Дисертації з теми "Northern Adriatic"
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Moscon, Giorgia. "Variability of late-quaternary transgressive sedimentation in the northern adriatic sea." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3424448.
Повний текст джерелаIl Mare Adriatico è un bacino epicontinentale semi-chiuso caratterizzato da un basso gradiente della piattaforma nella zona centro settentrionale. In particolare, l’ultima risalita del mare, successiva all’ultimo massimo glaciale, provocò l’annegamento della piattaforma nord adriatica e conseguente sedimentazione e preservazione di diverse generazioni di sistemi costieri, che hanno quindi registrato diverse fasi di risalita del livello del mare. Negli ultimi decenni, più autori hanno focalizzato i loro studi sull’ultimo episodio trasgressivo per ricostruire in dettaglio i diversi momenti dell’ultima risalita relativa del livello del mare, per prevedere l’impatto che un innalzamento del livello del mare potrebbe avere nelle aree costiere attuali. Lo scopo di questa tesi di dottorato è stato quello di caratterizzare con estremo dettaglio i depositi trasgressivi sedimentati e preservati durante ultime fasi di risalita del mare nella piattaforma adriatica settentrionale. Questi corpi sedimentari sono infatti ottimi indicatori diretti del livello del mare e il loro studio potrebbe essere la chiave per delineare scenari futuri. Inoltre la porzione sabbiosa di questi depositi può costituire una risorsa economica sfruttabile per il ripascimento delle spiagge. Questi corpi sedimentari sono stati studiati con un approccio multidisciplinare che ha previsto l’analisi di profili sismici ad alta risoluzione, di carote, di mappe batimetriche, analisi compositive petrografiche su campioni di sabbia e analisi non distruttiva tramite spettrofotometria XRF in continuo su carote. Un deposito a sud del Delta del Po meglio comprendere gli effetti del sollevamento del livello del mare in un ambiente di transizione e con questo fornire dati di maggior dettaglio alla curva di risalita del mare Adriatico. Questo corpo sedimentario, formatosi in un’area caratterizzata da apporti sedimentari consistenti, ha registrato lo sviluppo di diversi ambienti sedimentari. La qualità dei dati analizzati e la considerevole preservazione del deposito hanno permesso di riconoscere e datare livelli ricchi in materia organica che testimoniano facies lagunari e quindi sono ottimi indicatori di paleo livelli del mare. Inoltre, le nuove datazioni al radiocarbonio hanno permesso di calcolare sia il tasso di sedimentazione sia il tasso relativo di risalita del livello del mare durante la formazione del deposito stesso. Questo estremo dettaglio nella ricostruzione delle fasi trasgressive potrebbe essere utilizzata in futuro per individuare fluttuazioni centenarie e calibrare i modelli di risalita del livello del mare. Inoltre, sono stati analizzati otto depositi starvati e rimaneggiati, presenti a nord del Delta del Po, per ottenere nuovi dati sulla paleo geografia del nord Adriatico. Questi depositi sono stati studiati con analisi petrografiche e di spettrofotometria XRF. I risultati compositivi, hanno messo in evidenza tre petrofacies sedimentarie in relazione a diverse fasi della risalita del livello del mare. In particolare, la petrofacies I, indicativa della fase di risalita più antica, ha permesso di ipotizzare uno spostamento verso nord di un ramo fluviale del paleo Po; la petrofacies II ha messo in evidenza una paleo linea di costa caratterizzata da diversi apporti fluviali; mentre la petrofacies III, indicativa di un deposito trasgressivo studiato in precedenza da altri autori, ha confermato una provenienza legata al fiume Tagliamento. Inoltre, l’analisi XRF ha consentito di individuare proxies geochimici che hanno permesso di distinguere porzioni di sabbie marine da porzioni di sabbie ben cernite, con variazioni geochimiche che riflettono i diversi ambienti di sedimentazione. I risultati ottenuti con lo studio di questi depositi hanno permesso di migliorare la curva dl livello relativo del mare Adriatico e di riconoscere cambiamenti ambientali legati alla risalita del livello del mare. Infine, questi risultati possono contribuire in modo cospicuo all’identificazione di corpi sabbiosi utilizzabili per il ripascimento delle spiagge.
Glaser, Daniel Robin <1993>. "Forecasting water temperature in northern Adriatic lagoons: a functional data approach." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18902.
Повний текст джерелаHeilmann, Jens Peter. "Eutrophication, phytoplankton productivity and the size structure of the phytoplankton community." Thesis, Bangor University, 1997. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.263279.
Повний текст джерелаSimoncelli, Simona <1976>. "Towards Rapid Environmental Assessment and Coastal Forecasting in the Northern Adriatic Sea." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/3024/1/Simoncelli_Simona_tesi.pdf.
Повний текст джерелаSimoncelli, Simona <1976>. "Towards Rapid Environmental Assessment and Coastal Forecasting in the Northern Adriatic Sea." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/3024/.
Повний текст джерелаGranzotto, Angela <1973>. "Management of fishery resources of the Northern Adriatic sea coasts: suggestions for a sustainable harvesting." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2004. http://hdl.handle.net/10579/624.
Повний текст джерелаBellafiore, Debora <1981>. "Study of the circulation processes in the northern Adriatic sea - coastal area and Venice lagoon inlets." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2104/1/bellafiore_debora_tesi.pdf.
Повний текст джерелаBellafiore, Debora <1981>. "Study of the circulation processes in the northern Adriatic sea - coastal area and Venice lagoon inlets." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2104/.
Повний текст джерелаFava, Federica <1978>. "Spatial and temporal variability and ecological processes in the epibenthic assemblages of the northern Adriatic Sea." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3677/1/Fava_Federica_Tesi.pdf.
Повний текст джерелаFava, Federica <1978>. "Spatial and temporal variability and ecological processes in the epibenthic assemblages of the northern Adriatic Sea." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3677/.
Повний текст джерелаRonchi, Livio. "Late-Quaternary incised valleys and tidal inlets of the northern Adriatic shelf and related alluvial plains." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3425870.
Повний текст джерелаLa ricostruzione di modalità e tempistiche associate alle variazioni del livello marino tardo-Quaternarie e alla loro influenza sull'evoluzione paleoambientale è necessaria al fine di modellare il futuro innalzamento del livello marino e per l'elaborazione di piani di gestione degli ambienti costieri. Questo tipo di ricostruzione è però spesso ostacolato dalla scarsità di adeguati indicatori. Il presente lavoro è focalizzato sull'analisi paleoambientale e sullo studio di possibili nuovi indicatori per lo studio della fase di trasgressione marina che ha avuto luogo a partire dalla fine dell'ultimo massimo glaciale (LGM). In particolare, questa ricerca prende in considerazione alcune morfologie erosive, quali canali tidali e valli incise. Queste forme spesso costituiscono un eccezionale archivio morfologico e stratigrafico per la ricostruzione del passato e dei periodi caratterizzati da un elevato tasso di risalita del livello marino, per i quali gli indicatori paleoambietali disponibili sono solitamente scarsi in seguito alla mancata formazione/limitata preservazione o a causa della bassa risoluzione disponibile. Le aree scelte per questo lavoro sono la piattaforma nord adriatica e la contigua pianura veneto-friulana. Questa scelta è stata dettata in particolare dalla fisiografia e dal basso gradiente topografico presenti in questa zona. L'analisi di profili sismici ad alta risoluzione acquisiti sulla piattaforma continentale nord adriatica ha consentito di individuare per la prima volta la presenza di quasi 100 bocche tidali fossili. Alcune di queste sono state studiate in dettaglio per ottenere informazioni sull'evoluzione e la distribuzione degli ambienti lagunari trasgressivi sviluppatisi nell'area all'inizio dell'Olocene. Lo studio dei depositi di riempimento di una valle incisa individuata nel sottosuolo della moderna pianura veneto-friulana ha permesso la ricostruzione dell'evoluzione dell'area a partire dal Tardiglaciale. È stato inoltre possibile riconoscere e datare la transizione da un ambiente fluviale ad uno lagunare nel corso dell'Olocene iniziale. Questo lavoro ha permesso di tracciare alcune considerazioni sui possibili sviluppi e potenzialità offerte dall'uso di questo tipo di indicatori per la ricostruzione delle fasi di trasgressione marina.
Manfredi, Chiara <1974>. "Distribution and state of fishery resources in the Northern and Central Adriatic Sea using trawl surveys data." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3796/1/Manfredi_Chiara_Tesi.pdf.
Повний текст джерелаManfredi, Chiara <1974>. "Distribution and state of fishery resources in the Northern and Central Adriatic Sea using trawl surveys data." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3796/.
Повний текст джерелаColla, Silvia <1987>. "Structure and functioning of the Northern Adriatic coastal ecosystem, within the context of the Marine Strategy Framework implementation." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/10338.
Повний текст джерелаAndreoletti, Mattia <1993>. "Implementing Remote Sensing technologies to assess the risk of faecal bacteria contamination in the northern Adriatic shellfish-farms." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15869.
Повний текст джерелаGallo, Filomena. "Glass in Northern Adriatic area from Roman to Medieval period: a geochemical approach for provenance and production technologies." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422513.
Повний текст джерелаGrazie alle sue peculiari caratteristiche meccaniche e chimico-fisiche, il vetro è uno dei materiali più antichi utilizzati dall’uomo e, per questa ragione, riveste una grande importanza sia in campo artistico che archeologico. Ad oggi, nonostante le principali linee di sviluppo della produzione vetraria siano state tracciate, permangono dei particolari ‘momenti problematici’ nella storia del vetro, connessi all’introduzione di nuove materie prime e/o nuove tecnologie di produzione. In questo contesto si inserisce il presente lavoro di ricerca, che ha indagato l’evoluzione della produzione vetraria in una specifica area, quella dell’Italia nord-adriatica la quale, grazie alla sua peculiare posizione geografica, ha svolto in passato un ruolo cruciale nei commerci, fungendo da connettore tra il Mediterraneo orientale e l’area padana e transalpina. La campionatura, oggetto di studio, proviene pertanto da alcuni dei più interessanti siti nord-adriatici (Aquileia, Adria, Rocca di Asolo); inoltre anche un piccolo gruppo di campioni provenienti da siti toscani (San Genesio, Pieve di Pava e Pieve di Coneo), cronologicamente e tipologicamente confrontabili con i reperti aquileiesi, è stato analizzato, al fine di rilevare eventuali analogie/differenze tra il versante adriatico e quello tirrenico. La cronologia dei campioni è molto ampia (VI a.C. -XV secolo d.C.), ma una particolare attenzione è stata rivolta ai reperti di periodo Romano e Tardo Antico. L’approccio analitico ha previsto analisi di tipo tessiturale, mineralogico, chimico e isotopico (Sr, Nd, O). I risultati hanno dimostrato la complementarietà di queste tecniche, indicando che il loro uso combinato costituisce l’approccio ideale per lo studio del vetro antico. Per quanto concerne la tipologia di materie prime impiegate nella produzione vetraria, è emersa una sostanziale continuità dal periodo Pre-Romano fino all’Altomedievo, caratterizzata dall’uso di sabbie siliceo-calcaree in aggiunta a natron, mentre per i vetri Bassomedievali si assiste ad un radicale cambiamento di fondente (ceneri sodiche). La sorprendente omogeneità chimica tra il vetro al natron analizzato nel presente studio e i principali gruppi composizionali riportati in letteratura supporta l’ipotesi che, almeno in epoca Romana e Tardo Antica, il vetro venisse prodotto in poche officine primarie, successivamente commercializzato in forma di pani di vetro grezzo e lavorato in officine secondarie sparse in tutto il Mediterraneo. A tale proposito, l’uso combinato dei dati chimici ed isotopici, supportati da dati di letteratura e da evidenze archeologiche, suggerisce che l’origine della maggior parte di tale vetro sia da collocarsi nel Mediterraneo orientale, in particolare sulle coste Siro-Palestinesi ed Egiziane, sebbene non possa totalmente escludersi anche l’uso di sorgenti di materie prime collocate nel Mediterraneo occidentale
Rovinelli, Giulia <1998>. "Analyses of the fishing effort and of the underwater noise for a sustainable exploitation of the northern Adriatic Sea." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21879.
Повний текст джерелаAMADORI, CHIARA. "3D Architecture and evolution of the Po Plain - Northern Adriatic Basin since the Messinian salinity crisis through Pliocene-Pleistocene time." Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2018. http://hdl.handle.net/11571/1214794.
Повний текст джерелаSpillman, Claire. "A modelling assessment of hydrodynamics and biogeochemistry of the northern Adriatic Sea, and effects on clam dynamics in Barbamarco Lagoon, Italy /." Connect to this title, 2006. http://theses.library.uwa.edu.au/adt-WU2008.0002.
Повний текст джерелаAdda, Michele. "Possible ecological effects of continuous hydraulic sediment removal as an alternative to dredging at a small port entrance (Cervia, northern Adriatic Sea)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.
Знайти повний текст джерелаCosoli, Simone <1976>. "Inference of the three-dimensional flow field in shallow water environments: application of the "Velocity Projection Technique" to the Northern Adriatic sea." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2007. http://hdl.handle.net/10579/735.
Повний текст джерелаRusso, Elisabetta <1988>. "Spatial and temporal dynamics of trawl fishing activities in the Northern and Central Adriatic Sea (GSA 17) analysed by using automatic identification system (AIS) data." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/17847.
Повний текст джерелаWacha, Lara [Verfasser]. "Luminescence dating of loess from the island of Susak in the Northern Adriatic Sea and the "Gorjanović loess section" from Vukovar in eastern Croatia / Lara Wacha." Berlin : Freie Universität Berlin, 2011. http://d-nb.info/1025490126/34.
Повний текст джерелаRizner, Mia. "Diachronic analyses of the development of historical landscape in Northern Adriatic islands between last millennium BC and the early Middle ages - settlement development models, connectivity (route network) and economy." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2020. http://hdl.handle.net/11577/3426164.
Повний текст джерелаRiassunto Questo progetto territoriale ha lo scopo di studiare paesaggi storici dell'isola di Rab in ordine di spiegare l'evoluzione di suddetti paesaggi e proporre un approccio nuovo alla protezione dei paesaggi storici tramite il ripristino dei demani (ingl. commons). La ricerca è cominciata con la raccolta dei dati pubblicati e non pubblicati e, siccome lo studio dei paesaggi storici è sostanzialmente interdisciplinare, anche gli approfondimenti nei campi di geologia, geografia, selvicoltura, scienze agrarie e etnologia hanno contribuito in gran parte. Il sistema d'informazione geografica (Geographic informational system) è stato creato con ArcGIS software ed usato come strumento di base per l'analisi del paesaggio storico. Sono stati raccolti diversi generi di carte geografiche storiche e moderne, carte storiche ortorettificate e carte aeronautiche moderne stratificate con informazioni su topografia archeologica. All'interno di questo sistema sono state individuate specifiche formazioni e specifici motivi nel paesaggio. Infatti, è stato usato il metodo retroattivo nel quale si usano fonti contemporanee; carte, fotografie aeree e altro per lo studio del passato - in particolare del paesaggio storico. Seguendo questo metodo, è stata riprodotta la stratigrafia, quindi la sequenza dell'evoluzione di paesaggi dal periodo protostorico fino al ventesimo secolo. Parallelamente alla stratigrafia è stata condotta l'analisi quantitativa e ambientale per calcolare la forza sussistente della comunità. Le ipotesi preliminari sull'evoluzione dei paesaggi storici sono state le seguenti: 1. I siti preistorici (età del bronzo, età del ferro) occupavano posizioni elevate alla sommità delle colline 2. I siti dal periodo romano e tardo-romano occupavano posizioni costiere 3. I siti del Basso Medioevo occupavano posizioni elevate, per lo più le sommità delle colline ma inferiori alle posizioni dei siti preistorici (in metri sul livello del mare) 4. I siti dell'Alto Medioevo occupavano i confini della terra arabile, ma anche posizioni lungo la costa 5. Le colline, il terreno più elevato della cresta di Kamenjak è stato sempre usato per l'allevamento di animali Lo studio seguente ha identificato e analizzato motivi cospicui nel paesaggio (unità paesaggistiche) i risultati del quale hanno in gran parte confermato le ipotesi summenzionate. Il terreno arabile della parte meridionale dell'isola, i villaggi Banjol e Barbat, è in alcune parti un paesaggio relitto modellato durante il periodo romano e usato in forma originaria fino agli anni '60 del 20.sec. Paesaggi simili sono stati ritrovati anche nella parte settentrionale dell'isola, il villaggio Kampor, confermando l'ipotesi sulle posizioni costiere durante il periodo romano. Alcune unità paesaggistiche, a Lopar, Kampor, Gonar, Barbat e Banjol, presentano le posizioni alle sommità delle colline di origine medievale. Il ciò si manifesta nella dinamica della divisione di particelle e viene convalidato da toponimi e reperti archeologici. E' stato anche concluso che il fenomeno più caratteristico dei paesaggi insulari adriatici in generale, non soltanto quello di Rab; i lunghi prominenti muri a secco sono molto recenti. Questo era il più grande cambiamento nell'economia dell'isola dopo i tempi romani ed ha in gran parte contribuito all'evoluzione dei paesaggi storici. In quel momento, vaste aree di pascoli comuni oppure grandi pascoli privati sono stati semplicemente divisi tra famiglie che usavano la terra. L'ultimo capitolo della tesi esamina le possibilità di un approccio partecipativo nella ricerca e protezione dei paesaggi storici. Sono esposte possibilità legislative per le ricerche partecipative così come per la reintegrazione dei demani considerando ciò un metodo di protezione.
Delli, Quadri Francesca. "Coastal sedimentary traps as potential borrow sources for nourishment of neighbouring erosional beaches." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2711.
Повний текст джерелаITALIANO Nel corso degli ultimi 20 anni, intensi fenomeni erosivi hanno interessato gli arenili situati lungo l’arco costiero nord adriatico e tra le soluzioni impiegate per contrastare tali fenomeni la pratica del ripascimento è stata largamente utilizzata, in quanto permette di riportare le spiagge ad un nuovo equilibrio evitando di provocare impatti significativi sul sistema litoraneo. La problematica maggiore connessa a questo tipo di intereventi è legata alla necessità di ingenti quantità di sabbia dalle caratteristiche granulometriche compatibili con quelle delle spiagge in erosione, con il duplice scopo di ridurre gli impatti negativi sul sistema spiaggia e di minimizzare i costi legati alle operazioni di estrazione e sversamento. Le strategie di gestione delle risorse sabbiose vanno assumendo una notevole importanza all’interno degli strumenti di gestione costiera (Finkl, 1994) e tali strategie, oltre a dover essere basate su estese competenze nel campo della geologia e della sedimentologia, devono prendere in considerazione tutti i fattori ambientali che influenzano il sistema e ne sono influenzati. Problematiche attuali quali l’innalzamento del livello marino e gli effetti sui sistemi costieri, i fenomeni erosivi, la progressiva diminuzione di aree utilizzabili come cave di prestito (sia onshore che offshore) e la creazione di impatti conseguenti alle diverse misure di protezione dei litorali richiedono un approfondito interesse e la ricerca di soluzioni innovative. A partire dalla seconda metà degli anni novanta, ingenti quantitativi di sabbia, pari a 8×106m3 (Consorzio Venezia Nuova, 2006), sono stati sversati sulle spiagge presenti lungo l’arco costiero nord adriatico. Gli interventi, attuati tramite il prelievo di sedimenti presso le coltri sabbiose che ricoprono gli alti fondali delle aree residuali di piattaforma, hanno interessato ad esempio le spiagge di Jesolo, Sottomarina, Pellestrina, Isola Verde. Attualmente, secondo quanto previsto dal Magistrato alle Acque di Venezia tramite il suo concessionario Consorzio Venezia Nuova (2006), è previsto l’utilizzo di circa 3×106m3 di sabbia per interventi di mantenimento, tramite ricariche più frequenti e di minore entità. La pratica di approvvigionamento di sabbie presso le aree relitte di piattaforma ha tuttavia lo svantaggio di essere onerosa, a causa dell’impiego di grandi draghe o di lunghe pipeline per coprire le distanze dalla costa. In tale contesto, un’alternativa vantaggiosa può essere rappresentata dalla ricerca e dall’utilizzo di sabbie dai rialzi morfologici associati alle bocche tidali o eventualmente in alternativa dagli apparati di foce fluviale. Le bocche tidali costituiscono le principali vie di comunicazione marittime da e verso le lagune e necessitano di ordinaria manutenzione nei casi in cui il trasporto longshore sia tale da occludere il canale. In questi contesti uno studio morfodinamico rappresenta una base indispensabile per una corretta pianificazione degli interventi finalizzati al mantenimento dell’ officiosità delle bocche lagunari; la funzionalità e la navigabilità possono essere garantite attraverso le operazioni di dragaggio periodico, con prelievo mirato di sabbie nelle aree di accumulo del delta di riflusso (barra lineare di margine di canale e lobo terminale).Questa operazione si configura dunque come soluzione vantaggiosa per le operazioni di ripascimento di litorali in erosione, in quanto i depositi di ebb-tidal delta generalmente presentano caratteristiche granulometriche compatibili con quelle dei litorali adiacenti. La pratica di escavazione dai bassifondi marini o “ebb-shoal mining” viene largamente effettuata negli Stati Uniti, in Florida e New Jersey ad esempio (Cialone & Stauble, 1998). A seguito della raccolta di dati batimetrici e sedimentologici, in parte forniti dal Magistrato alle Acque - Consorzio Venezia Nuova ed in parte acquisiti attraverso ricerche bibliografiche e due campagne di acquisizione di dati, sono state effettuate numerose elaborazioni con lo scopo di definire le potenzialità di prelievo di sabbie da alcuni apparati di delta di riflusso localizzati lungo l’arco costiero nord adriatico. La ricerca ha permesso inoltre di ampliare la base dati già esistente ed approfondire la morfodinamica delle bocche tidali presenti nel contesto ambientale nord adriatico, nonché le caratteristiche morfologiche degli ebb-tidal delta ad esse associati. Massicci interventi antropici, attuati a partire dallo scorso secolo, hanno portato alla modificazione dei litorali e dell’assetto delle bocche tidali, attraverso la costruzione di strutture permanenti a difesa degli arenili e per consentire la navigazione. Pertanto, le analisi sono state effettuate sia su apparati di bocca tidale in condizioni naturali che su bocche tidali stabilizzate da moli foranei. Infine, è stata analizzata l’evoluzione morfologica recente di alcuni apparati di foce fluviale (Adige, Piave e Sile), al fine di indagare l’eventuale possibilità di estrazione di sedimenti dagli scanni sabbiosi prospicienti tali apparati. Parte integrante del lavoro di ricerca è stata la messa a punto di una specifica procedura geostatistica in ambiente GIS (utilizzando il software ESRI ArcGis™), basata sul metodo elaborato in origine manualmente da Dean and Walton (1973). Una dettagliata analisi morfologica e morfodinamica degli apparati di bocca tidale e foce fluviale è stata effettuata attraverso l’elaborazione di modelli digitali del fondale marino (DEMs), consentendo l’elaborazione di alcune relazioni predittive relative a determinati parametri fisici quali prisma tidale, sezione della bocca e volume del delta di riflusso. Tali risultati sono stati messi a confronto con analoghe elaborazioni, relative a differenti contesti costieri come ad esempio le coste statunitensi e neozelandesi, in modo tale da evidenziare locali fattori morfodinamici responsabili dello sviluppo degli apparati di delta di riflusso. Le numerosi analisi metodologiche, condotte tramite l’estensione Geostatistical Analyst all’interno del software ESRI ArcGis™, hanno permesso di ottenere una valida procedura per il calcolo dei volumi di sabbia depositati nelle strutture di delta di riflusso. Infine, attraverso l’integrazione di tutti i dati raccolti, sia di nuova acquisizione che provenienti da fonti preesistenti, è stato predisposto un geodatabase in GIS, denominato Ebb-delta Geodatabase, che raggruppa tutte le potenziali cave di prestito individuate nonché le caratteristiche granulometriche dei depositi. Relativamente agli apparati deltizi del Piave e dell’Adige, dall’analisi è emersa una situazione critica di erosione dei fondali antistanti le foci, da attribuirsi con una certa sicurezza alla drastica diminuzione dell’apporto di materiale grossolano, avvenuta alla fine degli anni ’50 del secolo scorso e causata dagli interventi antropici sulle lungo le aste fluviali. I delta sommersi, privati di una parte consistente del contributo sedimentario, hanno subito un asporto di quantità significative di sedimento ad opera del moto ondoso e delle correnti marine e le occasionali ricariche, dovute agli eventi di piena, non sono sufficienti a riequilibrare il sistema. Su tale situazione insistono inoltre fenomeni puntuali, come nel caso dell’Adige, dovuti alla recente messa in opera di manufatti che hanno ulteriormente accentuato il processo di erosione dei fondali E’stato ritenuto pertanto che, in ragione di una dinamica sedimentaria legata ad eventi discontinui e a cicli stagionali di erosione-deposizione, ed essendo insufficiente l’apporto solido da parte dei corsi d’acqua, l’estrazione di materiale alle foci del Piave e dell’Adige non sia una soluzione praticabile ai fini del ripascimento di litorali in erosione. Diverso è il caso del fiume Sile, per il quale è stato verificato che l’apporto solido è per sua natura scarso, dunque insufficiente a creare significative anomalie deposizionali nell’area di foce. Gli apparati di delta di riflusso associati alle bocche tidali, sia naturali che stabilizzate, rappresentano al contrario significative trappole sedimentarie in ambiente sottocostiero, caratterizzate da volumi di sabbia compresi tra 270.000m3 e 10×106m3. La procedura geostatistica elaborata, definita procedura geostatica semi-automatica (Authomatic Detrending Procedure-ADP), si è rilevata un utile strumento analitico per la valutazione dell’estensione dei depositi sabbiosi e le elaborazioni effettuate hanno consentito di integrare dati provenienti da fonti non omogenee. Inoltre, lo studio della morfodinamica delle bocche tidali di Lido, Chioggia, Malamocco e Buso ha fornito un’interessante analisi relativa all’evoluzione dei delta di riflusso a seguito della costruzione di moli foranei. Come sottolineato da Carr and Kraus (2001), lo sviluppo verso mare e l’estensione degli apparati di delta di riflusso è determinato dall’ampiezza del prisma di marea, dalla pendenza della piattaforma costiera, e dal processo di confinamento del getto tidale da parte dei moli. Nonostante la casistica esaminata nel corso dello studio sia stata limitata a 11 bocche tidali, la correlazione riscontrata tra i valori di prima tidale ed i volumi ottenuti tramite la procedura geostatistica dimostra che nel caso di bocche tidali non armate i processi tidali siano prevalenti sull’azione del moto ondoso nell’influenzare lo sviluppo delle coltri deposizionali. La relazione V-P elaborata per l’area costiera nord adriatica risulta molto simile a quella ottenuta per le bocche tidali neozelandesi da Hicks and Hume (1996) mentre si discosta in maniera significativa da quelle elaborate per le coste statunitensi da Walton and Adams (1976) e Marino and Mehta (1988). L’utilizzo di una procedura standardizzata, come nel caso della procedura geostatica elaborata all’interno del progetto di ricerca qui presentato, ha permesso di ridurre la soggettività nella stima dei volumi che caratterizzava il metodo proposto originariamente da Dean and Walton (1973). Inoltre, tale procedura si è rivelata particolarmente utile nei casi in cui l’assetto morfologico risulti particolarmente complesso, come nel caso delle bocche tidali armate con moli fortemente aggettanti (Lido, Chioggia, Malamocco, Buso). In questi casi infatti è stata verificata una significativa discordanza tra i valori ottenuti tramite l’applicazione delle relazioni predittive e i risultati delle elaborazioni geostatistiche. Prima degli interventi di stabilizzazione, la maggior parte delle bocche tidali nord adriatiche presentava una configurazione marcatamente asimmetrica, dovuta all’ingente contributo del trasporto litoraneo che ha contributo in numerosi casi alla costruzione di lidi sfasati nella direzione sopraflutto (i.e. Punta Sabbioni; Alberoni; etc). A partire dal diciannovesimo secolo, a seguito delle difficoltà riscontrate per la navigazione dovute all’interramento e/o alla migrazione del canale principale, diverse foci lagunari sono state armate e tale intervento ha comportato una drastica modificazione del regime deposizionale nell’area sottocostiera. Di conseguenza, in relazione alla lunghezza dei moli foranei, la struttura deposizionale di delta di riflusso ha subito un processo di riconfigurazione, generalmente attraverso una traslazione verso mare a maggiori profondità, accompagnata da una parziale erosione dell’accumulo pre-esistente. In numerosi casi inoltre la presenza dei moli ha funzionato come sbarramento per il trasporto litoraneo il quale, prima di venire catturato dal getto tidale ed entrare nel by-pass sedimentario della bocca, ha alimentato l’accrescimento dei litorali posti sopraflutto, come ad esempio nel caso del litorale di Punta Sabbioni adiacente alla bocca di porto di Lido. Ciò ha portato alla formazione di differenti tipologie di delta di riflusso, pesantemente influenzate dall’intervento antropico, per le quali il volume di equilibrio teorico potrebbe essere raggiunto solamente a seguito di un ingente contributo del trasporto longshore, in un arco di tempo considerevole. Uno dei risultati di maggior interesse del presente lavoro risiede dunque nella verifica di uno “stato di immaturità” dei delta di riflusso associati alle bocche tidali stabilizzate, come nel caso della bocca di porto di Lido in cui la costruzione dei moli risale a circa un secolo fa. Come evidenziato da Hansen and Knowles (1988), il processo di confinamento da parte dei moli porta il flusso tidale ad abbandonare il canale principale naturalmente scavato, i canali marginali di flusso e la piattaforma di swash, con effetti sulla pre-esistente struttura deposizionali paragonabili a quelli osservati nei processi di rottura naturale dell’ ebb-tidal delta (ebb-tidal delta breaching; Fitzgerald et al., 1978). Al Lido a seguito della costruzione dei moli la maggior parte dei sedimenti in transito nell’area sottocostiera sono stati depositati sulla spiaggia di Punta Sabbioni, con una conseguente diminuzione del carico sedimentario disponibile per la costruzione del delta di riflusso. Poiché il volume stimato a seguito delle recenti indagini risulta corrispondere a solamente il 10% dell’ipotetico volume di equilibrio, il caso del Lido può essere considerato come un caso di delta “immaturo”, in quanto solo dopo l’esaursi dell’ingente fenomeno di accrescimento dell’arenile di Punta Sabbioni (che risale alla fine degli anni ’60) ha potuto intercettare la gran parte del carico sedimentario associato al trasporto longshore. Numerose incertezze permangono allo stato attuale delle indagini per quanto concerne l’effettivo raggiungimento del volume di equilibrio teorico; le annuali operazioni di escavazione effettuate per mantenere l’officiosità del canale, potrebbero difatti portare ad una configurazione stazionaria del deposito, che potrebbe essere confermata solamente attraverso uno specifico piano di monitoraggio. Gli studi effettuati sulle altre bocche tidali armate localizzate all’interno del contesto in esame hanno in ogni caso evidenziato un comportamento morfodinamico simile; i risultati delle elaborazioni confermano una estensione dei delta di riflusso inferiore a quanto previsto dalle relazioni predittive anche alle foci di Malamocco, Chioggia, e Buso. Per concludere, si sottolinea come la messa a punto di uno specifico database in GIS delle caratteristiche sedimentologiche delle morfologie oggetto di indagine costituisca un efficace strumento di gestione, che permette di associare ai diversi tipi di deposito le informazioni più significative riguardanti la localizzazione; i volumi utilizzabili, etc. Conoscendo le caratteristiche granulometriche dell’arenile da sottoporre all’intervento di ripascimento, un’interrogazione al database permette di identificare le potenziali cave di prestito compatibili, per poi progettare gli interventi più idonei, come ad esempio il prelievo di sedimenti dal canale principale nei casi in cui vi sia un surplus che provoca intralcio alla navigazione, oppure l’estrazione di sabbia nelle aree del delta di riflusso a maggior tasso di crescita (canali marginali flusso e/o lobo terminale). In ogni caso, l’estrazione deve essere limitata sia in estensione che per quanto riguarda lo spessore, per evitare effetti negativi e significativi disequilibri sui fenomeni di rifrazione delle onde e sulla dinamica sedimentaria. Non vi è alcun dubbio che un’attuazione sconsiderata della pratica di estrazione di sabbie dai delta di riflusso possa comportare conseguenze negative sui fondali ed i litorali adiacenti, d’altra parte come suggerito da Hansen and Work (1999) se gli interventi vengono pianificati in modo tale da rimuovere una frazione ridotta del deposito mantenendo così i naturali processi di scambio sedimentario, gli impatti sui litorali adiacenti possono essere di minima portata. La preservazione dell’assetto generale del delta, attraverso l’escavazione di sedimento nella parte terminale verso mare su un’area più estesa in superficie e meno in profondità, può efficacemente ridurre l’alterazione dei pattern di rifrazione delle onde e dei meccanismi di trasporto dei sedimenti.
ENGLISH Beach erosion has strongly affected a large number of beaches along the northern Adriatic coastal area over the past 20 years. Among the different engineering solutions available to contrast coastal erosion, the soft-engineering practice of beach re-nourishment is widely recognized to be a good compromise between desired outcomes and negative environmental impacts. One of the major issue concerning beach nourishment activities is the necessity to find suitable sources of sand, with the purpose of both reducing costs and minimizing environmental impacts. As stated by Finkl (1994), strategies for sand management are becoming increasingly more important as a coastal management tool. Also, the same author suggests that new sand management strategies, based on sound geological principles, must reflect sensitivity to environmental concerns. Rising sea levels, increased shore erosion, decreasing supplies of suitable fill materials (both on-and off-shore) and increasing concerns over environmental impacts associated with coastal protection measures (Finkl, 1994), are some of the reasons for a significant interest in these coastal problems. Along the Venice lagoon barrier islands and adjacent beaches (i.e. Jesolo, Sottomarina, Pellestrina, Isola Verde), 8×106m3 of sand have been extracted and placed for nourishment projects starting from the 1990s. Nowadays the Venice Water Authority (Magistrato alle Acque through its concessionary Consorzio Venezia Nuova, 2006) plans the placement of a total volume of 3 x 106 m3 of sand for beach maintenance, suggesting that critical beach erosion can be mitigated by smaller but more frequent nourishments. Previous re-nourishment projects were carried out through the utilization of sand borrow areas located offshore, at a distance of approximately 20km from the coast, a solution that has high operational costs. An alternative solution may be represented by the use of nearshore sand deposits, located in the proximity of tidal inlets or within the delta front area outside river mouths. Since inlets are the only access pathways between a lagoon and the sea, one of the major problems in terms of navigability is their intrinsic incapacity to maintain a predetermined configuration. Due to the longshore drift, the channel can shift and cause continuous filling of abandoned routes. Moreover, during storms landward pushes can increase the natural rise of the terminal lobe of the ebb delta, enhancing the phenomenon of shoaling at the channel entrance. During the last decades, the practice of ebb-tidal delta mining (Cialone and Stauble, 1998) has been progressively increasing, with the rising demand for suitable beach fill material along barrier islands. Ebb-tidal delta mining gives a new outlook on beach re-equilibrium projects since a large amount of sand, well compatible to native adjacent beaches, is stored by the ebb-tidal delta and easily mined at low cost. Dredging of an inlet opening and channel may also represent a good compromise between navigational needs and the rational use of dredged material. Several potential borrow areas were analysed in the present study, focussing on the evaluation of sand volumes deposited outside tidal inlets and river mouths, as a consequence of existing local hydrodynamic conditions. The coastal area object of the investigation is the northern Adriatic coastal area between the Isonzo and Po rivers, consisting of lagoon-river delta systems fronted by barrier islands and sandbars fed by tidal inlets. New data were collected through bathymetric surveys and sediment sampling and integrated with data from older surveys, thus obtaining a rather complete and uniform catalogue of sand resources. The development of a specific geostatistical procedure was also a main objective of the research, aimed at obtaining reliable results concerning ebb-tidal delta volumes. Considerable changes on the northern Adriatic barrier island systems and associated inlets have occurred over the last century as a result of intense human activity, including construction of permanent structures on both the barriers and the inlets. Those structures are mainly seawalls and groins designed to fix the shoreline and jetties to keep inlets from migrating and to maintain a given channel depth. Both natural and stabilized inlets were investigated, leading to a specific analysis concerning the morphodynamics of stabilized inlets. The present research has been developed through several phases. A detailed analysis of the overall morphology of different nearshore features such as natural and stabilized inlets and river mouths has been conducted, mainly through ESRI ArcGIS™ software, followed by elaborations of predictive numerical relationships concerning inlet parameters (i.e. tidal prism, cross-sectional area and ebb-tidal delta volume). The results obtained were then discussed and compared with analogue relationships elaborated for other environmental settings (i.e. the U.S.A and New Zealand coasts), highlighting the influence of local morphodynamic factors in determining ebb-tidal delta growth along the northern Adriatic coastal area. Methodological analyses concerned a large number of geostatistical tests through ESRI ArcGIS™ Geostatistical Analyst extension, that allowed to obtain a specific procedure for calculating ebb-tidal delta volumes. Finally, with the aim to provide a useful and agile tool for sand resources management, all results were integrated into a GIS geodatabase, named Ebb-delta Geodatabase, which includes the individuated potential sand borrow areas with associated grain size characteristics. The major outcomes of the research are the followings: 1) the seafloor morphologies facing the Piave and Adige river mouths exhibit strong erosional patterns over the last thirty years, possibly as a consequence of a decrease in sediment supply from rivers. Therefore, these areas were not considered suitable sand resources for beach nourishment projects, whereas their morphological evolution testifies that a disequilibrium in sediment supply and deposition is occurring; 2) ebb-tidal deltas represent significant sand sinks along the northern Adriatic coastal area, both the natural and the stabilized ones, with volumes comprised between c.a 270.000m3 and c.a. 10×106m3. 3) the newly-developed semi-authomatic procedure (ADP) provided to be a useful analytical tool for the evaluation of ebb-tidal delta volumes; the development of agile geostatistical procedures allowed the integration and processing of newly collected and older bathymetric and grain size data. Additionally, the study of the morphodynamics of Lido, Chioggia, Malamocco and Buso inlet, provided an analysis of ebb-tidal delta volumes and jetty effects. According to Carr and Kraus (2001) the offshore extent and dimension of the ebb-tidal delta is in great part determined by the magnitude of the tidal prism, the slope of the nearshore shelf, and the ebb-jet confinement caused by jetties. Notwithstanding the limited statistics, the direct proportionality between tidal prism and ebb-tidal delta volumes obtained from the application of the ADP on the bathymetric dataset, as well as the high correlation coefficient, demonstrates that natural or almost natural inlets in the northern Adriatic tend to build ebb-tidal deltas which are strongly influenced by tidal processes. Thus the effects of storm induced wave winnowing and longshore sedimentary drift may be considered uniformly distributed, since scattering in the prism vs. ebb-tidal delta volumes relationship is negligible. The V-P relationship of ebb tidal delta volumes in the northern Adriatic is very similar to that obtained by Hicks and Hume (1996), but significantly different from that found by Walton and Adams (1976) and Marino and Mehta (1987) in the United States. The use of a standardized procedure, as in the case of the geostatistical application here proposed, reduces the subjectivity in the calculation of the ebb-tidal deltavolume which occurs when using the Dean and Walton method (1973). The ADP could also be a useful method for a step-by-step preliminary test on ebb-tidal delta structure determination as in the case of complicated bathymetric frameworks. Equilibrium conditions based on delta volume vs. tidal prism relationships constructed for natural or almost natural northern Adriatic inlets, may be used to infer the hypothetical delta volume also for jettied inlets. During the past, many northern Adriatic inlets were strongly asymmetrical, because of significant longshore transport processes that gave rise to large up-drift coastal offset. Since the 19th Century, owing to great difficulties in navigation through the main channel, some inlets were fixed by jetties. Depending on the jetty length, precisely on the offset between shoreline and jetty apex, the ebb-tidal delta may re-shape or completely erode, and thus begin to re-form offshore, shifting to a distance equal to that of the jetty length. This may cause a delay in ebb-tidal delta formation, since the longshore sediment input is not immediately captured by the inlet system and stored in the ebb delta. In fact, the up-drift beach will accrete until the sediments are able to by-pass the jetty, thus entering in the inlet sedimentary budget. What can be observed is a large variety of new “human-induced” ebb deltas, whose equilibrium volumes may be reached only when a large amount of transported long-shore sediment has been trapped for long time. The “immaturity” status of the new ebb-tidal deltas is a major result, for the case of Lido inlet, the largest in the north Adriatic, where jetties were constructed about one century ago. According to Hansen and Knowles (1988) confinement of the flow by jetty construction has resulted in tidal flow abandonment of the natural main ebb channel, swash platform and marginal flood channels, resulting in effects similar to those observed in natural ebb-tidal delta breaching (Fitzgerald et al., 1978). After jetty construction, sediments were stored in the up-drift area of Punta Sabbioni and caused the accretion of that beach, resulting in a starved status of the ebb-tidal delta potential area. Considering that the present ebb-tidal delta volume accounts for only 10% of the equilibrium hypothetical volume, Lido inlet can be seen as a typical case of immature ebb-tidal delta, which only recently has significantly grown offshore due to the jetty fixation. Some doubts arise from the possibility that the delta volume will increase, owing to the periodic dredging operations that are done for navigational improvement. This practice may lead to a stationary configuration of the ebb tidal delta, that can be tested only through a specific monitoring plan. Additional studies concerning the behaviour of jettied inlets provided similar results in the cases of Malamocco, Chioggia and Buso inlets. Data analysis confirms the limited ebb-tidal delta extension also in these latter cases, and a morphodynamic response comparable to the one observed at Lido. The ebb-tidal delta sediment inventory that was processed through GIS has very high versatility and can associate type of deposits (grain-size, sorting) with its location and volume “excess”. Once the required physical parameters of the material are known for a beach that needs to be re-nourished, a GIS query could identify different potential borrow areas and subsequent actions can be planned. The suitability of a morphological artificial re-shaping may be planned, by mainly using sand from growing areas, i.e. the channel margin linear bar and terminal lobe, as well as the sedimentary surplus from navigational maintenance located inside the outer part of the main ebb channel. In any case, dredging must be limited both in extension and thickness, in order to minimize the already cited effects on wave and sedimentary dynamics. The use of ebb-tidal delta sediment as a source for beach nourishment material has and will be controversial. However, as suggested by Hansen and Work (1999) there is a natural variability to these inlets systems, and if artificial bypassing practices mimic the natural processes by removing a small percent of the delta on an annual basis, there is likely to be minimal adverse impact to adjacent shorelines. Mining the seaward edge of the delta over a large area would maintain the overall geomorphology of the inlet and would reduce the possibility of severely altering nearshore refraction and sediment transport patterns
XX Ciclo
1976
Codarin, Antonio. "Zonizzazione acustica subacquea del golfo di Trieste: implementazione delle conoscenze tecniche e scientifiche per la valutazione del clima acustico e dei suoi effetti sull'ecosistema marino." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10141.
Повний текст джерелаSotto la superficie del mare il suono svolge un ruolo fondamentale nella vita di molti organismi marini, in quanto fornisce una visuale in tre dimensioni dello spazio circostante il singolo individuo, che si estende spesso ben oltre quello fornito dagli altri sensi. L’introduzione da parte dell’uomo di diverse tipologie di rumori in questo ambiente, quindi, desta sempre maggiori preoccupazioni, poiché qualsiasi cosa alteri la capacità di individuare e analizzare il panorama acustico circostante può interferire negativamente con la comunicazione, il comportamento, la fitness e, in termini generali, con la sopravvivenza delle specie. La posizione strategica occupata dal golfo di Trieste, un bacino di acque relativamente poco profonde situato nel Nord Adriatico, unitamente alle caratteristiche geomorfologiche delle sue coste, fanno sì che qui possano svilupparsi molteplici attività che dipendono fortemente dal mare, come quella mercantile, alieutica e diportistica. Considerata la facilità di propagazione dell’onda sonora nell’acqua e tenendo conto che il rumore non conosce “barriere” giurisdizionali, le specie che vivono in esso saranno inevitabilmente sottoposte a pressioni di diversa portata, sia di tipo diffuso che puntuale. Nonostante la Comunità Europea, grazie alla Direttiva 2008/56/CE (Direttiva Quadro per l’ambiente marino, Marine Strategy Framework Directive, MSFD)cerchi di fornire gli strumenti per far fronte a questa preoccupante problematica che insiste sulle risorse marine, si sa ancora molto poco sulla distribuzione spaziale e temporale del rumore antropico subacqueo, sia nel golfo di Trieste che in Italia. Il presente lavoro di ricerca, svolto in collaborazione con l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente del Friuli Venezia Giulia (ARPA FVG),si è posto il fine di colmare le lacune conoscitive in tale ambito ed ha voluto dare 1) un quadro dettagliato della distribuzione annuale del rumore antropico subacqueo in tutto il golfo di Trieste, 2) individuare, grazie ad esso, in termini spazio-temporali, eventuali aree di “sofferenza acustica” per la fauna marina normalmente presente nell’area e, infine, 3) valutare, tramite l’utilizzo di un modello di propagazione del rumore, le modalità sito-specifiche di propagazione del rumore, simulando scenari a diverse frequenze e in diverse stagioni dell’anno. A tal fine il rumore ambientale subacqueo è stato registrato mensilmente da gennaio a dicembre 2012 in 12 stazioni collocate in posizioni strategiche nel golfo di Trieste, valutando contemporaneamente anche il numero di navi, imbarcazioni e natanti presenti al momento della registrazione. La perdita in trasmissione del suono e stata calcolata utilizzando la Parabolic Equation, risolta col modello di propagazione acustica Miami Monterey Parabolic Equation(MMPE). I risultati evidenziano un’assenza di variabilità tra il clima acustico estivo e quello invernale, con un’intensità media è pari a 125 dB re 1 µPa e con picchi di massima intensità in prossimità del porto di Trieste e della zona al largo di Lignano; le intensità medie delle bande di 1/3 di ottava centrate sui 63 e 125 Hz, invece, sono sempre inferiori ai 100 dB re 1 µPa. A livello spaziale la zona caratterizzata dai va-lori di minore intensità è posizionata nella parte occidentale del golfo. La frequentazione antropica è in gran parte a carico del naviglio mercantile e dei natanti da diporto di piccole dimensioni. Esaminando l’andamento nella stagione estiva e in quella invernale, non è possibile rilevare differenze significative nelle diverse tipologie considerate, fatto che sembra giustificare l’assenza di variazione stagionale del clima acustico. A livello spaziale, nelle tre zone considerate, sia annualmente che d’inverno, si notano differenze significative solo nel numero delle imbarcazioni da pesca. In generale, le grandi navi sono quelle che danno il maggior apporto al rumore ambientale locale. I Gadidae, Clupeiformes e Sciaenidae, nelle zone orientali e centrali del golfo di Trieste, sono gli organismi sottoposti al maggior superamento, da parte del rumore di fondo, della rispettiva soglia acustica. Le differenze maggiori si riscontrano per lo più tra i 200 ed i 300 Hz circa, dove si colloca la maggior sensibilità uditiva di molte specie. Proprio in questo range di frequenze il modello MMPE indica la minima perdita in propagazione dell’onda sonora, che può raggiungere anche i 20 km di distanza dalla sorgente. Il modello ha permesso di evidenziare, quindi, che nelle vicinanze di forti sorgenti di rumore potrebbero aver luogo reazioni di tipo comportamentale e, che, per avere quadro più esaustivo, sarebbe consigliato monitorare altre frequenze oltre alle 63 e 125 Hz attualmente proposte. I risultati di questa ricerca, prima in Adriatico su scala spazio-temporale così ampia, hanno fornito una dettagliata analisi delle pressioni, dei potenziali impatti predominanti nell’area e delle condizioni di clima acustico in cui versa il golfo di Trieste. Per rispondere alle richieste della MSFD, i valori di intensità rilevati non possono escludere che siano a livelli tali da non avere effetti negativi sull’ambiente marino: possono verificarsi, infatti, effetti di tipo fisiologico-stressorio a livello del singolo organismo, e di interferenza nella comunicazione nelle specie che utilizzano il suono come strumento di trasferimento di informazione intra e interspecifico. Si ritiene che i valori di riferimento proposti in questo lavoro, in un’ottica precauzionale, siano un valido contributo iniziale per la determinazione dello stato ecologico dell’area. L’attuale prosecuzione dell’attività di monitoraggio del rumore sottomarino condotta da ARPA FVG, da affiancare in futuro a sistemi di acquisizione in continuo ed all’analisi di altre componenti del fenomeno acustico, quali il movimento delle particelle, permetterà sicuramente di ampliare, unitamente ad un confronto con le realtà transfrontaliere, le conoscenze sul rumore antropico. Ciò permetterà di regolamentare, anche da un punto di vista giuridico, l’introduzione del suono sotto la superficie del mare e di raggiungere gli obiettivi della MSFD previsti entro il 2020.
Under the sea surface sound plays a vital role for many marine organisms, as it provides a visual three-dimensional space surrounding the individual, which is often extends beyond that provided by other senses. Introduction by humans of different types of noise in this environment, therefore, affects the ability to identify and analyze the landscape surrounding noise may cause harmful interference with communication, behavior, fitness and, in general terms, with the species’ survival. The strategic position of Trieste Gulf, a shallow water coastal zone located inthe Northern Adriatic Sea, together with the geomorphological characteristics of its coasts, can develop a variety of activities that are highly dependent on the sea, like the merchant , fishing and pleasure boating. Given the ease of propagation of the sound wave in the water and taking into account that the noise does not know jurisdictionalbarriers, the species that live in it will inevitably be subjected to pressures of different scales ,both of which diffuse on time. Despite the European Union, thanks to 2008/56/EC Marine Strategy Framework Directive (MSFD ) seeks to provide the tools to cope with this troubling issue that insists on marine resources , is not yet known very little about the spatial and temporal distribution of anthropogenic underwater noise , both in the Gulf of Trieste in Italy. This research work was performed in collaboration with the Regional Agency for Environmental Protection of Friuli Venezia Giulia (ARPA FVG), place the order to fill gaps in knowledge in this area and wanted to give 1 ) a framework detailed annual distribution of background underwater noise in the Gulf of Trieste , 2 ) to identify, thanks to it, in terms of space and time, any areas of suffering acoustic for marine life normally present in the area and, finally,3 ) to assess, through the use of a model of noise propagation, the site-specific mode of propagation of noise, simulating scenarios at different frequencies and in different seasons of the year. Underwater ambient noise was recorded monthly from January to December 2012 at 12 stations placed at strategic locations in the Gulf of Trieste; at the same time total amount of ships, boats and vessels present at the time of registration were counted. Transmission loss was calculated using the Parabolic Equation, solved with the model of acoustic propagation Monterey Miami Parabolic Equation (MMPE). Results show an absence of the noise climate variability between summer and winter, with an average intensity level equals to 125 dB re 1 Pa and a maximum in the vicinity of the port of Trieste and the area off the coast of Lignano; the average intensities of the bands in 1/3 octave band centered on 63 and 125 Hz, however, are always less than 100 dB re 1 Pa. A spatially area characterized by the values of lower intensity is located in the western part of the Gulf. The attendance is largely anthropogenic load of merchant ships and small recreational boat. Looking at the summer and winter trend, it is not possible to detect significant differences in the various types considered, which seems to justify the absence of seasonal variation of the noise climate. In terms of space, in the three areas considered, both annual and winter, significant differences are noted only in the number of fishing vessels. In general, large ships are the ones that make the greatest contribution to local environmental noise. The Gadidae, Clupeiformes and Sciaenidae, in the eastern and central parts of the Gulf of Trieste, are the organisms subjected to the most overrun by the background noise of the respective acoustic threshold. The largest differences are found mostly between about 200 and 300 Hz, where does the greater auditory sensitivity of many species. In this frequency range MMPE model indicates minimal loss in sound propagation, which can reach up to 20 km away from the source. The model has allowed to show, therefore, that in the vicinity of strong noise sources could take place, and behavioral reactions, which, in order to have more complete picture, it would be advisable to monitor other frequencies in addition to the 63 and 125 Hz currently proposed. The results of this research, first in the Adriatic Sea onspatio-temporal scale so large, they have provided a detailed analysis of the pressures, the potential impacts of the conditions prevailing in the area and of the acoustic climate prevailing in the Gulf of Trieste. To meet the requirements of the MSFD, the intensity values measured cannot rule out that they are at levels that do not have adverse effects on the marine environment can occur, in fact, the effects of physiological stressorio - level of the individual organism, and interference in communication in species that use sound as a tool for intra-and interspecies transfer of information. It is believed that the reference values proposed in this work, from a precautionary measure, are a valuable contribution to the initial determination of the ecological status of the area. The current continuation of the monitoring of the underwater noise conducted by ARPA FVG, alongside in future systems of continuous acquisition and analysis of other components of the acoustic phenomenon, such as the movement of particles, will certainly broaden , together with a comparison with the realities of cross border knowledge about man-made noise. This will allow you to regulate, even from a legal point of view, the introduction of sound in the sea surface and to achieve the objectives of the MSFD expected by 2020.
XXVI Ciclo
1978
BANDELJ, VINKO. "Analisi e modellazione di caratteristiche biogeochimiche ed ecologiche in acque costiere del Nord Adriatico." Doctoral thesis, 2007. http://hdl.handle.net/10077/2527.
Повний текст джерелаIl presente lavoro di dottorato ha avuto come obiettivo l'identificazione e l'interpretazione di situazioni di riferimento e di relazioni tra caratteristiche abiotiche e caratteristiche biotiche in ambienti marini costieri, attraverso l'uso di metodi multivariati tradizionali e di metodi basati sulle reti neurali per la classificazione, l'analisi di gradiente e la modellazione di dati ambientali. Il crescente interesse per gli ambienti marini e in particolare per le aree costiere nasce dall'importanza che tali aree hanno per la vita dell'uomo, e dalla considerazione che esse sono soggette a molteplici impatti antropici che interagiscono con le grandi eterogeneità e variabilità intrinseche degli agenti forzanti naturali degli ambienti costieri. In particolare le aree costiere sono interessate da elevata densità abitativa, sono sede di attività portuali ed industriali, di attività di pesca ed acquacoltura e di attività turistiche. Le esigenze contrastanti di tali attività devono inoltre permettere una fruizione senza rischi delle aree marine costiere per attività di diporto e di tempo libero, e spesso tutto ciò è in contrasto con le esigenze di conservazione del loro valore naturalistico, paesaggistico, storico ed artistico. Per una corretta implementazione di politiche di conservazione biologica, gestione e recupero ambientale è dunque necessaria l'identificazione di situazioni di riferimento, e la descrizione della loro evoluzione nel tempo e nello spazio, contro di cui confrontare la situazione attuale o gli obiettivi di ripristino posti dalla legislazione. L'importanza di tale obiettivo è riconosciuta nell'ambito scientifico internazionale e recepita da recenti disposizioni legislative. In particolare la direttiva europea 2000/60/CE prevede che siano effettuate analisi delle caratteristiche dei diversi corpi d'acqua e che siano definite delle condizioni di riferimento tipiche specifiche per ognuno di essi. Gli elementi da considerare per le acque costiere e le acque di transizione per raggiungere tali obiettivi includono la composizione e le abbondanze delle popolazioni planctoniche e bentoniche, i parametri chimico-fisici e le condizioni morfologiche. Nel presente lavoro di ricerca sono stati analizzati dataset riferiti ad ambienti costieri e di transizione dell'Adriatico settentrionale. Secondo la disponibilità di dati, tali dataset contenevano variabili chimico-fisiche (p.es. temperatura, salinità, nutrienti), morfologiche (p.es. profondità), idrodinamiche (p.es. tempi di residenza) e biologiche (p.es. abbondanze planctoniche, ricoprimenti bentonici). L'obiettivo delle analisi sui dataset di parametri chimico-fisici è consistito nell'identificazione di masse d'acqua omogenee, che consiste nell'individuazione del numero delle masse d'acqua, nella descrizione delle loro caratteristiche in funzione delle variabili utilizzate, nella derivazione di una loro evoluzione spazio-temporale tipica, e nell'interpretazione della loro dinamica in funzione di fenomeni e forzanti noti. A tal fine sono stati utilizzati soprattutto metodi multivariati di ordinamento e clusterizzazione, quali k-means, Self-Organizing Map, fuzzy k-means. L'obiettivo dell'analisi su dati biologici era l'identificazione e la descrizione di biocenosi caratteristiche di una certa area e momento. I dati biologici erano riferiti ad organismi appartenenti ad un unico comparto trofico (p.es. autotrofi), oppure ad organismi di comparti trofici diversi. In generale, si è cercato di caratterizzare ogni biocenosi attraverso l'individuazione delle specie caratteristiche, cioè quelle che indicano il verificarsi di determinate condizioni ambientali, e delle specie dominanti, cioè quelle che maggiormente contribuiscono ai flussi di materia ed energia in ogni biocenosi. Un ulteriore obiettivo è stata la ricerca di relazioni tra biocenosi e variabili chimicofisiche e spazio-temporali, e l'interpretazione di tali relazioni secondo plausibili modelli causali. Per questi fini sono stati utilizzati metodi di analisi di gradiente indiretta (clusterizzazione e ricerca relazioni con variabili), metodi di analisi di gradiente diretta (Redundancy Analysis, Canonical Correspondence Analysis) e metodi di predizione (Backpropagation Neural Network). Il lavoro si è quindi articolato in diverse fasi nel corso delle quali sono stati considerati aree e metodologie diverse in funzione della disponibilità ed accessibilità di dati storici o attuali. Per analizzare dataset molto diversi tra loro è stato necessario l'utilizzo e la messa a punto di strumenti avanzati di analisi e modellamento dei dati e di presentazione dei risultati. I problemi più frequentemente incontrati erano legati alla tipologia dei dataset disponibili, quasi mai costruiti con lo scopo di testare un'ipotesi precisa, ma risultanti piuttosto da fusioni a posteriori di insiemi di dati raccolti nel corso di progetti diversi, con finalità , metodologie e disegni sperimentali differenti. Molte volte i dati sono stati raccolti con una copertura insufficiente nella dimensione spaziale o temporale, che ha reso quindi difficoltosa l'applicazione di metodi statistici rigorosi e la generalizzazione dei risultati nel dominio del tempo e dello spazio. In fase di pretrattamento è stato sovente necessario ricorrere a procedure di trasformazione e di aggregazione dei dati, e di codifica di alcuni parametri in variabili qualitative. Le variabili biologiche hanno presentato ulteriori problemi data la stocasticità dei fenomeni biologici, l'incertezza nella determinazione di alcune specie e la conseguente eterogeneità e complessità dei dataset. La scelta della metrica opportuna è stata quindi un passo necessario in tutte le analisi su dati biologici. In particolare gli studi effettuati nel lavoro di dottorato ed esposti nella presente tesi sono i seguenti: studio sulle masse d'acqua del golfo di Trieste e della laguna di Venezia in base ai parametri chimico-fisici; studio su 10 anni di popolazioni fitoplanctoniche lungo la fascia costiera del Veneto e su 30 anni di campionamenti di popolazioni fito e zooplanctoniche nella laguna di Venezia; studio sulle comunità planctoniche multitrofiche nella laguna di Venezia; studio sulle comunità fito e zoobentoniche nella laguna di Venezia.
Moschino, Vanessa. "Characterisation of physiological conditions and evaluation of well-being in two species of bivalve molluscs (Ruditapes philippinarum and Chamelea gallina) intensively exploited in coastal and lagoon areas of the Northern Adriatic Sea (Italy)." Doctoral thesis, 2007. http://hdl.handle.net/10400.1/324.
Повний текст джерелаRuditapes philippinarum e Chamelea gallinasão duas espécies de bivalves comuns na infauna dos sedimentos arenosos e areno-vasosos da zona Norte do Mar Adriático, mas adaptados a diferentes ambientes, ocorrendo a primeira espécie na lagoa de Veneza e a segunda, na zona costeira. Ambas as espécies constituem recursos económicos importantes para as pescas nessa área geográfica, consequentemente sendo alvos de pesca intensiva. Com o objectivo de caracterizar as respostas fisiológicas básicas de C. gallinae R. philippinarum, na primeira parte deste trabalho efectuaram-se várias determinações de parâmetros da fisiologia e bioquímica das espécies em estudo. As medições dos parâmetros fisiológicos efectuados em R. philippinarumde um modo geral não evidenciaram uma variação estacional típica, confirmando a tolerância elevada da espécie face às alterações das condições ambientais. A taxa de filtração de C. gallinaaumentou ligeiramente com o aumento da temperatura da água e com valores mais constantes da taxa de respiração. Na segunda parte do estudo, analisaram-se os efeitos de curto-prazo e longo-prazo resultantes do stress causado pela actividade da pesca, para as duas espécies. Os parâmetros fisiológicos medidos em R. philippinarumevidenciaram o melhor estado dos bivalves usados no controlo e encontraram-se também diferenças entre os níveis de carbohidratos e glicogénio entre bivalves da zona pescada e não pescada. Relativamente a C. gallina, as taxas fisiológicas e a sobrevivência ao ar foram aparentemente mais influenciadas pelo impacto da draga hidráulica: a filtração e crescimento potencial evidenciaram uma tendência para valores menores à medida que o stress mecânico aumentou nos dois locais. Por último, verificou-se que a pressão da água e a triagem mecânica aumentaram significativamente os danos nas conchas de C. gallina, que atingem os valores mais elevados verificados nas pescas comerciais com dragas.
Ruditapes philippinarum and Chamelea gallina are infaunal bivalves widespread in sandy and sandy-silty bottoms along the Northern Adriatic Sea but adapted to different environments, the former being distributed in the Lagoon of Venice, the latter along the marine coastline. Bothspecies represent important economic resources for fisheries in this area, consequently suffering intense fishing pressure. With the aim of characterising the basic physiological responses of C. gallina and R. philippinarum, in the first part of the present study a series of physiological determinations and biochemical measurements have been performed. Physiological measurements on R. philippinarum generally did not show clear seasonal trends, thus confirming the great tolerance of this species to changing environmental conditions. C. gallina exhibited slight increase in clearance rate at the highest water temperature and more constant values in respiration rate. In the second part of the research, possible fishing-induced stress experienced by the two clam species has been studied in terms of both short- and long-term effects. Physiological parameters detected on R. philippinarumgenerally highlighted the better state of health of the control organisms, and some differences have been recorded also comparingtotal carbohydrates and glycogen in samples from fishing and non-fishing area. As for C. gallina, physiological rates and survival in air test seemed to be more influenced by the impact of the hydraulic dredging: clearance and scope for growth generally showed decreasing trends as mechanical stress increased in both sampling sites. Lastly, the water pressure and the mechanised sorting significantly increased the shell damage on C. gallina specimens, the highest levels always being observed in commercially dredged clams.