Дисертації з теми "Luoghi di lavoro"

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1

FASANO, Monica. "Lavori atipici e sicurezza nei luoghi di lavoro." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2013. http://hdl.handle.net/10446/28660.

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2

Feltrin, Elena Teresa <1989&gt. "L'inclusione delle persone disabili nei luoghi di lavoro." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/5988.

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Анотація:
La disabilità è un fenomeno che colpisce circa 650 milioni di persone nel mondo, le quali nella maggior parte dei casi sono costrette a vivere ai limiti della società e talvolta in condizioni di povertà. Una persona disabile infatti, è soggetta a diverse discriminazioni, a causa dei molteplici ostacoli imposti dalla struttura del contesto socio-economico in cui viviamo. La disabilità è considerata al contempo sia causa che effetto di povertà dal momento che una menomazione fisica o psichica, provocando emarginazione, espone per forza di cose le persone ad un rischio di povertà, il quale va a peggiorare ed aggravare ancora di più lo stato di disabilità della persona, dal momento che sarà per lei più difficile avere la possibilità e le risorse per accedere alle cure e ai servizi necessari per vivere dignitosamente. La disabilità è per tale motivo un fenomeno che è doveroso non sottovalutare, sia perché con l’invecchiamento della popolazione che si stima ci sarà nei prossimi anni, è destinato ad aumentare, sia perché, proprio per tale motivo, difficilmente lo Stato sarà in grado di provvedere, con adeguate misure assistenziali, a sostenerlo e finanziarlo, e pertanto è destinato ad divenire insostenibile da gestire mediante l’impostazione finora utilizzata. Le politiche attuate maggiormente in passato infatti, sono state spesso di carattere risarcitorio, più che di tipo inclusivo. Alla luce però delle azioni promosse negli ultimi decenni dall’ONU e dall’OIL, possiamo vedere come ci stia orientando verso una nuova direzione. Si è passati infatti da un modello medico della disabilità a uno di stampo sociale, in cui essa non viene più considerata come un problema da risolvere, o una malattia da guarire, ma come caratteristica della diversità umana, che come tale merita di essere tutelata e valorizzata. È sulla base di tale approccio che le politiche internazionali si stanno muovendo, al fine di promuovere società inclusive, che eliminino quegli ostacoli che creano difficoltà a tali persone nel partecipare alla vita della società stessa. Modelli inclusivi sono fondamentali anche per un rinnovamento all’interno del mondo del lavoro. Le aziende private e pubbliche devono gestire i luoghi di lavoro, in modo da far sì che ogni persona possa pienamente esprimere le sue capacità. È fondamentale capire i numerosi vantaggi che possono derivare dall’assunzione di persone disabili nei luoghi di lavoro, e superare le paure di possibili perdite di produttività ed efficienza. Le diversità umane vanno valorizzate, e per farlo è necessario un cambio di impostazione, sulla quale le organizzazioni internazionali si stanno impegnando per promuoverlo. Ponendo una particolare attenzione al diritto del lavoro, l’elaborato ha come obiettivo quello di mettere a confronto i progressi fatti, e le azioni a tal fine intraprese dalla normativa internazionale, europea e nazionale nel tutelare tale diritto fondamentale per ogni persona.
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3

Breveglieri, Agnese <1988&gt. "Mobbing e molestie sessuali nei luoghi di lavoro: una prospettiva di genere." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6092.

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Анотація:
L’obiettivo dell’elaborato è osservare ed interpretare i fenomeni delle molestie morali e sessuali diffusi nei luoghi di lavoro in un’ottica di genere: i dati sono analizzati ricercando punti di contatto o divergenza tra i generi, sia quando uomini e donne sono autori di molestie, sia quando ne sono vittime. Ritengo fondamentale quest’azione per capire le reali dimensioni del problema e per poter proporre, successivamente, interventi di prevenzione e risoluzione realmente efficaci, poiché basati sulle specificità di genere emerse; ad esempio la progettazione di interventi di formazione ed informazione differenziati per donne e uomini. Per conseguire l’obiettivo prefissato nei capitoli I e III si approfondiscono caratteristiche, tipologie e cause di entrambi i fenomeni, si delineano i principali riferimenti legislativi nazionali e comunitari in materia, concludendo con la presentazione di alcuni dati recenti a disposizione. Nei capitoli II e IV vengono prese in considerazione le indagini, rispettivamente sul mobbing e sulle molestie sessuali, che contengono dati divisi per genere, maschile e femminile. Si fa il punto della situazione sul materiale elaborato negli anni, sia in Italia che in Europa: esistono indagini che si occupano di approfondire le differenze o le similitudini tra i generi? Quali risultati sono ricavabili dalle ricerche effettivamente a disposizione? Quali sono i dati mancanti? La lettura di questi capitoli cerca di offrire spunti di riflessione e soluzioni a tali quesiti. Nel capitolo V, infine, sono delineate le principali strategie di prevenzione ed intervento per combattere i fenomeni in questione; in particolare larga importanza è data alle figure del/lla Consigliere/a di Parità e del/lla Consigliere/a di Fiducia e alle tecniche di risoluzione che esse mettono in atto. In allegato sono presentate due interviste da me condotte a L. Basso, ex Consigliera di Parità della Regione Veneto e a F. Torelli, Consigliera di Fiducia dell’Università Ca’Foscari.
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4

Sangiorgio, Placido. "La prevenzione e gestione dei conflitti generati dalla diversità religiosa nei luoghi di lavoro." Doctoral thesis, Università di Siena, 2023. https://hdl.handle.net/11365/1224595.

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Анотація:
Il tema della religione, rilevante per le sue molteplici valenze (identità, cultura, regole di vita, sfera valoriale), interessa il mondo del lavoro, in quanto luogo quotidiano e significativo d’incontro, di accoglienza, di conoscenza, di confronto, di integrazione. Questo studio si pone in maniera inter e trans-disciplinare mettendo in relazione gli studi e le riflessioni più recenti sul tema che aprono prospettive nuove agli orientamenti tradizionali provenienti dalla sociologia delle religioni, del lavoro e delle organizzazioni, con le istanze e gli interrogativi dei giuslavoristi. Il caso italiano viene quindi presentato in dialogo con i riferimenti teorici maggiormente significativi provenienti soprattutto da Paesi a più lunga e consolidata tradizione immigratoria. Le questioni relative all’oggetto di analisi si pongono sostanzialmente nell’ambito del lavoro dipendente e, sono già presenti in diversi accordi aziendali. L'analisi comparativa, pur nella diversità di norme che regolano il lavoro nei singoli Stati, evidenzia una base comune di quattro punti: • festività religiose e giorno di riposo settimanale; • tempi, spazi e modalità della preghiera; • cibo delle mense aziendali (selezione di alimenti, tempi e periodi di digiuno); • abito religioso, identità visiva e comunicazione. Partendo dal presupposto che è proprio del management supportare l’integrazione, la non discriminazione per credo religioso, bensì la messa in pratica di azioni favorevoli alla sua espressione in quanto centrali dell’identità dei lavoratori, la ricerca intende integrare, partendo dalla già difficile questione terminologica e di espressione sociale, i principali e più recenti studi internazionali sul tema, le questioni aperte soprattutto in Francia, Germania e Italia e aggiungere qualche nuova acquisizione sui già studiati CCNL italiani e accordi sindacali sull’integrazione di lavoratori con differenti identità religiose. Segue una parte empirica che, con l'intervista semi strutturata, intende dare voce ad alcuni dei principali studiosi italiani e stranieri. Un dialogo a distanza a cui hanno preso parte Massimo Ambrosini, Hicham Benaissa, Hugo Gaillard, Géraldine Galindo, Lionel Honoré, Massimiliano Monaci, Paul Morris, Vincenzo Pacillo, Pierfrancesco Stagi, Jochen Töpfer, Jean-Christophe Volia e Laura Zanfrini. E per valutare l'incidenza del tema su più vasta scala si riportano anche i punti di vista, raccolti direttamente e talora contraddittori, di alcuni noti pensatori contemporanei tra i quali Noam Chomsky e Peter Singer. Dunque il tema si inserisce nel più ampio quadro del “diversity management” e si confronta con temi delicati, non ultimo la prevenzione della radicalizzazione, che chiamano direttamente in causa e contrappongono il diritto alla sicurezza e quello di libertà religiosa. Gli studi sul tema (Bentivogli 2005; Colombo 2020; Ambrosini 2020) manifestano, inequivocabilmente, che la nostra immigrazione ha una storia recente e che un’indagine non può prescindere dagli studi prodotti in paesi di più lunga storia immigratoria, ad esempio Francia e Germania e dai fondamentali lavori della scuola di Cambridge (Hicks 2003, Syed et al., 2017), tenendo presente il punto di vista di studiosi provenienti da opposte scuole di pensiero.
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Nania, Rosarita <1987&gt. "La sicurezza nei luoghi di lavoro alla luce del d.lgs. n. 81/2008." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2461.

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FICHERA, GIUSEPPE PAOLO. "Minaccia all'integrità fisica nei luoghi di lavoro : conseguenze sulla salute psichica e aspetti di prevenzione secondaria." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2008. http://hdl.handle.net/2434/60897.

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Caruso, Stefano <1989&gt. "L’applicazione delle tecniche di employer branding online nei siti web dei migliori luoghi di lavoro statunitensi ed europei." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6034.

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Анотація:
La tesi ha l’obiettivo di indagare l’applicazione delle tecniche di employer branding nei contesti online da parte delle aziende delle classifiche Best Companies statunitensi e europee del Great Place to Work Institute. Nonostante l’employer branding non sia un concetto originale, la sua applicazione concreta da parte delle aziende non ha ancora ricevuto una particolare attenzione mentre le condizioni ambientali, la guerra dei talenti e l’evoluzione verso un’economia dei servizi e delle esperienze, richiedono sempre più alle imprese di impegnarsi in maniera proattiva per attrarre e trattenere i talenti. Questo elaborato si sviluppa partendo da un’analisi dei contributi accademici che costituiscono il fondamento dell’employer branding per poi indagare come questi concetti possono essere usati nel contesto del recruitment online. L’employer branding è una disciplina che trova il suo fondamento nelle teorie sia di marketing, come il brand management, la brand equity e le brand associations, sia di gestione delle risorse umane e organizzazione aziendale, come il contratto psicologico, l’identificazione organizzativa e l’employee experience. Proprio per la possibilità di veicolare un’esperienza di valore per il potenziale candidato, il web rappresenta lo strumento chiave per le strategie di recruitment delle aziende: il marketing digitale e il branding online rappresentano le frontiere dell’employer branding. Se il web offre diversi strumenti per il recruitment, come i portali di ricerca lavoro e i social media, il sito web rimane però lo strumento principalmente utilizzato dalle aziende. Basandosi sui concetti emersi dall’analisi della letteratura, è stato dunque creato il framework delle 4 A dell’employer branding online che si compone di linee guida che le aziende dovrebbero adottare nel realizzare un sito web efficace per il recruitment online. Basato su quattro macro categorie (awareness, aesthetic, affiliation e application) e tredici fattori, questo framework è stato usato nel Capitolo finale come griglia di analisi per valutare i siti web delle aziende del campione. Sono stati infatti raccolti e analizzati i dati relativi a 139 siti web. L’applicazione delle tecniche di cluster analysis e cross tabulation ha permesso infine di indagare il livello di performance (differenza tra attuale implementazione e potenziale teorico) relativamente alle attività dei employer branding online e le relazioni tra queste performance e le variabili di background del modello, dimensione delle aziende, settore economico di appartenenza e provenienza geografica. L’analisi empirica supporta l’ipotesi della tesi evidenziando un’implementazione delle tecniche di employer branding online sensibilmente minore rispetto al potenziale offerto dalle evoluzioni del marketing applicato all’employer branding. E’ stata identificata inoltre una relazione significativa tra performance relativamente alle attività dei employer branding online e la dimensione delle aziende. Diversamente, non si è registrata una relazione significativa tra performance e le altre due variabili di background del modello, settore e appartenenza geografica.
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MASSA, EMANUELA. "Prevenzione della diffusione dei contagi COVID-19 nei luoghi di lavoro. L’esperienza di un cantiere di grandi opere nel periodo gennaio-novembre 2021." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2022. http://hdl.handle.net/11567/1078638.

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Анотація:
Prevention of COVID-19 spread in the workplace. The experience of a major construction site in the period January-November 2021 Introduction: COVID-19 pandemic determined a remarkable impact also in workplaces. The present study reported data relating to COVID-19 cases that occurred between January and November 2021 in a major construction site. Objectives: The study aims to evaluate the prevalence of SARS-CoV-2 infection in the study population, to describe its demographic characteristics and to evaluate any significant associations between the variables investigated. Material and methods: An observational cross-sectional study was conducted using demographic, clinical and laboratory data. The study was conducted from 1st January to 3th November 2021 and involved the working population belonging to a large infrastructure site. The study population is represented by workers tested by antigen rapid test during the observation study period, either for asymptomatic screening or clinical suspicion reasons. Different jobs have been divided in three sectors: Construction Site, Services, Office. Regarding age, workers were divided into three groups: Group 1 (18-30 years), Group 2 (31-50 years), Group 3 (51-70 years). Results and conclusions: The prevalence of SARS-CoV-2 infection in the sample was 4.59% (95% CI 4.33 - 4.84). Among COVID-19 cases, the most represented job was the Construction Site (79.71%), followed by the Office (18.84%) and finally by the Services (1.45%). Regarding age, Group 3 (57.97%) is the most common, followed by Group 2 (31.88%) and Group 1 (10.15%). A correct management of COVID-19 in workplaces is essential to prevent the spread of the infection among workers. In this case adoption of preventive measures guaranteed the maintenance of the operations in safety and avoiding secondary cases of SARS-CoV-2 infection. The results of this study could be useful in order to plan further prevention and testing/ screening interventions aimed to ensuring the mitigation of the infection in the workplaces during the next phases of the epidemic characterized by a progressive endemization of the virus.
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DE, MICHELI BARBARA. "I luoghi dell’organizzazione al di là dello spazio organizzativo." Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2020. http://hdl.handle.net/11380/1245186.

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Анотація:
Lo spazio é stato a lungo trascurato nelle teorie organizzative. Nonostante sia evidente che le organizzazioni siano costituite anche da accordi per la gestione degli spazio di lavoro e che le vite lavorative si sviluppino attraversando questi spazi (Halford, 2008), solo recentemente i concetti di “luogo” e “spazio” sono riapparsi nella teoria delle organizzazioni (Kornberger and Clegg, 2004). Negli ultimi anni i ricercatori (Mukherjee 2017) hanno evidenziato come assistiamo contemporaneamente al crollo ed all’espansione dello spazio (organizzativo) a causa delle nuove tecnologie: i lavoratori e le lavoratrici sempre più spesso perdono un “ufficio fisico” mentre, contemporaneamente, interagiscono con artefatti tecnologici che di fatto espandono lo spazio organizzativo a loro disposizione, trascendendo i limiti dei loro corpi fisici. Questa tensione tra crollo ed espansione si può considerare indicativa dei limiti dell’approccio topografico al concetto di spazio organizzativo e rende lecita la domanda se la digitalizzazione dei processi di lavoro porti alla creazione di nuove tipologie di spazi organizzativi oppure semplicemente arricchisca le scelte tecniche per l’implementazione delle azioni nell’ambito del processo di azioni e decisione che costituisce l’organizzazione. La presente ricerca muove dall’analisi dei contributi più recenti e rilevanti alla definizione ed all’analisi dello spazio organizzativo con l’obiettivo di sistematizzare questi contributi in relazione alla loro possibile appartenenza alle tre concezioni dell’organizzazione come definite da Maggi (1996) ed utilizzati da Albano, Curzi, Fabbri (2017): la concezione che vede l’organizzazione come un sistema predeterminato rispetto agli attori (system centred), la concezione che vede l’organizzazione come “entità emergente e imprevista” (actor centred) e la concezione processuale che vede l’organizzazione come «processo di azioni e decisioni». Questa sistematizzazione consente di definire una tipologia dello spazio organizzativo, in cui le definizioni di spazio organizzativo ed i metodi di intervento sullo spazio organizzativo sono descritti in accordo alle tre posture epistemologiche. Questo esercizio è preliminare alla definizione di un framework concettuale che aiuti a comprendere in che modo lo spazio organizzativo subisce l’impatto dei processi di digitalizzazione equale delle tre posture epistemologiche sembri offrire un approccio allo spazio organizzativo capace di resistere alle sfide poste dai processi di digitalizzazione.
Space has been for long time neglected in management theories. Despite the fact work organizations are made by the arrangement of space and working lives are made and lived through these spaces (Halford, 2008), only recently the concepts of ‘place’ and ‘space’ have been brought back into organization theory (Kornberger and Clegg, 2004). In the latest years, researchers (Mukherjee 2017) have noticed how we assist at the same time at the collapse and at the expansion of (organizational) space through new technologies: workers increasingly loose a “physical office” but, at the same time, interact with technological artefacts which expand their organizational space, transcending the limits of their physical bodies. This tension between collapse and expansion can be considered indicative of the limits of the topographic approach to the concept of organizational space and may raise the question if the digitalization of work is creating a new type of organizational space or if it enriches the technical choices for the implementation of the actions in the process of actions and decisions which constitutes the organization. The research moves from the analysis of the most recent and relevant contributions to the definition and analysis of organizational space and points to the systematization of these contributions according to the three possible epistemological approaches to organization as defined by Maggi (1996) and used by Albano, Curzi, Fabbri (2017) – system-centered, actor-centered and process-centered. This systematization leads to a typology of organizational space, where organizational space definition and methods for acting upon it are sketched in accordance to the three epistemological postures. This exercise is preliminary to the definition of a conceptual framework for understanding how organizational space is impacted by digitalization processes and which of the three epistemological postures seams to provide an approach to organizational space resisting to the challenges posed by digitalization processes.
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D'Oria, Carmine. "Un metodo di valutazione dell'ergonomia e del comfort delle macchine e dei luoghi di lavoro mediante misura e stima di parametri posturali." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2013. http://hdl.handle.net/10556/921.

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Анотація:
2010 - 2011
Nel presente lavoro si sono definiti dei parametri antropometrici atti a descrivere i gradi di libertà, gli intervalli di movimento articolare e le posture ammissibili dal corpo umano. Sulla base di tale ricerca bibliografica, per ciascuna articolazione, si è suddiviso il range di movimento (Range of Motion, ROM) in intervalli angolari, ognuno con un significato specifico: · il CROM (Comfort Range of Motion) come dominio di appartenenza della funzione comfort, · il RRP (Range of Rest Position) come intervallo angolare caratteristico delle posizioni di riposo del corpo umano. Nella logica del modello di valutazione sviluppato in questo studio, gli RRP rappresentano l’intervallo angolare caratterizzato dal massimo punteggio di comfort. Le informazioni acquisite in merito ai CROM ed agli RRP, completate da una grossa mole di dati sperimentali ricavati nel corso di molte settimane di test in laboratorio, sono state quindi utilizzate per istruire una rete neurale, generalizzando, così, i risultati ottenuti dalle analisi effettuate in laboratorio. La scelta è stata condizionata dalla necessità di uno strumento che consentisse di svincolarsi dai risultati direttamente acquisiti dal campione di riferimento, ma che si basasse su tali valori per generarne di nuovi in corrispondenza di angoli differenti da quelli rilevati durante la sperimentazione. È stata quindi utilizzata una rete neurale per ogni articolazione e per ogni movimento per stabilire il tipo di correlazione tra i valori angolari ed i punteggi di comfort a disposizione. I livelli di comfort così ricavati sono stati combinati tra loro per esprimere il comfort globale di una postura complessa, vista come combinazione di differenti movimenti elementari. Si è dedicata attenzione in fine al tema dell’ergonomia cognitiva, a completamento dell’analisi effettuata sull’ergonomia posturale, e in maniera da offrire uno strumento di analisi ergonomica completo. L’analisi del fattore di ergonomia cognitiva ha permesso la valutazione di un parametro correttivo da applicare all’indice globale. Il modello di valutazione del comfort così sviluppato rappresenta un’ottima risorsa cui fare riferimento sia in fase di progettazione che di ottimizzazione di interfacce uomo macchina o di ambienti lavorativi. L’accuratezza e la semplicità pratica di tale strumento, in unione con la generalità dei contesti operativi in cui può essere impiegato, lo rendono certamente un valido supporto decisionale. I risultati presentati in questa trattazione sono rivolti agli arti superiori del corpo, ma la metodologia utilizzata può essere applicata anche al tronco e agli arti inferiori. A partire da queste valutazioni potranno essere introdotti opportuni fattori correttivi che consentano di valutare l’effetto dell’azione gravitazionale (basandosi sull’idea del Gravity Assisted Point del metodo LUBA), il supporto arti (poggiatesta, braccioli e superfici di appoggio in generale), l’equilibrio della postura (distribuzione del peso, condizioni dello spazio operativo), la tipologia di presa, la frequenza delle azioni ripetute, il tempo di mantenimento della postura e la fatica muscolare, nell’ottica di sviluppo di uno strumento multi parametrico che snellisca la fase di validazione ergonomica del prodotto, sia in termini di riduzione di costi, che in termini di tempi di ottimizzazione del prodotto. [a cura dell'autore]
X n.s.
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CERVELLERA, Daniela. "Forme di tutela delle lavoratrici e dei lavoratori in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. La sottostima dei rischi e la sottorappresentazione del genere femminile sul lavoro." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2013. http://hdl.handle.net/10446/28644.

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Gabellini, Sonia. "Valutazione dei Rischi e Sistemi di Gestione della Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro: aspetti generali e applicazione ad un caso di studio." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amslaurea.unibo.it/1134/.

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PELUSI, Lorenzo Maria. "I luoghi di lavoro tra vecchi problemi e nuovi rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori: dagli spazi confinati al lavoro da remoto." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2019. http://hdl.handle.net/10446/128708.

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Анотація:
This doctoral thesis concerns the issues, in terms of occupational health and safety, both related to smartworking, regulated by Law n. 81/2017, and to the specific rules set out by the D.P.R. n. 177/2011 in the field of prevention for activities which are considered particularly complex and risky for workers, such as outsourced works to be carried out in confined spaces or within places suspected of having been polluted. The firs analysis has been developed by examining the health and safety regulations laid down by Article 3, paragraph 10, of Legislative Decree n. 81/2008, applicable to teleworking and other forms of remote working, also in light of the case-law which outlined the (broad) notion of “workplace”. On the other hand, for the survey concerning confined spaces, the candidate adopted a practical methodology made possible by the activities he carried out as a member of a Committee for the certification of contracts. Indeed, for the purposes to ensure both the lawfulness of the employment or outsourcing contracts and the proper assessment and management of the occupational risks, the D.P.R. n. 177/2011 stipulates that the contracting and subcontracting agreements regarding works to be carried out in in confined spaces or within places suspected of having been polluted – as well as the non-standard forms of employment contracts (fixed term contracts, job on call, posting of workers, temporary agency work, seasonal work, etc.) related to the workers who are going to perform works in this specific sector – must be certified by the Committees for the certification of contracts, in application of the procedure outlined by the Legislative Decree n. 276/2003.
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Russo, Damiano <1978&gt. "La relazione tra identità e pratiche nei luoghi di lavoro. Uno studio sul campo in un laboratorio di ricerca pubblica nella NanoScienza e Tecnologie." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1804/1/Russo_Damiano_tesi.pdf.

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Russo, Damiano <1978&gt. "La relazione tra identità e pratiche nei luoghi di lavoro. Uno studio sul campo in un laboratorio di ricerca pubblica nella NanoScienza e Tecnologie." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1804/.

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PAOLINI, CHIARA. "Salute e sicurezza sul lavoro nei cantieri temporanei o mobili. Gli incerti confini dell’obbligo di sicurezza." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2019. http://hdl.handle.net/11566/263275.

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Анотація:
Nonostante gli importanti progressi normativi in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, l’insicurezza sul lavoro continua ad essere una piaga della nostra società che potrebbe colpire chiunque prenda parte ad un processo produttivo. Nell’indagare della responsabilità dei vari soggetti coinvolti nel sistema prevenzionistico è emersa con particolare evidenza l’inquietudine di chi, come l’ingegnere, assume rilevanti e poliedriche funzioni di prevenzione, in ragione della manifesta incertezza dei confini dell’obbligo di sicurezza, che a tratti sembra quasi sottendere ipotesi di responsabilità oggettiva, non apertamente dichiarate dal legislatore. Per meglio comprendere la questione si è analizzata, preliminarmente, l’evoluzione normativa del principio della massima sicurezza possibile, al fine di comprendere l’estensione del diritto alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro; successivamente, si è approfondito lo studio della normativa attualmente in vigore di cui al d.lgs. 81/2008, ossia dei modelli di ripartizione di responsabilità ivi previsti. Dopo aver descritto i profili di responsabilità di ciascuna figura singolarmente considerata, anche alla luce delle più rilevanti pronunce giurisprudenziali e specie con riferimento a quanto previsto dal Titolo IV del d.lgs. 81/2008, ci si è posti dinanzi alla problematica del concorso di colpa dal quale maggiormente dipende l’incertezza dei confini del dovere di sicurezza. Assumere delle funzioni in materia prevenzionistica, già nella generalità degli ambienti di lavoro, ma ancor di più con riferimento al settore delle costruzioni, comporta l’esposizione ad una non ben definita responsabilità. Benché l’apparato normativo risulti essere piuttosto completo, ben strutturato ed organizzato, quando dall’astrattezza della norma si passa alla concretezza dei giudizi emergono con preponderante evidenza le problematicità dello stesso che alimentano, anziché sopire, l’inquietudine degli operatori. Inquietudine che, parallelamente e conseguentemente, coinvolge per il tramite della legge 123/2007 le persone giuridiche chiamate a rispondere per i reati commessi in violazione delle norme antinfortunistiche dai proprio sottoposti o apicali.
Despite important progress in the field of health and safety regulations in the workplace, job insecurity continues to be a scourge in our society, and that could have an effect on anyone taking part in a production process. While investigating the responsibilities of the various parties involved in the preventative mechanism, it was brought to light the concern of those professional figures like an engineer who assumes relevant and multifaceted prevention functions, due to the evident uncertainty of the limits of the security obligation. At times it almost seems to imply the hypotheses of objective responsibility, not declared by the legislator. To better understand the issue, the legislative evolution of the principle of maximum possible security has been analyzed. In order to understand the extension of the right to health and safety in the workplace, it has been examined in depth the study of the current legislation in force (legislative decree 81/2008) that refers to the models for responsibilities distribution provided by the law. After having described the responsibility profile of each individual figure considered, and in light of the most relevant jurisprudential declaration, especially with reference to what is established in the Title IV of the Legislative Decree 81/2008, the problem of contributory negligence on which the uncertainty of the limits of responsibility on security duties has been faced. To take on a role in prevention matter which is present in the majority of working environments, but even more, in the construction industry, it involves exposure to an undefined responsibility. Although, the regulatory apparatus appears to be rather complete, well-structured and organized, when, from the abstractness of the norm we pass to the concreteness of the judgments, the problems of the same emerge with overwhelming evidence that fuel rather than suppress the apprehension of the operators. Concerns that, in parallel and consequently, sees legal entities called to answer for the crimes committed in violation of the accident prevention regulations by subordinates or top managers according to the law 123/2007.
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Crosato, Fabio <1992&gt. "Come cambia il luogo di lavoro." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13697.

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Анотація:
L’innovazione e la capacità competitiva nelle organizzazioni sono temi sempre più pressanti per le aziende attuali, le quali si trovano a svolgere la propria attività d’impresa in situazioni e contesti in cui le variabili economico-sociali sono in perpetua evoluzione e mutamento. Ambienti economici così diversi rispetto al passato hanno portato le aziende a evolvere sotto differenti aspetti come immobilizzazioni, tecnologie, macchinari e forza lavoro con nuove e differenti competenze, e tutto ciò è stato anche affiancato da nuovi metodi e luoghi di lavoro. Caso su tutti è quello dello “Smart Working”. Questo nuovo metodo lavorativo si è dimostrato essere di grande interesse per le imprese poiché esso permette di incrementare la soddisfazione e le performance lavorative dei dipendenti coniugando al contempo i loro impegni professionali con quelli privati. L’inizio e l’introduzione di una politica di “Smart Working” richiede l’uso e la predisposizione di diverse variabili, le quali si dimostrano essenziali al fine di raggiungere risultati efficaci ed efficienti . Queste impattano sugli stili di leadership, sulle tecnologie comunicative, sulle policy aziendali e sugli spazi fisici degli uffici. I motivi, le opportunità e il percorso introduttivo di una politica di “Smart Working” hanno potuto essere ulteriormente approfonditi attraverso lo studio di un grande gruppo industriale di Treviso, CAME S.p.a., il quale in un contesto di rinnovo e di riorganizzazione aziendale ha avviato un progetto di mutamento dei precedenti metodi lavorativi.
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DE, PASQUAL LAURA. "L'Unione Europea e la sfida del post-secolarismo: un'analisi della giurisprudenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea in materia di discriminazione religiosa sul luogo di lavoro." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2022. http://hdl.handle.net/10280/122310.

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Анотація:
L'obiettivo del presente lavoro è l'analisi dell'approccio che le istituzioni dell'Unione Europea hanno adottato fino ad oggi nei confronti del fenomeno religioso, indagando se l'applicazione fattuale degli strumenti regolatori dell'UE in materia di discriminazione religiosa sul luogo di lavoro sia adeguata al contesto post-secolare e pluralistico contemporaneo. Per raggiungere tale obiettivo, dopo aver discusso della nascita del concetto di post-secolarismo e aver indagato a livello preliminare se gli strumenti normativi europei in materia religiosa possano essere considerati adeguati all'attuale scenario post-secolare, il presente lavoro analizza e discute le sentenze della Corte di Giustizia dell'Unione Europea riguardanti sia l'esibizione di simboli e abbigliamento religioso sul luogo di lavoro che il grado di autonomia riconosciuto agli Stati Membri nell'organizzare le proprie relazioni con le organizzazioni religiose. In aggiunta, verrà analizzata nel dettaglio la giurisprudenza sviluppata dalla Corte Europea dei Diritti Umani in materia di utilizzo di capi d'abbigliamento religiosamente connotati e di autonomia delle organizzazioni religiose.
The aim of the present work is to analyse the approach that the institutions of the European Union have developed so far with regards to the management of religion, evaluating whether the concrete application of EU regulatory instruments in matters of religious discrimination in the workplace can be considered adequate to a post-secular and pluralistic context. In order to answer such question, after having discussed the emergence of post-secularism and having conducted a preliminary assessment of whether or not the EU normative instruments concerning religion can be considered appropriate to the contemporary post-secular context, the present work analyses and makes considerations on the CJEU judgments concerning both the exhibition of religious apparel in the workplace and the degree of autonomy left to Member States in organizing their relations with religious organizations in the occupational field. In addition, a thorough examination of the jurisprudence developed by the European Court of Human Rights on the use of religious symbols and apparel and on religious organizations’ autonomy will be conducted.
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Rasotto, Chiara. "Prevenzione attraverso l'attività motoria compensativa in lavoratori a rischio di patologie muscolo-scheletriche dell'arto superiore e del collo." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3422642.

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Background: Work-related musculoskeletal disorders (WRMDs) represent a considerable public health problem in industrialized societies. In the last 5-year, data highlighted a 158% increase on such diseases. In general, physical activity has been showed a useful tool to prevent musculoskeletal disorders; for these reasons, in 2009, the Italian Workers' Compensation Authority (INAIL: Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro), in partnership of University of Padua, financed a Ph.D. grant entitled “Workplace physical activity program to prevent upper limb and neck musculoskeletal disorders”, aiming to investigate the potential benefits of physical activity programs carried out in this environment. Objective: To determine the effectiveness of a workplace physical activity program in workers at risk of upper extremity and neck musculoskeletal disorders. This study was performed in two industries of Padua and Venice. Methods: Occupational Medicine of Padua analyzed the risk for biomechanical overload; then participants underwent functional evaluation. Upper limbs strength and flexibility, range of motion during shoulder elevation and abduction and during head-flexion, extension, lateral inclination and rotation were measured. Furthermore subjects were asked to complete two questionnaires for the arm and neck function. Finally Visual Analogue Scales were used to evaluate pain on neck, shoulder, elbow and wrist. In the settlement of Padua, a metalworking factory, 30 volunteers were involved into the program, and 55 subjects assigned to a control group. Exercise sessions were organized during lunch break, 3 time-a-week, for 30 minutes each, the intervention lasted 10 months. In the settlement of Venice, the industry belongs to the eyewear sector. Here it has been evaluated 58 participants, which, in turn 30 were allocated to to the experimental group while 30 were assigned to the control group. Exercise sessions were set twice a week and the intervention lasted 5 months. Results and Conclusions: Both intervention groups showed significant improvements on range of motion and strength of upper limbs, in addition, shoulder elevation and abduction has been improved. Finally, also head inclination and rotation gained benefits as well as reduction of upper-limb disability. Metal workers referred a decrease in disability for neck region and a fainting on perceived pain, even in neck region and wrists. Eyewear workers showed only pain reduction on wrists. Several limitations arose, especially related to the economical crisis which involved both industrial settlements; however, exercise programs, when properly administered, contributed to the improvement to the physical efficiency and functional status. This further document confirms the benefits of a physical activity program as tool to prevent WRMDs.
Introduzione: Negli ultimi anni le patologie muscolo-scheletriche correlate al lavoro sono diventate fonte di notevole preoccupazione per l’entità e la gravità delle conseguenze che possono comportare. In Italia, infatti, le denunce muscolo-scheletrico sono in costante aumento, che nel 2010 ha raggiunto il 158% rispetto al 2006 Per arginare il problema, nel corso del 2009 l’INAIL, in collaborazione con l’Università di Padova, ha promosso un Dottorato di Ricerca dal titolo “Prevenzione attraverso l’attività motoria compensativa nei lavoratori a rischio di patologie muscolo-scheletriche”. Scopo dello studio: Verificare l’efficacia di un protocollo di specifica attività motoria di tipo compensativo nei lavoratori di due aziende della provincia di Padova (settore metalmeccanico) e di Venezia (settore ottico), i quali, per lo svolgimento delle loro mansioni, sottopongono gli arti superiori ad un sovraccarico biomeccanico potenzialmente dannoso. Metodi: Dopo la valutazione del rischio, eseguita dalla Medicina del Lavoro di Padova, i lavoratori di ciascuna azienda sono stati sottoposti ad alcuni test di efficienza fisica per la valutazione della flessibilità e della forza dell’arto superiore e per il range di movimento di elevazione ed abduzione della spalla e di flessione, estensione, inclinazione e rotazione del capo. Sono, inoltre, stati impiegati due questionari per determinare la capacità funzionale dell’arto superiore e del collo nello svolgimento delle attività della vita quotidiana e la scala VAS del dolore, per quantificare il dolore connesso ai DMS di collo, spalle, gomiti, polsi/mani. Presso l’azienda metalmeccanica, sono stati valutati 85 soggetti, 30 dei quali hanno volontariamente preso parte al gruppo d’intervento, mentre gli altri 55 hanno formato il gruppo di controllo. In accordo con i responsabili, il programma motorio si è svolto con una frequenza di 3 sedute settimanali di 30 minuti ciascuna, organizzate durante la pausa pranzo e si è concluso dopo 10 mesi. Presso l’azienda del settore ottico, invece, sono stati valutati 58 soggetti, 30 dei quali hanno formato il gruppo sperimentale e 28 quello di controllo. Le lezioni sono state organizzate durante l’orario di lavoro, con una frequenza settimanale di 2 sedute e una durata complessiva di 5 mesi. Risultati e Conclusioni: In entrambi i gruppi di intervento si sono verificati significativi miglioramenti della mobilità e della forza degli arti superiori, del range di elevazione ed abduzione delle spalle e di inclinazione e rotazione del capo, oltre ad un’apprezzabile riduzione dei livelli di disabilità del braccio. I lavoratori metalmeccanici hanno inoltre riferito una diminuzione della disabilità anche per quanto riguarda il collo e un’attenuazione del dolore, prevalentemente a livello del collo e del complesso articolare mano/polso di entrambi i lati. Per le operaie del settore ottico, invece, la riduzione del dolore si è limitata al solo complesso mano/polso. In definitiva, nonostante alcune difficoltà di svolgimento legate alla crisi economica intercorrente, si conferma che un programma di attività motoria, adeguatamente somministrato, può contribuire al miglioramento di alcune componenti di efficienza fisica e funzionale ed essere considerato un utile strumento di prevenzione dei disturbi muscolo-scheletrici dell’arto superiore e del collo.
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LEI, MASSIMILIANO. "La tutela penale della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/11573/917270.

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Анотація:
Nella prima parte del lavoro sono state esaminate le figure soggettive su cui grava il c.d. obbligo prevenzionistico. Si è ritenuto opportuno premettere talune considerazioni in tema di reato proprio sul rilievo che, in determinati settori, ivi compreso quello oggetto di analisi, l’identificazione della lesione penalmente rilevante si interseca con vincoli funzionali riferibili a specifiche categorie soggettive e con esigenze, altrettanto funzionali, di salvaguardia di interessi particolari. Nel secondo capitolo è stato affrontato il tema del trasferimento di funzioni che ha trovato formale riconoscimento nell’art. 16 D.lgs n. 81/08. Sono stati quindi esaminati gli illeciti penali (codicistici ed extra-codicistici) nell’ambito c.d. antinfortunistico. Da ultimo, si è passato alla trattazione, per gli aspetti d’interesse, della disciplina sulla responsabilità da reato degli enti.
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CANTARANO, TOMMASO. "LA RAPPRESENTANZA SINDACALE DEI LAVORATORI NEI LUOGHI DI LAVORO: DALL'ART. 19 L. N. 300/1970 ALLA SENTENZA 231 DEL 2013 DELLA CORTE COSTITUZIONALE." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/11573/918018.

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SCOLARI, BALDASSARE. "State Martyr Representation and Performativity of Political Violence." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251176.

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L’indagine prende in esame l’uso e la funzione politica della figura del martire nello spazio pubblico contemporaneo. La ricerca, pur nel riferimento consapevole alla consolidata letteratura ormai classica sull'argomento, ha tra i propri riferimenti filosofici specificatamente la teoria del discorso di Michel Foucault, con la sua metodologia dell’analisi discorsiva, e segue un approccio transdiscipli¬nare fra scienze culturali e filosofia. Essa ha come punto di partenza, come caso di studio, la rappresentazione mediale del politico e statista democristiano Aldo Moro quale martire di stato durante e dopo il suo assassinio per opera delle Brigate Rosse nel 1978. La ricerca si sviluppa sulla scorta dell’ipotesi di una connessione fra procedure di legittimazione dell’autorità politica e delle strutture di potere e l’emergere della figura del martire di Stato. Le rappresentazioni martirologiche sono considerate pratiche discorsive performanti, attraverso le quali la morte di Moro viene ad assumere il significato di un martirio per lo Stato, la Repubblica Italiana e i valori democratici. L’ipotesi di lavoro è che, attraverso l’allocazione dello statuto di martire, la morte di Moro acquisisca il significato di un atto (volontario) di testimonianza della verità assoluta e trascendentale dei diritti umani, garantiti dalla costituzione (in particolare articolo 2 della Costituzione Italiana), così come della necessità dello Stato come garante di tali diritti. Attraverso questa significazione, la figura di Moro assurge inoltre a corpo simbolico dello Stato-nazione, legittimando lo stesso e fungendo da simbolo d’identificazione collettiva con la nazione. Si tratta qui di mettere in luce il rapporto intrinseco fra la figura del martire e una narrazione mitologica dello Stato, dove mito sta a indicare un «assolutismo del reale» (Absolutismus der Wirklichkeit). La ricerca vuole altresì mettere in luce la dimensione strumentale delle rappresentazioni martirologiche di Aldo Moro, le quali hanno mantenuto e tuttora mantengono un’efficacia performativa nonostante il chiaro ed evidente rifiuto, espresso da Moro stesso, di essere sacrificato «in nome di un astratto principio di legalità.» La ricerca si propone di dimostrare la valenza di tale ipotesi di lavoro attraverso l’analisi dell’apparizione e diffusione delle rappresentazioni martirologiche di Aldo Moro in forme mediali differenti nell’intervallo temporale di quattro decenni. Il corpus delle fonti preso in esame include: articoli di giornali e riviste, i documenti prodotti da Moro e della Brigate Rosse durante i 55 giorni di sequestro, trasmissioni televisive (documentari e reportage), opere letterarie e cinematografiche. La teoria discorsiva e l’analisi archeologico-genealogica sviluppate da Michel Foucault fungono da base teorico-metodologica del lavoro. Il taglio transdisciplinare dell’indagine rende necessaria la distinzione di due diversi piani di ricerca. In primo luogo, ci si pone come obiettivo di individuare e analizzare le diverse rappresentazioni come elementi di una formazione discorsiva il cui tema comune è la morte di Aldo Moro. Si tratta di operare una ricognizione, attraverso il lavoro empirico, dei modi di rappresentare l’uccisione di Aldo Moro e di individuare le regole che determinano ciò che può essere detto e mostrato a tale riguardo. In secondo luogo, a partire da qui, ci si propone di fare un’analisi critica dell’uso e della funzione del linguaggio e della simbologia di matrice religiosa all’interno della forma¬zione discorsiva presa in esame. L'obiettivo è di mettere così in luce non solo il dispositivo di legittimazione politica che presiede alla costruzione della figura del martire, ma anche la sua polivalenza.
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SERPETTA, MARIA GIULIA. "La Regola per ben confessarsi di Giacomo della Marca: edizione e commento linguistico." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251618.

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Tutta le ricerche riguardanti la confessione prendono avvio – e non potrebbe che essere così – dal Concilio Lateranense IV del 1215 e in particolare dalla disposizione 21, meglio nota con il suo incipit Omnis utriusque sexus. È per far fronte all’adempimento di tale disposizione (che prescrive l’obbligatorietà annuale alla confessione per tutti i fedeli di entrambi i sessi, come il testo ci dice) che si sviluppa una letteratura finalizzata a istruire sia i sacerdoti (al tempo impreparati a svolgere il ruolo di confessori), sia i penitenti. Questi manuali si moltiplicano con l’avvento della stampa a caratteri mobili; in particolare si sviluppa il genere delle confessioni generali: opuscoli di poche pagine in cui si fornisce al penitente una guida all’esame di coscienza attraverso un particolareggiato elenco di peccati. A questo filone appartiene la Regola per ben confessarsi di Giacomo della Marca, sicuramente uno dei predicatori più noti dell’Osservanza francescana. Il confessionale, scritto sia in latino (con il titolo di De confessione) che in volgare, è un’opera molto nota e diffusa. Viene presentato un elenco di tutti i peccati possibili, organizzati secondo un’ampia varietà di griglie concettuali: i dodici articoli della fede; i sette vizi capitali; i dieci comandamenti; i cinque sensi corporali; i sette sacramenti; le sette opere della misericordia corporale e spirituale; le tre virtù teologali e i doni dello Spirito Santo, ecc. L’importanza e la diffusione del testo sono testimoniate dalle otto edizioni a stampa segnalate tra il 1465 e il 1550 (cfr. Jacobson Schutte 1983: 208-209). Sono censiti anche tre manoscritti: il codice 33, posseduto dalla Biblioteca francescana e picena di Falconara Marittima; il Ricc. 341, presente presso la Biblioteca Riccardiana di Firenze e il manoscritto 2806, conservato presso la Biblioteca Augusta di Perugia. Nonostante ciò il testo non è stato oggetto di uno studio critico approfondito. Per tale motivo, il mio lavoro si è posto l’obiettivo di approntare l’edizione del testo di uno dei maggiori rappresentanti del francescanesimo marchigiano, fornendo un ulteriore tassello per lo studio di quel settore della letteratura penitenziale costituito dai confessionali. La collazione dei manoscritti e delle stampe ha rivelato la complessa situazione testuale: gli esemplari non derivano tutti dallo stesso originale ma sono copie di testi diversi. Nell’impossibilità, quindi, di ricostruire validamente la volontà d’autore, ho scelto di riportare in edizione il testo della Biblioteca di Falconara, ritenendo che questo codice rappresenti il bon manuscrit perché lo considero portatore del testo ‘reale’, circolato al suo tempo; questo esemplare, infatti, ha un nucleo comune a tutti, presente in una forma né troppo stringata né troppo estesa. Nella seconda parte del mio lavoro, il testo è stato oggetto di un commento linguistico basato sulla veste fonetica, morfologica e sintattica, in primo luogo; successivamente mi sono concentrata su un’analisi di tipo pragmatico-testuale, fondata sulla teoria delle tradizioni discorsive, così come è stata elaborata in ambito tedesco. Lo scopo della mia ricerca è stato quindi quello di rendere nota una delle opere che maggiormente si inscrive nel clima religioso Quattrocentesco e di evidenziare se i suoi caratteri linguistici, confrontati con opere appartenenti allo stesso genere, possano codificare una vera e propria tradizione discorsiva.
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RECCHI, Simonetta. "THE ROLE OF HUMAN DIGNITY AS A VALUE TO PROMOTE ACTIVE AGEING IN THE ENTERPRISES." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251122.

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Ogni azienda che si riconosca socialmente responsabile deve occuparsi dello sviluppo delle carriere dei propri dipendenti da due punti di vista: quello individuale e personale e quello professionale. La carriera all’interno di un’azienda coinvolge, infatti, la persona in quanto individuo con un proprio carattere e una precisa identità e la persona in quanto lavoratore con un bagaglio specifico di conoscenze e competenze. L’azienda ha, quindi, il compito di promuovere carriere professionalmente stimolanti che si sviluppino in linea con i suoi stessi valori, la sua visione e la sua missione. Nel panorama moderno, aziende che sviluppano la propria idea di business nel rispetto dei lavoratori proponendo loro un percorso di crescita, si mostrano senza dubbio lungimiranti. Un tale approccio, però, non basta a far sì che vengano definite socialmente responsabili. I fattori della Responsabilità Sociale d’Impresa sono infatti numerosi e, ad oggi, uno dei problemi principali da affrontare è quello del progressivo invecchiamento della popolazione. Dal momento che la forza lavoro mondiale sta invecchiando e che si sta rispondendo al problema spostando la linea del pensionamento, tutte le aziende sono obbligate a mantenere le persone il più a lungo possibile attive e motivate a lavoro. L’età è spesso visto come un fattore di diversità e di discriminazione, ma nello sviluppare la mia argomentazione, cercherò di dimostrare che una politica del lavoro che supporti l’idea dell’invecchiamento attivo può trasformare questo fattore da limite in opportunità. Il rispetto degli esseri umani, a prescindere dalle differenze legate all’età, dovrebbe essere uno dei valori fondanti di ogni impresa. Nel primo capitolo della tesi, svilupperò il tema della dignità umana così come è stato concepito a partire dalla filosofia greca fino alla modernità. La dignità intesa come valore ontologico, legato all’essenza dell’uomo, diventerà con Kant il fattore di uguaglianza tra tutti gli esseri viventi, la giustificazione del rispetto reciproco. Il concetto di dignità verrà, poi, definito nel secondo capitolo come il principale valore che deve ispirare l’azione sociale delle imprese, come l’elemento che garantisce il rispetto di ogni dipendente che prima ancora di essere un lavoratore è un essere umano. La dignità è ciò che rende l’essere umano degno di essere considerato un fine in se stesso piuttosto che un mezzo per il raggiungimento di un fine esterno. Nell’era della globalizzazione, dove il denaro è il valore principale, gli esseri umani rischiano di diventare un mezzo al servizio dell’economia. A questo punto, il rispetto della dignità deve divenire il fondamento di un ambiente di lavoro che promuove la crescita e la fioritura dell’essere umano. Nel secondo capitolo cercherò quindi di dimostrare come l’idea di dignità possa promuovere un management “umanistico” centrato sul rispetto dell’essere umano. Un’impresa socialmente responsabile può promuovere il rispetto di ogni lavoratore se fa propri i valori di dignità e uguaglianza. Attraverso la teoria dello Humanistic Management che veicola tali valori, il lavoro diventa un luogo in cui l’uomo può esprimere se stesso, la sua identità, le sue conoscenze e competenze. Inoltre, dal momento che la popolazione sta invecchiando, le aziende devono farsi carico della forza lavoro più anziana, come è emerso sopra. A questo punto, nel terzo capitolo, il concetto della Responsabilità Sociale d’Impresa sarà analizzato nel suo legame con i temi dell’invecchiamento attivo e della diversità sul posto di lavoro. Conosciamo diverse ragioni di differenza a lavoro: genere, cultura, etnia, competenze, ma qui ci concentreremo sul fattore età. È naturale che i lavoratori anziani abbiano un’idea di lavoro diversa da quella dei giovani e che le loro abilità siano differenti. Ma questa diversità non deve essere valutata come migliore o peggiore: essa dipende da fattori che analizzeremo e che l’impresa socialmente responsabile conosce e valorizza per creare un ambiente di lavoro stimolante e collaborativo, eliminando possibili conflitti intergenerazionali. Alcune delle teorie che permettono di raggiungere tali obiettivi sono il Diversity Management e l’Age Management: ogni impresa può promuovere pratiche per valorizzare gli anziani, permettendo loro di rimanere più a lungo attivi e proattivi a lavoro e di condividere le proprie conoscenze e competenze. L’ultimo capitolo della tesi si concentrerà su un caso di azienda italiana che ha sviluppato uno strumento di valorizzazione di collaboratori over 65. Sto parlando della Loccioni, presso cui ho svolto la ricerca applicata e che promuove il progetto Silverzone, un network di persone in pensione che hanno conosciuto l’azienda nel corso della loro carriera e che continuano a collaborare con essa ancora dopo il pensionamento. Per capire l’impatto qualitativo e quantitativo che il progetto ha sull’azienda, ho portato avanti un’analisi qualitativa dei dati ottenuti grazie a due tipi di questionari. Il primo ha visto il coinvolgimento dei 16 managers della Loccioni a cui sono state sottoposte le seguenti domande: 1. Chi sono i silver nella tua area di business? Quali i progetti in cui essi sono coinvolti? 2. Qual è il valore del loro supporto per l’azienda? E, allo stesso tempo, quali sono le difficoltà che possono incontrarsi durante queste collaborazioni? 3. Qual è la frequenza degli incontri con i silver? 4. Perché l’azienda ha bisogno di questo network? Successivamente, ho sottoposto un altro questionario agli 81 silver della rete. Di seguito i dettagli: 1. Qual è il tuo nome? 2. Dove sei nato? 3. Dove vivi? 4. Qual è stato il tuo percorso formativo? 5. Qual è stata la tua carriera professionale? 6. Come e con chi è avvenuto il primo contatto Loccioni? 7. Come sei venuto a conoscenza del progetto Silverzone? 8. Con quali dei collaboratori Loccioni stai lavorando? 9. In quali progetti sei coinvolto? 10. Potresti descrivere il progetto in tre parole? 11. Che significato ha per te fare parte di questa rete? 12. Nella tua opinione, come deve essere il Silver? 13. Che tipo di relazioni hai con i collaboratori Loccioni? 14. Quali dimensioni umane (dono, relazione, comunità, rispetto) e professionali (innovazione, tecnologia, rete) emergono lavorando in questo progetto? Il progetto Silverzone è sicuramente una buona pratica di Age Management per mantenere più a lungo attivi i lavoratori over 65. I progetti in cui i Silver sono coinvolti hanno un importante impatto economico sull’impresa, in termini di investimento ma anche di guadagno. Ad ogni modo, qui la necessità di fare profitto, stando a quanto è emerso dai risultati delle interviste, è subordinata al più alto valore del rispetto dei bisogni umani che diventa garante di un posto di lavoro comfortable, dove si riesce a stringere relazioni piacevoli, collaborative e produttive.
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BULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

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Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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ALESSANDRA, Campanari. "“IDENTITY ON THE MOVE” FOOD, SYMBOLISM AND AUTHENTICITY IN THE ITALIAN-AMERICAN MIGRATION PROCESS." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251264.

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Il mio lavoro di ricerca rappresenta un contributo allo studio dell'esperienza umana dello “spazio alimentare” come costruzione sociale che comprende sia i modelli del comportamento umano, e la loro relazione sensoriale con uno specifico luogo, sia l'imprenditoria etnica. Il nucleo di questo progetto di ricerca è rappresentato da un’indagine multi-generazionale del multiforme processo della migrazione italiana in America, laddove la cultura alimentare viene utilizzata come veicolo per esaminare come gli immigrati abbiano prima perso e poi negoziato una nuova identità in terra straniera. Lo scopo generale della tesi è quello di esaminare come il cibo rappresenti un collegamento nostalgico con la patria per la prima generazione, un compromesso culturale per la seconda e un modo per rinegoziare un'etnia ibrida per le generazioni successive. La lente del cibo è anche utilizzata per esplorare lo sviluppo dei ristoranti italiani durante il Proibizionismo e il loro ruolo nel processo di omogeneizzazione culinaria e di invenzione della tradizione nel mondo contemporaneo. Per spiegare come la cucina regionale in America sia diventata un simbolo collettivo di etnia e abbia potuto creare un'identità Italo-Americana nazionale distinta da quella italiana, ho adottato il modello creato da Werner Sollors e Kathleen Neils Cozen e sintetizzato con l'espressione di “invenzione dell'etnia”. Il capitolo di apertura esplora la migrazione su larga scala che ha colpito l'Italia e la storia economica italiana per oltre un secolo e prosegue con un’analisi storica sullo sviluppo dei prodotti alimentari nel tempo. La prima sezione evidenzia il significato culturale dell'alimento e il suo ruolo nella costruzione di un'identità nazionale oltre i confini italiani e prosegue con un’analisi sulla successiva variazione delle abitudini alimentari durante l'immigrazione di massa. Il capitolo conclude illustrando il quadro teorico utilizzato per teorizzare le diverse dimensioni dell'etnia. Partendo dall'ipotesi che l'identità sia un elemento socialmente costruito e in continua evoluzione, il secondo capitolo è dedicato all'analisi della natura mutevole del cibo, esplorata attraverso tre distinti ma spesso sovrapposti tipi di spazio: spazio della "memoria individuale"; spazio della "memoria collettiva"; spazio della "tradizione inventata". Lo spazio della “memoria individuale” esplora come i primi immigrati italiani tendevano a conservare le loro tradizioni regionali. Al contrario lo spazio della memoria collettiva osserva il conflitto ideologico emerso tra la prima e la seconda generazione di immigrati italiani, in risposta alle pressioni sociali del paese ospitante. L'analisi termina con la rappresentazione di generazioni successive impegnate a ricreare una cultura separata di cibo come simbolo dell'identità creolata. Il capitolo tre, il primo capitolo empirico della dissertazione, attraverso l'analisi della letteratura migrante mostra l'importanza del cibo italiano nella formazione dell'identità italo- americana. Questa letteratura ibrida esamina il ruolo degli alimenti nelle opere letterarie italo-americane di seconda, terza e della generazione contemporanea di scrittori. Il quarto capitolo completa la discussione seguendo la saga del cibo italiano dai primi ristoranti etnici a buon mercato, frutto della tradizione casalinga italiana, fino allo sviluppo di un riconoscibile stile di cucina italo-americano. A questo proposito, i ristoranti rappresentano una "narrazione" etnica significativa che riunisce aspetti economici, sociali e culturali della diaspora italiana in America e fa luce sull'invenzione del concetto di tradizione culinaria italiana dietro le cucine americane. La sezione termina con un'esplorazione del problema moderno relativo al fenomeno dell’Italian "Sounding" negli Stati Uniti, basato sulla creazione di immagini, colori e nomi di prodotti molto simili agli equivalenti italiani, ma senza collegamenti diretti con le tradizioni e la cultura italiana. Il capitolo finale fornisce una visione etnografica su ciò che significa essere italo-americani oggi e come i ristoranti italiani negli Stati Uniti soddisfano la tradizione culinaria Italiana nel mondo contemporaneo americano. Per concludere, considerando le teorie dell'invenzione della tradizione, due casi di studio esplorativi a Naples, in Florida, vengono presentati sia per analizzare come gli italo-americani contemporanei manifestano la loro etnia attraverso il cibo etnico sia per esaminare come il cibo italiano viene commercializzato nei ristoranti etnici degli Stati Uniti, alla luce della del processo di globalizzazione.
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