesi, nell’incessante vano tentativo di ridurre la complessità a sistema. Non è, è bene dirlo subito, l’intenzione di queste brevi note che traggono, piuttosto, spunto da alcune più recenti pronunce della Corte costituzionale italiana, riferite alla Convenzione ed alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’Uomo (CEDU), riconducibili al percorso giurisprudenziale avviato a partire dalle sentenze nn. 348 e 349 del 2007 . Come è noto ormai la Corte costituzionale italiana riconduce il contrasto tra una norma interna ed una norma della Convenzione europea dei diritti dell’uomo alla violazione mediata dell’art. 117, comma 1, Cost., di cui la stessa Corte costituzionale dovrà essere investita nel caso in cui il giudice interno non sia in condizione di risolvere l’antinomia per via di interpretazione conforme. A giudizio della Corte resta, infatti, preclusa al giudice di merito la strada dell’applicazione diretta della norma CEDU mediante la contestuale disapplicazione della norma interna incompatibile , ritenendo non assimilabile tale sistema di garanzie allo schema di adattamento del diritto interno al diritto comunitario e dell’UE . Piuttosto, a giudizio della Corte costituzionale resta, non solo possibile, ma addirittura necessario verificare, in sede di giudizio di costituzionalità, la specifica compatibilità in concreto della norma CEDU invocata quale parametro, per come interpretata ed applicata dalla Corte di Strasburgo, con le diverse disposizioni costituzionali. Sul piano formale della dottrina costituzionale del sistema delle fonti le disposizioni della CEDU , quindi, in quanto dotate di forza passiva superiore a quella delle norme di legge ordinaria, fungeranno da norme interposte nel giudizio di costituzionalità delle norme interne con esse incompatibili per violazione indiretta dell’art. 117 Cost. Laddove, all’opposto, stante la loro non equiparabilità formale alle disposizioni costituzionali, potrebbe darsi il caso di un giudizio di costituzionalità della legge di recepimento della Convenzione nell’ipotesi di contrasto con altre disposizioni costituzionali; non quindi più soltanto dei principi fondamentali come previsto, secondo la nota dottrina costituzionale dei “controlimiti”, con riferimento ai rapporti del diritto interno con le norme di diritto comunitario direttamente applicabili.
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Fromm, Erich. "Il concetto freudiano di sessualità (1957)." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 1 (February 2022): 67–86. http://dx.doi.org/10.3280/pu2022-001010.

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Viene pubblicata per la prima volta in italiano una lezione che Erich Fromm tenne il 28 maggio 1957 alla New School for Social Research di New York. Questa era l'ultima di una serie di lezio-ni sui concetti principali della psicoanalisi freudiana, la maggior parte delle quali non furono regi-strate mentre quest'ultima fu registrata e trascritta. Fromm discute i seguenti argomenti: il concetto fisiologico di sessualità in Freud e la concezione biologica della sessualità proposta da Fromm; il ruolo della mascolinità e della femminilità; il concetto freudiano di libido; la teoria della natura umana secondo Fromm, in cui vengono concettualizzati diversi bisogni dell'essere umano così come sono stati descritti nel libro del 1955 Psicanalisi della società contemporanea (il bisogno di essere in relazione, il bisogno di radicamento, il bisogno di un senso di identità, il bisogno di tra-scendenza, il bisogno di una cornice di riferimento e di un oggetto di devozione); implicazioni per la comprensione dei pazienti; le associazioni libere; il rapporto tra analista e paziente; l'importanza dei sogni; la situazione attuale della psicoanalisi e il suo futuro.
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Forte, Bruno. "Considerazioni teologiche intorno all'ingegneria genetica." Medicina e Morale 41, no. 6 (December 31, 1992): 1063–73. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1992.1081.

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Lo studio, prendendo le mosse dalla considerazione che l'ingegneria genetica tocca la relazione tra uomo, natura e cosmo, nonché quella tra l'uomo ed i suoi simili, prende atto della diversità di ritmi che i tempi biologici hanno rispetto a quelli storici per via delle rilevanti possibilità che l'uomo ha di intervenire sulla realtà. L'ingegneria genetica è, così, inquadrata nella più generale "crisi ecologica", dalle profonde radici filosofiche che sono tratteggiate dall'Autore. Vengono poi valutate criticamente le accuse che la filosofia ha mosso alla tradizione ebraico-cristiana riguardo al rapporto uomo-natura. Lo studio evidenzia ed analizza, infine, come tale tradizione si fondi non sull'autonomia bensì sull'eteronomia dell'uomo, ovvero sulla relazione tra l'essere umano e il Creatore nella solidarietà con tutto il creato, visto nella sua "interiorità". Alla luce di tali premesse saranno eticamente accettabili quegli interventi di ingegneria genetica che riconoscono come premessa l'eteronomia fondatrice prima citata, cioè il rispetto della centralità ed il valore assoluto della persona umana, in una dinamica di etica della solidarietà e della responsabilità.
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Bompiani, A. "Riflessioni etiche sulla produzione e commercializzazione di organismi animali e vegetali geneticamente modificati." Medicina e Morale 49, no. 3 (June 30, 2000): 449–504. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.781.

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Анотація:
L’Autore esamina sotto l’aspetto etico il vasto dibattito in corso sulle biotecnologie, riferendosi in particolare agli organismi geneticamente modificati. L’Autore approfondisce l’attuale concorso delle biotecnologie allo sviluppo umano, soffermandosi sull’eticità della “manipolazione” della natura vivente secondo una visione antropocentrica moderata, nella adeguata tutela della biodiversità ambientale e di un sufficiente grado di benessere animale. L’articolo si sofferma poi sui “rischi”, che costituisce una delle principali domande etiche maggiormente avvertite dall’opinione pubblica. Riconoscendo la difficoltà attuale di una valutazione epidemiologica precisa del “rischio” derivante dall’uso di alimenti geneticamente modificati attualmente commercializzati per la salute umana, lo studio si conclude affermando che è necessario: 1. Promuovere una maggiore informazione pubblica sui temi complessi delle biotecnologie e degli organismi geneticamente modificati; 2. Sostenere il criterio della valutazione scientifica del rischio, adottando peraltro il “principio di precauzione” (che tuttavia va meglio specificato in senso giuridico nelle applicazioni biotecnologiche); 3. Prevedere uno sviluppo di armonici rapporti fra i diversi settori interessati dalle biotecnologie (produttori, università per le attività di ricerche e formazione, consumatori, etc.), anche mediante l’assunzione dei criteri di massima “trasparenza” e di facoltà di scelta; 4. Assicurare a tutti i popoli della terra i benefici che possono derivare dalle applicazioni biotecnologiche.
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Mozzanica, Carlo Maria. "Prendersi cura della fragilitŕ." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 2 (January 2011): 50–30. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-002001.

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Lo scenario socioculturale postmoderno si fa sempre piů generatore di fragilitŕ sistemiche (della persona, della famiglia e della comunitŕ) e infrasistemiche (che toccano tutta la vita e/o la vita di tutti). Diventano parte dell'esperienza ordinaria e condivisa la censura, la rimozione dei vissuti piů profondi propri del quotidiano e dell'ordinaria esistenza: la malattia, la sofferenza, la decadenza non accettata - che diventa marginalitŕ - della vecchiaia, la morte. Nel quadro dei diritti costituzionali emergono la rimozione e la censura di uno dei tre principi fondamentali delle democrazie, quantomeno di quelle occidentali: la fraternitŕ o la solidarietŕ. Occorre invece ribaltare la prospettiva, nell'ottica umana in generale e in quella medica in particolare: non si tratta di "curare" (cure) un corpo oggetto, ma di "prendersi cura" (care) di un corpo soggetto. "Curare" non deve identificarsi con "guarire", cancellando cosě l'idea della morte perché inaccettabile. Č necessario ricordarsi che la malattia č sempre evento esistenziale e non meramente biologico, e che l'assenza di possibilitŕ di guarigione non deve portare mai alla rinuncia del rapporto umano con il malato. In senso piů ampiamente esistenziale, l'uomo di oggi deve abbandonare ogni pretesa di onnipotenza per prendersi cura amorevole della propria fragilitŕ, che č cifra costituiva della sua umanitŕ.
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Giors, Barbara. "Il rapporto dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani sulla protezione dei diritti umani dei minori privati della libertà." MINORIGIUSTIZIA, no. 1 (March 2013): 281–303. http://dx.doi.org/10.3280/mg2013-001029.

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LIRA, Kalline Flávia Silva de. "Direitos humanos, educação e psicologia: relato de experiência docente." INTERRITÓRIOS 6, no. 10 (April 14, 2020): 332. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i10.244912.

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RESUMOA educação em direitos humanos é compreendida como um processo que orienta a formação do sujeito de direitos, articulando diversas dimensões. A psicologia, em qualquer campo de atuação, deve ser baseada no compromisso ético e nos direitos humanos e, portanto, pode contribuir enfrentamento da violência e da intolerância não apenas na escola, mas em toda a sociedade. Este artigo tem o objetivo de descrever e discutir a experiência docente desenvolvida na disciplina “Direitos humanos, ética profissional e cidadania”, ministrada numa escola técnica no estado de Pernambuco, nos anos 2015 e 2016. Pode-se concluir que a experiência docente foi exitosa, contribuindo para a construção da proposta pedagógica da disciplina, bem como trouxe instrumentos de análise da realidade social para os/as alunos/as. Assim, o diálogo entre a Psicologia e os Direitos Humanos é fundamental para se construir uma sociedade mais justa e que tenha como princípio norteador o respeito à dignidade humana. Direitos humanos. Educação. Exercício profissional. Docência. Human rights, education and psychology: report of teaching experience ABSTRACT Education in human rights is understood as a process that guides the formation of the subject of rights, articulating several dimensions. Psychology, in any field, must be based on ethical commitment and human rights and, therefore, can contribute to confronting violence and intolerance not only in the school, but in the whole of society. This article aims to describe and discuss the teaching experience developed in the discipline "Human rights, professional ethics and citizenship", taught at a technical school in the state of Pernambuco, in the years 2015-2016. It can be concluded that the teaching experience was successful, contributing to the construction of the pedagogical proposal of the discipline, as well as brought instruments of analysis of the social reality for the students. Thus, the dialogue between psychology and human rights is fundamental for building a more just society and having as its guiding principle respect for human dignity.Education. Human rights. Professional exercise. Teaching. Derechos humanos, educación y psicología: informe de experiencia docente RESUMEN La educación en derechos humanos puede ser entendida como un proceso que guía la formación del sujeto de derechos, articulando varias dimensiones. La psicología, en cualquier campo de acción, debe basarse en el compromiso ético y los derechos humanos y, por lo tanto, puede contribuir a hacer frente a la violencia y la intolerancia no solo en la escuela, sino en toda la sociedad. Este artículo tiene como objetivo describir y discutir la experiencia docente desarrollada en la disciplina: "Derechos humanos, ética profesional y ciudadanía", impartida en una escuela técnica en el estado de Pernambuco, en los años 2015 y 2016. Se puede concluir que la experiencia docente fue exitosa, contribuyendo a la construcción de la propuesta pedagógica de la disciplina, así como aportando instrumentos de análisis de la realidad social para los estudiantes. Por lo tanto, el diálogo entre Psicología y Derechos Humanos es esencial para construir una sociedad más justa y que tenga como principio orientador el respeto a la dignidad humana. Derechos humanos. Educación. Practica profesional. Docencia. Diritti umani, educazione e psicologia: rapporto sull'esperienza di insegnamento SINTESE L'educazione ai diritti umani può essere intesa come un processo che guida la formazione della materia dei diritti, articolando diverse dimensioni. La psicologia, in qualsiasi campo d'azione, deve essere basata sull'impegno etico e sui diritti umani e, quindi, può contribuire ad affrontare la violenza e l'intolleranza non solo a scuola, ma nella società nel suo insieme. Questo articolo ha lo scopo di descrivere e discutere l'esperienza di insegnamento sviluppata nella disciplina: "Diritti umani, etica professionale e cittadinanza", insegnata in una scuola tecnica nello stato di Pernambuco, nel 2015 e nel 2016. Si può concludere che l'esperienza L'insegnante ha avuto successo, contribuendo alla costruzione della proposta pedagogica della disciplina, nonché fornendo strumenti di analisi della realtà sociale per gli studenti. Pertanto, il dialogo tra psicologia e diritti umani è essenziale per costruire una società più giusta che abbia come principio guida il rispetto della dignità umana. Diritti umani. Istruzione. Pratica professionale Insegnamento.
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Migliorini, Damiano. "Lineamenti di cristeologia. «Fede critica» e umiltà epistemica: il rapporto ragione-fede al confine tra meta-teologia, metodologia e vita." TheoLogica: An International Journal for Philosophy of Religion and Philosophical Theology 1, no. 1 (July 19, 2017): 94–147. http://dx.doi.org/10.14428/thl.v1i1.103.

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Il rapporto tra fede e ragione è la questione meta-teologica per eccellenza. L’autore si propone dunque d’indagare se il modello oggi prevalente di “ragione umile” – basato su fallibilismo e umiltà epistemica – sia il più adeguato per esprimere le verità teologiche, anche alla luce del dibattito interno al teismo contemporaneo (teologia razionale). Per rispondere a questa domanda è necessario esaminare lo statuto epistemologico della verità umana e della verità di fede, per poter elaborare un metodo comune alle discipline scientifiche, filosofiche e teologiche, capace di trovare un equilibrio tra fideismo e positivismo teologico. Dopo una breve panoramica storica dei rapporti tra fede e ragione nel pensiero occidentale (con particolare attenzione alla dottrina dei praeambula fidei), l’articolo cercherà di mostrare come, nel paradigma della verità relazionale e del fallibilismo sia necessario integrare il problema delle fonti, dell’autorità, del concetto di ispirazione e della nozione di “rivelazione”, giacché contraddistinguono la teologia rispetto alla filosofia. Si mostrerà infine come la dimensione comunitaria e della scelta (appello alla libertà) siano connaturate alla teologia intesa come fede critica, la cui peculiarità è di collocarsi senza nostalgie nel mezzo tra fideismo, razionalismo e un certo relativismo. Dal percorso emergerà infine la proposta di una nuova cristeologia.
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Gorreta, Donatella. "Osservazioni dal confine tra l'umano e l'animale." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 38 (September 2010): 54–72. http://dx.doi.org/10.3280/las2010-038006.

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Il tema di questo saggio č la linea di demarcazione che distingue e separa uomo e animale dagli albori della civiltÀ occidentale. Attraverso una rilettura critica di momenti e forme di tale linea, il discorso qui sviluppato propone di riconoscere i concetti di uomo e di animale, quali sono stati finora pensati e applicati, come artefatti umani che hanno tenuto in scarsa o nessuna considerazione il fatto che nella demarcazione sono insiti una vicinanza e un rapporto e insieme un'alteritÀ con cui il pensiero non puň piů evitare di misurarsi.
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Calle, Maria Cristina. "Il giudice onorario minorile: ambiguità e potenzialità di una figura scomoda." MINORIGIUSTIZIA, no. 1 (July 2021): 123–31. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-001013.

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La figura del giudice onorario minorile si evolve nel tempo rispondendo alle elaborazioni delle scienze umane con caratteristiche che ci hanno consegnato una figura piuttosto scomoda che ha, tuttavia, orientato la cultura minorile ad acquisire strumenti capaci di avere a che fare con la complessità dei rapporti familiari. Il felice incontro con la giustizia penale non ha avuto lo stesso destino nell'ambito civile, creando ambiguità ed equivoci tutt'ora irrisolti.
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Muratore, Vicenza, Margherita Maniscalco, Stefania Pitingaro, and Francesco Fazio. "MAGISTER VITAE: EDUCARE OGGI SECONDO UNA PROSPETTIVA ERMENEUTICA." International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 1, no. 1 (June 11, 2016): 297. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2015.n1.v1.256.

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Tutti noi nasciamo, ma nessuno nasce libero: a nessuno è concesso di scegliere dove, come e quando nascere; Heidegger parla, infatti, di originaria finitezza.La nascita dell’uomo è caratterizzata da una certa datità, che consegna l’uomo all’intero anonimato, che lo accompagna fino a quando egli stesso non sarà capace di prendere coscienza di sé, di giungere ad una vita autentica.Il mezzo, lo strumento per realizzare il passaggio dall’inautenticità all’autenticità è individuabile nell’educazione; essa, infatti, consente all’uomo di crescere nel terreno fertile delle relazioni.I rapporti con gli altri, infatti, si configurano come il “luogo” per esercitare la propria libertà,caratteristica fondamentale per dar vita ad un sé autentico, reale e non più ignoto.In questo fondamentale passaggio, si inserisce il ruolo del magister vitae, colui che aiuta a raggiungere il “Bene” all’interno di una relazione diadica, fatta di scambi cooperativi, ed interpersonali. Un rapporto, non occasionale né formale, ma un vero e proprio “apprendistato” nel quale lo scolaro acquisisce gli strumenti cognitivi, affettivi e relazionali per attribuire significati sempre nuovi ed originali alla realtà circostante ed il magister si impegna a gestire le antinomie legate al rapporto autorità/libertà.Un’autorità nel senso pieno dell’etimologia della parola, essere “autore di autori”, ed una “libertà liberante”, nel senso che ciascun uomo è libero di realizzarsi secondo la propria volontà, ma soprattutto secondo le proprie potenzialità.È in questo scambio dialogico che l’educazione assume le caratteristiche di un “dono”, intesocome atto di amore che ha come fine la realizzazione dell’altro, attraverso l’espressione piena di tutto se stesso, in una logica di scoperta, di costruzione della “verità”. Una verità che non è assoluta, ma che si costruisce passo dopo passo, per mezzo sia delle competenze, non aride e sterili, del magister ma anche e soprattutto attraverso le sue doti umane che fanno di lui un uomo, un educatore, un magister vitae che nemmeno il tempo potrà far dimenticare.
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Brambilla, Elena. "La storia di Claudio Donati. Presentazione." SOCIETÀ E STORIA, no. 129 (December 2010): 553–54. http://dx.doi.org/10.3280/ss2010-129005.

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Quanto segue raccoglie la maggior parte dei contributi a due giornate di studio tenute il 22-23 gennaio 2009 a Milano in memoria di Claudio Donati, prematuramente scomparso nel 2008. I testi sono stati selezionati in quanto originali (alcuni altri erano giÀ stati ormai pubblicati) e intendono presentare il profilo scientifico, professionale e umano di Claudio Donati come storico dei rapporti tra mondo italiano e asburgico, dell'illuminismo, della nobiltÀ e delle istituzioni ecclesiastiche e militari in etÀ moderna.
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Preta, Lorena. "Contaminazioni-dislocazioni. Figure del disagio psichico e sociale nella contemporaneità." INTERAZIONI, no. 1 (April 2021): 11–24. http://dx.doi.org/10.3280/int2021-001002.

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Negli ultimi anni ci siamo trovati di fronte a cambiamenti rapidissimi e sconcertanti che hanno stravolto la nostra stessa percezione della realtà. Alcune figure e concettualizzazioni emerse in vari ambiti del pensiero scientifico, artistico e psicoanalitico come le contaminazioni e le dislocazioni hanno fornito una chiave originale di lettura dei fenomeni. Alla prova della pandemia risultano ancora più proficue e capaci di mettere in luce gli aspetti poco pensabili di questa vicenda che ripropongono il problema del rapporto con l'alterità come qualcosa di irri-ducibile e inassimilabile ma che può essere lavorato nella direzione di una consapevolezza e specificazione di che cosa voglia dire "essere umani" in tutta la sua contradditorietà.
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