Дисертації з теми "Museo archeologico di Siena"

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Pagan, Monica <1989&gt. "Sculture romane del Museo Archeologico di Verona." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4799.

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Анотація:
Il presente studio si prefigge di analizzare sei sculture, inedite o scarsamente documentate, conservate nel Museo del Teatro Romano di Verona. Si tratta di rilievi e sculture a tutto tondo di fattura romana giunti all’istituto da scavi di emergenza o mediante acquisizione da collezioni antiquarie veronesi, in merito alle quali si offrirà una breve premessa nella parte introduttiva. Il fulcro del lavoro verterà sulla realizzazione di un breve catalogo organizzato in singole schede corrispettive delle diverse opere. Lo scopo sarà fornire un’interpretazione valida dello stile, dell’iconografia e della cronologia della scultura inserendola, quando possibile, nel contesto originario di appartenenza. La parte terminale dello studio raccoglierà le tavole del materiale studiato e i relativi confronti. Il lavoro verrà impostato in previsione di un suo eventuale inserimento in una futura pubblicazione concernente l’intero patrimonio archeologico figurativo del sopracitato museo.
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2

Raffaelli, Davide. "Archeologia, paesaggio, architettura: il museo archeologico di Verucchio." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/4070/.

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3

Mazzer, Jacopo <1985&gt. "Bronzetti figurati del Museo Archeologico Nazionale di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4445.

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Анотація:
La tesi propone lo studio di un insieme di bronzetti figurati inediti del Museo archeologico Nazionale di Venezia. Dopo un capitolo introduttivo riguardante il fenomeno del collezionismo veneziano ed in particolare sulla collezione Correr, si passerà alla presentazione delle schede di ciascun bronzetto del nucleo in questione. Infine un capitolo con l'obiettivo di trarre le conclusioni di questo lavoro.
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4

Peschiutta, Sebastiano <1991&gt. "Bronzetti figurati romani del Museo Archeologico di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/7313.

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Анотація:
Storia del collezionismo del nord Italia con particolare attenzione alle collezioni donate al Museo Archeologico di Venezia. Analisi e catalogazione di 24 bronzetti figurati del Museo Archeologico di Venezia.
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5

Fantuz, Damiano <1991&gt. "Bronzetti antichi figurati del Museo Archeologico di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12067.

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6

Biondi, Alice. "Un museo archeologico per le necropoli villanoviane di Verucchio." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5260/.

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Анотація:
Ogni luogo, ogni città, reca i segni dell’evoluzione e della trasformazione dettata dal tempo. In alcuni casi il passato viene visto con un’accezione negativa, in altri positiva a tal punto da monumentalizzarla. Nel caso della città di Verucchio non è possibile mettere in ombra il valore, e la forza della Rocca del Sasso, che per la sua storia e la sua posizione, che la rende visibile sia dall’interno che dall’esterno del centro storico, la attesta come simbolo della città. Allo stesso tempo questa città di piccole dimensioni possiede un ricco passato che non è rintracciabile all’interno della città storica ma che emerge dal verde, nonchè dagli spazi nascosti sotto il parco che cinge perimetralmente la città. Questi momenti della storia, importanti e riconoscibili, possono essere connessi nonostante sia notevole il salto temporale che li divide. Lo strumento deve essere una forma che li unisca, uno spazio pubblico, limitato ma aperto, distinguibile ma integrato nel paesaggio, un nuovo “layer” che si sovrapponga a quelli precedenti esaltandone il valore. Il tema della direzione, del percorso, è alla base dei ragionamenti e delle soluzioni proposte per la realizzazione di un museo archeologico. A differenza dei luoghi pubblici come la piazza o il teatro, in questo caso l’esposizione prevede che l’utente si muova negli ambienti, che segua in maniera dinamica una serie di spazi, di figure, di affacci, che devono essere in grado si susseguirsi in maniera fluida, attraverso un “respiro” che mantenga alta l’attenzione del visitatore. Adottato questo tema si ha la possibilità di declinarlo più volte, attraverso non solo la disposizione degli spazi ma anche con la posizione dei volumi e degli assi che li generano. Il progetto del nuovo museo si pone in una zona che può essere definita come “di cerniera” tra il centro storico e il parco archeologico. A livello territoriale questa può essere giudicata una zona critica, poiché sono più di trenta i metri di dislivello tra queste due zone della città. La sfida è quindi quella di trasformare la lontananza da problema a opportunità e relazionarsi con la conformazione del territorio senza risultare eccessivamente impattanti ed invasivi su quest’ultimo. Poiché la città di Verucchio possiede già un museo archeologico, inserito all’interno dell’ex convento e della chiesa di Sant’Agostino, il percorso archeologico, che vede il museo progettato come fulcro del tutto, prevede che il turista abbia la possibilità di conoscere la civiltà villanoviana visitando sia il museo di progetto che quello esistente, avendo questi differenti allestimenti che non creano delle “sovrapposizioni storiche”, poiché sono uno tematico e l’altro cronologico. Il museo esistente si inserisce all’interno di un edificio esistente, adattando inevitabilmente i propri spazi espositivi alla sua conformazione. La realizzazione di un una nuova struttura porterebbe a una migliore organizzazione degli spazi oltre che ad essere in grado di accogliere anche i reperti presenti all’interno dei magazzini dell’ex convento e dei beni culturali di Bologna. La necropoli Lippi è solo una delle necropoli individuate perimetralmente alla città e i reperti, rilevati, catalogati e restaurati, sono in numero tale da poter essere collocati in una struttura museale adeguata. Il progetto si sviluppa su più fronti: l’architettura, l’archeologia ed il paesaggio. Il verde è una componente fondamentale del sistema della città di Verucchio, risulta essere un elemento di unione, che funge talvolta da perimetro del centro, talvolta da copertura della nuda roccia dove l’inclinazione del terreno non ha permesso nel tempo la realizzazione di edifici e strutture urbane, si mette in contrapposizione con la forma e i colori della città.
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7

Morigi, Wladim, Marco Montalti, and Cristina Guarino. "Convento di San Domenico a Imola. Progetto di un nuovo Museo Archeologico della città." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15616/.

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Анотація:
Nato dall’esigenza di riorganizzare, accogliere e musealizzare i numerosi reperti restituiti dal ricchissimo palinsesto archeologico della città di Imola, il progetto per il nuovo museo archeologico della città prevede una nuova sistemazione dell’antico convento del San Domenico. Attraverso un’attenta rilettura degli spazi e dopo un’analisi storica che ha permesso di ricostruire la vicenda costruttiva di questo complesso, dalle sue origini ad oggi, la nuova riorganizzazione del museo avrà come obiettivo quello di valorizzare i reperti custoditi così come l’edificio che lo andrà ad accogliere. Ospitato in un luogo dalla storia complessa, testimone degli eventi che hanno modificato la città di Imola, il nuovo museo cercherà un dialogo tra i reperti e il contesto, accompagnando l’utente attraverso un’esperienza di visita dinamica e coinvolgente. Il nuovo museo proporrà dunque un itinerario in cui l’utente potrà organizzare autonomamente la visita tra le cinque aree tematiche proposte, approfondendo solo i temi inerenti ai propri interessi. Il progetto approfondirà nello specifico tre sezioni del museo che saranno collocate in tre spazi ritenuti di rilevante importanza all’interno del convento: Il nuovo ingresso, posto in sostituzione a quello attuale, costituirà la nuova interfaccia tra il museo, il convento, la città e il sito archeologico della domus del Galletto. Il lapidarium, ideato nel primo chiostro del convento proporrà una raccolta di importanti opere funerarie di particolare forza espressiva e rappresenterà l’evolversi del rapporto tra la città dei vivi e la città dei morti dall’epoca romana a quella medievale. Il museo del convento di San Domenico, collocato negli spazi più antichi del complesso, accompagnerà l’utente alla scoperta della storia del convento, da Forum Cornelii al complesso attuale attraverso i segni ancora presenti quali testimoni tangibili degli eventi.
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8

De, Michele Daria <1995&gt. "I Social Network come strumento di marketing museale: il case study del Museo Archeologico Nazionale di Taranto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15865.

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Анотація:
La tesi va ad analizzare l'importanza per un museo di essere presente sui Social Network sia per attrarre sempre più visitatori aumentando l'awareness, sia, in un senso più ampio, come strumento di valorizzazione territoriale. Viene qui analizzato il caso studio del Museo Archeologico Nazionale di Taranto (MArTA), concentrandosi sull'attività online svolta durante il tirocinio. Infine, vi è un'analisi statistica delle risposte al questionario condiviso tramite le pagine social del museo.
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9

Florean, Serena <1994&gt. "Materiale ceramico greco, etrusco e romano proveniente da Zara al Museo Archeologico Nazionale di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14256.

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Анотація:
La tesi analizza il materiale vascolare e figurato in ceramica proveniente da Zara e attualmente conservato al Museo Archeologico Nazionale di Venezia. Dopo esser stato catalogato, il materiale viene inquadrato in uno studio per confronti e inquadramento stilistico
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10

Del, Bianco Caterina. "Una nuova sede per il Centro Studi Vitruviani di Fano e Museo Archeologico. Progetto di un polo culturale sulle rovine di Fanum Fortunae." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2429/.

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Анотація:
Questa tesi di laurea nasce da una collaborazione con il Centro Studi Vitruviani di Fano, un’associazione nata il 30 Settembre 2010 nella mia città. Le note vicende riguardanti la Basilica vitruviana di Fano fanno della città adriatica il luogo più autorevole per accogliere un Centro Studi Internazionale dedicato all’opera di Vitruvio. Questa associazione è nata come contenitore di riferimento per eventi e iniziative legate al mondo della classicità intesa come momento storico, ma anche come più ampio fenomeno non solo artistico che interessa trasversalmente tutta la cultura occidentale. La creazione di un’istituzione culturale, di fondazione pubblico-privata, con l'obiettivo di porsi a riferimento internazionale per il proprio ambito di ricerca, è notizia comunque rilevante in un periodo in cui lo Stato vara l’articolo 7 comma 22 di una legge che ribadisce la fine dei finanziamenti agli enti, agli istituti, e alle fondazioni culturali. Il Centro Studi Vitruviani dovrà diventare presto sede di momenti scientifici alta, borse di studio, occasioni divulgative, mostre, iniziative didattiche. L’alto livello scientifico mi si è presentato subito chiaro durante questi mesi di collaborazione con il Centro, quando ho avuto l’occasione di incontrare e conoscere e contattare personalità quali i Professori Salvatore Settis, Pierre Gros, Howard Burns, Antonio Corso, Antonio Monterroso e Piernicola Pagliara. Attualmente nella mia città il Centro Studi ha una sede non adeguato, non è fruibile al pubblico (per problemi accessi in comune con altri Enti) e non è riconoscibile dall’esterno. L’attuale sede è all’interno del complesso conventuale del S.Agostino. Il Centro Studi mi ha proposto di valutare la possibilità di un ampliamento dell’associazione in questo edificio storico. Nel mio progetto è stato previsto un processo di acquisizione totale del complesso, con un ripensamento dell’accesso riconoscibile dall’esterno, e un progetto di rifunzionalizzazione degli spazi interni. È stata inserita un’aula per la presentazione di libri, incontri e congressi, mostre ed esposizioni, pubblicazioni culturali e specialistiche. Il fatto interessante di questa sede è che l’edificio vive sulle rovine di un tempio romano, già visitabile e inserite nelle visite della città sotterranea. Fano, infatti, è una città di mare, di luce e nello stesso tempo di architetture romane sotterranee. L’identità culturale e artistica della città è incisa nelle pieghe dei suoi resti archeologici. Le mura augustee fanesi costituiscono il tratto più lungo di mura romane conservate nelle città medio-adriatiche. Degli originari 1750 metri, ne rimangono circa 550. Di grande suggestione sono le imponenti strutture murarie rinvenute sotto il complesso del Sant’Agostino che hanno stimolato per secoli la fantasia e suscitato l'interesse di studiosi ed appassionati. Dopo la prima proposta il Centro Studi Vitruviani mi ha lanciato una sfida interessante: l’allargamento dell’area di progetto provando a ripensare ad una musealizzazione delle rovine del teatro romano dell’area adiacente. Nel 2001 l’importante rinvenimento archeologico dell’edificio teatrale ha donato ulteriori informazioni alle ricostruzione di una pianta archeologica della città romana. Questa rovine tutte da scoprire e da ripensare mi si sono presentate come un’occasione unica per il mio progetto di tesi ed, inoltre, estremamente attuali. Nonostante siano passati dieci anni dal rinvenimento del teatro, dell’area mancava un rilievo planimetrico aggiornato, un’ipotesi ricostruttiva delle strutture. Io con questo lavoro di Tesi provo a colmare queste mancanze. La cosa che ritengo più grave è la mancanca di un progetto di musealizzazione per inserire la rovina nelle visite della Fano romana sotteranea. Spero con questa tesi di aver donato materiale e suggestioni alla mia città, per far comprendere la potenzialità dell’area archeologica. Per affrontare questo progetto di Tesi sono risultate fondamentali tre esperienze maturate durante il mio percorso formativo: prima fra tutte la partecipazione nel 2009 al Seminario Internazionale di Museografia di Villa Adriana Premio di Archeologia e Architettura “Giambattista Piranesi” organizzato nella nostra facoltà dal Prof. Arch. Sandro Pittini. A noi studenti è stata data la possibilità di esercitarci in un progetto di installazioni rigorosamente temporanee all’interno del sedime archeologico di Villa Adriana, grande paradigma per l’architettura antica così come per l’architettura contemporanea. Nel corso del quarto anno della facoltà di Architettura ho avuto l’occasione di seguire il corso di Laboratorio di Restauro con i professori Emanuele Fidone e Bruno Messina. Il laboratorio aveva come obiettivo principale quello di sviluppare un approccio progettuale verso la preesistenza storica che vede l'inserimento del nuovo sull'antico non come un problema di opposizione o di imitazione, ma come fertile terreno di confronto creativo. Durante il quinto anno, ho scelto come percorso conclusivo universitario il Laboratorio di Sintesi Finale L’architettura del Museo, avendo già in mente un progetto di tesi che si rivolgesse ad un esercizio teorico di progettazione di un vero e proprio polo culturale. Il percorso intrapreso con il Professor Francesco Saverio Fera mi ha fatto comprendere come l’architettura dell'edificio collettivo, o più semplicemente dell’edificio pubblico si lega indissolubilmente alla vita civile e al suo sviluppo. È per questo che nei primi capitoli di questa Tesi ho cercato di restituire una seria e attenta analisi urbana della mia città. Nel progetto di Tesi prevedo uno spostamento dell’attuale Sezione Archeologica del Museo Civico di Fano nell’area di progetto. Attualmente la statuaria e le iscrizioni romane sono sistemate in sei piccole sale al piano terra del Palazzo Malatestiano: nel portico adiacente sono esposti mosaici e anfore sottoposte all’azione continua di volatili. Anche la Direttrice del Museo, la Dott.ssa Raffaella Pozzi è convinta del necessario e urgente spostamento. Non è possibile lasciare la sezione archeologica della città all’interno degli insufficienti spazi del Palazzo Malatestiano con centinaia di reperti e materiali vari (armi e uniformi, pesi e misure, ceramiche, staturia, marmi, anfore e arredi) chiusi e ammassati all’interno di inadeguati depositi. Il tutto è stato opportunamente motivato in un capitolo di questa Tesi. Credo fortemente che debbano essere le associazioni quali il CSV assieme al già attivissimo Archeclub di Fano e il Museo Archeologico, i veri punti di riferimento per questa rinascita culturale locale e territoriale, per promuovere studi ed iniziative per la memoria, la tutela e la conservazione delle fabbriche classiche e del locale patrimonio monumentale. Questo lavoro di Tesi vuole essere un esercizio teorico che possa segnare l’inizio di un nuovo periodo culturale per la mia città, già iniziato con l’istituzione del Centro Studi Vitruviani. L’evento folkloristico della Fano dei Cesari, una manifestazione sicuramente importante, non può essere l’unico progetto culturale della città! La “Fano dei Cesari” può continuare ad esistere, ma deve essere accompagnata da grandi idee, grandi mostre ed eventi accademici.
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Potente, Margherita. "Mhrauli, New Delhi, India: riqualificazione del parco archeologico e progetto di nuovi spazi museali." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3628/.

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Анотація:
Lo spazio periurbano della città di Mehrauli è caratterizzato dalla massiccia presenza di reperti archeologici di importanza rilevante. L’intervento si pone come obbiettivo la valorizzazione di questo vasto patrimonio storico-culturale attraverso il progetto di un parco archeologico che alterna verde attrezzato ad un reticolo di percorsi connettivi. In particolare il parco archeologico individua un sistema museale capace di connettere il tessuto urbano della città ai reperti storici più rilevanti. Il sistema parco si connette quindi alla città attraverso la realizzazione di servizi, dove oltre al museo possono essere individuati: un mercato, un aggregato residenziale e differenti edifici che possono ospitare in maniera flessibile diverse attività.
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Fusco, Roberta. "Il Museo Civico Archeologico di Bologna e il progetto di Coriolano Monti nell'ex Ospedale della Morte. Linee guida per una revisione consapevole dell'impiantistica." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Анотація:
Il lavoro di tesi si pone l'obiettivo di analizzare criticamente e filologicamente il manufatto oggetto di studio, conosciuto come “Ex Ospedale della Morte”, attuale Museo Civico Archeologico di Bologna. Tale edificio deve la sua immagine architettonica principalmente ai radicali lavori di trasformazione condotti da Coriolano Monti, nella seconda metà dell’Ottocento. Nel periodo immediatamente successivo all'Unità d’Italia, Monti esprime la sua mirabile perizia grafica nello studio di diversi interventi urbanistici, progetti che modificarono ampiamente il tessuto urbano del centro storico della città di Bologna. Il progetto relativo all'ex Ospedale della Morte si configura come centrale per “l’abbellimento” della città e, per questo motivo, si è scelto di verificare e analizzare gli effettivi interventi eseguiti dall'Ingegnere Capo e quale fosse la concezione unitaria che egli aveva predisposto per i vari locali destinandoli alla nuova grandiosa funzione di Museo Civico. La perfetta corrispondenza tra disegni di progetto e costruzione è stata utilizzata come base per analizzare il metodo operativo di Monti e la logica economica regolatrice dei suoi progetti. Tale lavoro di tesi, si pone infine come obiettivo conclusivo un approfondimento sulle tematiche impiantistiche ed energetiche per ricercare un possibile compromesso tra restauro, adeguamento funzionale e sostenibilità dell’intervento, ponendo sempre al primo posto le necessità di conservazione. In particolare, è stata studiata una proposta di climatizzazione delle sale del primo piano del Museo che garantisse un giusto confort termico, all'interno dell’area di progetto, e che allo stesso tempo preservasse la bellezza e le peculiarità delle sale espositive. Secondo una logica di riconoscimento e conservazione degli edifici storici e artistici, si è cercato di proporre una soluzione progettuale che mirasse il più possibile alla pura e semplice mimetizzazione visiva del sistema tecnologico prescelto.
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13

Crecco, Brian. "Musealizzazione del villaggio preistorico nel parco Acque Minerali di Imola." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Анотація:
Il presente lavoro di tesi ha come oggetto di studio il sito archeologico del villaggio preistorico situato a Imola, più precisamente, all’interno del Parco delle Acque minerali. Esso si trova sul rilievo del Monte Castellaccio e nasce dal lavoro svolto nel Laboratorio di Laurea di Architettura per l’Archeologia durante l’Anno Accademico 2016-2017. L'obiettivo del progetto è stato quello di permettere, attraverso l’esposizione dei resti archeologici, una rivisitazione dell’area, attualmente trascurata, per renderla funzionale e in grado di essere utilizzata come zona museale. Per questo si è cercato di realizzare, su quest’area, un parco archeologico che fosse caratterizzato da una serie di padiglioni espositivi e laboratori di archeologia sperimentale al fine di permettere, ai visitatori del parco, di venire a conoscenza dei reperti venuti fuori dallo scavo fatto dall'archeologo Scarabelli. La tesi, quindi, è suddivisa in tre parti: la prima parte comprende l’analisi e lo studio della città svolto in collaborazione con gli altri componenti del Laboratorio, la seconda parte di studio e analisi dell’area archeologica oggetto del lavoro di tesi ed infine una terza parte che riguarda le soluzioni progettuali proposte. Il progetto qui presentato rappresenta un modo per mettere in risalto e valorizzare, attraverso l’importanza dei reperti archeologici, tutta l’area analizzata conferendo, non solo ad Imola ma a tutto il territorio romagnolo, un valore storico, artistico e architettonico di altri tempi.
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Panetto, Giulia <1989&gt. "Proposte per la promozione turistica del Museo Archeologico Nazionale di Adria (RO) con particolare attenzione al turismo di lingua spagnola Propuestas para la promoción turística del Museo Arqueológico Nacional de Adria (RO) con particular atención al turismo de lengua española." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/5868.

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Анотація:
Esta tesis se propone hacer accessible a todo el público de lengua española la ciudad de Adria como destino y el Museo Arqueológico Nacional de Adria como oferta turística para la promoción en España. Los objetivos de la búsqueda son en primer lugar la situación actual de la ciudad de Adria y de la oferta del Museo en la red y la diagnosis actual del público visitante; el segundo capítulo propone la metodología de búsqueda en internet considerando el punto de vista del turista español a partir de una ausencia: no hay bastante promoción lingüística para conquistar al mercado español. En el capítulo tercero se presentan dos casos prácticos de divulgación linguística – una ficha móvil y el flujo español en Ferrara – proponiendo unas soluciones y unas estrategias de valorización turística.
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Olianas, Cinzia. "Scarabei in pietra dura della Sardegna punica (fine VI-III sec. a. C.) nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari: catalogazione e analisi iconografico-stilistiche e tipologiche." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3424534.

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Анотація:
The study of scarabs made in semi-precious stone of Punic Sardinia (end of the 6th-3rdCentury B.C.), subject of this PhD thesis, starts from a personal deep interest in glyptic, developed on the occasion of the graduation thesis and matured across the following years. This research tried to meet the necessity of an updating, reaching, as much as possible, a full summary of a typology of handworks that still require further investigations, pointing out technological, functional, typologic, iconographic and stylistic aspects. The remarkable number of finds which needed to be registered and studied has revealed a great amount of very important informations that will allow a much better understanding of this class of artifacts’ role. This aim of this research is also to become a starting point for a future exploitation and fruition not only of the scarabs in semi-precious stone, but also of the entire glyptic collection in the Archeological Museum of Cagliari. In fact, an inadequate space is at present reserved to such an extraordinary collection that includes finds of extreme interest. Goal of the study proposed in this thesis is the presentation of a research that, first, put together and present all the scarabs in semi-preciosus stone of the collection of Cagliari.
Lo studio degli scarabei in pietra dura della Sardegna punica (fine VI-III sec. a.C.), oggetto della tesi di dottorato della scrivente, nasce da un interesse profondo nei confronti della glittica sviluppato in occasione della laurea e maturato ulteriormente negli anni. Tale ricerca ha tentato di soddisfare l’esigenza di disporre di un quadro aggiornato e quanto più possibile completosu una classe di materiali che ancora necessita di approfondimenti, mettendone a fuoco gli aspetti tecnologici, funzionali, tipologici, iconografici e stilistici. La notevole mole di reperti da schedare ed esaminare ha messo in luce una serie di informazioni che si pongono come base per il prosieguo della ricerca sotto tutti i suoi aspetti, da quelli già analizzati a quelli che per difficoltà oggettive non è stato possibile approfondire. Questo lavoro si propone anche come momento di inizio per la prossima valorizzazione e fruizione non solo degli scarabei in pietra dura, ma dell’intera collezione glittica del Museo Archeologico di Cagliari. Ad essa è infatti attualmente dedicato uno spazio espositivo tutt’altro che adeguato ad una collezione che annovera reperti di grande interesse e straordinario valore documentale. Per tale ragione il contributo proposto in questa sedesi pone come obiettivo l’esposizione della ricerca finora compiuta che, per la prima volta,riunisce in un solo lavoro tutti gli scarabei in pietra dura della collezione museale cagliaritana.
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Luppino, Angela. "Raffaele Gargiulo e la sua collezione di vasi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli : ricerche sul restauro dei vasi antichi nella prima metà del XIX secolo a Napoli : tecniche e materiali." Thesis, Paris 10, 2017. http://www.theses.fr/2017PA100020.

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Анотація:
La recherche a analysé la figure éclectique de Raffaele Gargiulo, marchand d'antiquités célèbre en Europe, collectionneur, personnage complexe et controversé de l'histoire du Musée de Naples, dans le monde des Antiquités napolitaines de la première moitié du XIXème siècle. À partir de sa collection d’objets provenant de la Grande-Grèce; l'une des plus riches du Musée de Naples, et en examinant en particulier les vases peints, nous avons analysé ses méthodes de travail ainsi que ses techniques de restauration, les matériaux qu’il a utilisés et les choix qu’il a faits pour reconstruire et comprendre les critères qui ont guidé la pratique de la restauration des vases du musée Royal Bourbon dans la première moitié du XIXème siècle. La recherche a analysé les événements historiques qui ont conduit le Musée Royal à acheter l’intégralité de la collection de Raffaele Gargiulo et, en particulier, sa collection de vases. Le travail effectué est accompagné de documents d'archives qui illustrent les longues négociations concernant l'achat des matériaux, commencé en 1852 et achevé en 1855 et renseignent sur les tendances et les choix effectués par le Musée Royal de Naples en étroite collaboration avec la Commission des Antiquités et des Beaux-Arts. L’enquête a permis d’en savoir plus sur le restaurateur-marchand qu’était R. Gargiulo et sur les relations qu’il entretenait avec les personnes impliquées dans ces affaires. En partant des sources bibliographiques, des anciens inventaires et des documents d’archives, nous avons identifié les vases de la collection Gargiulo (environ 481 vases) et tous les “vases Gargiulo" achetés par le Musée de Naples. Nous avons compilé le catalogue des vases, en les classant par type de céramique et en rédigeant une fiche pour chacun d’eux. À travers le catalogage des vases, qui a permis la reconstruction de la collection, nous avons cherché à identifier et à mettre en évidence les goûts du collectionneur R. Gargiulo mais aussi des personnes impliquées dans les choix (ministre, directeur du Musée, experts), qui ont déterminé un certain style pour les collections du Musée de Naples
The research focuses on the eclectic figure of Raffaele Gargiulo, who was a dealer, an expert, a restorer, a collector, a controversial figure in the history of the Naples Museum and Neapolitan antiques market in the first half of the nineteenth century. Starting from his collection of antiquites, one of the richest coming from Magna Graecia and which arrived in the Naples Museum, we have primarily examined the vases and have tried to analyze the restoration methods, the materials used and the choices made to reconstruct the criteria that guided the practice of the vases restoration in the Royal Bourbon Museum in the first half of the nineteenth century. The research analyzes the historical events that led to the purchase, by the Museum, of Raffaele Gargiulo’s collection, focusing mainly on the study of the vases collection. The research, enriched by archival documentation aimed at illustrating the long negotiation in the acquisition of the objects, which began in 1852 and ended in 1855, has shown the judgements and the choices made by the Neapolitan Museum in cooperation with the Commissione di Antichità e Belle Arti. Furthermore, it has contributed to define the figure of the restorer-dealer Gargiulo and his relationship with the people interested in the deal. A combination of archival documentation, old inventories and surveys in the Museum’s stores has allowed us to identify the Gargiulo’s vases collection (about 481 vases) and all the "Gargiulo’s vases" in the Museum. The vases catalogue has been created, in order to classify them according to type of ceramic, with an individual file for each vase. Thanks to the catalogue, which has aimed to the reconstruction of the collection, we have been able to highlight the aspects related to the criteria and to the taste of the collector Gargiulo and of the figures involved (Minister, Director of the Museum, experts, etc.). They have all contributed to the enrichment of the collections of the Naples Museum through the variety of artifacts and provenance from different locations in the Naples Kingdom.The research has also investigated the figure of the restorer Gargiulo, his "career" and his activities at the «Officina dei Vasi Italo-greci» of the Naples Museum. The restoration methods have been analyzed on some vases that still preserve the ancient interventions, focusing on a comparative study between old photos and archival documentation
La ricerca ha analizzato l'eclettica figura di Raffaele Gargiulo, commerciante, abile restauratore, collezionista, figura controversa nella storia del Museo di Napoli e dell’antiquaria napoletana nella prima metà del XIX secolo. Partendo dalla sua collezione, una delle raccolte più ricche di materiali di provenienza magnogreca mai giunte nel Museo di Napoli, esaminando in particolare i vasi, si è cercato poi di analizzare i metodi di restauro, i materiali adoperati e le scelte attuate per ricostruire e comprendere i criteri che guidarono la pratica del restauro dei vasi del Museo Borbonico nella prima metà dell'Ottocento. La ricerca ha analizzato le vicende che hanno portato all’acquisizione da parte del Museo Borbonico della collezione di Gargiulo nella sua totalità e, in particolare, della collezione vascolare. Il lavoro, corredato da documenti archivistici volti ad illustrare la lunga trattativa nell'acquisizione dei materiali, iniziata nel 1852 e conclusa nel 1855, ha messo in evidenza le valutazioni, le tendenze e le scelte operate a Napoli presso il Museo in stretto rapporto con la Commissione di Antichità e Belle Arti e ha contribuito a delineare la figura del restauratore-commerciante Gargiulo e il suo rapporto con le figure che, più o meno appassionatamente, si interessarono alla vicenda.Sono stati individuati, sulla base delle fonti, degli antichi inventari e dei documenti archivistici, i vasi della collezione Gargiulo (481 vasi ca.) e tutti i “vasi Gargiulo” immessi nel Museo. Si è redatto il catalogo dei vasi, diviso per classi ceramiche e con la redazione di singole schede per ogni vaso. Attraverso il catalogo e quindi la ricostituzione della collezione, si sono potute individuare, nella sua varietà di classi ceramiche e di provenienze, gli aspetti relativi ai criteri e al gusto di Gargiulo e delle figure coinvolte (Ministro, Direttore del Museo, esperti, etc.) che hanno determinato anche una scelta di gusto e di rappresentatività per le collezioni del Museo di Napoli. La ricerca ha anche preso in esame la figura del restauratore Gargiulo, la sua “carriera” e la sua attività presso «l’Officina dei Vasi Italo-greci» del Museo di Napoli. Si sono esaminati i metodi di restauro su alcuni vasi che ancora conservano gli interventi antichi, anche attraverso uno studio comparativo tra le foto antiche e i documenti di archivio
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DIONISIO, GIULIA. "La ceramica argentata volsiniese del Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Archeologia, Archeometria e Restauro." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1026603.

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Анотація:
La tesi concerne lo studio archeologico, archeometrico e conservativo del lotto di ceramica argentata etrusca di ambito volsiniese conservata quasi totalmente nei magazzini del Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Da un punto di vista archeologico l'obiettivo è stato l'identificazione e la documentazione (schede descrittive e documentazione fotografica) delle tipologie vascolari conservate. Da un punto di vista archeometrico le indagini si sono focalizzate sull'analisi della composizione chimica e mineralogica del rivestimento e sull'analisi della composizione geochimica e mineralogica del corpo ceramico dei manufatti. Da un punto di vista conservativo, infine, è stata effettuata la valutazione dell'attuale stato di conservazione della collezione e la conseguente pianificazione e messa in atto di interventi di restauro conservativi per la futura esposizione della classe all'interno dell'area espositiva museale. This PhD thesys deals with the archaeological, archaeometric and conservative study of an etruscan ceramic production (volsinian silvery-like ceramic) stored in the storage of the National Archaeological Museum of Florence. From an archaeological point of vue the goal was the identification and documentation of vessels typology preserved. From an archaeometric point of vue, investigations have focused on the analysis of the chemical and mineralogical composition of the coating and on the geochemical and mineralogical composition of the ceramic body. Finally, from a conservative point of vue, the current state of conservation of the collection was assessed. Then, some restorations were planned and implemented for a future ceramics exhibition inside the museum.
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D'Auria, Alessia. "La Collezione dei Commestibili e degli Avanzi Organici del Museo Archeologico Nazionale di Napoli: dati archeobotanici." Tesi di dottorato, 2020. http://www.fedoa.unina.it/13185/1/ALESSIA_DAURIA_TESI_XXXII_CICLO.pdf.

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Анотація:
This research aimed to understanding the scientific and cultural value of the botanical collection stored in the national archaeological Museum of Naples (MANN). Among the archaeological areas, the Vesuvian region constitutes an exceptional case for the wealth of botanical remains. The latter were recovered in deposits, in silos, small shops, and in the houses of buried cities and were stored in different containers, and also, in the plates or pots ready to be eaten. From the 1738 the archaeological sites of Vesuvian area have produced a large quantity of botanical remains that constituted the Collection of Edibles and Organic Remains “Collezione dei commestibili e degli avanzi organici” simply called also “Collezione dei commestibili”. Today this collection is stored in the MANN; it is one of the most complete and important collection in the world due to the extensive presence of food plant remains dated to the Roman period. Such works are of great importance to ascertain the species occurring in the Vesuvian area in 79 AD. Yet often the archaeological data were basically neglected. Indeed, today it is very difficult to reconstruct the history that the finds have suffered. In general, this is due to a lack of methodology that also caused the loss of much plant material and poor botanical identification. I hypothesise that this collection could provide new and very speculative data about plant history and thus landscapes, food culture and cultural heritage. The starting point is that scholars considered this collection as a simple botanical list. My research starts with studies of the botanical identity, history, old inventories and conservation status. This work provides a first comprehensive overview of the specific features of each record of plant remains stored in the MANN. Botanical identity has been verified. The finds identified in the storerooms of the MANN correspond to a total of 178 records comprising 51 identified taxa. From comparison with the literature it may be concluded that a significant part of this collection has been lost. The archaeological and historical factors that have shaped the conservation status of the collection are also tentatively summarized. Further searches should be carried out especially in the MANN to ascertain the presence of the materials at present indicated as not found. Specific insights focused on Olea europaea and Vitis vinifera. In the collection, a large quantity of botanical remains was ascribed to these crops. During the Middle and Late Bronze Age, the olive and grapevine spread and in the Iron Age, the cultivation of these crops appears completely established. At the time of the Vesuvius eruption, these crops were cultivated everywhere around the Mediterranean basin and were well known in Roman culture. Pliny the Elder cites for Campania the presence of about 15 varieties of O. europaea while for the grapevine he indicates both the varieties used as table grapes and for wine. A review was carried out of published papers, archive documentation and inventories allowed us to reconstruct the archaeological history of these remains. In addition, the study and identification of new remains were carried out. This detailed study allowed us to discover that the storeroom conserve also “fake/modern materials”, dated to the 18th century. This work shows that a major part of the archaeobotanical remains concerning these two species described in the literature is not found in the storeroom and that for a great quantity of materials both the archaeological and historical data are lost. The loss of materials from the Roman period constitutes an important limitation for reconstructing this history and testifies to the poor management of this type of archaeological material. Another goal of this research is to reconstruct the recent Holocene history of Cupressus sempervirens from the Bronze to the Roman Age in Italy. Our work consisted both in a review of published data and in the identification of novel archaeobotanical remains stored in the deposits of the MANN and of the Archaeological Park of Pompeii. The literature permitted to collect information linked to different plant remain typologies of the Italian cypress; 362 botanical remains were counted, of which 292 were from the Vesuvian area and 70 from other archaeological sites of the central and western Mediterranean. Data chronology spans from the second century BC to the AD fifth century for the archaeological area of ancient Campania and from the 14th century BC to the AD fourth century for the sites located in different regions. It is clear that the ‘cypress culture’ is confirmed by the archaeobotanical data found in the Roman world. Romans especially appreciated its timber but cypress was also used for many other purposes. Furthermore, the employment of timber for wells was documented in pre-Roman sites and the presence of fruits/seeds in central Italy confirms its importance in the Bronze Age. Although these data are not directly referable to the presence of natural stands of cypress in the Italian forest landscape, the recent discovery of an autochthonous population of cypress in the Matese massif is congruent with the hypothesis of a presence of this tree in the late Holocene forest landscape of the peninsula. As supposed, the history of plants/food could be a great attractor for the wider public, especially because it testifies to both the Italian and Mediterranean cultural heritage from a new and uncommon angle. The great success of the exhibition Res Rustica (October 2018 – March 2019) in the MANN in Naples and the new edition in the Musée de l’Homme in Paris (March – September 2020) within the French Project “Je mange donc je suis”, demonstrates the huge interest in this collection. As a result of this interest the director of the MANN decided to plan in the Spring of 2021 the permanent exhibit of this collection inside the museum. I finally resume two works in progress: first I propose a database project that combines archaeological plant food remains with isotopic data. The idea is to reconstruct an individual human diet using stable isotope data (δ13C and δ15N), through the use of isotope ratio mass spectrometry (IRMS), in order to provide information about dietary habits and create a reference database to be used for the study of the palaeo-diet based on archaeobotanical remains from the Roman period. Second, a work aimed to characterize, by using chromatographic and spectrometric methods, the organic content of a glass bottle guarded in extraordinary conditions in the MANN and probably coming from Herculaneum. This is the first time, in our knowledge, that a large amount of olive oil contained in an original archaeological glass bottle from 79 AD is analysed to confirm the authenticity of the organic material by radiocarbon dating and by using advanced chromatographic and spectroscopic methods.
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Conrad, Jessamyn Abigail. "The Meanings of Duccio’s Maestà: Architecture, Painting, Politics, and the Construction of Narrative Time in the Trecento Altarpieces for Siena Cathedral." Thesis, 2016. https://doi.org/10.7916/D8PR7W07.

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Анотація:
Duccio’s Maestà, made between 1308 and 1311 for the high altar of Siena Cathedral, is one of the best-known works of medieval painting. Astoundingly complex, with dozens of individual fields and several narrative cycles, it measured around 15 feet or four meters square. It was, and long remained, the largest panel painting ever made. But why did its designers reach so far outside the bounds of normal altarpieces, and why did they stretch the media of panel painting to new heights? Replacing Duccio’s Maestà within its original Trecento context demonstrates that the altarpiece cannot be explained by either earlier Cathedral images or by earlier Marian panel paintings made for monastic churches, whose imagery the Maestà appropriated but drastically expanded. Instead, the creation of Duccio’s Maestà comes into clearer focus when understood in its original setting, the civic Cathedral. Santa Maria della Assunta comprised not just its particular physical space, but a political and economic one. Duccio’s Maestà interacted with the specific, material building, especially the Cathedral’s unique hexagonal crossing and its dense green-black and white stripes; both features may have contributed to a reading of the Maestà’s central Virgin as a symbol for Ecclesia, occupying her own Temple of Solomon. But the Maestà also crucially served as the backdrop to the city’s biggest annual holiday, the Feast of the Assumption. Though generally characterized by scholars as a unifying event, the Feast was in fact a means of social control, regulated by the state, where participation was enforced by law and on point of fine, and whose main event was the legally mandated presentation of candles to the Virgin in the Cathedral. Moreover, Duccio’s high altarpiece was commissioned during a troubled period: threatened by plotting nobles, and having steered the city through a sensitive election for a new bishop, the Government of the Nine was increasingly intent on regulating the Assumption Feast and the Cathedral’s commissioning body, the Opera del Duomo, which was largely funded through the wax donated on the Assumption. Confronted by unique pressures, Duccio and his unknown potential collaborators created unique solutions, contextualizing popular Marian imagery within the Cathedral’s theological and political concerns through the use of elaborate narrative cycles. Faced with the puzzle of fitting an entire image program onto a panel painting, Duccio privileged a coherent spatial setting, drawn largely through carefully-depicted architecture, that allowed him to keep figure size constant and that therefore to create a smooth spatio-temporal reading of the altarpiece; his arragement of the narrative scenes allowed for new meanings and cross-readings; Duccio further used different perspectival constructions to direct the viewer’s reading of the altarpiece. Duccio thus turned painting’s limitation, its lack of time, into a strength, showing new ways in which images could be deployed to interpret narrative; he also spurred a long conversation among artists on the very nature of their medium and what, exactly, it could accomplish: Within 40 years, four altarpieces, occasioned again by architecture, were commissioned for the Cathedral’s patronal altars. Located near to Duccio’s high altarpiece, these altarpieces would reflect their artists’ reception of Duccio’s Maestà. These radical works by Simone Martini and Lippo Memmi, Pietro and Ambrogio Lorenzetti, and Bartolommeo Bulgarini include the first narrative altarpiece and probably the first painting to pretend it is a view through a window in Western art. Above all, the patronal altarpieces demonstrate an interest in narrative, played out in the depiction of time and an attendant depiction of commensurate pictorial space.
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