Добірка наукової літератури з теми "Mezzi di ricerca della prova"

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Статті в журналах з теми "Mezzi di ricerca della prova"

1

Colaiocco, Sergio. "Nuovi mezzi di ricerca della prova: l'utilizzo dei programmi spia." Archivio penale, no. 1 (2014): 187–97. http://dx.doi.org/10.12871/978886741315713.

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2

Jakopin, Franc. "Liliana Spinozzi Monai, Dal Friuli Alla Russia. Mezzo secolo di storia e di cul­ tura. In margine all'epistolario (1875-1928) Jan Baudouin de Courtenay. Società Filologica Friulana, Udine 1994." Linguistica 35, no. 2 (December 1, 1995): 332–34. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.35.2.332-334.

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Анотація:
Questo libro rappresenta una preziosa novità scientifica nel campo della slavistica e della friulanistica. Vi sono pubblicate le lettere, le cartoline postali inviate da intellet­ tuali friulani (in parte anche italiani) e beneciani (filologi, etnografi, storici, avvocati, ecc.) allo studioso polacco Baudouin de Courtenay che, nei primi anni settanta dello scorso secolo, in qualità di docente di linguistica slava all'Università di Pietroburgo, ap­ pena ventottenne si recò nella Slavia Friulana e in altri luoghi del Friuli al fine di com­ piere delle ricerche sui relativi dialetti slavi, o più precisamente sloveni. Nei quattro de­ cenni successivi vi ritornò otto volte e pubblicò uno studio basilare sui dialetti resiani e altri contributi su Resia e i suoi abitanti, nonché ricco materiale sia sul dialetto di Resia che quello del Torre (Opyt fonetiki rez'janskich govorov, 1875 - Saggio di fonetica delle parlate resiane; Materialy dlja južnoslavjanskoj dialektologii i etnografii 2. Obrazcy jazyka na govorach Terskich Slavjan v sevemovostočnoj ltalii, 1904). II mate­ riale dialettale raccolto nelle valli del Natisone, rimasto in forma manoscritta, viene pubblicato nel 1988 da Liliana Spinozzi Monai (con commento folklorico di M. Matičetov) presso l'Editoriale Stampa Triestina con ii titolo "Materiali per la dialettolo­ gia e l'etnografia slava meridionale 4. Testi popolari in prosa e in versi raccolti in Val Natisone nel 1873".
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3

Lomia, Nana. "Le particolarità della comunicazione paralinguistica sull’esempio della cultura italiana." e-Scripta Romanica 1 (December 31, 2014): 45–53. http://dx.doi.org/10.18778/2392-0718.01.06.

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Анотація:
L'articolo è dedicato alla ricerca di elementi non verbali nel discorso. Per dirigere correttamente il processo di comunicazione e per la sua adeguata valutazione è essenziale esaminare non solo la parte verbale, ma anche tutti i componenti del discorso scritto o orale, tra i quali i metodi paralinguistici. Lo studio si occupa di elementi extraverbali, come ad esempio: l’espressione del viso, la posizione del corpo, la distanza tra gli interlocutori, i movimenti, i gesti. Tutti i mezzi paralinguistici sono esaminati in base del materiale della lingua italiana.
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4

Dicuonzo, F. "Fattori di rischio e profilassi." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 2 (August 1988): 165–68. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100207.

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Анотація:
La somministrazione di mezzi di contrasto comporta «Fattori di rischio» che possiamo considerare «relativi al paziente» e, quindi, connessi alla sua condizione clinica e «relativi all'esame» e, quindi, dipendenti dalle modalità di somministrazione del mezzo di contrasto e, soprattutto, dal tipo di mezzo di contrasto. Il perfezionamento della ricerca farmacologica negli ultimi quindici anni, soprattutto nel campo dei mezzi di contrasto, ha permesso di attuare una «profilassi» dei cosiddetti «fattori di rischio». Momento fondamentale di tale profilassi è proprio la scelta del m.d.c. I mezzi di contrasto a bassa osmolarità non ionici consentono una minore tossicità ed una maggiore maneggevolezza. Non indicate in assoluto, tali sostanze sono altresì consigliabili nei «pazienti a rischio» e negli «esami a rischio», intendendo per essi anche quelli con ampia dose di mezzo di contrasto.
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5

Genoni, Gaudenzia. "Gaudenzia Genoni, Un grafo per il “Furioso”. Prime annotazioni di una ricerca sperimentale." AOQU (Achilles Orlando Quixote Ulysses). Rivista di epica 3, no. I (July 15, 2022): 241–90. http://dx.doi.org/10.54103/2724-3346/18443.

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Анотація:
Sulla scorta delle precedenti ricerche condotte da Franco Moretti e Michal Ginsburg, in questo contributo i mezzi della social network analysis vengono sperimentalmente applicati allo studio della trama dell’Orlando furioso. In particolare si adoperano due grafi per esaminare le connessioni tra alcuni personaggi del poema, dando evidenza visiva dello sviluppo centrifugo che regola i primi dodici canti e della dinamica accentratrice prevalente negli ultimi tredici.
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6

Rozkrut, Tomasz. "Dialog sędziego z biegłym w kanonicznym procesie małżeńskim." Prawo Kanoniczne 54, no. 1-2 (June 10, 2011): 161–74. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2011.54.1-2.07.

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Анотація:
Il testo spiega il ruolo del perito nel processo canonico, in modo specifico nelle cause di nullità di matrimonio per difetto di consenso e il suo rapporto con il giudice, tenendo conto della distinzione dei rispettivi ruoli. Il perito ha il compito di illuminare il giudice circa la natura e la gravità della malattia o anomalia del coniuge di cui si tratta. Egli deve fornire al giudice le conseguenze concrete dello stato psichico del soggetto. La prova peritale è tutta in funzione di illuminare il giudice per consolidare i mezzi di prova già acquisiti e pervenire alla certezza morale.
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7

Romoli, Andrea. "I sistemi dei mezzi di comunicazione di massa nell'Afghanistan occidentale (Herat)." FUTURIBILI, no. 1 (March 2011): 131–52. http://dx.doi.org/10.3280/fu2011-001010.

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Анотація:
Nello studio l'Autore descrive il sistema deinell'Afghanistan occidentale spiegando come radio, televisioni e giornali cerchino di giocare il loro ruolo nello sviluppo democratico e sociale del paese. Lo studio entra nel dettaglio della programmazione e dei palinsesti delle diverse emittenti aiutando a comprendere come esse organizzino il loro lavoro nel tentativo di trovare una via afgana alle comunicazioni di massa. Lo studio nasce da una lunga ricerca sul campo che l'Autore ha realizzato in qualitŕ di analista Psyops del contingente italiano ad Herat.
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8

Botta, Emanuela. "Percorsi secondari di una prova adattativa multilivello e valutazione formativa." EXCELLENCE AND INNOVATION IN LEARNING AND TEACHING, no. 2 (December 2021): 58–73. http://dx.doi.org/10.3280/exioa2-2021oa13019.

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Анотація:
In questo articolo si illustra il processo di analisi delle risposte fornite dagli studenti in una prova adattativa multilivello computer based per la stima delle abilità in matematica nel grado 10 del sistema di istruzione italiano. La stima è stata effettuata tramite una prova adattativa multilivello 1 - 3 - 3 costruita nell'ambito di una ricerca di dottorato in Psicologia Sociale, dello Sviluppo e della Ricerca Educativa. Nella prima parte dell'articolo si descrivono la struttura della prova e il suo funzionamento, oltre ai vantaggi che essa offre rispetto a una classica prova lineare, quali una maggiore precisione nella stima delle abilità e la possibilità di confrontare direttamente i risultati ottenuti da studenti che hanno svolto percorsi differenti. In seguito, si analizza l'andamento degli studenti in due dei percorsi secondari della prova sia per mettere in luce in quali quesiti essi hanno incontrato maggiori difficoltà, nell'ottica di una valutazione formativa, sia per indagare i motivi per cui in una data fase della prova gli studenti hanno mostrato un inatteso calo nel rendimento. Nell'analisi dei risultati di una prova adattativa multilivello lo studio dei percorsi secondari è di particolare interesse perché in essi ricadono gli studenti per i quali la stima dell'abilità varia nel passaggio da un livello all'altro ed è dunque ipotizzabile la parziale acquisizione di alcune conoscenze e abilità.
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9

Pagliara, Stefano. "Taratura di un modello afflussi-deflussi su bacini sperimentali urbani italiani." Ingeniería del agua 7, no. 2 (June 30, 2000): 155. http://dx.doi.org/10.4995/ia.2000.2843.

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Анотація:
Obiettivo della presente ricerca e’ quello di calibrare e verificare un modello di trasformazione afflussi-deflussi su alcuni bacini urbani sperimentali italiani. Il modello considerato utilizza, per la trasformazione in pioggia netta, la metodologia “Curve Number” in cui è introdotta la possibilita’ di considerare una percentuale di area priva di perdite iniziali e, per la trasformazione afflussi-deflussi, lo schema dell’onda cinematica. La calibrazione dei parametri viene effettuata per mezzo di un codice di calcolo che implementa l’algoritmo di Gauss-Mardquard-Levenberg per la minimizzazione di una opportuna funzione obiettivo.
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Fusco, Idamaria, and Gaetano Sabatini. "Conoscenza del territorio e governo dell'emergenza ai confini del Regno di Napoli a fine Seicento." CHEIRON, no. 1 (January 2022): 44–67. http://dx.doi.org/10.3280/che2020-003.

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Анотація:
Uno dei contesti nei quali la capacità di governo del territorio della monarchia spagnola fu tradizionalmente messa a più dura prova fu certamente quello delle aree di confine, che per la loro stessa natura costituivano più facilmente luogo di presenza di elementi di alterazione dell'ordine pubblico. La lotta che al principio degli anni Novanta del Seicento conduce contro il banditismo Marco Garofalo marchese della Rocca, capo dei presidi miliari delle province d'Abruzzo ai confini settentrionali del Regno di Napoli, in un'area di frontiera con lo Stato della Chiesa, costituisce un esempio della capacità dei ministri della monarchia di dinamizzare tutti i mezzi a propria disposizione per conseguire il controllo sul territorio, accompagnando l'uso della forza all'esercizio della diplomazia.
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Дисертації з теми "Mezzi di ricerca della prova"

1

TUCCI, ALESSANDRO. "Mezzi di ricerca della prova atipici." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/202043.

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Анотація:
Il tema più generale della prova atipica può ben dirsi al centro di un mai sopito dibattito che vede impegnate dottrina e giurisprudenza nel tentativo di qualificare la categoria stessa anche al fine di risolvere le dense problematiche relative all'ammissibilità dei mezzi di prova non previsti dal catalogo legislativo. Se la dottrina, da un lato, tende a limitare l'impiego di strumenti inediti per scongiurare possibili aggiramenti delle regole che presidiano il sistema probatorio codificato dal legislatore, dall'altra, la giurisprudenza mostra più disinvoltura nell'adoperare metodologie di accertamento innovative per soddisfare in definitiva l'esigenza di repressione dei reati. L'innovazione delle tecniche di ricostruzione degli accadimenti pone costantemente l'interprete davanti all'interrogativo se i nuovi ritrovati della scienza, che abbiano idoneità a rappresentare i fatti in ambito processuale, possano trovare ingresso nell'ordinamento e, in caso di risposta affermativa, impone all'operatore di ricostruire, con metodologia complessa, i protocolli procedimentali attraverso cui i risultati dello strumento di nuovo conio devono essere acquisti al panorama probatorio. Deve dirsi infatti che le scarne previsioni contenute in materia nel codice di procedura penale non offrono solidi indici di riferimento. La individuazione del se e del come lo strumento di indagine fuori catalogo possa trovare ingresso nell'ordinamento processuale, involge diverse questioni ma ciò che occorre, in primo luogo, puntualizzare è che nessuno strumento investigativo atipico può trovare legittimazione se esso realizza un'intollerabile compromissione delle libertà individuali garantite dalla Costituzione. Nella materia delle nuove metodologie di indagine che non rinvengono nell'ordinamento positivo una compiuta regolamentazione, dunque, il richiamo ai principi costituzionali mette a disposizione dell'interprete sicure linee direttrici per orientare la verifica dell'adeguatezza di congegni dotati di straordinaria capacità ispettiva rispetto al quadro complessivo delle garanzie individuali.
The broad argument of atypical instruments of proof is in the centre of an animated debate between doctrine and jurisprudence about the right definition of the category itself for achieving the result of placing before a Trier of fact for consideration all of the evidences non allowed by law. The doctrine, from a side, approaches the matter maintaining a limited use of the new methods of investigation because the rules of evidence could be easily breached. The case law, at the other side, deals with unknown procedures in the light of the extreme effectiveness in criminal prosecution. The application of modern modes of checking events involves a double order of questions. In a first instant, we have to disclose whether the original practice of inquiry is allowable in the regulation of the Code. If the answer is favorable, in a second moment, we have to acquire the most correct way through which the image of fact can be handled in criminal trial. Actually statute law gives only few disposals. But the question whether and how an unexpected form of investigation is allowable in criminal system of law, requires first of all to fix that no mechanism, which is useful for discovery of truth, can be placed before a Trier in breach of the principles of Constitution. The human rights, granted by the constitutional law, provide ascertained bounds against arbitrary management of new methods of inquiry.
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2

Nocerino, Wanda. "Il captatore informatico.Strumento investigativo “obsoleto” ma ancora privo di una stabile disciplina normativa." Doctoral thesis, Università di Siena, 2020. http://hdl.handle.net/11365/1119826.

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Анотація:
La rivoluzione informatica dell’ultimo tempo ha profondamente cambiato le abitudini degli individui, incidendo prepotentemente sul modo di vivere, di comunicare, di interagire e di intendere le relazioni interpersonali; di conseguenza, anche le modalità di concretizzazione delle più o meno tradizionali species delittuose sono mutate, adattandosi e plasmandosi in ragione di un rinnovato contesto sociale, politico ed economico. La metamorfosi culturale, in sostanza, ha imposto un mutamento del sistema penale, incidendo inevitabilmente sulle scelte di politica-criminale volte ad adeguare la risposta penale all’effettiva esigenza o emergenza da contenere. Di qui, allo sviluppo tecnologico fa da pendant il mutamento ontologico delle fattispecie di reato: per un verso, la criminalità, abbattendo i troppo angusti confini interni, assume i connotati della transnazionalità, dispiegando le sue potenzialità ubicumque; per l’altro, muta le sue caratteristiche tradizionali per manifestarsi interamente sulla rete (c.d. cybercrime), ovvero per il tramite della rete (c.d. computer crime). Su un versante più propriamente processuale, si registra un frenetico ricorso a nuovi strumenti di indagine ad alto contenuto tecnologico che risultano indispensabili a rendere effettiva la lotta contro le più evolute forme di criminalità. Progredendo, infatti, con straordinaria velocità tanto le tecnologie di captazione - che diventano sofisticate ed invasive - quanto le tecniche di elusione di ogni captazione possibile - che si affidano all’impenetrabilità degli apparecchi utilizzati, all’inaccessibilità di particolari reti di captazione ovvero all’adozione di sistemi di criptazione dei messaggi scambiati -, risulta imprescindibile affidarsi ad avanzati strumenti tecnologici per penetrare canali criminali di comunicazione o scambio di informazioni utilizzati per la commissione di reati di particolare allarme sociale. Proprio in questo contesto, i captatori informatici rivestono un ruolo centrale nelle investigazioni di polizia, dal momento che, abbattendo i tradizionali sistemi di cifratura e le eventuali tecniche di anti forensics, offrono la possibilità di un pieno controllo del sistema su cui vengono inoculati. Sin dall’inizio del percorso evolutivo che ha condotto ad una regolamentazione del “nuovo” strumento investigativo nel 2017 (D.lgs. 29 dicembre 2017, n. 216, recante “Disposizioni in materia di intercettazioni di conversazioni o comunicazioni, in attuazione della delega di cui all'articolo 1, commi 82, 83 e 84, lettere a, b, c, d ed e, della legge 23 giugno 2017, n. 103”, in Gazz. uff., 11 gennaio 2018, n. 8), è emersa la straordinaria polivalenza del virus informatico, capace di realizzare, attraverso un meccanismo tecnologico di semplice implementazione, gli effetti di una pluralità di mezzi di ricerca della prova, sia tipici che atipici: le intercettazioni telefoniche, ambientali, di comunicazioni informatiche o telematiche, la perquisizione di un sistema informatico o telematico, il sequestro di dati informatici, le videoriprese, il pedinamento elettronico. Il tutto, per giunta, nei confronti di una cerchia di soggetti potenzialmente indeterminata, costituta da tutti coloro che ricadono nel raggio di azione del dispositivo “infetto”. Proprio in ragione della sua intrinseca poliedricità, il captatore informatico per lungo tempo è stato impiegato nel procedimento penale per scopi assai diversi: talvolta, come strumento investigativo inedito per condurre atti “tipici” di indagine ossia espletare tradizionali mezzi di ricerca della prova; talaltra, per condurre atti di indagine del tutto “nuovi” e di difficile inquadramento giuridico, sperimentando nuove categorie di mezzi di ricerca della prova atipici; altre volte ancora per condurre contemporaneamente tutte le attività investigative tipiche e atipiche contemporaneamente. La peculiarità dello strumento in esame, tuttavia, non rileva esclusivamente nella sua polivalenza funzionale, risultando caratterizzato da un esasperato protagonismo che lo rende indispensabile non solo nella fase procedimentale delle indagini preliminare ma anche durante l’espletamento delle investigazioni preventive. Più precisamente, il malware non trova impiego esclusivo nelle indagini di polizia strictu sensu intese, risultando ampiamente utilizzato anche nella fase volta all’esplorazione dei dati funzionali alla ricerca della notitia criminis: a fronte di un sostanziale mutamento del sistema penale che arretra i suoi argini ad una fase pre-procedimentale, il captatore informatico diventa lo strumento privilegiato con il quale gli operatori danno luogo ad intercettazioni e controlli preventivi sulle comunicazioni (art. 226 disp. att. c.p.p.) che, come noto rappresentano tipici strumenti, non propriamente di indagine ma di investigazione, impiegati dalle Forze di polizia e dagli organi di intelligence governativa per evitare la commissione di gravi reati di criminalità organizzata e terrorismo. Ma non solo. Al di là di questa species di indagine preventiva, nella prassi investigativa esistono altre forme di sorveglianza “anticipata” che, pur non trovando espressa regolamentazione, risultano assai utili nella prevenzione del crimine, in quanto indirizzate all’acquisizione di informazioni necessarie a far emergere sospetti che legittimano il compimento delle attività preventive tipizzate ovvero elementi funzionali alla formazione della notizia di reato. Simili attività monitoranti vengono eseguite mediante l’ausilio di strumenti iper tecnologici che, facilitando la raccolta massiva di dati e di informazioni, configurano quali strumenti privilegiati per espletare attività di sorveglianza non mirata, funzionale al controllo ex ante di gruppi di soggetti non identificati ma individuati sulla scorta dei criteri elaborati attraverso l’uso proattivo dei dati, funzionali, almeno in tesi, a svelare sospetti criminali o terroristi ancora ignoti. A fronte di una simile poliedricità funzionale e occupazionale, nessun dubbio può sorgere sulla speciale utilità – per non dire “indispensabilità” – di un simile strumento in una fase storica che ha conosciuto una rapidissima evoluzione sia del sistema globale delle comunicazioni sia delle modalità di azione degli ambienti criminali. Altrettanto evidente è, però, la particolare dimensione del pericolo per i diritti e le libertà insito nella straordinaria invasività delle nuove tecniche acquisitive che possono determinare un controllo totale e totalizzante della vita di un numero assai elevato di individui, anche solo indirettamente coinvolti nel circuito processuale o, addirittura, completamente estranei allo stesso. E così l’essere umano, portatore di valori, prerogative e garanzie, si trasformerebbe nell’hitleriano “uomo di vetro”, «sospetto e cattivo cittadino [perché] intende mantenere spazi di intimità o di esercizio libero di diritti». Di fronte ad un così tangibile cambiamento culturale, lo studioso non può rimanere confinato nel suo habitat naturale senza avere contezza del mutamento che lo circonda; al giurista è chiesto di «scendere nell’arena» dove il diritto processuale penale deve fare i conti con i difficili problemi dell’attuale società. Dismessi i panni di puro “umanista”, lo studioso del diritto finisce per assumere le vesti di un «giurista tecnologico» che è capace di adeguare il diritto alla realtà contingente: come, infatti, sostenuto, «al progresso inevitabilmente deve adeguarsi il processo, pena la trasformazione [dello stesso] in un’arma spuntata, inidonea a raggiungere lo scopo». Tuttavia, il cambiamento atteso non è di facile concretizzazione. Quello delle scientiae forensi è un terreno assai impervio che risulta quanto mai scivoloso per il giurista; una zona grigia, oscura e, al contempo, pericolosa per i “tradizionalisti”, non solo perché impone una metamorfosi, una rinnovazione, un cambiamento ma anche nell’ottica di un possibile depauperamento del sostrato culturale che governa il sistema. In effetti, in questa naturale tensione verso l’etere digitale si profila il rischio della potenziale deriva tecnicista del giurista che può cedere all’eccesso e approcciarsi al sistema senza tener conto dei principi che lo governano, anelando ad una rinnovazione del processo penale al fine della rigorosa ricerca del vero e della verità, finendo per rinnegare gli stessi valori che lo hanno ispirato. La difficoltà in cui il “moderno” giurista si trova, dunque, è la frenetica ricerca dell’equo bilanciamento tra accertamento del fatto - facilitato dal frequente utilizzo di nuovi strumenti di indagine ad alto potenziale tecnologico - e tutela dei diritti fondamentali di ogni individuo; ricerca che non può spingersi fino a determinare un’eterogenesi dei fini, laddove le derive antiformalistiche, avallate sempre più spesso dal legislatore e dalla giurisprudenza costituzionale e sovranazionale, allontanano il sistema dall’ineludibile principio di legalità processuale che presidia la tutela dei valori fondanti l’ordine costituito .
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ERTOLA, FRANCESCA. "RICERCA E ACQUISIZIONE DELLA PROVA ALL'ESTERO: L'ORDINE EUROPEO DI INDAGINE PENALE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2022. http://hdl.handle.net/10280/122447.

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Анотація:
Scopo della presente ricerca è quello di tracciare i confini entro cui si articola la (attuale e futura) cooperazione probatoria nello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Premessa una breve ricostruzione storico-normativa, la Parte I è incentrata sulle novità introdotte dalla direttiva 2014/41/UE e sui possibili vulnus di tutela derivanti da un acritico operare del mutuo riconoscimento, in assenza di uno statuto europeo di mutual admissibility of evidence. La Parte II è invece focalizzata sulla trasposizione della direttiva OEI nell’ordinamento italiano, con particolare attenzione agli inediti diritti – informativi, partecipativi e di impugnazione – riconosciuti alla difesa. Da ultimo, la Parte III è dedicata alle ricadute dell’OEI sui sistemi nazionali e le possibili soluzioni de iure condendo in tema di armonizzazione. Anzitutto, la ricerca intende dimostrare il superamento del tradizionale principio di non-inquiry, verso un regime di equiparazione, in punto di utilizzabilità, tra la prova “allogena” e quella “domestica”. In secondo luogo, ci si interroga se, in forza del principio di proporzionalità sancito dall’art. 7 d.lgs. n. 108 del 2017, sia possibile individuare nuove forme di invalidità probatoria. Infine, mediante il costante confronto tra i vari ordinamenti nazionali, la giurisprudenza sovranazionale e le direttive di Stoccolma, vengono individuati gli ambiti di intervento della futura politica processual-penalistica dell’Unione, al fine di ottenere una law of evidence comune dotata di un sufficiente grado di precisione.
The research aims to investigate the EU cross-border gathering and use of evidence in criminal matters, focusing on the protection of fundamental rights in transnational proceedings. Given the current framework, Part I is dedicated to the critical examination of the Directive 2014/41/EU on the European investigation order and the problems connected with mutual recognition, in the absence of a prior harmonization. Part II focuses on the transposition of the EIO directive into the italian system, with particular attention to the defence rights. Finally, Part III examines the impact of the EIO on national systems and points out the possible solutions in order to introduce minimum rules of mutual admissibility of evidence.
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VETTORELLO, LUCA. "L'UNUM ARGUMENTUM DI SANT'ANSELMO. ALLA RICERCA DELL'INTERPRETAZIONE AUTENTICA DELLA PROVA ANSELMIANA DELL'ESISTENZA DI DIO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/5454.

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Анотація:
Contro l’argomento anselmiano del Proslogion sono state sollevate varie obiezioni, come quelle, molto note, di Gaunilone, di san Tommaso e di Kant. In questo saggio si sostiene la tesi che tutte queste critiche si basano fondamentalmente su una interpretazione imprecisa del testo di Anselmo che, se correttamente letto, ne risulta invece al riparo. Viene quindi offerta una nuova lettura dell’unum argumentum, con la quale, ricercandone lo spirito originario e più autentico, viene messa in risalto innanzitutto la sua struttura formale di dimostrazione per assurdo, illustrando in secondo luogo l’importante rapporto di complementarità che lega questa tipologia di prova a quelle strutturate in modo diverso, che procedono cioè a posteriori per costruzione diretta.
Many important Authors – as Gaunilo, Thomas Aquinas and Kant – have brought many well-known objections against the anselmian argument. This paper proposes the thesis that all these objections are based on an inaccurate interpretation of the Proslogion: in fact, an in-depth analysis of the text shows its fully validity. Therefore, it is offered a new reading of the anselmian argument, that looks for its original and authentic sense: firstly, it is enlightened its formal structure of proof by contradiction, and secondly it is showed its important complementary relationship with the other kind of a posteriori proofs.
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VETTORELLO, LUCA. "L'UNUM ARGUMENTUM DI SANT'ANSELMO. ALLA RICERCA DELL'INTERPRETAZIONE AUTENTICA DELLA PROVA ANSELMIANA DELL'ESISTENZA DI DIO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/5454.

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Анотація:
Contro l’argomento anselmiano del Proslogion sono state sollevate varie obiezioni, come quelle, molto note, di Gaunilone, di san Tommaso e di Kant. In questo saggio si sostiene la tesi che tutte queste critiche si basano fondamentalmente su una interpretazione imprecisa del testo di Anselmo che, se correttamente letto, ne risulta invece al riparo. Viene quindi offerta una nuova lettura dell’unum argumentum, con la quale, ricercandone lo spirito originario e più autentico, viene messa in risalto innanzitutto la sua struttura formale di dimostrazione per assurdo, illustrando in secondo luogo l’importante rapporto di complementarità che lega questa tipologia di prova a quelle strutturate in modo diverso, che procedono cioè a posteriori per costruzione diretta.
Many important Authors – as Gaunilo, Thomas Aquinas and Kant – have brought many well-known objections against the anselmian argument. This paper proposes the thesis that all these objections are based on an inaccurate interpretation of the Proslogion: in fact, an in-depth analysis of the text shows its fully validity. Therefore, it is offered a new reading of the anselmian argument, that looks for its original and authentic sense: firstly, it is enlightened its formal structure of proof by contradiction, and secondly it is showed its important complementary relationship with the other kind of a posteriori proofs.
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DE, LUCA CARLOTTA. "L'ORDINE EUROPEO D'INDAGINE PENALE: DISCIPLINA NORMATIVA E PRIME ESPERIENZE APPLICATIVE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/919437.

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Анотація:
L’ordine europeo di indagine penale, introdotto dalla direttiva 2014/41/UE, è uno strumento di cooperazione giudiziaria nel settore delle prove divenuto imprescindibile a fronte della crescente dimensione transnazionale assunta dalla criminalità, quale conseguenza dell’evaporazione dei confini geografici nello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia dell’Unione europea. La direttiva sovranazionale, recepita nell’ordinamento italiano attraverso il d.lgs. n. 108 del 2017, ha dato vita a un istituto avente natura ibrida, animato dal principio del reciproco riconoscimento, che conserva, al contempo, alcuni tratti tipici della mutua assistenza giudiziaria tradizionale, nel tentativo di coniugare l’efficienza investigativa e la tutela delle garanzie fondamentali. Sullo sfondo di un contesto caratterizzato dall’assenza di armonizzazione tra le regole processuali e probatorie nazionali, il meccanismo di acquisizione della prova all’estero ruota attorno al principio di proporzionalità, che prende forma nel giudizio di bilanciamento, da condursi in concreto tenendo conto delle peculiarità del caso, tra le esigenze connesse all’accertamento del reato e il sacrificio imposto ai diritti delle persone a vario titolo coinvolte nelle procedure di emissione ed esecuzione dell’ordine. La presente tesi di dottorato intende fornire un’analisi a trecentosessanta gradi dell’ordine europeo d’indagine, prendendo le mosse dalla disciplina normativa, con l’obiettivo di mettere in luce le principali problematiche emerse nelle sue prime esperienze applicative e individuare soluzioni in grado di accorciare le distanze che separano teoria e prassi. A tal fine, ampio spazio è dedicato alla ricostruzione delle prime pronunce giurisprudenziali rese sul tema dalla Corte di giustizia e dalla Corte di cassazione, che rivelano complessivamente la tendenza a prediligere le istanze di efficienza investigativa a scapito dei diritti della difesa, per poi esporre, in chiave critica, alcuni casi pratici selezionati presso le Procura della Repubblica di Milano e di Monza
The European criminal investigation order, introduced by Directive 2014/41/EU, is an instrument of judicial cooperation in the field of evidence, which has become necessary, given the growing transnational dimension of crime as a result of the sublimation of geographical boundaries in the European Union's Area of Freedom, Security and Justice. The supranational directive, implemented by Italian Legislative Decree no. 108 of 2017, has given rise to a construct of hybrid nature, inspired by the principle of mutual recognition, which maintains, at the same time, certain features typical of traditional mutual legal assistance, in an attempt to combine investigative efficiency and protection of fundamental guarantees. In an underlying backdrop still characterized by the absence of harmonization of national procedural and evidentiary rules, the mechanism for adducing evidence in a foreign country revolves around the principle of proportionality, which in turn takes shape in the context of a balancing judgement - to be conducted in the actual case and taking into consideration the specificities of such case - between the needs related to the detection of crime and the sacrifices imposed on the rights of the persons involved, for various reasons, in the procedures aimed at issuing and executing the relevant order. This doctoral thesis intends to provide a comprehensive analysis of the European Investigation Order, beginning with its legal framework, for the purposes of highlighting the main problems that have emerged in its early-stage enforcement and of identifying solutions capable of shorten the gap between theory and practice. To this end, a large space is firstly dedicated to the analysis of the early case-law rendered by the Court of Justice and by the Italian Court of Cassation on this theme, which reveals the overall tendency to prefer purposes of investigatory efficiency to the detriment of defense rights; secondly, this thesis critically evaluates some practical cases selected at the Public Prosecutor's Office of Milan and Monza.
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PANTINI, SARA. "Analysis and modelling of leachate and gas generation at landfill sites focused on mechanically-biologically treated waste." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/203393.

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Анотація:
Despite significant efforts have been directed toward reducing waste generation and encouraging alternative waste management strategies, landfills still remain the main option for Municipal Solid Waste (MSW) disposal in many countries. Hence, landfills and related impacts on the surroundings are still current issues throughout the world. Actually, the major concerns are related to the potential emissions of leachate and landfill gas into the environment, that pose a threat to public health, surface and groundwater pollution, soil contamination and global warming effects. To ensure environmental protection and enhance landfill sustainability, modern sanitary landfills are equipped with several engineered systems with different functions. For instance, the installation of containment systems, such as bottom liner and multi-layers capping systems, is aimed at reducing leachate seepage and water infiltration into the landfill body as well as gas migration, while eventually mitigating methane emissions through the placement of active oxidation layers (biocovers). Leachate collection and removal systems are designed to minimize water head forming on the bottom section of the landfill and consequent seepages through the liner system. Finally, gas extraction and utilization systems, allow to recover energy from landfill gas while reducing explosion and fire risks associated with methane accumulation, even though much depends on gas collection efficiency achieved in the field (range: 60-90% Spokas et al., 2006; Huitric and Kong, 2006). Hence, impacts on the surrounding environment caused by the polluting substances released from the deposited waste through liquid and gas emissions can be potentially mitigated by a proper design of technical barriers and collection/extraction systems at the landfill site. Nevertheless, the long-term performance of containment systems to limit the landfill emissions is highly uncertain and is strongly dependent on site-specific conditions such as climate, vegetative covers, containment systems, leachate quality and applied stress. Furthermore, the design and operation of leachate collection and treatment systems, of landfill gas extraction and utilization projects, as well as the assessment of appropriate methane reduction strategies (biocovers), require reliable emission forecasts for the assessment of system feasibility and to ensure environmental compliance. To this end, landfill simulation models can represent an useful supporting tool for a better design of leachate/gas collection and treatment systems and can provide valuable information for the evaluation of best options for containment systems depending on their performances under the site-specific conditions. The capability in predicting future emissions levels at a landfill site can also be improved by combining simulation models with field observations at full-scale landfills and/or with experimental studies resembling landfill conditions. Indeed, this kind of data may allow to identify the main parameters and processes governing leachate and gas generation and can provide useful information for model refinement. In view of such need, the present research study was initially addressed to develop a new landfill screening model that, based on simplified mathematical and empirical equations, provides quantitative estimation of leachate and gas production over time, taking into account for site-specific conditions, waste properties and main landfill characteristics and processes. In order to evaluate the applicability of the developed model and the accuracy of emissions forecast, several simulations on four full-scale landfills, currently in operative management stage, were carried out. The results of these case studies showed a good correspondence of leachate estimations with monthly trend observed in the field and revealed that the reliability of model predictions is strongly influenced by the quality of input data. In particular, the initial waste moisture content and the waste compression index, which are usually data not available from a standard characterisation, were identified as the key unknown parameters affecting leachate production. Furthermore, the applicability of the model to closed landfills was evaluated by simulating different alternative capping systems and by comparing the results with those returned by the Hydrological Evaluation of Landfill Performance (HELP), which is the most worldwide used model for comparative analysis of composite liner systems. Despite the simplified approach of the developed model, simulated values of infiltration and leakage rates through the analysed cover systems were in line with those of HELP. However, it should be highlighted that the developed model provides an assessment of leachate and biogas production only from a quantitative point of view. The leachate and biogas composition was indeed not included in the forecast model, as strongly linked to the type of waste that makes the prediction in a screening phase poorly representative of what could be expected in the field. Hence, for a qualitative analysis of leachate and gas emissions over time, a laboratory methodology including different type of lab-scale tests was applied to a particular waste material. Specifically, the research was focused on mechanically biologically treated (MBT) wastes which, after the introduction of the European Landfill Directive 1999/31/EC (European Commission, 1999) that imposes member states to dispose of in landfills only wastes that have been preliminary subjected to treatment, are becoming the main flow waste landfilled in new Italian facilities. However, due to the relatively recent introduction of the MBT plants within the waste management system, very few data on leachate and gas emissions from MBT waste in landfills are available and, hence, the current knowledge mainly results from laboratory studies. Nevertheless, the assessment of the leaching characteristics of MBT materials and the evaluation of how the environmental conditions may affect the heavy metals mobility are still poorly investigated in literature. To gain deeper insight on the fundamental mechanisms governing the constituents release from MBT wastes, several leaching experiments were performed on MBT samples collected from an Italian MBT plant and the experimental results were modelled to obtain information on the long-term leachate emissions. Namely, a combination of experimental leaching tests were performed on fully-characterized MBT waste samples and the effect of different parameters, mainly pH and liquid to solid ratio (L/S,) on the compounds release was investigated by combining pH static-batch test, pH dependent tests and dynamic up-flow column percolation experiments. The obtained results showed that, even though MBT wastes were characterized by relatively high heavy metals content, only a limited amount was actually soluble and thus bioavailable. Furthermore, the information provided by the different tests highlighted the existence of a strong linear correlation between the release pattern of dissolved organic carbon (DOC) and several metals (Co, Cr, Cu, Ni, V, Zn), suggesting that complexation to DOC is the leaching controlling mechanism of these elements. Thus, combining the results of batch and up-flow column percolation tests, partition coefficients between DOC and metals concentration were derived. These data, coupled with a simplified screening model for DOC release, allowed to get a very good prediction of metal release during the experiments and may provide useful indications for the evaluation of long-term emissions from this type of waste in a landfill disposal scenario. In order to complete the study on the MBT waste environmental behaviour, gas emissions from MBT waste were examined by performing different anaerobic tests. The main purpose of this study was to evaluate the potential gas generation capacity of wastes and to assess possible implications on gas generation resulting from the different environmental conditions expected in the field. To this end, anaerobic batch tests were performed at a wide range of water contents (26-43 %w/w up to 75 %w/w on wet weight) and temperatures (from 20-25 °C up to 55 °C) in order to simulate different landfill management options (dry tomb or bioreactor landfills). In nearly all test conditions, a quite long lag-phase was observed (several months) due to the inhibition effects resulting from high concentrations of volatile fatty acids (VFAs) and ammonia that highlighted a poor stability degree of the analysed material. Furthermore, experimental results showed that the initial waste water content is the key factor limiting the anaerobic biological process. Indeed, when the waste moisture was lower than 32 %w/w the methanogenic microbial activity was completely inhibited. Overall, the obtained results indicated that the operative conditions drastically affect the gas generation from MBT waste, in terms of both gas yield and generation rate. This suggests that particular caution should be paid when using the results of lab-scale tests for the evaluation of long-term behaviour expected in the field, where the boundary conditions change continuously and vary significantly depending on the climate, the landfill operative management strategies in place (e.g. leachate recirculation, waste disposal methods), the hydraulic characteristics of buried waste, the presence and type of temporary and final cover systems.
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8

BRUNO, Pierfrancesco. "Intercettazioni di comunicazioni o conversazioni - L'intercettazione come mezzo di ricerca della prova nel processo penale." Doctoral thesis, 1990. http://hdl.handle.net/11573/443444.

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9

ASQUINI, GIORGIO. "Accedere all'università. Indagine empirica sul trattamento dei dati della prova di ingresso al corso di laurea triennale di Scienze dell'Educazione e della Formazione di Roma "La Sapienza"." Doctoral thesis, 2006. http://hdl.handle.net/11573/763451.

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Книги з теми "Mezzi di ricerca della prova"

1

La prova nel processo penale: Formazione, valutazione e mezzi di ricerca della prova. Torino: G. Giappichelli, 2007.

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2

Vettorello, Luca. L'unum argumentum di Sant'Anselmo: Alla ricerca dell'interpretazione autentica della prova anselmiana dell'esistenza di Dio. Pisa: Edizioni ETS, 2015.

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3

Ricorda, Ricciarda, and Alberto Zava. La detection della critica. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2020. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-455-4.

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Анотація:
I colleghi cafoscarini e gli allievi fanno omaggio a Ilaria Crotti, in occasione della sua quiescenza, di una raccolta di saggi intesa a seguire le numerose e variegate prospettive critiche e teoriche percorse dalla festeggiata che, sin dal volume del 1982 dedicato al genere poliziesco – cui qui ci si richiama nel titolo –, si era ritagliata un profilo di incisiva e raffinata detective della scena letteraria. Tra i contributi spuntano i nomi dei ‘soliti sospetti’: Buzzati, Goldoni e il panorama settecentesco, d’Annunzio, Pirandello, la letteratura di viaggio e i suoi itinerari, le dinamiche della scrittura femminile del Novecento e oltre… Il volume vuole rappresentare una prova tangibile della pluridecennale attività accademica di ricerca e di didattica della studiosa e rendere omaggio alla sua costruttiva presenza e al suo impegno costante nella vita dell’Ateneo.
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4

Leonardi, Laura, ed. Il distretto delle donne. Florence: Firenze University Press, 2007. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-8453-614-3.

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Анотація:
Il titolo di questo volume richiama quello del libro di Alain Touraine Le monde des femmes, e ne condivide le tesi principali. Si sostiene, infatti, che per cogliere i processi innovativi e di mutamento significativi per la società contemporanea, dobbiamo prestare una rinnovata attenzione alle donne come soggetti sociali, che agiscono in funzione di una "ricomposizione del mondo". Questa tesi viene messa alla prova sul terreno empirico, con i risultati di alcune ricerche condotte nel "distretto" pratese, una società in rapida trasformazione in cui le donne emergono come soggetto centrale del cambiamento – in ambito lavorativo così come in quello culturale e politico – proponendosi come agenti della trasformazione sociale ed economica. Il terreno di ricerca si concentra sul lavoro autonomo e imprenditoriale, sulle libere professioni e, in relazione a queste, prende in considerazione la famiglia, i processi di formazione del capitale sociale, il ricambio generazionale, includendo nell'analisi anche il fenomeno migratorio. La pubblicazione di questo lavoro è stata incoraggiata e sostenuta dall'Associazione Soroptimist International Club di Prato, e in particolare dalla Presidente Anna Edy Pacini Sanesi.
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Libertà personale e ricerca della prova nell'attuale assetto delle indagini preliminari: Atti del convegno presso l'Università di Catania, Noto Marina, 30 settembre-2 ottobre 1993. Milano: A. Giuffrè, 1995.

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6

Martelloni, Federico. Lavoro coordinato e subordinazione. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg264.

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Анотація:
A dieci anni dall’introduzione di un istituto molto controverso come il lavoro a progetto, e all’indomani della sua recente rivisitazione, questo studio monografico prova a fornire risposta agli interrogativi che hanno percorso e diviso la dottrina e la giurisprudenza lavoristica alle prese con un nuovo assetto delle forme di lavoro. Dopo aver tracciato una «genealogia» del lavoro autonomo coordinato, l’Autore ne indaga natura e funzione, approfondendo come sua variante oggi dominante le collaborazioni a progetto. All’esito della ricerca, ricca di riscontri comparatistici e applicativi, il coordinamento attivo del collaboratore si presenta non solo come la cifra identificativa di una specifica tipologia di lavoro, ma assume anche un più generale valore paradigmatico. Il lavoro coordinato viene, così, ad interferire con le nozioni archetipiche di autonomia e subordinazione, fino a ridisegnare i contorni della «grande dicotomia» del diritto del lavoro, innovandone nel profondo l’assetto sistemico, in termini più adeguati alle trasformazione intervenute nel quadro economico-produttivo.
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