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Дисертації з теми "Mondo storico"

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1

Marzi, Alessio. "Regioni d'Italia e migrazioni: politiche, pratiche e identità transnazionali. La Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, 1952-1994." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10013.

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Анотація:
2012/2013
La ricerca esposta nella presente tesi di dottorato è nata quattro anni fa dalla volontà di studiare da un punto di vista storico e in chiave comparata diacronica, sincronica e transnazionale, preferibilmente attraverso fonti e prospettive originali, i fenomeni migratori che hanno interessato l’Italia a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale. Fin dalla fase di definizione del progetto, da un primo spoglio della letteratura e dall’analisi di alcuni documenti, è emersa l'importanza delle amministrazioni locali come interlocutori istituzionali, nonché ambiti politici di riferimento per emigrati e rimpatriati italiani. Infatti, tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta si manifestò in quasi tutti i paesi di immigrazione l’apice di un complesso fenomeno che aveva un'origine più lontana (ora individuabile grossomodo negli anni Trenta): il riferimento politico e culturale da parte dei migranti italiani alla regione di origine, intesa contemporaneamente come un’area geografica variamente definita (ma comunque più grande di una città e più piccola dello stato nazionale), un livello amministrativo ed infine il luogo di origine e di residenza di una “comunità immaginata” diversa, quantitativamente e qualitativamente, sia da quella “nazionale” sia, soprattutto, da quella “paesana”. Tale identificazione originò un complesso sistema di legami informali e formali tra i migranti, e tra questi e le amministrazioni locali italiane, che variò a seconda della nazione di residenza, della regione di origine o a seconda dell'età, delle classi sociali, del livello di istruzione, dell'ideologia politica, del genere, della tipologia migratoria e, soprattutto, del periodo storico. L’obiettivo di questa tesi è quindi documentare ed interpretare, da un punto di vista storico, il “moderno” regionalismo degli emigrati italiani, con riferimento al periodo in cui esso si è maggiormente manifestato. In particolare, la Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia fin da prima della sua nascita ebbe un ruolo di primo piano nella ridefinizione dei rapporti tra i migranti e la madre patria, riuscendo a rappresentare anche un trait d'union di precedenti e coevi fenomeni di mobilità geografica in uscita dal territorio regionale che - dal punto di vista storico, politico, economico e demografico - sono stati solitamente descritti e rappresentati come reciprocamente impermeabili, non confrontabili ed addirittura antitetici. Da un’analisi storica della legislazione statale e delle normative regionali è emerso anche come l’area friulgiuliana sia stata laboratorio, modello ed “apripista” non solo per le altre Regioni, ma anche per la stessa amministrazione centrale. E' soprattutto questo uno dei motivi che ci hanno indotto ad individuare nel Friuli-Venezia Giulia un valido case study per l'analisi dei fenomeni indicati, rispetto ai quali non verranno comunque trascurate fonti relative ad altre Regioni e soprattutto allo Stato nazionale. Lo spoglio della letteratura relativa al “secolo dell’emigrazione italiana”, nonché quella più teorica relativa ai concetti di sending state , diaspora building (la costruzione ad opera dei governi di “identità diasporiche”), emigration state (l’insieme di istituzioni, discorsi e pratiche interne, internazionali e transnazionali messe in campo da un governo in riferimento all’emigrazione) e politica transnazionale hanno ulteriormente rafforzato la convinzione dell’importanza di un’analisi storica che prendesse in considerazione le pratiche ed i discorsi identitari che si sono sviluppati tra l’estero e le regioni italiane (intese come territorio geografico) e che hanno coinvolto come interlocutore privilegiato, mediatore, patrocinatore o destinatario di azioni di lobby politica le stesse amministrazioni regionali. Come si vedrà le Regioni (e in misura minore e più limitata nel tempo, le Provincie) raccolsero ed allo stesso tempo alimentarono, anche modificandolo, il messaggio di alcuni migranti alla ricerca di nuove forme di appartenenza e partecipazione, complementari o alternative a quelle offerte dalla cittadinanza italiana o dal riconoscimento “etnico” nei paesi di immigrazione. Nel contesto locale, e per mezzo di canali di comunicazione circolare con le comunità espatriate, il lessico con cui gli emigrati raccontavano la propria esperienza riuscì talvolta ad essere trasformato in atti pubblici; di conseguenza, spesso, le leggi regionali espressero una definizione ed una interpretazione dell'emigrazione e dei rientri quasi antitetica a quella dello Stato italiano, che a volte rimaneva molto distante rispetto ai bisogni degli espatriati.
XXVI Ciclo
1977
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2

Corvatta, Giulia <1987&gt. "Graffiti Writing e Street Art: Il prossimo capitolo dell'arte contemporanea. Analisi storico-artistica di un movimento rivoluzionario, in Italia e nel mondo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4954.

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Анотація:
Il graffiti writing e la street art possono essere considerati tra i maggiori e più influenti fenomeni artistici e socio-culturali degli ultimi trent’anni. Al giorno d’oggi, non esiste città al mondo totalmente priva di graffiti – intesi come espressione artistica, da non associare ai graffiti compiuti come mero atto vandalico – o di opere di street art. Nel corso degli anni, il fenomeno si è evoluto e il numero di giovani artisti o estimatori del genere è cresciuto in maniera esponenziale, tanto da formare delle vere e proprie sotto-culture fino ad influenzare il pensiero e l’estetica predominanti. Il graffiti writing, nella sua accezione contemporanea del termine, nasce e si sviluppa negli anni Settanta-Ottanta, a New York. In pochi anni, i writer invadono i muri e i treni metropolitani della città. Il fenomeno virale si trasferisce nelle gallerie e alcuni writer acquisiscono popolarità. Il graffiti writing diventa un vero fenomeno artistico, tanto da influenzare artisti come Keith Haring e Jean-Michel Basquiat. Durante il suo processo evolutivo, il graffiti writing sviluppa nuove correnti e sottogeneri, unificati tutti all’interno della macro-categoria della street art. La street art o arte urbana, comprende numerosi stili, che si accomunano per l’intervento – illegale o meno – nel tessuto urbano e l’utilizzo delle strutture cittadine come supporto per le proprie opere. Tra gli stili compresi nella street art e sviluppati dai più importanti street artist si annoverano: spray art, stencil art, poster art, sticker art e pittura murale e, trattandosi di un genere sempre in evoluzione, emergono in continuazione nuovi stili volti a sfruttare artisticamente al meglio, il contesto urbano. Gli street artist hanno raggiunto un livello di fama e delle quotazioni artistiche notevoli e sono entrati di diritto nell’olimpo degli artisti contemporanei. Figure influenti come Shepard Fairey e Banksy hanno esposto nei più importanti centri d’arte e ogni loro azione produce un effetto mediatico non indifferente. La street art ha rivoluzionato la figura dell’artista e l’idea di fruizione dell’arte, avvicinando l’artista al suo pubblico per mezzo di una comunicazione diretta e senza intermediari. Le opere di street art si possono ammirare gratuitamente, in ogni parte della città, a qualsiasi ora del giorno e della notte e i lavori in galleria vengono generalmente apprezzati in seguito, quando già si è entrati in contatto con le opere dell’artista in strada. Il fenomeno del graffiti writing e della street art in Italia è ormai consolidato ed estremamente vitale. Come per il resto del mondo, anche sul territorio italiano, la prima corrente a svilupparsi è stata quella del graffiti writing, durante la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. I writer italiani hanno concentrato le loro attenzioni sui muri e sui vagoni della rete ferroviaria, creando uno stile unico, mixando abilmente influenze americane ed europee. In seguito, sono emersi tutti gli altri stili. L’Italia può vantare artisti riconosciuti e apprezzati a livello mondiale, come Blu, Ericailcane e Sten&Lex. Le amministrazioni comunali iniziano a diventare consapevoli del potenziale della street art per la riqualificazione del territorio e stanno iniziando ad incentivare queste espressioni artistiche, patrocinando festival o donando muri legali su cui dipingere. Attualmente la street art sta vivendo una golden age, nonostante ci sia bisogno ancora di un discreto lavoro di informazione ed educazione a questo movimento, per far capire che street art non equivale a vandalismo. Nel corso degli anni, la street art ha rivoluzionato il modo di pensare, fare e recepire l’arte, influenzando non solo il settore delle arti visive, ma vari ambiti espressivi, come la grafica, la moda o il cinema, grazie al suo stile dinamico, giovane, innovativo e dal linguaggio universale.
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3

Londero, Igor. "Felice Ippolito intellettuale e grand commis - La ricerca nucleare in Italia dal dopoguerra al primo centrosinistra." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2013. http://hdl.handle.net/10077/8618.

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2011/2012
Lo studio della fisica nucleare in Italia ebbe il suo mito fondativo nelle vicende dei “ragazzi di via Panisperna”, dal nome della via romana in cui sorgevano i laboratori diretti da Enrico Fermi. Dopo aver raggiunto la fama mondiale (in particolare con il Nobel per la fisica di Fermi nel 1938), il gruppo fu disperso a causa della politica (sia razziale che scientifica) del regime fascista. Mentre Fermi ed altri, espatriati in America, davano il proprio determinante contributo alla realizzazione della bomba atomica, in Italia rimase il solo Edoardo Amaldi che, nel dopoguerra, si trovò ad essere, nel Paese e fuori, un fondamentale punto di riferimento per la fisica italiana. Nell’immediato dopoguerra, a fronte di un sostanziale disinteresse del Governo italiano in materia di ricerca, furono le industrie elettriche private a muovere i primi passi verso la ricerca e lo sviluppo della tecnologia nucleare, concedendo il proprio appoggio ad alcuni giovani ricercatori del Politecnico di Milano che diedero vita al CISE (Centro Informazioni Studi Esperienze). Parallelamente, la “comunità dei fisici” iniziava a ritagliarsi un proprio spazio autonomo di manovra. Nel 1951 i gruppi universitari che si occupavano di fisica fondamentale diedero vita all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) mentre l'anno successivo, non senza attriti con il CISE, il Ministero dell'Industria appoggiò la creazione del Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari (CNRN), incaricato di promuovere e occuparsi della fisica nucleare applicata. Alla presidenza fu nominato Francesco Giordani, chimico napoletano legato all'IRI ed agli ambienti del neo meridionalismo. Il Comitato, che solo nel 1960 fu mutato in CNEN (Comitato Nazionale per l'Energia Nucleare) ottenendo la necessaria personalità giuridica, dovette costantemente far fronte alle difficoltà derivanti dalla propria fragilità istituzionale e dalle continue tensioni con l'industria elettrica privata. Ciononostante, sotto la guida del suo Segretario Generale Felice Ippolito, riuscì a dar vita ad importanti realizzazioni (come il Sincrotrone di Frascati o il Centro di ricerche nucleari di Ispra) e diede l'impulso fondamentale che portò alla costruzione, nei primi anni '60, delle prime centrali nucleari in Italia. Questo “periodo aureo” della fisica nucleare applicata iniziò a finire nell’agosto del 1963 quando una dura campagna stampa prese a mettere in discussione le gestione di Ippolito che si ritrovò al centro di un “caso” che da mediatico si fece ben presto giuridico e portò, nel marzo del 1964, all'arresto del Segretario Generale del CNEN per irregolarità amministrative. “Il caso Ippolito”, lungi dall’essere solo un processo per un isolato caso di malversazione, di fatto sancì la fine della ricerca e dello sviluppo del nucleare in Italia, facendo piazza pulita non solo dei progetti di nuove centrali atomiche, ma anche di un certo tipo di gestione degli enti pubblici che aveva fatto dell’elasticità amministrativa il proprio punto di forza, laddove in seguito si impose la burocratizzazione e la lottizzazione politica. Nella tesi in esame ho tentato di individuare, all'interno di un campo di ricerca così vario e così ricco di spunti collocati a cavallo di più discipline storiche (storia e filosofia della scienza, dell'economica e dell'industria, della cultura e della politica, delle relazioni internazionali), alcuni snodi focali ed emblematici che permettessero di sviluppare un percorso di indagine su quello che appariva come un meraviglioso tentativo di far recuperare all'Italia il tempo perduto a causa del regime fascista, in termini di sviluppo tecnologico e scientifico, ma anche culturale e politico. Tale tentativo ottenne risultati di rilievo mondiale nel dopoguerra ma andò incontro ad una nuova sconfitta, nei primi anni '60, quando emerse l'incapacità dello Stato di riformare se stesso per tener dietro ai rapidi mutamenti, non solo tecnici, che la tecnologia d'eccellenza pretende per mantenersi tale. Fin dall'inizio ho individuato in Felice Ippolito il trait d'union tra i fatti caratterizzanti le vicende trattate. Interessato alla ricerca nucleare quale geologo esperto in prospezioni minerarie, in seguito venne nominato Segretario Generale del CNRN e si trovò a rivestire un ruolo chiave, emblematico e rappresentativo, all'interno di un complesso ambiente culturale composto da intellettuali, scienziati ed alti funzionari che parteciparono ad una rete di rapporti all'interno della quale si elaborarono delle organiche strategie di sviluppo per il Paese. Ippolito divenne referente e portavoce di una comunità scientifica che si caratterizzava in quegli anni per il suo rapporto estremamente dialettico e consapevole con tutte le componenti della società, dalla classe politica al mondo dell'industria e dell'economica, dal mondo della cultura alle classi subalterne. Per comprendere l'incontro tra Ippolito e la comunità dei fisici, ho ritenuto di iniziare la tesi con un accenno all'esperienza dei “ragazzi di via Panisperna” e di Enrico Fermi, in particolare. La partenza in treno di Fermi per Stoccolma, il 6 dicembre 1938, dove avrebbe ritirato il premio Nobel prima di espatriare negli Stati Uniti (in fuga dalle leggi razziali ma soprattutto dall'incapacità del regime fascista di comprenderne e sostenerne le iniziative), è stata presentata come evento simbolico e metaforico della perdita di un primo “treno per la modernità” da parte dell'Italia. L'attenzione è stata posta soprattutto su chi rimase sulla banchina di quella stazione, ovvero Edoardo Amaldi, che pur con molti dubbi alla fine scelse di rimanere in Italia diventando il punto di riferimento per eccellenza, in virtù del suo carisma scientifico ed umano, della comunità dei fisici italiani nel dopoguerra. In particolare ho messo in evidenza il rafforzarsi in Amaldi di un punto di vista autonomo su quello che doveva essere il rapporto tra la ricerca scientifica ed il mondo della politica e dell'industria. Mentre oltreoceano Fermi delegava al Governo la valutazione etica e la gestione dei risultati del proprio lavoro scientifico, in Italia il suo allievo Amaldi fin dal dopoguerra iniziò a tessere una rete di rapporti, con l'industria e le aziende controllate dallo Stato, caratterizzati da alcuni principi imprescindibili. Quando gli industriali elettrici privati lo chiamarono al CISE, Amaldi pose perentorie condizioni alla propria partecipazione, come la difesa della sua autonomia scientifica, il rifiuto di ogni principio di segretezza, ed il fatto che la ricerca doveva andare a beneficio dell'intera collettività e non a vantaggio di pochi gruppi privati. Dopo aver delineato alcuni elementi della figura di Amaldi, ho concentrato il mio interesse su Ippolito e sui suoi rapporti con l'ambiente culturale napoletano, liberale e meridionalista, di cui anche Francesco Giordani faceva parte. Attraverso la bibliografia e gli archivi dell'ente, ho esaminato la nascita del CNRN sull'asse Ippolito-Giordani-Pietro Campilli (il Ministro dell'Industria che sostenne il progetto) e di seguito l'insorgere delle tensioni con il CISE e l'industria privata. L'obiettivo è stato di mettere in evidenza l'estrema “coerenza” dell'incontro tra i fisici rappresentati da Amaldi e la politica scientifica portata avanti da Ippolito e Giordani, capaci di soddisfarne sia le ambizioni tecnico scientifiche che etiche e politiche. Con un capitolo intermedio, su tematiche di politica nucleare internazionale, ho introdotto il tema dell'iniziatica Atoms for peace, lanciata dal Presidente americano Eisenhower, che prospettava una politica di disarmo atomico fondata sulla socializzazione della tecnologia nucleare ad uso civile. Rinunciando a proporre un inquadramento storiografico e critico complessivo, ho scelto di render conto della rappresentazione offerta da uno dei protagonisti di quegli anni, ovvero il francese Bertrand Goldschmidt, che influenzò grandemente il punto di vista di Ippolito e degli Amici del Mondo (cui Ippolito si legò) e che oggi testimonia in maniera particolarmente efficace il clima di “euforia atomica” che determinò allora fondamentali scelte di politica energetica europea. L'iniziativa Atoms for Peace diede l'occasione ad Ippolito di avviare un'intesa collaborazione con l'ambiente culturale che ruotava attorno alla rivista «Il Mondo» diretta da Mario Pannunzio e che in quel momento si presentava come la fucina, di stampo liberale radicale, dei progetti politici che portarono in seguito al Centrosinistra. Ripercorrendo le pagine della rivista ho messo in evidenza un percorso di progressiva presa di coscienza sulla questione nucleare. Se fino all'iniziativa Atoms for Peace erano considerate solo le applicazioni militari di tale tecnologia, in seguito e anche grazie all'intervento di Ippolito, il dibattito sul nucleare venne connesso alla questione della produzione energetica vista nella prospettiva della lotta contro i monopoli e per la nazionalizzazione del settore. Su questi temi centrali in quella fase politica (sulla nazionalizzazione del settore elettrico si giocò la battaglia fondamentale per il Centrosinistra), Ippolito in particolare, a metà degli anni '50, iniziò a tessere un discorso unitario tra crescente richiesta energetica, sviluppo della tecnologia nucleare e necessaria nazionalizzazione. Coerenti a questa linea iniziarono ad apparire su «Il Mondo» i “Dialoghi plutonici” di Ernesto Rossi che testimoniavano i rapporti sempre più stretti tra Ippolito e la rivista, nel contesto delle vicissitudini politiche che portarono alla nascita del Partito Radicale ed ai convegni degli Amici del Mondo “La lotta contro i monopoli” e “Atomo ed elettricità”. Usando gli atti dei convegni e analizzando i molti articoli in merito apparsi sulla rivista, ho messo in evidenza il processo che portò, a partire dalle posizioni antistataliste sempre sostenute sulle pagine di «Il Mondo» in particolare da Rossi, al definirsi della presa di posizione nazionalizzatrice espressa durante il convegno “La lotta contro i monopoli”. Del seminario “Atomo ed elettricità” ho ritenuto di particolare interesse l'identificazione operata dai relatori tra esigenze tecnico-scientifiche dell'energia nucleare e opzione nazionalizzatrice che portò ad una lettura prettamente politica delle scelte tecniche da operare in materia di filiere tecnologiche. Lettura che, come evidenzieremo, Ippolito non condividerà a favore di un approccio che preferisce le soluzioni particolari alle analisi universali. Atoms for Peace comporta un rilancio generale della politica nucleare italiana anche in termini di “gara atomica” tra ricerca e sviluppo pubblici e privati. In particolare, ho esaminato il crescente clima di ostilità tra il CNRN e l'industria privata (l'Edison in particolare) e le cause che portarono alle dimissioni di Giordani dalla Presidenza del Comitato. In un capitolo titolato “Come Mattei all'Agip” ho delineato le difficoltà istituzionali che dovette affrontare Ippolito da segretario plenipotenziario del CNRN ed il conseguente sviluppo di un modus operandi problematico che ebbe importanti conseguenze nella creazione del “caso” che sarebbe esploso. Tra le molte vicissitudini del CNRN ho seguito soprattutto il processo che portò alla costruzione delle prime centrali atomiche in Italia con particolar attenzione alla collaborazione tra CNRN e Banca Mondiale che portò alla costruzione della centrale di Garigliano e che sintetizzò istanze meridionaliste e nucleariste. Con il capitolo “Dal CNRN al CNEN” ho esaminato il percorso politico che portò alla nascita del CNEN nel contesto delle trattative per il primo Governo di Centrosinistra e della nazionalizzazione dell'energia elettrica. L'obiettivo è stato in particolare mettere in evidenza le tensioni che andarono delineandosi all'interno del nuovo ente elettrico, l'ENEL, tra le posizioni rappresentate dal Direttore Generale Angelini ed il consigliere Ippolito. Negli ultimi due capitoli ho riassunto in modo antologico l'aspetto più ampiamente trattato dalla storiografia esistente sul tema, ovvero il “caso” mediatico e giuridico che prese il nome del Segretario Generale del CNEN e che portò alla sua incarcerazione. Oltre alla fase processuale, ho ricostruito il quadro politico e gli avvenimenti che portarono alla messa in stato di accusa di Ippolito, nell'estate del 1963, ed alla sua incarcerazione l'anno successivo, che ebbero come diretta conseguenza il drastico ridimensionamento dei programmi nucleari del CNEN. Infine ho proposto un'analisi delle ipotesi interpretative date al “caso Ippolito” evidenziando anche alcuni aspetti che, per varie ragioni, non sono stati ancora indagati. In ultima analisi il presente studio tenta di mettere in luce la complessità della materia trattata che, pur prestandosi per molte ragioni alle semplificazioni complottistiche e dietrologiche di stampo giornalistico, risulta incomprensibile senza una contestualizzazione capace di connettere il percorso della fisica nucleare italiana (che a partire dall'esperienza dei “ragazzi di via Panisperna” tende a pensarsi e muoversi come una “comunità” portatrice di propri interessi e ideali), il dibattito filosofico, culturale e tecnico sulle ragioni e sui mezzi dell'intervento dello Stato nell'economia e sul ruolo di intellettuali e scienziati nella società, ed infine la storia politica italiana, europea ed internazionale che portò alla nascita del Centrosinistra.
XXIV Ciclo
1975
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4

Ranieri, Elena Maria <1990&gt. "L'immagine del mondo nel Rinascimento europeo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13708.

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Анотація:
L’immagine del mondo come rispecchiamento della conoscenza. Questa ricerca intende indagare la conoscenza che gli artisti rinascimentali europei avevano dell’immagine del mondo. Dunque a partire dall’analisi di alcuni dipinti si riscontrano diverse maniere di rappresentare il globo terrestre e diversi gradi di conoscenza dello stesso. Il globo terrestre s’inserisce nell’apparato iconografico del rinascimento assumendo di volta in volta forme e significati diversi. Parallelamente alla ricerca sull’operato artistico si tiene il confronto con la coeva letteratura di viaggio e la cartografia ufficiale.
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5

GINNASI, A. G. C. M. TORNO. "L'INCORONAZIONE IMPERIALE NEL MONDO BIZANTINO. TESTIMONIANZE STORICHE, ARTISTICHE E NUMISMATICHE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/218952.

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Анотація:
The research deals with the study of the iconographical theme of the divine coronation of the Byzantine Emperor, with particular attention to the luxury art and numismatics of the middle period. The subject represents the translation, in figurative terms, of the political ideas about the celestial origins of kingship. This concept, widespread in the Byzantine sources, reveals an ancient and far tradition: the first chapter is dedicated, in fact, to the Persian and Hellenistic cultural and artistic experiences which influenced the further thought of Constantinople. The second one concerns the early developments in the Byzantine ideology with attention to the period from the foundation of the Capital in 324 to the beginning of the 9th century, and the iconographic premises for the creation of the subject. The third and the fourth chapters deal with the codification of the image during the middle Byzantine period; the last section is dedicated to the review of the main research results with a brief summary of the developments during the last Byzantine age and a further remote fascination which still survives in the oriental tradition. The main aim of the research is the complete sampling of the known art works which present the figurative motif and the examination of all the possible variants, with particular attention to the historical context and implications between image and patronage. Another important aspect is the survey of the Byzantine coronation ceremony and the study of the possible relations with the art production.
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Dalpiaz, Marino <1990&gt. "Il mondo secondo Erodoto: aspetti geografici nel testo delle Storie." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/7070.

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Анотація:
La mia tesi, dal titolo Il mondo secondo Erodoto, verte sugli aspetti geografici nelle Storie. L'obiettivo che il lavoro si propone è quello di esaminare i passi dell'opera erodotea in cui traspare la concezione geografica che l'autore ha dell'οἰκουμένη: in particolare, la trattazione è stata condotta su due fronti. Il primo riguarda le modalità di concettualizzazione spaziale adottate dallo storico, cioè l'analogia, la geometria e la catalogia. Queste consentono allo storico di ordinare la mole di dati geografici da lui raccolta sia nel corso dei suoi viaggi sia tramite le sue fonti. L'analogia è lo stilema più utilizzato nelle Storie: esso permette di paragonare un oggetto o un fenomeno geografico sconosciuto ad uno più noto, con lo scopo di mettere in luce le somiglianze fra i due. In questo modo il primo oggetto, o fenomeno, risulterà più chiaro. La geometria permette ad Erodoto di creare una sorta di impalcatura con cui poter organizzare e ordinare le regioni e i popoli da lui descritti. La catalogia è lo strumento più antico a disposizione dello storico, considerato anche che è utilizzato già da Omero nel Catalogo delle Navi e, soprattutto, nei peripli del Mediterraneo. Consiste nell'elencare i popoli partendo da un punto della costa e proseguendo per ἔθνη confinanti. In questo modo è possibile descrivere ampie porzioni di territorio in poche righe. Il secondo fronte d'indagine, invece, riguarda una categoria geografica molto trattata nel testo erodoteo: i fiumi. Attraverso l'analisi di alcuni passi dedicati ai corsi d'acqua si dimostreranno concretamente le succitate modalità di descrizione dello spazio.
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7

ZUCCHELLI, Giovanni (ORCID:0000-0001-5944-3058). "L'evoluzione del concetto di sovranità tra il mondo occidentale e il mondo islamico." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2014. http://hdl.handle.net/10446/30379.

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8

Veneran, Davide <1996&gt. "Il mondo ebraico nell'Europa carolingia: dinamiche, volti e rotte." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20976.

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Анотація:
L'elaborato si prefissa di indagare quali problematiche e opportunità si accompagnino allo studio del mondo ebraico nell'Europa carolingia, una fase in cui le fonti a noi pervenute permettono di individuare elementi di originalità rispetto sia alle fasi precedenti che a quelle posteriori della storia medievale. Il primo ambito di indagine concerne le figure di Isacco, ambasciatore di Carlo Magno alla corte di Harun al-Rashid, Bodo-Eleazar, un diacono apostata convertitosi all’ebraismo e i mercanti protagonisti delle formule di Ludovico il Pio. L’analisi, successivamente, si incentrerà su un’opera sì discussa ma imprescindibile nello studio delle relazioni tra l’ambito religioso-culturale ebraico e l’Impero Carolingio, A Jewish Princedom in Feudal France di Arthur J. Zuckerman, che analizza, alla luce delle fonti classiche per lo studio del medioevo, quali gli Annali del Regno dei Franchi o gli Annali Bertiniani, e di fonti in ebraico di difficile accesso per molti studiosi del periodo, la storia degli ebrei nella Francia meridionale durante l’età Carolingia. Un capitolo sarà dedicato ai Radaniti, o meglio, al commercio intercontinentale e il ruolo dei mercanti Radaniti, di fede ebraica, durante la seconda metà del I millennio. Si analizzeranno le rotte e le merci che contribuirono a lasciar traccia di questi mercanti nelle fonti e come queste possano contribuire a illuminare lo studio della storia ebraica in contesto carolingio. Gli ultimi due capitoli dell’elaborato verteranno rispettivamente sull’analisi della posizione della legge e della Chiesa nei confronti dell’ebraismo in età altomedievale, con particolare attenzione all’età carolingia.
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Cuppini, Niccolo' <1986&gt. "Genealogia della città globalizzata. Presupposti politici dell'urbanizzazione del mondo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7621/2/Cuppini_Niccol%C3%B2_Tesi.pdf.

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Анотація:
Lo Stato non riesce più a proporsi quale unico attore del campo politico, e all'interno di quest'ultimo emerge la città globalizzata come polo di una politica oltre lo Stato. La tesi elabora dunque il concetto di città globalizzata ricorrendo a un approccio genealogico. Vengono individuati una serie di passaggi all'interno dei quali si mostrano linee di forza, rotture e mutazioni del suo divenire storico. L'analisi si muove analizzando il pensiero di autori vissuti in tali momenti, inserendoli all'interno della discussione di una sequenza di episodi che dalla città antica attraversano la modernità giungendo a oggi. Si dimostra come tutte queste capacità e problemi sviluppatisi storicamente si presentino simultaneamente all'interno della città globalizzata. La dissertazione è sviluppata seguendo la tensione tra la semantica dello Stato in relazione alla città. In questa direzione si mostra come la città globalizzata sia progressivamente divenuta forma di governo, società e territorio dello Stato – potendo dunque oggi configurare forme di parziale autonomia rispetto ad esso. Viene inoltre indicata una traiettoria che dalla città-mondo giunge alla città globalizzata passando per la metropoli e la città globale, discutendo come ciascuno di questi profili urbani indichi uno specifico assemblaggio dal quale si possono dedurre le mutazioni dei rapporti di potere nonché delle forme economiche e della guerra. La città globalizzata non è dunque il convergere verso un'unica forma di tutte le città del mondo, indicando invece una tensione con l'urbanizzazione planetaria contemporanea. Essa è piuttosto una griglia di intelligibilità politica per cogliere sistemi policentrici e multiscalari, attraversati da conflitti asimmetrici. La tesi si muove sui confini di numerose discipline, proponendo metodologicamente la formula seeing like a city e sostenendo la necessità di politicizzare il campo degli studi urbani e di urbanizzare il pensiero politico per poter articolare con maggiore complessità la costitutiva relazione tra città e scienze sociali.
The State is no more the unique actor of the political field. So, the globalized city is emerging as a new subject within the political arena. This thesis elaborates on the globalized city's concept through a genealogical approach. Within a series of tipping points, it shows the historical emergence of this new kind of city. The analysis focuses on many political thinkers that lived in that series of topical moments, from the ancient city to nowadays planetary urbanization. The dissertation is elaborated following the specific tension between the lexicon of the State related to the city. Than, it demonstrate that the globalized is historically become a form of govern, a society and a territory for the State. So, nowadays it shows some kind of autonomy in respect to it. Secondly, the thesis discuss the trajectory that goes from the World city to the Globalized city, passing through the metropolis and the global city. Each of this urban profile shows a specific assemblage through which it is possible to understand the transformation occurred in the economical and political relationships, and also the transitions in the war paradigm. The globalized city does not mean that every city on the planet is following the same model. Rather, it shows a tension in respect to the planetary urbanization forms. Instead, the globalized city is a grid to grasp politically the contemporary polycentric and multiscalar systems, that are crisscrossed by new asymmetric conflicts. In terms of methodology, the dissertation is elaborated on the boundaries of many disciplines, and it proposes a “seeing like a city” as a way through which to politicize the urban studies field and to urbanize the political theories. This is, finally, a way to gain more complexity on the fundamental link between social sciences and the city.
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Cuppini, Niccolo' <1986&gt. "Genealogia della città globalizzata. Presupposti politici dell'urbanizzazione del mondo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7621/.

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Анотація:
Lo Stato non riesce più a proporsi quale unico attore del campo politico, e all'interno di quest'ultimo emerge la città globalizzata come polo di una politica oltre lo Stato. La tesi elabora dunque il concetto di città globalizzata ricorrendo a un approccio genealogico. Vengono individuati una serie di passaggi all'interno dei quali si mostrano linee di forza, rotture e mutazioni del suo divenire storico. L'analisi si muove analizzando il pensiero di autori vissuti in tali momenti, inserendoli all'interno della discussione di una sequenza di episodi che dalla città antica attraversano la modernità giungendo a oggi. Si dimostra come tutte queste capacità e problemi sviluppatisi storicamente si presentino simultaneamente all'interno della città globalizzata. La dissertazione è sviluppata seguendo la tensione tra la semantica dello Stato in relazione alla città. In questa direzione si mostra come la città globalizzata sia progressivamente divenuta forma di governo, società e territorio dello Stato – potendo dunque oggi configurare forme di parziale autonomia rispetto ad esso. Viene inoltre indicata una traiettoria che dalla città-mondo giunge alla città globalizzata passando per la metropoli e la città globale, discutendo come ciascuno di questi profili urbani indichi uno specifico assemblaggio dal quale si possono dedurre le mutazioni dei rapporti di potere nonché delle forme economiche e della guerra. La città globalizzata non è dunque il convergere verso un'unica forma di tutte le città del mondo, indicando invece una tensione con l'urbanizzazione planetaria contemporanea. Essa è piuttosto una griglia di intelligibilità politica per cogliere sistemi policentrici e multiscalari, attraversati da conflitti asimmetrici. La tesi si muove sui confini di numerose discipline, proponendo metodologicamente la formula seeing like a city e sostenendo la necessità di politicizzare il campo degli studi urbani e di urbanizzare il pensiero politico per poter articolare con maggiore complessità la costitutiva relazione tra città e scienze sociali.
The State is no more the unique actor of the political field. So, the globalized city is emerging as a new subject within the political arena. This thesis elaborates on the globalized city's concept through a genealogical approach. Within a series of tipping points, it shows the historical emergence of this new kind of city. The analysis focuses on many political thinkers that lived in that series of topical moments, from the ancient city to nowadays planetary urbanization. The dissertation is elaborated following the specific tension between the lexicon of the State related to the city. Than, it demonstrate that the globalized is historically become a form of govern, a society and a territory for the State. So, nowadays it shows some kind of autonomy in respect to it. Secondly, the thesis discuss the trajectory that goes from the World city to the Globalized city, passing through the metropolis and the global city. Each of this urban profile shows a specific assemblage through which it is possible to understand the transformation occurred in the economical and political relationships, and also the transitions in the war paradigm. The globalized city does not mean that every city on the planet is following the same model. Rather, it shows a tension in respect to the planetary urbanization forms. Instead, the globalized city is a grid to grasp politically the contemporary polycentric and multiscalar systems, that are crisscrossed by new asymmetric conflicts. In terms of methodology, the dissertation is elaborated on the boundaries of many disciplines, and it proposes a “seeing like a city” as a way through which to politicize the urban studies field and to urbanize the political theories. This is, finally, a way to gain more complexity on the fundamental link between social sciences and the city.
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Daniele, Elisa Antonietta <1987&gt. "I ritratti del mondo : personificazioni dell'ecumene in età moderna." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/12883.

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Анотація:
La ricerca traccia un itinerario attraverso le modalità di presentazione, declinazione e impiego delle personificazioni dell’ecumene - Europa, Asia, Africa e America - in età moderna (a partire, più precisamente, dalle prime manifestazioni del tema nella seconda metà del XVI secolo fino all’opera di Giambattista Tiepolo a Madrid). In questo arco cronologico sono prese in considerazione opere o serie che includono tutte e quattro le parti del mondo, in modo da poter comparare i corredi iconografici, riflettere sugli effetti pittorici e retorici del gruppo di personificazioni e l’articolarsi delle conoscenze europee su altri mondi e popoli. Un altro fondamentale prerequisito alla base del corpus iconografico qui riunito e analizzato, inoltre, è rappresentato dalle finalità celebrative e propagandistiche, più o meno scoperte, che accomunano quasi tutte le allegorie del percorso. L’offerta di informazioni, infatti, raramente esaurisce lo scopo di questo tipo di raffigurazioni, ma è spesso la premessa intorno alla quale edificare una visione del mondo rispondente alle esigenze ideologiche del committente o del contesto di applicazione, due componenti alle quali si è prestata un’attenzione precipua.
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Morini, Valentina <1992&gt. "L'orologeria giapponese: storia e studio del settore nel mondo e in Italia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14708.

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Анотація:
Tramite un lavoro di studio e traduzione, questo testo vuole delineare la storia e gli eventi che hanno portato l'orologeria giapponese ad essere una delle più rilevanti a livello mondiale. Verranno analizzati i fattori interni ed esterni al Giappone che ne influenzano il mercato, e le possibili future tendenze. Si studierà inoltre l'ingresso e il progresso dell'orologeria giapponese in Italia, e tramite un questionario emergerà l'immagine che i consumatori italiani hanno dei brand giapponesi.
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Forlin, Serena Giada <1987&gt. "DIESEL: METTERE LE BRAGHE AL MONDO. L'INTERNAZIONALIZZAZIONE DI UN'IMPRESA ITALIANA." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2548.

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Анотація:
L'obiettivo di questa tesi è quelo di ricostruire la storia della moda attravero un'analisi del contesto nel quale si è evoluta. Nel primo capitolo cercherò di definire il concetto di moda e dopo un'introduzione generale sui passaggi principali che lo hanno caratterizzato dagli anni '70 ai giorni nostri analizzerò il caso italiano. Al fine di mettere in relazione questa passione per la moda e il mio campo di studi, quello delle relazioni internazionali, procederò tracciando l'evoluzione dell'internazionalizzazione delle imprese italiane, assieme alle diverse strategie applicate e al fenomeno della delocalizzazione produttiva. Nel secondo capitolo concentrerò l'attenzione su una realtà imprenditoriale eccezionale, nata a Molvena (VI) nel 1978, la Diesel. Cercherò di spiegare come il piccolo laboratorio di Renzo Rosso si sia evoluto fino a diventare un impero. La biografia e le visioni di questo personaggio risulteranno fondamentali per comprendere pienamente il successo della sua azienda. Nel terzo capitolo cercherò di spiegare come l'affermazione di questo brand sia dovuta non solo alla sua figura più rappresentativa ma anche alle campagne pubblicitarie che negli anni hanno suscitato scalpore e approvazione. Presterò particolare attenzione alle strategie di retail, distribuzone e vendita, fattori non trascurabili nel contesto storico attuale.
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Salerni, Clara <1992&gt. "Dall’antica Grecia al mondo contemporaneo: l’ibrido tra mito e arte." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15697.

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Анотація:
Il mio lavoro di tesi si concentra sul concetto di ibrido e sulla figura dell'ibrido, confrontando l'ambiente e la circostanza nel quale questi nascono e si sviluppano, ovvero nell'antica Grecia e dove si presenta ad esistere e persistere in relazione ai parametri sociali , tecnologici e culturali nel mondo contemporaneo. Ho suddiviso il lavoro in tre capitoli: il primo prende in esame la visione mitologia e razionalistica dell'ibrido e quindi le varie correnti di pensiero che ne sono derivate. Il secondo prende in esame cinque ibridi: chimera, sfinge, sirena, minotauro, satiro e il loro percorso mitologico ed artistico dall'antica Grecia al mondo di oggi. Il terzo capitolo intitolato "il ruolo dell'ibrido" si sofferma sulla trasformazione che ha subito l'ibrido fino a divenire non solo soggetto delle nuove tendenze artiche ma anche biologiche e tecnologiche.
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Stocco, Filippo <1997&gt. "Una comunità ai margini del mondo conosciuto: i Norreni in Groenlandia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21343.

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Анотація:
L’elaborato tratta dell’esperienza norrena in Groenlandia tra il 985 d.C. e la prima metà del XV secolo. Nello specifico, intende indagare gli effetti della marginalità geografica dell’isola sull’esistenza dei Groenlandesi, in particolare sulla loro auto percezione, sulla percezione che nel Continente europeo si aveva di loro e sull’infelice epilogo che conobbe la comunità. Approfondisce quindi aspetti della comunità legati alla fondazione della colonia, alla sussistenza e all’adattamento all’ambiente, al rapporto dei Groenlandesi con il mondo esterno e alla religiosità. Propone infine una ricostruzione complessiva dell’identità dei Groenlandesi, affinché permetta di far luce sull’estremo effetto della marginalità del microcosmo groenlandese: la scomparsa “senza rumore” della colonia.
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Di, Vita Nicoletta. "Inno e filosofia nel mondo antico." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3423290.

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In a hymn to Zeus, the philosopher Cleanthes states that the hymn is a duty of nature for every man. He ascribes to this nature communion with the divine and a specific faculty, the ‘echou mimema’, a mysterious, untranslatable expression that, according to the philosopher, inspires the hymnic song. A few centuries later, the stoic Epictetus argues in his philosophical writings that it is because man is gifted with language that he cannot fail to praise the gods. Similarly, Plato was known in ancient times as the most ‘talented in the composition of hymns’ (Menander I), and he himself suggested that the hymn to Eros was the perfect example of philosophy. The hymn, he wrote in the Republic, is the only kind of poetry to be accepted in the polis. In recent times, modernity has been diagnosed with an irreparable ‘loss of the hymn’ (Bailly), despite a prophetic poet stated that praise is the deepest nature of human language (Rilke). What is a hymn, and why does it continue to dwell in latency through meditations on language to such an extent that it becomes a privileged moment in philosophy? Three sections, dedicated to the analysis of this question in the ancient world, explore the nature of the hymn, by revealing for the first time its philosophical exigence and by relieving it of the exegetical overdeterminations that crushed it under the weight of the encomium and the prayer. The hymn is rediscovered as a generic poetic composition that judges nothing and requires nothing; it just ‘speaks’. The search for its own elements leads the work into the field of the philosophy of language: the ‘hymnic’ dwells in the names of the gods, in the epithets, in the presentation of its own language. It lies in the invocation and in the nomination, and in the point of their confluence. The last reflections seek to extend the question to address a problem that has not ceased to challenge us: what is the form that philosophy, aware of its own debt to the hymnic language, has tried perpetually to reclaim?
In un inno a Zeus, il filosofo Cleante afferma che l'inno è un dovere di natura per ogni uomo. Egli assegna a quella natura la comunanza con il divino e una facoltà specifica: l'«echou mimema» - una misteriosa interpolazione che, rimandando alla sfera della voce, motiva il canto dell'inno. Nei suoi scritti filosofici, Epitteto, qualche secolo più avanti, sosterrà che è in quanto essere dotato di linguaggio («logos») che l’uomo non può non inneggiare a Zeus. Similmente, già Platone era stato definito in tempi antichi il più «capace tra i compositori di inni» (Menandro I), ed egli stesso aveva indicato nell’inno a Eros il più compiuto esempio di filosofia. L'inno, scriveva nella Repubblica, è la sola forma di poesia che sia «ammessa» nella polis a venire (Resp. 607 a). In tempi a noi recenti, al mondo moderno è stata diagnosticata un’irreparabile «perdita dell’inno» (Bailly), nonostante un poeta assai avveduto avesse indicato nella lode, ciò che in ogni tempo significa l’inno, la natura più profonda del linguaggio dell’uomo (Rilke). Che cos’è un inno e perché esso continua a dimorare in latenza tra le meditazioni che si attardano sul linguaggio, al punto da farsi momento privilegiato della filosofia? Tre sezioni, dedicate all’analisi della questione nel mondo antico, esplorano la sua natura più propria, alleggerendolo dalle sovradeterminazioni esegetiche che lo schiacciano ora sotto il peso dell’encomio ora sotto quello della preghiera. L’inno è ritrovato nella sua genericità di composizione poetica che nulla giudica e nulla richiede, ma solo dice. La ricerca dei suoi elementi propri trasporta lo studio nel regno della filosofia della parola: l’innico dimora nel nome, nell’epiteto, nell’epidissi del proprio linguaggio. Esso è nella vocazione e nella nominazione, e nel punto in cui queste, festive, si incontrano. L’ultimo gruppo di riflessioni non abbandona l’orizzonte disvelato ma prova ad estendere la questione a un problema la cui soluzione non ha cessato di interpellarci: qual è la forma che la filosofia, resasi cosciente del proprio debito nei confronti della parola innica, ha in ogni tempo cercato di riafferrare?
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MAVERI, FEDERICA MARIA CLEMENTINA. "DONNE INQUIETE: LA FIGURA FEMMINILE NEL MONDO CATTOLICO MILANESE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/2511.

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Анотація:
La prima parte della ricerca considera il fenomeno del cosiddetto “femminismo cristiano”, sorto per iniziativa di alcune donne che agli inizi del Novecento fondarono a Milano la rivista “L’Azione muliebre”, seguita alcuni anni dopo da “Pensiero e azione”, quali luoghi di riflessione per ripensare alla donna e al suo nuovo ruolo nella società, in rapporto anche alle esperienze femminili, nazionali e internazionali. Gli studi prendono poi in considerazione il movimento femminile cattolico alla vigilia della prima guerra mondiale, con particolare attenzione verso quella parte che si schierò a favore dell’intervento dell’Italia in guerra. L’ultima parte del lavoro analizza il sorgere e il diffondersi in Italia della Gioventù femminile di Azione Cattolica di Armida Barelli, considerando il ruolo avuto dalla GF nei cambiamenti sociali e culturali del mondo femminile fino al secondo dopoguerra.
The first part of the research considers the phenomenon of so-called "femminismo cristiano", built on the initiative of some women in the early twentieth century in Milan who founded the magazine "L'Azione muliebre", followed some years later by "Pensiero e azione", which places of reflection to think back to the woman and her new role in society, in relation to the experiences of women, national and international. The studies take into consideration the Catholic women's movement on the eve of the First World War, with particular attention to the part in favor of the intervention into the war. The last part of the paper analyzes the growth and spread in Italy of the Gioventù femminile di Azione Cattolica of Armida Barelli, considering the role played by GF in the social and cultural changes of the female world until after World War II.
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MAVERI, FEDERICA MARIA CLEMENTINA. "DONNE INQUIETE: LA FIGURA FEMMINILE NEL MONDO CATTOLICO MILANESE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/2511.

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La prima parte della ricerca considera il fenomeno del cosiddetto “femminismo cristiano”, sorto per iniziativa di alcune donne che agli inizi del Novecento fondarono a Milano la rivista “L’Azione muliebre”, seguita alcuni anni dopo da “Pensiero e azione”, quali luoghi di riflessione per ripensare alla donna e al suo nuovo ruolo nella società, in rapporto anche alle esperienze femminili, nazionali e internazionali. Gli studi prendono poi in considerazione il movimento femminile cattolico alla vigilia della prima guerra mondiale, con particolare attenzione verso quella parte che si schierò a favore dell’intervento dell’Italia in guerra. L’ultima parte del lavoro analizza il sorgere e il diffondersi in Italia della Gioventù femminile di Azione Cattolica di Armida Barelli, considerando il ruolo avuto dalla GF nei cambiamenti sociali e culturali del mondo femminile fino al secondo dopoguerra.
The first part of the research considers the phenomenon of so-called "femminismo cristiano", built on the initiative of some women in the early twentieth century in Milan who founded the magazine "L'Azione muliebre", followed some years later by "Pensiero e azione", which places of reflection to think back to the woman and her new role in society, in relation to the experiences of women, national and international. The studies take into consideration the Catholic women's movement on the eve of the First World War, with particular attention to the part in favor of the intervention into the war. The last part of the paper analyzes the growth and spread in Italy of the Gioventù femminile di Azione Cattolica of Armida Barelli, considering the role played by GF in the social and cultural changes of the female world until after World War II.
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Castiglioni, E. "PAOLO MURIALDI E LE PAGINE CULTURALI DEL 'GIORNO': LETTERATURA E ARTE NEL MONDO(1960-67)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/172663.

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Анотація:
The first part of this research focuses on Paolo Murialdi as a journalist, the second one considers his cultural choices for the newspaper ‘Il Giorno’, in particular for the special weekly page Letteratura e arte nel mondo and for the monthly supplement ‘Giornolibri’. Murialdi, well known as the major historian of Italian journalism, was born in 1919 in Genoa, where he started his career at ‘Il Secolo XIX’. After the Second World War Murialdi settled in Milan and changed several editors: he worked for ‘Milano Sera’, ‘L’Avanti!’, as well as for ‘L’Umanità’ and for ‘Corriere della Sera’. In 1956 Murialdi accepted the role of editor in chief in the brand new newspaper ‘Il Giorno’. He was initially responsible for political information but, from 1960 till 1967, he also supervised cultural sections: he structured Letteratura e arte nel mondo and ‘Giornolibri’, published from 1963 to 1966. Murialdi’s special page was quite different from the traditional Italian Third page: the absence of the Elzevir, the accessible language, new cultural and critical reports and several book reviews were its main features. Thanks to young and still unknown collaborators, critics and writers, such as Pietro Citati and Alberto Arbasino, but also to historians and experts like Brunello Vigezzi, Marco Valsecchi, Enzo Forcella, Roberto De Monticelli, Pietro Bianchi and many others, Murialdi designed cultural pages concerned with literature, philosophy, history, arts and mass culture.
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Busetto, Valentina <1988&gt. "STORIE NELL’ARTE: VITE ILLUSTRATE DI DONNE DI PIACERE ATTRAVERSO L’ARTE DEL MONDO FLUTTUANTE." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/2200.

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Анотація:
L'elaborato consiste in una ricerca su come l'arte ukiyoe si sia sviluppata ed evoluta, e di come abbia reso in modo fedele la realtà dei quartieri di piacere e delle sue abitanti. Inoltre si pone particolare attenzione alla rappresentazione visiva del percorso professionale di cortigiane e geishe, dalla loro infanzia al loro riscatto dopo la carriera.
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Caamano, Gabriella Rossali <1992&gt. "Storie di lavoro minorile del sud mondo, voci che raccontano la realtà boliviana." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20637.

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Анотація:
Il tema della ricerca è il “lavoro minorile”, ossia l’occupazione più o meno retribuita svolta dai ragazzi e dalle ragazze di età inferiore a quindici anni. Parlare di “lavoro minorile” significa soprattutto iniziare a distinguere ciò che è lavoro da ciò che è “sfruttamento”, partendo da quelli che sono i luoghi comuni e gli stereotipi. La volontà è quella di analizzare il fenomeno per chiedersi se possa avere solamente connotazioni negative o se, in alcuni casi, possa mostrare anche implicazioni positive per i bambini e le loro famiglie. Vista l’ampiezza del tema si è deciso di soffermarci sul fenomeno in Sud America, in particolare nell’esempio boliviano. Nella prima parte del mio elaborato verrà analizzato il fenomeno del lavoro minorile: dove si verifica tale fenomeno, quali sono le cause e quali le conseguenze, quali le possibili soluzioni e la loro fattibilità. L’intenzione è quella di analizzare tale fenomeno con diversi metodi: all’approccio sociologico verrà dunque affiancato quello giuridico, al fine di comprendere al meglio la situazione in esame. Verranno prese in considerazione alcune Convenzioni: quali la Convezione Oil, la Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia del 1989 (Convention of the Rights of the Child) e alcune delle normative italiane attualmente in vigore. È descritta in seguito l’attività e la struttura di due associazioni che sostengono i bambini lavoratori e le loro famiglie: Contexto (Sud America) e di Nats per (Italia). L’analisi include delle interviste effettuate a persone seguite da queste associazioni (bambini, adolescenti e adulti) e da alcuni operatori. Dalle interviste emerge come filone comune l’importanza del lavoro per la realizzazione delle loro vite e, al contempo, il valore degli studi come mezzo che dà loro la possibilità di accedere a occupazioni di più alto profilo.
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Soliani, Gian Pietro <1983&gt. "Dio e mondo: trascendenza e creazione in Antonio Pérez S.J. (1599-1649)." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/10277.

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Анотація:
Il presente lavoro si occupa dello studio del pensiero metafisico del gesuita Antonio Pérez con particolare attenzione al rapporto tra pensiero ed essere, ai trascendentali dell'essere e al tema della creazione libera.
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Devecchi, Elena <1978&gt. "Editti e trattati nel mondo ittita: tipologia, struttura, modalità di redazione." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2008. http://hdl.handle.net/10579/96.

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Ruzzante, Piero <1963&gt. "L’ACQUA NON HA MEMORIA. DEL VAJONT, DI GRETA E DEL MONDO CHE SARÀ." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19668.

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Vorrei scrivere la mia tesi come fosse una storia. La storia di Erto, Casso, Longarone, Castellavazzo e delle genti che vi abitavano. Mi piacerebbe far rivivere le voci di chi è rimasto sullo sfondo della storia, sepolte nelle carte ingiallite del processo de L'Aquila. Ancor più polverose dopo il terremoto del 2009. Contemporaneamente affrontare il tema della scienza asservita al potere, dell’ambiente saccheggiato, della natura ingabbiata che sprigiona la sua immensa potenza. Una storia di ieri, che è anche quella di oggi. Risorse ambientali che si credono infinite e sempre al servizio dell’uomo. Profitti che regolano le scelte economiche e industriali a prescindere dalla loro compatibilità ambientale. La miglior memoria del Vajont è non ripetere gli stessi errori. L’acqua è uno degli elementi fondamentali che l'umanità ricerca, il primo, per scoprire se è possibile l’esistenza della vita in un altro pianeta nell’Universo. Missioni spaziali continuano ad essere progettate per la ricerca dell’elemento fondamentale in altri pianeti e potentissimi telescopi studiano la conformazione morfologica per comprendere se in passato sia stata presente acqua liquida. Ma in questa tesi si parla dell’acqua strumento di morte o addirittura di come la sovrabbondanza dell’acqua possa modificare in tempi relativamente brevi la possibilità della presenza umana in tante parti della Terra. Una storia che trae spunto dal disastro del Vajont per capire a quasi 60 anni di distanza se: E’ inutile continuare la ricerca perché è finita? E’ veramente già stato scritto tutto su questa storia? Può essere utilizzato il paradigma Vajont, una vicenda indagata in mille sfaccettature, per dimostrare che la ricerca storica è infinita, che la scoperta di nuovi archivi e tracce rilasciate da nuovi documenti aprono nuove piste che vanno quanto meno indagate e esplorate? La vicenda Vajont come tante altre che sono state narrate nel percorso di questa tesi abbiano lasciato un segno indelebile e abbiano costretto economia, imprese, scienza e poteri a cambiare impostazione? La memoria ha prodotto oltre all’indignazione un cambio di stili di vita e di progettazione? L’aspetto del rispetto ambientale è sufficientemente al centro delle azioni umane nell’era dell’antropocene? Pensiamo solo al presente, come afferma il professor Reberschak o nella programmazione si pensa al futuro di quelle giovani generazioni che hanno riempito le piazze di tutto il mondo spiegando al mondo adulto che la Terra è una sola e che se noi non pensiamo a ciò che accadrà fra 50 anni in quel pianeta, loro, dovranno viverci? 1 Introduzione Finalità della ricerca: anche su un tema così indagato come il Vajont la ricerca storica non finisce mai e ci consegna sempre nuovi elementi, cambi di paradigmi, punti di osservazione innovativi. Obiettivo della tesi dimostrare le connessioni della vicenda storica del Vajont con il pianeta di oggi sul tema dello sfruttamento dell’acqua e gli impatti ecologici nell’era dell’antropocene. Competenze utilizzate: storia sociale, storia digitale, storia orale, metodologia e didattica, ricerca negli archivi storici, ricerca in internet e bibliografia. 2 Inquadramento storico: 57 anni fa il Vajont. Storia di un genocidio Realizzazione di una linea del tempo in formato digitale che ripercorre la storia della diga del Vajont dal 10 gennaio 1900 al 9 ottobre 2013 video, foto e giornali dell’epoca, testi tratti dalla bibliografia essenziale del Vajont. 3 Le memorie del Vajont 4 La memoria politica e istituzionale, evitare l’oblio 5 Gli archivi delle memorie: sette case studies legati agli archivi diffusi consultati. 6 Spiegare il Vajont agli studenti: un progetto di realizzazione di una Unità di Apprendimento (UdA) per lo sviluppo dei processi di competenza in una scuola superiore 7 Conclusioni 57 anni dopo, oggi come ieri: il profitto viene sempre prima della tutela dell’ambiente?
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Sanguinetti, Federico. "Mente e mondo. La teoria hegeliana della sensazione." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423355.

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Анотація:
This dissertation is dedicated to Hegel's epistemology and, in particular, to the concept of sensation (Empfindung) as it is systematically thematized in the Encyclopedia Anthropology – that is, the first part of the Philosophy of Subjective Spirit. The methodological approach is neither philological nor merely exegetical. Rather it is guided by a specific argumentative thread: the reconstruction of Hegel's theory of sensation will be drawn starting from McDowell's position of the problem of the relation between mind and world. In order to frame my analysis of Hegel's theory of sensation, I explicit in Chapter 1 the background issues of my reconstruction. My aim is to read Hegel's epistemology as an attempt to find a sound reconciliation between empirical-realism (which corresponds to a bottom-up explanatory direction) and idealism (which corresponds to a top-down explanatory direction). If considered as reciprocally exclusive, these philosophical attitudes lead – according to Hegel – to unilateral and mistaken theories. This is the reason why Hegel adopts both explanatory directions. I maintain that Hegel's criticism regarding the one-sidedness of those one-directional epistemological perspectives specular to McDowell's criticism of the Myth of the Given on the one hand and of coherentism on the other. In this picture, sensation emerges as a decisive aspect in order to test Hegel's absolute idealism and its ambition to reconcile empirical-realism and idealism. I consider sensation in Hegel's system as having the same role an appealing theory of perception has for McDowell's goal to exorcise the anxieties cause by modern philosophy. Chapter 2 is a sort of pars destruens voted to prepare the ground for the analysis of Hegel's account of sensation. Here I try to show that Hegel's epistemology is not reducible to bottom-up approaches (according to which knowing emerges starting from an independent external world) as well as to top-down approaches (which consider knowing as an activity rooted in our freedom as thinking and speaking-beings and, moving from here then try to account for reality and experience). In Chapter 3 I reconstruct Hegel's theory of sensation as an attempt to amend and make compatible the explanatory direction discussed in Chapter 2. In Chapter 4, in the end, I return to the analogy between the hegelian account and McDowell's proposal. Here I make a comparison between McDowell's and Hegel's accounts in order to show that – beyond all the similarities which can be finded between the two authors – Hegel has problematical ontological commitments that McDowell would never endorse.
Il presente lavoro è dedicato in senso lato all'epistemologia hegeliana e in particolare al concetto di sensazione (Empfindung), trattato a livello sistematico da Hegel all'interno dell'Antropologia enciclopedica – la prima delle scienze filosofiche che compongono la filosofia dello spirito soggettivo. L'approccio di questo lavoro non è né storicofilologico, né genericamente interno-sistematico, ma prende le mosse da una Fragestellung specifica. Nella fattispecie la ricostruzione della teoria hegeliana della sensazione viene sollecitata a partire dalla questione del rapporto fra mente e mondo per come essa si è nuovamente imposta nel dibattito a partire dalla pubblicazione del libro Mente e Mondo di J. McDowell. Per inquadrare la mia analisi della teoria hegeliana della sensazione, provvedo nel Capitolo 1 all'esplicitazione del problema che fa da sfondo alla mia ricostruzione. Il mio obiettivo è leggere l'epistemologia hegeliana come il tentativo di conciliazione coerente delle istanze del realismo empirico e dell'idealismo corrispondenti rispettivamente a due vettori esplicativi, il vettore bottom-up e il vettore top-down. Questi atteggiamenti, se considerati come reciprocamente esclusivi, portano secondo Hegel ad esiti unilaterali ed erronei, ma al tempo stesso essi corrispondono a due vettori teorici presenti e attivi all'interno del sistema hegeliano stesso. La critica hegeliana alle unilateralità di tali prospettive viene condotta in modo speculare alle critiche che McDowell rivolge alle filosofie del Dato e al coerentismo. La sensazione risulta così come un luogo centrale in cui l'idealismo assoluto hegeliano è alla prova nella sua ambizione di conciliare realismo empirico e idealismo – così come per McDowell, la percezione sensibile rappresenta il luogo in cui le ansie generate dalle filosofie del Dato e del coerentismo possono essere dissipate. Il Capitolo 2 rappresenta una sorta di pars destruens votata alla preparazione del terreno per la ricostruzione vera e propria della teoria hegeliana della sensazione. Qui viene mostrato come la posizione epistemologica hegeliana (pur presentando caratteristiche comuni ad entrambe le prospettive) risulti incompatibile rispetto ad approcci unilaterlmente bottom-up, secondo cui il conoscere emergerebbe a partire da un mondo esterno indipendente da esso, sia rispetto ad approcci unilateralmente top-down, secondo cui il conoscere sarebbe un'attività che ha la propria radice nella nostra libertà in quanto esseri autocoscienti e parlanti, e cercano – muovendo da qui – di dare conto della realtà e dell'esperienza. L'analisi vera e propria della teoria hegeliana della sensazione verrà affrontata nel Capitolo 3, come tentativo di emendare e tenere assieme le istanze attraversate nel corso del Capitolo 2. Nel Capitolo 4, infine, torno sull'analogia con la prospettiva mcdowelliana presentata nel Capitolo 1. Qui istituisco un confronto fra la proposta teorica di McDowell e quella di Hegel, cercando di mostrare, al di là dei punti di contatto fra le strategie dei due autori, una eccedenza dell'articolazione della risposta hegeliana rispetto a quella di McDowell ed evidenziando come la stessa soluzione hegeliana non sia esente da possibili problemi.
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Haddad, Luca <1988&gt. "Coro Moro e Coro Voci dal Mondo: storie di musica negli studi sulle migrazioni." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17481.

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Tale ricerca si inserirà nel campo degli studi sulle migrazioni. Dopo una rassegna della letteratura che illustrerà le differenti prospettive dalle quali osservare e fare ricerca sulle espressioni artistiche delle collettività immigrate (arte come identità, attivismo politico, riconoscimento, interazione sociale) passeremo alla presentazione di due studi di caso. I casi scelti riguarderanno due progetti musicali corali sviluppatisi in due contesti differenti, uno montano e rurale (Coro Moro, Valli di Lanzo TO) e l’altro urbano e industriale (Coro Voci dal Mondo, Mestre VE), che hanno visto il coinvolgimento di residenti locali italiani, stranieri e richiedenti asilo. Ripercorrendone la storia e lo sviluppo attraverso interviste dialogiche rivolte ai protagonisti di tali progetti ed esperienze, l’obiettivo sarà quello di illustrare come l’arte e la musica possano rappresentare risorse per progettualità che vadano oltre l’estetica e l’intrattenimento; divenendo potenziali percorsi per il reciproco riconoscimento tra collettività immigrate e società d’arrivo, per la comunicazione di istanze al di fuori delle arene politiche formali e per l’inclusione sociale declinata in tutte le sue dimensioni, linguistica, lavorativa, relazionale. Le espressioni artistiche e la musica quali possibili laboratori di trasformazione sociale nelle società di immigrazione.
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MARTINI, DAVIDE. "IL MONDO DEL LIBRO A LUCCA TRA XV E XVI SECOLO. PRODUZIONE, CIRCOLAZIONE E CONSERVAZIONE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2022. http://hdl.handle.net/10280/122845.

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Nel complesso panorama geopolitico dell’Europa moderna, Lucca rappresentò una realtà territoriale circoscritta e periferica, tendenzialmente pacifica e dedita ai commerci, che riuscì a conservare la propria indipendenza repubblicana fino al 1799. Le ricerche tentano di fornire un quadro ampio sul mondo del libro e la circolazione dei saperi nella città-Stato toscana tra XV e XVI secolo, riservando particolare attenzione alla produzione tipografica locale, di cui si ripercorrono le vicende storiche a partire dal duplice tentativo di introdurre la stampa da parte di Clemente da Padova (1472 e 1477), fra i primi stampatori di origine italiana, fino all’ascesa di Vincenzo Busdraghi (1548-1549), da più parti considerato il “principe degli stampatori lucchesi”. Di ciascuna edizione lucchese viene fornita una descrizione secondo i più recenti modelli di catalogazione bibliografica, sempre condotta su esemplari esaminati presso biblioteche e archivi, sia italiani che stranieri. La seconda sezione focalizza l’attenzione su alcuni episodi particolarmente significativi riguardanti la circolazione e il commercio librario, che interessò dapprima i codici manoscritti e poi i volumi a stampa, mettendo in evidenza i nomi di numerosi librai e cartolai attivi a Lucca e nelle zone limitrofe, emersi da inedite fonti notarili. Inoltre, viene proposta l’edizione dell’inventario post mortem della bottega pisana appartenuta al libraio Vincenzo Berretta, ma si considera anche la dispersione libraria attraverso l’analisi di maculature e frammenti, oltre alla circolazione di diversi prodotti editoriali, quali pronostici e messali, destinati a differenti categorie di lettori. Legata a doppio filo con le indagini sulle edizioni popolari di larga circolazione, la terza sezione offre un approfondimento sul Volto Santo, la taumaturgica reliquia conservata a Lucca nella Cattedrale di San Martino, di cui si analizza una serie di pubblicazioni quattro-cinquecentesche che riportano il racconto in prosa o in versi del leggendario arrivo in città. In ultimo, si propone una panoramica delle principali raccolte librarie presenti entro le mura lucchesi tra la seconda metà del Quattrocento e gli anni ’70 del secolo successivo, di cui è sopravvissuta una testimonianza coeva sotto forma di catalogo, inventario o lista di libri. Per l’eccezionale importanza nella storia delle biblioteche ecclesiastiche, viene fornito un elenco delle pubblicazioni a stampa appartenute al vescovo Felino Sandei, la cui raccolta si è conservata pressoché intatta dalla sua donazione al Capitolo della Cattedrale di Lucca nel 1503 fino ai nostri giorni.
In the complex geopolitical landscape of Early Modern Europe, Lucca was a limited and peripheral reality, inclined to be peaceful and dedicated to trade, which succeeded in preserving its republican independence until 1799. The research attempts to provide a broad picture of the world of books and the circulation of knowledge in the Tuscan city-state between the XV and XVI centuries, focusing particular attention on local printing production, whose historical events are traced from the double attempt to introduce the printing press by Clemens Patavinus (1472 and 1477), among the first printers of Italian origin, to the rise of Vincenzo Busdraghi (1548-1549), widely considered “the prince of Lucca printers”. Each Lucchese edition is presented according to the latest models of bibliographic description, always conducted on specimens examined in Italian and foreign libraries and archives. The second section focuses the attention on some particularly significant episodes concerning the circulation and book trade, which first involved manuscripts and then printed volumes, highlighting the names of many booksellers and stationers active in Lucca and neighboring areas, which have emerged from unpublished notarial sources. In addition, the transcription of the posthumous inventory of the Pisan workshop belonging to the bookseller Vincenzo Berretta is proposed, but book dispersion is also considered through the analysis of some fragments and binding waste, as well as the circulation of different publishing products, such as forecasts and missals, intended for different categories of readers. Closely linked to the popular printing production, the third section offers an indepth look at the Holy Face of Lucca, the thaumaturgical relic preserved in Lucca in the Cathedral of San Martino, of which is analyzed a series of XVth and XVIth century editions which tell the story of its legendary arrival in the city in prose or verse. Finally, an overview of the main book collections present within the walls of Lucca between the second half of the fifteenth century and the 1570s is presented, of which a coeval record has survived in the form of a catalog, inventory or list of books. Because of its exceptional importance in the history of ecclesiastical libraries, is provided a list of the printed publications belonging to Bishop Felino Sandei, whose collection has been preserved almost complete since its donation to the Chapter of the Cathedral in 1503 to the present day.
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Peruzzo, Mattia <1996&gt. "Pensiero e divenire del mondo. Sviluppi della soggettività moderna in Husserl e Gentile." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21115.

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Il proposito di questo elaborato è quello di offrire un confronto tra Husserl e Gentile sull’interpretazione della soggettività trascendentale. Il tema viene svolto, in un primo momento, in maniera indiretta: considerando due autori come Cartesio e Kant attraverso le lenti di attualismo e fenomenologia. Qui si evidenzierà l’esigenza, da parte della tradizione trascendentale, di una rigorizzazione in senso immanentistico. Dopo questa importante premessa, verrà lasciato spazio ad un dialogo più diretto tra gli autori in esame. In particolare, si cercherà di mostrare il convergere di attualismo e fenomenologia verso un’interpretazione della soggettività in chiave profondamente extramondana. L’Io come orizzonte trascendentale e il pensare come atto puro radicalizzano così tanto la preminenza del soggetto da giungere a dissolverlo. Ne risulta il definitivo primato dell’esperienza: un’esperienza che riposa in sé stessa, oramai priva di vincoli che possano ostacolarne il divenire.
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Campigotto, Marco Hubert <1987&gt. "Il documento epigrafico come testimonianza per le colonie nel mondo antico : l'iscrizione racconta un'apoikia." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/8365.

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La presente tesi di dottorato offre uno studio sui sette documenti epigrafici che raccontano l’edificazione di una apoikia nel mondo greco antico in un lasso cronologico che va dal V al III sec. a. C. Le iscrizioni redatte per la fondazione di Naupatto (IG IX I2 3 718), Brea (IG I3 46), di due anonime fondazioni ateniesi (IG I3 47 e IG II3 370), della sub colonia issea di Kerkyra (Syll.3 141), di Pharos (SEG 23 489) e di Same di Cefalonia (IG IX I2 1 2) sono poi affiancate dall’approfondimento di due racconti letterari su di una fondazione. Le storie offerte da Aristofane - autore contemporaneo all’apice dell’attività colonizzatrice ateniese - e Diodoro - storico di molto posteriore agli eventi narrati - permettono infatti di chiarire quali elementi siano frutto del sedimentarsi di una tradizione e quali invece possano ritenersi appartenuti alla storia evenemenziale. Scopo principale della ricerca è perciò quello di poter ricavare ciò che gli stessi antichi vollero si ricordasse della nascita di una nuova polis dal momento che il decreto epigrafico, steso contemporaneamente alla deduzione di una colonia, è l’unico documento a nostra disposizione che racconta la fondazione di una città senza il filtro della narrazione letteraria. Questo principio è al contempo ispiratore e fulcro stesso della dissertazione che ha come obiettivo anche quello di sottoporre all’attenzione degli storici moderni ciò che l’epigrafia restituisce intorno al fenomeno della colonizzazione greca. E proprio in questo aspetto la tesi ha carattere innovativo presentandosi come prima indagine a taglio epigrafico dei testi sulla colonizzazione greca, letti ed indagati in uno sguardo d’insieme. L’ordine di presentazione non segue il principio cronologico, ma si affida ora a quello geografico (Kerkyra, Pharos e l’anonima ateniese in Adriatico) ora a quello politico (Same e Naupatto entrambi provenienti da ambiente federale) per chiudere, infine, con un’analisi dei due testi più problematici (Brea e l’anonima IG I3 47, forse da riferirsi alla colonia di Sinope): questa è parsa la soluzione preferibile al fine di presentare in successione i decreti accomunati da uno stesso contesto storico. Ogni colonia, quando possibile, è introdotta da un’indagine dettagliata delle principali fonti sulla sua vita che permettono di elaborare una storia dell’abitato così come è narrata dagli autori antichi e confrontare questa con ciò che ricaviamo, invece, dai decreti epigrafici. Parallelamente non sono stati esclusi i dati provenienti dagli scavi archeologici o desumibili dai reperti numismatici. Per ogni epigrafe inserita nella presente ricerca si forniscono una descrizione del manufatto, della sua provenienza e del suo stato di conservazione; indagine paleografica, testo, apparato critico e traduzione originale precedono poi il commento puntuale sugli aspetti testuali, storico-linguistici e storici ritenuti più rilevanti per l’esegesi del testo e della storia della colonia cui esso si riferisce. Tenendo conto dei molteplici paradigmi interpretativi proposti dagli storici moderni per comprendere la colonizzazione greca - su cui si sofferma il primo capitolo - si è, infine, proposto un confronto fra questi e ciò che si ricava, invece, dai documenti epigrafici.
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Busato, Davide <1975&gt. "Che sia levato dal mondo. Il delitto politico nella Repubblica di Venezia nel Settecento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14482.

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Obiettivo della seguente ricerca è stata la ricognizione, analisi e critica del delitto politico a seguito dell’istituzione della magistratura degli Inquisitori di Stato della Repubblica di Venezia. Partendo dalla definizione stessa di delitto politico si è dedicata una prima parte all’analisi complessa della formazione dello stato moderno e del dibattito politico sui mezzi a disposizione dello stesso. Dalla concezione della ragione di stato, al diritto di guerra, all’individuazione del nemico pubblico al fine di giustificare sul piano religioso-morale l’utilizzo di veleni e sicari. Nella seconda parte si è analizzato l’anti-mito come chiave per il la comprensione della percezione attorno al fenomeno dell’assassinio politico. Una terza sezione esamina i dati raccolti dalle fonti archivistiche primarie presenti nei fondi archivistici delle magistrature coinvolte. Un'analisi etimologica, giuridica e sociale del fenomeno nel XVIII secolo. Partendo dall’assunto che tale pratica lascia traccia sotto l’aspetto economico e della corrispondenza verso i rappresentanti della Repubblica di Venezia, si è potuto creare un database mirato all’analisi puntuale sulle modalità adottate. Distinguendo tra le varie logiche politiche applicate di caso in caso emerge un quadro complesso di trasferimento delle competenze dal Consiglio di Dieci agli Inquisitori contro la propalazione dei segreti successivamente rinominati Inquisitori di Stato.
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Caramella, Federica <1995&gt. "La manifestazione dell’Assoluto nel mondo fenomenico nella tradizione esegetica Huayan." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18324.

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Le questioni esistenziali al centro della vita di ogni uomo erano fondamentali per la civiltà occidentale come per quella orientale, c'è motivo di credere che queste due tradizioni condividessero un ampio continuum di idee e concezioni. Nel mondo buddhista, rispetto alla “Via” della religione taoista, o il logos aristotelico, la “Legge universale che esprime l'intera realtà stessa” è ciò che si considera come Dharma un concetto estremamente complicato. Varie scuole buddhiste hanno creato delle teorie su questo concetto ma una delle scuole buddhiste che ha apportato un grande contributo nella creazione di un’analisi sistematica degli insegnamenti buddhisti principali, approcciando i dogmi della tradizione filosofica, è di certo quella Huayan. Il buddhismo Huayan svolse una funzione fondamentale nel fare luce sull’interazione tra religione, filosofia e i dogmi delle tradizioni precedenti soprattutto grazie ai riferimenti impliciti alle questioni ermeneutiche, soteriologiche e cosmogoniche. L’obiettivo della mia ricerca è quello di raggiungere il più possibile una buona comprensione di come il buddhismo Huayan, tramite una presentazione teoretica e sistematica delle idee e delle modalità di pensiero e di espressione ha cercato di incontrare i bisogni intellettuali e spirituali del suo tempo. Nella prima parte dello scritto strutturerò il discorso facendo una breve panoramica sulla storia del buddhismo e le sue origini indiane fino ad arrivare al suo incontro con il pensiero cinese, per rendere più comprensibili e fluidi gli argomenti anche a chi non possiede un background sul buddhismo e le sue concezioni principali. Nella seconda parte dello scritto, la mia attenzione sarà volta alle dottrine ideate dai cinque patriarchi e al loro sviluppo. Nell’ultima, mi dedicherò al pensiero del patriarca Huayan che ha fatto nascere in me, in primis, il desiderio di approfondire gli argomenti di cui tratterò, ossia Guifeng Zongmi che occupò una posizione peculiare nella tradizione fino a lui precedente. Trovo affascinante l’attenzione che prestò alla cosmogonia, che si occupa dell'origine delle leggi cosmologiche, della loro storia e della loro evoluzione, tracciando una mappa cosmogonica. Mi occuperò della ripresa degli insegnamenti principali del buddhismo ma con una visione originale e speciale dell’ultimo patriarca che nella sua analisi sistematica riprese anche il mito della creazione spiegando come la cosmogonia buddhista corrisponda, su certi aspetti, anche ai resoconti trovati nelle fonti taoiste e confuciane tradizionali. Grazie a Zongmi si riesce a delineare un’immagine più chiara e precisa sulla concezione dell’origine dell’universo e su come esso sia strutturato. Nella parte conclusiva affronterò come Zongmi integrò i suoi cinque insegnamenti elaborati all’interno della classificazione dottrinale buddhista con il confucianesimo e il taoismo nella sua visione cosmogonica. Spiegando come tramite il processo di evoluzione fenomenica ci si muova da un piano ontologico verso le sue manifestazioni fenomeniche, rappresentando sia una cosmogonia e un'eziologia di come da un mondo popolato da individui privi dell’illuminazione, in cui l'illusione e l’inganno regnano sovrani si arrivi, sul piano ontologico, all’illuminazione. Per affrontare questi argomenti mi rifarò soprattutto al testo che si pone alla base del buddhismo Huayan, costituito dal Sutra della ghirlanda (Avatamsakasutra) e alle varie opere e commentari realizzati dai maestri della scuola. Devo molto alle opere di Peter Gregory che sono state propedeutiche allo svolgimento della tesi, ossia Tsung-mi and the Sinification of Buddhism e il testo Inquiry into the Origin of Humanity che corrisponde ad una traduzione commentata dell’autore dell’ Inquiry into the Origin of Man di Zongmi.
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Vergallo, L. "L'industria nel mondo tra nuova dislocazione e maturità (1945-2005) : aspetti storici e teorici dei processi di deindustrializzazione." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2009. http://hdl.handle.net/2434/69851.

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ANDRI, Emilia. "Il giovane De Martino e le origini de "Il mondo magico" (1929-1944)." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2013. http://hdl.handle.net/10446/28986.

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Basso, Francesca <1992&gt. "Dalle Altre Americhe al mondo: lo sguardo di Sebastião Salgado sulla globalizzazione neoliberista." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11480.

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The aim of this thesis is to analyze the ways in which Sebastião Salgado, brazilian photographer active since the 1970s, represents the consequences of neoliberal globalization at both a local (in his Latin America) and global level. This critical analysis will be carried out through four of his main works and will be supported by postcolonial theory, which will act as a lens through which the whole production of this photographer will be read. The four works previously mentioned are: Other Americas, Salgado's first collection, published in 1986; Terra, political essay and at the same time an elegy for Brazil and its land; Workers, which represents an “archaeology of the industrial age”, and Migrations, a book about migrants in the globalized age. Salgado's look on globalization is peculiar and relevant for two reasons: the first, his origins (born and raised in Brazil, though he currently lives in France); the second and most important, his previous experience as a political activist and economist. In the interpretation of Salgado's pictures, one cannot but consider his political and economic formation and knowledge: these are exactly what shapes his critique of neoliberal globalization, as this thesis aims at demonstrating.
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Serafini, Rocio Mariel <1990&gt. "Il bestiario abruzzese. La raffigurazione del mondo animale negli arredi liturgici del XII secolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12015.

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Анотація:
Gli animali hanno da sempre avuto un ruolo importante nel repertorio figurativo di ogni tempo e civiltà. Investiti soprattutto di una valenza simbolica e magica, la loro presenza non manca nella decorazione architettonica mutando di volta in volta il loro valore iconografico. È a partire dall’epoca paleocristiana che gli animali acquisiscono un significato prevalentemente allegorico legato all’interpretazione teologica e patristica dei testi sacri. La formazione del pensiero sul mondo animale si basa sulle conoscenze, aneddoti e racconti ricavati dal mondo antico reinterpretati in chiave morale dove l’animale diventa emblema dei comportamenti da emulare o rifiutare in modo da ottenere la Salvezza. La loro presenza nei repertori decorativi degli arredi liturgici, quindi, contribuiva a sottolineare il messaggio morale e teologico di cui quelli arredi erano il mezzo di diffusione. Scopo dell’elaborato, perciò, è quello di analizzare le raffigurazioni del mondo animale presente negli amboni, cibori e recinzioni presbiteriali realizzate in Abruzzo nel XII secolo, e di stabilire, dove possibile, le ragioni che hanno indotto a compiere determinate scelte piuttosto che altre.
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Alzetta, Edouard Lodovico <1996&gt. "Il progetto seicentesco di un'impresa nel Nuovo Mondo: la Compagnia Veneziano-Olandese delle Indie Occidentali." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20758.

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Анотація:
Il rapporto tra Venezia e le Compagnie delle Indie è un tema poco approfondito che merita ulteriori indagini. Con la scoperta del Nuovo Mondo, l’apertura di nuove rotte commerciali e l’ascesa di organizzazioni complesse quali sono le Compagnie delle Indie, Venezia ha perduto il suo primato nel commercio internazionale. Ci si è quindi chiesti se la Serenissima si sia mai relazionata ed interessata a queste potenti organizzazioni commerciali rivali, le Compagnie delle Indie. Durante le ricerche si è riscontrato che Venezia era grandemente interessata all’argomento. Nel 1626 l’ambasciatore Alvise Contarini esortò il Senato ad istituire una o più Compagnie delle Indie a guisa delle grandi potenze atlantiche per contrastare il declino economico di Venezia. Proseguendo le indagini si è anche trovato un progetto per la costituzione di una Compagnia congiunta Veneziana ed Olandese per viaggiare nelle Indie Occidentali risalente al 1618. La storia del progetto di questa Compagnia - che non fu mai istituita - è rimasta custodita negli Archivi per oltre quattro secoli. Per riportarla alla luce sono stati consultati i dispacci dell’epoca del Residente veneziano presso L’Aia Cristofforo Suriano e le relative deliberazioni del Senato.
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LISCO, SONIA MARIA. "Lebenswelt e Lebensform. Articolazione delle forme e mondo della vita tra Husserl e Wittgenstein." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2022. http://hdl.handle.net/11577/3458742.

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Анотація:
Il presente lavoro ha l’obiettivo di gettare nuova luce sulla potenziale relazione tra i concetti di Lebenswelt in Husserl e Lebensform in Wittgenstein, inserendosi in un dibattito che affonda le radici nella seconda metà del Novecento. Rispetto ai precedenti esiti volti a rimarcare la presunta impossibilità di soddisfare un simile compito, questo contributo si propone invece di rilanciare l’interrogazione con un punto di vista trascendentale sul problema, offrendo non già un confronto tra i due autori, quanto piuttosto una prospettiva relazionale. Quest’ultima gravita intorno ad un nucleo principale, che intende descrivere il momento di innesto di una determinata forma di vita nella cornice strutturale della Lebenswelt. Così facendo, restituisce una determinata chiave di accesso al problema più generale di articolazione della forma nella struttura, ponendo al tempo stesso le due nozioni come contrappeso teoretico rispetto alle contemporanee tendenze di naturalizzazione del pensiero filosofico, in particolare quelle di stampo enattivo. A tale scopo, il lavoro affida alla pratica e in particolare alla pratica linguistico-dialogica il primato nell’ambito del processo di formazione e di articolazione della forma, depotenziando il carattere impositivo della struttura. Il lavoro è strutturato in tre parti. La prima, di carattere introduttivo, presenta i concetti di mondo della vita e di forma di vita, risolvendo alcuni problemi interpretativi legati ad essi e mostrandone la centralità nell’ambito della produzione husserliana e wittgensteiniana. Inoltre, essa legittima la nostra operazione speculativa, mostrando la necessità di un’osservazione congiunta tra le nozioni prescelte e ponendo le basi per una trattazione in cui le prospettive di Wittgenstein e quelle di Husserl finiscono per fondersi. La seconda parte, che si propone di entrare nel vivo del movimento di formazione ad oggetto, indaga il processo di acquisizione e uso linguistico, nonché il peculiare ruolo svolto dalle pratiche dialogiche nella costituzione di una determinata Heimwelt, analizzando al tempo stesso l’orizzonte di senso entro cui questo movimento di formazione si inserisce. Particolare attenzione è dedicata, a questo proposito, al processo di sedimentazione e all’analisi del senso di familiarità in relazione all’abitualità. La terza e ultima parte, dalla quale emerge marcatamente la prospettiva trascendentale, compie un passo indietro, analizzando “dall’alto” il rapporto tra forma e struttura, nonché il ruolo peculiare che il soggetto ricopre in questo meccanismo di formazione.
The main aim of the present research work is to shed new light on the relationship between Wittgenstein’s notion of Lebensform and Husserl’s concept of Lebenswelt. Referring to a critical framework whose roots are to be found in the second half of the twentieth century, the work reintroduces the debate, adopting a transcendental point of view and proposing a “relational perspective”, rather than a proper comparison. In so doing, it provides a specific key to investigate the general relationship between form and structure and to critically discuss the contemporary naturalistic tendencies in philosophy, with particular attention to enactivism. The work’s main proposal pinpoints the primary role of linguistic and dialogic practices in the constitution of a particular form of life, within the structural framework of the lifeworld. For these purposes, the dissertation is structured in three parts. The first and introductive one discusses the notions of Lebenswelt and Lebensform, not only solving some interpretative problems, but also showing their peculiar role in both Husserl’s and Wittgenstein’s production. It also legitimates our desideratum, underlying the necessity of a relational perspective on the two notions. The second part observes the constitution of a specific form of life from the inside, describing the central role of language and dialogue for the development of a Heimwelt and the horizon of meanings in which this constitution takes place. Particular attention is devoted, in this context, to the notions of sedimentation, familiarity and habituality. The third and last part, from which the transcendental perspective we are adopting emerges, describes the general relationship between form and structure, together with the peculiar and ambiguous role played by the subject in this process.
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VOLPATO, Marco. "Nuovo Mondo e Antico Testamento: le Tribù Perdute d’Israele e l’origine degli amerindi nel Cinquecento." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2020. http://hdl.handle.net/11384/97646.

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Nicolin, Paola <1976&gt. "T68: il mondo in una mostra: il grande numero alla XIV Triennale di Milano: arte architettura ambiente." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2007. http://hdl.handle.net/10579/150.

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Ospazi, Serena <1983&gt. "Il mondo online dei media islamici europei: autorappresentazione in rete : il caso dell'European Media Islamic Network." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1182.

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Questo studio si inserisce in un ambito di indagine di recente sviluppo e si occupa dell’osservazione dei media islamici europei online. La scelta di internet e dei media è atta non solo ad analizzare la natura e i messaggi dei siti presi in esame, ma anche ad indagare come l’islam europeo intervenga nell’ambito dell’informazione e quali contenuti e punti di vista veicoli sull’islam stesso e sulla società europea. Lo studio, a partire da un inquadramento generale nell’ambito dell’islam europeo e dell’islam virtuale, si sofferma sull’autorappresentazione dei musulmani europei attraverso l’uso di media nel medium internet. A questo scopo viene analizzato un caso-studio, l’European Media Islamic Network (EMIN), una rete non gerarchica, eterogenea in quanto a provenienza nazionale e tipologia dei media da cui è costituita. L’analisi delle diverse anime dell’EMIN è un punto di partenza per ricostruire una parte del mosaico che compone il mondo dei media islamici europei online.
This study concerns a newly developing field of research, and examines the European Muslim online media. The choice of the Internet and the media aims not only to analyze the nature and messages of the monitored sites, but also investigate on how the European Islam conveys information and perspectives concerning Islam itself and European society. From a general overview of European Islam and virtual Islam, this study focuses on European Muslims’ self-representation through the use of media in the Internet medium. In particular for this reason, it analyzes the case study of the European Media Islamic Network (EMIN), a non hierarchical network, which is heterogeneous in terms of national origin and typology of its members. The analysis of the various EMIN’s souls is a starting point to represent rebuild part of the composed world of the online European Islamic media.
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Ombretti, Paola <1988&gt. "Medjugorje: la meta di pellegrinaggio più conosciuta al mondo. Un viaggio tra fede, scetticismo e storia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1538.

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La presente trattazione ha come argomento principale l'analisi di un caso emblematico di turismo religioso, ovvero il caso di Medjugorje, di cui si sono valutati diversi aspetti. In primo luogo, dopo aver delineato il contesto storico e gli eventi che hanno coinvolto la destinazione bosniaca, si è passati a definire il fenomeno dei pellegrinaggi e del turismo religioso, facendo riferimento alla letteratura di settore.In seguito, il caso è stato analizzato nella sua evoluzione storica e nella sua situazione attuale, attraverso il modello della catena delle capacità e la SWOT Analysis. Si sono considerate anche le iniziative di sviluppo turistico di carattere privato o volontario, che riguardano il caso, nonché il ruolo dei media e social media nel creare una risonanza di eco internazionale per tale meta. Per studiare invece i movimenti di pellegrini e turisti si è fatto riferimento ai dati messi a disposizione dall'Ufficio turistico di Medjugorje, attraverso i quali, è stato possibile redigere un'analisi più dettagliata del fenomeno, nonché confrontarlo con altre due mete di pellegrinaggio della Bosnia Erzegovina (Prusac e Stolac).Oltre a ciò si sono affrontati altri temi come l'intercultura, il dialogo interreligioso, le analogie e le discrasie che si possono rintracciare nel confronto con altre mete, note a livello internazionale, per le presunte apparizioni della Vergine.In secondo luogo, attraverso l'indagine effettuata in loco, si è potuto elaborare un profilo del turista e del pellegrino di Medjugorje, dei quali sono emerse le motivazioni, le valutazioni rispetto alle aspettative iniziali, ma anche elementi di analisi economico-turistica, come la spesa media, la valutazione dell'accessibilità e dei servizi offerti. Infine, tale studio è corredato da una sezione fotografica e da una raccolta di allegati, tra cui figurano anche le testimonianze ivi raccolte.
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Borroni, Sofia <1996&gt. "La memoria performativa dello specchio. Un medium per la scoperta del Sè, dell'Altro e del Mondo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21667.

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Il presente lavoro di tesi si propone di esaminare l’utilizzo dello specchio come medium performativo nella scoperta del Sé e dell’Altro. A partire dagli anni Settanta lo specchio ha iniziato a ritagliarsi un proprio spazio nelle pratiche espressive del contemporaneo, raggiungendo una pienezza simbolica nelle specifiche arti della performance e della fotografia. La duplicazione del mondo nello specchio rinvia alla sua funzione primaria, ovvero quella di includere l’osservatore stesso: colui che guarda può ora guardarsi. A differenza di un quadro o di una fotografia, tuttavia, lo specchio è privo di un altro tipo di memoria. Esso, infatti, non rappresenta: semplicemente è una superficie riflettente che non rielabora alcuna informazione. Acquista una memoria di tipo rappresentativo solo nel momento in cui un soggetto vi si specchia, ma tale memoria non si imprime sulla sua superficie. Il medium è, infatti, doppiamente performativo per la sua singolarità di essere una superficie che non trattiene mai fissa nessuna immagine e per suggestionare chi vi si specchia, l’artista o un passante, verso una qualche forma di azione. Il primo capitolo di apertura al lavoro è dedicato a indagare lo specchio come strumento analitico che, attraverso il riflesso nitido e asettico nella performance “Performer/Audience/Mirror” (1975) di Dan Graham, ispira gli artisti e le persone a svolgere azioni performative volte a prendere coscienza di loro stessi e degli altri nello spazio. In questo capitolo, se alcuni artisti lo specchio svolge una funzione di scoperta e analisi, per altri esso è uno strumento profondamente introspettivo, di controllo e di interazione con il nostro riflesso percepito come un “altro” a cui rivolgersi. Nel secondo capitolo si procede ulteriormente all’analisi dell’immagine riflessa nella sua accezione di immagine effimera e sfuggente che, come tale, rende lo specchio un oggetto senza memoria rappresentativa. Nel panorama artistico contemporaneo, l’esempio degli ambienti-specchio descrive un’azione artistica che si realizza nell’ambiente che subisce il riflesso di sé stesso, espandendosi all’infinito. L’ambiente riflette immutabilmente sé stesso o ossessioni dell’artista, anche quando nessuno è presente al suo interno per farvi esperienza. Con l’esempio di Michelangelo Pistoletto nella serie “Divisione e moltiplicazione dello specchio” (‘73-‘76) nasce la consapevolezza che l’assenza della memoria dello specchio è data non solo dalla sua natura di medium incapace di trattenere l’immagine («il presente che solo gli scorre davanti»), ma anche dall’impossibilità di riflettere sé stesso. Dividendo però lo specchio in due parti e spostando progressivamente le due metà, l'immagine dello specchio si moltiplica. Questo fenomeno è alla base di una serie di opere e attività dell'artista nelle quali il principio della suddivisione si manifesta come fondamento universale di ogni sviluppo organico. Da questa consapevolezza si procede verso un primo tentativo di imprimere la memoria nello specchio, attraverso un’azione performativa di rottura dello stesso o l’inserimento di un’immagine dipinta. Il capitolo che conclude il lavoro è dedicato a indagare lo specchio come oggetto che è capace di rappresentare, di avere memoria. Tale capacità è resa, nel caso di Anish Kapoor, attraverso le caratteristiche sculture-specchio dotano lo specchio di una capacità di rielaborazione del mondo. Infine, la fotografia è stata inserita in questo capitolo come mezzo che, attraverso la cattura dell’immagine sotto gli esempi di Vivian Maier, Robert Smithson e Seokmin Ko, dota lo specchio di capacità narrativa.
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Geremia, Michele. "Il mondo alla roversa o sia Le donne che comandano di C. Goldoni - B. Galuppi: introduzione storica ed edizione critica." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424618.

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The starting points of this dissertation are the lack of a critical edition of Il mondo alla roversa, the scarce recent Italian studies on Galuppi’s music and the dated works by foreign musicologists. A critical edition is needed for today performances based on historically informed practice; the critical edition is also fundamental in order to evaluate the significance of musical and poetic texts and to understand the circulation and fortune of this opera in the Enlightened society of the 1750s. The paratext and, to a lesser extent, the codicological analysis of musical sources, provide many indications about the historical, social and cultural background: performance venues (cities and specific theaters), patronage, dedications to ristocrats or sovereigns, as in the case of 1754 Prague’s performance staged for «la venuta delle loro sacre cesaree maestà»; moreover, singers and dancers, managers, paper circulation, copyists, manuscripts owner, etc. This amount of information, to be carefully interpreted, allows to outline (or at least to speculate) about the exceptional success of Il mondo alla roversa in Italy and throughout Europe; it was staged every single year from 1750 to 1759 (and later in Dresden) and in 1759 the opera arrived in the far north, in Moscow.
L’assenza di un’edizione critica del Mondo alla roversa, il numero esiguo di studi recenti di area italiana sulla musica di Galuppi e gli ormai datati lavori ad opera di musicologi stranieri sono i punti di partenza di questa tesi. L’edizione critica è necessaria per le odierne esecuzioni basate sulla prassi informata ed è altresì fondamentale per valutare il testo poetico e musicale e per comprendere, nel caso specifico, la diffusione e la ricezione dell’opera all’interno della società illuminista degli anni Cinquanta del Settecento. La lettura del paratesto dei libretti e, in misura minore, l’analisi codicologica dei testimoni musicali offrono numerosi spunti utili ai fini della ricostruzione del quadro storico e socio-culturale nel quale l’opera si inserisce: i luoghi di rappresentazione (città e teatri specifici), le committenze, le dediche a noti personaggi dell’aristocrazia o addirittura a sovrani, come ad esempio la rappresentazione di Praga del 1754 allestita per «la venuta delle loro sacre cesaree maestà». E poi ancora il cast vocale e coreutico, l’impresario, la circolazione della carta, i copisti, i proprietari dei manoscritti, ecc. Questa quantità di informazioni, non sempre di facile interpretazione, consente di delineare (o almeno ipotizzare) le dinamiche che permisero al Mondo alla roversa di avere tanto successo nel panorama italiano e non solo, rimanendo nel “cartellone europeo”, allestita ogni anno, fino al 1759 (se si eccettua la ripresa di Dresda nel 1768), giungendo proprio nel 1759 nella città più lontana da Venezia: Mosca.
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Salvo, Irene. "Mani impure : contaminazione dell’omicidio e rituali civici di purificazione nel mondo greco antico." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2011. http://hdl.handle.net/11384/85651.

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Farina, Arianna <1985&gt. "«La città più ornata di tutto il mondo» : facciate decorate a Roma fra XV e XVI secolo." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/8364.

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Il progetto si propone di indagare una diffusa pratica decorativa della Roma rinascimentale: l’uso cioè di dipingere le facciate di edifici civili del centro storico con apparati iconografici e tecniche variegate. La ricostruzione documentaria delle decorazioni dei prospetti, andati in gran parte perduti, andrà integrata con uno studio topografico, con documenti su modelli, genealogie e committenze per far luce su fenomeni e prospettive artistiche, storiche e macro-culturali ancora ‘aperte’ alla ricerca. Inoltre, si analizzeranno le possibilità di ripristino mnemonico e visivo di questo patrimonio: dalle fonti bibliografiche e iconografiche reperite alle possibilità offerte dalla nuove tecnologie applicate all'arte con i suoi molteplici strumenti.
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Da, Fre' Alex <1989&gt. "La Iglesia a la izquierda. Il Movimento dei Sacerdoti per il Terzo Mondo nella Rivoluzione Argentina (1966-1973)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4503.

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Questa ricerca fa parte di uno studio sui movimenti religiosi che a partire dal Concilio Vaticano II agirono in America Latina per rinnovare la Chiesa e sulle relazioni che tali movimenti ebbero con le lotte rivoluzionarie del continente. L'obiettivo della ricerca è quello di analizzare l'esperienza del Movimento dei Sacerdoti per il Terzo Mondo (MSTM) in Argentina, nel periodo della denominata Rivoluzione Argentina (1966-1973), sottolineando il suo ruolo nella società e soprattutto nel violento processo che portò al ritorno di Juan Domingo Perón al governo.
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Saggin, Maria Sofia <1996&gt. "I Diritti delle donne per un mondo garante della parità di genere. Focus sul panorama Europeo e Russo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21460.

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La parità di genere rappresenta uno dei principi fondamentali sanciti dal diritto comunitario. La lotta contro ogni discriminazione basata sul sesso al fine di assicurare le pari opportunità e l’uguaglianza di trattamento tra uomini e donne è uno degli obiettivi cardine dell'Unione Europea. Tale principio nel corso del tempo ha subito forti evoluzioni. La prima volta in cui si è parlato di parità tra uomini e donne è stato all’interno del Trattato di Roma del 1957 (art. 119 Trattato CEE) in relazione all’aspetto retributivo. La finalità perseguita dalla Comunità economica europea era quella di creare un mercato europeo comune e la previsione di un’uguale retribuzione tra lavoratori e lavoratrici. Per quanto riguarda invece l'attenzione verso una egual partecipazione delle donne all'attività economica, sociale e politica nel panorama russo, essa iniziò ad aumentare a partire dalla fine del XIX secolo. Molte donne fecero campagne per il cambiamento sociale e politico del loro paese e per l'emancipazione sia nella vita privata che in quella pubblica. In questo contesto, la Rivoluzione del 1917 portò con sé molte speranze. Inoltre, dopo la seconda guerra mondiale, l'Unione Sovietica fu caratterizzata da un alto tasso di attività economica femminile e da una diffusa partecipazione delle donne al sistema educativo.
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TACCOLA, Sebastiano. "Categorie marxiste e storiografia del mondo antico : critica” e “storia” in un dibattito italiano degli anni Settanta." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2020. http://hdl.handle.net/11384/94222.

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Feola, Giuseppe. "Àisthesis, memoria, sensus communis : il mondo percettivo del vivente secondo Aristotele." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2007. http://hdl.handle.net/11384/86126.

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Giurlando, Davide <1979&gt. "Mondi in guerra : strategie di rappresentazione del conflitto nel cinema russo." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1162.

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Il presente lavoro, diviso in tre sezioni, si propone di tracciare una storia del cinema di guerra della Russia dagli anni ’20 al periodo attuale mediante l’analisi di una selezione di film. Nella prima sezione si mira a dare consistenza teorica alla possibilità di utilizzare i film come strumenti di indagine culturale, paragonando la storia del cinema di guerra russo-sovietico a quella di altri paesi e accertando la presenza in Russia di un “mito” del conflitto bellico. Nella seconda sezione si prendono in esame i primi film di propaganda, e quindi i cinegiornali e i documentari del secondo conflitto mondiale. I procedimenti stilistici e gli schemi concettuali secondo i quali la guerra viene delineata in tali film costituiscono la base su cui verranno costruite le opere di fiction aventi lo stesso tema nei decenni successivi. La terza sezione è dedicata ai film girati in studio ed è costituita da sei sottosezioni; ognuna comprende l’analisi di una serie di pellicole, selezionate a seconda del periodo storico in cui sono state prodotte. Infine, nelle conclusioni, si propongono ulteriori spunti d’indagine; per esempio, sulle attuali serie televisive a sfondo bellico.
The present dissertation is divided into three sections and intends to trace an history of Russian war cinema from the 20s to the present day, through the analysis of a selection of films. The first section aims to give substance to the theoretical possibility of using films as tools for cultural research, by comparing the history of Soviet war cinema with the one from other countries, and thus ascertaining the presence of a “myth” of the war in Russia. In the second section, an analysis of early propaganda films, newsreels and documentaries from World War II is proposed. Stylistic procedures and conceptual schemes under which war is outlined in these films provide the foundation for the works of fiction about the same theme which are developed in the following decades. The third section focuses on studio films, and consists of six subsections; each one including the analysis of a series of films, selected according to the historical period they were produced in. In the final conclusions, some suggestions for further research are proposed, such as a possible analysis about current war-themed TV series.
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