Статті в журналах з теми "Produzione in opera"

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Ryan, Christopher K. "Contributions of Harry Gunnison Brown (1880–1975)." Journal of Public Finance and Public Choice 12, no. 1 (April 1, 1994): 31–40. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907539815.

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Анотація:
Abstract Sebbene le opere di Harry Gunnison Brown, prese singolarmente, non siano state trascurate in modo particolare, l’insieme della sua produzione scientifica non è ancora stato oggetto di attento esame.Dopo aver collaborate con Irving Fisher al suo volume sul potere d’acquisto della moneta, Brown pubblicò nel 1914 un libro sul commercio internazionale, nel quale sostenne con vigore il libero scambio. È del 1916 un’importante opera sui criteri per stabilire le tariffe nei trasporti, da lui ricavati basandosi sui loro effetti sul benessere generale.La sua opera più nota è il volume The Economics of Taxation, del 1924, ormai considerate un classico sull’argomento.Un breve scritto del 1939, dedicato all’incidenza di un’imposta generale sulle vendite, ha avuto molto successo a motivo deU’originalità della sua tesi, secondo cui quest’imposta non darebbe luogo ad una diminuzione della produzione e quindi non farebbe aumentare i prezzi.A proposito della Grande Depressione, egli ritenne che una delle sue cause fosse stata l’inadeguatezza delle politiche della Riserva Federale. Il suo atteggiamento nei riguardi del pensiero keynesiano fu parimenti critico.Nel dopoguerra Brown si preoccupò dello sviluppo del debito pubblico, ritenendo che l’eccessivo indebitamento avrebbe reso necessarie maggiori imposte, disincentivando così l’economia.Uno dei temi preferiti da Brown fu quello dell’imposta unica sulla terra, argomento a cui dedicò una lunga serie di studi, che tuttavia non si può dire abbiano contribuito a rafforzare la sua immagine di studioso.
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d'Amora, Mariano. "Nuove visioni drammaturgiche e sociali nel teatro e nella letteratura di Giuseppe Patroni Griffi." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 52, no. 2 (February 12, 2018): 600–630. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818755383.

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Анотація:
Il napoletano Giuseppe Patroni Griffi s’impone in Italia nel secondo Novecento per la poliedricità espressiva che, fin dagli esordi, caratterizza il suo operato. Radio, letteratura, cinema, teatro, televisione sono gli ambiti nei quali egli opera lasciando, puntualmente, chiara impronta del suo estro. In questo saggio ci soffermeremo su larga parte della sua produzione letteraria e teatrale.
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Palandrani, Tiziana. "Il sogno di Chopin nell’autobiografia di George Sand." Eikon / Imago 11 (March 1, 2022): 299–310. http://dx.doi.org/10.5209/eiko.77627.

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Nel presente lavoro viene analizzato il sogno di Chopin raccontato da George Sand nell'ultimo volume di Histoire de ma vie, dal punto di vista della produzione letteraria dello scrittore, e includendo il contesto artistico-letterario del tempo in cui furono modificato i loro ricordi. Nell'analisi generale della sua opera di lei suscita una ricorrenza di motivi topici; Tra tutti, il Tema della morte per acqua compare dalle sue prime alle ultime produzioni, compresa la narrazione su Chopin, e segnando coincidenze estetiche con alcuni dipinti dell'epoca (in particolare con l'Ofelia di Millais, nel corpo immerso nell'acqua e nel condizione di pre-morte). Tenendo conto dell'intenso impatto che avranno gli scritti di George Sand sulla ricezione dell'immagine del compositore, questo articolo esamina alcuni aspetti che accompagneranno la rappresentazione pittorica e letteraria di Fryderyk Chopin e ipotizza che sul racconto del sogno chopiniano pesino più accorgimenti poetici che una totale aderenza alla realtà dei fatti.
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Dal Monte, Regina. "La Sagra e Il Signore della Nave di Luigi Pirandello." Quaderni d'italianistica 27, no. 2 (June 1, 2006): 139–53. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v27i2.8582.

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Il decennio intercorso tra la pubblicazione della novella Il Signore della Nave (1916) e la trionfale messa in scena della Sagra del Signore della Nave (1925) — opera con la quale si inaugurò l'attività di Pirandello capocomico — individua un contesto cronologico ed evolutivo dell'arte pirandelliana, decisivo e culminante, che vede da un lato il progressivo ridursi della produzione novellistica e dall'altro si volge alla elaborazione degli atti unici. A partire dalla constatazione che nulla o quasi della novella viene tralasciato nell'adattamento teatrale e mediante l'esame delle differenze strutturali — nonché dei mutamenti più o meno significativi riguardanti lo sviluppo della parte argomentativa— si evidenzia il particolare rapporto dialettico che lega le due opere: quasi spazio in cui il rincorrersi e il nascondersi a vicenda, ma anche il coincidere, di «corpo» e «ombra» vengono mostrati in atto.
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Bianco, Adele. "Responsabilitŕ sociali e capitalismo d'inizio secolo." PARADIGMI, no. 1 (April 2010): 101–13. http://dx.doi.org/10.3280/para2010-001008.

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L'articolo traccia la storia e avanza una definizione della Responsabilitŕ sociale delle imprese (RSI) nella presente congiuntura capitalistica. Analizza i diversi contesti tematici in cui essa opera, i diversi aspetti della produzione e della vita quotidiana sui quali influisce, ed illustra le diverse procedure empiriche e i metodi per misurarla e certificarla a livello internazionale. La conclusione evidenzia la necessitŕ di un sempre maggiore esercizio della responsabilitŕ sociale, sia a livello delle imprese sia nella vita quotidiana di cittadini e consumatori.
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Fastelli, Federico. "Agamben, Delfini e l’indeterminazione di vissuto e poetato." Anuário de Literatura 22, no. 2 (December 14, 2017): 25–37. http://dx.doi.org/10.5007/2175-7917.2017v22n2p25.

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L’intervento discute l’originale interpretazione avanzata da Giorgio Agamben a proposito dell’opera dello scrittore italiano Antonio Delfini. In particolare il saggio analizza la centralità della riflessione poetica di Delfini nel sistema estetico agambeniano: l’intransigenza antimoderna di Delfini, infatti, è ricollegata da Agamben ad una riflessione generale sulla natura della parola poetica e relativamente alle mutazioni storiche del complesso rapporto tra opera e biografia nella cultura letteraria occidentale. In tal senso, il saggio riflette sul parallelo individuato da Agamben tra il significato profondo del racconto Il ricordo della Basca e l’idea di una “pura lingua” pre-babelica di cui parla Benjamin nel celebre intervento sul Compito del traduttore e in numerose altre occasioni. Saranno presi in esame anche altri testi dello scrittore modenese, principalmente dalla produzione in versi, tratti dalla raccolta Poesie della fine del mondo, del prima e del dopo; ma la riflessione non tralascerà anche i diari e le lettere di Delfini, cercando di offrire un ampio panorama della sua produzione.
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Firta, Aurora, Anamaria Gebaila, and Corina Anton. "Attori della mediazione culturale tra l'Italia e la Romania comunista: il caso Alexandru Balaci." MONDO CONTEMPORANEO, no. 2 (May 2021): 103–22. http://dx.doi.org/10.3280/mon2020-002006.

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Le relazioni culturali italo-romene dei decenni compresi tra il 1950 e il 1989 trovarono nell'accademico Alexandru Balaci (1916-2002), docente di letteratura italiana presso l'Università di Bucarest, membro dell'Accademia Romena, autore di un'ampia produzione scritta mirata a diffondere la letteratura e la lingua italiana (premesse, studi monografici, antologie, traduzioni, dizionari), uno dei promotori più assidui e più visibili. Pertanto, la presente ricerca ha lo scopo di interpretare la produzione scritta di Balaci e la sua attività diplomatica a Roma attraverso la lente dei suoi legami privilegiati con l'Italia, grazie ai quali riuscì a conservare il prestigio degli studi di italianistica sotto il regime comunista romeno, ma anche a compiere un'importante opera di divulgazione sia della cultura italiana in Romania, sia di quella romena in Italia. Si delinea così il ritratto di un mediatore che seppe trovare un equilibrio tra l'entusiasmo dell'uomo di cultura e gli inerenti compromessi che l'appartenenza al PCR presupponeva.
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Magnani, Alberto. "Umberto Massola e la riorganizzazione del Partito comunista clandestino a Milano (1941-1943)." STORIA IN LOMBARDIA, no. 2 (December 2010): 95–115. http://dx.doi.org/10.3280/sil2010-002004.

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L'articolo ricostruisce la fase di riorganizzazione della rete clandestina del Partito comunista italiano fra il 1942 e il 1943 a Milano ad opera di Umberto Massola con la collaborazione di vecchi militanti. Questa riorganizzazione che comprese la produzione di stampa clandestina, tra cui «L'Unitŕ», favorě il risveglio di altre forze antifasciste e pose le premesse degli scioperi del 1943. Note biografiche: Storico, collaboratore dell'Istituto lombardo per la storia contemporanea, del Centro studi Piero Ginocchi, della Societŕ pavese di storia patria e dell'Adar di Madrid. E-mail: krizai@email.it
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Carrosio, Giovanni. "La diffusione degli impianti per la produzione di energia da biogas agricolo in Italia: una storia di isomorfismo istituzionale." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (April 2013): 9–25. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002001.

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L'articolo affronta il tema della diffusione degli impianti per la produzione di energia da biogas agricolo in Italia, partendo da una lettura di tipo socio-organizzativo. Tale approccio ha consentito di mettere in luce una serie di evidenze emerse da una ricerca sul campo: ovvero, il ruolo esercitato dai fattori istituzionali e dalla formazione di un campo organizzativo strutturato nella produzione di una serie di spinte all'omogeneizzazione delle esperienze di produzione agroenergetica. Questo processo, che viene inquadrato attraverso gli stimoli interpretativi del neo-istituzionalismo e degli studi sugli stili aziendali peculiari della sociologia rurale, ha significato la messa in opera di una serie di modelli organizzativi che hanno determinato, in alcuni casi, uno scostamento significativo tra gli obiettivi delle politiche di incentivazione per le agroenergie – riduzione delle emissioni climalteranti, indipendenza energetica, sviluppo rurale - e i risultati effettivamente ottenuti. Dalla analisi emerge come le spinte isomorfiche abbiano prodotto dei modi di organizzare la produzione di energia ed il suo dispacciamento, decisamente incoerenti rispetto alle motivazioni per le quali le energie rinnovabili vengono incentivate ed inefficienti nel garantire assetti sostenibili per le singole imprese agricole. Si mette in luce, infatti, come le politiche di incentivazione della produzione di energia da biogas abbiano favorito soprattutto il rafforzarsi di uno stile aziendale riconducibile al modello della modernizzazione agricola - caratterizzato da una tendenza all'ampliamento di scala delle aziende ed una marcata accelerazione dell'industrializzazione dei processi produttivi, piuttosto che l'emergere di assetti gestionali basati sulla pluriattivitŕ, dove il sistema di produzione di energia diviene funzionale alla chiusura dei cicli ecologici ed alla creazione di valore aggiunto a partire dagli stessi fattori produttivi. L'analisi compiuta si basa sui dati del censimento degli impianti a biogas realizzato nell'ambito del progetto di ricerca PRIN 2008LY7BJJ_002, che consentono di capire l'evoluzione del settore in modo diacronico, mettendo in luce localizzazione degli impianti, potenza elettrica installata, matrici agricole utilizzate nel processo di digestione anaerobica. Ad una analisi di tipo quantitativo, si č aggiunta l'individuazione di una serie di studi di caso rappresentativi della varietŕ dei modelli organizzativi adottati per la produzione agroenergetica e sono state effettuate diciotto interviste a testimoni qualificati: agricoltori, tecnici, progettisti, agronomi. Le interviste, in particolare hanno permesso di comprendere le varie sfaccettature dei tipi di pressione esistenti in un campo organizzativo popolato da una vastitŕ di figure professionali. In sede di conclusione si ipotizza come, a partire da una revisione dei sistemi di incentivazione, sarebbe possibile contrastare le pressioni che hanno portato il campo organizzativo verso un isomorfismo inefficiente, favorendo la diversificazione degli impianti, dei modi di approvvigionamento, degli utilizzi e delle destinazioni del biogas e dell'energia prodotta da esso.
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Gambino, Giuseppe. "Antonio De Bellis." Revista Eviterna, no. 8 (September 22, 2020): 51–70. http://dx.doi.org/10.24310/eviternare.vi8.9781.

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Il Seicento napoletano fu caratterizzato da un così grande fermento culturale e artistico da meritarsi l’appellativo di Secolo d’Oro. Una miriade di architetti, scultori, pittori e artigiani diedero vita a opere di grande pregio che cambiarono per sempre il volto della capitale del Viceregno. Tra i pittori ai tempi più apprezzati, come dimostrano le tante opere che oramai fanno parte del suo catalogo, ma per tanto tempo caduti nell’oblio, anche per la quasi totale assenza di dati documentari, c’è sicuramente Antonio De Bellis: un artista che dagli anni ’70 del Novecento ha stuzzicato l’interesse degli studiosi entrando anche a far parte della rosa di pittori coinvolti nella vexata quaestio sull’identità del Maestro degli Annunci ai pastori. Spesso confuso con il Cavallino, a riprova della qualità di molte sue opere, dal quale si discosta per un certo arcaismo persistente in tutta la sua opera, il suo percorso artistico affonda le radici nel Naturalismo di matrice caravaggesca, ‘napoletanizzato’ da Battistello, Filippo Vitale e dal deus ex machina della pittura di quel periodo nella città partenopea, Jusepe de Ribera. E seguendo le orme di quest’ultimo, come tanti altri partecipa a quella rivoluzione coloristica che arriva da un lato da Roma, tramite la riscoperta dei Maestri veneti del ‘500 da parte di un gruppo di pittori francesi, primo fra tutti Poussin, e dall’altro dalle tele piene di luce ‘mediterranea’ del Van Dyck. Il tentativo di Antonio di mantenere il legame con i modi della sua formazione, pur aderendo a queste nuove istanze, non regge però a lungo e quelle che al momento sono ritenute le sue ultime due tele, non hanno quel mordente che aveva caratterizzato invece la sua produzione precedente.
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Marciano, Gabriele. "La pornografia tra il mercato e la politica." PSICOBIETTIVO, no. 2 (June 2021): 169–80. http://dx.doi.org/10.3280/psob2021-002013.

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Le immagini erotiche costituiscono uno stimolo particolarmente efficace nel suscitare interesse. Fanno parte di una categoria più vasta di espedienti per attirare l'attenzione su qualcuno o qualcosa, e si prestano ad un uso strumentale nella pubblicità e nella promozione. Nella specie umana il sesso diventa, per motivi evoluzionistici che sono brevemente indagati, un modulo funzionale di processi più complessi. Ciò spiega come diventi componente inestricabile di altri piani esistenziali e rende ragione, al netto di variabili culturali, di una differenza di genere nella fruizione del materiale pornografico. Tale complessità è osservabile nei film, dove il contenuto erotico può assumere un rilievo e una posizione diversa in relazione allo sfondo complessivo: per chiarire queste dinamiche sono prese in esame alcune pellicole accomunate da una fantasia cosiddetta slap and kiss, che afferisce alla categoria sado-maso. Il carattere della pornografia attuale è condizionato dai mezzi di produzione e di diffusione, da una parte, e dai tentativi di annullamento relativistico dei canoni, ad opera di movimenti ideologici, dall'altra. Ciò limita e appiattisce l'offerta pornografica che, nei decenni passati, sia nel cinema che nel fumetto, nonostante una limitata ambizione, aveva dato vita a prodotti più interessanti ed espressivamente liberi.
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Moslemani, Fadil. "“Come un pesce entro due acque”. Alcune annotazioni sull’intima duplicità del fanciullo penniano." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 52, no. 1 (February 1, 2018): 181–92. http://dx.doi.org/10.1177/0014585817746642.

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La poesia di Sandro Penna costituisce un caso letterario sui generis nel Novecento poetico italiano. Fedele a un monotematismo incentrato sulla figura del personaggio-mito del fanciullino, il poeta perugino, a partire dalla sua prima raccolta ( Poesie, 1939), perviene efficacemente a “riesumare”, rielaborandola attraverso la propria soggettività di uomo-poeta, l’immagine multiforme del fanciullo di pascoliana memoria. Prendendo in esame la vasta produzione lirica di Penna, il saggio che qui proponiamo intende porre in evidenza alcuni dei punti salienti della poetica penniana del fanciullo in rapporto all’“archetipo” elaborato da Giovanni Pascoli e, più in generale, rispetto alla tradizione critica e poetica del Novecento. Dai contorni talvolta arcani, la figura del fanciullo, in Penna, si contraddistingue sovente per la sua duplicità, in quanto opera sia da vero e proprio oggetto dei desideri del poeta, sia da intima “presenza interiore” (di pascoliana memoria) volta a conferire allo scrittore un’aura di apparente ingenuità e bambinesca innocenza. Nella convinzione che la duplice natura del fanciullino costituisce uno dei maggiori elementi di interesse riscontrabili nella lirica considerata, il presente contributo, attraverso un tentativo di analisi di tale doppiezza, si prefigge pertanto di scrutare la “poetica del fanciullo” allo scopo di meglio contestualizzarla all’interno dell’intero corpus poetico penniano.
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Paci, G. "Le iscrizioni in lingua latina del la Cirenaica." Libyan Studies 25 (January 1994): 251–57. http://dx.doi.org/10.1017/s0263718900006397.

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Lo stanziarsi dei Greci in terra di Cirenaica nella seconda metà del VII secolo a.C. e la loro ininterrotta permanenza nella regione fino al tramonto della civiltà antica hanno dato luogo ad una mirabile fioritura di civiltà che noi conosciamo grazie alle testimonianze archeologiche, alla letteratura e alla cospicua messe dei documenti epigrafici: uno sviluppo civile tanto più sorprendente, per la sua ampiezza e ricchezza, ove si consideri l'isolamento in cui la popolazione greca è venuta a trovarsi — dal punto di vista geografico — rispetto alla restante nazione greca e ove si pensi alla forte e continua pressione cui la stessa fu sottoposta, d'altra parte, ad opera della popolazione indigena. Infatti i Greci non furono i soli ad abitare la regione: essi occuparono, arrivando, una terra già abitata da una popolazione libica, mentre successivamente — in età ellenistica — sopraggiunse una forte comunità ebraica; infine è da registrare una presenza romano-italica, pure abbastanza consistente, documentata per via epigrafica (vd. sotto) a partire dal I sec. a.C.La superiore civiltà greca esercitò un forte influsso sulla popolazione libica, o almeno su una parte di essa, e su quella ebraica, che furono più o meno profondamente ellenizzate: tanto che è possibile rintracciare — attraverso l'onomastica — una varia presenza di individui libici ed ebraici nell'epigrafia greca della Cirenaica (Masson 1976; Lüderitz 1983), che ne attesta anche l'avvicinarsi ad alcune istituzioni cittadine. Per contro non abbiamo, almeno finora, una autonoma produzione epigrafica Ubica o semitica dalla regione.
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Bortoletto, Anna, and Elis Deghenghi Olujić. "Laura Marchig e Carla Rotta. Considerazioni introduttive per un confronto tra due innovatrici della letteratura istro-quarnerina." Studia Polensia 9, no. 1 (November 24, 2020): 51–63. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2020.09.01.03.

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Questo lavoro desidera offrire una panoramica, comparativa, sulla produzione di due autrici appartenenti alla fase più recente della letteratura istro-quarnerina: Laura Marchig e Carla Rotta. Infatti, nonostante le due si dedichino a generi letterari differenti – rispettivamente poesia e prosa – le loro produzioni presentano dei punti di contatto particolarmente interessanti. Non solo, infatti, costituiscono un punto di rottura notevole con la tradizione letteraria istro-quarnerina precedente; ma entrambe, al netto delle evidenti differenze stilistiche, offrono una visione squisitamente femminile dei grandi temi della vita umana che, in più di un’occasione, tende a convergere. Il lavoro, dunque, dopo aver presentato brevemente le due autrici e averle collocate all’interno della letteratura istro-quarnerina, procederà con l’analisi di alcuni temi peculiari in due opere emblematiche: la silloge poetica T(t)erra per Marchig e la raccolta di racconti Femminile Singolare per Rotta.
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Giannichedda, Enrico. "Costruire storie e raccontare produzioni." Ex Novo: Journal of Archaeology 5 (May 24, 2021): 119–43. http://dx.doi.org/10.32028/exnovo.v5i.416.

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Prendendo le mosse dalle recenti acquisizioni dell’archeologia cognitiva, Michele Cometa, uno specialista di storia e teoria della letteratura, affronta in un corposo volume una questione fondamentale: la relazione fra produzione di utensili (i cicli produttivi), evoluzione del linguaggio, sviluppo di capacità narrative finalizzate a raccontare ‘storie’ utili. Una questione che, a mio avviso, non può riguardare soltanto gli specialisti della preistoria antica e dei processi di ominazione, perché ha molto a che vedere, in qualsiasi contesto preindustriale e prescientifico, con la trasmissione dei saperi tecnici (e, difatti, Cometa rinvia alle opere di A. Leroi-Gourhan), l’archeologia della produzione, la capacità di leggere in un manufatto la commistione di ‘funzione’ e ‘bellezza’ (o stile). Scopo del presente lavoro, oltre ad invitare a riflettere sulle tesi di Cometa a partire ovviamente dal libro, vi è ribadire, indipendentemente dai termini utilizzati e dalle partizioni disciplinari, l’utilità di studi archeologici in cui si fa storia della cultura materiale tenendo insieme la ricostruzione dei comportamenti (tecnici) e quella dei significati (sociali) anche grazie allo studio delle scelte ‘narrative’ adottate dagli antichi.
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Stefanuto, Clelia. "Ludovico Domenichi nella Querelle des Femmes." Revista Internacional de Pensamiento Político 16 (January 28, 2022): 301–14. http://dx.doi.org/10.46661/revintpensampolit.6216.

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L’obbiettivo di questo articolo è quello di illustrare il contributo che il polígrafo Ludovico Domenichi diede all’interno del dibattito sulla Querelle des femmes nell’Italia del 1500. La produzione Domenichiana in questo studio è divisa in tre gruppi differenti: il primo comprende le opere scritte da Domenichi in veste autoriale, soffermandosi sul primo testo che affronta l’argomento, ovvero la Nobiltà delle donne (1549). Il secondo gruppo analizza le opere scritte da donne ma promosse e curate dal poligrafo, dove nello specifico si analizzeranno le Rime della signora Laura Terracina (1548). Il terzo parágrafo infine, illustra alcune dediche di opere scritte da Domenichi e rivolte a nobildonne dell’epoca, ponendo l’attenzione su quelle presenti nelle Rime del 1544.
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BORGES, Luís Paulo Cruz. "Dilemas sobre futuro e escola: narrativas etnográficas de jovens estudantes." INTERRITÓRIOS 6, no. 10 (April 14, 2020): 458. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i10.244920.

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RESUMOA relação dos jovens estudantes do Ensino Médio com o futuro e a escola é objeto de estudo do presente artigo. Pauta-se na abordagem etnográfica, situada na fronteira entre a antropologia e a educação. Foram utilizados o caderno de campo, notas etnográficas, entrevistas, fotografias, observação participante e produções textuais como formas de apreender um recorte da realidade social. Articulam-se categorias como conhecimento escolar e juventudes privilegiando uma abordagem pós-crítica e pós-colonial para pensar o futuro e seus sujeitos. Opera-se numa lógica de que há uma polifonia nas vozes discentes que podem ser escutadas, como forma de uma produção curricular, pensando os dissensos como caminhos possíveis, a partir da ideia de juventudes em trânsito, abordando a relação dos jovens com seus processos educacionais tendo como horizonte o futuro. Este artigo apresenta a ideia do futuro como uma categoria etnográfica, sendo esta uma dimensão criadora dos modos de subjetivação e diferença. Futuro/escola. Etnografia. Jovens. Dilemmas about future and school: ethnographic narratives of young students ABSTRACT The relationship of young high school students with the future and the school is the object of study of this article. It is based on the ethnographic approach, situated on the border between anthropology and education. Thus, the field notebook, ethnographic notes, interviews, photographs, participant observation and textual productions were used as ways of apprehending a cut of social reality. Categories such as school knowledge and youths are articulated, favoring a post-critical and post-colonial approach to thinking about the future and its subjects. It operates on the logic that there is a polyphony in student voices that can be heard as a form of curriculum production thinking dissent as possible paths from the idea of youths in transit addressing the relationship of young people with their educational processes with the horizon future. This article presents the idea of the future as an ethnographic category and this is a creative dimension of the modes of subjectivation and difference. Future/school. Ethnography. Young. Dilemas sobre el futuro y la escuela: narraciones etnográficas de jóvenes estudiantes RESUMEN La relación de los jóvenes estudiantes de secundaria con el futuro y la escuela es el tema de este artículo. Se guía por el enfoque etnográfico, situado en la frontera entre antropología y educación. El cuaderno de campo, las notas etnográficas, las entrevistas, las fotografías, la observación participante y las producciones textuales se utilizaron como formas de comprender un resumen de la realidad social. Categorías como el conocimiento escolar y la juventud están articuladas, privilegiando un enfoque postcrítico y postcolonial para pensar sobre el futuro y sus temas. Funciona con la lógica de que existe una polifonía en las voces de los estudiantes que se puede escuchar, como una forma de producción curricular, pensando en la disidencia como posibles caminos, desde la idea de los jóvenes en tránsito, abordando la relación de los jóvenes con sus procesos educativos. mirando hacia el futuro Este artículo presenta la idea del futuro como una categoría etnográfica, que es una dimensión creativa de los modos de subjetividad y diferencia. Futuro / escuela. Etnografía. Gente joven. Dilemmi sul futuro e sulla scuola: narrazioni etnografiche di giovani studenti SINTESE La relazione dei giovani studenti delle scuole superiori con il futuro e la scuola è l'oggetto di questo articolo. È guidato dall'approccio etnografico, situato al confine tra antropologia ed educazione. Il quaderno di campo, le note etnografiche, le interviste, le fotografie, l'osservazione dei partecipanti e le produzioni testuali sono stati usati come modi per comprendere uno schema della realtà sociale. Categorie come la conoscenza scolastica e la gioventù sono articolate, privilegiando un approccio post-critico e post-coloniale a pensare al futuro e alle sue materie. Funziona secondo una logica secondo cui esiste una polifonia nelle voci degli studenti che può essere ascoltata, come una forma di produzione curricolare, pensando al dissenso come possibili percorsi, dall'idea dei giovani in transito, affrontando il rapporto dei giovani con i loro processi educativi guardando al futuro. Questo articolo presenta l'idea del futuro come una categoria etnografica, che è una dimensione creativa delle modalità di soggettività e differenza. Futuro / scuola. Etnografia. Giovani.
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Peterle, Patricia. "Questioni per la Letteratura Comparata: uno Sguardo alle Opere di Ignazio Silone e Graciliano Ramos." Revista de Italianística, no. 19-20 (December 30, 2010): 80. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v0i19-20p80-90.

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Questo testo ha lo scopo di ripercorrere la traiettoria intellettuale e letteraria di due scrittori, Ignazio Silone e Graciliano Ramos, che hanno vissuto e sperimentato momenti culturali e sociali significativi deiloro paesi di origine: il Brasile dell’Estado Novo e l’Italia del Fascismo. Questo saggio propone, così, uno sguardo che integra e non allontana i profili dell’intellettuale e dello scrittore e che presenta una rilettura del percorso e della produzione letteraria dei due autori.
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ZUCCOLI, MARINA, and FABRIZIO BNOLI. "STRUMENTARIA." Nuncius 14, no. 1 (1999): 201–12. http://dx.doi.org/10.1163/182539199x00814.

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Abstracttitle RIASSUNTO /title Scopo del presente articolo di sottolineare l'importanza dell'astronomo italiano Giovanni Antonio Magini (1555-1617), tramite la descrizione di due quadranti da lui realizzati. Questo tipo di strumenti aveva molteplici usi, in astronomia, topografia, cartografia e matematica. Magini si occup di tutte queste discipline in qualit di docente di Astronomia all'Universit di Bologna e scrisse al riguardo numerose opere, quali l'Italia (una rappresentazione cartografica dell'Italia) e le Ephemerides. Attraverso la storia dei possessori di questi quadranti, che giunge fino a tempi recenti, si riconosce come fossero apprezzati non solo per il loro aspetto artistico, ma anche come testimonianze della qualit della produzione strumentale di Magini.
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IGNÁCIO, Patrícia. "A pedagogização do discurso do consumo no processo de escolarização." INTERRITÓRIOS 5, no. 9 (December 9, 2019): 276. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v5i9.243598.

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RESUMOO presente artigo investiga o processo de pedagogização do discurso do consumo nas práticas discursivas escolares, dando ênfase às condições de possibilidade para a materialidade do referido discurso no processo de escolarização e à forma como ele opera na produção dos sujeitos escolares para o consumo. Para dar visibilidade à pedagogização do discurso do consumo, a pesquisa compõe uma estratégia analítica inspirada nas proposições de Michel Foucault acerca da análise do discurso e da governamentalidade; nos Estudos Culturais; e nas descrições feitas por autores tais como Bauman, Schor, Lipovetsky, Sarlo, entre outros, sobre a condição humana em tempos marcados pela cultura de consumo. O corpus de análise é composto por textos enunciadores do discurso do consumo no processo de escolarização, retirados das Diretrizes Curriculares Nacionais, dos Parâmetros Curriculares Nacionais, de livros paradidáticos, dos manuais de formação de professores e de Planos do Portal do Professor/MEC. Os resultados apontam para: (1) um quadro de conceitos, objetos e modalidades que reverberam e materializam o discurso do consumo no campo da educação e (2) um conjunto de tecnologias de si – inscritas na rede de sistemas de significações da sociedade de consumo – por meio das quais os sujeitos se observam, se interpretam, se julgam, se narram, se gerenciam e se moldam. Tais dados mostram a forma como as práticas discursivas escolares pedagogizam o discurso do consumo – de acordo com o regime de verdade de campo discursivo da educação -, ensinando os sujeitos escolares a desempenhar o papel de consumidores.Educação e Consumo. Educação para o Consumo. Escola e Consumo. Processo de Escolarização e Consumo.The pedagogical transformation of consumption discourse in the schooling process ABSTRACTThis paper investigates the process of pedagogization of consumption discourse in school discursive practices, emphasizing the conditions of possibility for the materiality of this discourse in the schooling process and the way it operates in the production of school subjects for consumption. To give visibility to the pedagogization of consumer discourse, the research composes an analytical strategy inspired by Michel Foucault's propositions about discourse analysis and governmentality; in Cultural Studies; and in the descriptions made by authors such as Bauman, Schor, Lipovetsky, Sarlo, among others, about the human condition in times marked by consumer culture. The corpus of analysis consists of texts that enunciate the discourse of consumption in the schooling process, taken from the National Curriculum Guidelines, National Curriculum Parameters, paradidmatic books, teacher training manuals and Teacher Portal / MEC Plans. The results point to: (1) a framework of concepts, objects and modalities that reverberate and materialize the discourse of consumption in the field of education and (2) a set of self technologies - inscribed in the network of meaning systems of the consumer society. - through which subjects observe, interpret, judge, narrate, manage and shape themselves. These data show how school discursive practices pedagogize consumer discourse - according to the discursive field truth regime of education - by teaching school subjects to play the role of consumers. Education and Consumption. Consumer Education. School and Consumption. Schooling Process and Consumption. Il discorso sul consumo ne la formazione Scientífica RIASSUNTO Questo documento cerca di indagare il discorso sul consumo nelle pratiche nelle scuole, sottolineando le condizioni de la materialità del discorso nel processo scolastico e il modo in cui opera nella produzione di materie scolastiche per il consumo. Per dare visibilità alla al discorso del consumatore, la ricerca compone una strategia analitica ispirata alle proposizioni di Michel Foucault sull'analisi del discorso e sulla governabilità; in studi culturali; e nelle descrizioni fatte da autori come Bauman, Schor, Lipovetsky, Sarlo, tra gli altri, sulla condizione umana in tempi segnati dalla cultura del consumo. Il corpus di analisi è costituito da testi che enunciano il discorso del consumo nel processo scolastico, tratti da Linee guida per i curricula nazionali, parametri dei curricula nazionali, libri paradidmatici, manuali di formazione degli insegnanti e piani del portale / MEC per gli insegnanti. I risultati indicano: (1) un quadro di concetti, oggetti e modalità che riverberano e materializzano il discorso del consumo nel campo dell'educazione e (2) un insieme di auto-tecnologie - inscritte nella rete di sistemi di significato della società dei consumi. - attraverso cui i soggetti osservano, interpretano, giudicano, narrano, gestiscono e modellano se stessi. Questi dati mostrano come le pratiche discorsive scolastiche pedagogano il discorso dei consumatori - secondo il regime discorsivo della verità sul campo dell'educazione - insegnando alle materie scolastiche a svolgere il ruolo dei consumatori. Istruzione e Consumo. Educazione Al Consumo. Scuola e Consumo. Processo Scolastico e di Consumo. La transformación pedagógica del discurso del consumo en el proceso escolar RESUMEN Este artículo investiga el proceso de pedagogización del discurso del consumo en las prácticas discursivas escolares, enfatizando las condiciones de posibilidad para la materialidad de este discurso en el proceso escolar y la forma en que opera en la producción de asignaturas escolares para el consumo. Para dar visibilidad a la pedagogización del discurso del consumidor, la investigación compone una estrategia analítica inspirada en las proposiciones de Michel Foucault sobre el análisis del discurso y la gubernamentalidad; en estudios culturales; y en las descripciones hechas por autores como Bauman, Schor, Lipovetsky, Sarlo, entre otros, sobre la condición humana en tiempos marcados por la cultura del consumidor. El corpus de análisis consiste en textos que enuncian el discurso del consumo en el proceso escolar, tomados de las Pautas del Currículo Nacional, Parámetros del Currículo Nacional, libros paradidmáticos, manuales de capacitación docente y Planes del Portal del Maestro / MEC. Los resultados apuntan a: (1) un marco de conceptos, objetos y modalidades que reverberan y materializan el discurso del consumo en el campo de la educación y (2) un conjunto de auto tecnologías inscritas en la red de sistemas de significado de la sociedad de consumo a través del cual los sujetos se observan, interpretan, juzgan, narran, gestionan y modelan. Estos datos muestran cómo las prácticas discursivas escolares pedagogizan el discurso del consumidor, de acuerdo con el régimen de educación discursiva de campo de la verdad, al enseñar a los sujetos escolares a desempeñar el papel de consumidores. Educación y consumo. Educación del consumidor. Escuela y consumo. Proceso de escolarización y consumo.
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Cuniberti, Gianluca. "Per chi scrive Senofonte ? Il ruolo dei Lacedemoni nella produzione e ricezione delle opere di Senofonte." Ktèma : civilisations de l'Orient, de la Grèce et de Rome antiques 32, no. 1 (2007): 379–90. http://dx.doi.org/10.3406/ktema.2007.1069.

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Durante, Laura Mariateresa. "Un breve recorrido por la poesía de Ramón Gaya." Monteagudo, no. 26 (March 12, 2021): 123–35. http://dx.doi.org/10.6018/monteagudo.472741.

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Además de la pintura y de la escritura ensayística, Ramón Gaya se dedicó a la poesía y, aunque sea una faceta poco conocida, lo hizo muy tempranamente. Esta contribución pretende ofrecer una visión panorámica de la producción poética del autor, desde las primeras obras en poesía hasta los poemas de la madurez. Asimismo, se propone añadir algunas reflexiones sobre este aspecto inédito del pintor de Murcia. Oltre alla pittura e alla scrittura saggistica Ramón Gaya si è dedicato alla poesia e, nonostante, non sia noto, questa attività giunse anticipatamente. Il contributo desidera offrire una panoramica sulla produzione poetica dell’autore dalle prime opere in poesia fino ai poemi della maurità. Si propone, inoltre, di aggiungere alcune riflessioni su questo aspetto inedito del pittore di Murcia.
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Zabłocka, Maria. "Romanistyka polska od 1980 roku." Prawo Kanoniczne 37, no. 1-2 (June 15, 1994): 189–222. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1994.37.1-2.07.

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La lettura dei materiali bibliografici sulla romanistica polacca porta ad osservare che, negli ultimi anni, questo campo d’indagine ha beneficiato di un rigoglioso sviluppo. II numero degli scritti dedicati al diritto e al pensiero antichi nonché al loro influenza su epoche posterioriè cosi considerevole che sembra uguagliare la produzione romanistica degli ultimi 35 anni. Nel presente articolo mi limitero pertanto a darne una presentazione estremamente succinta, rinunciando al discorso più articolato. In questo inventaio si è tenuto conto degli scritti di romanistici (ma soltanto concernenti il diritto e il pensiero antichi), delle recensioni di testi polacchi e stranieri nonchè di quelle opere di autori - in primo luogo storici - legati a campi d’indagine diversi, ma affini che risultassero importanti per gli studiosi di diritto romano.
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Franchini, Antonia Francesca, and Alessandro Porro. "Baldo Rossi e la chirurgia di inizio Novecento all'Ospedale Maggiore di Milano." STORIA IN LOMBARDIA 42, no. 2 (January 2022): 60–83. http://dx.doi.org/10.3280/sil2022-002003.

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Baldo Rossi (Pioltello, Milano, 1868 - Milano, 1932) fu chirurgo dell'Ospedale Maggiore di Milano a cavallo fra il secolo XIX e il secolo XX. Egli operò prima della diffusione dei sulfamidici, e può da un lato essere considerato fra gli ultimi chirurghi della vecchia guar- dia, quanto alla sua formazione universitaria, mentre dall'altro fu estremamente attento alla modernità e all'innovazione. Fu protagonista dei grandi sviluppi della chirurgia asettica, della traumatologia, dell'ortopedia, della chirurgia militare, della riabilitazione. Attraverso la sua ergobiografia si possono ripercorrere tappe fondamentali dello sviluppo dell'Ospedale Maggiore milanese. Nel saggio si sottolinea anche l'importanza di alcune fonti, quali i cataloghi della produzione industriale degli strumenti chirurgici, per la rico- struzione di avvenimenti della storia ospedaliera, ai quali Baldo Rossi diede fondamentali contributi.
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Bombara, Daniela. "‘Brume nordiche’ sullo Stretto. Le radici settentrionali del Romanticismo siciliano." Italianistica Debreceniensis 26 (December 1, 2020): 28–46. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2020/9379.

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Il presente saggio si propone di tracciare le influenze del romanticismo nordeuropeo sulle opere di alcuni autori siciliani del primo Ottocento. L'obiettivo è sfatare il mito di un livello "inferiore" della letteratura romantica italiana rispetto alla letteratura nordica, poiché non è incentrata sulla rappresentazione delle aree oscure del sé, di temi soprannaturali, fantastici e irrazionali che sono presenti nella realtà. Vengono esaminate alcune ballate di Felice Bisazza (1809-1867) e Vincenzo Navarro (1800-1867). In queste opere la narrazione di leggende popolari mette in luce un universo spettrale e orribile, rispecchiando situazioni reali, come la violenza della classe nobile e del patriarcato, o l'ingiustizia della disuguaglianza sociale. Si parlerà poi di un'opera teatrale di Giuseppe La Farina (1815-1863), intitolata L'abbandono di un popolo (1845); l'autore ritrae la rivolta anti-spagnola del 1676 a Messina concentrandosi sulle forze inquietanti e sotterranee che si intersecano con i movimenti rivoluzionari. Verrà infine analizzata la produzione di Tommaso Cannizzaro (1838-1921) come traduttore: lo scrittore mette a disposizione del pubblico siciliano e italiano l'affascinante mondo della mitologia scandinava, attraverso le traduzioni di alcuni canti dell'Edda antica medievale.
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Mattone, Manuela. "Il patrimonio dell’elettricità: una risorsa culturale da valorizzare." Labor e Engenho 11, no. 4 (December 26, 2017): 426. http://dx.doi.org/10.20396/labore.v11i4.8651200.

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I paesaggi e le architetture elettriche rappresentano una significativa testimonianza della storia che ha visto protagonisti numerosi paesi tra il XIX e il XX secolo. Si tratta di un patrimonio tuttora solo parzialmente indagato, rispetto al quale occorre farsi promotori di azioni volte a favorirne la conoscenza, la conservazione e non ultime la valorizzazione e fruizione da parte di un pubblico sempre più ampio e non necessariamente specializzato. I manufatti connessi alla produzione dell’energia idroelettrica e le tracce delle opere infrastrutturali resesi necessarie al momento della loro costruzione rappresentano una vera e propria risorsa culturale che, qualora integrata alle altre risorse presenti nei territori montani, potrebbe acquisire maggiore visibilità e leggibilità contribuendo a rendere questi ambiti appetibili e ricercati non solo per gli aspetti di carattere naturalistico e paesaggistico, ma anche storico-culturale, contribuendo alla loro riattivazione.
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Fabiani, Guido. "I primi cinquant'anni dell'Istituto nazionale di sociologia rurale." QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no. 3 (September 2010): 115–24. http://dx.doi.org/10.3280/qu2010-003005.

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L'autore ripercorre i cinquanta anni di attivitŕ dell'Insor attraverso soprattutto l'opera del suo direttore, Corrado Barberis. Il lavoro dell'Insor, che costituisce uno spartiacque nello sviluppo del settore primario, č individuato nel volume intitolato "La riforma agraria trenta anni dopo". Una ricerca che mette alle spalle la storia della riforma degli anni cinquanta, per cominciare a guardare con piů attenzione al tumultuoso processo di modernizzazione e trasformazione in atto. Dopo l'epopea della riforma agraria, infatti, hanno via via assunto rilievo i temi della stratificazione sociale, della diffusione della figura degli operai contadini, del part-time, della pluriattivitŕ, della famiglia-azienda, come forme della nuova organizzazione del lavoro e della produzione in agricoltura, successive al fenomeno dell'esodo. Fino all'affermarsi attuale del concetto di sviluppo rurale, come strumento necessario per l'analisi e il governo dello sviluppo contemporaneo del settore primario, in tutte le sue interazioni.
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Guidi, Andrea. "Armi proprie” e machiavellismo militare: con alcune note sul concetto di “autore” nella trattatistica del Cinquecento." Las Torres de Lucca. International Journal of Political Philosophy 11, no. 2 (June 13, 2022): 285–95. http://dx.doi.org/10.5209/ltdl.80659.

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La circolazione dell’Arte della guerra di Machiavelli ha dato un fondamentale contributo allo sviluppo della cultura militare europea in volgare del Cinquecento. Questo saggio analizza alcuni specifici aspetti della ricezione di quest’opera nella produzione scrittoria militare del tempo e in particolare si concentra su quegli elementi di pensiero legati al tema delle “armi proprie” fortemente propagandato dal libro machiavelliano. A questo proposito, si è qui deliberatamente scelto di offrire l’esempio di due opere diverse per natura ideologica e altezza cronologica: l’una risalente alla prima metà del Cinquecento, l’altra originatasi nell’ambito delle guerre di religione e della diaspora dei protestanti francesi in area elvetica. Si tratta, in effetti, di due libri che permettono di comprendere sfumature poco note del processo di riuso di certi concetti machiavelliani che all’epoca potevano essere considerati politicamente controversi. Al tempo stesso, le due opere sono capaci di far risaltare le difficoltà che emergono ogni volta che si prova ad applicare il moderno concetto di autore a testi nati in un contesto caratterizzato da un continuo riutilizzo e dalla rielaborazione di temi ed elementi ascrivibili a una lunga e articolata tradizione di scrittura militare che si sviluppò lungo il corso del secolo, la quale, tuttavia, aveva trovato un momento di passaggio cruciale nel contributo di Machiavelli
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Malavasi, Massimiliano. "La morte elusa e l’eroismo rifiutato." AOQU (Achilles Orlando Quixote Ulysses). Rivista di epica 2, no. II (December 30, 2021): 205–45. http://dx.doi.org/10.54103/2724-3346/17268.

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La morte del protagonista nel poema eroicomico è un evento decisamente inusuale. Anche considerando come parte di questa produzione il poema giocoso e le parodie dei miti classici, la lista degli eroi che cadono gloriosamente sul campo di battaglia rimane decisamente breve. E non si tratta di un caso: a parte i personaggi che scoppiano letteralmente dalle risate o che muoiono perché morsi da un piccolo granchio, gli eroi del poema eroicomico sono uomini pieni di paura, renitenti all’eroismo, desiderosi soprattutto di rimanere vivi per poter continuare a mangiare a crepapelle, a fare l’amore, a godersi l’esistenza. E l’idea stessa dell’eroismo è costantemente condannata e derisa. Questa rivendicazione per la vita contro l’obbligo del sacrificio – nella cultura Controriformistica – è più politica di quanto i critici abbiano in genere creduto. Uno sguardo alle opere di scrittori quali Aretino, Folengo, Tassoni, Lippi, de’ Bardi, Corsini, ma anche Traiano Boccalini, fornisce un’elo-quente prova dell’esistenza di una mentalità alternativa ai dogmi della civiltà aristocratica.
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Cacopardi, Irene. "Internet e letteratura: la fine di un idillio?" ENTHYMEMA, no. 30 (January 2, 2023): 105–17. http://dx.doi.org/10.54103/2037-2426/19553.

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L’influenza esercitata dalle nuove tecnologie dell’informazione sulla creazione e sulla pratica letteraria, così come le evoluzioni e i mutamenti dei modi di comunicazione e di produzione delle opere, conducono ad analizzare il grande laboratorio che è il web e il rapporto che esso intrattiene con la letteratura. Dopo più di vent’anni, questa relazione sembra entrare in una fase più istituzionalizzata, in cui l’entusiasmo lascia il posto a posizioni più prudenti, anche da parte di autori integrati. Per tale ragione, lo scopo di questa riflessione è l’analisi dello sguardo che alcuni autori portano sulla rete e sulle dinamiche socio-culturali a cui dà vita. Partendo dalla riflessione condotta dal collettivo Wu Ming sul blog Giap e prendendo in esame Panorama di Tommaso Pincio e Anteprima Mondiale di Aldo Nove, si cercherà di analizzare le trasformazioni prodotte nel campo socio-letterario dall’uso delle nuove tecnologie e di capire le critiche mosse alla mediasfera e alle sue pratiche comunicative nella società contemporanea.
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Fabris, Dinko. "Circolazione dell’opera italiana attraverso i teatri non europei del Mediterraneo: Il caso degli italiani al Cairo intorno alla prima dell’ Aida del 1871." Artigrama, no. 36 (December 9, 2022): 223–40. http://dx.doi.org/10.26754/ojs_artigrama/artigrama.2021368108.

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Per un secolo e mezzo, l’episodio della prima dell’Aida di Verdi al Cairo nel 1871 hacatturato l’attenzione degli studiosi, che non hanno mai esplorato sistematicamente il contestooperistico —allo stesso tempo locale e globalizzato— in cui quella vicenda si era inserita. Inrealtà l’Egitto stava vivendo una fase di grande interesse per l’opera e per i teatri all’europea,condivisa da molti altri territori dell’impero ottomano a cominciare dalla capitale Costantinopoli. Compagnie di cantanti italiani avevano già portato il repertorio più aggiornato dell’operaitaliana prima ad Alessandria e poi al Cairo e, negli stessi anni della produzione di Aida, unacompagnia era stata scritturata per una stagione di opere francesi e italiane, con la direzione diNicola De Giosa, compositore di scuola napoletana e primo vero direttore dell’orchestra del Teatrodi San Carlo. Come il prediletto di Verdi, Emanuele Muzio, anche De Giosa fu però scartato dalsovrintendente del teatro egiziano, che affidò la direzione di Aida a Bottesini. Alcuni frammentisuperstiti di documentazione consentono di intuire il peso della presenza degli artisti italianinella nascita del teatro d’opera vicereale al Cairo. Artisti e direttori itineranti, ma anche glialtri individui coinvolti nelle prime rappresentazioni di opere europee in Egitto, sono certamenteprotagonisti di una storia minore, ma che ci sembra interessante cominciare a ricostruire perinserire queste vicende di mobilità artistica in una più ampia rete dei teatri del Mediterraneo.
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Pecere, O., and F. Ronconi. "Le opere dei padri della chiesa tra produzione e ricezione: la testimonianza di alcuni manoscritti tardoantichi di Agostino e Girolamo." Antiquité Tardive 18 (January 2010): 75–113. http://dx.doi.org/10.1484/j.at.3.58.

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Ragni, Eugenio. "Bernari o della non-omologazione." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 52, no. 2 (March 29, 2018): 332–46. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818763791.

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Per l’opera di Carlo Bernari sono state coniate alcune definizioni che con felici metafore rappresentano l’attività dell’autore di Tre operai. Tra quelle che meglio convengono al suo primo romanzo, “incunabolo del neorealismo” è la più usata; meno comune, ma decisamente più inerente alla realtà dei fatti, è quella che fa riferimento alla costante, mai placata attività correttoria esercitata dall’autore fin dalle sue prime prove narrative. Per Tre operai in particolare, seguirne la genesi vuol dire entrare nella cosiddetta “officina dell’autore”, misurarne la lucidità nel togliere, nel modificare, nell’aggiungere, puntando alla massima chiarezza di una diagnosi storica e alla stretta osmosi fra verità documentale e “finzione” letteraria. Il saggio intende evidenziare le due componenti della scrittura di Bernari: l’elaborazione della realtà come rappresentazione del mondo e lo sperimentalismo stilistico ante litteram che ha portato lo scrittore non solo ad anticipare le tendenze stilistiche del secondo Novecento, a partire ovviamente dal neorealismo fino a toccare sperimentazioni neoavanguardiste, ma soprattutto, analizzando il presente, a presentire e diagnosticare crisi socio-ideologiche ancora aurorali. Nel primo caso, per valutare i meccanismi e la praxis dello scrittore, viene sviluppata l’analisi del passaggio e della trasformazione del proto-romanzo Gli stracci (1928–1930) nella versione finale di Tre operai pubblicata nel 1934, che anticipa di un decennio forme e contenuti neorealisti promossi da istanze ed esperienze del giovane scrittore nell’ambito di certe letture impegnate, in quello delle arti visive, il cinema in particolare, o a contatto, diretto o mediato, con i grandi movimenti culturali del primo Novecento. Ma se il romanzo d’esordio getta le basi di un genere che maturerà dieci anni dopo—il neorealismo—si vuole qui dimostrare il permanere nella copiosa e apparentemente versicolore produzione del sessantennio successivo di una coerenza di metodo, sottesa e perciò non sempre còlta dalla critica, e di una costante sollecitazione a percorrere nuove strade formali e ad affrontare problematiche diverse, sempre rispettando con rigore i diversi aspetti delle realtà in atto.
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Malusa, Luciano. "UN CONFRONTO RICORRENTE NELLA CULTURA CATTOLICA: IL CASO GALILEI ED IL CASO ROSMINI." Trans/Form/Ação 37, spe (2014): 117–34. http://dx.doi.org/10.1590/s0101-3173201400ne00008.

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Le espressioni "caso Galilei" e "questione galileiana" inducono gli studiosi a riflettere su un'analoga condanna, emessa dagli organismi repressivi della Chiesa cattolica, circa duecentocinquant'anni dopo la condanna di Galilei, contro un sacerdote il quale aveva cercato una conciliazione tra l'avanzamento nella riflessione filosofico-scientifica e la via della tradizione. Antonio Rosmini-Serbati fu condannato nel 1887 con il Decreto Post obitum del Santo Uffizio. A tale sentenza egli non poté sottomettersi come Galilei, in quanto era morto da ormai trentadue anni. Rosmini, prima della sua dipartita (1855), aveva avuto dalla Chiesa il dispiacere di una condanna all'Indice di due sue opere (1849); aveva tuttavia ricevuto l'assoluzione su tutta la linea circa la sua produzione filosofico-teologica (1854). Dopo la morte i suoi avversari impugnarono questa decisione ufficiale della Chiesa, riuscendo a farlo condannare. Anche per Rosmini gli storici parlano di "questione rosminiana", e di "caso Rosmini". Nel presente articolo si confrontano le dimensioni delle due "questioni", e si rileva che la "riabilitazione" di Rosmini è passata attraverso una Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede (2001), mentre nessun pronunciamento ufficiale ha "riabilitato" Galilei, verso il quale la cultura cattolica è stata largamente favorevole.
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Capozzi, Rocco. "La Napoletanità demistificata di Carlo Bernari." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 52, no. 2 (February 8, 2018): 301–31. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818755367.

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La Napoli di Bernari, una realtà con le sue irrealtà, non è mai stata quella turistica, pittorica e cartolinesca, ma una “terza Napoli,” non il “paese dell’anima” ma il “luogo delle anime” incapace di concedersi al primo venuto. Questo è ciò che sostiene l’autore nel saggio “Il paese delle anime” in Non gettate via la scala. Da Tre operai in poi Bernari non ha esitato a dissacrare alcuni miti della città partenopea famosa per il sole, il mare, il Vesuvio e i vicoli formicolanti di gente spassosa che canta anche se disoccupata e affamata. I romanzi Speranzella e Vesuvio e pane, le raccolte Bibbia Napoletana e Napoli silenzio e grida, e saggi come “Rapporto su Napoli oggi” testimoniano l’arte di Bernari narratore e storiografo mentre accentuano con acutezza il paradosso del napoletano che come Pulcinella è sempre attore e spettatore, eroe e vittima, paziente e carnefice della sua verità e della sua maschera. La produzione narrativa e saggistica di Bernari, ricca di elementi autobiografici, è dedicata ad una disanima—quando non proprio una critica severa—delle condizioni economiche, sociali ed esistenziali di Napoli e del meridione, che allo stesso tempo riflettono condizioni e contraddizioni simili in ogni parte d’Italia.
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Sigaud, Lygia. "As vicissitudes do "ensaio sobre o dom"." Mana 5, no. 2 (October 1999): 89–123. http://dx.doi.org/10.1590/s0104-93131999000200004.

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A partir dos anos 60, antropólogos de diferentes tradições nacionais passaram a convergir no sentido de considerar que o texto de Marcel Mauss, "Ensaio sobre o Dom", contivesse uma teoria da troca, que atribui à identificação entre a coisa dada e o espírito do doador o princípio de explicação das transações. Esta interpretação contrasta com a que tiveram os contemporâneos de Mauss, os quais resgataram do trabalho suas dimensões relativas ao direito, às obrigações e às prestações totais. Partindo desta constatação, o artigo problematiza o destino do ensaio e busca torná-lo inteligível. Para tanto examina as condições sociointelectuais que contribuíram para que se produzisse a inflexão na leitura e a consolidação de uma espécie de crença coletiva em relação ao trabalho. Através deste estudo de caso, a autora identifica mecanismos que operam no processo de construção de teorias, na conformação de representações acerca de textos e na sua consagração no âmbito da antropologia.
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Bertolio, Johnny L. "Stabat Venus dolorosa nell’Adone di Marino." Quaderni d'italianistica 35, no. 2 (July 22, 2015): 99–124. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v35i2.23617.

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Il presente studio intende verificare e sviluppare una linea interpretativa dell’<i>Adone</i> tracciata a più riprese da Francesco Guardiani (specialmente: <i>La meravigliosa retorica</i> 52–56; “I trastulli” 313; “A Christological Metamorphosis” 187–94) e già rilevata da P. Pozzi nel suo fondamentale commento (in Marino, <i>L’Adone</i>, vol. 2, 63): si tratta di quel costante innesto, nella figura e nella vicenda di Adone, di elementi appartenenti alla storia sacra e, specificamente, a Cristo e alla sua Passione. Si è parlato e si continua a parlare, a tale proposito, di “neopaganesimo” (Frare), il che indica quanto sia cruciale interrogarsi sugli scopi, se mai Marino ne avesse, e sugli esiti di questo giocare col fuoco della fede e del dogma in un’epoca poco incline al compromesso. In questo percorso, l’<i>Adone</i> sarà letto tenendo presenti, in particolare, la <i>Lira</i> e le <i>Dicerie Sacre</i>, due opere che, per quanto attiene ai carmi dedicati alla Passione, si illuminano a vicenda anche in forza della cronologia (<i>Lira</i> III e <i>Dicerie</i>, infatti, escono nel 1614): per parafrasare, grazie alla fecondissima produzione del Nostro, il motto dell’esegesi omerica di Aristarco, si proverà dunque a “spiegare Marino con Marino”.
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Russo, Eugenio. "La scultura della seconda metà del IV secolo d.C." Acta ad archaeologiam et artium historiam pertinentia 30 (February 20, 2019): 249–308. http://dx.doi.org/10.5617/acta.6874.

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Si parte dalla scultura di Costantinopoli, che assume una propria identità non con Teodosio I come si pensa comunemente, ma con il nipote Teodosio II: la scultura di carattere mitologico, grazie alla statuetta di Cristo del Museo Nazionale Romano e alla statua di Valentiniano II, da Afrodisia, può essere attribuita, unitamente alla produzione “cristiana”, a maestranze afrodisiensi attive nella capitale. Maestranze di Afrodisia che contemporaneamente hanno lavorato a Roma: non solo per soggetti pagani, ma pure per a statuetta diCristo e per sarcofagi cristiani (come quello di Giunio Basso), tra cui spicca - come l’esemplare di più alta qualità - il sarcofago del beato Egidio in S. Bernardino a Perugia. Maestranze afrodisiensi sicuramente attive anche a Mantova per il sarcofago della cattedrale: dove tuttavia, come per i varii esemplari di Roma , vi è la compresenza di maestranze romane, italicheforse. Pure in Renania notiamo l’attività degli artefici di Afrodisia; mentre a Ravenna siamo davanti a sarcofagi importati direttamente da Costantinopoli, nella cui esecuzione si vede evidente la mano di maestranze afrodisiensi di vario livello. Per Efeso, ho rinvenuto nella città alta un capitello di pilastro di età antonina, ch’è stato in parte rilavorato in modo mimetico forse all’inizio del V secolo: è l’unico elemento nuovo tra le opere di artefici effemini finora apparso per questo periodo nella città , accanto ai capitelli della prima basilica di S. Giovanni, della”Stigengasse” e dell’edificio a ovest del Prytaneion.
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Barbiellini Amidei, Beatrice. "«In pubblico»: tra oralità e scrittura. La «vexata quaestio»: sulla tradizione dell'ottava rima dei cantari "popolari" e del Boccaccio." Carte Romanze. Rivista di Filologia e Linguistica Romanze dalle Origini al Rinascimento 10, no. 2 (December 23, 2022): 231–52. http://dx.doi.org/10.54103/2282-7447/18739.

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Riassunto: Il saggio è un contributo alla vexata quaestio sull'origine dell'ottava rima narrativa. Si riflette su importanti spunti di Surdich e su dati noti per ipotizzare un'imitazione del metro del Cantare di Fiorio da parte del Boccaccio, che utilizza negli stessi anni nel Filocolo lo stesso tema romanzesco del Cantare e nel Filostrato l'ottava narrativa. Le operazioni inverse delle due opere giovanili rispetto al Cantare di Fiorio si aggiungono a molti altri elementi speculari nelle due opere boccacciane. Immaginare che l'autore del Cantare di Fiorio o chi per lui accogliesse il metro di nuova invenzione istantaneamente, adattandolo a esigenze espressive molto dissimili da quelle del Filostrato e calandovi una sintassi semplificata diversissima da quella delle ottave di Boccaccio, significa ritenere possibile un'operazione problematica per un genere tradizionale e conservativo come quello dei cantari. Che al contrario l'appropriazione del metro e di alcuni pochi tratti espressivi del cantare da parte del Boccaccio potesse costare all'autore una fatica modesta lo testimonia tutta o quasi la sua produzione. Come ha sottolineato Balduino nello stabilire la tradizione da cui dipende l'ottava rima cosí come la utilizzano i cantari è cogente l'esigenza di situarla in un contesto culturale "popolare", in cui la forma metrica sia legata all'esecuzione orale, a caratteristiche di generi come il serventese, a una temperie caratteristica e a un repertorio linguistico e formulare secolari. Se è imprescindibile tener conto di precise coordinate socioculturali per interpretare l'opera degli autori come lo sviluppo dei generi e delle forme, nel medioevo in particolare, categorie come popolare e colto non vanno intese in senso assoluto ma andrebbero utilizzate come valori scalari e relativi. Nonostante accostamenti possibili tra l'operato del Boccaccio e i cantari è evidente che i cantari sono da ascrivere un ambito per lo piú semicolto, mentre nelle opere in ottava rima del Certaldese intravediamo un autore che desidera appropriarsi delle tradizioni in cui si imbatte e segnare tali esperienze nobilitandole. Parole chiave: vexata quaestio, ottava rima, cantari, Boccaccio, Filostrato, Filocolo, Cantare di Fiorio e Biancifiore, popolare, colto. Abstract: The essay is a contribution to the vexata quaestio of the origin of ottava rima. Some important ideas of Surdich and known data are discussed to hypothesize Boccaccio's imitation of Cantare di Fiorio's meter. The author used in the same years in the Filocolo the topic of the Cantare and in the Filostrato the ottava rima. The inverse operations with respect to the Cantare di Fiorio are added to many other specular elements in Boccaccio's juvenile works. To imagine that the Cantare di Fiorio's author or someone else could welcome the meter of new invention instantly, adapting it to requirements very different from Filostrato's, with a simplified syntax very different from that of Boccaccio's ottave is very problematic for a conservative and traditional genre like that of cantari. On the contrary, the appropriation of the meter and few expressive features by Boccaccio might've been a modest effort, as his literary production attests. As underlined by Balduino, in establishing the tradition of ottava rima used in the cantari it's imperative to place it in a "popular" context, with a secular repertoire; the metrical form has to be connected to the performance, to genres as serventese. To interpret authors' works and the development of literary genres and forms it's essential to take into account precise socio-cultural coordinates, but we can anyway remember that in the Middle Ages in particular, categories as popular and cultured should be used as scalar and relative values. It's possible to put Boccaccio and the cantari side by side, but these last are to be ascribed most of the times to a semieducated literary field, instead Boccaccio's poems in ottava rima show an author who wishes to appropriate the traditions in which he comes across ennobling them. Keywords: vexata quaestio, ottava rima, cantari, Boccaccio, Filostrato, Filocolo, Cantare di Fiorio e Biancifiore, popular, cultured.
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Dugo, Sandra. "Felicità e infelicità nel pensiero di Giacomo Leopardi." Revista Italiano UERJ 12, no. 2 (July 13, 2022): 22. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2021.67585.

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ABSTRACT: Il percorso lungo il quale vorrei condurre i lettori riguarda il tema esistenziale, per alcuni versi antropologico e metafisico, da cui emergono con particolare intensità le riflessioni filosofiche di Giacomo Leopardi sulla ricerca della felicità. L’obiettivo non è stabilire se Leopardi sia un poeta pessimista o affermare il contrario, rischieremmo di ridurre il nostro studio a una interpretazione insoddisfacente. È importante ribadire la valenza filosofica delle sue opere, considerando che è impossibile ignorare il legame imprescindibile della produzione poetica con l’evoluzione del pensiero filosofico. Dall’analisi dei Canti emergono numerosi rinvii ai Pensieri e alla “teoria del piacere”, tema che compare ripetutamente nelle pagine che leggiamo e la cui evoluzione negli anni è progressiva. Il presente articolo ci conduce alle letture e agli studi della poesia e della filosofia degli antichi greci e latini. L’obiettivo di questo lavoro è l’approfondimento della teoria del piacere per comprendere come il pensiero esistenziale del filosofo aderisce alla poetica della suggestione e della memoria.Parole chiave: Giacomo Leopardi. Teoria del Piacere. Edonismo. Poetica della sugestione. Poetica della memoria. RESUMO: Quero propor um percurso de leitura sobre o tema existencial, por isso o presente trabalho comenta alguns aspectos antropológicos e metafísicos, dos quais emergem com particular intensidade as reflexões filosóficas de Giacomo Leopardi sobre a busca da felicidade. O objetivo deste artigo não é estabelecer se Leopardi é um poeta pessimista ou afirmar o contrário, correríamos o risco de limitar o nosso estudo a uma interpretação insatisfatória ou errada. É importante valorizar o significado filosófico de suas obras, considerando que é impossível ignorar a correlação essencial entre a produção poética e a evolução do pensamento filosófico. Analisando os Canti, observamos inúmeras referências e correspondências com os Pensamentos e com a “Teoria do Prazer”, tema frequente nas páginas que lemos e cuja evolução progressiva foi continua durante os anos. Este artigo nos leva às leituras e estudos da poesia e da filosofia dos antigos gregos e latinos. O objetivo deste trabalho é aprofundar a Teoria do Prazer para compreender como o pensamento existencial do filósofo adere à poética da sugestão e da memória.Palavras-chave: Giacomo Leopardi. Teoria do Prazer. Hedonismo. Poética da sugestão. Poética da memória. ABSTRACT: The path along which I would like to lead the readers concerns the existential theme, in some ways anthropological and metaphysical, from which the Giacomo Leopardi’s philosophical reflections about the theory of pleasure emerges with particular intensity. Thus, the my objective is not to establish that Leopardi is pessimistic or assert the opposite, we would risk reducing this study in a sterile and superficial interpretation. It’s important to reiterate the philosophical relevance of the Leopardi's works, considering that it’s impossible to ignore the essential relationship between the poetic production and the development of the philosophical thought. Analysing the Canti, we observe numerous references to Zibaldone “Thoughts” and to the “Theory of pleasure”; the theme appears repeatedly in the pages and whose evolution in the years is progressive. This article leads us to the readings and studies of the Greeks and Latins poetry and philosophy. The focus of this work is deepening the theory of pleasure and understanding how the Leopardi’s existential reflections adheres to the poetics of suggestion and memory.Keywords: Giacomo Leopardi. Theory of pleasure. Hedonism. Poetics of suggestion. Poetics of memory.
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Ambrosino, Marco. ""Uno di quella gente condor": prime ipotesi sull’apprendistato poetico di Franco Beltrametti." Versants. Revista suiza de literaturas románicas 2, no. 66 (November 8, 2019). http://dx.doi.org/10.22015/v.rslr/66.2.7.

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L’opera letteraria di Franco Beltrametti è composta da piccole edizioni a tiratura limitata e da uno svariato numero di pubblicazioni in rivista. Una produzione assai diversificata ha reso la sua poetica sfuggente, difficilmente collocabile all’interno di un unico movimento poetico riconoscibile, producendo di fatto pochi studi al riguardo. L’articolo intende concentrarsi sui materiali d’archivio relativi all’apprendistato poetico di Beltrametti e alla sua opera d’esordio, Uno di quella gente condor (1970), con l’intenzione di indagare quanto le esperienze maturate in Giappone e in California abbiano inciso sulla sua prima pubblicazione. Keywords: Franco Beltrametti, Uno di quella gente condor, Beat Generation, Archivio svizzero di letteratura (ASL), Haiku.
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Marsulli, Claudia. "Catastrofe e meraviglia. Storia, filosofia e etica animale in una novella di Anna Maria Ortese." altrelettere, July 7, 2022. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-65.

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Questa analisi nasce con la volontà di indagare alcuni nuclei filosofici espressi dalla poetica di Anna Maria Ortese. Nel caso della scrittura ortesiana, infatti, si dovrà parlare di un ragionamento di carattere etico, politico e teologico che in nessun caso prescinde dalla produzione letteraria, ma al contrario nasce e si sviluppa proprio in seno alla fiction. Dunque si è scelto di leggere Le Piccole Persone, raccolta di lettere, articoli e piccoli saggi, in stretta connessione con esempi di narrativa. A tale proposito, si è individuato ne L’Infanta Sepolta, opera meno conosciuta rispetto ai romanzi, un interessante case study capace di offrire un punto di vista privilegiato sulla poetica dell’autrice, di cui la novella rende manifesti alcuni tratti salienti; fra tutti, un ricorso al meraviglioso, che si fa portatore di contenuti simbolici e semantici poiché luogo di espressione di un’alterità che conserva la propria intraducibilità. Il lavoro vuole quindi dimostrare che la cifra irriducibile del meraviglioso ortesiano incarna un pensiero critico profondamente complesso, il quale mostra affinità con la riflessione delle filosofe e teologhe novecentesche (Simone Weil, Edith Stein), ma anche con la tradizione mistica (soprattutto Teresa d’Avila). Attraverso una poetica così organizzata, l’autrice riesce a sondare con potenza e originalità le principali questioni del Novecento: il male, la storia, la cosificazione, lo sfruttamento, i rapporti fra umano e non umano, la distruzione dell’altro.
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Natali, Luca, Paolo Karapedian, and Sofia Elena Merli. "Rievocando Guido Davide Neri." Materiali di Estetica. Terza serie, no. 8.2 (January 10, 2022). http://dx.doi.org/10.54103/mde.i8.2.17008.

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La morte di Guido Davide Neri, di cui quest’anno ricorre il ventennale, ha determinato la presa di coscienza – nei suoi maestri, amici, colleghi e allievi – dell’irreparabilità dell’evento, della definitività del venir meno di una voce così teoreticamente stimolante ed eclettica. Perdita tragicamente vissuta nella cerchia della sua frequentazione, ma, parallelamente, inserita nell’ampio contesto del dibattito culturale nazionale e internazionale, in cui Neri era organicamente inserito. Pare a noi, che non lo abbiamo conosciuto e gli siamo temporalmente più distanti rispetto a quanti ne hanno sinora scritto, quasi inusuale che, a un filosofo mancato da così poco tempo, sia stata consacrata una già così importante quantità di ricerche e studi. Al di là della retorica che spesso accompagna, in ambiente accademico, il ritiro dall’attività didattica o la scomparsa di un docente, e abituati alla necessità della sedimentazione storica per la messa a punto del bilancio storiografico, ci ha stupito l’intensità con cui Neri è stato ricordato e la varietà degli interventi sulla sua figura, l’insegnamento e la produzione scientifica. Se da un lato questo acuisce, in noi, il rimpianto di non averlo incrociato nel mondo, dall’altro stimola la volontà di tornare a lui, al suo pensiero, alle sue opere. Un ritorno che, non mediato dall’influenza personale, potrà certo apparire privo di taluni elementi importanti, come la testimonianza diretta o la compartecipazione a certe esperienze determinanti, ma, insieme, si potrà giovare del giusto distacco critico, trovando ora nel prezioso Fondo Guido Davide Neri, conservato presso l’Università degli Studi di Milano, la fonte privilegiata dell’accesso alla sua opera teorica. Questo, si potrebbe dire, è il fil rouge che accomuna i nostri brevi contributi, diversi per tematiche e occasione di elaborazione, ma tutti contraddistinti dall’interesse e dalla volontà di avvicinare un po’ meglio la figura di Neri: le carte dell’archivio personale per noi hanno rappresentato e rappresentano la possibilità di accedere al suo laboratorio, di scoprire da esse l’uomo e il filosofo e di dare concretezza documentaria alla dialettica tra pensiero, letture ed esperienze. Certo il lavoro da svolgere è ancora molto e solo lo scandaglio approfondito del materiale permetterà di penetrare a fondo l’officina neriana. Quello che noi qui, più limitatamente, offriamo, è soltanto un piccolo esempio di quanto di rilevante e ancora da vedere è racchiuso nei faldoni e aspetta di essere portato alla luce. Il nostro, in altre parole, vorrebbe essere un invito a ripensare Neri attraverso le carte, convinti della loro imprescindibilità ai fini della ricostruzione storico-critica del suo percorso filosofico e coscienti del loro straordinario valore intrinseco (per certi versi anche estetico). Gli interventi che presentiamo – ne siamo convinti – sono poi una ulteriore testimonianza della capacità di Neri e del suo pensiero di porsi in dialogo, anche a distanza, con una sempre nuova varietà di interlocutori.
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Cerrato, Daniele. "Lodovico Domenichi e Lucia Bertani: un’amicizia letteraria nella Querelle des Femmes." Cartaphilus. Revista de investigación y crítica estética, no. 19 (April 19, 2022). http://dx.doi.org/10.6018/cartaphilus.485991.

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Il presente articolo analizza l’amicizia letteraria tra Lodovico Domenichi e Lucia Bertani ed esamina le opere più importanti del poligrafo piacentino in cui vi sono riferimenti alla poetessa modenese. Lucia Bertani compare sia come personaggio sia come dedicataria di opere e i riferimenti a lei sono costanti soprattutto negli ultimi anni della produzione di Domenichi. Il rapporto di reciprocità è dimostrato dai sonetti che Bertani gli dedica e la loro relazione si può inserire nell’ambito della Querelle des Femmes che caratterizzò il Cinquecento e dove Domenichi rappresenta uno dei principali protagonisti.
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Castagnola, Luigi. "PRODUÇÃO CIENTÍFICA DO LINGÜÍSTA ROSÁRIO FARÂNI MANSUR GUÉRIOS." Revista Letras 28 (October 19, 2010). http://dx.doi.org/10.5380/rel.v28i0.19425.

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Inizialmente l'Autore fa un breve riassunto della vita del Linguista paranaense R.F. Mansur Guérios. Tratteggiato il ritratto fisico e spirituale dell'uomo, professore e scienziato, sono analizzate alcune sue opere e sono fatti rapidi cenni alla intensa attiviti didatica e accademici de Prof. Guérios. Esposto il curriculum vita* del biografato, è elaborata una bibliografia sufficientemente minuziosa dello scienziato, che abbracciadue sezioni: la prima si riferisce alle pubblicazioni in lingua portoghese, la seconda alla produzione filologica relativa alla lingüística indígena.
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"MODALITÀ NARRATIVE DELLA PROSA POSTMODERNISTA IN SE UNA NOTTE D’INVERNO UN VIAGGIATORE DI ITALO CALVINO." Studia Polensia 01, no. 01 (November 15, 2012): 79–88. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2012.01.01.05.

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Come ogni testo letterario, anche le opere in prosa del periodo postmodernista si avvalgono di quella sfuggevole caratteristica che è la letterarietà. Ma, accanto a questa proprietà intrinseca non ascrivibile a nessun elemento del testo in particolare è possibile individuare dei procedimenti, delle tecniche narrative che denotino l’incontro con un testo postmodernista. Infatti, David Lodge nel suo saggio The modes of modern writing (1977) off re un elenco di modalità narrative, illustrandone i procedimenti, le applicazioni e le peculiarità, riscontrabili nella produzione prosastica contemporanea.
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"L’INFLUSSO DELLE OPERE DI DANTE ALIGHIERI SULLA LETTERATURA E LA CULTURA CROATE." Studia Polensia 03, no. 03 (April 15, 2015): 13–29. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2014.03.03.01.

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Il presente saggio espone i risultati di una ricerca storico-letteraria riguardante l’influenza delle opere di Dante Alighieri sulla produzione e sulla traduzione letteraria croate. L’intento è quello di porre in rilievo l’importanza dell’influsso di Dante in Croazia, anche in considerazione del fatto che non pochi, oggigiorno, sembrano essere all’oscuro del fatto che il grande poeta-vate ebbe a soggiornare nei nostri territori, rimanendone così affascinato da volerne fare esplicita menzione nel proprio capolavoro — la Divina Commedia. Seguendo le tracce della sua fortuna in terra croata, scopriremo in tal modo che Dante Alighieri non solo ha reso possibile lo sviluppo della lingua volgare italiana, ma ha anche dato un significativo impulso allo sviluppo della lingua croata e, attraverso le traduzioni di Kombol e Kršnjavi, ha contribuito all’integrazione della Croazia nel panorama letterario europeo.
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Marconi, Maurizio. "Il libro della produzione dei cerchi di Ibn ʿArabī". El Azufre Rojo, № 5 (29 травня 2018). http://dx.doi.org/10.6018/azufre.332341.

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Riassunto: Questo breve trattato di Ibn ʿArabī, redatto prima delle al-Futūḥāt al-Makkiyya, ha come tema principale l’Uomo, creato secondo la forma delle cose create e del Creatore. La peculiarità di questo testo è la presenza di alcune tabelle e figure, che vengono appunto richiamate nella prima parte del titolo, e l’indicazione grafica delle connessioni tra i vari elementi della figura mediante delle linee. Queste connessioni non sono però puramente concettuali, bensì sono reali, e vengono chiamate fini o minute realtà: non si tratta di una immagine statica di corrispondenze bensì di una rete dinamica di connessioni che canalizzano influenze, come è riportato nella seconda parte del titolo. Nel corso della trattazione vengono anche esposte i quattro gradi di esistenza, le classi dei non-esistenti, i tre gradi delle cose ed in particolare la “terza cosa”, che non è né esistente né non-esistente, le classi degli esistenti, le dieci categorie, le classi dei Nomi divini e la causa dell’inizio del Mondo e della sua genesi. La traduzione del trattato è stata effettuata sul più antico manoscritto disponibile, conservato a Manissa in Turchia, di cui è presentata anche l’edizione in arabo, ed è accompagnata dalla traduzione dei brani di altre opere di Ibn ʿArabī in cui essa è citata.Parole chiave: Uomo Universale. Esistenza e non-esistenza. Classi di cose esistenti e non esistenti. Cosmogonia. Nomi divini.Abstract: The main subject of this short treatise of Ibn ʿArabī, written before al-Futūḥāt al-Makkiyya, is the Man, created upon the form both of the creatures and of the Creator. The peculiarity of this work is the presence of tables and figures, quoted in the first part of the title, along with a graphic representation of the connections between the various elements of the figure through lines. These connections are not merely conceptual, they are real and are called fine or minute realities: this hasnothing to do with a picture of static correspondences, but with a dynamic network of connections which are channelling influences, as it is reported in the second part of the complete title.While dealing with the main subject Ibn ʿArabī also explains the four degrees of existence, the classes of non-existent things, the three degrees of things and particularly the “third thing” which is neitherexistent nor non-existent, the classes of existent things, the ten categories, the classes of Divine Names and the cause of the beginning of the World and of its genesis. The translation has been carried out on the oldest known manuscript, kept in the Manisa Library in Turkey and whose Arabic edition is here joined along with the translation of passages of other works of Ibn ʿArabī in which this treatise is mentioned.Keywords: Universal Man. Existence and non-existence. Classes of existing and non-existing things. Cosmogony. Divine Names.
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Nobile, Marco Rosario. "L’immagine del turco nella Sicilia del Cinquecento." Quintana: revista do Departamento de Historia da Arte 14, no. 14 (December 21, 2016). http://dx.doi.org/10.15304/quintana.14.3822.

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Il contributo individua nella produzione artistica siciliana tra il 1560 e il 1585 alcune opere che contemplano in forme scultoree l’immagine dei “turchi” sconfitti. La “cona” realizzata da Antonino Gagini da Palermo per il duomo di San Giorgio a Ragusa ne offre uno dei primi esempi significativi; sul versante opposto dell’isola, l’esempio più eloquente è rinvenibile nel lato esterno di porta Nuova o porta Austria di Palermo. Le raffigurazioni sono articolate in varianti drammatiche, epiche e, indirettamente, consolatorie, secondo le indicazioni offerte da Vitruvio: l’antico si presta a offrire una spiegazione per eventi tragici e per le condizioni drammatiche del presente. In alcune iconografie cinquecentesche l’immagine vilipesa del nemico annientato sostituisce anche la raffigurazione del peccato e dell’eresia. Rimane da comprendere quando questo fenomeno di sostituzione del soggetto cominci, esploda, si amplifichi, diventi in qualche misura ufficiale e convenzionale.
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Decadi, Alessandro. "Visione orientale e massonica nel Don Giovanni mozartiano: dal valore morale al demoniaco." De Musica, July 21, 2022. http://dx.doi.org/10.54103/2465-0137/14956.

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Il Don Giovanni è una delle opere più note della produzione mozartiana creata a poca distanza dall’ingresso di Mozart in massoneria. La visione dell’Oriente cambia di pari passo alla crescita della conoscenza orientale, a cui Mozart non rimane estraneo, come evidente da molti aspetti del Don Giovanni. La psicologia dei personaggi si intreccia, per Kierkegaard, nella filosofia della narrazione che rappresenta la genialità sensuale; la giustifica, ne trae una dimensione demoniaca di Don Giovanni mentre Goethe la ritrova nella spinta creatrice del compositore. Questo studio vuole mettere in luce quanto sia permeato della morale massonica nell’opera ma anche, e soprattutto, una dimensione orientale diretta alla visione karmica circolare del saṃsāra che è rappresentata proprio dal desiderio del desiderio e che spinge il protagonista a non interrompere mai questo fluire di seduzione. La non interruzione di questa circolarità lo condurrà all’involuzione spirituale ed al mondo degli inferi.
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