Добірка наукової літератури з теми "Intervista letteraria"

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Статті в журналах з теми "Intervista letteraria"

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Valerio, Camillo, and Anna Guerrera. "Pozzoromolo e la scrittura ipnotica. Intervista a Luigi Romolo Carrino." IPNOSI, no. 2 (February 2011): 65–73. http://dx.doi.org/10.3280/ipn2010-002008.

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Анотація:
Un viaggio doloroso nella psiche umana, raccontato con uno stile che abilmente mescola la poesia metaforica e la descrizione esplicita di una realtŕ angosciosa. Una sorta di ossimoro letterario (ossimoro che ritroviamo incarnato anche nel personaggio principale del libro) tramite il quale Luigi Romolo Carrino tratta i temi delle malattia mentale, dell'ambiguitŕ sessuale e del vissuto all'interno di un Ospedale Psichiatrico Giudiziario. Un'intervista all'autore, che mette in luce gli aspetti piů psicologici ed ipnotici che danno corpo al romanzo e lo rendono cosě interessante per noi addetti ai lavori.
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Miccoli, Paolo, and Maria Teresa Venturi. "PER UN MUSEO MULTIMEDIALE DELLA LINGUA ITALIANA. PARTIRE DAL VISITATORE: UNA PRIMA INDAGINE SULL’INTERESSE PER LO SPAZIO LINGUISTICO ITALIANO." Italiano LinguaDue 14, no. 1 (July 28, 2022): 833–60. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/18330.

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Анотація:
L’articolo presenta i primi risultati di un’indagine sull’interesse della popolazione per i diversi aspetti dello spazio linguistico dell’italiano, condotta attraverso la somministrazione di un questionario a un campione di circa 1200 intervistati. L’obiettivo della ricerca è stato quello di individuare quali argomenti suscitavano un maggiore coinvolgimento del pubblico, in vista della creazione di una sezione sullo spazio linguistico per il Museo multimediale della lingua italiana (MULTI). Il questionario, che ha previsto diverse fasi di lavoro (intervista agli esperti, pretest, questionario finale, campionatura e diffusione), è stato strutturato al fine di condurre un’analisi descrittiva con mezzi statistici. I dati rilevati mediante il questionario hanno permesso di individuare quali sono i temi di maggiore e minore interesse per il pubblico, rendendo evidente la necessità di attuare una strategia divulgativa differenziata sia per visitatori sia per argomenti. I temi sui quali si è concentrato maggiormente l’interesse del pubblico sono stati da un lato, per quel che riguarda lo spazio “interno” alla penisola, le diverse manifestazioni dei dialetti (testimonianze letterarie e artistiche, nuovi ambiti d’uso del dialetto), dall’altro, rispetto allo spazio “esterno” (quello dell'italiano nel mondo), gli italianismi più amati all’estero, la lingua degli emigrati e quella degli immigrati. Le conclusioni di questa indagine permettono di immaginare la sezione del MULTI dedicata allo spazio linguistico italiano come uno spazio digitale dialogico e inclusivo, costruito mettendo al centro il visitatore e i suoi interessi. For a multimedia museum of the Italian language. Starting with the visitor: an initial survey of interest in the Italian language space The article presents the first results of a survey about the interest of Italians in various linguistic aspects of the Italian language. The survey was conducted using a questionnaire, with a sample of about 1200 respondents. The aim of the study was to identify a list of attention-grabbing topics, in order to develop a section of the Multimedial Museum of the Italian Language (MULTI) dedicated to linguistics. The questionnaire, which consisted of different work phases (interviews with experts, pretest, final questionnaire, sampling and dissemination), was structured in order to conduct a descriptive analysis with statistical means. The data collected through the questionnaire identified the issues that aroused more or less interest among the target audience, highlighting the need for customized digital dissemination strategies according to visitors and topics. Some topics emerged as particularly attractive for the audience: in regards to the “inside” space, the most appreciated theme was the world of dialects (especially the literary and artistic production and the new uses of dialect); for the “external” space (that of Italian in the world), respondents regarded the “Italianisms”, the language of emigrants and that of immigrants, as the most interesting issues. The conclusions of this survey allow us to imagine the section of the MULTI dedicated to the linguistic space of Italian as a dialogic and inclusive one, which puts the visitor and his/her creativity and own interests at the core.
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Valsangiacomo, Nelly. "L’intervista letteraria alla radio. Spunti dagli archivi della RSI." Versants. Revista suiza de literaturas románicas 2, no. 66 (November 8, 2019). http://dx.doi.org/10.22015/v.rslr/66.2.5.

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Анотація:
Il rapporto tra scrittrici e scrittori e la radio risale agli albori di questo media: dizioni, conferenze, corsi, organizzazione culturale, la loro presenza accompagna l’evoluzione della radio, in sintonia con i mutamenti che la cultura e i suoi rappresentanti vivono nello spazio pubblico. Con l’avvento della televisione, un altro possibile luogo di parola si apre. La presenza degli scrittori e, parzialmente, delle scrittrici, è trasversale alle trasmissioni culturali radiotelevisive; questo saggio si interessa però in particolar modo ai diversi aspetti delle interviste letterarie alla radio, partendo da alcuni esempi tratti dagli archivi della Radiotelevisione svizzera di lingua italiana (RSI). Keywords: intervista letteraria, oralità, genere, posture letterarie, Radio svizzera di lingua italiana (rsi).
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Corcione, Riccardo. "Versi televisivi. L’inedita "Finzione scenica" di Giovanni Giudici." Versants. Revista suiza de literaturas románicas 2, no. 66 (November 8, 2019). http://dx.doi.org/10.22015/v.rslr/66.2.6.

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Анотація:
Il saggio riporta la trascrizione di una poesia inedita di Giovanni Giudici, letta dal poeta nel corso di un’intervista televisiva per la Radiotelevisione svizzera rsi. La nota filologico-critica che segue tenta di rispondere ai quesiti posti dal passaggio dalla registrazione orale alla trascrizione. Keywords: Giovanni Giudici, Stefano Agosti, poesia, intervista letteraria, Radiotelevisione svizzera (RSI).
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Sousa, André Laurent Souza Lopes, Ana Lucia Prado Reis dos Santos, Carla Viana Dendasck, Euzébio de Oliveira, and Mirleide Chaar Bahia. "Ben oltre il gancio: scienza e calcio nella copertura sportiva del Pará." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, March 26, 2020, 135–67. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/comunicazione-it/ben-oltre-il-gancio.

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Анотація:
Le relazioni relative alla scienza e al calcio non sono frequenti nella copertura sportiva del Pará. Comprendere le cause di questo problema è l’obiettivo principale di questo studio. Dalla rassegna letteraria delle scienze sportive nel calcio, l’interdisciplinarietà che per decenni contribuisce a studi rilevanti che hanno portato non solo alla comprensione dei problemi dello sport, ma anche all’aumento delle prestazioni dei calciatori e delle squadre. In un secondo momento, il lavoro porta il dialogo tra cultura scientifica (VOGT, 2003) e giornalismo, dal punto di vista scientifico (BUENO, 2009) e del giornalismo sportivo (BUENO, 2005; MALULY, 2005), al fine di evidenziare la provocazione di Messa (2005), che attribuisce al giornalismo sportivo di carattere scientifico, al giornalismo sportivo-scientifico, la possibilità di andare oltre lo spettacolo per gli appassionati-spettatori. Tuttavia, è necessario comprendere, da interviste semi-strutturate, i fattori limitanti della copertura sportiva a Pará e le ragioni per cui la scienza ha poco spazio. Una possibilità di ampliare i contenuti che coinvolgono la scienza e il calcio è la competenza e il rapporto tra giornalisti e membri dei comitati tecnici delle squadre di calcio di Pará.
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Дисертації з теми "Intervista letteraria"

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Gorini, Anna. "Un’italiana scomoda. Indagine sull’opera e sul mito di Oriana Fallaci." Doctoral thesis, Università di Siena, 2022. http://hdl.handle.net/11365/1211214.

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Анотація:
La tesi mira a ricostruire alcuni aspetti della figura di Oriana Fallaci, oscurati dalla sua fama mondiale di personaggio mediatico, politicizzato e mitizzato. Fallaci, prima di questo, è stata infatti una giornalista importante, che ha scritto moltissimo. Ѐ stata un’autrice che ha dato vita a nuovi linguaggi narrativi, e la sua è stata una figura di intellettuale che ha partecipato al dibattito culturale e sociale degli anni Settanta. Il lavoro di ricerca si è concentrato dunque sul percorso di costituzione della personalità di autrice, sulla sua trasformazione in intellettuale, e sul venir meno di tutto questo, mentre di Fallaci è pubblicamente noto il personaggio mitizzato e mediatizzato.
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Gorini, Anna. "Un’italiana scomoda. Indagine sull’opera e sul mito di Oriana Fallaci." Doctoral thesis, Università di Siena, 2022. http://hdl.handle.net/11365/1210797.

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Анотація:
La tesi mira a ricostruire alcuni aspetti della figura di Oriana Fallaci, oscurati dalla sua fama mondiale di personaggio mediatico, politicizzato e mitizzato. Fallaci, prima di tutto questo, è stata infatti una giornalista importante, che ha scritto moltissimo. Ѐ stata un’autrice che ha dato vita a nuovi linguaggi narrativi, e la sua è stata una figura di intellettuale che ha partecipato al dibattito culturale e sociale degli anni Settanta. Il lavoro di ricerca si è concentrato dunque sul percorso di costituzione della personalità di autrice, sulla sua trasformazione in intellettuale, e sul venir meno di tutto questo, mentre di Fallaci è pubblicamente noto il personaggio mitizzato e mediatizzato. Di fronte ai contorni oggi un po’ sfocati di Fallaci giornalista, all’origine dimenticata della sua personalità politica, per cercare di capire questa autrice l’indagine riparte dai suoi testi laddove erano nati, cioè nei giornali, per analizzarli da vicino sia in relazione al contesto di cronaca sia alla pagina, nella quale il sistema paratestuale è l’anima vitale che svela fino in fondo il senso di un pezzo giornalistico. Questo lavoro cerca di costruire un racconto di Fallaci che provi a superare l’assunto stereotipo della scrittrice straordinaria a lungo negletta, o quello della personalità eroica, ma anche il sospetto da parte di alcuni ambienti, concentrandosi su tre prospettive: gli anni di elaborazione della soggettività autoriale, il consolidamento della personalità intellettuale, la trasformazione nel mito e la mediatizzazione di quest’ultimo. Dunque, dopo il primo capitolo, dedicato alla biografia e alle opere, il secondo capitolo si sofferma sugli incontri di Fallaci con quegli scrittori che, da lei avvicinati nel corso di interviste, sono stati figure-chiave nell’evoluzione del suo rapporto con la scrittura, vissuto in modo totalizzante. In queste interviste, che sono letterarie, si stratificano la sua visione e la sua teoria narrativa, anche se dissimulate nel linguaggio e nella struttura del pezzo giornalistico destinato al grande pubblico di un periodico di attualità. Questo percorso di incontri si interseca anche con la transizione di Fallaci da giornalista-autrice a intellettuale. Nel terzo capitolo viene approfondita questa evoluzione, che coincide con la partecipazione di Fallaci al dibattito sull’aborto, nel 1975. In quell’anno Pasolini si confronta su questo tema con altri intellettuali, a partire da un celebre intervento sul Corriere della Sera. Fallaci, che è sempre in viaggio e vive per lo più negli Stati Uniti, non è riconosciuta come parte di quel campo e non si riconosce in quei linguaggi: entra tuttavia nel flusso di quel dibattito in modo dirompente con il romanzo Lettera a un bambino mai nato, che crea un nuovo spazio discorsivo per le donne e per la loro possibilità di raccontarsi. Ma “lo scrittore” Oriana Fallaci, come amava definirsi, non può essere compreso se non considerando la molteplicità dei generi in cui si è espressa, tra giornalismo e narrativa, e tenendo conto del suo vivere performativo, portatore di significati, perfino più dei testi. Cosa rimane oggi della figura di Oriana Fallaci? Oltre ai suoi scritti, soprattutto il suo personaggio, che ispira il cinema, la televisione e il teatro, come viene raccontato nella parte conclusiva di questa tesi.
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FEDERICO, LUCA. "L'apprendistato letterario di Raffaele La Capria." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1005664.

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Анотація:
Superati «novant’anni d’impazienza» e dopo un lungo periodo votato all’autocommento e all’esplorazione delle proprie intenzioni, Raffaele La Capria ha raccolto le sue opere in due Meridiani curati da Silvio Perrella. La Capria ne ha celebrato l’uscita nella prolusione inaugurale di Salerno Letteratura, poi confluita nel breve autoritratto narrativo "Introduzione a me stesso" (2014). In questa sede, l’autore è tornato su alcuni punti essenziali della sua riflessione sulla scrittura, come la relazione, reciproca e ineludibile, fra tradizione e contemporaneità. All’epilogo del «romanzo involontario» di una vita, La Capria guarda retrospettivamente alla propria esperienza come ad un’autentica educazione intellettuale. Perciò, muovendo da un’intervista inedita del 2015, riportata integralmente in appendice, la tesi ha l’obiettivo di ricostruire l’apprendistato letterario di La Capria dai primi anni Trenta, quando l’autore ancora frequentava il ginnasio, fino all’inizio dei Sessanta, quando ottenne il premio che ne avrebbe assicurato il successo. Il percorso, che riesamina l’intera bibliografia lacapriana nella sua varietà e nella sua stratificazione, si articola in una serie di fasi interdipendenti: la partecipazione indiretta alle iniziative dei GUF (intorno alle riviste «IX maggio» e «Pattuglia»); l’incursione nel giornalismo e l’impegno culturale nell’immediato dopoguerra (sulle pagine di «Latitudine» e di «SUD»); l’attività di traduttore dal francese e dall’inglese (da André Gide a T.S. Eliot); l’impiego alla RAI come autore e conduttore radiofonico (con trasmissioni dedicate a Orwell, Stevenson, Saroyan e Faulkner); la collaborazione con «Il Gatto Selvatico», la rivista dell’ENI voluta da Enrico Mattei e diretta da Attilio Bertolucci; e le vicende editoriali dei suoi primi due romanzi, “Un giorno d’impazienza” (1952) e “Ferito a morte” (1961), fino alla conquista dello Strega. La rilettura dell’opera di uno scrittore semi-autobiografico come La Capria, attraverso il costante riscontro di fonti giornalistiche, testimonianze epistolari e documenti d’archivio che avvalorano e occasionalmente smentiscono la sua versione dei fatti, diventa allora un’occasione per immergersi nella sua mitografia personale e avventurarsi in territori finora poco esplorati: come la ricostruzione del suo profilo culturale, a partire dal milieu in cui La Capria vive e opera, o l’incidenza delle letture e delle esperienze giovanili sulla sua prassi letteraria.
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BULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

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Анотація:
Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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Книги з теми "Intervista letteraria"

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Chircop, Ġorġ Mifsud. Qawsalla: Referenza gḥall-kuntest : kritika, taḥriġ, intervisti, esejs, mistoqsijiet u termini letterarji. San Ġwann: Publishers Enterprises Group, 1995.

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Chircop, Gorg Mifsud. Qawsalla: Referenza ghall-kuntest : Kritika, tahrig, intervisti, esejs, mistoqsijiet u termini letterarji. Publishers Enterprises Group, 1995.

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Частини книг з теми "Intervista letteraria"

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Brysiak, Anna. "Italianita come luogo della scrittura: La questione dell’identita in Fleur Jaeggy." In Sperimentare ed esprimere l’italianità. Aspetti letterari e culturali. Doświadczanie i wyrażanie włoskości. Aspekty literackie i kulturowe. Wydawnictwo Uniwersytetu Łódzkiego, 2021. http://dx.doi.org/10.18778/8220-478-0.04.

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Анотація:
Fleur Jaeggy, scrittrice italiana di origine svizzera, in una sua intervista afferma: “Un senso di identitŕ, forse, non l’ho mai provato. Penso che identitŕ sia la lingua in cui si scrive” (1998). A partire da tale dichiarazione nel nostro studio approfondiremo la complessa costellazione identitaria di una autrice e una scrittura cosmopolita, come la defině Susan Sontag, per la quale tanto la Svizzera quanto l’Italia costituiscono luoghi interiori, territori da abitare e di cui appropriarsi all’interno della creazione letteraria. Analizzando le opere di Jaeggy, da “I beati anni del castigo” a “Proleterka”, punteremo ad evidenziare come il tema dell’identitŕ rappresenti una costante di questa autrice, determinando percorsi multipli, a tratti perturbanti, sempre segnati dalle contestazioni di stereotipi e cliché. Emergerŕ cosě il profilo di una scrittrice che sceglie la lingua italiana (imparata solo dopo il francese e il tedesco) come cardine identitario, “matria” di una esperienza letteraria ed esistenziale che ospita, perň, prevalentemente spazi nordici, nomi francesi, paesaggi svizzeri, nonché modelli di scrittura esterni alla tradizione italiana (a partire dalle figure di Ingeborg Bachmann e Thomas Bernhard).
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