Дисертації з теми ""Novecento italiano""
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Malatesta, C. "EARLY MUSIC NEL NOVECENTO ITALIANO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/543226.
Повний текст джерелаPIETA', L. DELLA. "METAPOESIA E POESIA AUTOREFERENZIALE NEL NOVECENTO ITALIANO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/171530.
Повний текст джерелаMORI, Roberta. "La rappresentazione dell'«Altrove» nel romanzo italiano del Novecento." Doctoral thesis, Università degli Studi di Verona, 2007. http://hdl.handle.net/11562/338078.
Повний текст джерелаNon disponibile
Bencich, Marco. "Protagonisti e correnti del sionismo italiano fra Otto e Novecento." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10010.
Повний текст джерелаQuesto lavoro ha avuto come oggetto di studio l'attività del movimento sionista nella penisola italiana tra Otto e Novecento, e più nello specifico sono stati analizzati il processo di diffusione della sua ideologia e i suoi maggiori esponenti a livello nazionale. Nel contempo è stato esaminato il particolare ruolo propagandistico della stampa ebraica attraverso un continuo confronto delle differenti opinioni e posizioni delle singole riviste sioniste e filo-sioniste italiane riguardo ad alcune delle principali questioni messe in campo dal movimento ebraico di rinascita nazionale. I periodici sono stati altresì utilizzati per esaminare quelle che furono le reazioni dei sionisti italiani di fronte ai maggiori eventi che toccarono direttamente o indirettamente la comunità ebraica (italiana e internazionale) tra Otto e Novecento. Un lavoro dunque sulle idee e gli atteggiamenti, sulle polemiche e le contraddizioni, che contraddistinsero il sionismo italiano tra la fine dell'Ottocento e il primo ventennio del Novecento. Il periodo esaminato è senz'altro fra i più interessanti, ma difficili e convulsi, della storia ebraica italiana. All'inizio del Novecento l'ebraismo italiano era immerso nel clima liberale dell'epoca post-emancipazionista: in gran parte della popolazione ebraica l'uscita dai ghetti fu intesa e vissuta come libertà da se stessi, ovvero dal mondo ebraico. La conseguenza più evidente di questa nuova condizione dell'ebraismo italiano fu la disgregazione del concetto unitario e globale della vita ebraica e la sua riduzione ad un mero fenomeno religioso, ovvero di coscienza personale. Il movimento sionista ebbe il merito di mettere a nudo le contraddizioni che erano emerse all'interno delle Comunità italiane in seguito ai processi di emancipazione e integrazione. Nella ricerca si sono impiegate e confrontate tre differenti tipologie di fonti: pubblicazioni a stampa (articoli e opuscoli), lettere private e documenti ufficiali della Federazione Sionistica Italiana e dei vari Circoli locali (corrispondenza del Presidente della Federazione, verbali, volantini di propaganda). Il lavoro si articola in otto capitoli, di cui i primi quattro sono organizzati in prevalenza su base tematica mentre gli ultimi seguono lo sviluppo prettamente cronologico del sionismo italiano. Il primo capitolo ha carattere introduttivo: vi presento una problematizzazione storiografica sulla questione dell'identità ebraica dopo l'emancipazione. Il secondo capitolo contiene uno studio sui periodici sionisti e filo-sionisti in lingua italiana, la fonte principale di questo lavoro, e i loro principi ispiratori, che per molti versi furono dissimili gli uni dagli altri; nel terzo cerco invece di estrinsecare le varie declinazioni che il concetto di «sionismo» assunse nelle riflessioni dei sionisti italiani. I capitoli dal quarto all'ottavo analizzano lo sviluppo del sionismo italiano fino alla prima Guerra Mondiale, con particolare attenzione ai suoi rapporti con il movimento internazionale (capitolo IV) e le conseguenze che su di esso ebbero i conflitti bellici dello Stato italiano (capitolo VIII); uno dei punti nodali del presente lavoro è rappresentato dall'ascesa e crisi dell'attivismo sionista in Italia (capitoli V e VI).
XXV Ciclo
1981
Pinto, Vincenzo. "La terre retrouvée ? : ebreo e nazione nel romanzo italiano del Novecento." Phd thesis, Université de Grenoble, 2012. http://tel.archives-ouvertes.fr/tel-00923190.
Повний текст джерелаGIRARDI, RENATO. "Il pacifismo democratico italiano tra Ottocento e Novecento. Un profilo storico-politico." Doctoral thesis, Università del Piemonte Orientale, 2014. http://hdl.handle.net/11579/46184.
Повний текст джерелаGiammei, Alessandro. "La fortuna di Ariosto nella cultura letteraria e visuale del primo Novecento italiano." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2015. http://hdl.handle.net/11384/86099.
Повний текст джерелаZarlenga, Achille. "Il pragmatismo italiano nel suo tempo: un'analisi storico-critica." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2021. http://hdl.handle.net/11695/105839.
Повний текст джерелаThe purpose of the present research is to focus on a specific season of nineteen century’s Italian philosophy, the pragmatism, that flourished - and wilted- in the nineteen century’s first decade. Destined to oblivion in the Italian philosophy’s chronicles up until the second half of this century, pragmatism and his major scholars, Giovanni Papini, Giuseppe Prezzolini, Mario Calderoni and Giovanni Vailati paid a heavy price for their cultural choice. Nevertheless, despite the critics, the four created a strong connection with some of the most important national and international philosophers of their time and received a lot of inputs from Europe and America. In that period, indeed, the crowds started to come together as an unique subject and began to claim a series of privileges such as the access to culture, which survived in the crystalized forms of academies and universities. The exiled or purged scholars started to reorganize and, to encourage the spreading of ideas, began to publish independent magazines, which were meant to vanquish the separation between community and intellectuals; pragmatists were among the first, and founded a periodical called «Leonardo» (1903-1907) in Florence that had leading role in the Italian’s cultural debate. For a global comprehension, however, we chose a peculiar methodological approach, hence in the research there are not only the «Leonardo»’s articles but also other colloquial constellations like letters, notes and pieces that appeared in other journals and did not chronologically belong to “leonardiani” years. This strategy was very fruitful because it allowed not only to show the organicity of their reflection, but to underline one of their purpose as well, that is to de-provincialize the Italian culture. During their activities, the Italian pragmatists had a lot of relations and cultural exchanges and, despite the criticisms and various attempts of removal, they were a sort of unicum for that period and delivered a different image of the country, now open to the novelties outside Italy.
Messina, Cecilia <1993>. ""Tradizione romanistica" e principi generali del diritto: Il dibattito italiano tra Otto e Novecento." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10186/1/Tesi.dottorato.di.ricerca.2022..pdf.
Повний текст джерелаThe research deals with some aspects of the reuse of Roman sources, and of their modern tradition, within the national legal system after the civil codification. The attention is directed mainly to art. 3, Preliminary provisions of the Code of 1865 with its reference to the ‘general principles of law’ in order to the analogia iuris. Based on this research approach, the study focuses on the analysis of some specific voices of Italian legal science from both nineteenth and twentieth centuries. The second part of the study is devoted to an examination of judicial practice and, more specifically, of the Supreme Courts. At this stage we pursue a twofold objective: on the one hand, to ascertain whether, and if so to what extent, Roman law could still play a role in the (modern) jurisprudence of legitimacy; on the other hand, to assess the concrete possibility, envisaged by a part of legal science, of appealing to the Supreme Court to challenge a judgment allegedly contrary to the general principles of law laid down in Art. 3 par. 2 of the Prelaws. The analysis thus starts from the content of the individual decisions of the Supreme Court, then moves on to the exegesis of the fragments referred to each time; finally, we will conclude with a summary operation aimed at assessing, for each case, the (legal) consistency of the analogical reasoning.
NICOLI, MARINA. "Non arte ma scarpe: il cinema italiano tra economia e cultura nel primo Novecento." Doctoral thesis, Università Bocconi, 2009. https://hdl.handle.net/11565/4053890.
Повний текст джерелаSTRAZZI, FRANCESCA. "Il veicolo a due ruote nell'immaginario letterario italiano del XX secolo." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/295.
Повний текст джерелаSpeaking about the influence of modern means of transport (in particular about the motorcycle) in literature, fixes a new way of studying culture, because today we have to cope with more and more powerful and technologically advanced vehicles. Intellectuals acknowledge motorcycles an important role to describing society. Thanks to the motorcycle man exploits a new strength that enables him to overcome his limits. He feels a sort of divinity embodying the same peculiarities as his vehicle. In the past the horse was the most widespread means of transport while today, in an age of airplanes, ships and trains, it has been replaced by the motorcycle, both for the rider's posture and for his contact with the environment and its expressions: rain, sun and wind as well as the perfumes of the Earth. Just like the horse's motion was in the past a way to express narrative processes, the motorcycle has inherited this task today, therefore conditioning the contemporary way of living and thinking.
STRAZZI, FRANCESCA. "Il veicolo a due ruote nell'immaginario letterario italiano del XX secolo." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/295.
Повний текст джерелаSpeaking about the influence of modern means of transport (in particular about the motorcycle) in literature, fixes a new way of studying culture, because today we have to cope with more and more powerful and technologically advanced vehicles. Intellectuals acknowledge motorcycles an important role to describing society. Thanks to the motorcycle man exploits a new strength that enables him to overcome his limits. He feels a sort of divinity embodying the same peculiarities as his vehicle. In the past the horse was the most widespread means of transport while today, in an age of airplanes, ships and trains, it has been replaced by the motorcycle, both for the rider's posture and for his contact with the environment and its expressions: rain, sun and wind as well as the perfumes of the Earth. Just like the horse's motion was in the past a way to express narrative processes, the motorcycle has inherited this task today, therefore conditioning the contemporary way of living and thinking.
Gatti, Elena <1986>. "Effetti economici dei disastri naturali. Riflessioni sulla storia delle principali catastrofi naturali del Novecento Italiano." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1553.
Повний текст джерелаMogorovich, Eliana. "Dalla realtà alla coscienza: il percorso della ritrattistica tra fine Ottocento e inizio Novecento." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4516.
Повний текст джерелаIl recente e diffuso interesse suscitato dalla ritrattistica nell’ambito di esposizioni di carattere nazionale ha sollecitato una riflessione sull’accoglienza ad essa riservata in un periodo cruciale della sua evoluzione, quello situato a cavallo fra la fine del XIX e i primi decenni del XX secolo. Si tratta di un momento che – data l’ascesa di una classe bisognosa di conferme dello status appena acquisito come la borghesia – ha visto il proliferare di immagini destinate all’autocelebrazione e che proprio per rispondere a tale necessità imponevano l’adozione di uno stile strettamente realistico. Tuttavia il medesimo torno d’anni coincide anche con la nascita della psicoanalisi freudiana (al 1895 risale la pubblicazione degli Studi sull’isteria, al 1899 L’interpretazione dei sogni mentre risale al 1901 la prima edizione della Psicopatologia della vita quotidiana), una rivoluzione che finì col riguardare anche le discipline artistiche e che, potenzialmente, poteva condurre a uno stravolgimento dell’approccio fotografico fino allora imposto dai committenti per le loro effigi. Il presente progetto si propone dunque l’obiettivo di individuare eventuali punti di contatto fra due filoni di ricerca finora affrontati come binari paralleli, il primo coincidente con le richieste maturate dalla situazione sociale dell’epoca e, il secondo riguardante le possibili ripercussioni connesse all’apertura di un nuovo orizzonte culturale. La ritrattistica ha conosciuto nel periodo preso in esame il passaggio da forme ufficiali e borghesi, centrate solo sulla verosimiglianza fisica e su blandi accenni al carattere dell’effigiato, a una concezione rivolta principalmente allo scavo psicologico del personaggio. Tale premessa, che può essere confermata dall’esame del catalogo di singoli autori, non trova però alcun riscontro nella stampa esaminata; gli articoli monografici e le recensioni di mostre rintracciate in “Emporium”, “L’illustrazione Italiana”, “The Studio” e “Die Künst für Alle” hanno infatti portato alla luce un panorama completamente diverso evidenziando continue e mai sanate discrepanze fra l’effettiva produzione degli artisti e quanto veniva poi riportato dalla stampa tanto in termini iconografici che di semplice citazione o descrizione. Nonostante le continue lagnanze sull’arretratezza dell’arte italiana e la proclamata intenzione di aggiornare il gusto artistico del pubblico, i quattro periodici esaminati continuano infatti a propagandare e diffondere quello che si può definire un “tono medio” della pittura, che esclude da recensioni e interventi di vario tipo tanto movimenti come l’impressionismo, il cubismo e il futurismo quanto gli autori europei più aggiornati cui talvolta si accenna solo una volta tramontata l’ondata rivoluzionaria della loro arte e sempre limitatamente alle opere meno eversive. Dal punto di vista della ritrattistica si assiste dunque a una sorta di silenzioso passaggio dal solido realismo ottocentesco alle forme pacate e immobili di Novecento, tendenza cui sembrano uniformarsi tutti i pittori italiani del nuovo secolo. La ripresa di interesse verso la rappresentazione della figura umana che contraddistingue il gruppo milanese non ha comportato, purtroppo, un effettivo aumento di ritratti riproponendo anzi le problematiche già osservate per i decenni precedenti poiché alla labilità del confine fra ritratto e pittura di genere viene a sostituirsi quella fra ritratto e semplice rappresentazione di figure per le quali non è sempre possibile stabilire il riferimento a fisionomie e caratteri individuali. Quanto fin qui osservato ha avuto come conseguenza la revisione nell’impostazione del presente lavoro in cui il mancato sviluppo di alcune parti è compensato dall’ampliamento dell’orizzonte geografico di riferimento dal momento che tanto nelle appendici poste a margine della tesi quanto nella sua prima parte sono stati inseriti autori dell’intera Penisola e stranieri allo scopo di ricostruire il panorama storico-artistico e critico del periodo considerato. Dal punto di vista operativo, dunque, i capitoli seguono una scansione temporale su base quinquennale: all’interno di ognuno è stato analizzato ogni singolo anno partendo dall’iniziale confronto fra i periodici italiani e ampliando poi la visuale su quanto pubblicato dalle riviste straniere, fonte utilizzata soprattutto dal punto di vista dell’apparato iconografico presente. La sporadica presenza di monografie dedicate ad artisti che hanno svolto principalmente l’attività di ritrattisti (presenti per lo più su “Emporium”) ha fatto sì che l’attenzione si concentrasse sulla posizione assunta dai vari critici rispetto alle mostre recensite, messe fra l’altro a confronto con i cataloghi delle esposizioni stesse nel caso delle biennali veneziane e di eventi come la mostra del ritratto di Firenze del 1911, quella dell’Autoritratto organizzata dalla Famiglia Artistica di Milano nel 1916 e quella del Ritratto femminile contemporaneo ospitata nella villa Reale di Monza nel 1924. La marginalità di cui ha costantemente sofferto il filone pittorico cui ci si è dedicati si riverbera, naturalmente, su una presenza sporadica e poco significativa degli artisti veneto-giuliani ai quali, comunque, è interamente dedicato il catalogo in cui è organizzata la seconda parte della tesi. Basato sulle ricorrenze dei pittori nelle riviste esaminate, il catalogo segue la scansione in sezioni distribuite a seconda della tipologia di ritratto cui appartengono, cominciando da quelli di singoli personaggi (a loro volta distinti fra ritratti muliebri, virili e effigi di critici d’arte), ritratti di gruppo, ritratti di artisti e autoritratti, sezione quest’ultima che vede l’inclusione delle opere facenti parte della collezione di autoritratti della Galleria degli Uffizi, assunta come evidente certificato di importanza dell’autore cui l’opera è stata richiesta o da cui è stata donata. Ogni sezione è aperta da una breve introduzione che prevede, per la parte degli autoritratti, il riferimento ai più recenti studi inerenti la relazione fra arte e psicanalisi, anche in virtù del fatto che la destinazione eminentemente privata di questi lavori consentiva all’autore una maggiore libertà stilistica e un più sincero dialogo con il proprio modello. Il lavoro di tesi è completato dal catalogo delle opere ritenute più significative per ciascuna sezione e dalle appendici critiche tratte da “Emporium” e “L’Illustrazione Italiana”.
XXIII Ciclo
1978
Selmi, Maher. "Traduzioni in lingua araba di testi della letteratura italiana del Novecento. Problemi linguistici e culturali." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3421602.
Повний текст джерелаLa ricerca di cui la tesi presentata raccoglie una prima serie di risultati individua un tema di cui è agevole cogliere la rilevanza, oltre che per una storia della fortuna all'estero della nostra letteratura dell'ultimo secolo, per un ambito di interessi individuato dalla crescente importanza delle relazioni culturali tra l'Italia e il mondo arabo, caratterizzate negli ultimi decenni anche dal fenomeno della migrazione che ha accelerato e arricchito di stimoli e di urgenze le ragioni di un confronto complessivo di orizzonti di civiltà. Se la mediazione in lingua italiana del patrimonio letterario arabo ha una sua consolidata storia accademica, la conoscenza dell'attenzione del mondo arabo per la cultura italiana che si manifesta attraverso la traduzione di opere della nostra letteratura è assai più frammentata, così come d'altra parte ancora episodica è la vicenda che essa dovrebbe testimoniare. I tentativi di puntualizzare il quadro delle traduzioni in arabo di testi letterari italiani che è possibile ricordare non sono numerosi. Tra gli esempi censiti dalla tesi del dott. Selmi ci si limita a rammentare i convegni del 1980 e del 1993 dedicati rispettivamente a La presenza culturale italiana nei paesi arabi: storia e prospettive (Napoli 28-30 maggio 1980) e Tradurre e interpretare nel dialogo italo-maghrebino (Cartagine 18 febbraio 1993) o più recentemente all'intervento di Ahmed Somai, professore di lingua e letteratura italiana presso l'Università Manouba di Tunisi, nel convegno internazionale La cultura italiana nel mondo (Pescara 2001). Anche in questi casi si prende atto di una attenzione prevalente, come in parte comprensibile, ai classici, che hanno una consolidata preminenza nelle tradizionali rappresentazioni storiche della vicenda della letteratura italiana. Il capitolo novecentesco si ritaglia uno spazio alquanto limitato.
FRIGERIO, CARLOTTA. "L'INSEGNAMENTO ACCADEMICO DELLA PEDAGOGIA IN ITALIA DALLE ORIGINI AGLI ANNI SESSANTA DEL NOVECENTO: IDENTIKIT DEL PROFESSORE ITALIANO DI PEDAGOGIA NELLE UNIVERSITA' MAGGIORI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/97171.
Повний текст джерелаThe research project that led to the writing of my doctoral thesis had as its main objective that of retracing and analyzing the history of the academic teaching of Pedagogy in the major Italian universities, starting from the pre-unification period until the sixties of the last century, reconstructing with accuracy the mapping of the major university chairs of Pedagogy, to highlight their evolution and their development over time. The first chapter of this work is divided into three parts: in the first one the research investigates how the history of academic Pedagogy has been approached in other European countries, where, with the exception of Austria with the monumental work of W. Brezinka, where the situation is similar to the Italian one; in the second part the three Italian pre-unification states that already proposed the teaching of Pedagogy in their universities are presented: that is, the Savoy Kingdom in Turin, the Habsburg Empire in Pavia and Padua and the Grand Duchy of Tuscany in Pisa; finally the last part proposes a quick legislative framework about the teaching of Pedagogy in the various faculties and in the different courses of study. The second chapter represents the most substantial part of the entire text since it examines the development and articulation of the discipline in the twelve universities under analysis, also briefly framing the profiles of all the teachers in charge of teaching; it also presents an initial analysis of the data in each university. With the beginning of the third chapter, the work focuses on the quantitative and qualitative analysis of the data collected. It shows the summary graphs accompanied by a critical commentary on the aspects investigated that were considered most important, that is, the geographic origin of the teachers, the age at which they entered the professorship, the training of each professor, the type of assignment, the lesson plans and the pedagogical and philosophical currents embraced by each teacher; finally, the chapter concludes with the presentation of a sketch of the typical professor of Pedagogy in correspondence with four main historical periods: Unification to 1880; 1880 to the end of the century; 1900 to the end of World War II; and the post-war period to 1960. Lastly, the fourth chapter, although shorter in length than the previous ones, consists of a presentation of the creation of a web application related to the research. In this application it is possible to consult all the data collected, that is, both the list subdivided by year and by faculty of the professors of Pedagogy in the Faculty of Arts, and the biographical files of each one, so that they can be accessed remotely by anyone who needs them. This thesis is then accompanied by an Appendix that reports the filing of the numerous data collected. In conclusion, this long-term analysis has made possible a historical and geographical mapping of the permanences and fractures that have characterized the teaching of academic Pedagogy in Italy. Pedagogy was for a long time complementary to Philosophy, included in the Faculty of Arts; only in 1934 the Teacher Training Faculty was born, but the discipline still showed some difficulty in splitting from the philosophical disciplines. Moreover, in the beginning, History and Didactics of Pedagogy were united and the teacher of Pedagogy mastered everything; we had to wait until the Seventies, with the explosion of the number of chairs, to see the separation of knowledge. In conclusion, this work wants to be a first step in the attempt to fill a gap in the history of Italian academic Pedagogy through a global comparative analysis.
FRIGERIO, CARLOTTA. "L'INSEGNAMENTO ACCADEMICO DELLA PEDAGOGIA IN ITALIA DALLE ORIGINI AGLI ANNI SESSANTA DEL NOVECENTO: IDENTIKIT DEL PROFESSORE ITALIANO DI PEDAGOGIA NELLE UNIVERSITA' MAGGIORI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/97171.
Повний текст джерелаThe research project that led to the writing of my doctoral thesis had as its main objective that of retracing and analyzing the history of the academic teaching of Pedagogy in the major Italian universities, starting from the pre-unification period until the sixties of the last century, reconstructing with accuracy the mapping of the major university chairs of Pedagogy, to highlight their evolution and their development over time. The first chapter of this work is divided into three parts: in the first one the research investigates how the history of academic Pedagogy has been approached in other European countries, where, with the exception of Austria with the monumental work of W. Brezinka, where the situation is similar to the Italian one; in the second part the three Italian pre-unification states that already proposed the teaching of Pedagogy in their universities are presented: that is, the Savoy Kingdom in Turin, the Habsburg Empire in Pavia and Padua and the Grand Duchy of Tuscany in Pisa; finally the last part proposes a quick legislative framework about the teaching of Pedagogy in the various faculties and in the different courses of study. The second chapter represents the most substantial part of the entire text since it examines the development and articulation of the discipline in the twelve universities under analysis, also briefly framing the profiles of all the teachers in charge of teaching; it also presents an initial analysis of the data in each university. With the beginning of the third chapter, the work focuses on the quantitative and qualitative analysis of the data collected. It shows the summary graphs accompanied by a critical commentary on the aspects investigated that were considered most important, that is, the geographic origin of the teachers, the age at which they entered the professorship, the training of each professor, the type of assignment, the lesson plans and the pedagogical and philosophical currents embraced by each teacher; finally, the chapter concludes with the presentation of a sketch of the typical professor of Pedagogy in correspondence with four main historical periods: Unification to 1880; 1880 to the end of the century; 1900 to the end of World War II; and the post-war period to 1960. Lastly, the fourth chapter, although shorter in length than the previous ones, consists of a presentation of the creation of a web application related to the research. In this application it is possible to consult all the data collected, that is, both the list subdivided by year and by faculty of the professors of Pedagogy in the Faculty of Arts, and the biographical files of each one, so that they can be accessed remotely by anyone who needs them. This thesis is then accompanied by an Appendix that reports the filing of the numerous data collected. In conclusion, this long-term analysis has made possible a historical and geographical mapping of the permanences and fractures that have characterized the teaching of academic Pedagogy in Italy. Pedagogy was for a long time complementary to Philosophy, included in the Faculty of Arts; only in 1934 the Teacher Training Faculty was born, but the discipline still showed some difficulty in splitting from the philosophical disciplines. Moreover, in the beginning, History and Didactics of Pedagogy were united and the teacher of Pedagogy mastered everything; we had to wait until the Seventies, with the explosion of the number of chairs, to see the separation of knowledge. In conclusion, this work wants to be a first step in the attempt to fill a gap in the history of Italian academic Pedagogy through a global comparative analysis.
Comar, Nicoletta. "Carlo Sbisà: catalogo generale dell'opera pittorica." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3632.
Повний текст джерелаCarlo Sbisà è stato uno dei protagonisti della stagione del Novecento italiano non solo nel contesto triestino, dove ha esposto in mostre personali e collettive, ma anche nazionale, grazie alla sua partecipazione assidua alle Biennali veneziane e ad altre rassegne di carattere internazionale. Nasce a Trieste nel 1899. Negli anni giovanili frequenta le Scuole Reali di Trieste; in seguito si trasferisce a Firenze dove frequenta l’Accademia di Belle Arti (1919-1923) e si trattiene fino al 1928, avendo modo di conoscere e frequentare Felice Carena, Ubaldo Oppi, Achille Funi e altri artisti suoi coetanei coinvolti nella temperie di Novecento e Valori plastici. A Firenze l’artista rimane nove anni fino al 1928, anno della sua prima personale a Trieste, presso la Galleria Michelazzi con presentazione firmata da Italo Svevo. Seguono anni di intensa attività, soprattutto nell’ambito della pittura da cavalletto; molte e prestigiose le mostre collettive a cui partecipa in Italia e all’estero e le personali allestite presso gallerie d’arte di Trieste, Milano, Roma. Negli anni trenta inizia a lavorare ad affresco per la decorazione di palazzi sia pubblici che privati, riscuotendo anche in questo campo notevole successo e riconoscimenti. Nel secondo dopoguerra Sbisà oltre a continuare l’attività pittorica si dedicherà sempre più alla scultura, in particolare in ceramica, tecnica con la quale realizza sia opere autonome, sia cicli decorativi di arte sacra e per decorazioni navali. Dal 1946 al 1953 ricopre l’incarico di curatore del Civico Museo Revoltella e insegna nella Scuola Libera di Nudo annessa al museo. L’attività didattica continuerà nell’ambito della Scuola libera dell’acquaforte presso l’Università popolare di Trieste, che egli promuove e dirige a partire dal 1960 fino al 1964, anno della morte. Carlo Sbisà ha prodotto pittura da cavalletto, affreschi, decorazioni navali, ceramiche, disegni, grafica. Della ricca e variegata produzione dell’artista era stata catalogata sistematicamente solo quella ceramica, mentre sia le opere pittoriche che quelle grafiche sono state oggetto di mostre, ma limitatamente ad alcuni periodi, in particolare quello tangente al Novecento Italiano. La catalogazione dell'opera pittorica di Sbisà ha messo in luce alcuni aspetti della sua attività e personalità artistiche finora poco note e indagate: l'importanza della formazione fiorentina e il suo perdurare negli stilemi dell'artista; la cosciente adesione alla poetica del secondo Novecento italiano; il "senso del mestiere", l'idea che quello del pittore sia un lavoro professionalela, e la conseguente produzione "per generi"; l'attività espositiva in piena coincidenza con il sistema delle arti del tempo; l'idea che la partecipazione a esposizioni e concorsi sia parte integrante di un percorso di formazione oltre che di promozione; la scelta di passare dalla pittura alla ceramica e le motivazioni umane, storiche, pratiche che hanno portato a tale svolta, tecnica prima ancora che artistica; l'attività didattica.
XXII Ciclo
1964
Oddi, Beatrice <1990>. "Alice nella letteratura italiana del Novecento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5495.
Повний текст джерелаGiorio, Maria-Beatrice. "Gli scultori italiani e la Francia : influenze e modelli francesi nella prima metà del novecento." Thesis, Paris 10, 2012. http://www.theses.fr/2012PA100053/document.
Повний текст джерелаThis study has analyzed the presence of Italian sculptors in Paris from the beginning of the 20th Century to the end of the third decade, with the aim of reconstructing an important chapter of the history of artistic exchanges between Italy and France. We have favored an historical-philological method, based on critical publications and old French and Italian press.Concerning the beginning of the century, we have remarked a considerable participation of Italians in the main expositions in the French capital, such as official Salons; critical and market success allowed them to get a main role in the crew of the most popular artists.During the twenties, we have noted a less considerable participation of Italian sculptors; we have interpreted it in relation to historical context of fascist Italy, where the government was trying to develop a national cultural program. The Italian artists in France, after the First World War, didn't share the new Italian artistic orientation; they went on with outdated aesthetic choices.The last part of our research was interested in the development of the new Italian artistic language, finally known out of Italy. The Italian sculptors consequently could take part in arts activity in Paris, showing the face of a new sculpture, finally aware of its potentialities. France gave these experimentations a good welcome in the aim of constituting a longtime friendship with the Italian country
Giorio, Maria Beatrice. "Gli scultori italiani e la Francia. Influenze e modelli francesi nella prima metà del Novecento." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2012. http://hdl.handle.net/10077/7419.
Повний текст джерелаLo studio ha analizzato la presenza degli scultori italiani a Parigi dall'inizio del XX secolo alla fine degli anni Trenta, con l'obiettivo di ricostruire un capitolo importante della storia degli scambi artistici in Francia. Ci siamo serviti del metodo storico-filologico che è stato applicato agli scritti critici e alla stampa d'epoca. Per quel che riguarda l'inizio del secolo, abbiamo rilevato una partecipazione italiana considerevole ai principali eventi espositivi della capitale come i Salons ufficiali; il successo commerciale e di pubblico aveva consentito loro di ottenere un certo spazio tra gli artisti alla moda più conosciuti. Nel corso degli anni Venti abbiamo notato un numero meno significativo di scultori, interpretando questo fatto alla luce della situazione storica italiana, sottomessa a importanti cambiamenti, successivi all'ascesa del regime fascista. Gli italiani che si trovavano ancora in Francia in seguito alla Prima Guerra Mondiale non si inserivano pertanto all'interno delle ricerche artistiche italiane, dal momento che sostenevano degli indirizzi estetici ormai sorpassati. L'ultima parte del nostro studio si è concentrata sullo sviluppo del nuovo linguaggio artistico della penisola italiana, diffuso ormai anche all'estero. Gli scultori italiani potevano partecipare di conseguenza all'attività espositiva di Parigi, e mostrare il volto di una plastica finalmente cosciente delle proprie potenzialità. La Francia da parte sua acccoglieva di buon grado questo tipo di sperimentazioni al fine di creare un rapporto di amicizia duraturo con la nazione confinante.
This study has analyzed the presence of Italian sculptors in Paris from the beginning of the 20th Century to the end of the third decade, with the aim of reconstructing an important chapter of the history of artistic exchanges between Italy and France. We have favored an historical-philological method, based on critical publications and old French and Italian press. Concerning the beginning of the century, we have remarked a considerable participation of Italians in the main expositions in the French capital, such as official Salons; critical and market success allowed them to get a main role in the crew of the most popular artists. During the twenties, we have noted a less considerable participation of Italian sculptors; we have interpreted it in relation to historical context of fascist Italy, where the government was trying to develop a national cultural program. The Italian artists in France, after the First World War, didn't share the new Italian artistic orientation; they went on with outdated aesthetic choices. The last part of our research was interested in the development of the new Italian artistic language, finally known out of Italy. The Italian sculptors consequently could take part in arts activity in Paris, showing the face of a new sculpture, finally aware of its potentialities. France gave these experimentations a good welcome in the aim of constituting a longtime friendship with the Italian country.
Cet étude a analysé la présence des sculpteurs italiens à Paris du début du XX siècle à la fin des années Trente, afin de reconstituer un chapitre important de l'histoire des échanges artistiques en France. Nous nous sommes servis d'une méthode historique et philologique, qui a bien été appliquée aux écrits critiques et à la presse de l'époque. Pour ce qui concerne le début du siècle, nous avons remarqué une participation considérable de la part des italiens aux principaux événements expositifs de la capitale comme les Salons officiels; le succès de public et commercial leur avait permis d'obtenir une place parmi les artistes à la mode les plus connus. Pendant les années Vingt, nous avons constaté un nombre moins significatif de sculpteurs; nous avons lu ce fait en nous rapportant à la situation historique italienne, qui en ce temps subissait des importants changements dus à l'ascension du régime fasciste. Les italiens qui étaient encore présents en France après la Guerre ne s'inséraient guère dans le cadre des nouvelles recherches artistiques italiennes, ils poursuivaient, au contraire, des orientations esthétiques plutôt dépassées. La dernière partie de notre étude s'est intéressée à l'essor du nouveau langage artistique de la péninsule italienne qui pendant les années Trente se répandit enfin même à l'étranger. Les sculpteurs italiens pouvaient donc participer activement à la vie expositive parisienne, tout en montrant le visage d'une plastique qui avait enfin pris conscience de ses potentialités. La France de sa part accueillait volontiers ces expérimentations, dans le but d'instituer une relation d'amitié durable avec le pays voisin.
XXIV Ciclo
1982
Passudetti, Veronica <1989>. "Lingue e grammatiche fantastiche nella letteratura italiana del Novecento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7788.
Повний текст джерелаMASETTI, LUCIA. "SPERANZA E SPERANZE NELLA LETTERATURA ITALIANA DEL SECONDO NOVECENTO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/96992.
Повний текст джерелаMy research does not aim to record exhaustively the occurrences of hope in contemporary literature. It rather wants to show hope’s multiple nuances through significant examples, highlighting its pervasiveness and resistance. I specifically analyse the works of nine authors: Carlo Betocchi, Dino Buzzati, Italo Calvino, Giorgio Caproni, Primo Levi, Mario Luzi, Luigi Santucci, Vittorio Sereni and Ignazio Silone. I use a comparative methodology, with a multidisciplinary approach. My thesis is divided into eight parts, each of ones examines a different declination of the central theme. The first one offers a general description of hope and its presuppositions, the second one explores the link between hope and temporality. The next two parts analyse hope as practically displayed in individual life, from two complementary points of view: as a mature virtue, which asks every man to live up to himself, and as a "child" virtue, expressed in caring for the small things of everyday life. The fifth part opens to consider hope in interpersonal relationships, the sixth focuses on its links with natural and cultural beauty. Finally, the last two parts develop the theme of hope in relation to death and the Divine.
MASETTI, LUCIA. "SPERANZA E SPERANZE NELLA LETTERATURA ITALIANA DEL SECONDO NOVECENTO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/96992.
Повний текст джерелаMy research does not aim to record exhaustively the occurrences of hope in contemporary literature. It rather wants to show hope’s multiple nuances through significant examples, highlighting its pervasiveness and resistance. I specifically analyse the works of nine authors: Carlo Betocchi, Dino Buzzati, Italo Calvino, Giorgio Caproni, Primo Levi, Mario Luzi, Luigi Santucci, Vittorio Sereni and Ignazio Silone. I use a comparative methodology, with a multidisciplinary approach. My thesis is divided into eight parts, each of ones examines a different declination of the central theme. The first one offers a general description of hope and its presuppositions, the second one explores the link between hope and temporality. The next two parts analyse hope as practically displayed in individual life, from two complementary points of view: as a mature virtue, which asks every man to live up to himself, and as a "child" virtue, expressed in caring for the small things of everyday life. The fifth part opens to consider hope in interpersonal relationships, the sixth focuses on its links with natural and cultural beauty. Finally, the last two parts develop the theme of hope in relation to death and the Divine.
Corrent, Vinicio. "La riscoperta della poesia antica italiana nei compositori del primo Novecento in Italia : dalla generazione dell’Ottanta a Luigi Dallapiccola." Thesis, Toulouse 2, 2017. http://www.theses.fr/2017TOU20091.
Повний текст джерелаThe main purpose of this research was to study the motivations and requirements of a group of Italian composers, born around the years 1880's; for this chronological coincidence defined by Massimo Mila as the composers of the generation of the eighties recognizing the texts of ancient Italian poetry for some of their operas' lyrics. It was a path of investigation taking into account many factors, in particular the interweaving of artistic and literary interests and the cultural historical complexity of the context of the late nineteenth and the early twentieth centuries. Fundamental in the first place was the need to set up chronological indicative terms of the change, in fact, of the real breakthrough determined at European level by the general crisis of positivism reflected in various ways in Italy in the form of a strong reaction to Verismo in literature and to Melodramma specifically within the music. One of the first important aspect that we focused on in the present work was the fact that the composers we took into consideration were creating not only pieces made for the theatre, but also symphonic and instrumental compositions.In conclusion, it was found that the desire of the composers of the beginning of the 20th century to approach to the texts of ancient Italian poetry has been conditioned by many factors, affected by the social, economic, cultural and historical aspects.If there was a merely general interest in that period as far as the literature is concerned, then the same rough times were perceived by each composer in a very unique, personal way and in this research we believe that the significant contribution to the study of this aspect of the 20th century music has been given to a certain extent
Lo scopo principale della presente ricerca è stato quello di studiare le motivazioni e le esigenze che hanno portato un gruppo di compositori italiani, nati intorno al 1880, e per questa coincidenza cronologica definiti da Massimo Mila, come i compositori de « la generazione dell’Ottanta » a utilizzare per le loro opere cantate testi della poesia antica italiana. Si è trattato di un percorso di indagine che ha dovuto tenere conto di numerosi fattori dato soprattutto l’intreccio di interessi artistici e letterari e la complessità storico culturale del contesto di fine Ottocento e inizio Novecento. Fondamentale in prima istanza è stata l’esigenza di fissare dei termini cronologici indicativi di un cambiamento, anzi di una vera e propria rottura determinata a livello europeo dalla generale crisi del positivismo riflessasi in vario modo in Italia nelle forme di una forte reazione al verismo in ambito letterario e al melodramma in quello più specificamente musicale. Un primo dato importante su cui ci si è concentrati nel nostro lavoro è stato quello che si trattava di compositori a tutto tondo, che creavano non solo opere cantate per il teatro, ma anche strumentali da camera e sinfoniche. In conclusione si è riscontrato che il desiderio dei compositori del primo Novecento di rifarsi e riprendere i testi dell’antica poesia italiana per le loro opere, non va attribuito a un solo elemento, ma deve essere riferito a una pluralità di aspetti molto spesso dipendenti da esigenze socio economico culturali e storiche. Se vi fu un generale interesse per quel periodo della letteratura lo stesso fu poi elaborato in modo del tutto personale da ogni compositore e in questa ricerca crediamo di aver dato per quello che abbiamo considerato un significativo contributo allo studio di questo aspetto della musica del Novecento
Sacchet, Chiara <1987>. "Maestre. Un percorso nella letteratura italiana tra Ottocento e Novecento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1754.
Повний текст джерелаVallortigara, Laura <1988>. "«L’epos impossibile»: percorsi nella ricezione dell’Eneide nel Novecento." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/10312.
Повний текст джерелаHamad, Sundus M. <1984>. "La fortuna della "Storia della Colonna Infame" nel Novecento." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3266/1/hamad_sundus_tesi.pdf.
Повний текст джерелаHamad, Sundus M. <1984>. "La fortuna della "Storia della Colonna Infame" nel Novecento." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3266/.
Повний текст джерелаDragonieri, Germana <1996>. "Lucciole. Resistenze vegetali, animali, umane nella poesia pugliese del Novecento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20165.
Повний текст джерелаCorrent, Vinicio. "La riscoperta della poesia antica italiana nei compositori del primo Novecento in Italia. Dalla generazione dell'™Ottanta a Luigi Dallapiccola." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2017. https://hdl.handle.net/11572/367716.
Повний текст джерелаMataragi, Roberta. "O ser narrativo e ressonante em Novecento, de Alessandro Baricco." Florianópolis, 2012. http://repositorio.ufsc.br/xmlui/handle/123456789/99304.
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Neste trabalho analisamos na narrativa italiana Novecento: un monologo, do escritor contemporâneo Alessandro Baricco, o estabelecimento de uma suspensão na qual é possível narrar, contar histórias. Essa suspensão é criada pelo personagem Novecento, protagonista da narrativa, pianista que passa a vida toda dentro de um navio e conhece o mundo somente por meio das narrativas dos passageiros, as quais faz ressonar em sua música e na narrativa da própria história, que transmite ao amigo Tim, o personagem-narrador do enredo. Com base principalmente nos estudos de Walter Benjamin, consideramos a pobreza de experiência a que o homem foi submetido na modernidade, a necessidade de pensar a História por um viés discursivo questionador e a possibilidade de uma resistência por meio do ato de contar histórias. Novecento é o ser que torna possível a ressonância, nos termos de Jean Luc-Nancy, por meio da qual as narrativas se fazem ouvir, compartir e circular.
This study analyzes, in the contemporary Italian writer Alessandro Baricco's narrative Novecento: un monologue, the establishment of a suspension in which it is possible to narrate, to tell stories. That suspension is created by the protagonist Novecento, a pianist who has lived his whole life on a ship and knows the world by means of its passengers' narratives, which resonate in his music and in the narrative of his own story, imparted to his friend Tim, the character-narrator of the plot. Based mainly on Walter Benjamin's studies, we consider the poverty of experience to which man has been subjected in modernity, the need to think History from a questioning point of view and the possibility of resistance through the act of telling stories. Novecento is the being who makes possible a "resonance" (in the sense given by Jean Luc-Nancy) through which narratives can be heard, shared and circulated.
Camporeale, Elisa. "Primitivi in mostra : eventi, studi e percorsi all'inizio del Novecento." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2005. http://hdl.handle.net/11384/85758.
Повний текст джерелаMarchese, Dora Maria Serena. "Parole e temi della dimensione gastronomica negli scrittori Italiani fra Otto e Novecento." Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/940.
Повний текст джерелаBeltrami, Cristina <1973>. "La statuaria italiana dalla metà dell'Ottocento al primo ventennio del Novecento a Montevideo." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2004. http://hdl.handle.net/10579/501.
Повний текст джерелаZannoni, Marianna <1982>. "Il teatro in fotografia : l'immagine della prima attrice italiana fra Otto e Novecento." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5649.
Повний текст джерелаScattolin, Marta <1993>. "Da strega a femme fatale: analisi di un archetipo letterario dall'antichità al Novecento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12731.
Повний текст джерелаFANTINI, SILVIA. "Il discorso metapoetico, metalinguistico e metatestuale nella poesia italiana del secondo Novecento e contemporanea." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2021. http://hdl.handle.net/11567/1055938.
Повний текст джерелаScartozzi, Sergio. "Letteratura italiana e «scienze occulte» tra fin de siècle e primo Novecento." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2018. https://hdl.handle.net/11572/368211.
Повний текст джерелаKovačević, Zorana. "Mediazioni culturali: letteratura e società italiane nell'odeporica serba ed europea tra Ottocento e Novecento." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10150.
Повний текст джерелаLo scopo di questo lavoro è rappresentare l’immagine dell’Italia, della sua società, della sua cultura e soprattutto della sua letteratura nell’ambito dell’odeporica serba ed europea dell’Ottocento e del Novecento. Nonostante una sorprendente presenza dell’Italia nella letteratura di viaggio serba, i saggi, le monografie, i libri, le antologie e gli altri testi che ne trattano non sono particolarmente numerosi tanto in lingua serba quanto in quella italiana. Al contrario di ciò che accade per altri viaggiatori stranieri, la presenza di testimonianze scritte dai serbi in visita in Italia è dunque studiata relativamente poco: infatti, considerando la bibliografia generale relativa al viaggio in Italia, colpisce subito una notevole asimmetria e una grande lacuna. La tesi è divisa in due parti. Nella prima, tramite le pagine dei viaggiatori serbi che dell’Italia hanno lasciato testimonianza scritta sono illustrati, privilegiando un taglio cronologico, gli elementi essenziali a un ritratto del Belpaese, fra Ottocento e Novecento. Attraverso cinque capitoli, che corrispondono ad altrettante fasi dello sviluppo dell’odeporica serba, viene messo l’accento sull’immagine dell’Italia, mentre tutte le informazioni fornite sui viaggiatori e le loro opere sono ridotte all’essenziale in quanto maggiormente pertinenti all’ambito della slavistica. L’Italia, soprattutto per le sue bellezze e tradizioni, è senz’altro una meta d’obbligo per chi proviene dalle terre slave. Per quanto riguarda l’area serba, la presenza dell’Italia si può osservare principalmente attraverso la letteratura di viaggio a cui hanno contribuito, in più di due secoli, scrittori curiosi di conoscere questo paese, che fin dai tempi del Grand Tour ha attirato schiere di viaggiatori da tutta Europa. La prima fase dell’odeporica serba sull’Italia si apre poco prima dell’inizio del secolo XIX e dura fino al Romanticismo, che ne costituisce la seconda fase, quando appaiono i notevoli contributi di Petar Petrović Njegoš e soprattutto il libro Lettere dall’Italia di Ljubomir Nenadović, che non rappresenta solo uno spartiacque nel genere, ma senza dubbio anche un passo notevole in tutta la letteratura di viaggio serba. La terza fase, che in qualche modo corrisponde al Realismo, si protrae fino all’apparizione di una generazione nuova che si afferma tra le due guerre mondiali e porta la letteratura di viaggio alla sua epoca d’oro in cui essa, ormai staccata e lontana dalla tradizione precedente, matura completamente. Siccome ripercorrendo le tappe dello sviluppo di questa tradizione risulta che il periodo tra le due guerre è fondamentale in quanto momento in cui avviene un grande cambiamento della poetica del viaggio stesso, si porrà l’accento proprio su questo quarto periodo, chiamato anche Modernismo, che costituisce una fase cruciale per l’odeporica serba. Infine, dopo la seconda guerra mondiale fino alla fine del secolo XX si snodano i decenni che corrispondo all’ultima e conclusiva epoca. A giudicare dai diari, dalle lettere, dai resoconti e da altro materiale riguardante il tema del viaggio, città come Napoli, Roma e Venezia confermano la loro prevedibile centralità in questa mappa, seguite a ruota dalle città toscane e da quelle siciliane. Anche se i viaggiatori serbi privilegiano le zone di cui si ha già una conoscenza dettagliata, soprattutto a partire dalla fine della prima guerra mondiale esse si moltiplicano e l’elenco dei nomi si arricchisce di località meno note. Mentre nelle pubblicazioni dedicate a questo tema, pur inquadrato da differenti angolazioni e metodologie, manca un approccio comparativo, nella tesi, sin dalla fase embrionale, si è cercato di descrivere il mondo dei viaggiatori stranieri che hanno deciso di rendere omaggio all’Italia con i loro scritti, stabilendo paragoni e confronti. Si inizia perciò una rapidissima panoramica sul viaggio raccontato nell’odeporica europea nel periodo che abbraccia l’Ottocento e il Novecento, soprattutto attraverso il più classico dei canoni il cui modello è diventato familiare anche all’odeporica serba. Partendo da Goethe, passando per Gogol’, arrivando a Stendhal, con qualche digressione sui viaggiatori meno conosciuti, si verifica in che modo le stazioni di un pellegrinaggio appassionato, e soprattutto le immagini dell’Italia e della sua cultura si sovrappongono con, o differiscono da, quelle relative ai viaggiatori serbi. Inoltre, all’occorrenza, come termine di paragone, si affronta anche il viaggio degli italiani in Italia. Invece la seconda parte, divisa in cinque capitoli, mostra l’immagine della letteratura italiana nelle testimonianze odeporiche, soprattutto del Novecento, un secolo cruciale per la presenza dell’Italia nella letteratura serba. Per quanto riguarda le preferenze dei viaggiatori, da un lato si nota la passione per i classici come Dante, Petrarca e Tasso, mentre dall’altro si manifesta anche l’interesse per scrittori come Gucciardini, Cecco Angiolieri, Santa Caterina da Siena o Giuseppe Gioachino Belli. Solo qualche sporadica menzione è riservata a D’Annunzio oppure al futurismo italiano. Il baricentro di quasi tutta la seconda parte della tesi è senz’altro il rapporto di Miloš Crnjanski con la letteratura italiana: egli, che ne fu un grande ammiratore e lettore, la affronta anche dal punto di vista critico utilizzando un ricco corpus di fonti che esamina con cura. Il primo capitolo è dedicato al rapporto di Crnjanski con Dante: nel corso del suo pellegrinaggio fiorentino che descrive nel libro L’amore in Toscana, lo scrittore approda a un’attenta lettura della Vita nuova, facendo, secondo consuetudine, alcune annotazioni a margine, grazie alle quali è possibile seguire un filo rosso che accomuna i due letterati, e rintracciare una serie di affinità tematiche che Crnjanski trova tra il suo diario di viaggio e quello che parla del primo amore di Dante. Se si osservano tutti i filoni tematici lungo i quali si dipana la ricezione di Firenze nell’odeporica serba, è evidente che in tale complesso manca un particolare interesse per la figura e l’opera di Dante, che è invece un topos importante affermatosi nella gran parte della produzione letteraria europea che ruota attorno all’Italia. È dunque proprio Miloš Crnjanski a colmare questa lacuna offrendo un piccolo ma piuttosto significativo tributo all’artefice della Commedia. L’immagine che Crnjanski ha di Firenze non consiste nella consueta descrizione della città e dei suoi itinerari, ma secondo la poetica del libro L’amore in Toscana l’idea di omaggiare Dante si realizza con l’inserimento all’interno della sua struttura di un saggio dedicato alla protagonista della Vita nuova intitolato appunto Sulla Beatrice fiorentina. Una lettura approfondita del saggio di Crnjanski rimanda subito alla sua fonte principale: lo studio di Alessandro D’Ancona del 1865 La Beatrice di Dante, le cui considerazioni preliminari sono servite allo scrittore serbo come punto di partenza da cui deriva anche il tono polemico con cui egli talvolta affronta l’argomento. Il secondo capitolo nasce sempre dal contatto con gli scrittori italiani avvenuto durante il pellegrinaggio descritto nell’Amore in Toscana, che mostra la particolare attrazione di Crnjanski per Siena, a cui dedica quasi la metà del libro, riservandole punti di vista e interpretazioni originali. Questo ritratto della città contiene diversi passaggi narrativi interessanti incentrati su alcuni momenti della vita degli scrittori e degli artisti italiani del medioevo tra i quali spicca Cecco Angiolieri, il più rappresentativo di quei poeti detti “giocosi” o “comico-realistici” che fiorirono in Toscana tra la seconda metà del Duecento e l’inizio del Trecento. Per affrontare sia l’universo poetico sia la vita privata del poeta senese Crnjanski si è servito dall’importante contributo di Alessandro D’Ancona intitolato Cecco Angiolieri da Siena, poeta umorista del secolo decimo terzo, del 1874. Per questo motivo, alla fine del capitolo è parso interessante soffermarsi brevemente su due saggi di Luigi Pirandello: Un preteso poeta umorista del secolo XIII e I sonetti di Cecco Angiolieri, scritti con lo scopo di confutare decisamente la tesi, protrattasi per secoli e sostenuta da D’Ancona, secondo cui Cecco sarebbe stato a tutti gli effetti un poeta umorista. Anche se queste pagine di Pirandello sono prive di punti di contatto con quelle dell’Amore in Toscana, esse completano il quadro della critica più antica sulla poesia di Angiolieri, e permettono di mostrare similitudini e differenze con la ricezione che ne ha Crnjanski. Anche nella seconda parte della tesi si privilegia un approccio comparativo, perché studiando i rapporti tra gli scrittori e i viaggiatori serbi e la letteratura italiana incrocia spesso il mondo di altri autori europei che viaggiando in Italia hanno affrontato temi legati alla letteratura del paese che stavano visitando. Così, per esempio, il terzo capitolo, incentrato su Tasso nell’odeporica di Miloš Crnjanski e Marko Car, è corredato da un capello introduttivo nel quale si affronta anche l’interesse per la figura e la vita di Tasso nella letteratura europea. È soprattutto tra Sette e Ottocento che la vicenda drammatica di Tasso offre elementi che entrano perfettamente in sintonia con il gusto del tempo e perciò proprio in quel periodo che egli diventa protagonista di un vero mito letterario, le cui radici, però, risalgono già al Seicento. Ma proprio nel Novecento, quando questa fortuna letteraria e anche figurativa, particolarmente duratura, che ebbe soprattutto echi internazionali, sembra ormai al tramonto, essa, invece, ebbe un suo ulteriore bagliore presso i letterati serbi, che non riuscirono a sottrarsi al fascino della vita di questo poeta, piena di laceranti contrasti che si inquadrano nella situazione politica e religiosa del suo tempo. Frutto di tale interesse sono due contributi non notevoli dal punto di vista della lunghezza, ma interessanti per un’impronta personale, nonostante talvolta si noti una significativa presenza delle letture fatte: si tratta di un capitolo delle Lettere estetiche di Marko Car intitolato Il monastero di Sant’Onofrio - Torquato Tasso - Panorama dal Gianicolo e di quello semplicemente intitolato Tasso parte del libro Presso gli Iperborei di Miloš Crnjanski. Similmente è impostato anche il quarto capitolo intitolato Crnjanski lettore dei sonetti romaneschi di Giuseppe Gioachino Belli nel quale, oltre a approfondire il rapporto tra Miloš Crnjanski e Belli, è riservato un ampio spazio a quei grandi letterati europei che ebbero il merito di diffondere la fama dello scrittore romano oltre frontiera. Toccherà a Ivo Andrić chiudere la tesi, con un capitolo, il quinto, interamente dedicato al rapporto dell’unico vincitore jugoslavo del premio Nobel per la letteratura con la società, la cultura e soprattutto la letteratura italiane, che a più riprese hanno attirato l’attenzione di questo scrittore. Si tratta di un argomento poco indagato nel suo complesso, importante tuttavia per illustrare in che modo nel vasto corpus delle opere di Andrić si integri la passione per il Belpaese. Oltre al rapporto con il fascismo e con la letteratura italiana attraverso alcuni autori classici, un ampio spazio del capitolo è dedicato all’interesse dello scrittore per Francesco Guicciardini la cui vita e opera Andrić affrontò con una solida preparazione e nel cui pensiero riconobbe numerose affinità con il proprio.
XXV Ciclo
1985
Ceschin, Arianna <1988>. "«Veder chiaro è sempre stato il mio difetto»: Paola Masino, scrittrice e giornalista del Novecento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3815.
Повний текст джерелаPizzolato, Tommy <1980>. ""Una cittadella sulle rive dell'Adriatico" : Valona e l'Albania nella strategia navale italiana di inizio Novecento." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3049.
Повний текст джерелаIn the three decades that preceded the entrance of Italy in the European conflict (whose first act of war it was the occupation of the Albanian port of Vlore and the nearby island of Saseno) a substantial travel literature (made by intellectuals, politicians publicists) flooded the publishing market, helping to volgarizzare to the general public the reasons for so much interest in the history of that part of the Balkan peninsula. The recovery of these writings (essential to rebuild the contents of the message conveyed at the time) and their integration with the theorized by army and navy allows you to analyze the logic and purposes of a long-term issue. Most importantly, it allows you to understand what role played the possession of Vlore and Albania within the wider picture of Italian hegemony on the Adriatic and the Mediterranean, highlighting the existence of two different addresses of so-called "Adriatic question": the one linked exclusively to Dalmatia; the other decided not to compromise on both sides.
Simion, Olivia. "Immigranti italiani nella Moldavia romena tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento (1876-1916)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3425304.
Повний текст джерелаItalian immigrants in Romanian Moldavia at the end of the nineteenth century and the beginning of the twentieth century (1876-1916) Although Italians have always migrated, the phenomenon of mass migration from the end of the nineteenth century, which lasted about a century, known as the great Italian migration, is undoubtedly a remarkable episode in world's contemporary history, as it represents one of the biggest exoduses of a population in recent history. The agrarian crisis, the low capacity of the Italian space to adapt to the innovations brought by the eighteenth century's industrial revolution and the capitalism that started to dominate the European economic mechanisms, as well as the population growth, that put a lot of pressure on the old economic bases, caused the spread of poverty, vagabondage and the reduction of basic consumption to unbearable limits in some Italian rural areas. Meanwhile the growth of the demand for labor abroad caused by the major modernization works initiated by the Central European countries (public buildings, railways, roads, and mining) made the Italians from northern Italy, specialists formed during the time of the great public works of the Napoleonic conquest, join easily these works and building sites, establishing a very strong seasonal migratory flow towards other European countries and then to other continents. One of the European countries that received Italian immigrants was Romania, although this chapter is less well-known in historiography. Even though the number of Italians that emigrated to Romania is very low compared to the huge amount of Italian emigrants to other areas, the fact should not be ignored. The regions that provided the most Italian immigrants to Romania were those from North-Eastern Italy: Friuli and Veneto. Moreover, the Venetian and Friulian masters played a decisive role in the accelerated process of modernization and construction of the infrastructure network in several Eastern European countries in the second half of the nineteenth century, including Romania. The Italian presence in Romania in the second half of the nineteenth century must be absolutely connected to the modernization of the Romanian State, to which Italian immigrants contributed greatly: architects, stone cutters, woodcutters, stone workers, traders, artists, builders of railways, bridges, roads, etc. Thus, in that period, there was a severe lack of specialized and skilled people to work in the various industries or even in the agricultural sector which was undergoing mechanization and it was solved by bringing in foreign labor force.
Incarnato, Palma. "Medicina e letteratura nella narrativa del secondo novecento." Thesis, Dijon, 2015. http://www.theses.fr/2015DIJOL001.
Повний текст джерелаThis research has originated from the intention of finding the influence of the “medical paradigm” in the Italian literature of the second half of the twentieth century. Also, we want to retrace the history of Medicine, and see how it influenced both literary texts and several areas in which it dictate as interpretative and cognitive model. Our work consisted of a revisitation of the main medical revolutions with the aim of determining the epistemic ruptures which supplied a model applicable to different domains (ethics, politics, epistemology, literature). Indeed, as stated by Kuhn, the scientific theories that must be considered as “ideas”, as well as the change of all paradigms, engraves not only on the disciplinary area where it occurs, because it involves a transformation of the conceptual system, that is to say, the way by which the world and the humans are perceived. The main epistemic changes which took place – from the birth of pathological anatomy up to the genetics – has identified some strong elements through which several texts were decomposed and analyzed. The theoretical frame allowed to acquire information which allowed to read the “literary cases” faced in the second part of the thesis, constituted by certain works of Primo Levi, Stefano D’Arrigo and Valerio Magrelli, in which we found aspects of the same “paradigm” of knowledge
ottomano, Vincenzina caterina. "La ricezione dell’opera russa tra Ottocento e Novecento in Francia e Italia." Doctoral thesis, Universität Bern, 2020. http://hdl.handle.net/10278/3752737.
Повний текст джерелаFerraresi, Roberta <1983>. "La nuovissima Teatrologia. Gli studi teatrali in Italia fra Novecento e Duemila." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6369/1/Ferraresi_Roberta_Tesi.pdf.
Повний текст джерелаThe purpose of this project is to investigate Italian Theater Studies in the Nineties and in the Two Thousand. The thesis, however, set up broader plans of research, both temporally and geographically: taking into account the relationship between Italian post-twentieth century Theatrology and its disciplinary tradition and, on the other side, with other Western experiences in the same field. The dissertation is divided into three parts: the first discusses the Italian Theatrology's “re-founding” process (in the Sixties and Seventies) and its following consolidation (between the Seventies and the Eighties), while the second one presents Italian post-twentieth century Theatrology's characters (in the 1990s and 2000s); in the third part, they are investigated through a specific point of view, taken to describe the disciplinary paradigm at this time: the “recomposition” project that seems to occur in Italian Theatre Studies since the mid-1980s, as putting in relationship some of important traditionally couples of opposing polarities (theory/history, theory/practice, etc.). Each part is developed both through reconstruction of the history of the discipline (including its relationship with other artistic, humanistic and socio-cultural events) and the analysis of the scholarly production of the time (theoretical approaches, historical practice, methodological debates, etc.). In each chapter, finally, those items are studied together with broader international theatrological trends, and the Italian disciplinary tradition. The research was developed through the investigation of the scholarly production of Theatre Studies, with a particular attention to the role of those working environments clustered around the major theatrological journals; it has also been supported by an intensive fieldwork program, which consisted of a series of meeting with some of the protagonists of the foundation and the developing of Italian new Theatrology.
Ferraresi, Roberta <1983>. "La nuovissima Teatrologia. Gli studi teatrali in Italia fra Novecento e Duemila." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6369/.
Повний текст джерелаThe purpose of this project is to investigate Italian Theater Studies in the Nineties and in the Two Thousand. The thesis, however, set up broader plans of research, both temporally and geographically: taking into account the relationship between Italian post-twentieth century Theatrology and its disciplinary tradition and, on the other side, with other Western experiences in the same field. The dissertation is divided into three parts: the first discusses the Italian Theatrology's “re-founding” process (in the Sixties and Seventies) and its following consolidation (between the Seventies and the Eighties), while the second one presents Italian post-twentieth century Theatrology's characters (in the 1990s and 2000s); in the third part, they are investigated through a specific point of view, taken to describe the disciplinary paradigm at this time: the “recomposition” project that seems to occur in Italian Theatre Studies since the mid-1980s, as putting in relationship some of important traditionally couples of opposing polarities (theory/history, theory/practice, etc.). Each part is developed both through reconstruction of the history of the discipline (including its relationship with other artistic, humanistic and socio-cultural events) and the analysis of the scholarly production of the time (theoretical approaches, historical practice, methodological debates, etc.). In each chapter, finally, those items are studied together with broader international theatrological trends, and the Italian disciplinary tradition. The research was developed through the investigation of the scholarly production of Theatre Studies, with a particular attention to the role of those working environments clustered around the major theatrological journals; it has also been supported by an intensive fieldwork program, which consisted of a series of meeting with some of the protagonists of the foundation and the developing of Italian new Theatrology.
Baldini, Chiara <1996>. "«Libro e labirinto erano lo stesso oggetto» Le dinamiche del romanzo combinatorio e labirintico del Novecento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21127.
Повний текст джерелаRossi, Caterina <1997>. "Femminismi e letteratura: la scrittura delle donne nel Novecento attraverso i romanzi di Aleramo, Maraini, Ferrante." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21707.
Повний текст джерелаMIGLIACCIO, TIZIANA. "Poeti di poeti. La traduzione: ispirazione di secondo grado nei poeti del Novecento." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2008. http://hdl.handle.net/2108/642.
Повний текст джерелаThis work is intended to study and analyse the poetic translation and the difficult “translator’s task”, covered by some among the principal poets of the 9th century: Giorgio Caproni, Eugenio Montale, Vittorio Sereni and Giuseppe Ungaretti. The translator never works in absence of gravity: to translate the prose he should control and bridle the colour of the narrating voice and to drag it, or to be dragged himself, up to the end. The translation of a poem needs devotion to both the sense and the rhythm; it should be respectful, although in chains, toward a divine flicker. If, to be a good translator, one should be first of all a good reader, and for sure a privileged interlocutor, it is then the figure of the poet, who can often succeed in being a critic of the others but rarely of himself, who has proved to be, in the course of years, the most interesting middleman, that the translation has ever had. This work is divided into four chapters: the first one: History of the Translation throughout the centuries, has as its target to inspect the most important and interesting reflections that deal with the theory of the translation. In the second section, Considerations on the relationship between translation and tradition , are considered some reflections that deal with that incestuous relationship between tradition and translation. Those meditations aren’t faced up following a diachronic order, but transversally getting from the most interesting positions. The third chapter contains essays in which are presented some analyses of translations of poetic texts by Apollinaire, Frénaud and Yeats., carried out by some of the greatest poets of the 9th century. The fourth section moves straight onto the “table of translations”, and reports the direct witness of three figures above all others who have tied their names to the double experience of the poetry and the translation such as Franco Buffoni, Erri De Luca and Valerio Magrelli