Статті в журналах з теми "Malattie del sistema urogenitale"

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Tortorella, Carlo, Vita Direnzo, Pietro Iaffaldano, Elena Luciannatelli, and Maria Trojano. "Aferesi terapeutica nelle malattie del Sistema Nervoso Centrale." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 4_suppl (July 23, 2013): S13—S16. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1082.

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Анотація:
L'aferesi terapeutica (AT) è stata utilizzata con successo nel trattamento delle ricadute non rispondenti alla terapia steroidea in corso di malattie demielinizzanti. Tuttavia, tali evidenze necessitano tuttora di essere confermate secondo quanto espresso dalle Linee Guida dell'American Academy of Neurology. I dati più sostanziali riguardano le ricadute in corso di Sclerosi Multipla e Neuromielite Ottica. L'AT si è mostrata inefficace nel trattamento della Sclerosi Multipla a decorso progressivo.
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Andreula, C., and F. Leoncini. "DIAGNOSTICA DELLE MALATTIE INFETTIVE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE." Neuroradiology Journal 22, no. 6 (December 2009): 723–25. http://dx.doi.org/10.1177/197140090902200633.

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3

Beltramello, A., and E. Piovan. "Malattie degenerative encefaliche." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 47–49. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s310.

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Анотація:
Nell'ambito delle malattie degenerative encefaliche viene compreso tutto quell'eterogeneo spettro di condizioni in cui il neurone muore, per cause sconosciute, e viene sostituito da glia. Qual è l'apporto della TC in queste manifestazioni patologiche? Normalmente il rilievo non va al di là del riconoscimento di un allargamento più o meno marcato del sistema ventricolare e degli spazi subaracnoidei, basali e corticali: il grado di perdita neuronale è solo inferito, è un rilievo indiretto. Le modificazioni rilevate alla TC cerebrale non hanno dimostrato alcuna correlazione con i test neuropsicologici. Nella valutazione del deterioramento mentale la TC è utile non tanto per stabilire una diagnosi di Alzheimer, quanto per escludere le altre cause di demenza che possono essere cause ad eziopatogenesi nota, quali l'AIDS, la demenza multinfartuale o le leucoaraiosi sostenute da demielinizzazione e ialinosi microvascolare della malattia di Bingswanger o, meglio, da cause note e chirurgicamente curabili, come l'ematoma sottodurale cronico o l'idrocefalo idiopatico dell'anziano cosiddetto «pacchetto» o da lesioni espansive gliali, quali il glioma del corpo calloso o l'oligodendroglioma frontale, o ancora da lesioni espansive benigne, a lenta crescita, quali i meningiomi della convessità frontale o della doccia olfattoria.
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Andreula, C. F., G. Marano, and A. Carella. "Excursus RM di malattie infettive." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 3 (August 1992): 331–47. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500305.

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Анотація:
Obiettivo di questo breve compendio di malattie infettive ha quello di fornire una mappa indicativa delle patologie infettive del sistema nervoso centrale di più frequente riscontro. In questo piccolo excursus abbiamo tentato di caratterizzare ogni malattia con cenni sulla biocinetica degli agenti microbici, sulla dinamica del danno tessutale e sul quadro neuroradiologico, trascurando la sintomatologia clinica. Le infezioni virali, batteriche, da spirochete, fungine, parassitarie e da protozoi che abbiamo esaminato differiscono le une dalle altre per tipo e qualità di danno tessutale (meningite, meningiti con interessamento del parenchima sottostante, meningo-encefaliti ematogene, lesioni focali parenchimali). Tali differenze, fatte salve poche eccezioni, non consentono però in tutti i casi una diagnosi differenziale, generalmente frutto di un lavoro di equipe tra clinico, infettivologo, microbiologo e neuroradiologo; ciò però non deve fuorviare dal tentativo di dare una risposta quanto più possibile esauriente ai quesiti che giornalmente vengono posti.
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Maddock, Clementine, and Carmine M. Pariante. "How does stress affect you? An overview of stress, immunity, depression and disease." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 10, no. 3 (September 2001): 153–62. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005285.

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Анотація:
RIASSUNTOScopo – Il termine “stress” viene spesso usato come sinonimo di “vita moderna”. In questa revisione della letteratura abbiamo valutato la relazione tra lo stress e l'insorgenza o il decorso della depressione maggiore, dei disturbi cardiovascolari e delle malattie tumorali, le maggiori cause di morbidità e di mortalita nel mondo occidentale. Abbiamo anche discusso come i cambiamenti nei parametri del sistema immunitario indotti dallo stress possano essere considerati, almeno in parte, responsabili di questa relazione tra stress e malattia. Metodo – Abbiamo condotto una ricerca su Medline per il periodo 1996-2000, utilizzando i termine stress, disease (malattia) e immune system (sistema immunitario), allo scopo di identificare i più recenti sviluppi della ricerca in questo campo. Abbiamo anche rintracciato le più importanti pubblicazioni citate in questi articoli. Risultati – Gli studi in letteratura confermano il legame tra lo stress e l'insorgenza della depressione. Lo stress sembra anche avere un effetto negativo sulla prognosi dei disturbi cardiovascolari e delle malattie tumorali, ed evidenze preliminari suggeriscono che interventi di gestione dello stress possono migliorare la sopravvivenza in questi pazienti. Situazioni di stress cronico sono associate ad una soppressione della funzionalità del sistema immunitario, mentre stress acuti hanno un effetto sia attivante, sia inibitorio. La liberazione di citochine infiammatorie, mediatori solubili della risposta immunitaria, può indurre la comparsa di sintomi depressivi. Conclusioni – Studi epidemiologici prospettici sono necessari per chiarire il ruolo dello stress nell'insorgenza, decorso e prognosi delle malattie. L'utilizzo di terapie di gestione dello stress allo scopo di migliorare la prognosi dei pazienti con disturbi cardiovascolari, malattie tumorali ed altre malattie croniche, è un'area di ricerca particolarmente interessante. Gli effetti dello stress sul sistema immunitario sono importanti per capire il legame tra stress e malattia. In particolare, l'aumentata produzione di citochine infiammatorie durante situazioni di stress costituisce un possibile meccanismo biologico per spiegare il legame tra stress e depressione.
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Bompiani, Adriano. "Economia ed etica nello sviluppo del Sistema sanitario italiano." Medicina e Morale 45, no. 5 (October 31, 1996): 923–34. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.898.

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Анотація:
In italia, come nei Paesi industrializzati dell’Europa occidentale, sono intervenuti notevoli cambiamenti demografici ed epidemiologici (invecchiamento della popolazione e aumento del numero di anziani, riduzione della patologia infettiva e aumento delle malattie degenerative), associati a rilevanti fenomeni sociali (contrazione volontaria della fertilità, progressivo aumento del lavoro extradomestico della donna), ai quali fanno riscontro le aumentate capacità di cura delle malattie acute, lo sviluppo incessante della tecnologia e la crescente richiesta di “godimento di salute” come diritto dell’individuo. Tutto ciò ha portato a concepire nuovi assetti sanitari, mentre è venuto meno il welfare state e stenta ad affermarsi la strategia di promozione della salute mediante la prevenzione. Partendo da queste difficoltà e rendendosi conto del rilievo etico di queste problematiche, poichè è indubbia l’estensione del diritto all’assistenza sanitaria a tutti i cittadini, nell’articolo vengono esaminati i rapporti tra il principio di giustizia, tradotto in pratica dal principio di equità, e l’economia sanitaria. Inoltre, delle diverse questioni affrontate (assistenza sanitaria in generale, l’acquisizione delle risorse per la sanità in Italia e negli altri Paesi europei, la proposta del cosiddetto federalismo in sanità, l’impiego delle risorse e la razionalizzazione economica nella spesa) sono evidenziate anche le implicanze etiche e bioetiche relative alle diverse correnti di pensiero: utilitarismo, individualismo-libertario, egualitarismo e personalismo, e se ne ricava che le concezioni della bioetica personalista sono quelle che più servono da supporto all’etica medica tradizionale, sebbene essa richieda un lavoro di interpretazione dei “parametri economici” caso per caso ed una grande responsabilità da parte di ogni operatore sanitario nel gestire le risorse comuni.
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Zamboni, Paolo, and Attilio Cavezzi. "Il sistema g-linfatico cerebrale: istruzioni per l'uso." PNEI REVIEW, no. 2 (November 2020): 41–54. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2020-002005.

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Анотація:
Il ruolo del drenaggio cerebrale nella patogenesi delle malattie neuroinfiammatorie/ neurodegenerative rimane in gran parte sconosciuto. Molto recentemente è stato identificato un vero e proprio sistema linfatico del sistema nervoso centrale (SNC). Una componente rilevante è costituita dal cosiddetto sistema g-linfatico (nomenclatura derivata dal ruolo fondamentale della glia) del cervello, che consente di drenare il liquor cerebro-spinale e l'accumulo di macromolecole e tossine dal parenchima cerebrale rispettivamente al sistema venoso ed ai linfatici meningei e cervicali profondi. Queste recenti scoperte consentono ora di ipotizzare un ruolo cruciale del sistema di drenaggio emo-linfatico del SNC nella neuroinfiammazione e/o nella neurodegenerazione. In questo articolo vengono riportate le conoscenze più attuali che legano la fisiopatologia del sistema g-linfatico del SNC alle patologie neurodegenerative (Parkinson, Alzheimer, sclerosi multipla, ecc.). Vengono infine esposte possibilità e limiti di alcune opzioni terapeutiche, in ottica Pnei, mirate al miglioramento del flusso della linfa cerebro-spinale.
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Farilla, Cosima, Sante Minerba, Salvatore Scorzafave, Giulia Stola, Vito Guerra, and Gregorio Colacicco. "La resilienza del sistema cardiologico nella pandemia SARS-CoV-2 e le proposte riorganizzative nella ASL Taranto." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 4 (March 22, 2022): 10–238. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-4-4.

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Le malattie cardio-cerebrovascolari, nonostante la diminuzione della mortalità registrata negli ultimi anni, continuano a rappresentare in Italia una delle principali cause di morbosità, invalidità e mortalità. Secondo i dati Istat del 2017, il 10.4% di tutti i decessi è stato attribuito a malattie ischemiche del cuore (11.3% negli uomini e 9.6% nelle donne) e il 9.2% ad eventi cerebrovascolari (7.6% negli uomini e 10.7% nelle donne). Le Malattie Cardiovascolari sono tuttora anche la prima causa di ricovero ospedaliero in Italia (14.5% di tutti i ricoveri, circa 1 milione di ricoveri/anno). L’impatto della pandemia da coronavirus 2 della sindrome respiratoria acuta severa (SARS-CoV-2) in ambito cardiovascolare è stato particolarmente rilevante con un drastico calo di circa il 30-40% dei ricoveri per sindrome coronarica acuta (SCA) e scompenso cardiaco con conseguente grave ritardo nel ricorso alle cure. Si sono più che dimezzate anche le attività ambulatoriali penalizzando i follow-up dei pazienti post-SCA e di quelli con scompenso cardiaco, il monitoraggio dei pazienti con fibrillazione atriale ed in trattamento anticoagulante. L’impatto della Pandemia da SARS-CoV-2 nella ASL di Taranto è stato evidente con una riduzione degli accessi per eventi acuti e ricoveri (– 24%), e calo delle indagini cardiologiche (– 34%). Da un’analisi dei ricoveri in area cardiologica si è evidenziato un incremento degli exitus in età < 60 anni. La valutazione dei fattori di rischio cardiovascolari degli assistiti ha indicato la necessità di un territorio organizzato per la prevenzione di eventi acuti cardiovascolari. Tutto ciò ha reso necessario dei cambiamenti sugli assetti strutturali, organizzativi e tecnologici.
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Malberti, Fabio. "Vitamina D nativa nei pazienti con malattia renale cronica non in trattamento dialitico." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 2 (May 29, 2013): 107–11. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1018.

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Il sistema ormonale della vitamina D è classicamente implicato nella regolazione dell'omeostasi calcica e del metabolismo osseo. L'esistenza di recettori per la vitamina D in organi e tessuti non coinvolti direttamente nella regolazione del metabolismo minerale e la capacità di molte cellule di sintetizzare la forma attiva di vitamina D dal precursore circolante hanno fatto supporre che la vitamina D possa avere altri effetti oltre ai classici effetti sul metabolismo minerale. Il deficit di vitamina D induce lo sviluppo di patologie ossee ed è un importante fattore di rischio per lo sviluppo di neoplasie, malattie autoimmuni e malattie cardiovascolari. In questa rassegna vengono esaminati i risultati dei principali studi randomizzati che hanno utilizzato la supplementazione con vitamina D nella popolazione generale e nei pazienti con insufficienza renale cronica.
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Fontana, Massimo. "La diagnosi in psicoanalisi relazionale: una prospettiva unitaria." RICERCA PSICOANALITICA, no. 2 (May 2012): 73–99. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2012-002006.

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In questo articolo l'autore puntualizza gli elementi teorici, metodologici e clinici che rendono necessaria una considerazione rigorosa della diagnosi in psicoanalisi relazionale e si sofferma sul particolare uso che di essa si puň fare nella terapia. Nella prima parte del lavoro, considerando anche i recenti contributi di Albasi, Lingiardi, Shedler e Westen, si ribadisce la specificitŕ della diagnosi psicologica, volta a cogliere l'insieme delle caratteristiche e del disagio psicologico delle persone, piuttosto che a individuare malattie come fa la diagnosi medica, e l'importanza di tenere conto di tutte le dimensioni conoscitive in gioco nel processo diagnostico: la dimensione nosografica (nomotetica), la formulazione del caso clinico (idiografica) e la dimensione relazionale (implicita). Tesi fondamentale dell'autore č che i presupposti epistemici del modello relazionale, la teoria dei sistemi e il paradigma della complessitŕ consentano una visione unitaria della personalitŕ, intesa come un sistema dotato di coerenza e capace di autoorganizzantesi all'interno del sistema sociale di cui fa parte.
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Inno, Alessandro. "Terapia radiante: quando e perché interessa il cardiologo." Cardiologia Ambulatoriale, no. 3 (November 30, 2020): 191–94. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2020-3-9.

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Анотація:
La radioterapia toracica può determinare un ampio spettro di complicanze cardiovascolari a lungo termine (versamento pericardico, pericardite costrittiva con compromissione emodinamica, disfunzione diastolica progressiva, cardiomiopatia restrittiva con scompenso cardiaco, valvulopatie, coronaropatia, ipertensione polmonare, anomalie del sistema di conduzione e disfunzione autonomica). Malattie cardiovascolare pre-esistenti e fattori di rischio cardiovascolari possono aumentare il rischio di cardiotossicità da radioterapia. Il cardiologo dovrebbe svolgere un ruolo cruciale nel follow-up a lungo termine allo scopo di correggere i fattori di rischio cardiovascolari, ottimizzare la terapia cardiologica nei pazienti con cardiopatia nota, eseguire indagini di screening nei pazienti asintomatici, avviare l’appropria
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Tonon, Chiara. "L'importanza della biodiversità ambientale urbana su salute e benessere, dal microbiota al cervello sociale." PNEI REVIEW, no. 1 (April 2022): 78–93. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2022-001007.

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Il microbiota ambientale si sovrappone e stimola quello umano, contribuendo alla sua diversità. L'abbondanza e la varietà di microrganismi negli ambienti urbani è in continua diminuzione e negli ultimi anni l'ipotesi che la perdita di biodiversità porti ad una disregolazione immunitaria ed a conseguenti patologie croniche è sempre più evidente, visto che ambiente, microbiota umano e sistema immunitario sono sistemi che interagiscono costantemente. Mentre in Occidente gli studiosi si concentrano soprattutto su allergie e patologie respiratorie, i giapponesi indagano anche l'impatto sistemico del verde urbano e del paesaggio arboreo, dimostrandone l'indiscutibile effetto positivo sull'essere umano. Non è ancora chiaro però quale sia la funzione che, la variabilità della specie all'interno delle aree verdi, svolge sulla salute. L'ipotesi più interessante è legata al ruolo che i segnali microbici possono avere sul neurosviluppo fisiologico e sull'influenzare, a livello cerebrale, la programmazione dei comportamenti sociali. È di primaria importanza sensibilizzare ad una salute globale, partendo da un'educazione sistemica, che curi la plant blindness, evidenziando il valore della diversità biologica intesa come biblioteca della vita, capitale umano fondamentale per permettere l'adattamento ai cambiamenti e l'allenamento del sistema immunitario nella difesa da malattie esistenti e del progresso.
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Campana, Andrea. "Fisiopatologia del blocco atrio-ventricolare di I grado molto marcato: quando può essere ragionevole l’impianto di pacemaker?" Cardiologia Ambulatoriale, no. 1 (January 30, 2020): 71–80. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2020-1-6.

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Анотація:
Un intervallo P-R di 200 ms sull’elettrocardiogramma è indicato come limite superiore della norma, ma la definizione di BAV di I° grado varia da > 200 a ≥ 220 ms. La prevalenza di un intervallo P-R >200 ms è dell’1-2% nella popolazione generale ed aumenta con l’età. Il significato clinico di un intervallo P-R superiore a 200 ms è considerato generalmente benigno, ma alcuni studi suggeriscono l’opposto e cioè che il BAV di I° grado possa essere associato con un aumentato rischio di fibrillazione atriale, scompenso cardiaco, impianto di pacemaker e mortalità totale. Le cause conosciute di BAV di I° grado sono numerose ed includono cardiopatie congenite, malattie degenerative del sistema di conduzione, cardiomiopatie, connettiviti, malattie infiammatorie ed uso di farmaci. Nella pratica clinica, il BAV di I° grado marcato (P-R > 300 ms) non è comune e la sua prevalenza è < 1/10000. Pur trattandosi di un reperto piuttosto raro, un intervallo P-R > 300 ms può causare sintomi la cui risoluzione potrebbe richiedere l’impianto di un pacemaker definitivo; i sintomi sono legati ad una sensibile alterazione temporale delle componenti del riempimento ventricolare, configurandosi un quadro emodinamico che viene definito come “pacemaker-like-syndrome”. Il BAV di I° grado costituisce l’1.6% delle indicazioni ad impianto di pacemaker in Italia, ma è verosimile che l’associazione con altri disturbi della eccito-conduzione possa, nella maggior parte dei casi, contribuire a rafforzare l’indicazione, essendo veramente poco frequente l’impianto di un pacemaker nel BAV di I° grado esclusivamente per motivazioni di tipo emodinamico.
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Bottaccioli, Anna Giulia. "Alimentazione, nutraceutica e immunità ai tempi della Covid-19." PNEI REVIEW, no. 2 (November 2021): 34–48. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2021-002004.

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L'adeguata assunzione, in tutte le fasi della vita, di nutrienti essenziali contribuisce in maniera determinante alla corretta maturazione del sistema immunitario e all'efficiente reattività di risposta alle infezioni. Un carente stato nutrizionale aggrava le manifestazioni patologiche e allunga i tempi di convalescenza; al tempo stesso uno stato infiammatorio prolungato, sia esso provocato da un'infezione cronicizzata o da una malattia autoimmunitaria o neoplastica, può aggravare uno stato nutrizionale già carente. Quindi, un'ottimale immunocompetenza deriva da un ottimale status nutrizionale. In questo articolo vengono presentate le principali evidenze scientifiche sull'importanza di una corretta nutrizione e di una opportuna integrazione nutraceutica, laddove necessaria, per migliorare e mantenere efficace la funzione immunitaria in salute e in malattia, con approfondimento sulle malattie infettive acute e la Covid-19.
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Porcelli, Piero. "Sviluppi contemporanei della psicosomatica." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 3 (September 2012): 359–88. http://dx.doi.org/10.3280/pu2012-003002.

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Sulla base del concetto di peso relativo dei fattori biologici e psicologici, la psicosomatica puň essere concepita all'interno di due assi ortogonali di "malattia" e "personalitŕ". Le ultime ricerche sulla multifattorialitŕ delle malattie e sul rapporto gene-ambiente stanno evidenziando l'importanza dei fattori infantili di attaccamento e maltrattamento nella vulnerabilitŕ a diverse patologie mediche attraverso l'interazione con il sistema immunitario e i fattori proinfiammatori. Gli studi sulla personalitŕ hanno evidenziato che i fattori psicologici di vulnerabilitŕ alla somatizzazione possono esser presenti in modo trasversale in differenti patologie mediche e disturbi psicopatologici. Alcuni costrutti recenti, come l'alexithymia, tentano di spiegare fenomeni complessi quali il rapporto tra emozioni e sentimenti, i correlati neurobiologici delle emozioni, i percorsi evolutivi della mentalizzazione nascosti nella relazione madre-figlio.
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Politi, Pierluigi, Cristina Montomoli, and Cesare Fratti. "Mortalità di una coorte di pazienti ricoverati in un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC)." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 2, no. 3 (December 1993): 199–204. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00007028.

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RiassuntoScopo e Setting - Nel lavoro vengono presentati i risultati di uno studio di mortalità relativo ai pazienti ricoverati presso il Servizio Psichiatrico di Diagnosi è Cura di Pavia nel periodo 1.1.1986-31.12.1991. Principali misure utilizzate - La mortalita della coorte è stata stimata utilizzando il rapporto standardizzato di mortalità. Il numero di morti osservato per sesso, età e causa specifica è stato confrontato con il numero di morti attese utilizzando come popolazione di riferimento quella dello stesso bacino di utenza del Servizio (USSL di Pavia), specifica per sesso ed eta. Risultati - La mortalità della coorte in studio e risultata circa tre volte quella della popolazione generale. L'eccesso di mortalita si verifica sia per quanto riguarda le cause di morte naturale, sia per quelle di morte violenta. In particolare, si verifica un eccesso di mortalità in entrambi i sessi per quanto riguarda le cause legate alle malattie del sistema circolatorio, ai disturbi psichici e ai traumatismi ed avvelenamenti.
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Carella, A., C. F. Andreula, M. Camicia, E. A. Alloro, and L. Garofalo. "La Risonanza Magnetica nella patologia non tumorale del rachide." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 1_suppl (April 1988): 47–57. http://dx.doi.org/10.1177/19714009880010s106.

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Nello studio della patologia non tumorale del rachide la Risonanza Magnetica svolge un ruolo fondamentale non solo nel rilievo diagnostico ma anche nel seguire la sequenza dei normali processi d'invecchiamento della colonna vertebrale. Nelle malformazioni la R.M. restituirà la visione unitaria di sistema multicompartimentale alle strutture ossee e nervose, svincolandolo da uno studio singolo di struttura con successivo meccanismo di integrazione artificiale. Nei traumi permetterà il rilievo non solo della patologia in atto, ma anche di una ipotesi in prospettiva delle chances di recupero. Nelle malattie flogistiche e infiammatorie la R.M. permetterà uno studio accurato dell'estensione del processo e della progressione con coinvolgimento delle strutture vicine. Nei processi degenerativi infine la R.M. permetterà di ipotizzare il limite tra i normali processi di invecchiamento e la patologia e seguirà le situazioni potenzialmente patogene nel loro aggravamento nella loro fase di suscettibilità chirurgica. Per tutti questi obiettivi l'utilizzo di impianti affidabili, di studio dei tempi di rilassamento dei tessuti in prospettiva di opportune sequenze di impulsi, di applicazioni di tecniche di fast scanning, importanti non solo per il risparmio di tempo ma anche per la capacità diagnostica tutta in costruzione, sono e saranno campi di ricerca. Inoltre l'introduzione dei mezzi di contrasto paramagnetici in RM ha ulteriormente amplificato la sfida nelle ricerche.
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Ornelas, José, Maria Vargas-Moniz, Beatrice Sacchetto, and Francesca Esposito. "Contributi della psicologia di comunitŕ per lo sviluppo dei servizi su base comunitaria per le persone con malattie mentali." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 1 (September 2010): 101–9. http://dx.doi.org/10.3280/psc2010-001009.

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In questo articolo si discuteranno i contributi dei paradigmi della psicologia di comunitŕ, tra i quali l'analisi contestuale ed ecologica incentrata sull'ampliamento delle reti e delle risorse individuali; l'applicabilitŕ della filosofia di empowerment; e il riconoscimento di recovery come base per lo sviluppo di un sistema su base comunitaria di servizi e supporto nel campo della salute mentale. Gli autori inoltre descriveranno come un gruppo di persone con esperienza personale di malattia mentale insieme a familiari e professionisti del settore hanno fondato un'organizzazione, con lo scopo ultimo di influenzare lo sviluppo dei servizi e della politica pubblica nell'ambito della salute mentale.
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Russo, Gaspare Elios, Silvia Lai, Massimo Testorio, Anna Rita D’Angelo, Andrea Martinez, Alessandra Nunzi, Virgilio DeBono, Dmytro Grynyshyn, and Tania Gnerre Musto. "L'aferesi terapeutica oggi." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 2 (June 30, 2014): 123–29. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.878.

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Nel 1914, Abel, insieme a Rowentree e Turner, ha introdotto il termine “plasmaferesi”, il cui significato letterale è “sottrazione”. La prima “plasmaferesi terapeutica” risale al 1952 in un paziente affetto da mieloma multiplo, ma, nel 1963, iniziarono le prime applicazioni cliniche per ridurre l'iperviscosità del sangue in pazienti affetti da paraproteinemia, ad opera di Salomon e Fahey. Nel tempo sono state introdotte tecniche sempre più specifiche e selettive, ampliando notevolmente le indicazioni cliniche (plasma-exchange, crioaferesi, leucoaferesi, trombocitoaferesi, linfocitoaferesi LDL aferesi). Le attuali indicazioni alla plasmaferesi vengono definite e periodicamente ristabilite da due associazioni scientifiche americane, l'American Association of Blood Banks (AABB) e l'American Society of Apheresis (ASFA), sulla base delle prove di efficacia del trattamento nelle malattie specifiche. Nel 1993 è stato costituito, nell'ambito della Società Italiana di Nefrologia, il gruppo di studio dell'aferesi terapeutica che ha il compito di sviluppare Linee Guida di riferimento per il trattamento con plasmaferesi. Il fine ultimo della terapia aferetica sarebbe quello di poter rimuovere dal circolo solo le sostanze patogene, ma l'utilizzo di tecniche di rimozione selettiva si accompagna in realtà non tanto a una maggiore capacità di estrazione della sostanza, bensì a una minore rimozione di componenti non patologiche, riducendo il rischio di infezioni, emorragie e reazioni allergiche. Tuttavia, la plasmaferesi potrebbe anche agire modulando il sistema immunitario oltre che rimuovendo le sostanze patogene. L'aferesi terapeutica è indicata in immunologia, dermatologia, ematologia, oncologia e nelle malattie dismetaboliche, neurologiche e renali ed è utilizzata anche nelle emergenze come tecnica di detossificazione sia endogena che esogena, in cui è necessaria la rimozione della sostanza patogena prima che si verifichi un danno d'organo irreversibile. La plasmaferesi terapeutica ha subito negli anni un cambiamento notevole conseguente allo sviluppo tecnologico delle apparecchiature e a un'espansione delle indicazioni. Infatti, l'innovazione tecnologica ha introdotto metodiche che permettono un trattamento più tollerabile e meno invasivo. Hemofenix utilizza la filtrazione mediante membrana attraverso un sistema di nanofiltrazione, il filtro ROSA. Hemofenix, permettendo di eseguire il trattamento con un singolo e piccolo ago e con un volume extracorporeo ridotto, circa 70 mL, potrebbe ridurre i rischi per il paziente, anche pediatrico. Ulteriori vantaggi potrebbero essere rappresentati dalla breve durata del trattamento e dalla mancata necessità di utilizzare il plasma come fluido di sostituzione, riducendo il rischio di infezioni e reazioni allergiche. Sicuramente, oltre alla sicurezza, dovrà essere valutata la reale efficacia in trial clinici randomizzati, confrontando questa metodica con le terapie aferetiche classiche.
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Matarrese, Paola, та Giuseppe Marano. "Modulazione dei recettori β-adrenergici e differenze di genere". CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, № 1 (31 травня 2022): 20–24. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-5.

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Lo scompenso cardiaco (SC), processo evolutivo comune di più malattie cardiovascolari a differente eziologia (ad es. infarto del miocardio, ipertensione, cardiomiopatie, disturbi valvolari e altre), è diventato sempre più comune nella popolazione anziana, influenzando drasticamente il tasso di sopravvivenza e la qualità della vita. L’iperattività del sistema nervoso simpatico (SNS) che si associa allo SC determina un aumento delle catecolamine circolanti epinefrina e norepinefrina che, attraverso l’attivazione dei recettori beta-adrenergici (β-AR), svolgono un ruolo critico nella regolazione della funzione del sistema cardiovascolare. Una caratteristica distintiva dello SC è la diminuzione o la desensibilizzazione dei recettori β1-adrenergici (β1-AR) sulla membrana delle cellule cardiache. Le catecolamine e lo stress ossidativo sono coinvolti nella regolazione della densità dei β-AR. Lo stress ossidativo associato alla disfunzione mitocondriale sembra giocare un ruolo importante nella fisiopatologia dello SC. Infatti, una condizione di stress ossidativo è stata osservata sia in pazienti con SC che in modelli animali, e un’eccessiva esposizione a specie reattive dell’ossigeno (ROS) diminuisce l’espressione di β1-AR in cardiomiociti murini, sebbene i meccanismi sottostanti rimangano ancora non chiari. Recentemente, è stato scoperto che il recettore periferico delle benzodiazepine (PBR) svolge un ruolo chiave oltre che nell’energetica cellulare, nella regolazione della fisiologia mitocondriale e dell’equilibrio redox nei cardiomiociti. Nel presente studio, abbiamo valutato gli effetti delle catecolamine e dei ligandi del PBR sulla densità dei β1- e β2-AR nei monociti umani isolati da sangue periferico, che sono noti per esprimere entrambi i β-AR. La densità dei β-AR è stata misurata mediante citometria a flusso utilizzando anticorpi selettivi diretti contro un epitopo extracellulare di β1-AR o β2-AR. Il trattamento dei monociti con benzodiazepine induceva una riduzione della densità del β1-AR, ma non del β2-AR, sulla membrana dei monociti che veniva ripristinata utilizzando [1-(2-chlorophenyl)-N-methyl-(1-meth-ylpropyl)-3 isoquinolinecarboxamide] (PK11195), un antagonista del PBR. Questi risultati suggeriscono un possibile ruolo del PBR nella regolazione della densità del β1-AR proponendo i monociti isolati dal sangue periferico sia come modello in vitro utile per lo studio del sistema recettoriale β-adrenergico che come potenziali biomarcatori di progressione della malattia e risposta alla terapia.
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Orzan, E., and E. Ciciriello. "Pianificare su base regionale un programma di intervento audiologico precoce dell’ipoacusia infantile: introduzione a uno studio italiano." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 1 (February 2016): 3–9. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1070.

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Una presa in carico non uniforme, tardiva o inappropriata dei bambini con deficit uditivo aumenta il rischio di sviluppare difficoltà comunicative-comportamentali e psicosociali che possono persistere fino all’adolescenza o all’età adulta. Nel Marzo 2014 il Centro di Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute Italiano ha finanziato il progetto “Programma regionale di identificazione, intervento e presa in carico precoci per la prevenzione dei disturbi comunicativi nei bambini con deficit di udito”. Il progetto coinvolge 5 centri di III livello in cui il programma di screening uditivo neonatale è stato approvato dalla regione di appartenenza. Lo scopo principale del progetto è quello di definire e proporre un modello di salute pubblica su base regionale per l’identificazione delle ipoacusie infantili permanenti, la diagnosi e l’intervento. La prima fase del progetto prevede di indagare lo stato dell’arte e di produrre raccomandazioni che possano portare a cambiamenti positivi nell’identificazione, nella diagnosi, nella terapia e nella presa in carico dei bambini con deficit uditivo, tenendo presenti le innovazioni diagnostiche-riabilitative, il sostegno e l’alleanza terapeutica con la famiglia, un approccio interdisciplinare. Le raccomandazioni emerse da questa prima fase rappresenteranno le basi per un sistema regionale di intervento precoce che sia valido, integrato e condiviso da tutte le cinque regioni coinvolte.
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de Girolamo, Giovanni. "Classificazione, diagnosi ed ICD-10. I - Principi generali e considerazioni critiche." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 2, no. 2 (August 1993): 83–103. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00006850.

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RiassuntoScopo- Discutere i principali problemi teorico-pratici connessi alia classificazione in campo medico e psichiatrico, e presentare la struttura generale della decima revisione della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD-10), entrata ufficialmente in vigore dal gennaio del 1993.Risultati- Sono dapprima discussi i fondamenti epistemologici della classificazione, le varie strategic classificatorie adottate in campo medico e psichiatrico ed i principali modelli classificatori esistenti. Sono quindi analizzati i problemi relativi alia attendibilità ed alia validità delle diagnosi psichiatriche, e vengono descritte le strategic che possono essere impiegate per migliorarle. Infine sono discussi i principi che hanno informato ia stesura dell' ICD-10 ed ifield trialseffettuati al fine di preparare il testo finale delle direttive diagnostiche.Conclusioni- La classificazione in psichiatria rappresenta un passaggio obbligato e necessario per rendere possibile la sistematizzazione delle nuove conoscenze e la comunicazione tra operatori, ricercatori ed utenti. La decima revisione dell' ICD rappresenta lo sforzo più ampio sinora compiuto in campo psichiatrico al fine di predisporre un sistema classificatorio rigoroso che, nel contempo, sintetizzi approcci e culture psichiatriche differenziate.
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Chiapparini, L., M. Grisoli, E. Ciceri, I. Milanesi, A. Erbetta, S. Florio, and M. Savoiardo. "Patologia cerebrovascolare in 5 pazienti affetti da iperomocisteinemia." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 173. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s273.

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Elevati livelli di omocisteinemia hanno un effetto citotossico sull'endotelio vasale e interagiscono con le piastrine e con le proteine della coagulazione in senso pro-aggregante. Numerosi deficit enzimatici congeniti del metabolismo della metionina possono causare elevati livelli di omocisteina nel plasma e determinare le numerose sindromi cliniche dell'omocistinuria associate frequentemente a lesioni vascolari ischemiche del bambino e del giovane adulto. Anche una lieve iperomocisteinemia, causata da deficit di folati, vitamina B12 o B6 appare associata ad un maggior rischio di malattie vascolari aterosclerotiche e tromboemboliche. In questo secondo gruppo con una semplice terapia correttiva si può ottenere la normalizzazione del quadro plasmatico in una percentuale considerevole di pazienti. Consideriamo gli aspetti neuroradiologici di 5 pazienti affetti da iperomocisteinemia. Sono state valutate retrospettivamente le immagini neuroradiologiche (5 RM e 2 angiografie) di 5 giovani adulti (3 femmine e 2 maschi) con elevati livelli plasmatici di emocisteina, di natura carenziale (1 caso) e da deficit enzimatico (1 caso); i restanti 3 casi sono ancora in corso di definizione. 4 pazienti presentavano infarti ischemici cerebrali e cerebellari di estensione variabile, a carico di territori vascolari sia di arterie leptomeningee sia di arterie perforanti. In un caso si sono verificati numerosi infarti emorragici dovuti a trombosi del sistema venoso profondo e dei seni durali. L'iperomocisteinemia deve essere presa in considerazione nei giovani pazienti con lesioni vascolari sia in mancanza di altri fattori di rischio sia in associazione ad essi. La diagnosi precoce è importante nei casi di natura carenziale per mettere in atto una terapia correttiva. Nei casi di accertato deficit enzimatico è auspicabile uno screening familiare.
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Dell’Aquila, Andrea, Mara Gavazzoni, Gianmarco Arabia, Antonio Maggi, Loredana Latina, and Riccardo Raddino. "Riparazione valvolare mitralica percutanea: la Mitraclip." Cardiologia Ambulatoriale, no. 12020 (January 30, 2020): 28–48. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2020-1-3.

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L’insufficienza mitralica (IM) è la valvulopatia cardiaca più comune, con una prevalenza stimata nella popolazione generale, aggiustata per età e sesso, pari all’1.7%, ma con un marcato incremento con l’aumentare dell’età, potendo colpire fino al 13.2% della popolazione al di sopra di 75 anni. La prevalenza non trascurabile dell’IM e l’importante impatto prognostico di questa malattia nei pazienti (pz.) affetti, sia nella sua forma degenerativa primitiva (IMP) che nella sua forma secondaria/funzionale (IMF), risultante dalla dilatazione e disfunzione del ventricolo sinistro (Vsx) nei pz con scompenso, ha portato all’elaborazione di nuove strategie di trattamento percutaneo minimamente invasivo, per consentire il trattamento di un maggior numero di pz. affetti. Fra esse la più frequentemente usata è la riparazione valvolare mitralica percutanea tramite impianto di clip con sistema Mitraclip (Abbott Laboratories, Menlo Park, California, USA). Considerato l’alto tasso di prevalenza di IM e di SC nella popolazione generale, la prognosi infausta di queste malattie, e l’alto tasso di comorbilità presente nei soggetti affetti da SC, che spesso rende i pz. stessi ineleggibili al trattamento chirurgico convenzionale, la riparazione valvolare percutanea mediante Mitraclip potrebbe rappresentare per molti individui un beneficio non solo sintomatologico, ma anche prognostico, andando ad interrompere il circolo vizioso che si crea fra disfunzione del Vsx e sovraccarico di volume, mediato proprio dall’IM stessa. In questa revisione della letteratura verranno discussi gli aspetti principali della riparazione valvolare mitralica percutanea con Mitraclip e l’importante impatto prognostico da essa derivante.
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Andreula, CF, and A. N. M. Recchia Luciani. "Le cosiddette facomatosi." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 2 (April 1994): 231–40. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700211.

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Le cosidette facomatosi accomunano malattie diverse fra loro che hanno in comune il coinvolgimento del distretto neuroectodermico, con quindi interessamento contemporanea della cute e del sistema nervosa. Ad esclusione della malattia di Sturge-Weber le facomatosi hanno in comune il disordine genetico di ordine eterocromosomiale a carattere dominante o recessivo, di penetranza variabile anche se in taluni casi l'insorgenza spontanea delle sindromi o la loro comparsa tardiva suggerisce la possibilità di mutazioni genetiche ad insorgenza recente. Le Neurofibromatosi sono le facomatosi a maggior incidenza nella popolazione. Ne sono riconosciute otto tipi diversi, ma la più frequente in assoluto è la NF 1 (1 su 2000–3000 nati) seguita con un rapporto di circa 1/ 10 dalla NF 2. Da un punto di vista neuroradiologico la Risonanza Magnetica (RM) ha largamente contribuito in questi ultimi anni all'approfondimento delle conoscenze sulla NF 1 con la identificazione dei foci di alterato segnale a carico prevalentemente dei nuclei della base e/o di alter strutture della sostanza bianca, variamente denominati e classificati come aree amartomatose o focalai eteroplasici a bassa evolutività, ritenuti pressoché patognomonici di questa malattia. Anche nelle altre principali facomatosi la RM ha, in questi ultimi anni, largamente contribuito al miglioramento della sensibilità diagnostica e all'approfondimento delle conoscenze. In particolare nella malattia di Stuge-Weber la RM unitamente all'utilizzo del mezzo di contrasto è risultata estremamente efficace nella identificazione della angiomatosi leptomeningea, anche se la Tomografia Computerizzata (TC) mantiene un ruolo di particolare importanza per la identificazione delle calcificazioni piali. Nella Slerosi Tuberosa ha dimostrato una più elevata sensibilita nei confronti della TC nella identificazione dei tuberi in particolare a livello sottocorticale, anche se pure in questo caso la TC mantiene un ruolo diagnostico di rilievo per la possibilityà di identificare i tuberi calcifici in particolare subependimali. Infine nella Sindrome di van Hippel Lindau è senza dubbio la tecnica di prima scelta non solo nella definizione dell'emangioblastoma nella sua sede più tipica cerebellare, ma in particolare nelle sue non infrequenti localizzazioni midollari.
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Zanotti, B., C. Bruseghini, and M. Leonardi. "La diagnostica neuroradiologica TC nelle demenze." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 4 (August 1995): 535–56. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800409.

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Viene analizzato il ruolo della neuroradiologia nello studio del deterioramento mentale ed inoltre vengono descritti i quadri TC in alcune malattie degenerative encefaliche. L'invecchiamento cerebrale si accompagna alla TC a dilatazione progressiva del III ventricolo e di quelli laterali ed, in minor modo, ad allargamento dei solchi corticali e della parte anteriore della scissura di Silvio. Appare inoltre diminuito il coefficiente di attenuazione della sostanza bianca. Col progredire dell'età si ha cioè un quadro TC di atrofia prevalentemente sottocorticale che è via via più evidente dai 50–60 anni in poi. Tale atrofia «fisiologica» può essere difficilmente differenziabile da quella patologica. Infatti, le demenze sono caratterizzate, almeno nelle fasi iniziali, da quadri TC ed RM del tutto sovrapponibili a quelli che si hanno nel normale processo d'invecchiamento. Per tentare di risolvere questo problema vari autori si sono cimentati nella ricerca di metodiche di misurazione e si sono impegnati nel definire il range di normalità délle dimensioni cerebrali. Le misurazioni attualmente usate sono divisibili in lineari, planimetriche, volumetriche e densitometriche. Quelle volumetriche appaiono oggi preferibili rispetto agli altri tipi in quanto sono tridimensionali e quindi più veritiere. Esse abbisognano però di particolari programmi di calcolo computerizzati non sempre disponibili. Per alcuni autori l'utilità délle misurazioni di atrofia cerebrale appare indubbia e necessaria nel tentare di distinguere la normalità dalla patologia. Per evitare falsi negativi è comunque consigliata la ripetizione dell'esame dopo un intervallo relativamente breve di tempo. Infatti, in caso di atrofia patologica vi sarà un'accentuazione délle dimensioni ventricolari nettamente maggiore rispetto a quella che ci si aspetterebbe in un soggetto sano délla stessa età in cui le variazioni, nello stesso periodo, sono nulle o minime. Altri autori negano invece un'effettiva utilità nel misurare l'atrofia cerebrale. Infatti, si è riscontrata sovrapposizione compléta o quasi fra la definizione soggettiva ( «ad occhio») di atrofia cerebrale patologica e quella obiettiva conseguente a tecniche sofisticate di misurazione delle dimensioni delle varie componenti cerebrali. Inoltre, alcuni sostengono che la diagnosi di demenza deve essere sempre e comunque clinica e che le indagini neuroradiologiche possono essere solo un ausilio. Infatti, le correlazioni fra atrofia cerebrale e misurazioni psicometriche sono, nei vari studi, deboli o del tutto inesistenti. A questo proposito vi sono esempi di pazienti affetti da demenza che presentano alla TC sistema ventricolare e solchi di dimensioni normali ed esempi di persone normali con ventricoli e solchi dilatati.
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Sharples, M., and B. du Boulay. "Cuore e testa: Il «tutore radiologico» e oltre." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 4 (November 1992): 465–71. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500410.

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Il presente lavoro tratta dell'insegnamento dell'interpretazione delle immagini mediche basato sul computer. Esso indica i vantaggi dell'assistenza del computer come metodo per fornire una consulenza sistematica accessibile per l'interpretazione delle immagini mediche, nonchè i problemi dati dalla sostituzione o dall'integrazione della figura dell'insegnante. Esso descrive il prototipo di un sistema di insegnamento relativo alle radiografie al torace ed illustra un progetto attualmente in corso per estendere il sistema alle immagini neurologiche della risonanza magnetica. Insegnare ad interpretare le immagini mediche è molto simile all'insegnamento in altre discipline, come la meteorologia, la botanica e la geologia, nelle quali le informazioni si presentano principalmente come immagini visive. Testi di psicologia dell'insegnamento forniscono chiare indicazioni su come insegnare le immagini visive e molte possono essere applicate all'insegnamento riferito alle immagini mediche. Ma le immagini mediche presentano problemi particolari: la qualità dell'immagine è fortemente influenzata da fattori tecnici come il tempo di esposizione; l'immagine è un'astrazione degradata della struttura fisica; le strutture tridimensionali sono ridotte a modulazioni dell'intensità dell'immagine; caratteristiche anatomiche cruciali possono essere nascoste da altre caratteristiche; e le caratteristiche possono assumere un'ampia gamma di valori in pazienti normali e in quelli con anomalie. Nonostante queste difficoltà non esiste un metodo affermato per insegnare ad esaminare le immagini mediche. Generalmente gli studenti imparano sui libri di testo e la loro esperienza di studio di casi è limitata a brevi incontri con un insegnante e un set di immagini scelte ad hoc. I sistemi di insegnamento basato sul computer offrono una soluzione al problema di fornire una consulenza sistematica accessibile. Essi sono stati sviluppati per altri settori della formazione professionale, come l'elettronica, la diagnosi di malattie infettive ed il controllo di processi industriali. Sono in grado di utilizzare varie strategie di insegnamento e di apprendimento, compresi lo sfogliare rapidamente il testo, l'esplorazione guidata, l'assistenza nello studio di casi e l'insegnamento diretto. Un computer può immagazzinare migliaia di immagini interrelate e collegate ad informazioni relative alle loro caratteristiche e alle patologie ad esse associate. Questo database può essere consultato per tenere una «lezione» costituita da una sequenza studiata di immagini esemplificatrici o per correggere le concezioni errate di uno studente mostrandogli immagini comparate.
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Oliveira, Vanessa Cristina de Castro Aragão, Amanda Faria Rangel, and Estéfane Costa Silva Lobo. "Mortalità dovuta a malattie croniche non trasmissibili: Scenario di Parnaíba – Piauí." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, December 1, 2020, 56–66. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/scenario-di-parnaiba.

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Introduzione: Le malattie croniche non trasmissibili (MCNT) rappresentano un enorme ostacolo alla salute globale. Oltre a causare un impatto economico sulle famiglie e sulle comunità, causano anche molti decessi prematuri, causano grandi restrizioni e perdita di qualità della vita. Obiettivo: Ritrarre il profilo di mortalità dovuto a malattie croniche non trasmissibili nella città di Parnaíba (PI) dal 2016 al 2019. Metodi: Si tratta di una progettazione ecologica delle serie temporali, con i dati raccolti dal Sistema informativo sulla mortalità (SIM) del Ministero della Salute, tra agosto e gennaio 2020. Sono stati esclusi i dati che presentavano informazioni provenienti da altri comuni. Per la raccolta dei dati è stata utilizzata la versione 3.6b di TABWIN, un programma fornito da DATASUS. L’analisi dei dati è stata effettuata attraverso l’uso di analisi statistiche descrittive, tra cui l’intero numero e la percentuale di malattie croniche non trasmissibili. Risultati e Discussione: I tassi di mortalità, nel periodo dal 2016 al 2019, dovuti ai MCNT presentano un’alta percentuale di decessi per malattie cardiovascolari (CVD), per un totale del 52,51%, seguiti da neoplasie (25,31%), diabete mellito (12,75%) malattie respiratorie, responsabili del 9,43% dei decessi. Conclusione: Lo studio ha permesso l’identificazione di una conformità dei tassi di mortalità tra femmine e maschi, essendo più alto negli uomini in generale, nel periodo studiato, e che i decessi per malattie cardiovascolari totalizzano più della metà dei decessi per MCNT nel comune di Parnaíba.
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Custódio, Wenderson Picanço, Juliana Vitória Rocha Leite Chaves, Patrícia Trindade Pantoja, Anneli Mercedes Celis de Cárdenas, Rosemary Ferreira de Andrade, Demilto Yamaguchi Dapureza, and Amanda Alves Fecury. "Processo salute-malattia in Amazzonia: fattori ambientali e comparsa di malattie." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, December 7, 2021, 05–21. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/comparsa-di-malattie.

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Introduzione: L’Amazzonia è sempre stata oggetto di numerosi studi incentrati sul suo ambiente, la società e la salute. Domanda guida: Quali fattori ambientali contribuiscono all’emergere di malattie nella regione amazzonica? Obiettivo: Affrontare i principali fattori ambientali che contribuiscono all’emergere di malattie nella regione amazzonica. Metodo: Questa è una revisione della letteratura nei database Scientific Electronic Library Online (SciELO), US National Library of Medicine National Institutes of Health (PubMeD), Biblioteca Virtuale della Salute (BVS) e National Institute of Space Research (INPE). In tutto, 18 articoli sono stati utilizzati nella costruzione dello studio, tutti passati attraverso i criteri di inclusione ed esclusione stabiliti al fine di filtrare solo le riviste con approcci tematici. Risultati: Dal punto di vista epidemiologico, lo spazio amazzonico formato dall’interazione del sistema socio ecologico ha caratteristiche diverse da altre parti del paese. Questa differenza è causata dal fondamento ecologico naturale e dalle sue forme di occupazione e sviluppo. Conclusione: i principali fattori ambientali che contribuiscono all’emergere di malattie nella regione amazzonica sono la deforestazione, la combustione, l’inquinamento dei fiumi, il processo di urbanizzazione e l’agribusiness.
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Mazzei, João Roberto Fortes, Estevão Freire, Eduardo Gonçalves Serra, José Ronaldo de Macedo, Angélica Castanheira de Oliveira, Lucia Helena Pinto Bastos, and Maria Helena Wohlers Morelli Cardoso. "Ricerca sul campo: un’analisi comparativa tra metodi convenzionali, biologici e sostenibili di produzione del pomodoro." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, February 16, 2021, 125–46. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/ingegneria-ambientale-it/produzione-del-pomodoro.

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L’agricoltura rappresenta uno dei principali pilastri dell’economia brasiliana, la sua importanza è legata alla sicurezza alimentare e alla generazione di opportunità di lavoro. Tuttavia, è necessario avere una riflessione critica sulla sostenibilità della semina. Tra i diversi tipi di colture, il pomodoro si è distinto come uno dei frutti più piantati e consumati al mondo. Questo articolo fornisce una valutazione comparativa tra tre tipi di piantagione di pomodori: convenzionale, biologica e sostenibile (TOMATEC®), dalla preparazione del terreno alla commercializzazione sul mercato. Il lavoro è stato svolto nel nord dello stato di Rio de Janeiro, insieme a gruppi che producono i frutti in questi tre tipi di impianto. La metodologia si è basata su un questionario non strutturato, con risposte libere, applicato agli agricoltori della regione. Riteniamo che questo studio contribuirà all’orientamento della società attraverso i dati ottenuti da criteri di elaborazione delle informazioni seri. I principali risultati hanno mostrato, attraverso il sistema di impianto sostenibile di EMBRAPA (innovazione), che è possibile utilizzare pesticidi con consapevolezza ambientale e produrre frutti privi di residui. Le malattie, nel sistema convenzionale, sono controllate mediante l’applicazione di fungicidi e battericidi. Nella piantagione sostenibile viene utilizzata una miscela di detersivo fatto in casa con olio di soia, miscela bordolese, latte vaccino, fungicidi da contatto e fungicidi sistemici, e nel sistema di produzione biologico è comune non lasciare che la malattia si depositi nella pianta, attraverso il controllo preventivo della preparazione e protezione del suolo. Nella disinfestazione, il sistema convenzionale esegue l’applicazione di insetticidi composti da diversi principi attivi. Nel sistema organico, il controllo degli insetti è privilegiato bilanciando il suolo, con questo le piante acquisiscono una maggiore resistenza a malattie e parassiti. Nel sistema sostenibile non esiste un trattamento preventivo, ma curativo. I prezzi di mercato della frutta per le piantagioni convenzionali oscillano e dipendono dall’offerta, mentre i pomodori provenienti da sistemi biologici e sostenibili non oscillano. La produzione biologica non ha la capacità installata per soddisfare le richieste del mercato. Con questo, il sistema sostenibile ha guadagnato spazio nel mercato e si è espanso nel sud-est e nel sud del paese.
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Prisco, Sonia Elisa, Giuseppina Moccia, Grazia Cioffi, Antonio Nigro, Alfonso Della Corte, Giuseppe Ferrucci, Rosetta Frammartino, et al. "Progetto pilota per la stesura del PDTA Sepsi nelle aziende sanitarie." La Sanita pubblica. Ricerca sul campo., 2020, 57–66. http://dx.doi.org/10.48268/sanita/2020/0001.6.

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Le disposizioni contenute nel DL “Nuovo sistema di garanzia per il monitoraggio dell’assistenza sanitaria” del 12 marzo 2019, entrano in vigore a partire dal 1° gennaio 2020. Il Sistema di Garanzia, pur indicando dei criteri di standardizzazione, riconosce l’eterogeneità geografica interna alle regioni, che può incidere sulla capacità delle stesse di garantire livelli di assistenza in linea con gli standard nazionali. Alle singole Regioni è demandato, pertanto, il compito di individuare le criticità peculiari e di attuare degli interventi volti all’ottimizzazione dei servizi e delle risorse. La Regione Campania, con decreto n. 32 del 25 marzo 2019, approva il “Documento Tecnico di indirizzo sulla metodologia di stesura dei PDTA in Regione Campania”. Tale documento riconosce il PDTA (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale) quale “strumento indirizzato a migliorare l’appropriatezza clinica ed organizzativa nella gestione di pazienti affetti da specifiche malattie”. Il PDTA rappresenta, dunque, lo strumento con cui le Linee Guida nazionali e internazionali vengono contestualizzate alla realtà locale. In questo lavoro ci siamo posti l’obiettivo di offrire uno strumento volto a migliorare l’appropriatezza clinica ed organizzativa nella gestione del paziente affetto da sepsi. L’ottimizzazione dell’assistenza al paziente settico passa attraverso la costruzione di un percorso ben definito che include l’identificazione del paziente, delle corrette strategie terapeutiche, il timing delle procedure, l’individuazione delle responsabilità nell’atto assistenziale, la formazione del personale (preliminare e continua) e la rivalutazione e validazione del PDTA stesso. Il lavoro ha previsto l’integrazione delle competenze di molte figure professionali con diverse aree di competenza: Direzione Sanitaria, Responsabili del Rischio Clinico, personale medico e infermieristico di Area Critica (PS, OBI, Anestesia e Rianimazione, TI), Malattie Infettive, Laboratorio Analisi, Chirurgia Generale, Radiologia, provenienti da 4 strutture ospedaliere.
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Crafa, Andrea, Aldo E. Calogero, Rosita A. Condorelli, Rossella Cannarella, and Sandro La Vignera. "I disordini endocrini nella pratica clinica: epidemiologia e domanda di salute nella vita reale." L'Endocrinologo, September 7, 2021. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-021-00961-x.

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SommarioLe patologie del sistema endocrino hanno un notevole impatto dal punto di vista epidemiologico sulla salute delle popolazioni. Esse sono in grado di alterare la qualità della vita dei pazienti affetti e sono responsabili di disabilità a lungo termine; si collocano al quinto posto tra le cause di morte. In questa revisione della letteratura abbiamo valutato la prevalenza e l’incidenza delle principali malattie endocrine nel mondo e in Italia per evidenziarne il reale impatto nella pratica clinica dell’endocrinologo.
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Maciel, Danilo Pereira Garcia, José Leandro Tomaz Medeiros, Mariana Freitas da Silva, Matheus Freitas da Silva, Amanda Alves Fecury, Claudio Alberto Gellis de Mattos Dias, Euzébio de Oliveira, Carla Viana Dendasck, Donizete Vago Daher, and Maria Helena Mendonça de Araújo. "Profilo epidemiologico degli incidenti con esposizione a materiali biologici verificatisi nei lavoratori nello Stato di Amapá, Amazzonia, Brasile, dal 2015 al 2019." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, March 8, 2021, 127–41. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/esposizione-a-materiali.

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Le esposizioni accidentali con strumenti taglienti sono gli infortuni sul lavoro più comuni che coinvolgono professionisti e studenti in ambiente ospedaliero. L’incidente con materiale biologico (MB) deriva dal contatto diretto tra sangue e fluidi organici genitali o sierosi, con pelle malsana, membrane mucose o per inoculazione percutanea diretta attraverso oggetti appuntiti. L’obiettivo di questo lavoro è stato quello di caratterizzare il profilo epidemiologico degli incidenti con esposizione a materiali biologici avvenuti nei lavoratori nello stato di Amapá, Amazzonia, Brasile, nel periodo dal 2015 al 2019, analizzando il numero, il tipo di eventi, l’occupazione e circostanza dell’incidente. Uno studio epidemiologico retrospettivo, descrittivo e trasversale è stato condotto con un approccio quantitativo. Pertanto, nel database del Sistema Informativo per le Malattie Notificabili (SINAN) sono state ricercate registrazioni riferite a segnalazioni di infortuni con materiale biologico, avvenute nello stato di Amapá nel periodo dal 2015 al 2019, registrate dal Centro di sorveglianza sulla salute sul lavoro ( NVST) / Centro di riferimento per la salute sul lavoro (CEREST / AP). Le esposizioni professionali a materiali biologici rappresentano un potenziale rischio di trasmissione di malattie. Istruire i lavoratori a denunciare immediatamente gli incidenti è essenziale per fornire il sistema di notifica. Per quanto riguarda le circostanze, le due cause più comunemente riscontrate sono state con valori vicini tra loro, la somministrazione di farmaci (21,6%) e lo smaltimento inadeguato del materiale (20%). Questo smaltimento non corretto dimostra la mancanza di zelo dei professionisti per la propria salute.
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D’Ambrosio, Cristiana. "Immunoterapia ed eventi avversi cardiaci: come riconoscerli e gestirli." Cardiologia Ambulatoriale, November 30, 2020, 198–208. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2020-3-11.

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Gli inibitori del checkpoint immunitario (ICIs) sono una nuova opzione di trattamento per la terapia del cancro, che aiutano a dirigere il sistema immunitario a riconoscere e colpire le cellule tumorali. Gli ICIs hanno mostrato importanti benefici negli studi di fase 3 e diversi agenti sono stati approvati per tumori maligni specifici, ma sono anche as-sociati a tossicità immunomediata. A differenza della maggior parte degli eventi avversi immunocorrelati (irAE), che sono un evento comune, reversibile e che possono essere trattati in modo efficace con la terapia con glucocorticoidi, le cardiotossicità associate a ICI sono rare, con gravi complicazioni e una mortalità relativamente elevata anche se trattata con glucocorticoidi. La cardiotossicità associata a ICIs può manifestarsi in vari modi, compreso miocardite, aritmie e malattie della conduzione, malattie pericardiche, infarto del miocardio, disfunzione cardiomiocitica non infiammatoria e persino cardiomiopatia simile a Takotsubo. La maggior parte degli effetti cardiotossici sembrano essere di natura infiammatoria. La presente recensione riassume l'attuale comprensione delle cardiotossicità associate all'ICI, esaminando l'epidemiologia e i tempi di insorgenza, nonché la loro presentazione clinica, le modalità diagnostiche, la gestione clinica e i risultati. Sebbene la letteratura della cardiotossicità associata all’ICI rimanga limitata ai casi clinici, alla serie di casi e ai primi studi clinici, sono state proposte strategie per la sorveglianza, la diagnosi e la gestione di questa complicanza cardiovascolare potenzialmente fatale della terapia del cancro.
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D’Ancona, Fortunato, Vincenza Gianfredi, and Francesco Vitale. "VACCINAZIONI NEL DIABETE: TUTTE A TUTTI O QUALI A CHI?" il Diabete 30, N. 4, dicembre 2018 (December 15, 2018). http://dx.doi.org/10.30682/ildia1804d.

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I vaccini costituiscono uno degli interventi di sanità pubblica più efficaci, sicuri e più costo-efficaci (1). Grazie al diffondersi delle vaccinazioni è stato possibile eradicare completamente alcune malattie infettive, come il vaiolo, mentre per altre invece, come poliomielite, difterite e tetano se ne è ridotta drasticamente la diffusione. Vaccinarsi, non solo riduce la probabilità di contrarre una determinata patologia infettiva, ma diminuisce il rischio di complicanze e morte. Il valore della vaccinazione, però, non risiede solo nella protezione dell’individuo immunizzato, ma ha un alto valore etico e sociale poiché, per alcune malattie e in presenza di coperture vaccinali molto elevate, riducendo la circolazione del microrganismo, essa è in grado di indurre una protezione collettiva, detta anche herd immunity. Tale effetto è di particolare importanza per tutti coloro che, per condizioni di salute, deficit immunitari, terapie immunodepressive o età non possono effettuare la vaccinazione o nei quali la vaccinazione offre una protezione ridotta. Il valore della vaccinazione è ampiamente riconosciuto dalla comunità scientifica e l’Organizzazione Mondiale della Sanità sia nel Global Vaccine Action Plan 2011-2020 (2) sia nel relativo European Vaccine Action Plan 2015-2020 (3), enfatizza la sua importanza, riconoscendo la necessità che ogni individuo “possa godere di una vita libera dalle malattie prevenibili da vaccinazione”. In Italia il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (PNPV) 2017-2019 (4) del Ministero della salute riconosce gli stessi principi e con maggior forza, rispetto alle edizioni precedenti, sottolinea l’importanza della vaccinazione durante tutto il corso della vita. Nel calendario vaccinale nazionale, sono state riportate, infatti, non solo le vaccinazioni da effettuare nei primi anni di vita, ma anche le vaccinazioni da effettuare durante l’adolescenza e l’età adulta, così come le vaccinazioni raccomandate per soggetti a rischio. Il calendario vaccinale individua la tempistica delle vaccinazioni, stabilita sulla base dell’epidemiologia dell’infezione, verso cui è rivolta, e dallo stato immunitario del soggetto sottoposto a vaccinazione (ad esempio stato di maturità del sistema immunitario nel bambino, livello di CD4 nel soggetto affetto da HIV). Inoltre, il PNPV, partendo dall’analisi delle priorità, tra le quali rafforzare e mettere a sistema l’attenzione per i gruppi fragili, stabilisce una serie di obiettivi da perseguire, in particolare quello di garantire l’offerta attiva e gratuita delle vaccinazioni nelle fasce d’età e nei soggetti affetti da alcune condizioni di rischio, tra cui le persone con il diabete.
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Almeida, Naara Perdigão Cota de, Idelbrando Araújo Lima Araújo, Lucas do Rêgo Góes Azevedo, Romulo Maia Martins, Gustavo Aurélio Linhares Magalhães, Claudio Alberto Gellis de Mattos Dias, Maria Helena Mendonça de Araújo, Euzébio de Oliveira, Carla Viana Dendasck, and Amanda Alves Fecury. "Numero di casi di epatite acquisiti in infortuni sul lavoro in Brasile tra il 2009 e il 2018." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, December 17, 2020, 28–37. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/casi-di-epatite.

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L’epatite virale è un grave problema di salute pubblica nel mondo e in Brasile. Si tratta di malattie di notifica obbligatoria istituite dal Ministero della Salute brasiliano (MS). Le registrazioni delle persone colpite dovrebbero essere effettuate nel sistema informativo sulle malattie notificabili (SINAN), che dovrebbe notificare tutti i casi probabili, confermati e focolai. L’obiettivo di questo lavoro è quantificare il numero di casi di epatite acquisiti in infortuni sul lavoro in Brasile tra il 2009 e il 2018. Si tratta di uno studio è un’analisi quantitativa osservazionale retrospettiva dei dati epidemiologici indagati. In questo senso, la ricerca è stata condotta nelle banche dati del portale nazionale DATASUS (https://datasus.saude.gov.br/). Esiste un contributo efficace degli infortuni sul lavoro agli attuali tassi di incidenza dell’epatite virale in Brasile, nonché alla riduzione della qualità della vita dei lavoratori, in particolare quelli della salute. Le incongruenze tra i dati epidemiologici registrati in SINAN e gli studi in letteratura possono dimostrare la presenza di sottosegnalazione. A causa della relativa scarsità e contraddizione degli studi, non esiste un profilo ben consolidato per la contaminazione nei servizi sanitari e vi è la necessità di ulteriori studi sull’argomento.
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Coviello, Roberto, and Carmine D'Antonio. "Risk Management Sanitario: governo dei rischi e coperture assicurative nel welfare italiano." Journal of Advanced Health Care, September 10, 2019. http://dx.doi.org/10.36017/jahc1909-001.

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Il settore sanitario italiano appare attualmente sottoposto a notevoli rischi provenienti dalla continua ricerca di una “sostenibilità” complessiva del sistema. Si assiste, infatti, ad una domanda in continua evoluzione che impone l’adozione di modelli di servizio innovativi capaci di far fronte all’invecchiamento della popolazione, alla carenza di adeguata prevenzione, alla diffusione delle malattie croniche e alla maturazione di aspettative di cure personalizzate e sempre più evolute. Pertanto, anche per questi motivi, le aziende sanitarie sono sollecitate ad un salto culturale che mette in discussione abitudini e prassi consolidate. In questo quadro si assiste ad un altro fenomeno che sta investendo il settore, ovvero il moltiplicarsi delle denunce per malpractice medica, che colpiscono i singoli professionisti e le strutture sanitarie, con un conseguente incremento dei costi assicurativi e il rischio di una progressiva diffusione della cosiddetta “medicina difensiva”, a sua volta colpevole di ulteriori aggravi economici. Per arginare il problema, le aziende del settore sanitario stanno investendo su percorsi sistematici di risk management, finalizzati a minimizzare il rischio clinico/sanitario. Il lavoro qui presentato, inserito in un filone di ricerca specifico dell’IRISS-CNR (denominato “L’innovazione come opportunità per la gestione dinamica del rischio clinico/sanitario”, ndr), si propone di intercettare queste due tendenze convergenti, evidenziando come i due fenomeni (innovazione e gestione del rischio clinico/sanitario) possano essere gestiti con maggiore efficacia in modo coordinato. Infatti, l’innovazione implica un’evoluzione delle tecnologie, delle competenze, delle preferenze di tutti gli attori del sistema, che portano a nuove modalità di erogazione delle prestazioni e performance sempre più elevate e complesse. Tali modifiche si riflettono sui profili di rischio, inevitabilmente condizionati dai nuovi strumenti tecnologici, dalle nuove procedure e dai nuovi modelli di servizio.
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Sacchi, M. C., S. Tamiazzo, E. C. Lauritano, R. Bonometti, P. Stobbione, and A. Maconi. "Autoimmunità e Covid-19: uno studio prospettico monocentrico di follow-up." Working Paper of Public Health 9, no. 1 (June 25, 2021). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2021.9298.

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Obiettivi: In un nostro recente studio abbiamo riportato la presenza de novo di autoanticorpi in pazienti con diagnosi di COVID-19 ospedalizzati. Per verificare se questi autoanticorpi permangono nel tempo e/o portano allo sviluppo di malattie autoimmuni, abbiamo condotto uno studio di follow-up a 3 (t3) e 6 (t6) mesi dal ricovero. Metodologia: Tredici dei 40 pazienti arruolati nel precedente studio hanno dato il consenso a partecipare a questo nuovo protocollo. Ai pazienti sono stati eseguiti gli stessi tests di autoimmunità effettuati al momento della diagnosi. Risultati: In 9 pazienti continuano a persistere autoanticorpi circolanti a 6 mesi dalla diagnosi. Una paziente, negativa al momento del ricovero per tutti i tests di autoimmunità, ha sviluppato una forte positività per gli ANA e gli antigeni Mi2- β e Ku a t3 e a t6. Un altro paziente si è positivizzato a t3. Infine, due pazienti sono sempre rimasti negativi per tutto il periodo di monitoraggio. Conclusioni: i nostri dati dimostrano che, dopo sei mesi, la presenza di autoanticorpi permane ancora nella maggior parte dei pazienti. Ulteriori indagini saranno necessarie al fine di poter verificare se questi pazienti si negativizzeranno nel tempo o potranno sviluppare una sintomatologia clinica compatibile con l’insorgenza di una malattia autoimmune cronica. Inoltre, sarà importante capire, se l’alterazione del sistema autoimmune può essere considerata come uno degli effetti del coronavirus (long Covid-19).
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Zollo, Verdiana, and et al. "Invecchiare con la terapia antiretrovirale o essere anziani in terapia antiretrovirale: due profili di comorbidità differenti?" JHA - Journal of HIV and Ageing, March 2022. http://dx.doi.org/10.19198/jha31527.

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Nelle persone che vivono con HIV (PLWH), il peso delle patologie corniche non trasmissibili è aumentato nel tempo, a causa dell’invecchiamento legato a una maggiore sopravvivenza, all’infiammazione cronica, all’attivazione del sistema immunitario, e all’esposizione a lungo termine alla terapia antiretrovirale (ART). L’età anagrafica, quella alla diagnosi di infezione da HIV, e l’esposizione alla ART sono fattori che possono esercitare un effetto sulle differenze sia qualitative che quantitative tra le comorbidità.<br />Per esplorare questa ipotesi, abbiamo valutato la prevalenza di alcune patologie selezionate nei pazienti arruolati nel progetto SCOLTA, per gruppi di età (50-59 e ≥60 anni) e durata della ART. <br />In 1336 soggetti (23.9% donne), la durata della ART era simile tra gruppi di età, sia considerata in continuo (p=0.85) che in categorie (p=0.88). Come atteso, le comorbidità e la multimorbidità erano meno frequenti nel gruppo 50-59 che in quello ≥60 anni. <br />Gli odds ratios (ORs) aggiustati per sesso ed età hanno mostrato che, nella categoria 50-59, si rilevava un aumento di rischio significativo e coerente in categorie di durata della ART, per le malattie cardiovascolari (CVD) (ORs da 1.68 a 2.18), dislipidemia (ORs da 3.61 a 9.08) e osteopenia/osteoporosi (ORs da 3.74 a 6.23). Di conseguenza, anche il rischio di multimorbidità aumentava attraverso le classi di durata della ART (ORs da 2.04 a 4.40). Nel gruppo ≥60 anni, il rischio CVD era significativamente più elevato solo nei pazienti con durata della ART ≥20 anni (OR 2.61, 95% intervallo di confidenza al 95% 1.22-5.58, categoria di riferimento ≤6 mesi). L’aumento di dislipidemia e multimorbidità era coerentemente associato con una maggiore durata della ART.<br />In conclusione, l’età anagrafica, quella alla diagnosi di infezione da HIV, e l’esposizione alla ART sono associate alla multi-morbidità nelle PLWH.
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Crisci, Alessandro, Carmela Rescigno, and Michela Crisci. "La membrana L-PRF e suoi derivati utili nella chirurgia del wound care/The L-PRF membrane and its derivatives useful in wound care surgery." Italian Journal of Wound Care 3, no. 1 (February 4, 2019). http://dx.doi.org/10.4081/ijwc.2019.46.

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Il crescente settore multidisciplinare dell’ingegneria tissutale mira a rigenerare, migliorare o sostituire in modo prevedibile i tessuti danneggiati o mancanti per una varietà di condizioni causate da traumi, malattie e vecchiaia. Per garantire che i metodi per l’ingegneria tissutale siano ampiamente applicabili in ambito clinico, è necessario modificarli in modo da renderli prontamente disponibili e relativamente facili da usare nella routine clinica quotidiana. Pertanto, i passaggi tra la preparazione e l’applicazione devono essere ridotti al minimo e ottimizzati per renderli pratici e l’implementazione realistica. L’obiettivo generale di sviluppare concentrati piastrinici di origine naturale può essere prodotto vicino al paziente e accelerare il processo di impianto essendo finanziariamente realistico per il paziente e per il sistema sanitario. La fibrina ricca di piastrine (PRF) e i suoi derivati sono stati utilizzati in un’ampia varietà di campi medici per la rigenerazione dei tessuti molli. In conclusione, i risultati della presente revisione sistematica evidenziano gli effetti positivi del PRF sulla guarigione delle ferite dopo terapia rigenerativa per la gestione di vari difetti dei tessuti molli riscontrabili nel wound care. Growing multidisciplinary field of tissue engineering aims to regenerate, improve or replace predictably damaged or missing tissues for a variety of conditions caused by trauma, disease and old age. To ensure that tissue engineering methods are widely applicable in the clinical setting, it is necessary to modify them in such a way that they are readily available and relatively easy to use in daily clinical routine. Therefore, the steps between preparation and application must be minimized and optimized to make them realistic implementation. General objective of developing platelet concentrates of natural origin can be produced close to the patient and accelerate the implantation process, being financially realistic for the patient and the health system. Fibrin rich in platelets and leukocytes (PRF) and its derivatives have been used in a wide variety of medical fields for soft tissue regeneration. In conclusion, the results of this systematic review highlight the positive effects of PRF on wound healing after regenerative therapy for the management of various soft tissue defects found in wound care.
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Suaudeau, Jacques. "Le cellule staminali: dall’applicazione clinica al parere etico Parte II. Le cellule staminali non embrionali." Medicina e Morale 55, no. 5 (October 30, 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.342.

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In questa seconda parte, l’attenzione viene focalizzata sulle “cellule staminali non embrionali”, cioè le cellule staminali somatiche (di origine fetale o adulta) e le cellule staminali del sangue del cordone ombelicale. Queste cellule, spesso definite “cellule staminali adulte”, sono state identificate prima delle cellule staminali embrionali. Infatti, l’espressione stessa di cellula “staminale” deriva dall’identificazione delle cellule staminali emopoietiche nel midollo osseo (1961). Più tardi le ricerche hanno evidenziato la presenza di tali cellule immature, multipotenti, che si auto-rinnovano e si auto-differenziano pressoché in tutti i tessuti ed organi del feto e dell’adulto. Appena scoperte, queste cellule staminali “adulte” hanno trovato subito un impiego terapeutico con i primi trapianti di midollo osseo per il trattamento di patologie, maligne e non, del sangue e del sistema linfoide. Oggi le cellule staminali emopoietiche sono usate anche nel trattamento di malattie auto-immuni, come la sclerosi multipla o il lupus erythematosus e nella medicina rigenerativa. Una seconda fonte importante di cellule staminali “adulte” è rappresentata dalle cellule staminali mesenchimali, situate principalmente nel midollo osseo, progenitrici di vari ceppi cellulari: osso, cartilagine, muscolo, tessuto adiposo e astrociti. Queste cellule sembrano avere un ruolo-chiave nella rigenerazione dei tessuti. Sono stati isolati diversi tipi di cellule mesenchimali multipotenti, con proprietà paragonabili a quelle delle cellule staminali embrionali. Il più noto è quello delle MAPCs di Catherine Verfaillie. Queste cellule sono usate clinicamente per vari scopi, tra cui la rigenerazione del miocardio infartuato, l’angiogenesi terapeutica in pazienti con ischemia periferica acuta (specialmente la malattia di Buerger) e il bioengineering (rivestimento cellulare di legamenti o di valvole cardiache sostitutive). In questo ambito si sono registrati risultati incoraggianti nell’animale per il trattamento delle malattie neurodegenerative, dell’ictus, del trauma cerebrale e dei danni del midollo spinale. Sono stati isolati molti altri tipi di cellule staminali “adulte” le cui proprietà riparatrici sono state verificate con successo nell’animale: cellule staminali neuronali (per il morbo di Parkinson, la sclerosi multipla, il morbo di Huntington, l’ictus, il trauma cerebrale, le lesioni del midollo spinale), cellule staminali muscolari (per l’incontinenza urinaria, il danno miocardico), cellule staminali endoteliali (per l’ischemia acuta periferica), cellule staminali cardiache, cellule staminali della retina (per la degenerazione maculare), cellule staminali del limbus della cornea (per il danno corneale). Allo stato attuale, i risultati clinici più promettenti si sono ottenuti con le cellule staminali del sangue del cordone ombelicale (UCB), che hanno portato allo sviluppo di un’area di mercato caratterizzata dalla creazione di banche private di UCB. Generalmente le cellule UCB provocano, al massimo, una reazione immune piuttosto blanda quando vengono trapiantate in soggetti con donatori non compatibili. Si usano con successo laddove sia necessaria una riparazione o rigenerazione nell’organismo del ricevente. I migliori risultati con cellule staminali UCB, fino ad ora, sono stati ottenuti nel trattamento di bambini con morbo di Krabbe. Benefici si sono ottenuti anche dal trapianto locale di cellule UCB in pazienti con danni al midollo spinale. ---------- In this second part of the article, the attention is focused on “non embryonic stem cells”, that is somatic stem cells (from fetus or adult organisms), and umbilical cord blood stem cells. These stem cells, sometimes referred to as “adult stem cells”, were known and recognized as such before the embryonic ones. In fact the mere expression “stem” cells to designate this particular type of immature cell, from which derive all the others, more differentiated cells, came from the identification of the hematopoietic stem cells, in bone marrow (1961). Later investigations have shown that there are such cells, immature, multipotent, self-renewing, and self-differentiating ones in almost all tissues and organs of fetus or adult organism. As soon as they were discovered, these “adult”, autologous stem cells were immediately put in the service of patients, with the first transplantations of bone marrow performed either for the treatment of malignancies, or for the treatment of hematologic disorders. Today, autologous hematopoietic stem cells are also used for the treatment of auto-immune diseases, such as multiple sclerosis or lupus erythematosus and for regenerative medicine. A second, important source of “adult” stem cells are the mesenchymal stem cells, found mainly in bone marrow, but also in blood, progenitors of multiple cell lineages, including bone, cartilage, muscle, adipose tissue and astrocytes, and which seem to hold the key to tissue regeneration. Different types of multipotent mesenchymal stem cells, with properties comparable to those of embryonic stem cells, have been isolated, the best known being the multipotent adult progenitor cells (MAPCs). These cells are used clinically mainly for the healing of the heart after myocardial infarction, with positive statistically significant results, for therapeutic angiogenesis in patients suffering of peripheric ischemic disease (especially Buerger’s disease), and for bioengineering (cellular coating of artificial ligaments or of prosthetic heart valves). They have given promising results in animals for the treatment of neurodegenerative diseases, ictus, brain trauma and spinal cord injuries. Many other types of “adult” stem cells have been isolated and their healing properties assessed with success in animals, such as neural stem cells (for Parkinson’s disease, multiple sclerosis, Huntington’s disease, ictus, brain trauma, spinal cord injury), muscle stem cells (for urinary incontinence, myocardial infarction), endothelial stem cells (for critical limb ischemia), cardiac stem cells, retinal stem cells (for macular degeneration), limbal stem cells (for damaged cornea). At the moment, the more promising results in patients have been obtained with umbilical cord blood stem cells (UCB), prompting the birth of a commercial trade based on private banks. Umbilical cord blood stem cells offer indeed the advantage of their immaturity: as such, they rarely trigger more than a mild immune reaction when transplanted in unrelated recipient organisms. They are used with profit wherever a healing or regenerative process is necessary in a given patient. Up to now, best results with the UCB cells have been obtained in the treatment of children with Krabbe’s disease. Some patients with injured spinal cords have also experienced benefits from UCB cells grafts.
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Marrocco, Aldo Tommaso. "FACING ANTIMICROBIAL RESISTANCE AND STRENGTHENING THE IMMUNE SYSTEM: ONLINE INFORMATIVE AND EDUCATIONAL RESOURCES / FRONTEGGIARE LA RESISTENZA AGLI ANTIMICROBICI E RINFORZARE IL SISTEMA IMMUNITARIO: RISORSE EDUCATIVE ED INFORMATIVE IN RETE." European Journal of Public Health Studies 5, no. 2 (October 14, 2022). http://dx.doi.org/10.46827/ejphs.v5i2.131.

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<p>The article presents informative and educational documents downloadable for free from the internet that consist of text, graphs, images, videos and a comic book. They can also be used in the school for teaching units. According to the World Health Organisation, antimicrobial resistance is among the top 10 global public health threats. Resistance to antimicrobials, which include antibiotics, antivirals, antifungals and antiparasitics, results in the loss of their efficacy. In fact, germs that have antibiotic-resistance traits in their DNA can survive a treatment and reproduce, which leads to resistant strains. Antibiotics are often overprescribed, overused and misused. This contributes to accelerating the emergence of antimicrobial resistance, which results in prolonged illness, the need for more expensive and intensive care, and even disability or death. Hygiene and vaccines may reduce infections and consequent antibiotic use, while a healthy diet, physical activity, forest visits, yoga, qigong and other techniques may strengthen the immune system. Environmental release of antibiotics from urban sewage systems, hospitals, farms and the pharmaceutical industry may contribute to antibiotic resistance. The pharmaceutical industry can be encouraged to drive the change through labels that ensure compliance with standards for responsible production. Some documents report the results obtained in countries where antimicrobial resistance has been tackled in human and animal farming sectors. By 2050, inaction may result in 10 million deaths yearly and a cumulative cost of 100 trillion $US. The “One health” approach is a worldwide accepted concept by which the health of humans, animals and the environment are interconnected and interdependent. Several documents deal with the links between biodiversity loss and increased infection risk for humans. A war may intensify the problem as a consequence of, e.g. lack of hygiene, overcrowding and hindered contact tracing.</p><p> </p><p>L'articolo presenta documenti informativi ed educativi scaricabili gratuitamente da internet che consistono in testi, grafici, immagini, video ed un fumetto. Il testo è basato esclusivamente sui suddetti documenti, che possono essere utilizzati per attività didattiche. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, l’antimicrobico-resistenza è tra le prime 10 minacce per la salute pubblica globale. La resistenza agli antimicrobici, tra i quali sono compresi antibiotici, antivirali, antimicotici e antiparassitari, provoca la perdita della loro efficacia. Germi con caratteristiche genetiche che li rendono resistenti agli antibiotici possono sopravvivere a un trattamento e riprodursi; ciò porta alla formazione di ceppi resistenti. Gli antibiotici sono spesso prescritti con molta facilità, usati eccessivamente e male. Ciò contribuisce ad accelerare l'emergere della resistenza antimicrobica, che si traduce in malattie prolungate, necessità di cure più costose e intensive, persino disabilità o morte. Igiene e vaccini possono ridurre le infezioni e il conseguente uso di antibiotici; sana alimentazione, attività fisica, passeggiate nei boschi, yoga, qigong e altre tecniche possono rafforzare il sistema immunitario. Antibiotici provenienti da reti fognarie urbane, ospedali, fattorie e industrie farmaceutiche possono contribuire all’antibiotico-resistenza. L'industria farmaceutica può essere incoraggiata a guidare il cambiamento attraverso marchi che garantiscono una produzione rispettosa dell’ambiente. Alcuni documenti riportano i risultati ottenuti in paesi ove l’antimicrobico-resistenza è stata affrontata con successo, sia nel settore umano che nell'allevamento animale. Entro il 2050, in mancanza di iniziative utili, si prevedono 10 milioni di decessi l'anno e un costo cumulativo di 100 trilioni di dollari USA. L'approccio "One health" è un concetto accettato a livello mondiale in base al quale la salute degli esseri umani, degli animali e dell'ambiente sono interconnessi e interdipendenti. Vari documenti trattano i legami tra la perdita di biodiversità e l'aumento del rischio di infezioni per l'uomo. Le guerre possono intensificare il problema a causa di mancanza di igiene, sovraffollamento ed un tracciamento dei contatti ostacolato. </p><p> </p><p><strong> Article visualizations:</strong></p><p><img src="/-counters-/edu_01/0444/a.php" alt="Hit counter" /></p>
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