Добірка наукової літератури з теми "Lien L1/L2"
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Статті в журналах з теми "Lien L1/L2":
TOURE, Kadidiatou, and Zakaria NOUNTA. "LA MÉTHODOLOGIE DE CONCEPTION DE LA FICHE DE TRANSFERT DE COMPETENCES L1-L2." Kurukan Fuga 2, no. 8 (December 1, 2023): 1–12. http://dx.doi.org/10.62197/dwbh2919.
TOURE, Kadidiatou, and Zakaria NOUNTA. "LA MÉTHODOLOGIE DE CONCEPTION DE LA FICHE DE TRANSFERT DE COMPETENCES L1-L2." Kurukan Fuga 2, no. 8 (December 31, 2023): 212–22. http://dx.doi.org/10.62197/zhxy9663.
CUNNINGS, IAN. "Interference in Native and Non-Native Sentence Processing." Bilingualism: Language and Cognition 20, no. 4 (January 16, 2017): 712–21. http://dx.doi.org/10.1017/s1366728916001243.
CUNNINGS, IAN. "Parsing and Working Memory in Bilingual Sentence Processing." Bilingualism: Language and Cognition 20, no. 4 (June 20, 2016): 659–78. http://dx.doi.org/10.1017/s1366728916000675.
HARRINGTON, MICHAEL. "Between the input and the acquisition lies the shadow." Bilingualism: Language and Cognition 7, no. 1 (April 2004): 29–31. http://dx.doi.org/10.1017/s136672890400121x.
VON STUTTERHEIM, CHRISTIANE, MONIQUE LAMBERT, and JOHANNES GERWIEN. "Limitations on the role of frequency in L2 acquisition." Language and Cognition 13, no. 2 (March 29, 2021): 291–321. http://dx.doi.org/10.1017/langcog.2021.5.
Lipka, Orly. "Syntactic awareness skills in English among children who speak Slavic or Chinese languages as a first language and English as a second language." International Journal of Bilingualism 24, no. 2 (January 12, 2019): 115–28. http://dx.doi.org/10.1177/1367006918812186.
Anolli, Luigi, Michela Balconi, and Rita Ciceri. "LINGUISTIC STYLES IN DECEPTIVE COMMUNICATION: DUBITATIVE AMBIGUITY AND ELLIPTIC ELUDING IN PACKAGED LIES." Social Behavior and Personality: an international journal 31, no. 7 (January 1, 2003): 687–710. http://dx.doi.org/10.2224/sbp.2003.31.7.687.
Yang, Yufeng, and Fabian Santiago. "L’influence translinguistique dans la perception des consonnes occlusives en français L3 par des apprenants sinophones : une étude exploratoire." SHS Web of Conferences 191 (2024): 09002. http://dx.doi.org/10.1051/shsconf/202419109002.
MALT, BARBARA C., and AMY L. LEBKUECHER. "Representation and Process in Bilingual Lexical Interaction." Bilingualism: Language and Cognition 20, no. 5 (May 31, 2016): 867–85. http://dx.doi.org/10.1017/s1366728916000584.
Дисертації з теми "Lien L1/L2":
Simonin, Marie-Claire. "Rôle de la langue première dans l'apprentissage du français à l'école maternelle." Electronic Thesis or Diss., Université de Lille (2022-....), 2024. http://www.theses.fr/2024ULILH014.
This thesis is part of linguistics of language acquisition, sociolinguistics and language education. It is a practical research that aims to understand language acquisition by emergent bilingual children from 3 to 5 years old, i.e. the simultaneous and / or consecutive acquisition of two languages, in the context of a kindergarten in priority education and whose public is multilingual (almost twenty first languages). The aim of the research is to observe how the child can rely on skills already acquired in the first language (L1) to build second language (L2) skills. The corpus is composed of several types of data: - a multilingual "corpus of work" consisting of educational tools in which audio translations are produced with the collaboration of the parents; - video recordings of child / adult interactions to observe the acquisition of the linguistic elements proposed in the supports; - recordings made throughout the process in order to highlight in what particular way students build their own language: translation sessions, interviews with parents, classroom activities.Qualitative analysis in ten case studies shows that : - in the case of children who acquire French as their L2, the use of the L1 in class forsters their engagement, as well as the comprehension and appropriation of linguistic elements from the L2 ; - in the case of children who have two L1s, including French, valuing the heritage language encourages its development
Papangeli, Angeliki. "language development and on-line processing in L1 and L2 children." Thesis, University of Reading, 2010. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.529963.
Brugnerotto, Sara. "Gesture and prosody: cognitive and communicative effort in L1 and L2." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3426323.
La comunicazione parlata è fortemente legata a quella gestuale. Il sistema gestuale e quello del parlato, infatti, sono considerati parti integranti di uno stesso sistema linguistico all’interno del quale si sviluppano assieme e si condizionano e influenzano l’un l’altro (Kendon, 2004; McNeill, 1992). I gesti, infatti, supportano l’organizzazione e “l’impacchettamento” delle informazioni espresse nel parlato (Information packaging, Kita 2000, Alibali & Kita, 2010). I gesti, inoltre, integrano e contribuiscono alla resa semantica e pragmatica del parlato (Kendon, 2004). Inoltre, la gestualità sembra ricoprire un ruolo anche per quanto riguarda alcuni aspetti ritmico prosodici del parlato, sia nella prima che nella seconda lingua (Esteve-Gibert & Prieto, 2014; McCafferty, 2004). Generalmente, gli studi che mettono in relazione prosodia e parlato si concentrano sulla sincronicità dei picchi intonativi con determinate categorie gestuali (generalmente i beats o batonici, caratterizzati da movimenti ritmici di dita, mani o braccia). Molta meno attenzione è stata data alla relazione esistente fra la variabilità intonativa e l’uso delle categorie gestuali. Mancano quindi studi che investighino il comportamento di gesti e prosodia in condizioni di comunicatività e sforzo cognitivo differente. Anche se diverse lingue hanno diverse caratteristiche prosodiche e intonative che le contraddistinguono, esistono comunque degli universali prosodici (Ladd, 2008) che caratterizzano il parlato e ne comunicano alcuni aspetti pragmatici (un universale prosodico, ad esempio, è l’alzarsi del contorno intonativo quando la frase viene interrotta da una pausa ma non è ancora considerata conclusa dal parlante). Per esempio, è stato dimostrato che la variabilità dell’intonazione influenza la percezione della vivacità del discorso (Hincks, 2004, 2005). Ne potrebbe essere una dimostrazione il fatto che, nei corsi di public speaking, gli studenti vengano incitati a modulare il tono di voce in modo tale che risulti variato. Un’altra istruzione che viene data agli studenti di public speaking riguarda la modulazione del proprio linguaggio del corpo e, quindi, della gestualità. Slemberebbe in fatti che anche la variabilità del linguaggio del corpo abbia come effetto la percezione di una maggiore vivacità comunicativa e aiuti quindi l’ascoltatore. Tuttavia, nel panorama della ricerca scientifica, scarseggiano gli studi che dimostrano l’esistenza una relazione tra la variabilità dell’intonazione e dei gesti del parlante. Una parte consistente del lavoro di questa tesi è infatti rivolto all’approfondimento della funzione comunicativa di gesti e intonazione e alla verifica di possibili correlazioni fra questi due aspetti. Un’altra questione che viene affrontata all’interno di questa tesi è l’effetto della ripetizione e la conseguente facilitazione del compito di narrazione in L2. Comunicare in una lingua straniera, infatti, comporta un complesso sforzo cognitivo: oltre a dover organizzare il discorso e recuperare il lessico adeguato, il parlante deve conferire al proprio discorso anche la pronuncia, la prosodia e il ritmo della lingua che sta parlando. Questo sforzo cognitivo può portare a una diminuzione della fluenza, ad un aumento di esitazioni nel parlato ed a una minore variabilità intonativa (Zimmerer et al. 2014). Un aspetto che verrà investigato all’interno di questo lavoro riguarda, appunto, il rapporto fra la facilitazione del compito narrativo in L2, attraverso la ripetizione del task narrativo, e l’uso di prosodia e gesti. Questa tesi si inserisce negli studi relativi a gesti e prosodia e si focalizza sulle differenze gestuali e prosodico-intonative in parlanti L2 di inglese che raccontano una favola e la ripetono poi a distanza di una settimana. L’ipotesi che ho voluto testare è che quando cambia il contesto comunicativo cambia anche la gestualità e alcuni aspetti ritmici e linguistici del parlato. In particolare, quando domina la funzione cognitiva del parlato, e quindi il soggetto si concentra sulla struttura della storia, prevalgono gesti di tipo ritmico-discorsivo anche associati alle esitazioni del parlante; quando invece domina la funzione comunicativa, aumentano i gesti di tipo rappresentativo e diminuiscono le esitazioni nel parlato. Il lavoro è strutturato in due parti: la prima parte, Theoretical Background, è intesa come la presentazione dell’argomento e della letteratura riguardante i temi d’interesse. La seconda parte riguarda i due esperimenti condotti per testare le ipotesi di ricerca. Più nello specifico questo lavoro è strutturato in 7 capitoli così suddivisi: Dopo l’introduzione al lavoro generale, il primo capitolo riguarda una presentazione generale sugli studi sulla gestualità, iniziando dalla definizione di gesto e dai criteri che rendono possibile la distinzione di un gesto da un non-gesto. In questo capitolo, inoltre, viene spiegata l’anatomia dei gesti e l’uso dello spazio da parte dei parlanti. Infine, vengono presentate le principali categorizzazioni che sono state date dai principali studiosi. Lo studio dei gesti, infatti, è una disciplina relativamente giovane, che si è sviluppata soprattutto a partire dalla seconda metà del novecento e per la quale non sono ancora state definite categorie univoche. Il seguente capitolo (capitolo 2), tratta la relazione dei gesti con il parlato. Il rapporto esistente fra parlato e gesti non è del tutto chiaro. Se da una parte, infatti, i gesti e il parlato sono considerati parte di uno stesso sistema linguistico che si sviluppa e interagisce nell’atto comunicativo (McNeill, 1992; Kendon, 2004), dall’altra essi vengono considerati come il risultato di due processi indipendenti (Hostetter, Alibali & Kita, 2007). In generale, comunque, i gesti possono in alcuni casi sostituirsi al parlato, in altri, arricchire il significato semantico e pragmatico di ciò che viene detto, o possono marcarne il ritmo (McNeill, 1992). All’interno di questo capitolo, viene inoltre discusso il rapporto che gesti e parlato hanno sullo sviluppo della prima lingua e sull’apprendimento della seconda lingua, nonché le funzioni che i gesti hanno nella narrazione. Il capitolo 3 si focalizza sul dibattito riguardante le funzioni cognitive e comunicative dei gesti partendo da considerazioni e studi da considerarsi fondativi in questo ambito. Nella prima parte del capitolo vengono presentati i più importanti studi a supporto dell’idea che i gesti siano principalmente legati alle funzioni cognitive e quindi organizzative e lessicali del parlato (v. Beattie & Coughlan, 1999; Hadar & Butterworth, 1997; Rauscher et al., 1996; Kita, 2000, 2010; Krauss et al., 1996). La seconda parte del capitolo illustra gli studi che si concentrano sulla funzione comunicativa e pragmatica che i gesti ricoprono nel parlato (Bavelas et al. 2008; Kendon, 1985, 2004) e, nello specifico, su quale sia il ruolo che i gesti iconici hanno nella comunicazione (v. Cohen & Harrison, 1973; Melinger & Levelt, 2004), Il quarto capitolo è dedicato alla prosodia e alla sua relazione con il sistema gestuale nel parlato. In questo capitolo vengono chiariti i concetti di intonazione e variabilità intonativa sia in L1 che in L2 (v. Hincks, 2004; Mennen et al. 2007; Patterson, 2000). La seconda parte, Experimental analyses, comprende i capitoli 5, 6 e 7 dedicati al lavoro sperimentale. Nel quinto capitolo viene esposto il primo dei due lavori sperimentali. L’ipotesi di partenza è quella che un maggiore sforzo comunicativo da parte del parlante L2 abbia come effetti, da un lato, una maggiore variabilità intonativa rispetto a quella della L1; dall’altra un uso distinto dei gesti rispetto alla condizione L2 nella quale tale sforzo comunicativo è meno consapevole. Il primo dei due effetti, la maggiore variabilità intonativa, sarebbe dovuto al fatto che i soggetti si concentrano maggiormente nella resa comunicativa del parlato e quindi riescono a conferire una variabilità intonativa. In particolare, i parlanti riescono ad avere un’intonazione più simile a quella della L2 (che in questo caso è l’inglese, generalmente percepito come una lingua con maggiore variabilità rispetto all’italiano). Il secondo effetto sarebbe invece dovuto al fatto che i soggetti, per risultare più comunicativi, si concentrerebbero su quei gesti che considerano più importanti a livello comunicativo e percettivo. Il primo esperimento ha coinvolto otto studentesse, frequentanti un corso di Public Speaking all’interno dell’Università di Padova. Alle studentesse è stata fatta leggere la favola di Esopo “Il corvo e la volpe” ed è stato chiesto loro di raccontare la storia due volte: la prima senza ricevere alcuna istruzione specifica e la seconda con la richiesta di cercare di essere il più comunicative possibile. L’analisi del corpus di materiale audiovisivo è stata effettuata: • Tramite un’analisi fonetico-prosodica degli audio (con l’utilizzo del software Praat http://www.fon.hum.uva.nl/praat/) con il quale sono stati misurati: disfluenze, ripetizioni, correzioni, pause piene, pause silenti e pause respiratorie, altezza tonale. Sono state inoltre conteggiate le parole. • Tramite l’analisi gestuale del corpus di video (con l’utilizzo del software Elan, https://tla.mpi.nl/tools/tla-tools/elan/download/) con cui sono stati analizzati i gesti concomitanti al parlato suddividendoli in macro-categorie (rappresentazionali, che descrivono caratteristiche fisico o metaforiche dell’oggetto del discorso; discorsivi, che hanno una relazione ritmica con il parlato e che ne marcano continuità e coesione; emblemi, gesti tipici di una cultura e che sono capiti e condivisi solo da chi fa parte di un determinato gruppo linguistico e/o sociale). I risultati di questo primo esperimento suggeriscono che un maggiore sforzo comunicativo porta ad un aumento della quantità di gesti totali e della percentuale di gesti di tipo iconico-rappresentazionali, oltre che ad una maggiore fluenza, e ad un uso più variato dell’altezza tonale da parte dei soggetti sperimentali. Tale risultato porta alla conclusione che, quando viene richiesto loro di essere comunicativi, i parlanti migliorano la fluenza del parlato, modificano la variazione dell’altezza tonale e implementano un numero maggiore di gesti iconici. Il sesto capitolo è dedicato alla seconda ricerca sperimentale, nella quale le parlanti sono state registrate fuori dal contesto di insegnamento e, nella seconda ripetizione, non è stato chiesto loro di concentrarsi sulla resa comunicativa del proprio racconto. L’esperimento mira ad integrare i risultati raggiunti dall’esperimento con focus sulla resa comunicativa dei soggetti e vuole verificare quali siano le differenze prosodico-gestuali in un contesto in cui alle parlanti (in questo caso sia di L1 che di L2) viene richiesto solamente di ricordare e ripetere il racconto senza dover migliorare la propria performance comunicativa. Nel secondo esperimento sono state coinvolte 10 studentesse di lingue e linguistica di età compresa fra i 22 e i 25 anni, con livello B2 di inglese (CEFR). Alle studentesse è stato fatto vedere un video con un breve cartone animato che illustrava la favola “Il Corvo e la Volpe” di Esopo. Subito dopo aver visto il cartone, le ragazze sono state videoregistrate mentre raccontavano la storia sia in italiano che in inglese. Le stesse studentesse hanno ripetuto l’esperimento dopo una settimana. Per evitare l’effetto di common ground, per il quale si omettono informazioni verbali quando l’interlocutore condivide o è a conoscenza di ciò di cui si sta parlando, il pubblico al quale le studentesse raccontavano la storia è stato cambiato ad ogni ripetizione, sia in italiano che in inglese. Le seguenti analisi sono state effettuate sul materiale audiovisivo: • Analisi fonetico-prosodica del materiale audio con il software di analisi acustica Praat (disfluenze, ripetizioni, correzioni, pause piene, pause silenti e pause respiratorie, altezza tonale). Sono state inoltre conteggiate le parole. • Analisi gestuale del materiale visivo con il software di analisi multimodale Elan. Per poter confrontare i risultati con quelli ottenuti nel primo esperimento, l’annotazione dei gesti co-occorrenti al parlato ha mantenuto la stessa categorizzazione dei gesti in macro-categorie: representational, che comprende tutti i gesti di tipo rappresentazionale, che indicano o rappresentano fisicamente o metaforicamente l’oggetto o l’azione di cui si parla; discursive (ritmico-discorsivi), cioè tutti quei gesti che aiutano il parlante ad organizzare il proprio discorso e/o a marcarne il ritmo. I risultati di questo esperimento hanno mostrato che, nonostante ci sia un effetto di ripetizione, che comporta un miglioramento nella fluenza del parlato (soprattutto in L2, condizione nella quale la differenza fra le due ripetizioni è risultata statisticamente significativa), le parlanti non modificano significativamente i gesti. Il settimo capitolo è dedicato all’integrazione dei risultati e delle conclusioni delle due ricerche e quindi alle considerazioni finali. I risultati dei due esperimenti conducono alla conclusione che all’aumentare dello sforzo comunicativo da parte dei parlanti corrisponde anche una maggiore gestualità, visibile in particolare nell’aumentare della quantità di gesti appartenenti alla macro-categoria rappresentativa (representational). Allo stesso tempo, la riduzione dello sforzo cognitivo nella seconda ripetizione comporta effetti sia sul parlato che sui gesti. Nel parlato, il fatto di essere di fronte ad un compito relativamente più facile (per effetto della ripetizione della storia) porta le studentesse a migliorare la loro fluenza in L2 (si riducono le disfluenze come esitazioni, pause piene, correzioni e ripetizioni). La maggiore facilità nel raccontare la storia, inoltre, permette di aumentare significativamente la variazione dell’altezza tonale nella seconda ripetizione in L2, consentendo alle studentesse di imitare le caratteristiche prosodiche dell’inglese. Dal punto di vista gestuale, invece, non si presentano differenze statisticamente rilevanti fra le ripetizioni, né in italiano, né in inglese. L’unica differenza significativa rilevata è quella dell’uso della categoria rappresentazionale fra la prima ripetizione in Italiano e la prima in inglese. Quando raccontano la storia in inglese, infatti, le studentesse usano un maggior numero di gesti di tipo rappresentazionale, suggerendo così che la rappresentazionalità dei gesti non è solo effetto del maggior intento comunicativo (come si era visto nel primo esperimento) ma è anche effetto del minor sforzo cognitivo. La tesi termina con le considerazioni finali e conclusive sul lavoro svolto e sui risultati ottenuti.
Zanlorenzi, Federica <1997>. "El aprendizaje de las unidades fraseológicas por parte de los niños en L1, L2 o LE." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21784.
Rognoni, Luca. "The Phonetic Realization of Narrow Focus in English L1 and L2. Data from Production and Perception." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3424035.
La differenza tipologica tra l'italiano e l'inglese si riflette nelle strategie adottate per segnalare il focus dal punto di vista fonetico. Mentre in inglese è possibile marcare il focus utilizzando solo indici prosodici (altezza tonale, durata e intensità), in italiano si ricorre più spesso a strategie sintattiche, traendo beneficio dal più libero ordine delle parole ammesso dalla grammatica. Questa tesi si propone di investigare la realizzazione fonetica del focus ristretto di tipo non-contrastivo da parte di parlanti inglese L1 e L2. In particolare, il presente lavoro di ricerca si pone l'obiettivo di: (a) determinare e confrontare quali sono gli indici prosodici utilizzati da parlanti nativi anglofoni e da parlanti italiani di inglese L2 per segnalare la posizione del focus ristretto; (b) verificare se i parlanti italiani siano in grado di acquisire le strategie applicate dai parlanti nativi anglofoni in funzione della loro competenza in inglese L2, abbandonando progressivamente le strategie trasferite da L1 in favore di soluzioni più vicine a quelle adottate dai parlanti nativi anglofoni; (c) investigare il fenomeno non solo dal punto di vista della produzione, ma anche sul versante della percezione degli ascoltatori. I primi tre capitoli della tesi sono dedicati all'introduzione del problema, alla sua inquadratura nel quadro teorico di riferimento (la fonetica acustica sperimentale) e alla rassegna critica della letteratura più rilevante. In questi capitoli introduttivi sono inoltre presentate le principali teorie dell'acquisizione della pronuncia in L2 e i principali problemi metodologici connessi alla ricerca sperimentale su L2, con particolare attenzione all'ambito della prosodia. Il Capitolo 4 presenta le metodologie e i risultati di quattro studi pilota condotti dall'autore di questa tesi, con il duplice scopo di ottenere dati empirici sulla prosodia dell'inglese parlato dagli italiani e di verificare l'efficacia di diversi metodi di manipolazione del segnale per la preparazione di stimoli sperimentali. La parte centrale della tesi è rappresentata da uno studio di produzione (Capitoli 5 e 6) e da uno studio di percezione (Capitoli 7 e 8). Lo studio di produzione consiste nell'analisi acustica di brevi frasi realizzate da parlanti inglese L1 e L2, raccolte in modo semi-spontaneo utilizzando un protocollo di registrazione in cui le frasi sono state elicitate come risposte a interrogative parziali (domande wh), in modo da stimolare la realizzazione di frasi con focus ristretto sul soggetto o sul predicato verbale. Sono stati registrati tre gruppi di parlanti: parlanti nativi anglofoni (NS), parlanti italiani con livello di inglese L2 avanzato (NNS1) parlanti italiani con livello di inglese L2 elementare (NNS2). I parlanti italiani hanno anche registrato un set di frasi in italiano dalla struttura simile a quella inglese. Basandosi sui risultati riportati in studi precedenti (Cooper et al. 1985; Xu & Xu 2005; Breen et al. 2010), si è ipotizzato che i NS segnalassero il focus utilizzando indici prosodici, mediante significativi cambiamenti a livello di altezza tonale, durata e intensità. Nel caso dei parlanti inglese L2, si è ipotizzato che i parlanti NNS1 mostrino un significativo avvicinamento al modello dei parlanti nativi nel fare proprie le strategie prosodiche di segnalazione di focus. D'altro canto, si è ipotizzato che i parlanti NNS2 non riescano a usare la prosodia alla maniera dei nativi anglofoni, ricorrendo alle strategie proprie dell'italiano. L'analisi acustica è stata effettuata a livello di frasi e parole, e si è focalizzata principalmente sulla misurazione della frequenza fondamentale (indice fonetico dell'altezza tonale) e della durata. I risultati confermano le ipotesi, mostrando che i parlanti NS segnalano la posizione del focus ristretto principalmente con la modulazione dell'altezza tonale, mentre i parlanti NNS1 mostrano un avvicinamento al modello dei parlanti nativi, utilizzando in modo attivo l'altezza tonale come strumento per segnalare il focus, anche se in modo non del tutto consono al modello dei parlanti inglese L1. I parlanti NNS2, invece, non sembrano in grado di differenziare le loro produzioni sulla base degli indici fonetici analizzati. Per quanto riguarda l'analisi del set di frasi in italiano L1, l'analisi acustica ha mostrato che quando parlano la loro L1, gli italiani non marcano il focus con indici prosodici. La durata, che è l'indice acustico normalmente usato in italiano per marcare la prominenza a livello di parola, non sembra giocare un ruolo nel segnalare la prominenza a livello di frase. I risultati dello studio di produzione hanno fornito le indicazioni per la creazione dello studio di percezione, con lo scopo di verificare se le differenze trovate nei risultati dell'analisi acustica trovassero un correlato nella percezione. Sono stati quindi creati due esperimenti percettivi, basati entrambi su un modello di risposta a scelta obbligata tra due alternative, in cui veniva chiesto agli ascoltatori di selezionare la domanda che aveva originato le singole frasi. L'Esperimento 1 è stato presentato a due gruppi di ascoltatori: 22 nativi anglofoni e 22 italiani, parlanti inglese L2. I parlanti italiani hanno ascoltato un ulteriore set di stimoli, composto da frasi in italiano. I risultati dell'esperimento mostrano che gli ascoltatori nativi anglofoni possono distinguere la localizzazione del focus ristretto sulla base della prosodia anche senza la necessità di ulteriori informazioni legate al contesto della comunicazione. Ciò avviene sia quando ascoltano i parlanti NS che quando ascoltano i parlanti NNS1, mentre il riconoscimento delle produzioni dei parlanti NNS2 non supera il livello di casualità. Gli italiani invece sono anch'essi in grado di riconoscere il focus nelle produzioni dei parlanti nativi, ma non ottengono risultati significativi per le produzioni di entrambi i gruppi di parlanti inglese L2. Per quanto riguarda le frasi in italiano, nemmeno in questo caso gli ascoltatori italiani non sono in grado di distinguere la localizzazione del focus, dimostrando che in italiano a livello percettivo gli indici prosodici in analisi (altezza tonale e durata) non sono abbastanza per riconoscere la posizione del focus. L'Esperimento 2 è stato ideato per investigare l'effetto della differenza nella modulazione dell'altezza tonale nella corretta distinzione del focus ristretto da parte di ascoltatori nativi anglofoni, mediante la manipolazione del segnale acustico. In generale, i risultati dell'Esperimento 2 confermano che l'altezza tonale gioca un ruolo importante nel riconoscimento del focus ristretto anche dal punto di vista percettivo, almeno per quando riguarda le produzioni dei parlanti nativi anglofoni. Questo non è però generalizzabile per quanto riguarda le produzioni in inglese L2, dove i risultati degli ascoltatori non si allontanano significativamente dalla soglia della casualità, in nessuna delle condizioni sperimentali. In conclusione, i risultati dello studio di produzione e dello studio di percezione convergono nel mostrare che in inglese l'altezza tonale gioca un ruolo fondamentale nella produzione e nella percezione del focus ristretto di tipo non-contrastivo. Per quanto riguarda le produzioni in inglese L2, i parlanti NNS1 sembrano in grado di avvicinarsi al modello nativo, almeno in una certa misura, con risultati apprezzabili sia dal punto di vista dell'analisi del segnale che della percezione acustica. I parlanti NNS2, invece, sembrano essere incapaci di adottare le strategie proprie dell'inglese, trasferendo in L2 le strategie tipiche dell'italiano, come si evince dal confronto con i risultati ottenuti nella produzione e percezione delle frasi in italiano L1. I risultati riportati in questa tesi sono interessanti non solo per la ricerca fonetica, ma anche per la loro possibile applicazione nell'insegnamento e apprendimento delle lingue straniere, dove la prosodia sta iniziando a essere studiata e insegnata con rinnovato interesse e vigore come parte integrante dell'acquisizione di una corretta pronuncia in L2 (Busà 2012).
Battaglia, Silvia Maria <1991>. "Dislessia e bilinguismo: la comprensione e la produzione di strutture sintatticamente complesse in parlanti di italiano L1 e L2 con e senza DSA." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11537.
Частини книг з теми "Lien L1/L2":
Kang, P. Toyoko. "Teaching Online." In Cases on Online and Blended Learning Technologies in Higher Education, 112–31. IGI Global, 2010. http://dx.doi.org/10.4018/978-1-60566-880-2.ch007.
Kang, P. Toyoko. "Teaching Online." In Web-Based Education, 84–102. IGI Global, 2010. http://dx.doi.org/10.4018/978-1-61520-963-7.ch007.
Тези доповідей конференцій з теми "Lien L1/L2":
Silva, Aléxia Dos Santos, Filipe Francelino Da Silva, Bárbara Ashley Trindade Santos, Robson Barbosa De Lima, and Pedro Luiz De França Neto. "OS EFEITOS DO ATEZOLIZUMABE UTILIZADO COMO IMUNOTERÁPICO NO CÂNCER DE PULMÃO." In I Congresso Brasileiro de Imunologia On-line. Revista Multidisciplinar em Saúde, 2021. http://dx.doi.org/10.51161/rems/946.
Shirazi-Adl, A., and M. Parnianpour. "Response of the Lumbar Spine in Large Compression Loads: Stability Demands in Neutral Postures." In ASME 1996 International Mechanical Engineering Congress and Exposition. American Society of Mechanical Engineers, 1996. http://dx.doi.org/10.1115/imece1996-1234.
CHERVENKA, TALITA SANT'ANA. "DIROFILARIOSE E SUA IMPORTÂNCIA NA CLÍNICA MÉDICA." In I Congresso Nacional de Especialidades Veterinárias On-line. Revista Multidisciplinar em Saúde, 2022. http://dx.doi.org/10.51161/convesp/5626.
Choi, Woojin, Siyoung Choi, Ka Sanghoon, Kim Sunwoong, and Sohn Moonjun. "A Study on the Spatial Location of HCP and Spinopelvic Alignment when Sitting on an Automotive Seat." In 14th International Conference on Applied Human Factors and Ergonomics (AHFE 2023). AHFE International, 2023. http://dx.doi.org/10.54941/ahfe1002989.
Звіти організацій з теми "Lien L1/L2":
McEntee, Alice, Sonia Hines, Joshua Trigg, Kate Fairweather, Ashleigh Guillaumier, Jane Fischer, Billie Bonevski, James A. Smith, Carlene Wilson, and Jacqueline Bowden. Tobacco cessation in CALD communities. The Sax Institute, June 2022. http://dx.doi.org/10.57022/sneg4189.