Добірка наукової літератури з теми "Letteratura sovietica"

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Статті в журналах з теми "Letteratura sovietica"

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Criveller, Claudia. "Andrej Sinjavskij, il ‘nobile brigante’." Mnemosyne, no. 5 (October 15, 2018): 11. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i5.14243.

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Анотація:
Nella seconda parte del XX secolo in Unione Sovietica accanto alla letteratura ufficiale del canone realista socialista si diffuse ampiamente la letteratura clandestina del samizdat, nel cui contesto la letteratura autobiografica e memorialistica occupa un posto centrale. Un primo filone tenta di ristabilire la verità dei fatti storici, un secondo utilizza invece gli strumenti della letterarietà, fondendo elemento reale e invenzione, al fine di cercare una verità individuale e al tempo stesso universale più elevata. Il presente lavoro indaga il caso di Andrej D. Sinjavskij (1925-1997), vittima della repressione sovietica. Nelle sue opere autobiografiche Buona notte ! e Una voce dal coro egli utilizza diversi procedimenti autofinzionali (creazione di un personaggio alter-ego come il santo folle della tradizione, l’archetipo letterario dell’uomo superfluo, il personaggio delle fiabe russe del sempliciotto, nonché l’uso del paratesto e di elementi strutturali diversi). Il saggio indaga l’uso dello pseudonimo di Abram Terz, personaggio tratto dal folclore ebraico di Odessa.
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Belozorovich, Anna. "Volpi, farfalle, uccelli e un cagnolino nero: il mimetismo e la sopravvivenza sotto il regime staliniano in Vesti bianche di Vladimir Dudincev." Altre Modernità, no. 26 (November 29, 2021): 145–64. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/16802.

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Анотація:
L’articolo prende in esame Vesti bianche (Belye odeždy), il secondo romanzo di Vladimir Dudincev (1918-1998), figura tragica della letteratura sovietica. Dopo Non si vive di solo pane (1957), riscuote un enorme successo ma viene costretto al silenzio a causa dello scandalo politico che ne deriva. Vesti bianche, scritto nel 1966, ma pubblicato solo vent’anni più tardi (1987), è ambientato nel pieno del lysenkoismo, la violenta repressione nei confronti della comunità scientifica che ebbe luogo tra gli anni ’40 e ’50. I suoi protagonisti sono biologi: comprendere la natura, essere in dialogo con il mondo naturale, è la loro prerogativa per ottenere dei risultati. La riflessione scientifica è puntualmente accompagnata da quella filosofica. In una intensa discussione sul rapporto tra l’uomo e la Natura, i protagonisti si schierano su differenti posizioni e sembrano “indossare” figure animali quasi con valore totemico. Le possibili configurazioni della società umana, i rapporti professionali e le esperienze individuali vengono messe in relazione con il comportamento animale. Il carattere associato a questi animali riporta sia al loro comportamento in natura sia alla simbologia ad essi legata nella tradizione popolare russa. La ricerca della verità da parte degli uomini di scienza incontra la necessità di mascheramento, parola chiave della trama. Il mimetismo è vissuto come un inganno necessario, come per mantenere la varietà biologica nel mondo naturale, così per garantire la libertà del pensiero e della ricerca scientifica in un paese paralizzato dal regime.
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Valle, Roberto. "Spettri sovietici. Costruzione e dissoluzione del socialismo nella letteratura russa dopo "il crollo"." HISTORIA MAGISTRA, no. 7 (November 2011): 119–34. http://dx.doi.org/10.3280/hm2011-007013.

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Дисертації з теми "Letteratura sovietica"

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Bigolin, Roberto <1988&gt. "Letteratura straniera e traduzione nella Russia sovietica (1964-1985)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3601.

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Анотація:
Nell'elaborato si indagano le dinamiche di ricezione della letteratura straniera in Russia nel periodo della “stagnazione”. Viene dapprima trattata brevemente la ricezione della letteratura straniera per mezzo della traduzione nella storia russa, zarista e sovietica. In seguito, dopo aver illustrato le caratteristiche salienti della società sovietica dell'epoca brežneviana, la ricerca prosegue con la descrizione del sistema culturale relativo all'importazione della letteratura mondiale, con particolare attenzione alla descrizione delle istituzioni editoriali e censorie. Viene perciò descritta la pratica della traduzione nel periodo preso in esame (1964-1985), evidenziando come l'arte e il mestiere dei traduttori fosse svolto in accordo con l'atmosfera socio-culturale vigente: la “riscrittura condizionata” delle opere straniere veniva svolta sottostando da un lato ai mutevoli imperativi della censura nelle sue diverse forme (auto-censura, censura editoriale, Glavlit), con la possibilità di trovare ciononostante spazi di libertà espressiva inaspettati. Successivamente, per provare l'attendibilità delle argomentazioni addotte, viene ricostruito il repertorio della letteratura italiana ammesso nell'Urss elencando gli autori italiani tradotti (come ad esempio Alberto Moravia e Italo Calvino), con alcune annotazioni su coloro i quali, al contrario, rimanevano fuori dal panorama editoriale ufficiale (come ad esempio Primo Levi). Viene infine esaminato un volume di traduzioni di Cesare Pavese pubblicato nel 1974 dall'editrice Progress. Tramite l'analisi delle traduzioni di tre opere fondamentali dell'autore ("La bella estate", "Il diavolo sulle colline", "La luna e i falò"), si fornisce una controprova della natura contraddittoria e multiforme della cultura e società sovietica nel periodo analizzato. Da un lato, infatti, persistevano pratiche atte a fuorviare la libera lettura della letteratura straniera per mezzo di studiate introduzioni e traduzioni soggioganti, mentre dall'altra si permetteva la pubblicazione di opere dai contenuti e dalle forme linguistiche poco ortodosse per il canone unico del realismo socialista.
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Parmeggiani, Laura. "La censura sovietica e la letteratura per l’infanzia in traduzione: il caso Tolkien." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Анотація:
In questa tesi si vuole analizzare il rifiuto da parte della censura sovietica del romanzo "Lo Hobbit" di J. R. R. Tolkien, delineando il particolare cursus attraverso il sistema totalitario a cui l'opera sarebbe dovuta essere sottiposta in quanto testo straniero dedicato a una fascia di pubblico delicata quale quella dell'infanzia. Nel fare ciò, delineo i processi di funzionamento del sistema censorio sovietico, spiego le particolarità del trattamento della letteratura straniera in traduzione e la letteratura per l'infanzia e avanzo ipotesi sulle tematiche sensibili che possano aver attirato l'attenzione della censura su questo testo. In ultima istanza analizzo l'impatto che il romanzo ha avuto sul lettore sovietico nel periodo storico in cui passò finalmente il controllo censoriale.
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Miotto, Annachiara <1992&gt. "Самиздат “La letteratura clandestina in Unione Sovietica nel corso del ventennio brežneviano.” Il caso emblematico dell’almanacco Metropol’". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9878.

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Анотація:
La presente tesi di laurea si propone di approfondire il samizdat: il fenomeno di auto pubblicazione clandestina di opere dattiloscritte, che si sviluppò nel periodo che va dalla fine del disgelo chruščëviano al periodo della perestrojka. Molti sono gli studi che gli sono stati dedicati e in questa tesi di laurea si intende approfondire tale fenomeno, fornendo una panoramica sulla grande varietà di materiale che circolava clandestinamente. Nel primo capitolo si descrive il contesto storico e culturale all’interno del quale il fenomeno del samizdat va ad inserirsi, dedicando una parte significativa al periodo della stagnazione, in quanto proprio in quel ventennio il fenomeno culturale dell’autoedizione vide il suo apice. Questo periodo fu pieno di contraddizioni poiché, se da un lato pratiche ormai consolidate e appartenenti a periodi precedenti continuavano ad essere utilizzate da parte del CC, dall’altro emergeva una nuova possibilità espressiva, indipendente da quella ufficiale, nata nel “sottosuolo” e che si diffondeva nelle file dell’intelligencija. Nel secondo capitolo proveremo a spiegare come funzionava il complesso organo censorio, le istituzioni alle quali si legava, ossia il Glavlit (Direzione generale per gli affari letterari ed editoriali), la polizia segreta e le Unioni artistiche. La censura era stata sempre presente nella realtà russa, non solo sovietica, ma anche zarista, in quanto alla parola si attribuiva molta importanza, poiché essa era portatrice di idee e valori, ancora di più nel periodo sovietico dove la tipologia di governo monopartitica rendeva necessario uno stretto controllo di tutte le forme espressive. In seguito al periodo del disgelo la censura si inasprì molto, ma paradossalmente questa situazione permise lo sviluppo del fenomeno del samizdat (fenomeno dell’autoeditoria clandestina), e dei suoi fenomeni paralleli il tamizdat (la pubblicazione all’estero senza sottoporre i materiali al vaglio della censura), e il magnitizdat (le registrazioni magnetofoniche di canzoni di bardi, che trattavano spesso temi scomodi come le repressioni e i campi di lavoro). Il terzo capitolo è dedicato proprio a questi argomenti: come si diffondeva l’opera samizdat, chi la copiava, chi la leggeva e come sfuggiva al controllo della censura e ai continui attacchi del KGB. Il samizdat sviluppò intorno a sé un sistema ben organizzato, vennero fondate riviste, almanacchi, periodici, bollettini informativi; ciò si rese necessario per dare una regolamentazione al processo di riproduzione clandestina dei testi. La rivista era il mezzo privilegiato all’interno della quale un testo autoprodotto entrava in rapporto con la cultura stessa generando una pluralità di interventi. Bisognerà attendere la perestrojka per vedere il samizdat, il tamizdat e il magnitizdat legalizzati, si trattò del tentativo di coinvolgere l’intelligencija all’interno dei capovolgimenti che il paese stava attraversando, ma l’intervento di Gorbačëv fu tardivo e non fu visto di buon occhio dalla maggior parte degli intellettuali, i quali attendevano un cambiamento, ma non ne avevano ancora una chiara consapevolezza. Il quarto capitolo è dedicato al caso dell’almanacco letterario Metropol’ che si verificò nel 1979, anno nel quale la morsa della censura sembrava essersi alleggerita, nonostante ciò l’azione dei redattori dell’almanacco fu vista come un atto di sfida nei confronti degli organi di governo, nonché una minaccia e per questo motivo l’attacco della censura, condotto dall’Unione degli scrittori, fu piuttosto forte. Il caso dell’almanacco viene preso in esame per approfondire le funzioni censorie esercitate dall’Unione degli scrittori.
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Sicari, Ilaria <1983&gt. "La ricezione di Italo Calvino in URSS (1948-1991) : per una microstoria della diffusione della letteratura straniera in epoca sovietica." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11970.

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La mia ricerca si prefigge di indagare le dinamiche di ricezione nella Russia sovietica delle opere di letteratura straniera al fine di comprendere in che misura il contesto storico, politico e sociale dell’Unione Sovietica del dopoguerra abbia influenzato e determinato la diffusione di tali testi. Abbiamo quindi scelto come case study quello della ricezione in URSS dell’opera di Italo Calvino poiché costituisce un caso esemplare. Partigiano, antifascista e membro del PCI (fino al 1956), Calvino infatti rappresenta il prototipo dello scrittore straniero progressista le cui opere potevano essere pubblicate nel paese dei Soviet. Scrittore dalla reputazione politica (quasi) impeccabile, fervente sostenitore degli ideali comunisti e instancabile bardo della Resistenza italiana, a partire dalla fine degli anni Quaranta i suoi racconti neorealisti cominciarono a trovar spazio sulle pagine delle riviste e dei quotidiani sovietici dando così inizio alla sua fortuna letteraria in URSS. La ricerca si inserisce nel più ampio ambito di uno studio della storia della letteratura nelle sue funzioni principali - ovvero la produzione, la comunicazione ed il consumo - intesa come una disciplina sociologica che indaga principalmente le attività e le istituzioni preposte alla produzione culturale, e, solo secondariamente, i singoli individui coinvolti nel processo di consumo culturale (Barthes: 1992; Dobrenko: 1997). Pertanto, allo scopo di delineare un quadro generale dei meccanismi di produzione culturale in URSS sono stati presi in esame sia i processi editoriali che hanno interessato la pubblicazione di alcune opere calviniane, sia i processi di interpretazione critica delle stesse (ovvero, i processi di produzione del significato dei testi presi in esame). Questo studio è stato condotto attraverso lo studio di un corpus di paratesti e di documenti d’archivio che ci ha consentito di ricostruire la microstoria della ricezione di Calvino. L'analisi del ruolo svolto dalle istituzioni preposte alla produzione (case editrici statali, riviste letterarie, Unione degli scrittori sovietici) ed al controllo (Glavlit, Ideologičeskaja komissija CK KPSS, Inostrannaja komissija SSP SSSR) delle opere letterarie straniere è stato fondamentale per determinare in che modo tali processi fossero funzionali alla creazione del lettore di massa sovietico.
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Zordan, Cristiana <1992&gt. "I rapporti tra Chiesa e Stato in Russia dal crollo dell'Unione Sovietica ai giorni nostri." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11481.

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Il mio lavoro tratta le relazioni tra lo Stato e la Chiesa ortodossa in Russia. Nel primo capitolo particolare attenzione è stata prestata alla situazione religiosa nel Paese in seguito all'approvazione della normativa del 1997, che ha introdotto notevoli restrizioni alla libertà di culto rispetto alla precedente legislazione del 1990. Nel secondo capitolo, invece, viene illustrato il rafforzamento dell'alleanza tra trono ed altare con l'avvento del patriarca Kirill e del presidente Putin.
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Pandimiglio, Tobia. "I piccoli spagnoli di Elena Kononenko: la formazione dell'homo sovieticus." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20417/.

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La presente ricerca analizza il libro Malen’kie ispancy (I piccoli spagnoli) di Elena Kononenko, un’opera per l’infanzia sul tema dei bambini spagnoli che descrive le vicende del primo contingente di minori evacuato in URSS nel marzo 1937 e il loro ambientamento nello stato sovietico. Secondo il nostro approccio, che scaturisce dall’insegnamento lotmaniano, abbiamo cercato di interpretare il testo nel suo contesto letterario e socio-culturale. Il primo è dato dal realismo socialista, l’arte di regime sostituitasi negli anni Trenta alla pluralità di movimenti artistici esistenti in Russia; il secondo, strettamente interrelato al primo, è costituito dalla Russia stalinista, una società totalitaria priva di qualsiasi spazio per diversità e dissenso, che si ripropone di formare una nuova generazione di perfetti comunisti. Da questo contesto emerge come l’opera di Kononenko, così come tutta la letteratura sovietica per l’infanzia, svolga funzioni didattico-formative. I bambini spagnoli vengono utilizzati come modello di comunisti ideali: il loro viaggio dalla Spagna all’URSS e la permanenza presso il campo pioneristico Artek permettono di descrivere il modello di famiglia sovietica, nonché l’importanza dell’educazione collettiva e del movimento dei Pionieri, pilastri del processo di formazione dell’homo sovieticus. Sul piano letterario, Malen’kie ispancy si rivela composto per intero da un montaggio di materiali apparsi sui giornali nei mesi precedenti, dai quali Kononenko estrapola articoli, lettere, disegni e fotografie seguendo il metodo fattografico. Tale approccio, mirante a una perfetta coincidenza tra opera d’arte e realtà, è confermato dalla mancanza di intreccio nell’opera, la cui struttura finale è il risultato dell’inglobamento del discorso fattografico, rivoluzionario in origine, da parte del sistema culturale sovietico che lo spoglia della sua originaria matrice avanguardistica per trasformarlo in un genere del socrealizm.
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D'ARCANGELO, ROSA MARIA. "Materiali di storia della letteratura sovietica per l'infanzia. Le riviste degli anni Venti." Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/11573/918213.

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La ricerca ha per oggetto lo studio della letteratura sovietica per l'infanzia nel periodo del suo primo formarsi, gli anni Venti del Novecento, proponendo una lettura delle riviste pubblicate in questo decennio.
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TOSCO, Pietro. ""Ho scritto quello che ho visto". La poetica di Grossman e il problema delle verità." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/11562/404136.

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«HO SCRITTO QUELLO CHE HO VISTO». La poetica di Grossman e il problema delle verità La tesi intende presentare il percorso poetico e concettuale dello scrittore Vasilij Grossman (1905-1964) evidenziando i punti di contatto e i punti di rottura con il «paradigma sovietico» del suo tempo. Attraverso un percorso che parte dal debutto ufficiale dello scrittore negli anni Trenta per arrivare alla scrittura della prima e della seconda parte della «dilogia di Stalingrado» (Za pravoe delo, 1952; Žizn’ i sud’ba, pubblicato postumo nel 1980), la tesi individua alcuni snodi fondamentali della produzione artistica grossmaniana che documentano una caratteristica specifica della sua attività artistico-letteraria: la tensione tra i confini specifici imposti alla letteratura sovietica nelle diverse fasi del suo sviluppo e le esigenze individuali di emancipazione intellettuale e artistica. Il percorso è sviluppato accostando un’analisi letteraria dei motivi e delle tematiche di alcune opere a una serie di documenti d’archivio, alcuni dei quali inediti, che disegnano il difficile rapporto dello scrittore con le istituzioni ufficiali e l’influsso che esse hanno esercitato nell’elaborazione artistica di Grossman, ossia nel suo tentativo di definire uno specifico spazio mito-poietico personale. Ad attraversare l’intero lavoro di ricerca è il problema specifico del rapporto tra il primo e il secondo Grossman, ovvero tra le opere che furono pubblicate in Unione Sovietica e quelle postume, proibite e censurate dal regime sovietico. L’elaborazione della tesi, in tre capitoli, rende conto dello sviluppo della poetica di Grossman che si snoda tra due verità: da una parte la verità «esteriore» o «ufficiale», dall’altra quella «individuale». Obiettivo del lavoro è mostrare la specificità di Vasilij Grossman e l’evolversi della categoria della verità intesa come fondamento della sua opera. Il lavoro di tesi può essere perciò considerato come una critica delle immagini della verità nella poetica grossmaniana.
«I WROTE WHAT I SAW». Grossman’s poetics and the issue of truths This thesis aims to explain the poetic and the conceptual path of Vasily Grossman (1905-1964), in particular focusing on meeting and breaking points with the «Soviet paradigm» of his times. Along a path, which starts from the writer’s official debut in the early Thirties and concludes with the writing of the first and the second part of the «dilogy of Stalingrad» (Za pravoe delo, 1952; Žizn’ i sud’ba, published in 1980 after author’s death), the thesis highlights some of the most important turning points of Grossman’s artistic production. These points underline a specific characteristic of his literary activity: the tension between official Soviet literature borders throughout different stages of its development and Grossman’s individual needs of intellectual and artistic emancipation. The thesis develops a literary analysis of topics and themes of some Grossman’s works in relation with several archive documents, some of which are not yet published. This path shows the strained relationship between the author and official institutions and their influence on Grossman’s artistic elaboration, i.e. on his attempt to define a specific personal mytho-poetic space. The main issue, that runs under the entire research work, is the relationship between the first and the second Grossman, that is the relationship between the author’s works which were published in Soviet Union and the works which were censured and published after his death. The thesis, composed of three parts, demonstrates that in Grossman’s poetics lie two truths: on the one hand, the «exterior» or «official» truth, and on the other hand the «individual» one. The aim of this thesis is to show the peculiarity of Vasily Grossman’s poetics and the progress of the category of truth that is considered as the roots of his work. Therefore, this thesis can be considered a critique of the figures of the truth in Grossman’s poetics.
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DE, FLORIO GIULIA. "Tutta la serietà del gioco. La letteratura per l'infanzia sovietica e le sue fonti (1917-1934)." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/975456.

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La letteratura per l’infanzia sovietica rappresenta un terreno di studio meritevole di attenzione. Nella prima parte della presente ricerca se ne indagano le caratteristiche principali in un’ottica storico-critica; si dà conto della sua evoluzione letteraria, in una cornice temporale ben definita – tra la Rivoluzione d’Ottobre (1917) e il Primo congresso degli scrittori sovietici (1934). La storia del genere viene poi riletta a partire dalla censura, vettore che nel periodo sovietico degli anni Venti e Trenta interseca quello dell’evoluzione letteraria, condizionandone gli esiti. Alla luce di quanto osservato la tesi propone, nella seconda parte, una lettura della poetica di Samuil Jakovlevič Maršak (1887-1964) e di Kornej Ivanovič Čukovskij (1882-1969). Rintracciando le fonti a cui si sono ispirati i due massimi scrittori di letteratura per l’infanzia del Novecento, si ripercorre il lavoro da essi compiuto, sintetizzabile in un originale sperimentalismo che poggia sulle solide basi della tradizione.
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PULERI, MARCO. "Scritture ibride post-sovietiche. Per una letteratura ucraina di lingua russa." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/2158/1001885.

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Анотація:
The research focuses on the complex situation concerning the rigid definition of national cultural identities in the post-Soviet space. In contemporary Ukraine the conflict between alternative cultural models reflects social and political struggles. The contemporary Ukrainian literature in Russian represents a productive field of research in order to analyze the post-Soviet national context. Such a literary phenomenon rises in the interstitial passage between Ukrainian fixed opposite identifications: we deal with a proper hybrid phenomenon which grows out of the passage from the Soviet domination to the national independence.
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Книги з теми "Letteratura sovietica"

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Sollertinskiĭ, Ivan. Musica e letteratura al tempo dell'unione sovietica: Saggi. Lucca: Libreria Musicale Italiana, 2016.

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Cittadini e patrioti: Educazione, letteratura per l'infanzia e costruzione dell'identità nazionale nella Russia sovietica. Macerata: EUM, 2011.

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