Дисертації з теми "Politiche attive del lavoro"

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NACUCCHI, MIRIANA. "Politiche attive e azioni positive per la conciliazione vita-lavoro." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2014. http://hdl.handle.net/10446/30446.

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Анотація:
The research project carried out during the PhD focused on the inclusion and the permanence of women in the workforce. An attempt was made to understand the current role of women in the labour market, as well as examining changes and historical developments affecting their activity. Attention was also given to employment-related issues. In this respect, statistics as well as historical aspects draw a disheartening picture, with low shares of occupied women and GDP below the average. It has been estimated that the percentage of employed women is far below the European target of 60%. Another aspect which was discussed in the present work was work-life balance and accompanying social and economic changes; to do so, a review of the Italian regulatory framework was provided. Further, a comparison with European countries gave us an overview of the provisions in the field of work-life balance. Indeed, the reconciliation of family and work commitments has been one of the most important aspects also at a European level. Parental leave, policy coordination and soft laws are only some of the issues broached. The results of the comparison point to a major gap between men and women in Italy, which also depends of the geographical areas considered. EU legislation has made an attempt to protect women during pregnancy and breastfeeding, yet more should be done for this category of workers who are always considered at risk of exclusion.
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Di, Lieto Giuseppe <1966&gt. "Politiche attive del lavoro e ammortizzatori sociali in deroga: misure difensive o di promozione delle capacità?" Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5859/1/Di_Lieto_Giuseppe_Tesi.pdf.

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Анотація:
Il tema generale del dottorato di ricerca è l'analisi delle politiche di attivazione in Italia durante la crisi economica. La combinazione di politiche attive e passive del lavoro viene interpretata ricorrendo al quadro teorico proposto da Amartya Sen e basato sul concetto di capability. Abbiamo considerato le misure nazionali e regionali nel quadro delle linee guida europee e analizzato le tendenze verso l'empowerment dei beneficiari di politiche del lavoro attraverso il concetto di capability proposto da Sen. La ricerca empirica ha utilizzato diversi strumenti per la raccolta dei dati: focus group, un questionario inviato ad un campione di 1.200 lavoratori, e interviste.
The general theme of the Ph.D. thesis is the analysis of activation policies in Italy during the current economic crises. The combination of active and passive labour policies is interpreted recurring to the theoretical framework proposed by Amartya Sen and based on the concept of capability. We have considered the design of the national and regional measures in the framework of European guidelines and we have analyzed trends towards the empowerment of the beneficiaries of labour policies in the sense proposed by Sen with the concept of capability. The empirical research has used different tools for data collection: focus group, a questionnaire sent to a sample of 1,200 workers, and interviews.
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Di, Lieto Giuseppe <1966&gt. "Politiche attive del lavoro e ammortizzatori sociali in deroga: misure difensive o di promozione delle capacità?" Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5859/.

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Анотація:
Il tema generale del dottorato di ricerca è l'analisi delle politiche di attivazione in Italia durante la crisi economica. La combinazione di politiche attive e passive del lavoro viene interpretata ricorrendo al quadro teorico proposto da Amartya Sen e basato sul concetto di capability. Abbiamo considerato le misure nazionali e regionali nel quadro delle linee guida europee e analizzato le tendenze verso l'empowerment dei beneficiari di politiche del lavoro attraverso il concetto di capability proposto da Sen. La ricerca empirica ha utilizzato diversi strumenti per la raccolta dei dati: focus group, un questionario inviato ad un campione di 1.200 lavoratori, e interviste.
The general theme of the Ph.D. thesis is the analysis of activation policies in Italy during the current economic crises. The combination of active and passive labour policies is interpreted recurring to the theoretical framework proposed by Amartya Sen and based on the concept of capability. We have considered the design of the national and regional measures in the framework of European guidelines and we have analyzed trends towards the empowerment of the beneficiaries of labour policies in the sense proposed by Sen with the concept of capability. The empirical research has used different tools for data collection: focus group, a questionnaire sent to a sample of 1,200 workers, and interviews.
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MARIANI, Marina. "Il modello di politiche attive praticato presso le imprese industriali associate a Confindustria Bergamo." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2015. http://hdl.handle.net/10446/32819.

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Machì, Gaetano. "Nuove tecnologie e gestione del mercato del lavoro: profili giuridici." Doctoral thesis, Università di Siena, 2023. https://hdl.handle.net/11365/1226414.

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Анотація:
Le caratteristiche del mercato del lavoro rendono necessaria una sempre maggiore personalizzazione degli interventi di gestione del mercato del lavoro (formazione, orientamento, politiche passive e attive del lavoro), con l’obiettivo di soddisfare i destinatari delle misure anche considerando la loro eterogeneità e i fabbisogni emergenti anche di natura extralavorativa. Il presente elaborato ha l’obiettivo di valutare il possibile utilizzo di strumenti innovativi di gestione del mercato del lavoro nell’ambito del contesto nazionale allo scopo di soddisfare tali fabbisogni emergenti. A tal fine, è stata realizzata una ricognizione dei principali strumenti adottati, anche in fase sperimentale, per la gestione del mercato del lavoro mettendo in luce le caratteristiche comuni e definendone effetti positivi e criticità. Secondariamente, è stata effettuata un’analisi del quadro normativo di riferimento a livello nazionale e sovranazionale allo scopo di comprendere i limiti applicativi degli strumenti oggetto di studio e identificare eventuali interventi di adeguamento della normativa vigente. Sono stati presi in considerazione atti normativi europei, nazionali e in alcuni casi regionali che regolano le modalità di incontro tra domanda ed offerta di lavoro, le sentenze delle corti nazionali ed europee, le decisioni e le linee guida di autorità indipendenti, in particolare le autorità garanti per la protezione dei dati personali, e la contrattazione collettiva. Il lavoro di ricerca si è sviluppato a partire dall’analisi della letteratura scientifica nazionale ed internazionale relativa alle materie oggetto della ricerca: mercato del lavoro, informatica giuridica e governance dei dati. All’attività di analisi normativa e della letteratura di riferimento si è affiancato il dato esperienziale relativo al percorso in apprendistato, grazie al quale è stato possibile sviluppare una conoscenza approfondita dei principali strumenti utili per la gestione del mercato del lavoro. Dall’analisi effettuata è emerso che le nuove tecnologie in uso per la gestione del mercato del lavoro sono incentrate prevalentemente sull’utilizzo dei dati sotto varie forme e permettono un innalzamento della qualità dei servizi e una maggiore personalizzazione degli interventi. Esse si inseriscono all’interno di un quadro normativo complesso e multilivello, per certi versi ancora in fase embrionale, nel quale si incontrano aspetti di natura tecnica e organizzativa che solo di recente sono stati presi in considerazione dall’ordinamento europeo e successivamente dal Diritto italiano. Le priorità che emergono affinché tutti gli attori del mercato del lavoro possano beneficiare con successo delle nuove tecnologie utilizzate per la gestione del mercato del lavoro sono l’avvio di un processo di alfabetizzazione digitale diffusa e la creazione di una infrastruttura informatica e organizzativa. Il presente lavoro si inserisce all’interno di una discussione multidisciplinare in materia di sviluppo delle politiche di gestione del mercato del lavoro che mette in relazione le tematiche proprie del diritto del mercato del lavoro con quelle dell’informatica giuridica e della normativa inerente alla circolazione dei dati. La natura trasversale dell’elaborato ha permesso di dare una lettura più ampia al tema dell’utilizzo delle nuove tecnologie per la gestione del mercato del lavoro, coinvolgendo branche del diritto e discipline che in futuro saranno sempre più strettamente in relazione tra di loro.
The characteristics of the labor market require an increasing personalization of labor market management interventions (training, guidance, passive and active labor policies), with the aim of satisfying the recipients of the measures also considering their heterogeneity and emerging needs, including those of an extra-work nature. This study aims to assess the possible use of innovative labor market management tools within the national context in order to meet these emerging needs. To this end, a survey of the main instruments adopted, including experimental ones, for labor market management was conducted, highlighting their common features and defining their positive and critical effects. Secondly, an analysis of the regulatory framework of reference at the national and supranational level was carried out in order to understand the application limitations of the investigated instruments and to identify possible interventions to adapt current legislation. Consideration was given to European, national and in some cases regional regulatory acts that rule how labor supply and demand are matched, rulings of national and European courts, decisions and guidelines of independent authorities, especially data protection authorities, and collective bargaining. The thesis developed from the analysis of national and international scientific literature related to the subjects under research: labor market, IT law, and data governance. The normative and literature analysis activity was accompanied by experiential data related to the apprenticeship, thanks to which it was possible to develop an in-depth knowledge of the main tools useful for labor market management. The analysis carried out showed that the new technologies in use for labor market management focus mainly on the utilization of data in various forms and allow an increase in the quality of services and greater personalization of interventions. They fit within a complex, multilevel regulatory framework, in some ways still in its embryonic stage, where some technical and organizational aspects have only recently been taken into account by European law and subsequently by Italian law. The priorities that emerge so that all labor market actors can successfully benefit from the new technologies used to manage the labor market are the initiation of a widespread digital literacy process and the creation of an IT and organizational infrastructure. This thesis is integrated within a multi-disciplinary discussion on labor market management policy development that links issues specific to labor market law with those of legal informatics and the inherent regulation of data circulation. The cross-disciplinary nature of the paper allowed for a broader reading of the topic of the use of new technologies for labor market management, involving branches of law and disciplines that will be increasingly closely related to each other in the future.
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Garbuio, Chiara <1985&gt. "Il principio di condizionalità nelle politiche attive e passive del lavoro: ordinamento italiano e francese a confronto." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/15011.

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Анотація:
La ricerca indaga le basi giuridiche e l’operatività del principio di condizionalità come strumento che subordina il percepimento di sostegni economici alle misure di politica attiva del lavoro, al fine di esaminarne le criticità che una sua implementazione solleva. Dopo una panoramica sulla nascita delle politiche del lavoro a livello internazionale e sul ruolo propulsivo dell’Unione europea nella creazione di una strategia per l’occupazione e nella disseminazione del paradigma della flexicurity, viene indagata l’implementazione del principio in esame nell’ordinamento francese, sia all’interno delle misure di carattere assistenziale, sia in quelle di tipo previdenziale. La seconda parte della ricerca si concentra sullo sviluppo della condizionalità in Italia: dapprima attraverso una approfondita analisi e ricostruzione della normativa e degli istituti ad essa connessi, soffermandosi in particolare sulle più recenti riforme che hanno interessato le politiche del lavoro; successivamente analizzando il tessuto costituzionale e i diritti sociali che il principio richiama, per comprendere quale tipo di condizionalità debba normativamente concretare il legislatore per rispettare il delicato equilibrio tra i diritti e i doveri in capo al disoccupato, nel più ampio disegno del principio lavorista così come dei doveri inderogabili di solidarietà cui i consociati sono chiamati.
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Iodice, Giulia <1998&gt. "LA CONDIZIONALITA’: IL PARADOSSO TRA MANTENIMENTO E MUTAMENTO UNO SGUARDO ALLE POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO E AL GOL." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21862.

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Анотація:
La tesi vuole essere un excursus su quelle che sono state le normative che hanno portato alla nascita, crescita e sviluppo della condizionalità in Italia, con la definizione dell'ultimo strumento di politica attiva approvato a fine dell'anno 2021: il Gol (garanzia occupabilità lavoratori)
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Iadarola, Maria. "Il ruolo degli attori pubblici e privati nella definizione delle politiche attive del lavoro: una valutazione comparativa tra Spagna e Italia." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2013. http://hdl.handle.net/10556/1359.

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Анотація:
2011 - 2012
L’oggetto del lavoro di ricerca riguarda l’analisi e la definizione delle politiche del lavoro e nello specifico lo studio di due strumenti di politica attiva del lavoro promossi nei contesti territoriali della Campania e dell’Andalusia, che presentano diverse caratteristiche comuni del mercato del lavoro. In particolare, l’analisi si è concentrata sulle fasi iniziali di definizione dei rispettivi programmi per terminare con quella relativa ai risultati raggiunti e alla valutazione complessiva dell’efficacia della politica sul piano del funzionamento e dell’esito occupazionale. L’ipotesi di fondo di questo lavoro è che il forte intreccio ormai esistente tra assetto istituzionale del mercato del lavoro, funzioni conferite, capacità di gestione e disegno dei provvedimenti, influenzi in modo determinante l’esito degli interventi posti in essere. Con l’intento di analizzare i due programmi di politica attiva, vengono ripresi i contributi più rilevanti riguardanti la letteratura delle politiche pubbliche. Riflettendo sui modelli di policy cycle, vale a dire, sull’intero processo che interessa una politica pubblica, si comprende quali sono i fattori che occorrono per ricostruire il campo di vincoli e opportunità in base ai quali gli attori si muovono. Successivamente l’attenzione si è concentrata sulle politiche attive del lavoro, che costituiscono con le politiche socio-assistenziali, sanitarie e pensionistiche, i quattro campi di intervento delle politiche sociali. L’analisi ha riguardato l’evoluzione delle politiche del lavoro in Italia dal dopoguerra ad oggi per comprendere come si è delineato il concetto di politica attiva del lavoro, il quale progressivamente si è affiancato a quello di politica passiva. Inoltre, sono state analizzate le principali tendenze di lungo e di breve periodo del mercato del lavoro italiano e campano, tendenze che mostrano oggi uno scenario segnato soprattutto da profonde differenze territoriali, dalla prevalenza del lavoro temporaneo, da nuove e recenti evoluzioni delle dinamiche di emigrazione/immigrazione e da una disoccupazione strutturale simile a quella degli altri Paesi dell’Europa mediterranea. Come nel caso della Campania, si mostra come anche l’Andalusia, sia un’area territoriale che già prima della crisi del 2008 presentava rilevanti problematiche occupazionali, aggravate dalla diffusione in Spagna, più che negli altri Paesi europei, dalla presenza di una elevata disoccupazione e di un maggiore ricorso al lavoro a termine. Lo studio dell’esperienza delle due politiche del lavoro promosse in Campania e in Andalusia, affrontato grazie anche all’ausilio delle interviste qualitative effettuate nei due contesti di riferimento, ha fatto emergere che molteplici sono i fattori che condizionano una politica del lavoro. Un coinvolgimento attivo degli attori istituzionali che hanno partecipato al processo di definizione dei programmi analizzati, ha certamente influenzato la fase di attuazione e implementazione degli interventi. Gli accordi neo-corporativi, sono stati determinanti per la definizione coerente degli obiettivi rispetto ai fabbisogni espressi dal territorio. La valutazione degli interventi di politica attiva ha evidenziato, inoltre, che nonostante i due programmi siano stati implementati in aree territoriali con scarsa domanda di lavoro, essi hanno creato molteplici opportunità di inserimento, di formazione e di qualificazione per i partecipanti. [a cura dell'autore]
XI n.s.
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9

Paganini, Eleonora. "Il ruolo delle associazioni datoriali nelle politiche attive e nelle transazioni occupazionali sul territorio: il caso Confartigianato Imprese Varese." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2019. http://hdl.handle.net/10446/128704.

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Анотація:
Il lavoro di ricerca prende spunto dalla mia internship di dottorato in Confartigianato Imprese Varese e descrive l’attività svolta dall’associazione di rappresentanza negli anni 2015-2018 in materia di politiche attive e transizioni occupazionali sul territorio della provincia di Varese. Vengono presentati, nello specifico: la struttura dell’associazione e la riorganizzazione aziendale che l’ha recentemente interessata; uno studio effettuato dall’associazione nel luglio 2018 sul mercato del lavoro di riferimento; la creazione del servizio di intermediazione domanda – offerta di lavoro a seguito dell’ottenimento dell’autorizzazione in regime speciale ai sensi dell’articolo 6 del decreto legislativo n. 276/2003; il lavoro dell’ente accreditato ELFI, Ente Lombardo per la Formazione di Impresa, a seguito dell’apertura di una sede provinciale dello stesso in Confartigianato Varese; l’utilizzo degli incentivi pubblici da parte dell’ente accreditato; la trattativa e la firma da parte di Confartigianato Imprese Varese di un accordo interconfederale a livello provinciale per l’implementazione del sistema duale, contenente una disciplina di dettaglio sull’apprendistato di primo livello; un’analisi del servizio di attivazione di tirocini extracurricolari per le imprese associate; il progetto “IFE” riguardante l’alternanza scuola – lavoro; le collaborazioni, anche informali, che l’associazione ha sviluppato con altri enti o istituzioni; il progetto “Job Talent”, che ha visto la creazione di una banca dati on line di tutte le Confartigianato in Lombardia per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Premesso che la letteratura italiana in materia di associazionismo datoriale non si è mai soffermata ad analizzare il ruolo che le associazioni datoriali territoriali possono svolgere nelle politiche attive del lavoro e nelle transizioni occupazionali, il proposito della ricerca è stato capire perché, in un periodo di estrema difficoltà per la rappresentanza datoriale, Confartigianato Imprese Varese abbia deciso di intervenire in queste materie specifiche. In secondo luogo, ci si è chiesti se possa considerarsi ragionevole che le associazioni datoriali assumano un ruolo determinante in questo settore, mai prima d’ora seriamente considerato come campo d’azione. Dall’analisi effettuata, risulta evidente come il ruolo che stanno iniziando ad assumersi le associazioni datoriali come intermediarie nel mercato del lavoro possa configurare una loro nuova funzione, che si colloca a metà strada tra la rappresentanza degli interessi, l’erogazione di servizi agli associati e un’attività di governance pubblica. Questo ruolo andrebbe preservato e incrementato a livello territoriale, ove più le parti sociali possono spendersi per lo sviluppo locale, nella convinzione che un modello di riferimento “ottimo” per le politiche attive e le transizioni occupazionali dovrebbe essere caratterizzato dalla territorialità, che è un principio, in parte derivato da quello di sussidiarietà, che rimanda all’ancoraggio delle politiche, dei servizi e degli interventi per il lavoro a specifici contesti territoriali e, quindi, economico, sociali, culturali, nei quali i dispositivi di azione devono produrre i loro effetti di tipo occupazionale.
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SCARLINO, Annalisa. "La costruzione di un moderno sistema di placement a partire dai centri di formazione professionale territoriali. Il caso di Scuola Centrale Formazione." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2022. http://hdl.handle.net/10446/213031.

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11

SPREAFICO, SILVIA. "Le fasce deboli del mercato del lavoro. Verso un welfare locale e attivo per il lavoro." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/244.

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Анотація:
La tesi si inserisce nell'ambito dell'animato dibattito politico e scientifico in merito alle misure volte a supportare i soggetti più deboli nel processo di inclusione socio-lavorativa. Al centro della riflessione si situano i cambiamenti che hanno caratterizzato il mercato del lavoro negli ultimi trent'anni e le politiche di welfare sviluppate a livello nazionale e comunitario per rispondere ai nuovi rischi e bisogni dei cittadini. In particolare, si approfondiscono le politiche del mercato del lavoro, cioè tutte quelle misure e quei servizi finalizzati a supportare i lavoratori in difficoltà occupazionale. La lettura proposta è volta a comprendere il significato delle azioni di politica del lavoro, alla luce dei cambiamenti introdotti dalle riforme degli ultimi anni. Si parla oggi di politiche attive del lavoro, di occupabilità, di responsabilizzazione degli individui, di personalizzazione degli interventi e, sul fronte degli attori che governano e gestiscono il sistema, di concertazione e di sinergia pubblico-privato. Nella seconda parte della tesi sono proposti due studi di caso, il modello lombardo e il modello danese di politiche del lavoro, che presentano logiche di intervento e orientamenti differenti, pur in presenza di situazioni occupazionali simili, caratterizzate da ridotti problemi di disoccupazione e da elevati tassi di partecipazione al mercato del lavoro.
The thesis is positioned within the political and scientific debate regarding the measures aimed to support the vulnerable people in the social and employment integration process. The study in depth concerns the changes of the labour market of the last thirty years and the welfare policies developed on national and European level to meet new citizens requirements. In particular, the thesis is focused on the labour market policies, which include measures and services supporting people with employment difficulties. The analysis concerns the new trends in labour market policies, the Italian model, the actors who govern the system and the types of measures (vocational guidance, vocational training, employment services, etc). The second part of thesis explores two cases, Lombardy and Denmark labour market policies models, with the analysis of different labour market problems and the various strategies to improve social cohesion and integration for disadvantaged people.
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SPREAFICO, SILVIA. "Le fasce deboli del mercato del lavoro. Verso un welfare locale e attivo per il lavoro." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/244.

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La tesi si inserisce nell'ambito dell'animato dibattito politico e scientifico in merito alle misure volte a supportare i soggetti più deboli nel processo di inclusione socio-lavorativa. Al centro della riflessione si situano i cambiamenti che hanno caratterizzato il mercato del lavoro negli ultimi trent'anni e le politiche di welfare sviluppate a livello nazionale e comunitario per rispondere ai nuovi rischi e bisogni dei cittadini. In particolare, si approfondiscono le politiche del mercato del lavoro, cioè tutte quelle misure e quei servizi finalizzati a supportare i lavoratori in difficoltà occupazionale. La lettura proposta è volta a comprendere il significato delle azioni di politica del lavoro, alla luce dei cambiamenti introdotti dalle riforme degli ultimi anni. Si parla oggi di politiche attive del lavoro, di occupabilità, di responsabilizzazione degli individui, di personalizzazione degli interventi e, sul fronte degli attori che governano e gestiscono il sistema, di concertazione e di sinergia pubblico-privato. Nella seconda parte della tesi sono proposti due studi di caso, il modello lombardo e il modello danese di politiche del lavoro, che presentano logiche di intervento e orientamenti differenti, pur in presenza di situazioni occupazionali simili, caratterizzate da ridotti problemi di disoccupazione e da elevati tassi di partecipazione al mercato del lavoro.
The thesis is positioned within the political and scientific debate regarding the measures aimed to support the vulnerable people in the social and employment integration process. The study in depth concerns the changes of the labour market of the last thirty years and the welfare policies developed on national and European level to meet new citizens requirements. In particular, the thesis is focused on the labour market policies, which include measures and services supporting people with employment difficulties. The analysis concerns the new trends in labour market policies, the Italian model, the actors who govern the system and the types of measures (vocational guidance, vocational training, employment services, etc). The second part of thesis explores two cases, Lombardy and Denmark labour market policies models, with the analysis of different labour market problems and the various strategies to improve social cohesion and integration for disadvantaged people.
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Buonaguidi, Alice <1994&gt. "L’integrazione lavorativa dei rifugiati in Italia: lacune delle politiche attive per il lavoro e pratiche socialmente innovative." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17587.

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Анотація:
I rifugiati e i richiedenti asilo, al termine del percorso di accoglienza, devono affrontare numerose sfide nel proprio percorso verso l'autonomia, inclusa quella relativa alla loro piena integrazione all'interno del mercato del lavoro. Questo elaborato si propone di analizzare quali siano le principali politiche attive per il lavoro a supporto di questo aspetto dell’integrazione, oltre che i loro possibili aspetti deficitari, e come le pratiche socialmente innovative possano contribuire al loro superamento. Per fare ciò, si partirà da un’analisi comparativa delle politiche impiegate nei paesi dell'Europa centrale per poi spostare l'attenzione sul caso italiano. In particolare, l'elaborato si sofferma ad analizzare due pratiche socialmente innovative nell’ambito dell’integrazione lavorativa dei rifugiati nelle città di Bologna e Parma. Nella parte finale del lavoro verrà discusso anche l'impatto della crisi scatenata dal COVID-19 sul percorso lavorativo dei rifugiati e sulle pratiche innovative analizzate.
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14

Garofalo, Carmela. "La promozione dell'occupazione." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423546.

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Анотація:
The research aims to verify if an Italian model of occupation promotion exists, in order to consider its compatibility level with the European social policy. First of all, it is necessary to consider the steps of the EC social policy (from the SEO, to the Lisbona Strategy until the passing of the Europe 2020 Strategy), through the analysis of the suitably provided tools, that is to say the occupation trends issued over the years, and of the opened coordination method (MAC). These supporting documents are useful to give to the member States the directives whom they have to draw inspiration drafting occupation and labour market regulations. From this analysis it comes out that one of the most important occupation goals has been the harmonization of all member States labour policy, in order to create more and better workplaces. The remarkable labour policy part is the active one [Active Labour Market Policy (Almp)], including all services and measures useful to gear job offer features to the job demand ones in order to promote occupation and improve workers and unemployed employability. With reference to our country, in the first instance a particular attention has been paid on employability, then on adaptability (aiming at the increase of the labour market admission tools), finally on the last labour market reform (brought about the law 92/2012), that tried to recover and promote the role of the employment services, considered the main actors who are able to promote employability of all the ones that have to be led in or reinstated in the labour market, definitely changing the relationship between the employment services and their end users, above all if they are receiving unemployment benefits. In the law provisions it is possible to identify three macro areas of intervention: the first one is linked to the employment services and the active labour policy; the second area includes vocational training (rectius permanent learning) vocational and orientation courses; the third and last one concerns employment incentives. Examining the basics of Fornero Reform, it has been made a second reading of the regional rules of the labour market, mostly preceding the 2012, in order to verify their elegibility to discipline the active policy. The object of the analysis has been the active policy tools as the “conditionality”, the concept of “fair” job offer, suspension from unemployment, the different services the employment services have to offer to the unemployed. Fornero reform put attention to the instrumental profile, returning to the deputy legislator the reform of the employment services system, who has to fix a short term (six months) already overdue. Then the observation has been focused on the vocational training, with an in depth-analysis of the institution of vocational and orientation courses, considered pre-eminently the best active policy tool. Alternatively, the Italian system of occupation promotion is the occupation policy that affects the job offer market. Analyzing the administrative and normative material of the matter, it has been tried to find out a process model for the incentive measures conforming to the European one due to the disjointed intervention of our legislator. In the light of this research, we can confirm with great optimism that our country is halfway, waiting to implement the reforms of employment services, vocational training system and employment incentives, already forecasted but never realized. The reasons of the delay are most of all financial ones
La ricerca mira a verificare se esiste un modello italiano di promozione dell’occupazione e a valutarne il livello di compatibilità con le politiche sociali europee. A tal fine viene prioritariamente esaminata l’evoluzione della politica sociale dell’Unione europea (dalla SEO, alla Strategia di Lisbona fino a giungere al varo della Strategia Europa 2020) attraverso l’analisi degli strumenti appositamente previsti, ovvero degli orientamenti integrati in materia di occupazione emanati nel corso del tempo, e del metodo di coordinamento aperto (MAC). Attraverso tali documenti vengono impartite agli Stati membri le direttive alle quali gli stessi devono ispirarsi nell’elaborazione delle normative in materia di occupazione e di mercato del lavoro. Dall’analisi è emerso che uno dei principali obiettivi degli orientamenti in materia di occupazione è stato l’armonizzazione delle politiche del lavoro dei vari Paesi membri, onde creare migliori e maggiori posti di lavoro. Parte rilevante delle politiche del lavoro sono le politiche attive [Active Labour Market Policy (Almp)] ovvero tutti quei servizi o misure utili ad adattare le caratteristiche dell’offerta di lavoro alla domanda di lavoro con l’obiettivo di promuovere l’occupazione attraverso il miglioramento dell’occupabilità dei lavoratori e dei disoccupati. Proprio con riferimento al nostro Paese può sostenersi che ad un iniziale periodo di particolare attenzione verso l’occupabilità, ne è seguito un secondo nel quale l’attenzione si è spostata sull’adattabilità (puntando sulla moltiplicazione degli strumenti di ingresso nel mercato del lavoro), fino ad arrivare all’ultima riforma del mercato del lavoro (attuata con la l. 92/2012) che ha voluto recuperare ed incrementare il ruolo dei servizi per l’impiego ritenuti i principali attori in grado di favorire l’occupabilità dei soggetti che devono essere inseriti o reinseriti nel mercato del lavoro, modificando decisamente l’impostazione del rapporto che si crea tra questi ultimi e gli utenti, specie se percettori di trattamenti di disoccupazione. Nell’articolato legislativo sono individuabili tre macro aree di intervento: la prima riguarda i servizi per l’impiego e la politica attiva del lavoro; la seconda ricomprende la formazione professionale (rectius apprendimento permanente) e i tirocini di formazione e di orientamento; la terza ed ultima afferisce agli incentivi alle assunzioni Muovendosi lungo le coordinate fissate dalla Riforma Fornero, si è proceduto ad una rilettura della normativa regionale in tema di mercato del lavoro, per la gran parte antecedente al 2012, onde verificarne la perdurante idoneità a disciplinare la politica attiva. Oggetto di analisi sono stati gli strumenti di politica attiva quali la ‘condizionalità’, la nozione di offerta di lavoro ‘congrua’, la sospensione dello stato di disoccupazione, le tipologie di prestazioni che i Servizi per l’impiego devono offrire ai disoccupati. Come si vede la Riforma Fornero si è occupata del profilo strumentale, rinviando ad un intervento del legislatore delegato la riforma del sistema dei servizi per l’impiego fissando un termine breve (di sei mesi) già scaduto. La riflessione si è poi spostata sulla formazione professionale, con uno specifico approfondimento dell’istituto dei tirocini formativi e di orientamento, ormai divenuto lo strumento di politica attiva per eccellenza. La seconda gamba sulla quale cammina il sistema italiano di promozione dell’occupazione è la politica per l’occupazione che incide sul versante della offerta di lavoro. Attraverso l’analisi del materiale normativo ed amministrativo in materia si è cercato di individuare un modello di sviluppo delle misure di incentivo adeguato ai modelli europei a fronte della frammentarietà dell’intervento del nostro legislatore. Alla luce dell’indagine svolta può affermarsi con buona dose di ottimismo che il nostro Paese è a metà strada del percorso, mancando all’appello le preannunciate, ma non ancora realizzate, riforme dei servizi per l’impiego, del sistema di formazione professionale e di quello degli incentivi all’occupazione. Le ragioni del ritardo sono anche, ma non solo, finanziarie
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BIASCO, VALERIA. "L'EDUCAZIONE ALLA LEGALITA' NELLE SCUOLE ITALIANE. STUDIO DELLO SVILUPPO DELLE POLITICHE EDUCATIVE ANTIMAFIA E ALLA LEGALITA'. ANALISI COMPARATA SU DUE CASI ESEMPLARI: MILANO E PALERMO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2023. https://hdl.handle.net/2434/951267.

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Анотація:
The doctoral dissertation aims to study the importance of the lawfulness education in Italian schools and to reach a theoretical definition, including a (partial) legality anti-mafia teaching method. Particularly, the research is based on the study of education policies in education legality, by the explanation of events, the historical context and political-institutional frameworks. With a distinction between the national and regional levels, it is examined the semantic lexical change, the different purposes ratified by the legislative measures and the different roles assigned over time and places. The two case studies, taken into account on the national territory, are Milan and Palermo where it is assessed the level of involvement and response to educational policies in legality education and the social anti-mafia movement. Both focuses the didactic-educational path taken by the secondary school institution in order to assess the effects produced among students over the years, since 1980. The first focal point is on the Giuseppe Garibaldi classical high school in Palermo and the second one, on the other hand, examines the Alessandro Volta scientific high school in Milan. To develop the case studies, the qualitative method has been applied. In conclusion, the need of an education policy, perceived as a unicum both nationally and regionally, has emerged. A common starting point where the individual region can enforce its own individual specificities according to its context. To define what we mean by “education to legality” it has been researched a proper answer to this question: the proposal lies in the phrase “educating for anti-mafia-legality culture”.
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DE, VINCENZI ROBERTO. "Valutare l'efficacia delle politiche del lavoro in tempo di crisi." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2013. http://hdl.handle.net/10446/28657.

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Анотація:
The thesis addresses the issue of evaluation of policies aimed at supporting the reintegration of people who have lost their jobs due to the economic crisis. In the framework of social evaluation research, some methodological proposals can be put forward only under certain conditions; one of the best among them is represented by a change period, such as the one related to a crisis. Some international experiences show that a properly designed evaluation of the effectiveness of public policies is able to produce solid results, and, above all, is the most effective learning tool for governing the change itself. The analysis focuses on the experience made in France, where an experimental counterfactual analysis has been carried out in order to firstly, assess the effectiveness of labor market policies and, secondly, measure its effects. The large-scale social experiment conducted in France could avoid the use of a control group of untreated individuals (i.e. a group not allowed to use any active policy intervention), thereby overcoming ethical and legal problems arising from the exclusion of potential beneficiaries. This experiment has made it clear that the counterfactual experimental approach is possible and, indeed, desirable. The object of evaluation in France (i.e. measures accompanying unemployed workers) shows many similarities with the anti-crisis measures undertaken in Italy, starting from the State-Regions Agreements in 2009 and the succeeding social safety nets reform (Law 92/2012 and subsequent modifications and additions). This similarity can be found in the models of intervention used, such as the collaboration between the public and private sectors, the intensity and individualization of reintegration pathways, the assumption of responsibility by the employee and the supplier of accompanying services, the strong involvement of local actors. The thesis, therefore, puts forward an organizational and methodological proposal for evaluating the effectiveness of the policies supporting the re-employment of dismissed workers; this proposal could profitably enter the processes of transformation that, since 2009, are reshaping the Italian workfare system.
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Novello, Lisa <1991&gt. "L’Organizzazione Internazionale del Lavoro e le politiche di contrasto al lavoro forzato: Il caso Myanmar." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8615.

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Con il termine lavoro forzato o obbligatorio si intende il lavoro imposto come costrizione della libertà di un individuo. Indica “ogni lavoro o servizio estorto sotto minaccia di una punizione o per il quale detta persona non si sia offerta spontaneamente La pietra miliare del riconoscimento e della tutela dei diritti sociali a livello internazionale è la “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” redatto dalle Nazioni Unite con Risoluzione del 1948. Essa costituisce il fondamento della creazione degli standard internazionali dei diritti umani e un primo strumento di protezione degli stessi, e definisce tutte le fattispecie di diritti fondamentali da tutelare, inoltre rappresenta il punto di riferimento da cui si sono sviluppati successivamente tutti quegli atti che in miglior modo hanno definito l’insieme di diritti sociali riconducibili all’essere umano e che necessitano di tutela. Successivamente i principi inscritti nella dichiarazione hanno assunto carattere vincolante. Tra i diritti sociali, ma anche individuali della persona, quello al lavoro è probabilmente il diritto che necessita di maggior interessamento a causa della stretta connessione con il fenomeno della globalizzazione delle economie e dei mercati. Il processo di globalizzazione economica si è tradotto nella ricerca del puro profitto economico, causando un’inasprimento delle violazione dei diritti dell’uomo, in particolare quello del lavoro, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Oltre a ciò, viene ad accrescersi il divario sociale tra la popolazione più povera e i pochissimi che detengono la maggior parte delle ricchezze: basti pensare che dal 2010, 3,6 miliardi di persone, ossia la metà della popolazione mondiale, ha subito una contrazione della propria quota di ricchezza di circa 1.000 miliardi di dollari: una diminuzione del 41%, nonostante l’incremento demografico di 400 milioni di nuovi nati nel medesimo periodo. I numerosi problemi posti in essere dalla globalizzazione quindi, devono essere affrontati attraverso strumenti normativi più efficaci ed articolati rispetto al passato, in quanto le problematiche sociali ed economiche (dumping sociale, dumping normativo, law shopping, diritti umani, decent work etc.) a cui far fronte divengono sempre più complesse e coinvolgono sempre più soggetti a livello globale. Fondamentale è il nuovo ruolo che le imprese (soprattutto le multinazionali) e gli stati sono chiamati ad assumere col fine di garantire e tutelare il lavoratore e combattere ogni fattispecie di sfruttamento, in primo luogo nei paesi in cui i diritti umani e soprattutto quelli del lavoro non vengono rispettati.Lo scopo di questa tesi è di analizzare come i diritti umani in Myanmar non vengano rispettati da molto tempo: il Paese difatti è sotto osservazione dal 1960 per le continue violazioni delle Convenzioni sul lavoro forzato, imposto da decenni sia da agenti privati che dallo stato, a causa della dittatura militare presente. Vengono quindi analizzati il background storico e attuale del Paese insieme all’economia e alla legislazione nazionale attualmente vigente. Rilevante importanza verrà dedicata alla situazione dei diritti umani, in particolare allo sfruttamento del lavoro forzat.Si illustra come le violazioni dei diritti umani e lo sfruttamento del lavoro forzato in Myanmar (Birmania) siano stati affrontati dalle organizzazioni internazionali più rilevanti, ossia l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO o OIL), e gli strumenti internazionali con i quali si tenta di porre fine a tali trasgressioni. Si analizza infine il processo di profondo cambiamento in atto nel Paese, le relazioni e le nuove prospettive internazionali e commerciali con le altre nazioni, le nuove possibilità di investimento che si delineano per il Paese.
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Tajani, C. "La valutazione difficile delle politiche del lavoro : un modello di valutazione d'impatto occupazionale dell'introduzione del lavoro interinale in Italia." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2007. http://hdl.handle.net/2434/45098.

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Zanini, Stefano <1994&gt. "Il Reddito di Cittadinanza in Italia Assistenzialismo o misura di politica attiva del lavoro e contrasto alla povertà?" Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18093.

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Анотація:
Il seguente elaborato ha l’obiettivo di trattare il tema del reddito di cittadinanza, ovvero di un istituto ritornato in auge negli ultimi anni a causa delle problematiche sorte sia in relazione ai fenomeni di impoverimento derivanti dalla crisi economica, sia dalle trasformazioni economico/sociali in atto che mettono a dura prova i sistemi di protezione sociale di molti Stati. Il reddito di cittadinanza, seppur da lungo tempo oggetto di discussione in dottrina, può rivelarsi nel concreto una misura formidabile di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. Si vedrà successivamente attraverso l’elaborato come il tema in questione si ritrovi in quasi tutti i sistemi politici europei, sotto forma di sostegno economico in favore dei cittadini più bisognosi. Il reddito di cittadinanza sarà osservato dapprima come concetto generale, attraverso la definizione delle varie locuzioni che sempre più spesso sono utilizzate erroneamente come sinonimi. Verranno poi brevemente osservate le caratteristiche che distinguono il reddito di cittadinanza dal reddito minimo, premesso che il dibattito secolare che contrappone l’uno all’altro sarebbe troppo complesso da trattare in questa sede. Si osserverà poi come tutti i Paesi UE hanno implementato nei loro sistemi di welfare degli istituti più ‘universali’ e meno categoriali, ad esclusione dell’Italia che solamente negli ultimi anni è riuscita a riordinare il proprio welfare assistenziale, da tempo troppo frammentato. Si proverà a spiegare il motivo per il quale in Italia non è mai stato istituito un reddito minimo, e soprattutto il motivo per il quale nel dibattito italiano non è mai stata sostenuta con forza l’idea di implementare un regime di welfare unitario, meno legato alle componenti assicurative/previdenziali e al reinserimento lavorativo, ma con caratteri più ‘universali’ in grado di contrastare la povertà e l’esclusione sociale. Il reddito di un individuo dovrebbe essere ancorato al lavoro? O è giusto garantirlo a chi ne ha urgente necessità a prescindere dalla prestazione lavorativa? Si cercherà di valutare ed esprimere brevemente i concetti previsti dalla Costituzione sul tema, al fine di fare chiarezza. L’excursus nel quale verranno analizzate le misure di inclusione sociale e sostegno al reddito in Italia, approvate dai vari governi e dal Parlamento negli ultimi anni, anticiperà quello che è il tema cardine dell’elaborato: la trattazione del reddito di cittadinanza quale misura di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all'esclusione sociale, approvata nel 2019 dal Governo Conte I°, su proposta del Movimento 5 Stelle. Si individueranno i beneficiari, i requisiti ‘passivi’ per accedere alla misura, i requisiti ‘selettivi’ economico/patrimoniali, il corposo apparato sanzionatorio, il regime di condizionalità che riguarda il patto per il lavoro e il patto per l’inclusione sociale, e le risorse necessarie per far fronte al finanziamento del RdC. Si sottoporranno a un’attenta valutazione, grazie ai dati forniti recentemente dall’INPS, i risultati reali raggiunti nel primo anno da questo istituto, al fine di capirne i pregi e difetti in termini applicativi. Nei vari capitoli troveranno implicitamente risposta diverse domande (con argomentazioni ed eventuali obiezioni): - Questo istituto aumenta il grado di autonomia e libertà degli individui? Rafforza il potere contrattuale dei lavoratori? O è una forma di disincentivo al lavoro e di clientelismo assistenziale? - Si può verificare la trappola della povertà nella quale potrebbero finire migliaia di cittadini? Quali sono le misure utilizzate per evitarla? - Il reddito di cittadinanza funziona realmente? Quanti ne hanno beneficiato? Quanti sono stati reinseriti nel mercato del lavoro?
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Turchetto, Lisa <1995&gt. "POLITICHE SOCIALI E DISUGUAGLIANZE DI GENERE." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17427.

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Nella presente ricerca verrà approfondito il tema delle disuguaglianze di genere, in particolare la relazione tra le disparità e i sistemi di welfare di diversi Paesi europei. Nella prima parte dell'elaborato verranno descritte le principali tappe storiche con le diverse traiettorie che hanno portato allo sviluppo dello stato di benessere, a cui seguirà la classificazione in modelli di welfare elaborati dal sociologo Esping-Andersen. Una particolare attenzione viene posta sulla relazione tra le politiche sociali e la famiglia, in base a questa si possono definire infatti sistemi "familizzati" o "de-familizzati". Nella seconda parte invece verranno presi in considerazione alcuni Paesi europei appartenenti a diversi sistemi di welfare (e con diversi gradi di familizzazione e de-familizzazione) per analizzare come e in che misura le politiche sociali incidono sulle disuguaglianze di genere, l’analisi partirà quindi dalla situazione nel mondo del lavoro retribuito, attraverso un confronto dei dati sull’occupazione maschile e femminile, integrata da quelli sul lavoro part-time e sulla composizione familiare. Seguirà l'analisi sulle politiche di conciliazione (con un focus sulle politiche per l'infanzia) e la parità di genere, anche in questo caso per verificare come le politiche emanate in diversi Paesi, e quindi sistemi di welfare, incidono sui rapporti di genere. Tra i dati considerati vi sono quelli relativi al tempo impiegato da uomini e donne per la cura, approfondendo anche quelli relativi al lavoro domestico. Infine, sulla base di quanto descritto, i modelli analizzati e le esperienze degli altri stati, verranno formulate delle possibili proposte per l'Italia al fine di ridurre le ancora persistenti disuguaglianze di genere, soprattutto per quel che riguarda le responsabilità nella cura e domestiche.
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MONTE, Roberta. "Politiche di welfare aziendale a sostegno della riduzione del costo del personale. Analisi tra relazioni industriali e operativita’." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2016. http://hdl.handle.net/10446/62255.

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Анотація:
Il tema della presente trattazione è il ruolo del welfare aziendale a sostegno della riduzione del costo del personale; materia di grande attualità nel dibattito pubblico ma di complesso inquadramento poiché necessita di una conoscenza dettagliata in tema di costo del personale oltreché di un inquadramento sull’argomento del welfare aziendale. Lo scopo della trattazione è ricostruire i profili giuridici e dottrinali, con una interazione pragmatica, al fine di evidenziare le linee direttrici nell’ambito delle quali possano essere formulati punti di vista innovativi, tali da soddisfare le esigenze che l’evoluzione del contesto sociale ed economico ha generato in capo alle aziende. L’elaborato oggetto della trattazione parte (capitolo 1) dalla definizione del costo del personale inquadrando il tema nel contesto aziendale ovvero sull’impatto di quest’ultimo nelle dinamiche che incidono sulle scelte strategiche del management di impresa. Il primo capitolo si differenzia rispetto a quelli successivi per la vocazione prettamente operativa e pratica, partendo dall’analisi di tutti i fattori che incidono sui costi complessivi. A seguito di una puntuale disamina di tutti gli elementi, nella parte centrale, si incentra l’attenzione su di una analisi puntuale della retribuzione, che si qualifica come uno degli elementi più impattanti nel quadro dei costi diretti poiché più facilmente misurabile nelle proiezioni di costo aziendale; si andrà, quindi, a dedicare un intero paragrafo sottolineandone i profili costituzionali, normativi e giurisprudenziali in materia. Ancora, la riduzione del costo del personale passa, anche, attraverso cambiamenti tecnico-organizzativi ovvero politiche strategiche gestionali volte all’innovazione di modelli aziendali accompagnata da tutte le strategie atte a migliorare il clima interno favorendo le performance economiche delle imprese. In questa parte del capitolo, si cercherà di definire alcune delle strategie cost oriented a supporto delle aziende. La parte centrale della trattazione (capitolo 2) è, al contrario, dedicata alla struttura del welfare aziendale generalmente inteso con un focus sui profili innovativi e sulla incidenza in termini di fiscalità nei confronti delle aziende. Il lavoro parte con un parallelo tra la crisi che notoriamente ha investito il welfare state, andando a creare delle importanti mancanze, e la esponenziale crescita in termini di utilizzo di strumenti di welfare aziendale che si qualificano come integrativi rispetto a quelli del soggetto pubblico non più in grado di rispondere alle mutate esigenze della società e, quindi, dei lavoratori. Uno schema che cerca di tenere conto della complessa fenomenologia del welfare aziendale il cui profilo giuridico, ad oggi, si presenta ancora disorganico e alle volte confuso, riconducibile a molteplici ambiti normativi. In tale prospettiva l’analisi mira, in una prima fase, a ricostruire gli istituti oggetto di studio definendone in dettaglio le caratteristiche strutturali e funzionali sotto molteplici profili, uno tra i quali, nonché il più importante, l’impatto fiscale di questi ultimi sul costo del personale sostenuto dall’impresa. In questa parte della trattazione si procede ad una analisi della recente L.208/2015 c.d. Legge di Stabilità 2016 che per la prima volta, introduce significative modifiche riguardo la materia oggetto della trattazione. Ancora, in una seconda fase, l’analisi prosegue avendo come obiettivo quello di comprendere quanto impattano sulla riduzione del costo del personale tanto scelte di aumenti retributivi quanto l’attuazione di strumenti di welfare aziendale. In questo scenario si andrà a quantificare l’incidenza di entrambe le strategie aziendali che impattano positivamente sul benessere del dipendente, sulla motivazione e, quindi, sulla produttività. L’ultima parte dell’analisi (capitolo 3) si riferisce agli strumenti di welfare aziendale con particolare riferimento al settore della ristorazione collettiva. Nel dettaglio l’elaborato si suddivide in due parti. La prima parte presenta una panoramica aggiornata del settore rispetto a particolari elementi caratterizzanti relativi la composizione e la evoluzione in termini struttura; analisi resa possibile grazie al supporto del primo rapporto Oricon sulla ristorazione collettiva 2015. In questo scenario si andranno a descrivere talune best practices in materia di welfare aziendale poste in essere da alcune aziende leader nel settore della ristorazione collettiva. La seconda parte del capitolo prosegue con un case study ovvero con la descrizione del progetto “convenzione Sodexo”. Strumento di welfare aziendale, questo, si qualifica come una politica in continua evoluzione ed implementazione avviata nel corso del 2015 da Sodexo Italia Spa, azienda leader nel settore oggetto di analisi. Nella seconda parte il capitolo si conclude con una intervista alla dott.ssa Nadia Bertaggia, direttore del personale Sodexo Italia Spa; intervista condotta con particolare riferimento al ruolo strategico del welfare aziendale e alle prospettive evolutive dello stesso nel settore della ristorazione collettiva.
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Genovese, Sara <1994&gt. "Politiche di sostegno dell'offerta di lavoro femminile: Giappone e Corea del Sud a confronto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14530.

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Анотація:
Le donne sono le protagoniste di numerose iniziative messe in atto nell’ultimo decennio dai governi del Giappone e della Corea del Sud. Costretti ad affrontare l’abbassamento del tasso di fertilità e il progressivo invecchiamento della popolazione, per la prima volta i due paesi stanno rivolgendo attenzione alla loro risorsa più preziosa e più inutilizzata: una forza lavoro femminile altamente istruita e qualificata, ma segnata dal divario di genere. In entrambi i paesi le donne lavorano meno degli uomini, in particolare nella fascia d’età tra i 30 e i 40 anni, percepiscono stipendi più bassi, e ricoprono pochissime posizioni dirigenziali. Nel tentativo di confrontare e di valutare l’operato di Giappone e Corea, questo elaborato fornisce una panoramica sulle politiche a favore dell’uguaglianza di genere, volte all’aumento della partecipazione e alla valorizzazione delle lavoratrici. Il primo capitolo propone un’analisi, prevalentemente quantitativa, delle principali caratteristiche della forza lavoro femminile in entrambi i paesi, affrontando temi quali il dualismo nel mercato del lavoro, il divario retributivo di genere, e il glass ceiling. Il secondo e il terzo capitolo trattano una selezione di politiche a favore delle lavoratrici, rispettivamente in Giappone e Corea, con un’attenzione particolare a quelle rivolte all’assistenza all’infanzia.
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De, Marco Enrica. "Le politiche retributive del top management alla prova della sostenibilità d'impresa." Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2022. http://hdl.handle.net/11385/220178.

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Анотація:
Crisi economica e incentivazione della performance manageriale: la stagione regolativa dell’executive compensation. Dallo short termism al long term value: questioni in tema di compensation package e risoluzione del rapporto di lavoro. Principio di sostenibilità e indici ESG nelle politiche retributive del top management. Il modello equo e inclusivo di compensation di Atlantia S.p.A.. La sostenibilità delle politiche retributive nel contesto post pandemico
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Franzin, Camilla <1992&gt. "La disabilità nel mondo del lavoro: un quadro comparativo delle politiche di inclusione sociale a livello europeo e nazionale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12864.

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Анотація:
Il tema centrale dell’elaborato è l’inclusione sociale, con particolare riferimento alle categorie più svantaggiate, ovvero delle persone con disabilità, nell’ambito lavorativo. Il lavoro rappresenta, infatti, lo strumento fondamentale per l’autodeterminazione dell’individuo e mezzo di sostentamento primario per la conduzione di una vita dignitosa, una dignità che gli viene riconosciuta dalla comunità stessa, fondandosi essa su un patto non scritto che prevede la partecipazione per il raggiungimento di un benessere collettivo. L’esclusione dal mondo del lavoro comporta inevitabilmente un’esclusione dalla società, ma in che modo si può combattere questo fenomeno? L’obiettivo dell’elaborato pertanto è quello di rispondere a tale quesito attraverso un’analisi, anche in chiave storica, dei dispositivi giuridici in materia a livello internazionale, comunitario e nazionale, al fine di indagare se alla luce delle moderne evoluzioni normative i livelli di protezione ed aiuto, nei confronti di questi soggetti, abbiano subito un miglioramento o una regressione. Verrà dato spazio, inoltre, agli strumenti di soft law, ai quali si riconosce un ruolo estremamente importante alla luce del progressivo svuotamento dei poteri statali, quali forme di responsabilizzazione dell’azienda in chiave sostenibile, che hanno il potenziale per generare una catena virtuosa di best practices, indipendentemente dall’orientamento o livello delle politiche statali e che verranno riportate nella parte conclusiva.
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Moar, Luisa <1959&gt. "Politiche in favore dell'imprenditorialita giovanile e importanza dei legami sociali. Una ricerca." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7370/1/Moar_Luisa_tesi.pdf.

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In uno scenario caratterizzato da globalizzazione e forti scompensi nei sistemi dei mercato del lavoro, a svantaggio soprattutto dei giovani, la ricerca ha inteso approfondire il tema delle relazioni che intercorrono tra la condizione giovanile e le politiche del lavoro, tematizzando la questione dell’imprenditorialità giovanile. Questo fenomeno è stato osservato lungo alcuni vettori specifici relativi all’attitudine imprenditoriale, espressa in termini di opportunità percepite, capacità imprenditoriali, paura di fallire e intenzionalità a intraprendere, e della valenza dei legami sociali nelle dinamiche di avvio di lavoro autonomo. Al fine di sondare le opinioni di giovani imprenditori potenziali in merito al tema dell’imprenditorialità la survey è stata rivolta a un campione di giovani aspiranti imprenditori europei, coinvolti in percorsi di politica attiva del lavoro, ovvero iniziative educative, di orientamento e di sostegno all’imprenditorialità. Considerando le variabili del capitale umano, del capitale sociale e dello status famigliare e la loro influenza nei diversi percorsi di imprenditorialità giovanile, la ricerca ha voluto verificare alcuni possibili orientamenti sociali. La ricerca ha messo in evidenza che i giovani provenienti da contesti familiari con alti livelli di capitale umano e sociale tendono a esprimere un approccio imprenditoriale caratterizzato da fiducia in se stessi, apertura in termini di innovazione, utilizzando quindi il pieno potenziale dei legami deboli. Al contrario un basso status di famiglia appare come correlato ad una bassa autostima, mancanza di innovazione, limitate reti sociali, e meno prospettive in termini di successo imprenditoriale.
Strong inequalities in the labour market characterize the current European scenario. In particular, many scholars maintain that young people are the losers of the globalization process. In this context, the research aims at deepening the relationship between young people and labour market policies addressed to youth entrepreneurship. This phenomenon has been observed along some specific vectors related to the entrepreneurial attitude expressed in terms of perceived opportunities, business skills, fear of failure and intent to undertake, and the relevance of social ties in the dynamics of self-employment and business creation. In order to collect the relevant information the research has addressed a survey to a sample of young aspiring European entrepreneurs, involved in active labour policies, i.e. education and training courses, vocational guidance, coaching measures and services supporting entrepreneurship. Considering variables regarding human capital, social capital and family status, and their influence in the different entrepreneurial paths of youth entrepreneurship, the research tried to design some possible social trends. The research has highlighted that young people coming from family contexts with high levels of human and social capital, tend to express an entrepreneurial approach characterized by self-confidence, openness in terms of innovation, thus using the full potential of weak ties. By contrast a low family status appears as correlated to a low self-confidence, lack of innovation, limited social networks, and less prospects in terms of entrepreneurial success.
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Moar, Luisa <1959&gt. "Politiche in favore dell'imprenditorialita giovanile e importanza dei legami sociali. Una ricerca." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7370/.

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In uno scenario caratterizzato da globalizzazione e forti scompensi nei sistemi dei mercato del lavoro, a svantaggio soprattutto dei giovani, la ricerca ha inteso approfondire il tema delle relazioni che intercorrono tra la condizione giovanile e le politiche del lavoro, tematizzando la questione dell’imprenditorialità giovanile. Questo fenomeno è stato osservato lungo alcuni vettori specifici relativi all’attitudine imprenditoriale, espressa in termini di opportunità percepite, capacità imprenditoriali, paura di fallire e intenzionalità a intraprendere, e della valenza dei legami sociali nelle dinamiche di avvio di lavoro autonomo. Al fine di sondare le opinioni di giovani imprenditori potenziali in merito al tema dell’imprenditorialità la survey è stata rivolta a un campione di giovani aspiranti imprenditori europei, coinvolti in percorsi di politica attiva del lavoro, ovvero iniziative educative, di orientamento e di sostegno all’imprenditorialità. Considerando le variabili del capitale umano, del capitale sociale e dello status famigliare e la loro influenza nei diversi percorsi di imprenditorialità giovanile, la ricerca ha voluto verificare alcuni possibili orientamenti sociali. La ricerca ha messo in evidenza che i giovani provenienti da contesti familiari con alti livelli di capitale umano e sociale tendono a esprimere un approccio imprenditoriale caratterizzato da fiducia in se stessi, apertura in termini di innovazione, utilizzando quindi il pieno potenziale dei legami deboli. Al contrario un basso status di famiglia appare come correlato ad una bassa autostima, mancanza di innovazione, limitate reti sociali, e meno prospettive in termini di successo imprenditoriale.
Strong inequalities in the labour market characterize the current European scenario. In particular, many scholars maintain that young people are the losers of the globalization process. In this context, the research aims at deepening the relationship between young people and labour market policies addressed to youth entrepreneurship. This phenomenon has been observed along some specific vectors related to the entrepreneurial attitude expressed in terms of perceived opportunities, business skills, fear of failure and intent to undertake, and the relevance of social ties in the dynamics of self-employment and business creation. In order to collect the relevant information the research has addressed a survey to a sample of young aspiring European entrepreneurs, involved in active labour policies, i.e. education and training courses, vocational guidance, coaching measures and services supporting entrepreneurship. Considering variables regarding human capital, social capital and family status, and their influence in the different entrepreneurial paths of youth entrepreneurship, the research tried to design some possible social trends. The research has highlighted that young people coming from family contexts with high levels of human and social capital, tend to express an entrepreneurial approach characterized by self-confidence, openness in terms of innovation, thus using the full potential of weak ties. By contrast a low family status appears as correlated to a low self-confidence, lack of innovation, limited social networks, and less prospects in terms of entrepreneurial success.
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Pavanello, Angela <1994&gt. "L’approccio preventivo delle politiche di social investment nell’ambito di infanzia e adolescenza." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14939.

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L’elaborato ha l’obiettivo di esaminare le politiche sociali per l’infanzia quali ambito di intervento fondamentale per la prevenzione del disagio sociale e quali mezzo di mobilità intergenerazionale. Tale orientamento preventivo si attribuisce all’approccio del social investment, che considera la spesa nelle politiche sociali, un investimento in capitale umano. Esping-Andersen (2002), delineando i tratti essenziali del nuovo welfare state, affermò che la qualità dell’infanzia è rilevante per le successive opportunità di vita. Proprio l’infanzia, infatti, è una delle aree di intervento del nuovo approccio, il quale propone di investire in quelle categorie che erano state marginali per le politiche di welfare precedenti. Si esamineranno pertanto le differenti politiche di investimento sociale sull’infanzia in alcuni paesi europei, approfondendo le politiche di child-care e di parenting support. Tale analisi verrà svolta tenendo in considerazione il regime di welfare state dei paesi esaminati, concentrandosi sulle dinamiche tra stato, famiglia e mercato che ne determinano la tipologia. La prima domanda di ricerca sarà quella di individuare quali altre logiche guidano l’adozione di una data politica sociale. In secondo luogo, ci si chiederà e se le politiche di investimento sociale sono adottabili da qualsiasi paese o, se invece, vi debbano essere delle condizioni contestuali specifiche che le rendano efficaci. In questa prospettiva si porterà l’attenzione sul caso dell’Italia, come paese ostile alle politiche di social investment evidenziando i motivi strutturali e istituzionali di tale refrattarietà. Infine, spostando l’analisi a livello locale, in particolare nel Comune di Venezia, si porterà alla luce quali sono le politiche di social investment adottate, grazie ad una ricerca qualitativa sul campo, prodotta con delle interviste agli operatori che lavorano nei servizi sociali dedicati all’infanzia e all’adolescenza.
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GIANNETTO, ANDREA. "Investimenti dell’Unione Europea per lo sviluppo del capitale umano: monitoraggio e valutazione dalla teoria alla pratica." Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2020. http://hdl.handle.net/11380/1245188.

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Questo progetto di ricerca si concentra sull’analisi dei sistemi di monitoraggio e valutazione (M&V) delle politiche dell’Unione Europea (UE) per la promozione del capitale umano per il periodo di programmazione 2014-2020, ed in particolare sullo sviluppo di: (i) una griglia di valutazione/lista di controllo incentrata sul design dei sistemi di monitoraggio e basata su (i) un’analisi comparativa delle linee guida delle istituzioni nazionali e sovranazionali in materia di M&V e (ii) una rassegna della letteratura sul concetto, definizione e misurazione del capitale umano. L’obiettivo è quello di creare uno strumento analitico che possa aiutare ricercatori e funzionari nella valutazione della struttura e dei meccanismi di funzionamento dei sistemi di monitoraggio delle politiche per lo sviluppo del capitale umano, facendo tesoro delle conoscenze accumulate in questo campo; (ii) due casi di studio che analizzano, sulla base del quadro analitico sviluppato nel capitolo uno, i sistemi di M&V di tre fondamentali programmi della UE che supportano lo sviluppo del capitale umano, ed in particolare il Fondo Sociale Europeo (FSE), l’Iniziativa Occupazione Giovani (IOG) e il Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD); (iii) una ricerca sperimentale mirata a testare se sia possibile utilizzare le informazioni dal sistema di monitoraggio FSE/IOG sui partecipanti supportati ed i relativi effetti occupazionali per stimare, combinando questi dati con il modello di equilibrio generale RHOMOLO del Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea (JRC), gli effetti macroeconomici delle politiche per l’occupazione giovanile. Ciò facendo, questo progetto di ricerca prova a fornire un contributo innovativo al dibattito sull’effettivo funzionamento dei sistemi di M&V dei fondi europei per lo sviluppo del capitale umano. Tale obiettivo è supportato dall’esperienza professionale accumulata presso l’ente di ricerca “Fondazione Giacomo Brodolini” sulle valutazioni di medio termine dei programmi FSE, IOG, FEAD e REC and JUST 2014-2020 condotte per la Commissione Europea. Tali attività hanno contribuito alla comprensione, da un punto di osservazione privilegiato, dei problemi che in concreto impediscono ai sistemi di M&V di assolvere adeguatamente alla loro funzione informativa e quindi, in ultima istanza, di contribuire alla valutazione del raggiungimento degli obiettivi per i quali i programmi sono stati istituiti. Nella ricerca cerco anche di testare la percorribilità di un metodo innovativo di utilizzare i dati del sistema di M&V del FSE/IOG sulle politiche per l’occupazione giovanile affinché questi, opportunamente elaborati attraverso tecniche econometriche e triangolati una selezione di risultati delle valutazioni di impatto controfattuale, possano fungere da input nelle attività di ricerca attualmente condotte dal JRC e dalla Direzione Generale per l’Occupazione, gli affari sociali e l’inclusione (DG EMPL) sugli impatti macroeconomici degli investimenti FSE/IOG nell’occupazione dei giovani. Sulla base delle analisi svolte nei casi studio e nella ricerca sperimentale, il progetto offre una serie di raccomandazioni di policy.
This PhD project is concerned with an analysis of the monitoring and evaluation (M&E) systems of the EU Human Capital (HC) investments in the 2014-2020 programming period, and notably with: (i) the development of an assessment grid/checklists focusing on the design of monitoring systems, based on a comparative analysis of the ways in which guidelines of supranational and international institutions deal with monitoring and evaluation and a literature review on the concept, definition and measurement of Human Capital. This is intended as an analytical tool that helps researchers and practitioners examine the EU’s monitoring arrangements in the field of HC development policies, taking proper stock of cumulative knowledge in this domain; (ii) two case studies which examine, based on a newly developed and comprehensive analytical framework, the M&E systems of three major EU programmes that deal with human capital development, namely the European Social Fund (ESF), the Youth Employment Initiative (YEI) and the Fund for European Aid to the most Deprived (FEAD); (iii) an experimental research that investigates whether and how information from the ESF/YEI M&E system on participants supported and the employment effects the support had on them could be used to estimate – in combination with the existing RHOMOLO model of the Joint Research Centre of the European Commission (JRC) – macroeconomic impacts of youth employment policies. In doing so, this project seeks to provide a novel contribution to the debate on the “real world” M&E of the existing programmes for human capital investments. Such an ambition is corroborated by the working experience accrued with Fondazione Giacomo Brodolini on the actual mid-term evaluations of the ESF, YEI, FEAD and REC and JUST programmes carried out for the European Commission. This aided the understanding, from a privileged standing point, of the concrete issues which mean that the costly M&E systems of EU programmes might fail to provide decisive information on whether programmes deliver on their intended outcomes. It also experiments an innovative way of using ESF/YEI monitoring information on ESF/YEI youth employment investments which, duly elaborated econometrically and triangulated with evidence from Counterfactual Impact Evaluation studies, should serve as an input into current research activities carried out by the JRC and the Commission's Directorate-General for Employment, Social Affairs and Inclusion (DG EMPL) on the socio-economic impacts of ESF/YEI investments in Youth Employment. It ultimately offers some recommendations on the way forward from the case studies’ experiences as well as experimental research.
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ANTONELLI, SERGIO. "OBBLIGO DI FEDELTA’ DEL PRESTATORE DI LAVORO. IL PATTO DI NON CONCORRENZA. MODELLI ORGANIZZATIVI, SVILUPPO DEL CAPITALE UMANO E POLITICHE DI FIDELIZZAZIONE DEL PERSONALE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/795.

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Obbligo di fedeltà del prestatore di lavoro - Il patto di non concorrenza - Modelli organizzativi - Sviluppo del capitale umano e politiche di fidelizzazione del personale
Duty of loyalty - Covenant not to compete - Post termination of employment - Employment retention schemes
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ANTONELLI, SERGIO. "OBBLIGO DI FEDELTA’ DEL PRESTATORE DI LAVORO. IL PATTO DI NON CONCORRENZA. MODELLI ORGANIZZATIVI, SVILUPPO DEL CAPITALE UMANO E POLITICHE DI FIDELIZZAZIONE DEL PERSONALE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/795.

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Obbligo di fedeltà del prestatore di lavoro - Il patto di non concorrenza - Modelli organizzativi - Sviluppo del capitale umano e politiche di fidelizzazione del personale
Duty of loyalty - Covenant not to compete - Post termination of employment - Employment retention schemes
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PRODI, ELENA. "Una valutazione delle politiche di supporto alla collaborazione tra ricerca e imprese: dai parchi scientifici e tecnologici ai centri di competenze. Italia e Germania a confronto." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2020. http://hdl.handle.net/10446/181506.

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ABBIATI, GIOVANNI. "LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI IN ITALIA. LA VALUTAZIONE DI DUE POLITICHE DI FORMAZIONE PROFESSIONALE PER INSEGNANTI DI SCUOLA MEDIA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/219121.

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Анотація:
This dissertation aims at providing empirical evidence on the effectiveness of two training programs for math teachers in southern Italy (M@t.abel+ and PQM). The programs are structured as content focused, one year lenght blended training sessions. Exploiting similarities and differences in the training (mainly, on organization of tutoring sessions and the presence on incentives), the analysis show positive effects of the training on both students outcomes and teacher short and medium term behaviours. Implications for policy are discussed.
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Zanetti, Chiara. "Percorsi di autoimprenditorialità tra variabili individuali e ambientali. Prospettive di analisi da un caso di studio." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10087.

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2012/2013
Lo studio della genesi dell’imprenditorialità è di particolare interesse, in quanto è opinione diffusa che essa contribuisca a creare lavoro e sviluppo economico (Commissione delle Comunità Europee 2003, Commissione Europea 2013). Lo studio dell’imprenditorialità non è affatto nuovo, in quanto si è sviluppato parallelamente all’industrializzazione. Esso è stato al centro della costruzione teorica di molti autori classici della sociologia: basti pensare al ruolo riservato agli imprenditori nell’opera di Marx, Weber, Sombart e Schumpeter. Quello dell’imprenditorialità è un tema che per sua natura è stato affrontato da diversi punti di vista. Infatti, la letteratura scientifica di riferimento trae spunto da discipline economiche, sociologiche, antropologiche e psicologiche. La formazione e l’educazione imprenditoriale in questo contesto giocano un ruolo importante. A tal proposito Brockhaus (2001) si chiedeva se fosse possibile insegnare a qualcuno ad essere un imprenditore. In questo quadro, l’obiettivo del presente lavoro di tesi è quello di indagare quali sono i fattori decisivi e le risorse messe in campo da chi desidera aprire una nuova impresa. Il riferimento specifico non è tanto agli elementi di carattere economico, quanto, invece, al ruolo giocato dai fattori individuali e sociali. Tra i primi alcune caratteristiche che emergono trasversalmente e con maggiore frequenza nella letteratura sono la propensione al rischio, lo spirito di iniziativa, l’ambizione, la responsabilità, l’indipendenza, la tolleranza dell’ambiguità, l’innovazione e il desiderio di autorealizzazione.. Altri elementi sono legati ai diversi modelli di socializzazione al lavoro che orientano i valori, le credenze e le opinioni dei soggetti rispetto alla carriera professionale, alle esperienze lavorative, alle reti sociali in cui è inserito l’imprenditore.. A partire da questo frame teorico, ci si chiede quali sono i fattori e gli strumenti che possono facilitare percorsi imprenditoriali di successo? Nel presente contributo, l’angolatura specifica da cui si guarda agli elementi sopra descritti è quello del percorso di formazione Imprenderò, avviato nel 2002 nella regione Friuli Venezia Giulia e proposto successivamente per in tre edizioni con l’idea di facilitare la riproduzione della cultura imprenditoriale di base attraverso un insieme combinato di azioni di formazione, consulenza e orientamento. I potenziali imprenditori fruitori della formazione presi in considerazione in questo elaborato rientrano prevalentemente nell’area del self employment e, in parte, dei necessity entrepreneurs ovvero di coloro che avviano un’impresa in mancanza di altre possibilità per assicurarsi un reddito. Attraverso l’analisi del progetto Imprenderò e dei percorsi dei suoi partecipanti, il presente contributo intende indagare qual è la costellazione di fattori che stimola le persone ad intraprendere una carriera imprenditoriale. Inoltre, ci si chiede in che modo la formazione e l’eventuale accompagnamento abbia inciso sugli esiti, facilitando o meno percorsi di successo. Lo scopo della ricerca, perciò, è quello di analizzare le determinanti della transizione e dell’accesso lavoro indipendente, chiarendo quanto l’idea imprenditoriale sia una dotazione personale e quanto, invece, sia stata perfezionata e valorizzata grazie alla formazione e ai fattori relazionali e di contesto. Pertanto, l’analisi si incentra sulle costruzioni di significato con le quali i lavoratori rappresentano la propria condizione. Come rappresentano le loro esperienze lavorative? Attraverso quali narrazioni e strategie raccontano il modo con cui affrontano il proprio percorso di avvio di impresa? Quali motivazioni vengono evidenziate? In particolare, nell’attuale situazione economica, il lavoro autonomo costituisce effettivamente un percorso lavorativo soddisfacente?
XXVI Ciclo
1982
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MACHEDA, FRANCESCO. "I Fondi Pensione nei Paesi a Capitalismo Avanzato. Trasformazioni e Cambiamenti con le Politiche di Austerità." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2014. http://hdl.handle.net/11566/242749.

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Lugo, Michele. "In assenza di politiche familiari: l'influenza della famiglia sul lavoro di uomini e donne in un confronto fra Italia e Stati Uniti." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2015. https://hdl.handle.net/11572/368644.

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L'oggetto di studio della tesi è rappresentato dell'analisi delle conseguenze degli eventi familiari sulle carriere individuali, sia riguardo alla partecipazione al mercato del lavoro, sia riguardo agli esiti che il lavoro produce. Gli eventi familiari considerati sono: 1) l'€™inizio di una nuova unione familiare, 2) la nascita dei figli e 3) le dissoluzioni familiari (separazioni e divorzi). Il lavoro empirico è costruito attorno alla comparazione fra Italia e Stati Uniti: due contesti in cui lo Stato non promuove attivamente la conciliazione tra famiglia e lavoro e il sostegno pubblico all'€™occupazione femminile è limitato, sebbene il problema della mancanza di sostegno statale, in Italia trova risposta nella (o viene scaricato sulla) famiglia, mentre negli Stati Uniti è in gran parte risolto dal mercato. L'€™analisi empirica è condotta su dati di tipo longitudinale raccolti a livello nazionale: per l'Italia si è fatto ricorso all'€™indagine «Famiglie e Soggetti sociali» effettuata nel 2009 dall'€™ISTAT nell'€™ambito delle Indagini multiscopo sulle famiglie, mentre le analisi relative agli Stati Uniti sono state svolte sul Panel Study of Income Dynamics (PSID). Le principali tecniche di analisi adottate comprendono la panel data analysis e l'€™event history analysis. L'€™appartenenza dell'€™Italia e degli Stati Uniti rispettivamente al regime di welfare conservatore nella sua variante «mediterranea» e al regime di welfare liberale emerge come l'€™elemento istituzionale che meglio aiuta a interpretare i principali risultati empirici emersi in questo lavoro. Al di là  del ruolo del regime di welfare nel determinare i tassi di occupazione femminili (Esping-Andersen 1990, 1999) esso ha un ruolo rilevante nel determinare le traiettorie occupazionali delle donne lungo il corso di vita. Nell'€™ambito della comparazione degli assetti istituzionali di Italia e Stati Uniti questo lavoro ha contribuito al dibattito circa le conseguenze lavorative degli eventi familiari in quattro direzioni: 1) si ritiene di aver fornito una misura dell'€™effetto dei figli sui tassi di occupazione femminili più accurata rispetto ai precedenti studi: In Italia, in particolare, si è stimato un effetto negativo superiore a quanto riscontrato in letteratura; 2) ci si è posto per la prima volta l'€™obiettivo di analizzare in maniera sistematica, per l'Italia, l'€™effetto del divorzio sull'€™occupazione femminile. Si è stimato un effetto positivo che persiste anche nel medio termine, limitato però alle donne senza figli in età  prescolare; 3) questo lavoro non si è limitato a considerare gli effetti degli eventi familiari solo sulle carriere delle donne, ma ha allargato l'™analisi alle conseguenze sul lavoro degli uomini. 4) Infine, è stato dimostrato che negli Stati Uniti le traiettorie occupazionali delle donne appartenenti alle coorti più recenti sono meno sensibili alla nascita dei figli, mentre in Italia accade l'€™esatto opposto. Nello specifico, in Italia la penalizzazione occupazionale della nascita di un figlio è significativamente più forte per le donne appartenenti alle coorti più recenti. Il risultato ha una grande rilevanza se si considera che nonostante a) le trasformazioni intervenute negli ultimi decenni riguardo al lavoro delle donne, b) la crescente presenza dei temi della conciliazione nel discorso pubblico e nella retorica politica e c) le timide politiche implementate a sostegno della famiglia, la conciliazione famiglia-lavoro è oggi più difficoltosa in Italia di quanto non fosse per le donne della generazione precedente.
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Lugo, Michele. "In assenza di politiche familiari: l'influenza della famiglia sul lavoro di uomini e donne in un confronto fra Italia e Stati Uniti." Doctoral thesis, University of Trento, 2015. http://eprints-phd.biblio.unitn.it/1491/1/Tesi_MicheleLugo.pdf.

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L'oggetto di studio della tesi è rappresentato dell'analisi delle conseguenze degli eventi familiari sulle carriere individuali, sia riguardo alla partecipazione al mercato del lavoro, sia riguardo agli esiti che il lavoro produce. Gli eventi familiari considerati sono: 1) l'€™inizio di una nuova unione familiare, 2) la nascita dei figli e 3) le dissoluzioni familiari (separazioni e divorzi). Il lavoro empirico è costruito attorno alla comparazione fra Italia e Stati Uniti: due contesti in cui lo Stato non promuove attivamente la conciliazione tra famiglia e lavoro e il sostegno pubblico all'€™occupazione femminile è limitato, sebbene il problema della mancanza di sostegno statale, in Italia trova risposta nella (o viene scaricato sulla) famiglia, mentre negli Stati Uniti è in gran parte risolto dal mercato. L'€™analisi empirica è condotta su dati di tipo longitudinale raccolti a livello nazionale: per l'Italia si è fatto ricorso all'€™indagine «Famiglie e Soggetti sociali» effettuata nel 2009 dall'€™ISTAT nell'€™ambito delle Indagini multiscopo sulle famiglie, mentre le analisi relative agli Stati Uniti sono state svolte sul Panel Study of Income Dynamics (PSID). Le principali tecniche di analisi adottate comprendono la panel data analysis e l'€™event history analysis. L'€™appartenenza dell'€™Italia e degli Stati Uniti rispettivamente al regime di welfare conservatore nella sua variante «mediterranea» e al regime di welfare liberale emerge come l'€™elemento istituzionale che meglio aiuta a interpretare i principali risultati empirici emersi in questo lavoro. Al di là  del ruolo del regime di welfare nel determinare i tassi di occupazione femminili (Esping-Andersen 1990, 1999) esso ha un ruolo rilevante nel determinare le traiettorie occupazionali delle donne lungo il corso di vita. Nell'€™ambito della comparazione degli assetti istituzionali di Italia e Stati Uniti questo lavoro ha contribuito al dibattito circa le conseguenze lavorative degli eventi familiari in quattro direzioni: 1) si ritiene di aver fornito una misura dell'€™effetto dei figli sui tassi di occupazione femminili più accurata rispetto ai precedenti studi: In Italia, in particolare, si è stimato un effetto negativo superiore a quanto riscontrato in letteratura; 2) ci si è posto per la prima volta l'€™obiettivo di analizzare in maniera sistematica, per l'Italia, l'€™effetto del divorzio sull'€™occupazione femminile. Si è stimato un effetto positivo che persiste anche nel medio termine, limitato però alle donne senza figli in età  prescolare; 3) questo lavoro non si è limitato a considerare gli effetti degli eventi familiari solo sulle carriere delle donne, ma ha allargato l'™analisi alle conseguenze sul lavoro degli uomini. 4) Infine, è stato dimostrato che negli Stati Uniti le traiettorie occupazionali delle donne appartenenti alle coorti più recenti sono meno sensibili alla nascita dei figli, mentre in Italia accade l'€™esatto opposto. Nello specifico, in Italia la penalizzazione occupazionale della nascita di un figlio è significativamente più forte per le donne appartenenti alle coorti più recenti. Il risultato ha una grande rilevanza se si considera che nonostante a) le trasformazioni intervenute negli ultimi decenni riguardo al lavoro delle donne, b) la crescente presenza dei temi della conciliazione nel discorso pubblico e nella retorica politica e c) le timide politiche implementate a sostegno della famiglia, la conciliazione famiglia-lavoro è oggi più difficoltosa in Italia di quanto non fosse per le donne della generazione precedente.
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VACCARI, Giulia. "Gli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro: evoluzione normativa, disciplina e prospettive." Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2023. https://hdl.handle.net/11380/1298347.

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L’obiettivo di questo studio è quello di esaminare, dopo aver passato in rassegna i principali provvedimenti in materia di ammortizzatori sociali che si sono succeduti dal dopoguerra ad oggi, prima la normativa del D.Lgs. n.148/2015, che è stata modificata da ultimo, dalla L. n. 234/2021, passando attraverso le disposizioni contenute nei vari decreti-legge che si sono succeduti a ritmo serrato durante la pandemia da Covid-19 negli anni 2020-2021. Infatti dapprima la legge delega n. 183/2014 (c.d. “Jobs Act”) ha delegato il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi finalizzati al riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali, tenuto conto della peculiarità dei diversi settori produttivi. L’intervento normativo, in attuazione di tale disegno, ha comportato, sul versante delle politiche passive, la riscrittura della disciplina degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto, ad opera del D.Lgs. n.148/2015. Ciò per razionalizzare la normativa in materia al momento disseminata in molteplici testi normativi, nonché le disposizioni concernenti gli strumenti di tutela del reddito in costanza di lavoro, con contestuale abrogazione di tutte le disposizioni che fino a prima regolavano la materia. Al fine di fronteggiare l'emergenza epidemiologica da Covid-19 e la conseguente sospensione dell’attività lavorativa allo scopo di contenere e contrastare la diffusione del virus, sono stati realizzati diversi interventi normativi e introdotte molteplici misure. Dal punto di vista lavoristico, le predette misure sono state indirizzate, tra l'altro, alla tutela dei lavoratori, con l'obiettivo, in particolare, di favorire lo svolgimento dell'attività lavorativa in modalità agile e di predisporre strumenti di sostegno al reddito in conseguenza della riduzione o sospensione del lavoro conseguente all'emergenza. L’ impulso per la riforma organica di tutto il sistema degli ammortizzatori sociali si è reso necessario e urgente, anche per via degli effetti socio-economici determinati dalla pandemia da COVID-19, che hanno inizialmente spinto l’Esecutivo a mettere in atto interventi emergenziali susseguitisi con soluzione di continuità, diretti a sostenere imprese e mercato del lavoro, per evitare conseguenze ancora più drammatiche dal punto di vista sociale. Le misure hanno riguardato il blocco dei licenziamenti e l’estensione degli schemi di protezione sociale, oltre a misure di sostegno settoriali specifiche, contro il rischio di disoccupazione. Ciò anche e soprattutto con l’ausilio degli strumenti finanziari europei che, sia con il meccanismo SURE, che con il Next Generation EU, hanno consentito, seppure in una situazione emergenziale, la tutela del mercato del lavoro. Con la ripresa delle attività produttive e il miglioramento dei principali indicatori occupazionali, il legislatore con la L. n.234/2021 “c.d. Legge di Bilancio 2022” ha previsto la realizzazione di un sistema maggiormente universale ed inclusivo, affinché tutti i lavoratori, compresi quelli momentaneamente privi di impiego, non risultino esclusi dal sistema di protezione sociale. Tra gli obiettivi vi è quello di garantire tutele adeguate non più attraverso misure assistenziali, ma dirette a favorire maggiori garanzie del lavoro e politiche attive attraverso la ricollocazione e la mobilità professionale verso le reali esigenze del mercato del lavoro, garantendo un impianto capace di adattarsi alle dinamiche in corso, consentendo così un adeguamento dei trattamenti, secondo le caratteristiche settoriali e dimensionali delle aziende. In tale contesto, sono stati trattati i controlli ispettivi in materia di ammortizzatori sociali, secondo le disposizioni legislative e le circolari esplicative, per contrastare l’uso distorto degli stessi da parte delle aziende.
L’obiettivo di questo studio è quello di esaminare, dopo aver passato in rassegna i principali provvedimenti in materia di ammortizzatori sociali che si sono succeduti dal dopoguerra ad oggi, prima la normativa del D.Lgs. n.148/2015, che è stata modificata da ultimo, dalla L. n. 234/2021, passando attraverso le disposizioni contenute nei vari decreti-legge che si sono succeduti a ritmo serrato durante la pandemia da Covid-19 negli anni 2020-2021. Infatti dapprima la legge delega n. 183/2014 (c.d. “Jobs Act”) ha delegato il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi finalizzati al riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali, tenuto conto della peculiarità dei diversi settori produttivi. L’intervento normativo, in attuazione di tale disegno, ha comportato, sul versante delle politiche passive, la riscrittura della disciplina degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto, ad opera del D.Lgs. n.148/2015. Ciò per razionalizzare la normativa in materia al momento disseminata in molteplici testi normativi, nonché le disposizioni concernenti gli strumenti di tutela del reddito in costanza di lavoro, con contestuale abrogazione di tutte le disposizioni che fino a prima regolavano la materia. Al fine di fronteggiare l'emergenza epidemiologica da Covid-19 e la conseguente sospensione dell’attività lavorativa allo scopo di contenere e contrastare la diffusione del virus, sono stati realizzati diversi interventi normativi e introdotte molteplici misure. Dal punto di vista lavoristico, le predette misure sono state indirizzate, tra l'altro, alla tutela dei lavoratori, con l'obiettivo, in particolare, di favorire lo svolgimento dell'attività lavorativa in modalità agile e di predisporre strumenti di sostegno al reddito in conseguenza della riduzione o sospensione del lavoro conseguente all'emergenza. L’ impulso per la riforma organica di tutto il sistema degli ammortizzatori sociali si è reso necessario e urgente, anche per via degli effetti socio-economici determinati dalla pandemia da COVID-19, che hanno inizialmente spinto l’Esecutivo a mettere in atto interventi emergenziali susseguitisi con soluzione di continuità, diretti a sostenere imprese e mercato del lavoro, per evitare conseguenze ancora più drammatiche dal punto di vista sociale. Le misure hanno riguardato il blocco dei licenziamenti e l’estensione degli schemi di protezione sociale, oltre a misure di sostegno settoriali specifiche, contro il rischio di disoccupazione. Ciò anche e soprattutto con l’ausilio degli strumenti finanziari europei che, sia con il meccanismo SURE, che con il Next Generation EU, hanno consentito, seppure in una situazione emergenziale, la tutela del mercato del lavoro. Con la ripresa delle attività produttive e il miglioramento dei principali indicatori occupazionali, il legislatore con la L. n.234/2021 “c.d. Legge di Bilancio 2022” ha previsto la realizzazione di un sistema maggiormente universale ed inclusivo, affinché tutti i lavoratori, compresi quelli momentaneamente privi di impiego, non risultino esclusi dal sistema di protezione sociale. Tra gli obiettivi vi è quello di garantire tutele adeguate non più attraverso misure assistenziali, ma dirette a favorire maggiori garanzie del lavoro e politiche attive attraverso la ricollocazione e la mobilità professionale verso le reali esigenze del mercato del lavoro, garantendo un impianto capace di adattarsi alle dinamiche in corso, consentendo così un adeguamento dei trattamenti, secondo le caratteristiche settoriali e dimensionali delle aziende. In tale contesto, sono stati trattati i controlli ispettivi in materia di ammortizzatori sociali, secondo le disposizioni legislative e le circolari esplicative, per contrastare l’uso distorto degli stessi da parte delle aziende.
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BRILLI, YLENIA. "LO SVILUPPO COGNITIVO DEI BAMBINI: IL RUOLO DELLE POLITICHE PUBBLICHE E DELLE SCELTE FAMILIARI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1792.

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La tesi è una raccolta di tre articoli sugli effetti delle politiche per l’infanzia e le scelte dei genitori circa l’utilizzo dell’asilo nido sullo sviluppo cognitivo dei bambini. Il primo capitolo presenta una rassegna degli studi più recenti sul tema, considerando in particolare le analisi che hanno valutato gli effetti di politiche per l’infanzia e il ruolo della partecipazione pubblica nella gestione del servizio. Il secondo capitolo esplora la relazione tra la disponibilità di asili nido in Italia e i risultati scolastici dei bambini misurati dai test INVALSI relativi all’anno scolastico 2009-10. Il terzo capitolo analizza gli effetti delle scelte materne di lavoro e uso del child care sullo sviluppo cognitivo del bambino tramite la stima di un modello strutturale.
This thesis is composed by three chapters, dealing with the effects of policies for young children and parental child care decisions on subsequent child’s cognitive development. The first chapter presents a review of the most recent studies on this topic, considering in particular analyses that focus on public child care policies. The second chapter investigates the relationship between child care coverage in Italy and children’s scholastic achievement, as measured by the INVALSI test scores for the school year 2009-10. The third chapter evaluates the effects of maternal decisions concerning work and external child care use on subsequent child’s cognitive outcomes defining and estimating a behavioral model.
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BRILLI, YLENIA. "LO SVILUPPO COGNITIVO DEI BAMBINI: IL RUOLO DELLE POLITICHE PUBBLICHE E DELLE SCELTE FAMILIARI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1792.

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La tesi è una raccolta di tre articoli sugli effetti delle politiche per l’infanzia e le scelte dei genitori circa l’utilizzo dell’asilo nido sullo sviluppo cognitivo dei bambini. Il primo capitolo presenta una rassegna degli studi più recenti sul tema, considerando in particolare le analisi che hanno valutato gli effetti di politiche per l’infanzia e il ruolo della partecipazione pubblica nella gestione del servizio. Il secondo capitolo esplora la relazione tra la disponibilità di asili nido in Italia e i risultati scolastici dei bambini misurati dai test INVALSI relativi all’anno scolastico 2009-10. Il terzo capitolo analizza gli effetti delle scelte materne di lavoro e uso del child care sullo sviluppo cognitivo del bambino tramite la stima di un modello strutturale.
This thesis is composed by three chapters, dealing with the effects of policies for young children and parental child care decisions on subsequent child’s cognitive development. The first chapter presents a review of the most recent studies on this topic, considering in particular analyses that focus on public child care policies. The second chapter investigates the relationship between child care coverage in Italy and children’s scholastic achievement, as measured by the INVALSI test scores for the school year 2009-10. The third chapter evaluates the effects of maternal decisions concerning work and external child care use on subsequent child’s cognitive outcomes defining and estimating a behavioral model.
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PALADINI, ROBERTO. "ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA COME ATTORI DI GOVERNANCE URBANA Dottorato di ricerca in “architettura, città e design” curriculum “Pianificazione territoriale e politiche pubbliche del territorio”." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/11578/301592.

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L’avvento delle nuove tecnologie e della digitalizzazione che ha caratterizzato l’ultimo decennio, in un contesto globalizzato di crisi finanziaria internazionale suggellata dal crac della Lehman Brothers del 2008, è stato uno dei principali elementi che ha scardinato le molte certezze economiche e le rese di posizione di istituzioni e famiglie. In questo contesto sono aumentate le difficoltà della maggior parte delle imprese, in particolare le piccole - ovvero secondo le classificazioni internazionali quelle con meno di 50 addetti, che in base a dati Istat ed alle schede informative dell’Unione europea rappresentano il 99,4% delle imprese italiane, circa 3,75 milioni di aziende - ad adeguarsi alle trasformazioni dei mercati e della Pubblica Amministrazione. Tali dinamiche, che da un lato hanno messo in discussione modelli economici e sociali e dall’altro ne costituiscono l’evoluzione, hanno modificato anche il sistema d’influenze, posizioni e rapporti tra gli stakeholder operanti in un medesimo territorio, favorendo talvolta i processi collaborativi e di disintermediazione a sfavore della rappresentanza, filtrata dai corpi intermedi e dei partiti, modificando radicalmente il rapporto tra imprese, associazioni di categoria, associati, cittadini ed Enti pubblici. In questo scenario, il ruolo agito dalle associazioni datoriali di categoria italiane, già da decenni in forte trasformazione, sembra essersi riconfigurato almeno in parte, passando da un atteggiamento prettamente corporativo atto a perseguire l’interesse dei propri associati, erogando loro servizi e rappresentandoli (molto spesso in contrapposizione con molteplici degli altri interessi in campo); a un agire di natura consociativa, riaffermandone una funzione sociale, che pone maggiore forza ed attenzione rispetto ai rapporti con la pubblica amministrazione e gli stakeholder locali. La questione che la tesi intende indagare s’inserisce nel dibattito presente nella letteratura italiana sulle associazioni di categoria, intendendo analizzare le modalità di funzionamento delle stesse, provando a capire fino a che punto esse portano avanti meramente azioni ed interessi lobbistici e quando, se e in quali contesti invece possono evolvere quali attori con un ruolo significativo nel sistema di governance urbana. Rispetto al contesto economico territoriale del Veneto, che fa da scenario alla ricerca, in questa sede vengono analizzate le azioni progettuali poste in essere da alcune articolazioni territoriali della Confederazione Nazionale dell’Artigianato di Venezia, realizzate in risposta agli stimoli dati dalle linee di finanziamento camerali sulla rigenerazione urbana. Al fine di approfondire e comprendere se e come si è definito questo cambiamento di ruolo nelle politiche urbane da parte delle associazioni di categoria, l’approccio utilizzato per l’analisi è quello della collaborative governance. Entrambi i casi selezionati sono stati scelti in quanto agiscono su linee di finanziamento relative a politiche urbane non mainstream, ovvero finalizzate alla rigenerazione di aspetti sociali ed economici dei territori oggetto delle progettualità e non sugli aspetti fisici e spaziali di luoghi e strutture. L’avvento dell’emergenza sanitaria scaturita dal Covid 19, sembra aver accentuato tali dinamiche, riaffermando la funzione sociale e di punto di riferimento per il territorio di tali organizzazioni.
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Toscano, Ilaria. "Cu' nesci, arrinesci? Mobilità sociale e mobilità geografica dei migranti interni italiani." Doctoral thesis, University of Trento, 2011. http://eprints-phd.biblio.unitn.it/513/1/tesi_dottorato_ILARIA_TOSCANO.pdf.

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In this work I seek to understand whether the migratory experience brings, in addition to economic benefits, social advantages for Italian internal migrants. The goal is to understand if geographical mobility corresponds to social mobility, if geographical mobility is a channel through which to ensure greater social mobility, and whether migration reduces inequalities both of distributive and of relational order. I use the social mobility approach based on occupation. I argue that occupational mobility is a broader and more complete social indicator than economic indicators, such as income and wage differentials, for measuring improving living conditions. Furthermore, I focus on intergenerational mobility, on changes in social class that occur from the parents’ to the children’s generation. The main hypotheses to test are the following: upward social mobility experienced by a) high-educated migrants, b) migrants who return to the place of origin after a period spent elsewhere and c) migrants who have moved to Northern Italy. For my analysis I use data from a panel survey, the ILFI (Indagine Longitudinale sulle Famiglie Italiane).
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PORFILIO, AMELIO. "Il welfare state incontra l’Unione europea: dalla costituzione economica europea ad un modello sociale europeo." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/807.

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La tesi si snoda lungo tre piani di analisi per esaminare i rapporti fra Unione europea e welfare state. Innanzitutto, essa guarda alla CEE come organizzazione sorta principalmente per perseguire l’integrazione economica degli Stati membri senza interferire sulla loro funzione di welfare. Nel ripercorrere l’evoluzione delle competenze sociali dell’Unione europea, la tesi suggerisce come i sussistenti limiti procedurali e sostanziali evidenzino quella logica. In secondo luogo, la tesi ricorre alla categoria di costituzione economica europea al fine di spiegare la limitazione di sovranità cui gli Stati membri sono andati incontro per favorire l’attuazione del principio di libertà economica. Su questa base, vengono enucleati taluni effetti prodotti dalla costituzione economica europea sul welfare state. Un’attenzione particolare è dedicata ai riflessi della costituzione economica in materia pensionistica. Infine, la tesi guarda alle innovazioni apportate dalla Strategia di Lisbona e dal Trattato di Lisbona, con particolare riguardo al rafforzamento del metodo aperto di coordinamento ed all’entrata in vigore della Carta dei diritti fondamentali. In questa luce, si coglie la tendenza all’edificazione di un modello sociale europeo. Avendone discusso genesi e sviluppo, vengono illustrati i suoi tratti distintivi ed i suoi riflessi sulle politiche nazionali di sicurezza sociale e del lavoro.
The thesis examines the relationship between European Union and Welfare State under three different perspectives. Firstly, it looks at the EEC as an organization pursuing economic integration of Member States while not interfering with their welfare function. In tracing the evolution of the social competences of the European Union, it is highlighted how the original logic still underlies the existence of procedural and substantive limits to those competences. Second, the thesis draws on the category of European economic constitution to explain how Member States bounded their sovereignty in order to give full effect to economic freedom. On that basis, the thesis describes some of the inroads made by the European economic constitution into national welfare states, with special attention to its effects on pension systems. Finally, the thesis looks at some of the innovations introduced by the Lisbon Strategy and the Lisbon Treaty, focusing on the strengthening of the Open Method of Co-ordination and the entry into force of the Charter of Fundamental Rights. In this perspective, the thesis captures the emergence of a European social model. Having discussed origins and development of the European social model, its main distinctive features and reflexes on domestic social policies are spelled out.
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PORFILIO, AMELIO. "Il welfare state incontra l’Unione europea: dalla costituzione economica europea ad un modello sociale europeo." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/807.

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La tesi si snoda lungo tre piani di analisi per esaminare i rapporti fra Unione europea e welfare state. Innanzitutto, essa guarda alla CEE come organizzazione sorta principalmente per perseguire l’integrazione economica degli Stati membri senza interferire sulla loro funzione di welfare. Nel ripercorrere l’evoluzione delle competenze sociali dell’Unione europea, la tesi suggerisce come i sussistenti limiti procedurali e sostanziali evidenzino quella logica. In secondo luogo, la tesi ricorre alla categoria di costituzione economica europea al fine di spiegare la limitazione di sovranità cui gli Stati membri sono andati incontro per favorire l’attuazione del principio di libertà economica. Su questa base, vengono enucleati taluni effetti prodotti dalla costituzione economica europea sul welfare state. Un’attenzione particolare è dedicata ai riflessi della costituzione economica in materia pensionistica. Infine, la tesi guarda alle innovazioni apportate dalla Strategia di Lisbona e dal Trattato di Lisbona, con particolare riguardo al rafforzamento del metodo aperto di coordinamento ed all’entrata in vigore della Carta dei diritti fondamentali. In questa luce, si coglie la tendenza all’edificazione di un modello sociale europeo. Avendone discusso genesi e sviluppo, vengono illustrati i suoi tratti distintivi ed i suoi riflessi sulle politiche nazionali di sicurezza sociale e del lavoro.
The thesis examines the relationship between European Union and Welfare State under three different perspectives. Firstly, it looks at the EEC as an organization pursuing economic integration of Member States while not interfering with their welfare function. In tracing the evolution of the social competences of the European Union, it is highlighted how the original logic still underlies the existence of procedural and substantive limits to those competences. Second, the thesis draws on the category of European economic constitution to explain how Member States bounded their sovereignty in order to give full effect to economic freedom. On that basis, the thesis describes some of the inroads made by the European economic constitution into national welfare states, with special attention to its effects on pension systems. Finally, the thesis looks at some of the innovations introduced by the Lisbon Strategy and the Lisbon Treaty, focusing on the strengthening of the Open Method of Co-ordination and the entry into force of the Charter of Fundamental Rights. In this perspective, the thesis captures the emergence of a European social model. Having discussed origins and development of the European social model, its main distinctive features and reflexes on domestic social policies are spelled out.
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ARISI, CLAUDIA. "THE POLITICAL ORGANISATION OF BUSINESS AND WELFARE STATE RESTRUCTURING: HOW ASSOCIATIONAL FACTORS SHAPE EMPLOYERS' COOPERATION FOR SOCIAL POLICY DEVELOPMENT." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/208343.

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Given that business interests have assumed ever-growing importance in welfare state restructuring, and that welfare programmes impose significant costs on firms, when and how can employers decide to actively support the development of contemporary social policy? This thesis shows that specific types of business interest organisation can favour the cooperation of employers for the establishment of new social welfare legislation by mediating between their heterogeneous economic interests and the political target structure, and by governing their collective political mobilisation. Drawing on theories of collective action and neo-corporatist models, the thesis elaborates an original typological framework and assesses it through an historical cross-national study of the role of organised business in the Austrian and Italian severance pay reforms (1990s-2000s). Detail process-tracing and systematic cross-case comparison are used to reconstruct and analyse what motivated and enabled the Austrian business community, but not the Italian one, to decisively promote the use of severance payments for the expansion of supplementary pension funds. Empirically, the thesis finds that differences in the institutional set-up of the national organisation of business interests have shaped divergent governance roles of business in the two countries by making for different organisational capacities of interest coordination and unification on the one hand, and of bargained interest accommodation, on the other. In particular, highly inclusive and cohesive organisational forms of interest representation, like the Austrian ones, have allowed employers’ representatives to contain intra-class interest conflicts and deliver unitary, politically manageable and moderate social policy demands. Moreover, rather stable participation in state regulation (in non-wage policy areas) and high sanction leverage vis-à-vis members have enabled organisational leaders to determine collective social policy goals and strategies quite independently from the short-term interests of employers, and to render organisational decisions binding also for members opposing resistance. In closing, the thesis provides evidence that, even in presence of appropriate institutional arrangements, a remarkable responsibility for building business support for social welfare initiatives rests on the government. Since the latter can bias the contingent conditions of political influence, it can dampen organisations’ cooperative efforts whenever it opts for clientelistic dynamics of policy formation instead of backing the construction of cross-class reform coalitions.
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PANTINI, SARA. "Analysis and modelling of leachate and gas generation at landfill sites focused on mechanically-biologically treated waste." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/203393.

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Despite significant efforts have been directed toward reducing waste generation and encouraging alternative waste management strategies, landfills still remain the main option for Municipal Solid Waste (MSW) disposal in many countries. Hence, landfills and related impacts on the surroundings are still current issues throughout the world. Actually, the major concerns are related to the potential emissions of leachate and landfill gas into the environment, that pose a threat to public health, surface and groundwater pollution, soil contamination and global warming effects. To ensure environmental protection and enhance landfill sustainability, modern sanitary landfills are equipped with several engineered systems with different functions. For instance, the installation of containment systems, such as bottom liner and multi-layers capping systems, is aimed at reducing leachate seepage and water infiltration into the landfill body as well as gas migration, while eventually mitigating methane emissions through the placement of active oxidation layers (biocovers). Leachate collection and removal systems are designed to minimize water head forming on the bottom section of the landfill and consequent seepages through the liner system. Finally, gas extraction and utilization systems, allow to recover energy from landfill gas while reducing explosion and fire risks associated with methane accumulation, even though much depends on gas collection efficiency achieved in the field (range: 60-90% Spokas et al., 2006; Huitric and Kong, 2006). Hence, impacts on the surrounding environment caused by the polluting substances released from the deposited waste through liquid and gas emissions can be potentially mitigated by a proper design of technical barriers and collection/extraction systems at the landfill site. Nevertheless, the long-term performance of containment systems to limit the landfill emissions is highly uncertain and is strongly dependent on site-specific conditions such as climate, vegetative covers, containment systems, leachate quality and applied stress. Furthermore, the design and operation of leachate collection and treatment systems, of landfill gas extraction and utilization projects, as well as the assessment of appropriate methane reduction strategies (biocovers), require reliable emission forecasts for the assessment of system feasibility and to ensure environmental compliance. To this end, landfill simulation models can represent an useful supporting tool for a better design of leachate/gas collection and treatment systems and can provide valuable information for the evaluation of best options for containment systems depending on their performances under the site-specific conditions. The capability in predicting future emissions levels at a landfill site can also be improved by combining simulation models with field observations at full-scale landfills and/or with experimental studies resembling landfill conditions. Indeed, this kind of data may allow to identify the main parameters and processes governing leachate and gas generation and can provide useful information for model refinement. In view of such need, the present research study was initially addressed to develop a new landfill screening model that, based on simplified mathematical and empirical equations, provides quantitative estimation of leachate and gas production over time, taking into account for site-specific conditions, waste properties and main landfill characteristics and processes. In order to evaluate the applicability of the developed model and the accuracy of emissions forecast, several simulations on four full-scale landfills, currently in operative management stage, were carried out. The results of these case studies showed a good correspondence of leachate estimations with monthly trend observed in the field and revealed that the reliability of model predictions is strongly influenced by the quality of input data. In particular, the initial waste moisture content and the waste compression index, which are usually data not available from a standard characterisation, were identified as the key unknown parameters affecting leachate production. Furthermore, the applicability of the model to closed landfills was evaluated by simulating different alternative capping systems and by comparing the results with those returned by the Hydrological Evaluation of Landfill Performance (HELP), which is the most worldwide used model for comparative analysis of composite liner systems. Despite the simplified approach of the developed model, simulated values of infiltration and leakage rates through the analysed cover systems were in line with those of HELP. However, it should be highlighted that the developed model provides an assessment of leachate and biogas production only from a quantitative point of view. The leachate and biogas composition was indeed not included in the forecast model, as strongly linked to the type of waste that makes the prediction in a screening phase poorly representative of what could be expected in the field. Hence, for a qualitative analysis of leachate and gas emissions over time, a laboratory methodology including different type of lab-scale tests was applied to a particular waste material. Specifically, the research was focused on mechanically biologically treated (MBT) wastes which, after the introduction of the European Landfill Directive 1999/31/EC (European Commission, 1999) that imposes member states to dispose of in landfills only wastes that have been preliminary subjected to treatment, are becoming the main flow waste landfilled in new Italian facilities. However, due to the relatively recent introduction of the MBT plants within the waste management system, very few data on leachate and gas emissions from MBT waste in landfills are available and, hence, the current knowledge mainly results from laboratory studies. Nevertheless, the assessment of the leaching characteristics of MBT materials and the evaluation of how the environmental conditions may affect the heavy metals mobility are still poorly investigated in literature. To gain deeper insight on the fundamental mechanisms governing the constituents release from MBT wastes, several leaching experiments were performed on MBT samples collected from an Italian MBT plant and the experimental results were modelled to obtain information on the long-term leachate emissions. Namely, a combination of experimental leaching tests were performed on fully-characterized MBT waste samples and the effect of different parameters, mainly pH and liquid to solid ratio (L/S,) on the compounds release was investigated by combining pH static-batch test, pH dependent tests and dynamic up-flow column percolation experiments. The obtained results showed that, even though MBT wastes were characterized by relatively high heavy metals content, only a limited amount was actually soluble and thus bioavailable. Furthermore, the information provided by the different tests highlighted the existence of a strong linear correlation between the release pattern of dissolved organic carbon (DOC) and several metals (Co, Cr, Cu, Ni, V, Zn), suggesting that complexation to DOC is the leaching controlling mechanism of these elements. Thus, combining the results of batch and up-flow column percolation tests, partition coefficients between DOC and metals concentration were derived. These data, coupled with a simplified screening model for DOC release, allowed to get a very good prediction of metal release during the experiments and may provide useful indications for the evaluation of long-term emissions from this type of waste in a landfill disposal scenario. In order to complete the study on the MBT waste environmental behaviour, gas emissions from MBT waste were examined by performing different anaerobic tests. The main purpose of this study was to evaluate the potential gas generation capacity of wastes and to assess possible implications on gas generation resulting from the different environmental conditions expected in the field. To this end, anaerobic batch tests were performed at a wide range of water contents (26-43 %w/w up to 75 %w/w on wet weight) and temperatures (from 20-25 °C up to 55 °C) in order to simulate different landfill management options (dry tomb or bioreactor landfills). In nearly all test conditions, a quite long lag-phase was observed (several months) due to the inhibition effects resulting from high concentrations of volatile fatty acids (VFAs) and ammonia that highlighted a poor stability degree of the analysed material. Furthermore, experimental results showed that the initial waste water content is the key factor limiting the anaerobic biological process. Indeed, when the waste moisture was lower than 32 %w/w the methanogenic microbial activity was completely inhibited. Overall, the obtained results indicated that the operative conditions drastically affect the gas generation from MBT waste, in terms of both gas yield and generation rate. This suggests that particular caution should be paid when using the results of lab-scale tests for the evaluation of long-term behaviour expected in the field, where the boundary conditions change continuously and vary significantly depending on the climate, the landfill operative management strategies in place (e.g. leachate recirculation, waste disposal methods), the hydraulic characteristics of buried waste, the presence and type of temporary and final cover systems.
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BAZZANI, Tania. "L’intreccio tra politiche attive e passive: possibili sviluppi. Analisi critica del sistema italiano con riferimento ai modelli danese, spagnolo e alle tendenze nell’Unione Europea." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11562/515749.

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L'attuale assetto legislativo porta a considerare l'ambito delle politiche passive oramai imprescindibile da quello delle politiche attive, attraverso un condizionamento reciproco che ne segna una sostanziale metamorfosi. L’intreccio tra attivo e passivo vede la timida comparsa del concetto di attivazione, sino ad un suo progressivo rafforzamento in direzione della condizionalità. Nel primo capitolo coglieremo in particolare gli aspetti dell’attivazione che incrociano il tema delle tutele, e che vanno di conseguenza a condizionare alcuni profili della prestazione previdenziale in caso di disoccupazione o sospensione dal lavoro. In particolare, ripercorreremo nel primo capitolo le tappe fondamentali dello sviluppo degli ammortizzatori sociali nel nostro Paese, dando brevemente conto, e nella forma di cenni, per ogni periodo analizzato, delle principali trasformazione del sistema di collocamento, dal quale derivano e si sviluppano le politiche attive, sino a raggiungere naturalmente una trattazione composita dei due fronti, seguendo la progressiva evoluzione legislativa, che si completa con la l. n. 92/2012. Mediante questa analisi, la ricerca si domanda se l’attuale riforma sia in grado di sciogliere i nodi che da anni caratterizzano il nostro ordinamento in questa materia. In particolare questi aspetti sono approfonditi, da una prospettiva nazionale, nel secondo capitolo. L'approccio parte dai problemi strettamente inerenti agli ammortizzatori sociali, per abbracciarne la dimensione relazionata all'obbligo di attivazione, e quindi alla condizionalità, tentando, nel contempo, di aprire delle finestre su prospettive che possano suggerire percorsi di analisi di ampio respiro: la lettura costituzionalmente orientata del sistema esistente, la necessità di un sistema universale di tutele in caso di disoccupazione e sospensione dal lavoro, il senso della condizionalità e le sue possibili diverse interpretazioni, il sistema di workfare in definizione, soprattutto a fronte dell’accento all’aspetto punitivo e dell’inefficacia dei servizi per l’impiego. La lettura data all'intreccio tra politiche passive e politiche attive si arricchisce dello sguardo ad altri sistemi, quello spagnolo (capitolo III) e quello danese (capitolo IV): il primo, caratterizzato da un sistema giuridico più affine a quello italiano, si inserisce in un contesto occupazionale fortemente problematico, con un tasso di disoccupazione che arriva al 26,1% a dicembre 2012; il secondo preso a modello per anni come sistema virtuoso a cui guardare, chiude lo scorso anno con un tasso di disoccupazione dell'8% contro l'11,2% dell'Italia, ed il 10,7% dell'Europa a 27. Le diverse prospettive nazionali vengono integrate da una trattazione della materia a livello europeo nel quinto capitolo. La ricostruzione storica tenta di cogliere gli elementi della faticosa affermazione di un modello sociale europeo, la cui definizione rimane avvolta da un alone di indeterminatezza, di ambiguità. La relazione tra le politiche attive e passive costituisce un aspetto imprescindibile del concetto di flexicurity: su questo piano si innesca la comparsa del concetto di adattabilità/occupabilità. La presente tesi di dottorato tenta di cogliere il fil rouge tra i diversi ordinamenti nel rapporto tra attivo e passivo, alla ricerca di una prospettiva ampia, desiderosa di chiarire le premesse sulle quali vengono costruiti assunti e concetti considerati oggi quasi dogmatici, approfondendone il senso o, in taluni casi, i sensi: workfare, condizionalità, flexicurity, occupabilità i temi che maggior frequentemente sono stati utilizzati per guardare alla relazione attivo/passivo.
The structure of the Research. The aim of the research is to analyze the relationship between passive and active policies in Italy. In specific, the purpose is to verify if the latest labour market reform faces the relevant problems pointed out by legal studies. The reform was introduced in June 2012 by the Law n. 92/2012. The research also analyzes the relationship between passive and active policies in the European Union system, and in two member States: Denmark and Spain. The choice of these countries is based on a particular relevant reason for the research: Denmark has been considered the ALMP (Active Labour Market Policies) best practice example all over Europe in the last years, and Spain is the countries which is facing the highest unemployment rate from the beginning of the crisis. The research is not comparative in nature but provides information to take inspiration from other systems. The research also considers the European Union's system to highlight its influence on the Italian system and the connection of the different system's developments. For passive policies we mean the “social shock absorbers” and the unemployment benefits recognized to workers in case of unemployment or temporary suspension of the labour contract. For active policies we mean policies which aim to help/encourage people to find a job or to improve their professional profile. The methodology adopted for investigating the Italian, Spanish and EU systems is based on the studying of the legislation and the legal studies. On the contrary, the Danish system has been examined in particular by studying sociological scientific articles. The two main reasons of this choice consist in the following: - the considered topic is strictly related to the flexicurity field, which is analysed in Denmark in most cases by sociologists and not though legal studies; - it is complicated to access to translated Danish legislation. From another hand, even if the labour market policy are regulated mostly by agreements signed by social partners, a problem remains the lack of translated documents. The main topics underlined in the research are: - the relevant different treatments granted to Italian workers in case of unemployed and temporary suspension of the labour contract, depending on the dimension of the company, its businesses area, dimensions, etc.; - the lack in Italy of a social security level which protects people without legal requirements to be eligible for the unemployment insurance; - the last years' emphasis put on the “conditionality” on the unemployment benefits and on the punishment's aspect of them: the relationship between job-centres and the unemployed person is also view as a sort of contract with mutual obligations; - the right to work as a right to participate to the civil, political and economic life of the State in term of right of citizenship. This topics have been analyzed by considering the historical development of the national legislation until the actual reform. The same scheme has been followed to study the EU, Danish and Spanish systems: historical development of the legislation until the actual reforms or measures, underling the main issues stressed by legal studies in those systems. These issues have highlighted important aspects very useful for the research: - the European Union's influence on the member State's system, especially regarding the EU-flexicurity approach and the need to reduce the public debt, even to social systems' cost; - the Danish active citizenship concept and the Danish flexicurity model, considerable different from the EU one; - the Spanish legal studies, asking for a different role of the State. The research comes to the conclusion that the latest Italian reform does not face properly the problem of the national unemployment social security system, which remains inaccessible for a relevant part of the workers. This doesn't comply with the State's constitutional obligation to ensure the condition to all the citizens to participate to the social, political and economical life. This obligation involves the citizens' right to work, to be reach in a way affecting different aspects: a proper macroeconomic policy, adequate activation policies, and a protection for the period of works' lack.
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ELIA, MARCO. "La condizione sociale del lavoro nell'era della flessibilità." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11573/918267.

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E’ noto come la flessibilità del lavoro, nel cosiddetto “ambito europeo”, sia avvertita ormai da tempo come una assoluta necessità. A conferma di quanto detto è sufficiente osservare la direzione seguita dalle riforme del mercato del lavoro che in tutti i singoli contesti nazionali si sono succedute negli ultimi due decenni: tutte, senza eccezioni, vanno nella direzione della flessibilizzazione dei mercati del lavoro. All’interno di questo quadro, le domande di ricerca a cui si tenta di dare risposta sono le seguenti: come vanno interpretate, dal punto di vista del lavoro dipendente, le concrete espressioni della flessibilità? Che tipo di conseguenze hanno le stesse sul benessere sociale sperimentato dai lavoratori e lavoratrici interessati dal fenomeno? Come va interpretata, più in generale, la flessibilità nell’ottica dell’analisi dell’evoluzione storica della condizione sociale del lavoro dipendente? La trattazione si apre nel primo capitolo con un inquadramento concettuale della flessibilità. Al centro dell’analisi vi saranno il carattere multidimensionale del fenomeno e la sua natura innovativa ed atipica nei confronti del cosiddetto lavoro standard. Dopo avere inquadrato concettualmente la flessibilità, mostrandone le concrete espressioni occupazionali, il secondo e terzo capitolo saranno dedicati ad un approfondimento della più discussa ed analizzata dimensione della flessibilità: il lavoro a tempo determinato. Il principale risultato dei primi tre capitoli sarà la sottolineatura di come l’innovazione e la specificità del lavoro flessibile si risolva, concretamente, in condizioni occupazionali ed economico sociali per il lavoro dipendente flessibile senza dubbio peggiori di quelle associabili all’idealtipo di lavoro standard. Nel quarto capitolo ci si occuperà di presentare e discutere le principali tesi a sostegno della flessibilità. Come si cercherà di argomentare la motivazione ultima del sostegno alla flessibilità può essere rintracciata nella asserita capacità di stimolo alla crescita occupazionale derivante dalla flessibilizzazione dei mercati del lavoro: la flessibilità renderebbe le imprese maggiormente competitive, il che porterebbe a migliori risultati per quest’ultime e, conseguentemente, ad una crescita della domanda di lavoro. Lo schema di riferimento delle teorie sostenitrici della flessibilità del lavoro, così come il relativo dibattito internazionale, sarà indagato mantenendo come centrali due elementi di fondo: la strutturale incapacità (specie nel contesto Europeo) di riduzione dei tassi di disoccupazione dopo la piena occupazione del c.d. trentennio glorioso; la crescente competizione globale dei mercati dei beni e servizi. Questo è il contesto in cui sarà collocato il sostegno alla flessibilità espresso nel tempo dalla totalità dei governi nazionali, dalla Commissione Europea, dai principali istituti di cooperazione internazionale (per es. OCSE e FMI) e dall’ampia maggioranza del mondo accademico. Dalla trattazione che si porterà avanti nel quarto capitolo sarà possibile evidenziare dei primi risultati empirici in merito allo schema seguito dai sostenitori della flessibilità. In particolare, sarà possibile, seguendo le analisi svolte a livello internazionale sul tema, mostrare come per quanto riguarda la flessibilità salariale siano assai scarse le evidenze a favore della tesi secondo cui l’adeguamento ed adattamento dei salari alle condizioni di concorrenza conducano a positivi risultati occupazionali. Nel quinto e sesto capitolo ci si concentrerà su di un’analisi critica delle teorie che, focalizzando la loro attenzione sul lavoro a tempo determinato, hanno indicato specifiche interpretazioni (capitolo 5) o possibili correttivi socialmente accettabili (capitolo 6) alla instabilità occupazionale e retributiva derivante dalla flessibilità dei rapporti di lavoro. Il settimo capitolo avrà come scopo l’indagine empirica dei risultati occupazionali della flessibilità nella sua dimensione di lavoro a tempo determinato. Utilizzando ed elaborando dati ricavati dal database dell’OCSE, e seguendo la metodologia di indagine presente in letteratura, si confronteranno gli andamenti degli indici di protezione all’impiego (indici EPL OCSE) con gli andamenti occupazionali (andamenti nei tassi di disoccupazione e nei tassi di occupazione). Come per la flessibilità salariale sarà possibile, anche nel caso del lavoro a tempo determinato, rilevare la assenza di evidenze nella direzione indicata dai sostenitori della flessibilità. In altri termini, si sottolineerà la mancanza di una correlazione statisticamente significativa tra riduzione delle protezioni all’impiego e crescita dell’occupazione. Il successivo capitolo ottavo sarà focalizzato sull’analisi delle relazioni, individuate in letteratura, tra flessibilità ed andamenti della disuguaglianza sociale. Seguendo gli studi di settore, sarà possibile mostrare come la flessibilizzazione dei mercati del lavoro rappresenti uno degli elementi capaci di spiegare l’aumento delle disuguaglianze sociali che ha caratterizzato i paesi a capitalismo avanzato negli ultimi tre decenni. Nelle conclusioni, infine, sintetizzando e sistematizzando i principali risultati raggiunti nella trattazione svolta nel corso di tutti i capitoli, si passerà a dare risposta alle domande di ricerca da cui si è partiti. Secondo quanto si cercherà di argomentare, la flessibilità determina una evidente contrapposizione di interessi tra lavoratori ed imprese. Le imprese attraverso la flessibilità hanno la possibilità di giovarsi di condizioni di utilizzo della forza lavoro decisamente in linea con le proprie esigenze ed interessi. Ne deriva che appare del tutto comprensibile il favore con cui le imprese hanno da sempre guardato alla flessibilizzazione dei mercati del lavoro. Al contrario, per il lavoro dipendente l’innovazione e discontinuità storica rappresentata dall’adattamento flessibile alle esigenze espresse dai cicli produttivi determina un sensibile peggioramento nelle condizioni economico sociali ed occupazionali. Tale peggioramento potrebbe essere considerato dal lavoro dipendente come una soluzione subottimale o uno spiacevole trade off (disoccupazione o occupazione di scarsa qualità) qualora risultassero empiricamente confermate le supposte positive ricadute occupazionali derivanti dalla crescita di competitività delle imprese resa possibile dalla flessibilità (i comuni interessi tra imprese e lavoratori a cui si sono richiamati nel tempo i diversi fautori della flessibilizzazione del mercato del lavoro). Tuttavia, come già anticipato, il principale risultato dell’analisi che si svilupperà nel corso della ricerca in merito alle relazioni empiricamente osservabili tra flessibilità, nelle sue diverse dimensioni, ed andamenti occupazionali è proprio la mancanza di una significativa e chiara relazione tra diffusione della flessibilità ed aumenti nei tassi di occupazione. Partendo da queste considerazioni, nelle conclusioni, si sosterrà la tesi secondo cui dal punto di vista del lavoro dipendente il generale fenomeno di flessibilizzazione del lavoro può essere letto come una forma storica di regressione sociale. Una regressione che, nel confronto con il “naturale” termine di paragone rappresentato dal lavoro standard, determina perdita di stabilità, tutele e benessere economico sociale senza che ciò possa essere in alcun modo razionalmente giustificato.
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48

Caloja, Micaela. "Politiche del lavoro, aiuti di Stato e incentivi alle imprese in Italia e in Spagna." Tesi di dottorato, 2017. http://www.fedoa.unina.it/11585/1/caloja_micaela_29.pdf.

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Анотація:
Lo studio delle “Politiche del lavoro, aiuti di Stato e incentivi alle imprese in Italia e in Spagna” principia da un’analisi del rapporto che intercorre tra il diritto del lavoro ed il diritto della concorrenza, in un’ottica che inevitabilmente coinvolge l’Unione Europea e che offre una prospettiva di interazione costruttiva tra i due universi, prima facie distanti tra loro. Prosegue, poi, con la disamina della nozione di aiuto di Stato, ricostruita, in assenza di una definizione legislativa attraverso l’analisi della prassi della Commissione Europea e della giurisprudenza della Corte di Giustizia, passando in rassegna tutti gli elementi costitutivi della nozione, in particolare, l’origine statale dell’aiuto e la selettività, di maggiore interesse nell’ambito di una riflessione condotta in chiave giuslavoristica. Il lavoro si sofferma, inoltre, sull’analisi della disciplina degli aiuti di Stato, ricercando il punto di equilibrio tra i limiti imposti dal diritto comunitario e la discrezionalità degli Stati, in primis in relazione agli aiuti all’occupazione. Si conclude con l’approfondimento, nella esperienza italiana e spagnola, del rapporto intercorrente tra le politiche attive del lavoro e degli aiuti di Stato, previo inquadramento dell’azione dell’Unione Europea in materia di occupazione. Si analizzano le misure nazionali, italiane e spagnole, messe a punto dal legislatore negli ultimi anni per fronteggiare la grande crisi occupazionale, tra cui le numerose misure incentivanti ed il piano Youth Garantee.
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Madonia, Emanuele. "Politiche del lavoro, capitale umano e riproduzione istituzionale delle disuguaglianze: il caso della periferia nord di Napoli." Tesi di dottorato, 2009. http://www.fedoa.unina.it/3568/1/XXI_Madonia_Tesi_finale.pdf.

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Guarna, Anastasia Rita. "Partnership pubblico-privato nell’implementazione di politiche e interventi sociali a livello locale. Un caso studio: il modello di servizi integrati a sostegno dell’assistenza familiare mediante reti territoriali nella regione Piemonte." Doctoral thesis, 2022. https://hdl.handle.net/2158/1296400.

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Анотація:
Il progetto di ricerca si propone di indagare la relazione tra enti pubblico-privato assunta come risposta innovativa e risolutiva rispetto ai nuovi rischi sociali. Lo studio muove su tre livelli: 1) le partnership pubblico-privato (PPP) come strumento di welfare sociale; 2) la co-progettazione all’interno del contesto italiano; 3) la progettazione di interventi locali a sostegno dell’assistenza familiare mediante la rete locale pubblico-privato (in particolare Centri per L’impiego, terzo settore, attori istituzionali). La ricerca è stata condotta nella regione Piemonte. Il case study, oggetto di questo studio, è stato il bando per la realizzazione di un “Intervento di sistema sul territorio regionale per la realizzazione di servizi integrati nell’area dell’assistenza familiare mediante reti territoriali” approvato con D.D. n. 1346 del 27/12/2017. English version The research project aims to investigate the relationship between public-private entities taken as an innovative and decisive response to new social risks. The study moves on three levels: 1) public-private partnerships (PPP) as a tool of social welfare; 2) co-design within the Italian context; 3) the design of local interventions in support of family care through the local public-private network (in particular employment centres, third sector, institutional actors). The research was conducted in the Piedmont region. The case study, the subject of this study, was the call for tender for the implementation of a "System intervention on the regional territory for the implementation of integrated services in the area of family care through territorial networks" approved by D.D. n. 1346 of 27/12/2017.
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