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Статті в журналах з теми "Gruppi parlamentari europei"

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Mair, Peter. "IL DESTINO DEI PICCOLI PARTITI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no. 3 (December 1989): 467–98. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008662.

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Анотація:
IntroduzioneNella abbondante letteratura che prefigura una crisi delle convenzionali forme di politica nelle democrazie dell'Europa occidentale un'enfasi speciale è stata posta sulla presunta sfida rivolta ai più tradizionali e consolidati partiti di massa. La stessa politica tradizionale è vista come passè ed i grandi partiti di massa, che ne rappresentano la più classica incarnazione, sono ritenuti — a torto o a ragione — strumenti sempre più inadeguati all'incanalamento delle forme contemporanee della rappresentanza.La vulnerabilità dei partiti di massa tradizionali pare derivare da due distinti processi. In primo luogo questi partiti sono ritenuti vulnerabili in termini ideologici e di politiche, in quanto rifletterebbero temi e problemi che corrispondono sempre meno agli interessi contemporanei. In secondo luogo, sono visti come vulnerabili sotto il profilo organizzativo, in quanto cittadini più istruiti, articolati e informati non sarebbero più soddisfatti della passività e/o anonimità che caratterizza la partecipazione in questo tipo di partiti e della natura essenzialmente oligarchica attraverso la quale si ritiene venga esercitato il loro controllo. Seguendo con varie intonazioni entrambe queste linee di ragionamento, gran parte della letteratura contemporanea pone conseguentemente l'accen to sulla erosione dei partiti tradizionali e suggerisce un potenziale riallineamento a favore di partiti più recenti e più piccoli, che appaiono allo stesso tempo più sensibili verso le nuove issues e più aperti verso nuove forme di partecipazione. L'emergere di partiti ecologisti in un gran numero di democrazie europee è spesso citato come la prova più evidente della base di un tale riallineamento, ma evidenza dello stesso tipo può anche essere individuata per un gruppo più ampio di partiti che vanno dai Radicali italiani a D'66 nei Paesi Bassi e ai Socialisti di sinistra in Danimarca e Norvegia (Poguntke 1987).Tuttavia, è chiaro che ognuno di questi argomenti ha implicazioni alquanto diverse. Se, per esempio, quello corretto è il primo, allora il motore principale del cambiamento è il grado di insoddisfazione programmatica e se i partiti tradizionali si rivelassero incapaci di adattarsi dovremmo aspettarci che il riallineamento conseguente favorisca i nuovi partiti. Se invece è corretta la seconda ipotesi, allora il cambiamento principale deriva da insoddisfazione organizzativa e potrebbe risultarne un riallineamento a favore dei piccoli partiti. In realtà i due processi possono essere combinati solo nella misura in cui partiti nuovi tendono anche ad essere partiti piccoli e viceversa, un punto su cui dovremo tornare in seguito.L'importanza di distinguere tra partiti nuovi e partiti piccoli emerge anche al semplice livello di definizione. Mentre la definizione di cosa costituisca un «nuovo» partito (rispetto a un partito della «nuova politica») non sembra porre difficoltà molto superiori a quelle di stabilire una data di soglia temporale, la definizione di cosa sia un partito «piccolo» è molto più problematica. In quest'ultimo caso sono disponibili due strategie. In primo luogo possiamo definire la piccola dimensione in termini di nlevanza sistemica, o facendo ricorso ai criteri identificati da Sartori (1976, 121-25) oppure a criteri alternativi anch'essi basati sul ruolo sistemico dei partiti in questione (Smith 1987). Tuttavia, in questo caso si tende inevitabilmente a parlare di partiti rilevanti o irrilevanti piuttosto che di partiti piccoli o grandi per sè. La seconda alternativa è quella più ovvia, secondo cui piccoli e grandi partiti possono essere distinti sulla base della semplice dimensione, sia essa elettorale, parlamentare, organizzativa o altro. Di sicuro i piccoli partiti possono essere partiti rilevanti e quelliirrilevanti · possono essere piccoli. In ultima analisi, tuttavia, nel nostro caso «piccolo» si deve riferire alla dimensione piuttosto che al ruolo.Questo lavoro è parte di un più ampio progetto dedicato alla esperienza dei piccoli partiti nell'Europa occidentale ed altri contributi del progetto tratteranno il ruolo sistemico dei piccoli partiti, le varie soglie di rilevanza nella loro vita e le varie esperienze in un gran numero di diversi contesti nazionali (Mueller, Rommel e Pridham, in via di pubblicazione). L'obiettivo di questo lavoro è semplicemente quello di offrire un quadro di sintesi sull'universo elettorale dei piccoli partiti nell'Europa occidentale del dopoguerra. Attraverso questa analisi spero di mostrare il grado in cui le fortune elettorali di tali partiti sono cambiate nel tempo, di identificare quei paesi e quei periodi in cui tali cambiamenti sono stati più pronunciati e, in particolare, di identificare quali piccoli partiti ne sono stati coinvolti.Va inoltre aggiunto che si tratta di una analisi a carattere largamente induttivo: cercherò prima di definire cosa costituisca un piccolo partito e in seguito di investigare le modalità e le spiegazioni del cambiamento nel sostegno elettorale aggregato di questi partiti. Intuitivamente si ha la sensazione che il sostegno elettorale dei piccoli partiti sia aumentato negli anni del dopoguerra. Per esempio, la recente nascita di piccoli partiti ecologici, così come le numerose analisi che suggeriscono un declino dei cleavages tradizionali di classe e religione e la crisi concomitante affrontata da quei partiti tradizionali e di grandi dimensioni che mobilitano il voto lungo queste linee di cleavage, sembrano implicare che i partiti di piccola taglia siano divenuti sempre più importanti con il tempo. Anche in questo caso, tuttavia, ci vuole cautela nel mettere in relazione prognosi di mutamento con una classificazione di partiti derivata dalla sola taglia. Non tutti i partiti piccoli sono partiti nuovi, né tantomeno partiti della «nuova politica», e molti si mobilitano elettoralmente in riferimento a linee di frattura molto tradizionali. Un esempio pertinente è quello del Partito popolare svedese in Finlandia. Inoltre, non tutti i nuovi partiti sono partiti piccoli, come evidenzia il successo elettorale della nuova Associazione Cristiano-democratica nei Paesi Bassi. Per la verità, si può anche dubitare che una categorizzazione dei partiti in soli termini di taglia abbia un significato teorico; ma questo è un problema diverso, sul quale torneremo in seguito.Nonostante questi caveat rimane incontestabile che una lettura non-critica della letteratura contemporanea suggerirebbe che vi è stato nel tempo un aumento di voti verso i piccoli partiti e questa ipotesi di partenza dirigerà la nostra analisi. Nella prossima sezione opereremo una classificazione dei partiti a seconda della loro taglia e, su questa base, una classificazione dei sistemi di partito a seconda della distribuzione dei diversi tipi di partiti. Successivamente analizzeremo la tendenza temporale del sostegno elettorale ai piccoli partiti e cercheremo di offrire alcune spiegazioni per la variazione di queste tendenze. Infine, esamineremo in che modo il voto per i piccoli partiti si distribuisce nelle diverse famiglie politico-ideologiche e studiere-mo l'andamento elettorale dei diversi sottogruppi di piccoli partiti, inclusi i «nuovi» piccoli partiti e i «vecchi» piccoli partiti.
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Книги з теми "Gruppi parlamentari europei"

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Maurizio, Eufemi, Italy. Parlamento. Senato. Gruppo democratico cristiano., and Italy. Parlamento. Camera dei deputati. Gruppo democratico cristiano., eds. Politiche di bilancio, vincoli europei e politiche di sviluppo: Atti del seminario di studi organizzato dai gruppi parlamentari della DC, Roma, 19 febbraio 1993. Roma: Cinque lune, 1993.

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1946-, Ricceri Marco, Salerno Mario, and Italy. Parlamento. Camera dei deputati. Gruppo democratico cristiano., eds. L' Italia per una politica europea del turisimo: Atti del convegno di studi organizzato dal Gruppo parlamentare della DC della Camera dei deputati (Roma, 24 maggio 1989). Roma: Edizioni Cinque lune, 1989.

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Rappresentanza politica, gruppi parlamentari, partiti: Il contesto europeo. Torino: G. Giappichelli, 2001.

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Europa 1992: Le libertà e le regole : seminario dei Gruppi parlamentari nazionali ed europeo dc e del Bureau del Gruppo PPE al Parlamento europeo, Roma, 12 maggio 1988. Bologna: Il Mulino, 1988.

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L'Italia per una politica Europea del turismo: Atti del Convegno di studi organizzato dal Gruppo Parlamentare della DC, Roma , 24 maggio 1989. Roma: Edizioni Cinque Lune, 1989.

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Balance de las tendencias democráticas en América Latina y el Caribe antes y durante la pandemia de la COVID-19. Instituto Internacional para la Democracia y la Asistencia Electoral, 2020. http://dx.doi.org/10.31752/idea.2020.69.

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Анотація:
Esta edición de In Focus sobre El estado de la democracia en el mundo es una reflexión preliminar que el IDEA Internacional ofrece como insumo para la reflexión respecto al impacto de la pandemia de la COVID-19, a 10 meses de su aparición, sobre la democracia en América Latina y el Caribe. Principales hechos y hallazgos • En materia democrática, la región también padecía, ya antes de la pandemia, de serias debilidades. Algunos países sufrían procesos de erosión y retroceso democrático, y otros de fragilidad y debilidad democrática. En general, la confianza en la democracia había venido disminuyendo de manera constante durante la década anterior al inicio de la pandemia. El descontento ciudadano con la democracia culminó con una ola de protestas en varios países de la región a finales de 2019. • La pandemia de la COVID-19 ha golpeado severamente a América Latina y el Caribe (ALC), una región asediada por problemas estructurales no resueltos, tales como una alta tasa de delincuencia y violencia, fragmentación y polarización política, pobreza y desigualdad, corrupción y debilidad de los Estados. • Reformas políticas y socioeconómicas, largamente pospuestas en la región, han agravado las crisis económicas y de salud pública provocadas por la pandemia. Esta situación, junto con la implementación de medidas restrictivas a los derechos fundamentales para contener la propagación del coronavirus, han incrementado el riesgo de afianzar o exacerbar aún más las preocupantes tendencias que presentaba la democracia en la región antes de la pandemia de la COVID-19. • Los desafíos para la democracia en la región durante la pandemia incluyen: el aplazamiento de procesos electorales; uso excesivo de la fuerza policial para hacer cumplir medidas de restricción con el fin de contener la pandemia; uso de las fuerzas armadas para llevar a cabo tareas civiles; delincuencia y violencia persistentes; nuevos peligros para el derecho a la privacidad; aumentos en la desigualdad de género y la violencia doméstica; nuevos riesgos para los grupos vulnerables; acceso limitado a la justicia; restricciones a la libertad de expresión; abuso de los poderes ejecutivos; supervisión parlamentaria reducida; polarización política y enfrentamientos entre instituciones democráticas; nuevas oportunidades para la corrupción; y una ciudadanía descontenta y socialmente movilizada que rechaza las formas tradicionales de representación política. • A pesar de los desafíos, la crisis actual ofrece una oportunidad histórica para redefinir los términos de los contratos sociales en la región y para que los gobiernos piensen de manera innovadora sobre cómo abrir espacios de diálogo y participación ciudadana para construir sociedades más inclusivas, sostenibles e interconectadas, así como sistemas democráticos de gobierno más responsables, transparentes y eficientes. Por su parte, la revisión del estado de la democracia durante la pandemia de la COVID-19 en el 2020 se organiza a lo largo de los cinco atributos de democracia antes mencionados y utiliza un análisis cualitativo y datos sobre eventos y tendencias recopilados en la región a través del Monitor global del impacto de la COVID-19 sobre la democracia y los derechos humanos de IDEA Internacional, una iniciativa cofinanciada por la Unión Europea.
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