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Статті в журналах з теми "Patti lateranensi"

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NACCI, MATTEO. "I rapporti "Stato Italiano- Chiesa Cattolica" nei patti lateranensi del 1929: riflessioni storico-giuridiche." Prawo Kanoniczne 58, no. 2 (June 16, 2017): 97–113. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2015.58.2.06.

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Анотація:
Il presente lavoro, frutto di una conferenza tenuta presso l’Istituto Cattolico di Tolosa (Francia), intende prendere in considerazione le relazioni fra il Governo italiano e la Santa Sede, in prospettiva storico-giuridica, per la strutturazione dei Patti Lateranensi del 1929. In modo particolare, attraverso l’esame della cosiddetta fase della “preconcilazione” e le differenti posizioni giuridico-politiche intorno ai Patti del 1929. Lo scopo del contributo è quello di evidenziare l’imprescindibile valore di “cultura giuridica” che deve essere assegnato a questo peculiare trattato internazionale. Il presente lavoro, frutto di una conferenza tenuta presso l’Istituto Cattolico di Tolosa (Francia), intende prendere in considerazione le relazioni fra il Governo italiano e la Santa Sede, in prospettiva storico-giuridica, per la strutturazione dei Patti Lateranensi del 1929. In modo particolare, attraverso l’esame della cosiddetta fase della “preconcilazione” e le differenti posizioni giuridico-politiche intorno ai Patti del 1929. Lo scopo del contributo è quello di evidenziare l’imprescindibile valore di “cultura giuridica” che deve essere assegnato a questo peculiare trattato internazionale.
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Battente, Saverio. "Nazionalfascismo, cattolicesimo e questione romana in Alfredo Rocco Dalla Grande guerra ai Patti lateranensi." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 273 (February 2014): 549–75. http://dx.doi.org/10.3280/ic2013-273002.

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Mogavero, Domenico. "Il muro tra Vaticano e Italia per rafforzare la pace sociale e politica." FUTURIBILI, no. 3 (September 2012): 40–81. http://dx.doi.org/10.3280/fu2011-003004.

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Анотація:
Il tema viene affrontato alla luce degli avvenimenti storici che hanno caratterizzato le vicende della Chiesa in Italia dal 20 settembre 1870, occupazione di Roma da parte dell'esercito italiano, fino ai nostri giorni. L'esposizione si fonda sull'analisi di documenti ufficiali. La storia del muro tra Vaticano e Italia č proposta in tre fasi. La prima, definita di conflittualitŕ insanabile, descrive la situazione venutasi a creare con la breccia di Porta Pia, che determinň l'opposizione assoluta del Papa al nuovo assetto della cittŕ di Roma e dell'Italia. Iniziň da questo evento la cosiddetta "questione romana", incentrata sul mancato reciproco riconoscimento delle due istituzioni (la Santa Sede e il Regno d'Italia). Inoltre, il Papa rifiutň la tutela unilaterale proposta dal governo italiano formulata con la cosiddetta Legge delle Guarentigie. La seconda fase, caratterizzata da reciproco riconoscimento e collaborazione, inizia l'11 febbraio 1929, data in cui furono sottoscritti i Patti lateranensi con i quali fu sancita la riconciliazione tra l'Italia e il Papato. Dopo una trattativa lunga e complessa, si pervenne alla soluzione della questione romana, formalizzata nel "Trattato" e nella "Convenzione finanziaria", documenti che sancirono la nascita dello Stato della Cittŕ del Vaticano e ne riconobbero l'indipendenza e la sovranitŕ, garanzie per l'esercizio libero del ministero del Papa, capo della Chiesa universale. A ciň si aggiunse la sottoscrizione del "Concordato", con il quale furono regolamentate le materie di competenza mista tra Stato e Chiesa. La terza fase č quella della revisione concordataria, motivata dagli eventi seguiti al Secondo conflitto mondiale (caduta del regime fascista e instaurazione di uno stato democratico repubblicano, fondato su una nuova Costituzione) e segnata anche dagli eventi che caratterizzarono la vita ecclesiale (celebrazione del Concilio ecumenico Vaticano e promulgazione di un nuovo Codex iuris canonici). In questa fase, il 18 febbraio 1984 fu sottoscritto l'"Accordo di revisione del Concordato lateranense", con il quale la normativa pattizia fu adeguata alle mutate condizioni sociali, culturali e religiose del Paese della Chiesa.
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May, G. "Pascali, Raffaele, Patti Lateranensi e custodia costituzionale. Napoll: Jovene 1984. XVI, 472 S. = Pubblicazioni della Facoltà giuridica deii’Università di Napoli CCVII." Archiv für katholisches Kirchenrecht 154, no. 2 (August 19, 1985): 673–74. http://dx.doi.org/10.30965/2589045x-15402028.

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Colao, Floriana. "La sovranità della Chiesa cattolica e lo Stato sovrano. Un campo di tensione dalla crisi dello Stato liberale ai Patti Lateranensi, con un epilogo nell'articolo 7 primo comma della Costituzione." Italian Review of Legal History, no. 8 (December 21, 2022): 257–312. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19255.

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Анотація:
Il saggio ricostruisce la genesi della ‘Premessa’ al Trattato del Laterano del 1929, in cui le Due Alte Parti – governo italiano e Santa Sede, con le firme di Mussolini e del cardinale Gasparri – garantirono alla Chiesa «una sovranità indiscutibile pur nel campo internazionale». Da qui la «necessità di costituire, con particolari modalità, la Città del Vaticano […] con giurisdizione sovrana della Santa Sede», e l’art. 2, «l’Italia riconosce la sovranità della Santa Sede nel campo internazionale come attributo inerente alla sua natura, in conformità alla sua tradizione ed alle esigenze della sua missione». Il saggio considera che i giuristi – Vittorio Emanuele Orlando, che, da presidente del Consiglio nel maggio giugno 1919 tentò una trattativa con la Santa Sede per la risoluzione della Questione romana, e Amedeo Giannini, che tra i primi suggerì a Mussolini un «nuovo codice della legislazione ecclesiastica» – legarono la Conciliazione alla crisi dello Stato liberale ed al «regime diverso», insediatosi in Italia il 28 Ottobre 1922. Il saggio considera che già nel 1925 il guardasigilli Alfredo Rocco coglieva nelle ‘due sovranità’ una pietra d’inciampo nella costruzione dello Stato totalitario, anche se dichiarava di dover abbandonare l’«agnostico disinteresse del vecchio dottrinarismo liberale». Il saggio considera che Rocco rimase ai margini delle trattative con la Santa Sede, dal momento che metteva in guardia dal riconoscimento del «Pontefice sovrano, soggetto di diritto internazionale», e da «un altro Stato nello Stato», principio su cui convergevano giuristi quali Ruffini, Scaduto, Schiappoli, Orlando. Le trattative segrete furono affidate a Domenico Barone – consigliere di Stato, fiduciario del Duce – e Francesco Pacelli, avvocato concistoriale e fiduciario del cardinal Gasparri; la sovranità della Chiesa ed un suo ‘Stato’ appariva come la posta in gioco. Il saggio considera che la nascita dello Stato della Città del Vaticano complicava l’‘immagine’ del Regno d’Italia persona giuridica unitaria, ‘costruita’ dalla giuspubblicistica nazionale, difesa anche da Giovanni Gentile sul «Corriere della Sera». Mostra che il fascismo intese riconoscere il cattolicesimo «religione dominante dello Stato» per rafforzare la legge 13 Maggio 1871 n. 214, «sulle guarentigie pontificie e le relazioni fra Stato e Chiesa», che aveva previsto un favor religionis per la Chiesa cattolica. La Conciliazione risalta come l’approdo di un lungo processo storico, che offriva forma giuridica al ruolo che il cattolicesimo aveva e avrebbe rivestito per l’identità italiana; non a caso nel Marzo 1929 Agostino Gemelli celebrava una «nuova Italia riconciliata con la Chiesa e con sè stessa, con la propria storia e la propria bimillenaria civiltà». Il saggio mostra che la sovranità della Chiesa e lo Stato della Città del Vaticano furono molto discusse nel dibattito parlamentare sulla ratifica dei Patti firmati l’11 Febbraio 1929, con i toni duri di Mussolini, che definì la Chiesa «non sovrana e nemmeno libera». Rocco affermò che il «regime fascista» riconosceva «de iure» una sovranità «immutabile de facto»; rispondeva agli «improvvisati e non sinceri zelatori dello Stato sovrano, ma anticlericale», che «lo Stato è fascista, non abbandona parte alcuna della sua sovranità». Jemolo e Del Giudice – estimatori delle « nuove basi del diritto ecclesiastico – colsero il senso di questa «pace armata» tra governo e Santa Sede. Il saggio esamina l’ampio dibattito sulla «natura giuridica» della sovranità della Chiesa e sulla «statualità» dello Stato della Città del Vaticano, tra diritto pubblico, ecclesiastico, internazionale, teoria generale dello Stato. Coglie uno snodo nel pensiero di Santi Romano, indicato da Giuseppe Dossetti alla Costituente come assertore del «principio della pluralità degli ordinamenti giuridici». Il saggio esamina poi il confronto sullo Stato italiano come Stato confessionale, teoria sostenuta da Santi Romano, negata da Francesco Scaduto. Taluni – Calisse, Solmi, Checchini, Schiappoli – guardavano ai Patti Lateranensi come terreno del rafforzamento della sovranità dello Stato; Meacci scriveva di «Stato superconfessionale, cioè al di sopra di tutte le confessioni»; Piola e Del Giudice tematizzavano uno «Stato confessionista». Jemolo – che nel 1927 definiva la «sovranità della Chiesa questione forse insolubile» – affermava che, dopo gli Accordi, «il nostro Stato non sarà classificabile tra i Paesi separatisti, ma tra quelli confessionali». Il saggio esamina poi il dibattito sulla sovranità internazionale della Chiesa – discussa, tra gli altri, da Anzillotti, Diena, Morelli – a proposito della distinzione o unità tra la Santa Sede e lo Stato Città del Vaticano – prosecuzione dello Stato pontificio o «Stato nuovo» – e della titolarità della sovranità. Il saggio si sofferma poi sul dilemma di Ruffini, «ma cos’è precisamente questo Stato», analizzando uno degli ultimi scritti del maestro torinese, il pensiero di Orlando, Jemolo, Giannini, una monografia di Donato Donati e una di Mario Bracci, due dense «Lectures» di Mario Falco sul Vatican city, tenute ad Oxford, Ordinamento giuridico dello Stato della Città del Vaticano di Federico Cammeo, in cui assumeva particolare rilievo la «sovranità, esercitata dal Sommo Pontefice», per l’«importanza speciale» nei «rapporti con l’Italia». Quanto agli ecclesiasticisti, il saggio esamina le prospettive poi sviluppate nell’Assemblea Costituente, uno scritto del giovane Giuseppe Dossetti – docente alla Cattolica – sulla Chiesa come ordinamento giuridico primario, connotato da sovranità ed autonomia assoluta non solo in spiritualibus; le pagine di Jannaccone e D’Avack sulla «convergenza tra potestas ecclesiastica e sovranità dello Stato come coesistenza necessaria della Chiesa e dello Stato e delle relative potestà»; un ‘opuscolo’ di Jemolo «per la pace religiosa in Italia», che nel 1944 poneva la libertà come architrave di nuove relazioni tra Stato e Chiesa. Il saggio conclude il percorso della «parola sovranità» – così Aldo Moro all’Assemblea Costituente – nell’esame del sofferto approdo all’articolo 7 primo comma della Costituzione, con la questione definita da Orlando «zona infiammabile». Sull’‘antico’ statualismo liberale e sul ‘monismo giuridico’ si imponeva il romaniano pluralismo; Dossetti ricordava la «dottrina dell’ultimo trentennio contro la tesi esclusivista della statualità del diritto». Rispondeva alle obiezioni dei Cevolotto, Calamandrei, Croce, Orlando, Nenni, Basso in nome di un «dato storico», «la Chiesa cattolica […] ordinamento originario […] senza alcuna compressione della sovranità dello Stato». Quanto al discusso voto comunista a favore dell’art. 7 in nome della «pace religiosa», Togliatti ricordava anche le Dispense del 1912 di Ruffini – imparate negli anni universitari a Torino – a suo dire ispiratrici della «formulazione Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani». Tra continuità giuridiche e discontinuità politiche, il campo di tensione tra ‘le due sovranità’ si è rivelato uno degli elementi costitutivi dell’identità italiana, nel segnare la storia nazionale dei rapporti tra Stato e Chiesa dall’Italia liberale a quella fascista a quella repubblicana, in un prisma di temi-problemi, che ancora oggi ci interroga.
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Zambarbieri, Annibale. "ALL’INDOMANI DEI PATTI LATERANENSI (1929) – LE REAZIONI DEI CATTOLICI ITALIANI." Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Rendiconti di Lettere, July 20, 2020. http://dx.doi.org/10.4081/let.2019.686.

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Анотація:
After an overview of the Italian Catholics expectations towards the solution of the Questione Romana, this study carries out a review of the reactions to the signing of the Patti Lateranensi from the clergy and laity. We will see the endorsements of many, who saw in the event the end of years of contrasts between Church and State, both the achievement of an agreement with the fascist regime. At the same time, not the reservations and disappointments were lacking, even though they were minority of exponents of the dissolved Partito Popolare, which saw in those arrangements an undue support to the political establishment; others predicted changes in the programs of the Catholic organizations, directing them to form culturally and spiritually especially the élite members of the laity. After Mussolini’s speeches in the Camera dei deputati and in the Senato, on the procedures for the ratification of the Patti, the claim of the State’s superiority over the Church were viewed with concern. The tensions were loosened, inaugurating a consensus cooperation, but not free of momentary friction. However, the regime’s attempt to configure its own religion had to fade away in the face of the persistence of convictions and long-established cultic practices.
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Дисертації з теми "Patti lateranensi"

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Alviti, Claudio <1979&gt. "Le relazioni tra Stato e Chiesa dall'unità d'Italia ai Patti Lateranensi." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9854.

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Анотація:
La conquista dei territori dello Stato della Chiesa da parte del governo piemontese inasprì le tensioni con la Santa Sede. Il pontefice si dimostrò irremovibile nel respingere il nuovo stato di fatto e fu altrettanto inconciliabile sull’ipotesi di consegnare Roma allo Stato italiano, rinunciando così al potere temporale. Il timore di internazionalizzare una questione che il governo piemontese desiderava risolvere senza valersi del diritto internazionale, suggerì all’Italia un atteggiamento circospetto. Tuttavia, constatata l’ostinata intransigenza di Pio IX, contrario a qualsiasi accordo che prevedesse l’implicito riconoscimento del nuovo stato delle cose, l’Italia accelerò i tempi per risolvere il problema romano. Il governo italiano, esperito un ultimo infruttuoso tentativo diplomatico, ruppe gli indugi e conquistò Roma con la forza delle armi. Pio IX rifiutò sdegnato qualsiasi compromesso respingendo anche l’apparentemente favorevole legge delle guarentigie, rinchiudendosi nei palazzi apostolici e dichiarandosi prigioniero dell’Italia. Il contrasto, ben lungi dal limitarsi ai confini nazionali, ebbe non poche conseguenze a livello internazionale. Da parte dello Stato, il periodo legislativo favorevole alla Chiesa terminò molto presto. La legislazione ecclesiastica, al contrario, ricalcò quella degli Stati italiani preunitari, in virtù di una plurisecolare tradizione giurisdizionalista. Da parte della Chiesa, la strategia vaticana fu largamente incentrata sull’astensionismo. Nata in base a valutazioni di convenienza e opportunità politica, la strategia del non expedit non fu uniforme del corso dei decenni, trasformandosi e adattandosi di volta in volta a seconda delle circostanze. Questa condotta, però, provocò confusione nel mondo cattolico. Priva di una chiara e ben delineata linea politica, la strategia vaticana si risolse in un sostanziale fallimento. Al contempo, qualsiasi tentativo di partecipare alla vita diplomatica internazionale venne puntualmente contrastato dall’Italia, timorosa che un’opportunità del genere avrebbe offerto al Vaticano la possibilità di internazionalizzare la vicenda romana. Di conseguenza, i rapporti tra Stato e Chiesa non registrano alcun reale progresso fino allo scoppio della prima guerra mondiale. Nel pieno del conflitto bellico il nuovo pontefice si dimostrò propenso ad un importante cambio di strategia. Dopo aver tentato senza successo di rilanciare l’azione della Santa Sede proponendosi come mediatore tra i paesi in guerra, Benedetto XV autorizzò le gerarchie ecclesiastiche ad avviare contatti diretti con il governo italiano. Terminato il conflitto, una bozza di accordo presentata dal Vaticano e accettata dal governo italiano venne respinta dal re. Successivamente, i turbolenti anni che investirono la politica e la società italiana portarono ad uno stallo delle trattative. In ogni caso, la nuova linea tracciata dalla Santa Sede era ormai avviata. Accantonata la strategia dell’astensionismo, il nuovo corso portò alla creazione di un partito cattolico che alle tornate elettorali del 1919 raccolse un grande successo. Nel frattempo, l’ascesa del fascismo portò a profondi mutamenti nei rapporti tra Stato e Chiesa. Spinto da precisi calcoli politici, Mussolini si dimostrò disponibile ad accogliere molte delle richieste della Chiesa, se ciò avesse permesso di arrivare ad uno storico accordo che avrebbe chiuso il pluridecennale dissidio. Dopo diversi anni di negoziazioni, non prive di momenti di grande tensione, l’accordo venne raggiunto con la firma dei Patti del Laterano. Lungi dal rappresentare un definitivo punto di arrivo nel secolare rapporto tra Stato e Chiesa, gli Accordi Lateranensi ebbero l’innegabile pregio di regolarizzare la posizione della Chiesa in Italia e di portare un indubbio beneficio nella coscienza di milioni di cattolici, liberi di poter finalmente manifestare l’amor di patria senza dover rinnegare la propria fede.
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Berto, Alessandra. "La revisione del Concordato tra Italia e Santa Sede. Un lungo cammino (1969-1984)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3421701.

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Анотація:
The thesis deals with the theme of the revision of the treaty (the so-called “Concordato”), signed by Italy and the Holy See on Febr. 11 1929 (within the “Patti Lateranensi”), and revised on Febr. 18 1984 (“Accordi di Villa Madama”). After a general introduction regarding the text of the 7th article of the Italian Constitution, which concerns the main issue of the thesis, the study takes into account the historical period 1969 (report of the italian governative commission for the revision of the “Concordato”)-1984 (new treaty signed by the italian first minister at the time, Bettino Craxi, and card. Agostino Casaroli). This historical and political matter allows us to analyze several themes related to the revision of the “Concordato” (above all divorce as well as reformation of the family rights, abortion, referendum). Next to these we are going to examine the political and diplomatical way in which the two governative commissions (the italian and the vatican) came into redacting the 7 proofs of the “Concordato” preceding the “Accordi di Villa Madama” (1976-1983). This research is based on the following sources: archive documents (Gonella, Casaroli and Bartoletti collections) memories (expecially the personal diary of the ambassador Gianfranco Pompei, ed. 1994) and historical-political studies.
Lo studio affronta il tema della revisione del Concordato stipulato tra Italia e Santa Sede l’11 febbraio 1929 nel contesto dei Patti lateranensi e giunto a compimento con la firma degli Accordi di Villa Madama il 18 febbraio 1984. Dopo una iniziale premessa sulla genesi ed i riscontri dell’art. 7 della Costituzione italiana in merito al tema affrontato, la tesi si sviluppa intorno all’arco cronologico compreso tra il 1969, anno nel quale fu redatta la Relazione della Commissione ministeriale di studio per la revisione del Concordato, e il 1984, con le firme poste in calce al nuovo accordo del Presidente del Consiglio Bettino Craxi e del Segretario di Stato card. Agostino Casaroli. La vicenda affrontata nei suoi risvolti storico-politici, offre ampio spazio alla trattazione dei temi sviluppatisi collateralmente alla revisione del Concordato, quali: il divorzio (legge n. 898/70), a cui è offerto il maggiore spazio, la riforma del diritto di famiglia (legge n. 151/75), l’aborto (legge n. 194/78) e l’istituto del referendum, nato e maturato attorno a questi eventi. Accanto ai temi sopra descritti viene esaminato l’iter politico e diplomatico attraverso il quale furono redatte le sette bozze di Concordato precedenti agli Accordi di Villa Madama (1976-1983). Le fonti sulle quali è stata condotta la ricerca sono: i documenti d’archivio provenienti principalmente dai fondi Gonella, Casaroli e Bartoletti, la memorialistica (un particolare rilievo è stato dato al diario dell’ambasciatore Gianfranco Pompei edito nel 1994) e la pubblicistica, prevalentemente di ambito storico e di diritto ecclesiastico.
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Книги з теми "Patti lateranensi"

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Quei patti benedetti: Cosa resta oggi dei Patti Lateranensi tra Mussolini e Pio XI. Milano: Mondadori, 2019.

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Chiesa padrona: Un falso giuridico dai Patti lateranensi a oggi. Milano: Garzanti, 2009.

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Pantanella, Cristina. I Musei vaticani nell'80o anniversario della firma dei Patti lateranensi, 1929-2009. Città del Vaticano: Edizioni Musei vaticani, 2009.

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Ricciotti, Romano. La ferita sanata: I Patti lateranensi e l'accordo di Villa Madama fra storia, politica e diritto. Rimini: Il cerchio, 2004.

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La Chiesa cattolica e lo Stato italiano: Dalla formazione del potere temporale alla revisione dei Patti lateranensi. Chieti: Solfanelli, 2020.

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Falzone, Maria Teresa. Provocazioni e risposte alla "scuola senza Dio": L'organizzazione della catechesi a Palermo dall'unità d'Italia ai Patti lateranensi. San Cataldo: Centro studi Cammarata, 2011.

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