Добірка наукової літератури з теми "Prassi letteraria"
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Статті в журналах з теми "Prassi letteraria"
Langone, Hugo. "[Recensão a] MARIO REGALI (2012), Il poeta e il demiurgo. Teoria e prassi della produzione letteraria nel Timeo e nel Crizia di Platone." Cadmo Revista de História Antiga, no. 24 (2014): 149–51. http://dx.doi.org/10.14195/0871-9527_24_11.
Повний текст джерелаLópez Fonseca, Antonio. "Scotto, Fabio y Bianchi, Marina (eds.): ‘La circolazione dei saperi in Occidenti. Teoria e prassi della traduzione letteraria’. Cisalpino – Istituto Editoriale Universitario: Milán 2018. XVI+191 pp." Estudios de Traducción 9 (September 23, 2019): 191–93. http://dx.doi.org/10.5209/estr.65712.
Повний текст джерелаMilinković, Snežana. "Zogović, Mirka (2007). Barok: književna teorija i praksa [Teoria e prassi del barocco letterario]." Italica Belgradensia 2014, no. 1 (2014): 129–30. http://dx.doi.org/10.18485/italbg.2014.1.7.
Повний текст джерелаCanazza, Alessandro. "«IL VIAGGIO PER L’ITALIA DI GIANNETTINO» DI COLLODI: UN’ANALISI LINGUISTICA." Italiano LinguaDue 13, no. 2 (January 26, 2022): 420–502. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/17146.
Повний текст джерелаSimone, Andrea. "Dante “improvvisato” fra XVIII e XIX secolo: prassi esecutive e influenze culturali in evoluzione." Dante e l'Arte 9 (December 22, 2022): 41–50. http://dx.doi.org/10.5565/rev/dea.160.
Повний текст джерелаCiotti, Fabio, and Alberto Baldi. "Macchine per leggere: promuovere la lettura con il distant reading." ENTHYMEMA, no. 30 (January 2, 2023): 173–92. http://dx.doi.org/10.54103/2037-2426/19557.
Повний текст джерелаCalzati, Stefano. "Cross-medialità odeporica: dai blogs all’intelligenza artificiale." Texto Digital 15, no. 1 (August 21, 2019): 95–111. http://dx.doi.org/10.5007/1807-9288.2019v15n1p95.
Повний текст джерелаAscheri, Mario, and Paola Maffei. "CONSILIA EXTRAVAGANTIA. UN REPERTORIO IN CORSO D’OPERA." Revista Española de Derecho Canónico 77, no. 188 (January 1, 2020): 67–85. http://dx.doi.org/10.36576/summa.130953.
Повний текст джерелаVuozzo, Alessandro. "«Profonder tutto in linde stampe il mio». Note sulla prassi editoriale di Alfieri." Prassi Ecdotiche della Modernità Letteraria, no. 7 (November 24, 2022). http://dx.doi.org/10.54103/2499-6637/19087.
Повний текст джерелаBaricci, Erica. "LINGUAGGIO, COMICITÀ E PERSONAGGIO FEMMINILE NELL’EPITALAMIO GIUDEO-CATALANO PIYYU? NA’EH." Specula: Revista de Humanidades y Espiritualidad 5, no. 1 (January 31, 2023). http://dx.doi.org/10.46583/specula_2023.1.1099.
Повний текст джерелаДисертації з теми "Prassi letteraria"
Bruniera, Federica <1989>. "Traduzione letteraria tra teoria e prassi: 'Regali' di Kakuta Mitsuyo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3621.
Повний текст джерелаCuzzone, Tullia. "L'invettiva contro Gildone.Motivi di propaganda politica e prassi letteraria.(Per un commento a Claud.carm.15)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2666.
Повний текст джерелаL’indagine ha permesso di mettere in luce la complessità di un poema che è prima di tutto un’opera a sostegno della politica di Stilicone e contiene un messaggio, duplice (di rimprovero e parenetico), inviato all’Oriente dell’Impero relativo alla necessaria concordia fra le due parti e fra i fratelli reggenti, Onorio e Arcadio. Claudiano eleva a dignità epica un episodio politico-militare la cui conclusione, più che da una vera e propria battaglia (che nella realtà non avvenne mai), era stato determinato dall’abile strategia di Stilicone. La specificità dell’opera consiste in una elevata cifra retorica dell’elemento panegiristico di cui si è fornita documentazione. La condanna di Stilicone come hostis publicus, da parte della corte orientale, obbliga il poeta ad assegnare al generale vandalo un ruolo di secondo piano e determina l’impossibilità di attribuirgli una responsabilità diretta nella risoluzione della vicenda gildonica. Tale condizionamento storico-politico si traduce in una strategia narrativa in cui il soggetto centrale del racconto diventa Gildone, il nemico o piuttosto l’anti-eroe, a cui si contrappone in modo implicito (esplicito raramente) proprio Stilicone. Stilicone incarna così l’eroe della tradizione romana, rispettoso della fides verso i familiari (in qualità di suocero di Onorio) e la patria. Le azioni del generale vandalo sono exempla di pietas e in netta antitesi con quelle di Gildone che però non compare mai come attore nella vicenda. L’opposizione tra i due si traduce in definitiva nella vittoria morale di Stilicone. Il generale vandalo, compie il suo ingresso nel finale del poema (352), preparato dall’encomio ad opera di Teodosio il Grande. Nel poema dunque la vittoria su Gildone non viene descritta mediante il racconto dei fatti, ma è sancita sul piano etico per mezzo della contrapposizione fra i due antagonisti. Il presente lavoro cerca di mettere in luce le ragioni che nell’In Gildonem hanno determinato il silenzio di Claudiano sugli antefatti e sulle operazioni in rapporto al più dettagliato resoconto della vicenda e al vero e proprio panegirico di Stilicone nella successiva Laus. Il confronto fra le due opere indurrebbe infatti a individuare nella prima una sorta di anticipazione dei motivi enfatizzati, senza reticenze, nella Laus. In questa prospettiva di lettura le due opere risultano complementari e ciò permetterebbe di superare la posizione della critica (Döpp 1980, Hajdu 1996-1997, Charlet 2000) che ritiene l’In Gildonem incompiuto tanto da ipotizzare la mancata pubblicazione di un secondo libro.
XX Ciclo
1980
Pellegrin, Sofia. "Uno Sguardo Dalle Radici. Gli Scritti D'Arte di Leonardo Sciascia." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424171.
Повний текст джерелаLa presente ricerca si è occupata di raccogliere e analizzare le pagine che Leonardo Sciascia, nel corso del proprio lungo e articolato impegno intellettuale ha voluto dedicare alla riflessione sulle arti figurative. In questa sede ci si è proposti di incrociare alcuni dei dati di ordine sia categoriale che cronologico messi a disposizione dai dettagliati inventari per voci bibliografiche realizzati da Francesco Izzo e da Antonio Motta, per cercare di mettere maggiormente in rilievo le peculiarità dei diversi scritti, e realizzare così la nostra istanza prima, ossia critica, su di essi. Per rendere meglio conto dei contributi sciasciani sull’arte nella singolarità di ogni caso e nella loro specificità testuale, si è proceduto alla descrizione degli interventi ad uno ad uno, restituendone la vicenda editoriale ed evidenziandone i nuclei tematici e interpretativi. Al contempo si è voluta costruire una mappatura del corpus degli scritti che isolasse, complessivamente, linee di continuità prospettica, segnalate con un sistema di rimandi in nota. Al fine di articolare le ‘metodiche’ di ordine generale e la postura d’insieme tenuta da Sciascia nei riguardi dell’esperienza artistica, si è allestita una zona preliminare intitolata Fantasie di avvicinamento in cui si è provato a far reagire alcuni dei consolidati paradigmi della critica d’arte (l’idealismo, il purovisibilismo, il (neo) realismo, ecc.) con l’esercizio riflessivo, a-metodico e dilettante, di Sciascia, tenendo presente, in particolare, la dimensione scritturale e testuale in cui si svolge, la tensione ‘longhianemente’ letteraria che lo anima. Assumendo questo punto di vista, si è fatto del magistero di Longhi un modello ‘a contrasto’ attraverso cui disporsi alla possibilità di guardare alla scrittura di argomento artistico per il tramite delle categorie stilistiche continiane coniate proprio sulla sua scorta. La forte identità autoriale di Sciascia tale per cui in queste pagine viene riversato un riconoscibile sistema di temi e figure ha permesso di elaborare una linea interpretativa unitaria in cui primario è il riconoscimento di una processualità critico-inventiva trasformativa e metamorfica in costante controcanto con un principio di arresto. Il concetto di metamorfosi risulta utile in termini tanto di dispositivo simbolico quanto di struttura cognitiva che descrive una modalità gnoseologica non dialettica fondata su un movimento a legare più che a contrapporre. In questo senso, esso risulta solidale all’influenza che il materiale iconico evocato esercita sul flusso argomentativo e sulle strutturazioni sintattiche. L’impostazione divagante delle riflessioni sciasciane, con il loro apparente non soffermarsi sulla fisionomia materiale delle opere, costituisce la modalità attraverso cui la critica sciasciana realizza la propria tensione conoscitiva e appropriativa: l’incontro con i manufatti artistici diviene così vera esperienza di alterità intesa sia come epoché fenomenologica sia come dimensione che permette di rappresentare la dinamica dell’interazione con la realtà, con la sua struttura. L’articolazione in due parti del capitolo ha inteso a riguardo mostrare da un lato, in Scrittura d’arte come critica, il modo in cui le strutture inventive profonde della critica d’arte sciasciana siano indistricabilmente intrecciate con la coeva ricerca che l’autore porta avanti sul fronte creativo della propria produzione, caratterizzata da un ricorso mescidante dei generi e da una ispirazione saggistica che sperimenta in particolare sulla possibilità rivelativa e ri-cosrtuttiva della parola attraverso il modello della commistione tra documento e finzione, proprio già del romanzo storico; dall’altro, in Una scrittura allo specchio: in funzione d’altro?, verificare quanto l’«astanza» delle opere di cui si parla costituisca un modificatore importante nello statuto della scrittura che in questo senso, continianamente, tende alla messa in opera di un particolare equilibrio di «diligenza e voluttà». Per Sciascia, amatore d’arte, si tratta allora di disporre le proprie considerazioni e divagazioni come nella successione di una catena di specchi che rimandi immagini di gesti critici ‘vicendevoli’: da tale reciprocità emerge quel carattere di approssimazione che li rende trasparente figura di un rapporto con la verità mai esauribile, di uno spazio ‘aperto’ a costituire una scena praticabile di interpretazione. Rispetto alla giacitura complessiva dell’esercizio critico sciasciano si è ritenuto che l’evidente influenza di alcuni modelli autoriali (quello moralista di Montaigne, e quello ‘dilettante’ di Stendhal) andasse problematizzato in relazione alla forma-saggio cui si riferiscono gli scritti. Si è così predisposta una zona successiva intitolata I maestri del «diletto»: una critica in dialogo, in cui ripensare quelle fonti ‘stilistiche’ in rapporto alla presenza-assenza limite che in queste pagine, a ragione dei termini elusivi (non ekphrastici, quindi) in cui viene evocata, è la ricorrenza iconica. L’interazione tra scrittura immagine che vi si delinea è invero fortemente improntata dalle dinamiche scetticamente esplorative e ‘amorosamente’ divaganti proprie di quei maestri elettivi. Si è quindi cercato di accertare come il linguaggio realizzi le potenzialità ‘significative’ dell’immagine a livello logico-sintattico e semantico semiologico, come la ‘lettura’ associativa, proliferante e inventiva del dato iconico arrivi a figurare una ‘lettura’ del reale nella sua essenza sincronica e simultanea. Dal particolare statuto ibrido di critica e invenzione che ne risulta, scaturisce infatti una singolare restituzione di realtà, una forma di ‘realismo’ inteso come codice espressivo che salva sia dalla dispersione affastellante sia dal regresso erudito. Sciascia sembra insomma voler scoprire la vocazione al ‘senso’ di ogni immagine, ricostruendola come storia, come forma-tempo che ferma e realizza il potenziale trasformativo insito nella sua costituzione. Una simile attenzione all’essenza metamorfica della messa in forma - naturalmente ossimorica nel tenere insieme movimento e stabilizzazione - trova un precipitato diretto anche in alcune ricorrenti costruzioni sintattiche, ed è, soprattutto, foriera di una estensiva interpretazione del fenomeno artistico tout-court (cfr. Un’idea di metamorfosi). Ma, ancora più importante, l’ottica trasformativa assume in termini ‘visuali’ la misura intimamente pragmatica che connota la postura intellettuale di Sciascia. Se le espressioni dell’arte si legano tipicamente alla possibilità di prefiguare l’a-venire ricollocando il dato percettivo, lo spazio della critica fa posto al «diverso», articolando la dimensione visiva e intera dell’opera, ‘linguisticamente’ e ‘sintatticamente’. Per questa via Sciascia sembra poter scommettere su una di-fferente promessa di senso, grazie ad un sforzo di contestualizzazione su base genealogica e filologia che svelando l’impronta informante delle radici (geografico-sociali) ne libera al contempo le possibilità generative. Nel porsi dunque fuori da un canonico esercizio di critica d’arte Sciascia riscuote ancora una volta il potenziale ermeneutico celato nel decentramento prospettico, nella marginalità fisica e ideale rispetto ai centri di elaborazione culturale. Per tale ragione si occupa di preferenza di pittori, incisori, scultori locali: oltre a saperne, appunto, ben comprendere ‘le radici’, condivide con essi quello stesso pervasivo sentimento di confine. Così impostata la riflessione di Sciascia si pone ‘fuori’ anche riguardo al mercato dell’arte, alle sue tendenze e ai suoi interessi. L’avvicinamento, l’attenzione a un artista scatta infatti quasi sempre come un interesse alla persona, nel riconoscimento di una comunione emotiva. Lo slancio empatico che dunque presiede alla scrittura delle pagine sciasciane ridimensiona se non annulla la necessità di stabilire gerarchie di valore o di fondare ‘letture’ complessive (e conclusive) di un’esperienza artistica. Gli stessi scritti del resto possono avvalersi della loro posizione liminare rispetto al resto dell’opera per interrogarla e tentarne una comprensione differente: verificando e approfondendo, per esempio, il valore di quella impostazione complessivamente «galileiana» della scrittura sciasciana emersa dalla loro analisi. Endogena agli scritti la prospettiva dal ‘margine’ si rivela allora altrettanto feconda come modello per una critica su Sciascia, che non potrebbe non beneficiare di uno spostamento dai propri consueti punti di partenza. Affrontare trasversalmente l’opera sciasciana alla luce delle categorie della «presenza» e dell’«astanza» che informano le pagine d’arte potrebbe forse permettere di riscoprirla nella sua più autentica dimensione critica, ovvero partecipativa, aprendo simmetricamente ad un tentativo valutativo che la metta in relazione con ogni aspetto di quella partecipazione, attraverso tutto quanto è dato sapere del pensiero.
LEGE', ALICE SILVIA. "LES CAHEN D'ANVERS EN FRANCE ET EN ITALIE. DEMEURES ET CHOIX CULTURELS D'UNE LIGNÉE D'ENTREPRENEURS (I CAHEN D'ANVERS IN FRANCIA E IN ITALIA. DIMORE E SCELTE CULTURALI DI UNA DINASTIA DI IMPRENDITORI)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/726976.
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Il poeta e il demiurgo: Teoria e prassi della produzione letteraria nel Timeo e nel Crizia di Platone. Sankt Augustin: Academia, 2012.
Знайти повний текст джерелаBandelj, David. V iskanju jaza: Teorija in praksa dnevniške književnosti = Searching the I : theory and practice of diary literature = La ricerca dell'Io : teoria e practica del diario letterario. Koper: Univerza na Primorskem, Znanstveno-raziskovalno središče, Univerzitetna založba Annales, 2013.
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Lovari, Gianmarco. "Le provvisorie mète. Lo «Spirito ribelle» del Lucini naturalista." In Studi e ricerche del Dipartimento di Lettere e Filosofia, 375–91. Firenze: Società Editrice Fiorentina, 2023. http://dx.doi.org/10.35948/dilef/978-88-6032-688-1.21.
Повний текст джерелаMiller-Klejsa, Anna. "Złodzieje rowerów na trasie W-Z uwagi o recepcji dzieła De Siki w polskim piśmiennictwie filmowym do 1956 roku." In Sperimentare ed esprimere l’italianità. Aspetti letterari e culturali. Doświadczanie i wyrażanie włoskości. Aspekty literackie i kulturowe. Wydawnictwo Uniwersytetu Łódzkiego, 2021. http://dx.doi.org/10.18778/8220-478-0.13.
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