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Padovano, Fabio. "G. Stefani (a cura di), Mercato comune e sviluppo regionale – Spagna, Portogallo e Grecia." Journal of Public Finance and Public Choice 7, no. 3 (October 1, 1989): 211–12. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344857.

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2

Wagner, Richard E. "Parasitical Political Pricing, Economic Calculation, and the Size of Government: Variations on a Theme by Maffeo Pantaleoni*." Journal of Public Finance and Public Choice 15, no. 2 (October 1, 1997): 135–46. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907782888.

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Анотація:
Abstract Il lavoro estende 1’originate intuizione di Maffeo Pantaleoni che vede due distinti meccanismi del prezzo nelle contemporanee economie miste. Da una parte, vi è il meccanismo del prezzo del mercato, caratterizzato da diritti di proprietà esclusivi. Dall’altra, vi è il meccanismo di prezzo del sistema politico, distinto, fra le altre cose, da comitati amministrativi e proprietà comune. Si enfatizza come il sistema di prezzo politico può esistere solo in presenza del mercato ma non viceversa.Tramite una semplice illustrazione si suggerisce che i «mercati politici» sono parassitari nei confronti di quelli privati. A volte questo parassitismo può essere benefico, come nel caso dei beni pubblici; mentre altre volte è nocivo, come nel caso dei sussidi pubblici che promuovono imprese inefficienti.
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Scharpf, Fritz W., and Luca Verzichelli. "INTEGRAZIONE EUROPEA E WELFARE STATES NAZIONALI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 26, no. 1 (April 1996): 21–65. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024035.

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Анотація:
IntroduzioneIl processo di integrazione europea è caratterizzato da una asimmetria fondamentale descritta accuratamente da Joseph Weiler (1981) come un dualismo tra le norme sopranazionali europee ed il policy-making europeo di tipo intergovernativo. Weiler ha ancora ragione nella sua critica agli scienziati politici, colpevoli di aver troppo a lungo concentrato la propria attenzione soltanto sugli aspetti della negoziazione intergovernativa e di aver ignorato (o comunque non aver preso sufficientemente in considerazione) l'emergere, essenzialmente per via giurisdizionale, di un ordinamento legale europeo che prevale sulle leggi nazionali (Weiler 1994). Questa omissione è tanto più grave poiché ha impedito di individuare il parallelismo, politicamente assai significativo, tra il dualismo indicato da Weiler e la più comune contrapposizione tra una integrazione «positiva» ed una «negativa» (Tinbergen 1965; Rehbinder e Stewart 1984), cioè tra le misure che allargano l'integrazione del mercato eliminando i vincoli nazionali sugli scambi e le distorsioni competitive, da un lato, e le politiche europee comuni che modellano le condizioni sotto le quali i mercati operano, dall'altro.
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Maria Bianchi, Emmanuele. "La risicoltura pavese nel secondo dopoguerra: mercato, meccanizzazione, mano d'opera e trasformazioni colturali." STORIA IN LOMBARDIA, no. 1 (April 2022): 149–69. http://dx.doi.org/10.3280/sil2021-001009.

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Анотація:
Nel 1945 le risaie ufficialmente si ridussero, rispetto al '39, da 156.824 ettari a 97.035 in Italia e da 44.430 a meno di 23.000 in provincia di Pavia, con una perdita notevole soprattutto nell'ultimo anno. La risicoltura dipendeva dai mercati esteri per la collocazione delle eccedenze (circa il 50% del prodotto nazionale); inoltre, per combattere la disoccupazione a ogni azienda era imposto un forte carico di mano d'opera. I risicoltori erano per 2/3 affittuari e nei periodi di crisi faticavano ad aver un bilancio in attivo. La guerra di Corea (1950-53) tolse momentaneamente dal mercato un forte esportatore. La superficie nazionale e provinciale aumentò, ma dal '54 ricomparvero le difficoltà e il Ministero di Agricoltura, nel '56, fissò un limite di 140.000 ettari alla superficie (ridimensionamento). Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi Sessanta sempre più lavoratori agricoli trovarono impiego nel ramo dell'industria e dal '62 la superficie a riso tornò libera: in pochi anni la risicoltura cambiò volto, affrontando le difficoltà derivanti da una meccanizzazione ancora imperfetta e dalle nuove sfide del Mercato Europeo Comune.
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Moscatelli, Valerio. "La cooperazione tra imprese e il contratto di rete." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 1 (October 2011): 33–53. http://dx.doi.org/10.3280/ed2011-001003.

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Анотація:
La legge n. 5/2009 all'art. 3, comma 4-ter disciplina il contratto di rete, quale forma di cooperazione tra imprese. La rete si configura come contratto associativo plurilaterale (1420) tramite il quale due o piů imprese si obbligano ad istituire un'organizzazione comune, al fine di esercitare in comune un'attivitŕ economica rientrante negli oggetti sociali di ciascuna impresa, allo scopo di accrescere la capacitŕ innovativa e la competitivitŕ sul mercato. La cooperazione tra le imprese č fenomeno diffuso in campo internazionale dove la prassi commerciale evidenzia un atteggiamento sempre piů aperto verso la stipulazione di joint ventures agreements e potrebbe in futuro trovare conveniente applicare anche lo schema del contratto di rete.
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Grazi, Laura. "L'Italia tra mercato comune e disparità di sviluppo. Gli studi regionali della Cee negli anni sessanta." MEMORIA E RICERCA, no. 45 (July 2014): 177–94. http://dx.doi.org/10.3280/mer2014-045010.

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Tallacchini, Mariachiara. "Il corpo e le sue parti. L’allocazione giuridica dei materiali biologici umani." Medicina e Morale 47, no. 3 (June 30, 1998): 499–544. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.834.

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Lo statuto del corpo umano sta cambiando rapidamente sotto le pressioni dei nuovi sviluppi delle biotecnologie, e pone dilemmi inediti al diritto. Si tratta, in particolare, delle dicotomie tra: corpo-soggetto e corpo-oggetto, uguaglianza o diversità delle parti del corpo, naturalità e artificialità dei prodotti derivati da materiali biologici umani. L’articolo dedica attenzione allo statuto delle parti distaccate del corpo, per valutare la coerenza e l’adeguatezza del loro inquadramento giuridico attuale. Anche se la configurazione proprietaria delle componenti corporee viene generalmente respinta - perché lesiva della dignità umana - le nozioni impiegate nella configurazione degli atti di disposizione e acquisizione delle parti del corpo non riescono veramente a restare immuni dall’idea di proprietà. Benché la connotazione del corpo come res extra commercium indichi la chiara volontà di escludere da questo ogni considerazione economica, paradossalmente il mercato finisce con il divenire l’unico tratto unificante e determinante la disciplina degli atti dispositivi. Una coerente tutela giuridica del corpo e delle sue parti -e la sottrazione al mercato- può passare attraverso nozioni giuridiche che ne sottolineino la natura di bene comune e condiviso, pur nel rispetto della libertà e dignità degli individui.
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Costantino, Laura. "Politiche europee e nazionali di contrasto allo spreco alimentare nella produzione primaria: analisi e prospettive future." Przegląd Prawa Rolnego, no. 2(23) (December 15, 2018): 141–48. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2018.23.2.10.

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Lo scopo dell’articolo è di presentare la regolamentazione del mercato agricolo in Nicaragua e di indicare soluzioni giuridiche che potrebbero contribuire a superare una distribuzione iniqua delle risorse economiche derivanti dall’attività agricola nazionale all’interno della filiera alimentare. In particolare, si tratta di individuare scappatoie giuridiche che contribuiscono ad una distribuzione iniqua delle risorse nel regime nicaraguense di approvvigionamento per i prodotti agroalimentari e di proporre soluzioni alternative per la loro eliminazione alla luce della scienza del diritto agrario. Secondo l’autore, la principale difficoltà per il produttore agricolo nicaraguense è il processo di commercializzazione dei prodotti sul mercato dei prodotti agricoli dell’America centrale e del Nicaragua nonché carenze normative in questo ambito. Il Sistema dell’integrazione centroamericana (SICA), vincolante nella maggior parte dei paesi della regione, da un lato contiene regolazioni giuridiche complete sull’agricoltura, dall’altro non corrisponde pienamente alla struttura moderna della filiera agroalimentare. In pratica, la legislazione regionale e nazionale è soggetta a frequenti cambiamenti e non protegge in modo sufficiente il produttore agricolo in ogni fase di produzione. Un’alternativa sarebbe quella di introdurre cambiamenti a livello regionale, sotto forma di aree di libero scambio e di attuare la politica agricola comune da parte dei Paesi dell’America centrale.
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Longo, Antonio. "Cernusco sul Naviglio. Piano di governo del territorio 2008-2010." TERRITORIO, no. 57 (June 2011): 91–92. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-057012.

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Il servizio presenta il progetto per il Piano di Governo del Territorio del Comune di Cernusco sul Naviglio, cittŕ di 30.000 abitanti a est di Milano, sviluppato tra maggio 2008 e ottobre 2010, in un periodo delicato di ingresso nella fase di crisi economica e del mercato immobiliare. Il piano č stato sviluppato come insieme di attivitŕ che hanno preso forma in stretta relazione con le condizioni di contesto, non tanto come successione ordinata e progettata, quanto piuttosto come stratigrafia di azioni simultanee di carattere sia ordinario che sperimentale. Gli articoli si concentrano rispettivamente sui cambiamenti di prospettiva e di metodo nello sviluppo del progetto portati dalle conseguenze della crisi economica e dalla conseguente necessitŕ di confrontarsi con risorse limitate, sulla costruzione tecnica del piano.
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Greca, Rainer. "Strategie d'impiego neo-liberali - responsabilitŕ sociale d'impresa o getting more from less? Il caso della Germania." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 127 (September 2012): 223–42. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-127014.

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Uno dei principali argomenti del pensiero neo-liberale si basa sul fatto che il mercato č un'istituzione migliore, rispetto ad interventi o regolamentazioni statali, per aumentare il livello di benessere comune. Misure politiche europee - definite da questa ideologia - incoraggiano i governi a promuovere, e le imprese a favorire, iniziative di responsabilitŕ sociale d'impresa (Rsi) e cittadinanza aziendale (Ca), in quanto strumenti appropriati per migliorare il lavoro e le condizioni di vita. Nel saggio, attraverso risultati emersi da ricerche dell'autore e analisi di dati, si mostra che la conseguenza di queste politiche spesso č un'intensa partecipazione nella Rsi e nella Ca prevalentemente nel settore delle Pr o in attivitŕ di interesse pubblico, mentre le politiche neo-liberali e strategie di business provocano una crescita della disoccupazione, dei lavori precari, dell'intensificazione del lavoro ("getting more from less") e addirittura della tratta di persone.
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Gelli, Annica. "Acque vive: le gore di Colle di Val d'Elsa e gli edifici andanti a acqua." STORIA URBANA, no. 125 (April 2010): 133–49. http://dx.doi.org/10.3280/su2009-125007.

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La cittŕ di Colle di Val d'Elsa deve il suo sviluppo alla presenza dell'acqua e agli opifici che potevano funzionare mediante l'energia idraulica. Nella vallata sottostante il centro medievale di Onci ricche sorgenti perenni, opportunamente incanalate, vanno a rinvigorire il fiume Elsa. Nel XII secolo l'unico modo per sfruttare tali acque fu deviarne la quasi totalitŕ in un canale artificiale, la gora, la quale seguendo il naturale dislivello morfologico del terreno arrivava fin dentro il Piano della cittŕ, una vera e propria area manifatturiera. Successive scissioni e prolungamenti dei canali corrisposero all'aumento degli edifizi andanti ad acqua, gualchiere, roterie, mulini e soprattutto cartiere. Nel Settecento la forza delle acque, regolata ed aumentata mediante delle cadute, riusciva a muovere ben diciassette opifici ma la crisi del mercato cartario amplificava le contese fra i proprietari. Č in questo secolo di declino economico che si hanno i documenti cartografici e le relazioni idrauliche piů interessanti, redatte da Ferdinando Morozzi ed altri ingegneri granducali chiamati ad intervenire direttamente dal Comune o dall'Appalto della Carta
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Majone, Giandomenico. "LA CRESCITA DEI POTERI REGOLATIVI NELLA COMUNITÀ EUROPEA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 25, no. 3 (December 1995): 409–39. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200023790.

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IntroduzioneLa rilevanza conferita dal Trattato di Maastricht al principio di sussidiarietà se da un lato rivela una diffusa preoccupazione circa la tendenza alla crescita dei poteri di regolazione di Bruxelles, solleva anche diversi interrogativi interessanti sotto il profilo teorico. In primo luogo, è possibile una sovra-regolazione al livello europeo, nonostante che i governi nazionali siano fortemente rappresentati ad ogni livello del processo decisionale? In secondo luogo, se è vero che gli stati membri si sforzano di preservare il più ampio margine possibile di sovranità e di autonomia nel policy-making, come dimostrano le forti resistenze agli interventi comunitari in aree quali la politica macroeconomica e la tassazione indiretta, perché allora essi hanno accettato molte misure regolative non previste dai trattati originari e non strettamente necessarie per il funzionamento del mercato comune? Infine, per quello che riguarda la qualità più che la quantità delle regole comunitarie, quanto è davvero possibile l'innovazione in un sistema dove i poteri formali di iniziativa della Commissione, così come le sue funzioni esecutive, sembrano essere così severamente controllati?
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Piperno, Flavia. "Dalla catena della cura al welfare globale. L'impatto delle migrazioni sui regimi di cura nei contesti di origine e le nuove sfide per una politica di co-sviluppo sociale." MONDI MIGRANTI, no. 3 (March 2011): 47–61. http://dx.doi.org/10.3280/mm2010-003004.

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Il mio articolo analizza alcuni aspetti dell'impatto sociale delle migrazioni sui contesti di origine. A questo scopo utilizzo il concetto del ‘diamante della cura', analizzato da diversi autori come Evers (1996), Jenson (2003) e Kofman e Raghuram (2009). Si tratta di una sorta di rombo; ognuno dei quattro angoli del rombo rappresenta un attore della cura: al vertice troviamo la famiglia, poi lo Stato (il livello nazionale e locale), la comunitŕ (Ong, no profit, volontariato, cooperazione sociale, etc.), e infine il mercato. L'articola analizza come l'emigrazione, specie quella femminile, incide su ognuno di questi quattro livelli comportando nuovi problemi e opportunitŕ che dovrebbero essere presi in considerazione dalle politiche sociali e di cooperazione allo sviluppo. L'articolo presenta alcuni dei principali ri-sultati di diversi programmi di ricerca portati avanti dal CeSPI a partire dal 2005. Nell'ambito di questi programmi, l'analisi di campo č stata portata avanti in Romania, Ucraina, Ecuador e Perů: alcuni dei principali paesi di provenienza del flusso migratorio femminile diretto all'Italia. Nell'articolo analizzo anche la possibilitŕ di attivare strategie "win win" che beneficino, cioč, contemporaneamente i paesi di arrivo e di origine. In questo contesto cito alcune buone pratiche che hanno puntato a promuovere uno sviluppo sociale comune e transnazionale valorizzando i flussi migratori indirizzati al settore socio-sanitario e della cura.
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Alpa, Guido. "Gli obblighi informativi precontrattuali nei contratti di investimento finanziario. Per l'armonizzazione dei modelli regolatori e per l'uniformazione delle regole di diritto comune." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 3 (June 2010): 395–421. http://dx.doi.org/10.3280/ed2009-003001.

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A proposito della violazione di obblighi informativi precontrattuali l'interrogativo che si pongono gli interpreti, nella nostra esperienza ed in altre, ad essa simili o da essa distanti, č se sia possibile qualificare la fattispecie mediante le regole generali del contratto, e far sopravvivere l'orientamento interpretativo che distingue le regole di validitŕ dalle regole di comportamento, essendo le prime dirette - primieramente - ad incidere il vincolo contrattuale, e le seconde - primieramente - a salvare il vincolo comportando perň una responsabilitŕ (precontrattuale, contrattuale, extracontrattuale) a carico della parte inadempiente, oppure se non convenga distinguere fattispecie da fattispecie e, adottando un'ottica funzionale volta alla protezione dell'interesse pubblico e alla protezione dell'interesse del contraente piů debole, scegliere il rimedio piů confacente alla bisogna. Per rispondere all'interrogativo si possono seguire vie diverse. Operare una ricognizione delle disposizioni contenute nei codici e nei repertori della giurisprudenza, nei progetti di legge di riforma dei codici, nei progetti di uniformazione del diritto contrattuale, e poi nelle leggi speciali, sempre in correlazione con le fonti del diritto comunitario. Operare una tripartizione per modelli contrattuali, tenendo conto del ruolo e dello status delle parti, e quindi distinguendo i contratti conclusi tra privati e contratti conclusi tra professionisti (C2C e B2B), i contratti conclusi tra professionisti e consumatori (B2C), i contratti conclusi tra professionisti con maggior potere contrattuale e professionisti piů deboli, esposti dunque all'abuso di dipendenza economica o comunque all' esercizio del un potere preponderante della controparte (B2b). Operare una valutazione degli scopi perseguiti sulla base dell'analisi economica del diritto e delle esigenze del mercato. Nell'ampia letteratura che si č venuta raccogliendo in questi ultimi anni si rinvengono contributi che esplorano una o piů di queste prospettive, che si possono separare per mere esigenze espositive, dal momento che esse sono per lo piů intrecciate tra loro. La linea seguita in queste pagine corrisponde al primo percorso, ma per prospettare uno scenario piů compiuto della problematica anche gli altri due percorsi dovrebbero essere sviluppati, o comunque esser tenuti in considerazione, almeno sullo sfondo.
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Albisinni, Ferdinando. "Il diritto agrario europeo dopo Lisbona fra intervento e regolazione: i codici europei dell'agricoltura." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 2 (October 2011): 29–52. http://dx.doi.org/10.3280/aim2011-002003.

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Il lavoro indaga sugli esiti dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, quanto alla disciplina dell'agricoltura europea. L'esame di una serie di riforme, anteriori e successive al Trattato di Lisbona, induce a concludere che la ri-nazionalizzazione e ri-localizzazione di alcune scelte di governo dell'economia agricola si è accompagnata ad una rinnovata articolazione del rapporto fra economia e diritto nella politica agricola comune. Il diritto in senso proprio, il diritto regolatorio, in contrapposizione con il diritto incentivante, caratterizza in misura crescente la legislazione di fonte europea in materia agricola. Le riforme della Pac di fine ed inizio secolo si sono così tradotte nella posizione di codici europei dell'agricoltura, dal codice dei regimi di sostegno al reddito [con il reg. (CE) n. 1782/2003, e poi con il reg. (CE) n. 73/2009], al codice dello sviluppo rurale [con il reg. (CE) n. 1257/2009, e poi con il reg. (CE) n. 1698/2005], al codice del mercato e della commercializzazione dei prodotti agricoli [reg. (CE) n. 1234/2007, c.d. regolamento unico Ocm]. Queste discipline di fonte europea dialogano con le discipline di fonte nazionale e compongono, che non è unper i 27 Paesi che oggi compongono l'Unione Europea, ma piuttosto un, nel quale bisogni e soggetti, nazionali, regionali e locali, occupano un posto di rilievo accanto a quello proprio delle scelte disciplinari espresse centralmente.
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Spoto, Giuseppe. "Luci e ombre del sistema multilaterale degli accordi internazionali sul commercio dei prodotti agricoli." Przegląd Prawa Rolnego, no. 2(29) (December 30, 2021): 423–60. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2021.29.2.22.

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Anche se le regolazioni sul commercio dei prodotti agricoli si sono evoluti dagli obiettivi di piena liberalizzazione perseguiti per il commercio dei prodotti industriali, le regole del GATT sono state applicate fin dall’inizio. L’autore dell’articolo ricostruisce il quadro normativo delle fonti internazionali, con particolare attenzione all’Accordo SPS (sulle misure sanitarie e fitosanitarie), all’Accordo TBT (sulle barriere tecniche al commercio), e all’Accordo TRIPs (Trade Related Intellectual Property Rights; Accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale). La seconda parte dello studio approfondisce il tema del commercio e dell’informazione a garanzia del diritto internazionale umanitario, partendo da un esame del caso del vino israeliano e dalla motivazione della sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (C-368/18). Da quando l’OMC è stata istituita sono avvenuti molti cambiamenti, ma soprattutto c’è stata un’inversione di rotta da parte dei Paesi industrializzati che hanno scelto di stimolare accordi commerciali bilaterali rispetto al sistema multilaterale, minando così l’importanza delle regole dell’OMC. La novità più significativa di questa evoluzione è che tali accordi bilaterali non sono più da considerare come ulteriori sviluppi nella costruzione del sistema multilaterale, ma sono spesso diventati dei veri e propri ostacoli alla ricostruzione. Per l’autore, sono proprio le regole del commercio internazionale stabilite con l’OMC a offrire le migliori garanzie di fronte alla crescita degli scambi e alla conquista sempre più crescente di quote significative del mercato mondiale da parte dei Paesi più aggressivi. Le crisi economiche degli ultimi anni e, soprattutto, i recenti sconvolgimenti dei mercati internazionali a seguito della pandemia hanno mostrato la necessità di rinnovare l’agenda globale, legando indissolubilmente la circolazione delle merci (soprattutto agricole) ad ulteriori obiettivi che non possono prescindere dal cambiamento climatico, dalla lotta all’inquinamento e dalla soluzione dei problemi ambientali che sono diventati temi da considerare come tasselli di un unico grande mosaico. Questi obiettivi richiederebbero un rilancio del multilateralismo e confermerebbero l’importanza di trovare un anello comune all’interno dell’OMC.
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Germanň, Alberto. "Vino e controversie internazionali." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 1 (June 2011): 11–23. http://dx.doi.org/10.3280/aim2011-001002.

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L'autore analizza quattro casi sul vino che offrono l'occasione per un esame della normativa in materia. Nel dirimere la controversia concernente il vino friulano "Tocai", nel 2005 la Corte di giustizia ha confermato il divieto di utilizzare il suddetto nome oltre il 31 marzo 2007 respingendo ogni contestazione basata sull'omonimia tra il segno "Tocai" (per un vino bianco secco del Friuli) e quello "Tokaj" (per un vino dolce dell'Ungheria), dato che questa non puň esistere tra nomi che sono espressione di entitŕ differenti: vitigno nel caso italiano, vino nel caso ungherese. Il Panel Wto del 15 marzo 2005 ha affrontato la questione sorta nel 2003 sul rapporto tra un marchio geografico extracomunitario anteriore e una indicazione geografica comunitaria successiva, riconoscendo la legittimitŕ della normativa comunitaria rispetto all'Accordo Trips e, pertanto, ammettendo la coesistenza di indicazioni geografiche comunitarie con marchi geografici precedentemente registrati, purché non vi sia induzione in errore. L'Accordo del 10 marzo 2006 tra Usa e Ue sul mercato dei vini, nel confermare l'Accordo Trips che esclude la protezione dei segni (anche geografici) divenuti generici, precisa che gli Usa ritengono generiche le indicazioni Chianti e Marsala. Con sentenza dell'11 maggio 2010, il Tribunale di I grado ha rigettato l'istanza di registrazione come marchio comunitario del nome "Cuvče Palomar", per la presenza della doc Valencia comprensiva, nella tutela, del comune "el Palomar". Il Tribunale ha fondato la decisione sulla tutela assoluta che viene riconosciuta sia dall'art. 23 dell'Accordo Trips che dall'art. 7, par. 1, lett. j) del regolamento n. 40/1994 e, quindi, sul divieto di utilizzare anche l'indicazione geografica del luogo in cui viene realmente prodotto il vino che si voleva marcare con il nome "Cuvče Palomar" che č uguale al nome dell'indicazione geografica protetta identificatrice dei vini prodotti nella differente regione di Valencia.
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Pesce, Mario, Lavinia Bianchi, and Alberto Pesce. "Dalla dimensione disumana della tratta al riscatto sociale. Percorsi di violenza di genere." WELFARE E ERGONOMIA, no. 2 (January 2021): 76–97. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-002007.

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Le vittime di tratta, ostaggio della criminalità organizzata e destinate al mercato del sesso, sono un fenomeno omogeneo, che ha bisogno di buone prassi, particolari e ad hoc, proprio per superare la percezione emergenziale e le generalizzazioni deleterie. In prevalenza le vittime di tratta sono donne che provengono dall'est europeo, oppure di na-zionalità nigeriane o sono transessuali che arrivano principalmente dal Sud America e rap-presentano un business importantissimo per i criminali. Queste donne, invisibili e senza voce, sono il più delle volte ostaggio di chi organizza il viaggio e, di conseguenza, tutto questo ren-de difficile la presa in carico da parte dei servizi sociali. L'intervento prende in esame, come caso di studio, le buone pratiche di accoglienza e presa in carico del servizio Roxanne del Comune di Roma, e delle discipline di scarsità, di sospetto e resistenza (Theodossopoulos, 2014) che le vittime di tratta attivano al fine di gestire il disa-gio della migrazione e della violenza (Appadurai, 2005), ricomponendo i disagi psicofisici della loro condizione. Le narrazioni delle donne nigeriane, delle donne dell'Est Europa e delle transessuali, che hanno contattato il servizio Roxanne o sono state intercettate dall'unità di strada, sono la prima parte del corpus qualitativo della ricerca. La seconda parte è un lavoro di analisi dei contenuti relativamente alle schede conservate dal servizio Roxanne e nelle strutture dove le vittime di tratta vengono inviate. La terza parte del corpus è l'analisi delle narrazioni di alcu-ni uomini detenuti per il reato di sfruttamento della prostituzione nelle carceri di Pavia e di Bollate (MI) per comprendere la totale disumanizzazione e la retorica della cosiddetta "pro-tezione" da parte degli sfruttatori. Le donne vittime di tratta sono permanentemente controllate e abusate dai loro carcerieri, in una costellazione di violenze e di continui atti brutali. A loro volta, i maltrattanti, respingono totalmente ogni responsabilità proiettando ogni colpa verso le maltrattate. Racconta uno di loro "sono libere di fare quello che vogliono, noi siamo qui solo per proteggerle, lei non le aiuterebbe?". Quello che emerge, dall'analisi dei dati, è una forma di normalizzazione della violenza da parte delle vittime di tratta, una forte marginalità (Douglas, 1993) ma, anche, una propen-sione alla resilienza.
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Solis, William Jarquin, and Marvin Barberena. "Integracion del Mercado Comun Centroamericano (MCCA)." REICE: Revista Electrónica de Investigación en Ciencias Económicas 2, no. 3 (August 27, 2014): 28–55. http://dx.doi.org/10.5377/reice.v2i3.1448.

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El Presente ensayo pretende contribuir a efectuar una acción de carácter reflexiva sobre la dimensión e importancia, que posee el Proceso de Integración Centroamericana; que se encuentra influenciado y apoyado por los Procesos integracionista del mundo entero. Para alcanzar el objetivo antes descrito se llevó a cabo un proceso de investigación documental con nivel descriptivo. Esta técnica de investigación nos muestra el grado de eficiencia y eficacia de la lucha persistente que han alcanzado y desarrollado a través de los años, los excelentísimo señores Presidentes Centroamericanos, en la búsqueda de una Centroamérica, Desarrollada y Unida, finalmente se ha logrado avanzar a través de diferentes proceso en la integración centroamericana, en la que llegándose hoy día a establecerse, normas, reglamentos jurídicos, políticos, económicos, sociales que coadyuvan y fortalecen la unión de la región, así mismo se han dado a la tarea de formar estructuras orgánicas que vienen a vigorizar, mejorar la conducción organizativa y funcional de la unión territorial del istmo y en la que todos los señores presidentes y socios del proceso de la integración regional realizan magnánimos esfuerzos por consolidar la Unificación Centroamericana. DOI: http://dx.doi.org/10.5377/reice.v2i3.1448 REICE Vol. 2, No. 3, enero-junio 2014; 28-55
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ALVES, Eliane Fernandes Gadelha, and Dorivaldo Alves SALUSTIANO. "Concepções de diversidade na Base Nacional Comum Curricular – BNCC." INTERRITÓRIOS 6, no. 11 (August 6, 2020): 100. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i11.247750.

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Este artigo apresenta resultados de uma pesquisa documental que teve como objetivo identificar concepções de diversidade no texto da Base Nacional Comum Curricular - BNCC, documento normativo que orientará as escolas na definição e/ou reelaboração de seus currículos. Foram identificadas as concepções universalista, celebratória e crítico-discursiva, com predominância da universalista e da celebratória, evidenciando que a cultura do silenciamento da diversidade se mantém hegemônica nesta política curricular ao enfatizar a uniformidade e a padronização de conhecimentos e indivíduos, secundarizando as diferenças culturais, étnicas, identitárias de vários coletivos de sujeitos (negros, quilombolas, índios, camponeses, mulheres, dentre outros) que reivindicam visibilidade e reconhecimentos em políticas curriculares. Os lugares e significados atribuídos à diversidade no corpus analisado evidenciam que a BNCC se constitui como referencial curricular que prioriza conhecimentos essencializados e universalistas, ao atribuir-lhes destaque em relação aos conhecimentos diversificados e enfatizar um ensino baseado em competências performativas para o mercado de trabalho.Concepções de Diversidade. Base Nacional Comum Curricular - BNCC. Políticas Curriculares. Sujeitos Sociais. ABSTRACT This article presents results of a documentary research whose central objective sought to identify the concepts of diversity in the text of the National Common Base Curriculum - BNCC, a normative document that will guide schools in the definition and/or reconstruction of their curricula. Universalist, celebratory and critical-discursive concepts were identified. Universalist and celebratory predominated, showing that the culture of silencing diversity remains hegemonic in this curricular policy, which emphasizes the uniformity and standardization of knowledge and individuals, secondary to cultural, ethnic, and identity differences of various collective groups (blacks, quilombolas, natives, peasants, women, landless, among others) who demand visibility and recognition in curricular policies. The places and meanings attributed to diversity in the analyzed corpus show that the BNCC is a curricular reference that prioritizes essentialized and universalist knowledge, by giving it prominence in relation to diversified knowledge, and emphasizing competencebased teaching performative for the labor market. Diversity concept. National Common Base Curriculum – BNCC. Curriculum Policies. Social Individuals.RESUMEN Este artículo presenta los resultados de una investigación documental que tuvo como objetivo identificar conceptos de diversidad en el texto de la Base Curricular Común Nacional - BNCC, un documento normativo que guiará a las escuelas en la definición y / o reelaboración de sus planes de estudio. Se identificaron concepciones universalistas, celebrativas y discursivas críticas, con predominio de universalistas y celebrativas, que muestran que la cultura de silenciar la diversidad sigue siendo hegemónica en esta política curricular al enfatizar la uniformidad y la estandarización del conocimiento y los individuos, secundaria a las diferencias culturales. , identidad étnica, de diversos colectivos de sujetos (negros, quilombolas, indios, campesinos, mujeres, entre otros) que exigen visibilidad y reconocimiento en las políticas curriculares. Los lugares y significados atribuidos a la diversidad en el corpus analizado muestran que BNCC se constituye a sí mismo como una referencia curricular que prioriza el conocimiento esencializado y universalista, dándoles importancia en relación con el conocimiento diversificado y enfatizando la enseñanza basada en habilidades performativas para el mercado laboral. Concepciones de Diversidad. Currículo Nacional de Base Común – BNCC. Políticas Curriculares. Temas Sociales. RIASSUNTOQuesto articolo presenta i risultati di una ricerca documentaria volta a identificare i concetti di diversità nel testo della National Curricular Base – BNCC, un documento normativo che guiderà le scuole nella definizione e / o rielaborazione dei loro curricula. Sono state identificate concetti universaliste, celebrative e discorsive-critiche, con una predominanza di universalista e celebrativa, dimostrando che la cultura del silenziamento della diversità rimane egemonica in questa politica curricolare enfatizzando l'uniformità e la standardizzazione della coscienza e degli individui, secondarie alle differenze culturali , etnica, identità di vari collettivi di soggetti (neri, quilombole, indiani, contadini, donne, tra gli altri) che richiedono visibilità e riconoscimento nelle politiche curricolari. I luoghi e i significati attribuiti alla diversità nel corpus analizzato mostrano che il BNCC si costituisce come riferimento curriculare che dà la priorità alla coscienza essenziale e universalistica, dando loro risalto in relazione a coscienze diversificate e sottolineando l'insegnamento basato su abilità performative per il mercato del lavoro. Coscienza de la diversità. Curriculum nazionale di base comune – BNCC. Politiche curricular. Materie sociali.
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Adornato, Francesco. "La politica agricola comune verso il 2020: tra mercati globali e sistemi territoriali." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 2 (October 2011): 5–11. http://dx.doi.org/10.3280/aim2011-002001.

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Menis, Claudio. "Les rapports entre le droit communautaire et la nouvelle loi italienne relative à la protection de la concurrence." Journal of Public Finance and Public Choice 8, no. 2 (October 1, 1990): 79–92. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344974.

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Abstract La nuova legge italiana sulla concorrenza s’inserisce in un contesto economico e giuridico caratterizzato dall’esistenza del diritto comunitario della concorrenza, che è applicable a tutti i comportamenti delle imprese che producono effetti nella Comunità economica europea.Il diritto comunitario non esclude che gli Stati membri introducano leggi nazionali per la protezione della concorrenza, che anzi possono coesistere legittimamente con il diritto comunitario e anche svolgere un ruolo importante in seno alla Comunità.Pertanto, è utile esaminare quale sia l’incidenza del diritto comunitario della concorrenza sulla legge italiana e, inoltre, quale sia il ruolo che la legge italiana può svolgere per contribuire ad assicurare il buon funzionamento del mercato comune.In primo luogo, è necessario esaminare i rapporti tra gli articoli 85 e 86 del Trattato CEE e i diritti nazionali della concorrenza.Tali articoli si applicano esclusivamente ai comportamenti delle imprese che sono suscettibili d’influenzare gli scambi commerciali tra Stati membri. Essi non hanno quindi il compito di sostituirsi ai diversi diritti nazionali della concorrenza ma, al contrario, lasciano aperta agli Stati membri la possibilità di emanare norme specifiche per il controllo delle imprese i cui comportamenti hanno effetto nei rispettivi territori nazionali.Peraltro, secondo quanto ha stabilito nel 1969 la Corte di Giustizia delle Comunità europee, l’applicazione parallela del diritto comunitario e del diritto nazionale non può essere ammessa che nella misura in cui non pregiudichi l’applicazione uniforme, in tutto il mercato comune, delle norme comunitarie.Tra i diversi casi possibili, quelli in cui le autorità nazionali possono agire sono sia il caso in cui la Commissione abbia ritenuto di vietare gli accordi o le pratiche in discussione, ed in cui un divieto a livello nazionale potrebbe contribuire ad elevare le sanzioni nei riguardi dell’impresa incriminata (pur tenendosi conto del fatto che per motivi di equità le sanzioni cumulate non possono superare un certo livello), sia il caso in cui la Commissione abbia dichiarato che un accordo o una pratica non rientrano nel campo d’applicazione degli articoli 85 o 86; in quest’ultimo caso, secondo la dottrina prevalente, un’attestazione negativa non priverebbe le autorità nazionali del diritto di applicare la loro legislazione sulla concorrenza. Un caso analogo è quello in cui la Corte, con una speciale lettera amministrativa (lettre de classement), abbia espresso l’opinione di non dover intervenire in applicazione dell’art. 85, e nel quale le autorità nazionali possono applicare le loro norme più ristrette.Per quanto riguarda, poi, il regolamento comunitario attinente alle concentrazioni nei suoi rapporti con i diritti nazionali di concorrenza, esso non determina il suo campo di applicazione sulla base dell’influenza esercitata sugli scambi tra Stati membri, ma in funzione del criterio della dimensione comunitaria dell’operazione di concentrazione. In questo caso, contrariamente a quanto accade per l’applicazione degli articoli 85 ed 86 del Trattato CEE, viene escluso qualsiasi intervento dei sistemi nazionali nei riguardi delle concentrazioni di dimensione comunitaria (con due eccezioni: quando la concentrazione rischia di determinare una «posizione dominante” all’interno di uno Stato membro e quando uno Stato membro intenda assicurare la protezione di interessi legittimi che non sono tutelati dal regolamento comunitario).Gli Stati membri possono, invece, applicare la loro legislazione alle concentrazioni che non abbiano dimensione comunitaria.Tutto quanto precede riguarda i rapporti tra normative CEE e diritti nazionali degli Stati membri. Vediamo adesso la posizione della legge italiana con riguardo al diritto comunitario della concorrenza.A questo riguardo, vi sono alcune difficoltà interpretative. Infatti, secondo il primo comma dell’art. l della legge, quest’ultima si applicherebbe alle intese, agli abusi di posizione dominante ed alle concentrazioni d’imprese che non ricadono nell’ambito di applicazione delle norme comunitarie. Pertanto, l’Autorità italiana, dopo aver constatato che un caso sottopostole non rientra nell’ambito di applicazione della legge, ne informa la Commissione delle Comunità europee, trasmettendole tutte le informazioni in suo possesso.Se ci si attenesse, quindi, ai due primi’ paragrafi, si potrebbe ritenere che la legge italiana non possa mai essere applicata a casi che rientrano nella competenza del diritto comunitario della concorrenza; tale limitazione del diritto italiano della concorrenza, come si è visto, non è richiesta dal diritto comunitario (salvo per le concentrazioni di dimensione comunitaria).Il terzo paragrafo dell’art. 1, tuttavia, sembra introdurre un’eccezione a questa limitazione, affermando che, per quanto riguarda i casi per i quali la Commissione delle Comunità europee ha gia iniziato una procedura, l’Autorità italiana deve sospendere l’istruttoria, «salvo per gli eventuali aspetti di esclusiva rilevanza nazionale».Due interpretazioni sono possibili: che gli «aspetti di esclusiva rilevanza nazionale” si riferiscano soltanto a comportamenti che non sono suscettibili d’influenzare gli scambi tra Stati, oppure che si riferiscano anche a comportamenti che possono influenzare tali scambi e, di conseguenza, la legge italiana potrebbe applicarsi anche a comportamenti che rientrano nel diritto comunitario della concorrenza. In quest’ultimo caso potrebbe esservi un’applicazione parallela dei due ordinamenti della concorrenza, sempre con il rispetto del primato del diritto comunitario (salvo che per le concentrazioni di dimensione nazionale).Sara compito dell’Autorità scegliere tra queste due possibili interpretazioni.
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Costa, Marcio da, and Mariane Campelo Koslinski. "Quase-mercado oculto: disputa por escolas "comuns" no Rio de Janeiro." Cadernos de Pesquisa 41, no. 142 (April 2011): 246–66. http://dx.doi.org/10.1590/s0100-15742011000100013.

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O artigo aborda fenômeno pouco estudado no contexto brasileiro: a disputa por escolas públicas que não podem ser propriamente caracterizadas como de elite ou de excelência, mas que têm a reputação de escolas de boa qualidade. Apesar de pouco reconhecido na literatura, este é um fenômeno que se expressa mediante alguns dispositivos competitivos postos em ação tanto por famílias em busca de melhores oportunidades educacionais quanto pela burocracia educacional, os quais têm papel ativo no processo de escolha das escolas pelos pais e dos alunos pelas escolas. O fenômeno se articula à intrincada rede de hierarquias sociais marcada pela desigualdade de oportunidades na sociedade brasileira. O patrimônio de relações sociais disponível aos atores é fortemente mobilizado nos casos em que, diante de uma oferta escolar insatisfatória, a luta por uma melhor oportunidade ocupa lugar de destaque nas estratégias de muitos indivíduos e famílias
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Castillo Caicedo, Maribel, Ricardo David Monroy del Castillo, and Viviana Cardona Ceballos. "Efecto universidad en el Valle del Cauca 2009: un análisis multinivel." APUNTES DEL CENES 34, no. 59 (May 6, 2015): 15. http://dx.doi.org/10.19053/22565779.3532.

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Este artículo examina la existencia de un efecto universidad sobre los salarios de los egresados, es decir, si la universidad donde se gradúa el profesional determina el nivel de ingreso que recibirá en el mercado laboral. La investigación utiliza los datos de la Encuesta del mercado laboral de profesionales en el área metropolitana de Cali realizada en el año 2009, con una muestra de 606 estudiantes de cuatro universidades de la ciudad. Con base en la utilización de un modelo multinivel de tres niveles (estudiante, programa y universidad) para capturar los efectos de agrupaciones con factores comunes, el estudio sugiere que existe un efecto universidad significativo y alto de las instituciones de educación superior analizadas. Estos resultados son consecuentes con la teoría de la señalización, que sugiere la presencia de señales en los mercados de trabajo.
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Buse Thorne, Eduardo. "Modelo de asociatividad de cadenas productivas de PYMES alpaqueras para elevar el nivel de competitividad en el mercado internacional." Industrial Data 15, no. 1 (March 22, 2014): 025. http://dx.doi.org/10.15381/idata.v15i1.6239.

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Las pequeñas y medianas empresas (PYMES) que elaboran productos con fibra de alpaca, requieren de un modelo de asociatividad dinámico y eficiente que permita atender, en el corto plazo, la gran demanda de sus artículos; dichos requerimientos son fruto de los tratados internacionales que el país viene firmando. Este modelo toma en consideración las características particulares que tienen los mercados, los bienes comunes (7) y los actores clave; para que de este modo se logre elevar el nivel de competitividad de los productos nacionales en el mercado internacional y con ello el desarrollo y la mejora de calidad de vida
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Almeida-Palacios, Daniela Alejandra, Erick Antonio Calderero-Villagómez, and Pedro Enrique Reyes-Vélez. "Mercado de divisas trading forex bolsa de valores." Dominio de las Ciencias 5, no. 3 (July 5, 2019): 528. http://dx.doi.org/10.23857/dc.v5i3.951.

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<p style="text-align: justify;">El mercado financiero internacional, hoy en día se encuentra determinado por aquellos intercambios en monedas por otras, correspondiente al mercado oficial de divisas o mercado de cambio, representa una actividad global y descentralizado, su aparición, no es más que una respuesta al flujo monetario que se deriva de las divisas. Por ello, su actuación es libre no reglado o de carácter privado en el que no existe un órgano de compensación y liquidación que intermedie las partes y garantice el cumplimiento de las obligaciones convenidas por las mismas. Es decir, cada operación se cierra entre un contrato particular entre las partes. En cambio, en la bolsa de valores son mercados organizados con cámara de compensación. Los actores de dichas actividades son identificados como brokers, que vienen a representar los intermediarios que ofrecen a los operadores la oportunidad de acceder al mercado inter-cambiario durante veinticuatro horas del día para realizar transacciones en el mercado de divisas. En consecuencia, los bancos centrales, corporaciones, inversionistas y comerciantes comunes negocian en el mercado de divisas para hacer frente a las diferentes necesidades, incluido el comercio internacional, turismo, inversión, estabilización del mercado o simplemente tratar de generar ganancias mediante la diferencia entre el preciso de compra y venta. De este modo, se entiende que el mercado de divisas trading Forex viene a representar en la bolsa de valores, una actividad de compra y venta donde fluye el mayor volumen de los activos financieros a nivel mundial. Cabe agregar que estas consideraciones, representan el aporte referencial para darle continuidad a la construcción teórica del presente artículo, mediante el cual, se pretende analizar el mercado de divisas trading Forex bolsa de valores, a través de fuentes básicas que corresponden a la investigación documental, para finalmente elaborar las respectivas conclusiones. </p>
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De Nieves Nieto, Nuria. "Las entidades de economía social en los programas comunes de activación para el empleo." CIRIEC-España, revista jurídica de economía social y cooperativa, no. 41 (February 8, 2023): 377. http://dx.doi.org/10.7203/ciriec-jur.41.25554.

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Las entidades de la economía social desempeñan un importante papel en la corrección de los desequilibrios del mercado laboral; reducen el desempleo y la inestabilidad en el trabajo y fomentan la inclusión en el trabajo de colectivos con problemas de acceso o permanencia en el mercado laboral, pero además ofrecen un buen modelo en su gestión. Una manifestación importante de esa función se aprecia en el RD 818/2021, de 28 de septiembre de 2021, por el que se regulan los programas comunes de activación para el empleo del Sistema Nacional de Empleo, que ha implantado un nuevo marco normativo que unifica y actualiza la regulación existente para conseguir una mayor eficiencia y adecuación a las nuevas necesidades del mercado de trabajo. El escenario que configura la mencionada norma contempla la consolidación de la economía social como instrumento fundamental de desarrollo empresarial y social.
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Pugliese, Enrico. "Le migrazioni interne nella scena migratoria italiana: novitŕ, persistenze, luoghi comuni." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 121 (February 2011): 19–29. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-121002.

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L'articolo fornisce un quadro teorico generale entro il quale si collocano i flussi migratori interni analizzati nel volume. Partendo dal carattere di crocevia migratorio dell'Italia, dalla storica compresenza di flussi in entrata e in uscita, sono passati in rassegna gli elementi di persistenza e di novitŕ del fenomeno delle migrazioni interne, sottolineando come il riemergere in forme nuove del fenomeno sia stato a lungo e diffusamente ignorato o considerato di minore rilevanza, spesso analizzato in modo superficiale e affidandosi a luoghi comuni. L'interpretazione dei flussi migratori va piuttosto riportata all'interno dell'analisi delle differenti articolazioni del mercato del lavoro.
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Giarrizzo, Victoria, and Sandra Maceri. "¿Egoístas o altruistas? Un experimento social para fomentar el comportamiento cooperativo en el mercado." Revista CEA 5, no. 10 (July 30, 2019): 135–50. http://dx.doi.org/10.22430/24223182.1318.

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Los mercados son sistemas de relaciones complejas donde muchas de las transacciones suelen ocurrir en el anonimato. La teoría económica dominante sostiene que las personas son seres naturalmente egoístas e individualistas y, por lo tanto, en esas interacciones, sean anónimas o no, siempre intentarán maximizar su nivel de ganancia, utilidad o bienestar, aunque para ello deban comportarse de manera poco cooperativa. Por tal razón, surge el interrogante: ¿es posible que los comportamientos altruistas se conviertan en prácticas comunes y generalizadas en las decisiones del mercado? Mediante un experimento social sencillo (experimento social propio) se muestra que no todos los individuos del mercado son egoístas y es frecuente que convivan con ellos personas con actitudes más altruistas. Así, se toma como caso hipotético de estudio el comportamiento de una empresa que decide su política de precios internos en una economía, cuando tiene la opción de exportar los mismos productos que vende en el mercado local al doble de su valor. La metodología de la investigación está fundamentada en una encuesta con diseño muestral probabilístico, bietápico por conglomerados, estratificado por nivel de ingresos. Finalmente, se muestran las intervenciones experimentales sutiles para lograr mayor cooperación de los individuos, obteniendo como resultado final, un incremento en las actitudes altruistas.
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Sabal Cárdenas, Jaime. "Errores comunes relativos al valor terminal expresado en forma de perpetuidad." Cuadernos Latinoamericanos de Administración 10, no. 18 (October 24, 2015): 21–27. http://dx.doi.org/10.18270/cuaderlam.v10i18.589.

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Artículo de reflexiónAl valorar una firma los flujos de caja libres después del horizonte de proyección son generalmente representados por un valor terminal.Este trabajo centra su atención en el valor terminal expresado como el valor presente de una perpetuidad. Siete importantes errores han sido identificados cuando se trabaja con dichas perpetuidades. Las principales causas de dichos errores son: a) Desestimar la inestabilidad de los flujos de caja libres durante el horizonte de proyección; b) Inconsistencia entre el último flujo de caja libre del horizonte de proyección y los supuestos sobre reinversión y crecimiento; c) Ignorar la posibilidad de crecimiento a través de financiamiento exógeno; d) Inconsistencia entre la tasa de cambio de mercado y la tasa de equilibrio cuando se trabaja con diferentes monedas; e) Ignorar la posibilidad de varias fases de crecimiento; y f ) Establecerla tasa de crecimiento sin la debida consideración a las características de la firma y de la industria, la inflación, y el crecimiento y cuota de mercado.
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Rodríguez Vázquez, Florencia. "Apuestas para una economía diversificada: la inserción de la uva de Mendoza (Argentina) en mercados externos (1907-1930)." América Latina en la Historia Económica 23, no. 1 (January 7, 2016): 152. http://dx.doi.org/10.18232/alhe.v23i1.67.

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La economía provincial se caracterizó por la especialización en el monocultivo de vides y elaboración de vinos comunes para abastecer al mercado interno nacional (Litoral argentino). Sin embargo, desde las primeras décadas del siglo xx estuvo sujeta a crisis cíclicas, que alentaron las primeras propuestas para diversificar la agroindustria provincial. Entre ellas, resultaron notorias las iniciativas para comercializar uvas finas para consumo en fresco en los mercados internacionales. El objetivo de este artículo es estudiar los orígenes de la actividad, para ello reconstruiremos las trayectorias de los empresarios que incursionaron en forma temprana el sector, cuáles fueron las estrategias para posicionar la producción y analizaremos la participación de los agentes estatales implicados en el fomento y promoción de la actividad.
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Maysonnave, G. S., L. L. Pascoal, F. N. Vaz, T. C. M. Genro, A. P. S. Pinho, P. S. Pacheco, M. M. Severo, and A. C. T. Rodrigues. "Estudo do mercado da carne bovina proveniente de uma aliança mercadológica." Archivos de Zootecnia 67, no. 258 (April 15, 2018): 160–66. http://dx.doi.org/10.21071/az.v67i258.3650.

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O trabalho teve como objetivo caracterizar a cadeia produtiva de carne bovina da marca APROCCIMA, bem como identificar as percepções de qualidade na cadeia de produção e o comportamento do consumidor com relação ao produto. Essa marca de carne está organizada para trabalhar na forma de aliança mercadológica com certificação de origem. O método de pesquisa envolveu três momentos distintos: 1 – por meio de entrevista aos coordenadores da aliança, foram identificados os quatro agentes envolvidos na cadeia de produção: produtores, agroindústria de processamento, varejistas e mercado consumidor; 2 – aplicação de questionários estruturados aos três primeiros elos, com perguntas comuns que visaram identificar as percepções entre esses agentes; 3 – teste de aceitabilidade dos consumidores, feito por meio de amostras de carne distribuídas aos potenciais consumidores desses produtos, diretamente nos pontos identificados. A cadeia de produção está caracterizada por treze produtores, uma agroindústria e quatro mercados varejistas que comercializam em duas cidades. A carne bovina APROCCIMA, teve aceitabilidade em relação ao produto no julgamento de potenciais consumidores, apontando possíveis mercados futuros para o produto cárneo da aliança mercadológica.
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Guna, Suryani Dwi. "Upaya Mercado Comun Del Sur (Mercosur) Dalam Meningkatkan Perekonomian Negara Anggota Tahun 2000 – 2018." Global Political Studies Journal 5, no. 1 (April 30, 2021): 17–28. http://dx.doi.org/10.34010/gpsjournal.v5i1.5883.

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Tujuan penelitian ini untuk mengetahui upaya Mercosur dalam meningkatkan perekonomian negara anggota. Peran organisasi untuk mengetahui bagaimana mercosur berupaya dalam meningkatkan perekonomian negara anggota. Regionalisme yang membantu dalam menganalisa keberlangsungan suatu kawasan, dan Integrasi Ekonomi untuk membantu dalam mengetahui bagaimana Integrasi ekonomi negara anggota. Mercosur (Southern common market) memiliki peran yang signifikan untuk mengubah ekonomi negara-negara Amerika Latin untuk memperbaiki keadaan melalui liberalisasi ekonomi dengan mengadakan kerjasama internasional dan membentuk suatu forum kerjasama, yaitu Mercosur. Dilihat dari sudut pandang sejarah dan asosiasi yang pernah berdiri di Amerika Latin, Mercosur bukanlah asosiasi pertama yang berdiri untuk mengatur integrasi regional dan kerjasama di Amerika Latin. Mercosur sangat efektif dalam mengoordinasi kawasan baik secara ekonomi maupun politik. Tidak hanya dalam bidang ekonomi, Mercosur pun telah melakukan sebuah pencapaian yang baik di dalam bidang politik dimana Mercosur telah cukup berhasil mengurangi tensi sengketa perbatasan dan perlombaan senjata antara negara anggota dengan cara membentuk zona damai. Di sisi lain, organisasi regional ini juga mendorong negara-negara anggota untuk menghormati HAM dan nilai-nilai demokrasi.
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Anguiano Pita, Javier Emmanuel, and Antonio Ruiz Porras. "Dinámicas e integración de los mercados financieros de los países del TLCAN." Lecturas de Economía, no. 92 (January 24, 2020): 67–100. http://dx.doi.org/10.17533/udea.le.n92a03.

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El objetivo de este artículo es estudiar las dinámicas del proceso de integración de los mercados de valores gubernamentales, interbancarios, cambiarios y bursátiles de las economías del TLCAN. Para tal propósito, se emplea el modelo generalizado de factores comunes propuesto por Forni, Hallin, Lippi y Reichlin (2005) y series representativas de los rendimientos de los mercados analizados para el período comprendido entre enero de 1995 y diciembre de 2017. Los principales resultados sugieren que: 1) existen asimetrías en el tamaño de los mercados, 2) hay evidencia de cambios estructurales, 3) existen factores comunes entre los mercados financieros, 4) los mercados tienen niveles de integración diferenciados, y 5) los mercados cambiarios y bursátiles son los más sensibles a los componentes comunes. Estos hallazgos pueden ser útiles para analizar la evolución del TLCAN y para proponer políticas económicas y financieras regionales.
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Sánchez U., José Miguel. "Fallas de mercado en el análisis de la percepción y la lógica de los Comunes." Natura@economía 3, no. 1 (June 30, 2018): 14. http://dx.doi.org/10.21704/ne.v3i1.1525.

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Marino, Cintia De Castro, and Maria Carolina Maziviero. "Editorial: Comuns urbanos em disputa." Revista de Gestão Ambiental e Sustentabilidade 10, no. 1 (April 22, 2021): e19831. http://dx.doi.org/10.5585/geas.v10i1.19831.

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Há um interesse crescente no campo dos estudos urbanos sobre o tema dos comuns, tanto em abordagens teóricas quanto em estudos que descrevem experiências que se aproximam de sua aplicação. A ideia do comum como bandeira de luta e reivindicação do mundo contra as privatizações e cercamentos – ou seja, para além da lógica da mercadoria e da propriedade – é retomada no imaginário político de movimentos e ativistas a partir dos movimentos altermundialistas dos anos 1990 e se consolida com o novo ciclo de protestos globais que ocorreram durante a segunda década do século XXI.O comum corresponde àquilo que deve ser protegido da apropriação capitalista e da lógica de propriedade (do Estado ou do mercado): recursos, espaços, formas de vida, conhecimento, entre outros. É também um princípio político, não a ser atribuído, mas à ser instituído. Isso significa que algo é posto em comum, e isso depende de um ato político constante de apropriação, de autogestão e de um agir comum. Além disso, o movimento dos comuns não enxerga o Estado como instrumento de defesa e regulação de mercado. É uma luta permanente que enxerga a coatividade como instrumento fundamental de ação política contra o capital, em oposição inclusive ao Estado, que age como parceiro do mercado no capitalismo.Uma das maiores preocupações atuais é que bens naturais essenciais para a vida humana – como água, costas, rios e florestas – estão correndo o risco de cercamentos e privatizações. Essa preocupação não é diferente no espaço das cidades. Os comuns urbanos incluem os chamados bens e serviços públicos: parques, transporte, sistemas de saneamento, coleta de lixo, universidades e escolas públicas etc. A questão dos comuns é bastante ampla, não se limitando aos espaços ou bens públicos, igualmente abrange aspectos imateriais. Métodos de produção cultural e do conhecimento são bens comuns.Elinor Ostrom (2015) foi pioneira ao publicar sobre o comum na década de 1990. A economista política americana, que ganhou o prêmio Nobel em 2009 com esse trabalho, buscou uma análise empírica de estudos de caso voltada principalmente à gestão econômica, jurídica e administrativa do comum. O estudo foi o primeiro que vislumbrou pontos positivos sobre a gestão dos bens comuns, antes vistos como recursos não renováveis em constante processo de degradação. Voltado para comunidades locais e grupos pequenos que se organizavam colaborativamente para autogestão, o trabalho mostrou que era possível uma composição institucional de arranjos autônomos para a gestão de recursos e trabalhos em escala local. A autora, considerada uma neo-institucionalista, apontava modos de governança nas quais as práticas comunitárias pudessem ganhar centralidade dentro do aparato institucional. Neste sentido, não buscava substituir o mecanismo institucional, mas ampliá-lo através do protagonismo de formas de autogestão e auto-organização. O mais recente trabalho de Dardot e Laval (2017) sobre o comum procura teorizar sobre o conceito, a fim de recolocá-lo na contemporaneidade como instrumento de luta para superação da racionalidade neoliberal. A etimologia do termo em grego (koinón) e em latim (munus) implicou sempre certa reciprocidade, significando ao mesmo tempo obrigação e atividade. Sobre as origens da questão, no surgimento da cidade grega, o homem ganhou uma espécie de segunda vida, pertencendo a duas esferas de existência: a sua vida privada, ou da família, e a vida em comum, ou política. No entanto, posteriormente, a doutrina política romana estatizou o comum, o direito à res publica ou à “coisa pública”, entendida esta, de forma restrita, como controlada pelo Estado. Assim, a instituição da propriedade privada advém do direito romano, o dominium, que permite total poder e usufruto exclusivo sobre uma coisa. A ideia de propriedade excluiu as coisas do uso comum e passou a negar a atividade de cooperação.Ainda sobre a trajetória do conceito, segundo os autores, entre os séculos XII e XV, a Igreja tentou estabelecer sua própria visão do comum como algo universal e divino. O homem deveria abdicar de qualquer propriedade ou posse, adotando um modo de vida dedicado ao “comum” ou à “coisa pública” a serviço da comunidade e de Deus. No entanto, no século XVII o termo encontrou ambiguidade na linguagem filosófica, com uma conotação longe do divino. Passou a ter sentido de vulgar, ordinário e do povo. O que se encontra por toda parte e que não é posse de ninguém. Com o tempo, a Igreja alinhou-se ao Estado feudal, mas também manteve uma corrente que hoje é identificada pela visão comunista que apoia e acompanha a luta de movimentos sociais.No curso da ideologia comunista, o termo comum teve três significados distintos. No primeiro, o comum era algo compartilhado que nunca deveria adquirir um valor unitário ou a ser repartido. O segundo, defendido por Marx, tinha o comum como a associação de produtores ou de homens livres. A forma de propriedade também estava associada ao trabalho coletivo. E o terceiro foi o comunismo de Estado, de propriedade estatal, visto como uma etapa para atingir uma forma desprovida de propriedade privada. A partir dos anos 1980, as experiências de comunismo atestaram que o comum realizado pelo Estado foi a destruição do comum pelo Estado, mostrou-se burocrático, autoritário e corrupto. As experiências históricas de tentativas de implementação do socialismo não dissociaram a gestão burocrática da economia do Estado, mas sim acentuaram sua tendência estatizante.Os autores (DARDOT; LAVAL, 2017) ainda contribuem com reflexões sobre a atual luta pelo comum. O desafio seria construir um novo tipo de cidade a partir do empenho de todos os habitantes, ou seja, a partir do interesse comum. Nem sempre depende de resgatar bens da propriedade do Estado ou da propriedade privada, mas sim tirá-los de uma gestão burocrática e submetê-los a uma gestão popular. Trata-se do poder político comunitário. Com a guinada neoliberal a partir dos anos 80 e a crescente privatização de propriedades e serviços estatais, o conceito parece ganhar uma nova ênfase. Já que quando nos referimos ao termo “público”, muitas vezes nos referimos a algo de propriedade pública, ou seja, de propriedade do Estado, que corre o risco de ter seu domínio modificado, de ser privatizado ou ter seu acesso restrito.Já a análise de Hardt e Negri (2016) sobre o comum tem seu enfoque na construção de um horizonte revolucionário. Segundo os autores, após 1970, a produção capitalista deixou de ter como base a produção material e passou seu enfoque para as relações sociais e formas de vida: “uma operação predatória que funciona através da desapropriação, transformando em propriedade privada tanto a riqueza pública quando a riqueza produzida socialmente em comum” (HARDT, NEGRI, 2016, p.153). De tal modo, a acumulação capitalista é cada vez mais externa ao processo de produção industrial, e a luta de classe perde sua força, pois tinha como apoio o movimento sindical.Como contribuição à reflexão dos movimentos sociais e políticos anticapitalistas que surgiram nas últimas décadas, os autores defendem que a resistência só é possível com base na luta pelo comum, contra a privatização de todos os aspectos da vida social. Seria uma fuga coletiva da relação com o capital. Para os autores, a luta deve ser constante, pois a produção coletiva é captada pelo capitalismo e vendida como produto: o comum construído coletivamente hoje ganha valor de mercado amanhã.Para Harvey (2012, 2014), os cidadãos devem exercer seu direito coletivo de moldar a cidade, por meio de maior regulação e controles democráticos sobre o capital excedente empregado na urbanização. Defende um modelo de coprodução territorial. Na contramão da constatação que as cidades se convertem em mercadoria, o autor aponta para uma agenda transformadora presente na coletividade cidadã: o agir coletivo.Não obstante, Harvey apresenta algumas contradições na lógica dos comuns. Um grupo de commoners constantemente deve renegociar sua identidade e rearticular os interesses do coletivo, visto que com o tempo os indivíduos desenvolvem desejos em diversas direções. Porém a respeito da desejada horizontalidade de gestão: a tomada de decisões de maneira puramente horizontal muitas vezes pode ser uma estratégia demorada e ineficaz (HARVEY, 2014, p. 138).Outra ambiguidade aparece no uso do termo “cercamento”, Harvey ilustra como a questão pode ser utilizada tanto positivamente quanto negativamente dentro do sistema capitalista. Cercamento foi um termo adotado para despossessão das terras produtivas comunais na Inglaterra durante os séculos XVIII e XIX. Durante esse período, antigas terras de uso comum foram cercadas, restringido seu uso. Desde então, o termo cercamento vem sendo utilizado para a despossessão do comum, ou seja, a apropriação pelo privado daquilo que antes era de domínio público. Para o autor, a contradição no termo aparece quando o cercamento é utilizado em defesa de tudo aquilo que ainda não foi submetido ao capital. Por exemplo, ao restringir uma floresta no sentido de protegê-la, pode-se, por consequência, limitar usos tradicionais e sustentáveis, produtivos mas não ofensivos, de uma determinada comunidade local.Bollier (2016) reforça que a questão não é nova. Atualmente a discussão parte da compreensão das limitações da economia de mercado, no entanto, inúmeras comunidades tradicionais e povos indígenas logram uma familiaridade íntima com os bens comuns. É um modo de vida construído ao longo de centenas ou mesmo milhares de anos. Sobre práticas de cercamento do conhecimento e da cultura, o autor expõe antagonismos de aspectos legais e instrumentos como direitos autorais e marca registrada. Na produção científica, denuncia graves conflitos éticos da mercantilização universitária por meio de financiamento e parcerias com as grandes empresas que, com frequência, restringe o recorte das pesquisas e a ampla divulgação dos resultados.A discussão dos comuns urbanos coloca uma série de questões e desafios a serem aprofundados, que vão desde pensar articulações possíveis entre o marco legal e as experiências concretas, buscando consolidar as conquistas da ação coletiva, as inovações jurídicas e de financiamento que subsidiem o franqueamento da cidade aos cidadãos; aos próprios desafios intrínsecos ao comum, como a cogestão e o processo de constituição da comunidade, que não preexiste, mas se estabelece durante a experiência.A luta por meio da defesa de recursos comuns, geridos coletivamente, é aqui vista como uma forma de construção coletiva, ao propor um poder político comunitário – ou um sujeito político coletivo, baseado na articulação local e também caracteriza um princípio político, não a ser atribuído, mas a ser instituído. A presente edição especial da Revista GeAS reúne artigos que contribuem sobre a questão dos comuns urbanos de variadas perspectivas, incluindo abordagens descritivas e conceituais que propõem outras maneiras de existir neste devir-mundo, a potência transformadora do comum, as fissuras e possibilidades que ele promove, bem como suas implicações territorializadas como horizonte utópico. Os artigos nos permitem aprofundar em diversos aspectos dessa reflexão.
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Vergara, Álvaro Ignacio. "Más allá del mercado y del Estado." Política. Revista de Ciencia Política 60, no. 1 (July 25, 2022): 205–14. http://dx.doi.org/10.5354/0719-5338.2022.64468.

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Este texto describe y analiza el actual modelo institucional de gestión del agua en Chile. Se explica que existe otro tipo de soluciones ecléticas que podrían permitir hacer un uso y goce del recurso de forma autosustentable en el tiempo. Para esto en primer lugar se hace un análisis de los desafíos en materia de aguas. En segundo lugar se plantea que la tragedia de los comunes (Hardin, 1968) podría suceder con respecto al agua si no se realizan cambios en el sistema. En tercer lugar se desarrolla la teoría de Elinor y Vincent Ostrom, explicando que existen algunas instituciones que si se potencian podrían permitir el autogobierno en materia de aguas. En cuarto lugar, se desarrolla la teoría y se crítica algunos aspectos de la institucionalidad de la Dirección General de Aguas. El texto concluye abogando por un entendimiento del agua como un bien común.
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Horassandjian, Julián. "Digitalización en la industria audiovisual:." Perspectivas Revista de Ciencias Sociales, no. 11 (July 8, 2021): 301–12. http://dx.doi.org/10.35305/prcs.vi11.453.

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La industria audiovisual ha sido trastocada con la aparición de nuevos jugadores globales, que se beneficiaron de los servicios de red que permiten la libre transmisión en tiempo real, conocidos como Over the Top (OTT). El objeto de este artículo es analizar los efectos de la progresiva penetración de las plataformas que operan a través de este formato en el mercado audiovisual de América Latina. El foco será puesto en las estrategias que utilizan las plataformas OTT para acaparar los mercados en donde ingresan, dando cuenta del impacto que las mismas tienen sobre la diversidad de contenido que puede optar por consumir la audiencia y cómo este proceso afecta la producción audiovisual local. Por último, se hará hincapié en la necesidad de promover una política pública cultural que defina ámbitos comunes de protección del usuario y de promoción de la oferta local.
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Palma Canales, Marcel. "El BITCOIN: Comprendiendo el Mercado." Apuntes de economía y sociedad 1, no. 1 (September 4, 2020): 9–24. http://dx.doi.org/10.5377/aes.v1i1.11435.

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Los avances tecnológicos revolucionan los medios y cambian la interrelación que los agentes económicos establecen con los mercados y la sociedad. Las transacciones en monedas virtuales son cada vez más comunes y el Bitcoin ha llegado a posicionarse como la moneda líder del mercado basándose en su tecnología empleada para garantizar la transparencia y efectividad de las transacciones, conocida como cadena de bloques o Blockchain, pero además de los expertos en la materia y académicos investigadores interesados en profundizar estos temas, existe un mundo de lectores que se introducen en la comprensión de esta temática, con tal finalidad se ha elaborado este articulo para ayudar a comprender las características de este mundo. En primera instancia se proporciona herramientas y conceptos claves para comprender la dinámica de la Blockchain y su relación estrecha con el Bitcoin. Se explica la conceptualización de token y como forma parte de las Ofertas Iniciales de Monedas (ICOs), además de explicarse como estas últimas ayudan al desarrollo de nuevos proyectos de monedas virtuales; también se proporcionan cifras de la situación actual de las ICOs y de sitios web especializados en la materia. Se describe el mercado de las criptomonedas, la capitalización total y excluyendo al Bitcoin, proporcionando porcentualmente el alcance de las principales criptomonedas. Se caracteriza la evolución del mercado del Bitcoin y se describen algunas de las causas que especialistas en la materia creen que provocó la caída de los precios del Bitcoin en 2018 y el argumento de por qué se recuperó en 2019.
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Mura, Giulia, and Nunzia Borrelli. "Limiti e potenzialità delle azioni a contrasto dello spreco alimentare. Uno studio nei mercati rionali del Comune di Milano." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 120 (October 2019): 149–66. http://dx.doi.org/10.3280/sur2019-120010.

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Cabrera, Ileana, and Patricia Hörmann. "Hacia un programa curricular comun de traducción para America Latina." Meta 35, no. 3 (September 30, 2002): 552–60. http://dx.doi.org/10.7202/002185ar.

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Resumen Hoy más que nunca resulta especialmente urgente comprender a cabalidad el papel fundamental que la actividad traductora desempeña en el desarrollo y en el destino de una nación, o de toda una civilización. Hay dos propósitos que, para los efectos del presente trabajo, es menester recalcar : el primero de ellos dice relación con la traducción y el proceso de toma de decisiones y el segundo, con la traducción y la importancia del español como lengua de influencia. Para neutralizar los efectos adversos producidos por las barreras lingüísticas, creemos necesario destacar aquellas estrategias que resulten más útiles para acceder a la información técnica, científica y cultural de nuestra era y que consisten en la formación de traductores a nivel universitario versus la enseñanza masiva de lenguas extranjeras. En vista de la similitud de situaciones y condiciones en el mercado de la traducción en América Latina, postulamos la necesidad de Programas de Traducción en la enseñanza superior, con elementos comunes que permitan la formación de traductores capaces de satisfacer las exigencias del mercado ocupacional. Ahora más que nunca, necesitamos formar traductores que posean una metodología disciplinada y un conocimiento profundo de las materias que deban traducir en el ejercicio de su labor profesional, con el fin de garantizar una calidad uniformemente alta para los productos de su trabajo. Los estándares de rigor y análisis, la perspectiva interdisciplinaria, la vocación de compromiso permanente con la investigación y, sobre todo, el hábito de trabajo solidario y de crítica intersubjetiva son características de un modo de ser netamente universitario.
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Ortega Rueda, José David. "APLICABILIDAD DE LA NORMATIVA DE DEFENSA DE CONSUMIDORES Y USUARIOS EN LAS COMPRAVENTAS ON-LINE A LA LUZ DE LA JURISPRUDENCIA EUROPEA." REVISTA LEX MERCATORIA Doctrina, Praxis, Jurisprudencia y Legislación, no. 11 (June 10, 2019): 83. http://dx.doi.org/10.21134/lex.v0i11.1657.

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Uno de los mayores éxitos alcanzados por la Unión Europea ha sido la constitución del mercado interior. Definido en el artículo 26.2 del TFUE como un espacio sin fronteras interiores donde se garantiza la libre circulación de mercancías, personas, servicios y capitales, a su existencia se debe buena parte del progreso social y del desarrollo económico que tanto han beneficiado a la ciudadanía europea. Este universo de libertad, fundado en la integración de los mercados nacionales en torno a unos principios y regulación comunes, ha tenido como consecuencia que las operaciones económicas fácilmente puedan trascender los límites de los Estados miembros. De este modo se favorece la competitividad ya que, en la medida que aumenta la oferta de bienes y servicios, se propicia la aparición de dos efectos igualmente deseables: una potencial mejora de la calidad y la necesaria exigencia del ajuste de precios.
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Ortega Rueda, José David. "APLICABILIDAD DE LA NORMATIVA DE DEFENSA DE CONSUMIDORES Y USUARIOS EN LAS COMPRAVENTAS ON-LINE A LA LUZ DE LA JURISPRUDENCIA EUROPEA." Revista Lex Mercatoria Doctrina, Praxis, Jurisprudencia y Legislación, no. 11 (January 2019): 83–88. http://dx.doi.org/10.21134/lex.vi.591.

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Uno de los mayores éxitos alcanzados por la Unión Europea ha sido la constitución del mercado interior. Definido en el artículo 26.2 del TFUE como un espacio sin fronteras interiores donde se garantiza la libre circulación de mercancías, personas, servicios y capitales, a su existencia se debe buena parte del progreso social y del desarrollo económico que tanto han beneficiado a la ciudadanía europea. Este universo de libertad, fundado en la integración de los mercados nacionales en torno a unos principios y regulación comunes, ha tenido como consecuencia que las operaciones económicas fácilmente puedan trascender los límites de los Estados miembros. De este modo se favorece la competitividad ya que, en la medida que aumenta la oferta de bienes y servicios, se propicia la aparición de dos efectos igualmente deseables: una potencial mejora de la calidad y la necesaria exigencia del ajuste de precios.
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Costa, Marcio da, and Mariane C. Koslinski. "Escolha, estratégia e competição por escolas públicas." Pro-Posições 23, no. 2 (August 2012): 195–213. http://dx.doi.org/10.1590/s0103-73072012000200013.

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Usualmente, políticas que buscam estimular a liberdade de escolha de escolas por parte dos pais visam declaradamente promover melhoria educacional por meio de mecanismos competitivos e/ou de accountability. Há discussão acumulada na sociologia sobre os quase-mercados formados em políticas de escolha escolar. O artigo investiga os processos de escolha e de acesso escolar em um contexto que denominamos "quase-mercado oculto". No caso brasileiro, a ausência de regulação permite que severos mecanismos de segmentação se manifestem em meio à complexa hierarquia escolar existente nas redes compostas por escolas públicas "comuns". O artigo apresenta a elaboração conceitual presente na literatura internacional e nossas reflexões para o caso brasileiro, além de resultados de uma pesquisa, especialmente de sua fase qualitativa, referente às entrevistas realizadas com professores(as), diretores(as) e com pais de alunos do Ensino Fundamental da rede municipal na cidade do Rio de Janeiro.
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Figueroa, Rodrigo Ochoa. "Los orígenes del mercado interiror europeo de la energía eléctrica." Revista Nicolaita de Estudios Económicos 1, no. 1 (December 9, 2013): 205–25. http://dx.doi.org/10.33110/rnee.v1i1.82.

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El objetivo del presente trabajo es el conocer los orígenes del Mercado Interior Europeo de la Energía Eléctrica a partir del Tratado de París de 1951, en donde se establecieron los principios que regirían en la Comunidad Europea para el Carbón y el Acero, hasta la Directiva 2003/54/CE de 26 de junio de 2003, sobre normas comunes para el Mercado Interior de la Electricidad, la cual rige hoy en los países miembros de la Unión Europea y con la cual se han comprobado los beneficios que significa la instauración de dicho mercado.
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Villamizar Jaimes, Carmen Juliana, and Andrés Villegas Mejía. "Análisis situacional y generación de un mapa estratégico para el incremento del mercado potencial en una institución prestadora de salud." Revista CIFE: Lecturas de Economía Social 23, no. 38 (September 10, 2020): 99–127. http://dx.doi.org/10.15332/22484914.6135.

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Este estudio tiene como objeto de estudio la Institución: Profesionales de la Salud y CIA. Profesionales de la Salud y Cía. es una empresa de origen santandereano con una trayectoria de más de 25 años en el sector de la rehabilitación. Los problemas que actualmente enfrenta el sector salud, específicamente la relación entre las EPS-IPS son cada vez más comunes en la institución y por tanto la búsqueda de nuevos mercados es una necesidad. Desarrollar una estrategia de mercadeo en salud permitirá conocer y entender al usuario que todavía no está caracterizado por la institución, permitiéndole generar una propuesta de valor adaptada a las necesidades insatisfechas, disminuyendo de esta manera la dependencia a las Empresas Promotoras de Salud. Por tanto, este estudio tiene como objetivo general generar un mapa estratégico de mercadeo que responda a las necesidades del entorno de la empresa Profesionales de la Salud y Cía. y que responda a cumplir sus objetivos hacia el futuro de captar mayor población potencial para el consumo de sus servicios de rehabilitación.
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Soto Pineda, Jesús Alfonso, and Luis Felipe Jaramillo de los Ríos. "Aspectos comunes de las escuelas de Chicago y Harvard en materia de libre competencia: el aporte del neoinstitucionalismo." Boletín Mexicano de Derecho Comparado 1, no. 154 (November 29, 2019): 77. http://dx.doi.org/10.22201/iij.24484873e.2019.154.14138.

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El presente documento realiza un comparativo entre las escuelas de Harvard y de Chicago ante los pilares conceptuales de la Escuela Neoinstitucional. En un marco de disputa tradicional entre las escuelas de Chicago y Harvard, los desarrollos realizados por el neoinstitucionalismo pueden explicar cómo ambas escuelas del derecho antimonopolio difieren en sus propósitos, mas no en sus orígenes, pues las dos han surgido de la lucha contra los excesos perniciosos del poder de mercado y de la concentración empresarial. En ese contexto, el neoinstitucionalismo explica cómo pueden surgir los procesos de concentración empresarial y de poder de mercado, trascendiendo así las perspectivas tradicionales que se han esgrimido sobre ellos.
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Cotza, Alberto. "Pace di Corso e gli altri mercanti. Pirateria, società e istituzioni a Pisa nella seconda metà del XII secolo." SOCIETÀ E STORIA, no. 176 (August 2022): 215–39. http://dx.doi.org/10.3280/ss2022-0176002.

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Анотація:
Nel corso della seconda metà del XII secolo il comune di Pisa definì la pirateria come un insieme di comportamenti illeciti, che potevano essere puniti dai tribunali cittadini. Il saggio analizza le implicazioni sociali e politiche di questa definizione, a partire dalla corretta contestualizzazione di un ben documentato assalto pisano al porto di Tunisi dell'estate del 1200. L'autore propone di considerare la definizione formale della pirateria come un fenomeno sociale. Questa definizione è al cuore del processo che portò il comune a diventare un'istituzione politica in grado di governare l'accresciuta complessità sociale della città.
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Mourthé, K., and R. T. Martins. "Perfil de colesterol de ovos comerciais e ovos enriquecidos com ácidos graxos polinsaturados ômega-3." Arquivo Brasileiro de Medicina Veterinária e Zootecnia 54, no. 4 (August 2002): 429–31. http://dx.doi.org/10.1590/s0102-09352002000400015.

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Determinou-se quantitativamente, por cromatografia gasosa, o teor colesterol de ovos enriquecidos com ácidos graxos polinsaturados ômega-3 e de ovos comuns disponíveis no mercado de Belo Horizonte/MG. Foram analisadas duas marcas de ovos comuns e duas de ovos enriquecidos com cinco repetições por amostragem. Não houve diferença entre os níveis de colesterol para os tipos de ovos estudados.
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Espinosa M., Ana, Ana Hidalgo A., and Eduardo Mayorga Ll. "VALOR NUTRICIONAL Y CARACTERIZACIÓN DE LOS ÁCIDOS GRASOS DEL CHONTACURO Rhynchophorus palmarum L." infoANALÍTICA 8, no. 1 (January 17, 2020): 127–38. http://dx.doi.org/10.26807/ia.v8i1.122.

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La presente investigación tuvo como finalidad determinar el valor nutricional, así como identificar los tipos de ácidos grasos que componen la grasa de los chontacuros de la especie Rhynchophorus palmarum L. Estos fueron recolectados en los mercados de la ciudad del Puyo de la provincia de Pastaza, siendo el mercado de los Plátanos y el mercado Mariscal donde se los encuentra con mayor frecuencia. Se consideró también el tipo de palma de la cual provienen los chontacuros y se encontró que la palma chonta y la palma morete son las más comunes. Para determinar la composición nutricional de los chontacuros se procedió a analizar los parámetros fisicoquímicos de humedad, ceniza, grasa y proteínas utilizando los métodos oficiales de análisis de la AOAC Internacional, mientras que, para determinar el contenido de colesterol y de sodio, se utilizaron las normas INEN. Para la identificación de los ácidos grasos se realizó la metilación de los ésteres de ácidos grasos con el método oficial AOCS Ce 2-66 y se obtuvo el perfil lipídico mediante cromatografía de gases. Como resultado se obtuvo que el valor nutricional de los chontacuros tiene un contenido del 18 % de proteína, 35 % de grasa, 1 % de carbohidratos, 2 % de sodio y 11 % de colesterol; en cuanto a los ácidos grasos se encontró que tienen ácidos grasos insaturados del tipo omega-6 y omega-9.
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