Статті в журналах з теми "Gestione intelligente dei dati"

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Paolini, Antonella. "Gestione integrata dei dati e performance aziendali." MANAGEMENT CONTROL, no. 2 (June 2022): 5–14. http://dx.doi.org/10.3280/maco2022-002001.

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Manna, Rosalba, Samuele Calzone, and Letizia Cinganotto. "Education and training system post Covid-19: results from a probability model to measure students’ learning performance." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 21, no. 3 (December 31, 2021): 165–79. http://dx.doi.org/10.36253/form-10281.

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Анотація:
The Covid-19 affected people regardless of nationality, level of education, income or gender. However, students from privileged backgrounds, supported by their parents could find their way past closed school doors to alternative learning opportunities. This crisis has exposed the many inadequacies and inequalities in our education systems. This article presents the GPU System as a tool for collecting, managing and monitoring. The PON 2014/2020 For the School has been conceived for achieving an intelligent, equal, sustainable, and inclusive growth. In order to measure the learnings performance of students, a probability model was implemented to measure performance improvement. The data refer to the grades attributed to students before and after the delivery of the educational activities. Results show that the probability of registering a training success triggered by the training course is greater for the foreign languages area, generating inclusion and social integration mechanisms, as well as mediation and intercultural understanding. Il sistema di istruzione e di formazione dopo il Covid-19: risultati da un modello per misurare gli apprendimenti degli studenti. Il Covid-19 ha colpito tutti gli individui indipendentemente dalla nazionalità, dal livello di istruzione, dal reddito o dal genere. Tuttavia, gli studenti provenienti da ambienti privilegiati, supportati dai loro genitori hanno potuto intravedere più agevolmente la loro strada oltre le porte chiuse della scuola verso opportunità di apprendimento alternative. Questa crisi ha messo in luce le molte inadeguatezze e disuguaglianze nei nostri sistemi educativi. In questo studio si presenta il Sistema GPU come strumento di raccolta, gestione e monitoraggio. In tale contesto si inserisce il PON 2014/2020 Per la Scuola, concepito per realizzare una crescita intelligente, equa, sostenibile e inclusiva. Al fine di misurare le performance degli apprendimenti degli studenti è stato implementato un modello di probabilità finalizzato a misurare il successo formativo. I dati si riferiscono alle votazioni attribuite agli studenti prima e dopo l’azione formativa. I risultati mostrano come la probabilità di registrare un successo formativo generato dal percorso formativo intrapreso sia maggiore per l’area relativa alle lingue straniere, generando meccanismi di inclusione ed integrazione sociale, nonché la mediazione e la comprensione interculturale.
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Hörnschemeyer, Jörg. "„Möchten Sie das Programm wirklich löschen?“." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 99, no. 1 (November 1, 2019): 491–501. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2019-0019.

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Riassunto Nucleo centrale dei digital humanities (DH) è lo sviluppo e l’analisi di metodi digitali che sono finalizzati a risolvere quesiti posti nell’ambito delle scienze umanistiche. La creazione di software ne costituisce un elemento fondamentale. Mentre i dati raccolti sono di regola punto di partenza e d’arrivo della ricerca, i processi trasformativi che, basati su calcoli algoritmici, conducono dall’uno all’altro, rappresentano lo sforzo intellettuale decisivo e vanno considerati il vero risultato scientifico. Il software dedicato alla ricerca scientifica nasce di solito nel corso di un processo creativo e combinatorio molto complesso che dipende da molteplici legami con altre risorse. Il ciclo di vita del software in questione è molto più breve e molto più soggetto a influenze esterne rispetto a quello dei classici dati di ricerca. Come forma particolare dei dati di ricerca, il software pone pertanto sfide particolari al processo di sviluppo e a una gestione sostenibile dei dati. Il riconoscimento del software come risultato di ricerca, la creazione di strutture istituzionali che offrono opportunità di carriera agli sviluppatori e alle sviluppatrici, e l’integrazione del software in infrastrutture sostenibili di dati di ricerca sono la chiave per un’attività di ricerca più trasparente e più qualificata.
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MION, M., R. BOVO, R. MARCHESE-RAGONA, and A. MARTINI. "Predittori di efficacia nel trattamento dell'otite esterna maligna fungina: una review sistematica." Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no. 5 (October 2015): 307–13. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-669.

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Obiettivo dello studio è stato riassumere i dati della letteratura sugli aspetti clinici e la gestione abituale dell’otite esterna maligna fungina (OEMF), ed identificare possibili fattori predittivi di esito positivo del trattamento. Gli articoli sono stati inizialmente selezionati sulla base del titolo e degli abstract. Sono poi stati recuperati ed analizzati per intero seguendo criteri predeterminati. È stata stilata una lista di riferimento degli articoli selezionati per cercare eventuali pubblicazioni mancati. Gli studi raccolti sono stati infine valutati metodologicamente. Dei 143 articoli iniziali, ne sono stati selezionati 14 focalizzati sulla gestione dell’OEMF. La maggior parte di questi ha dimostrato una correlazione tra l’efficacia del trattamento, inteso come risoluzione dei sintomi, ed alcune variabili cliniche e di gestione della patologia quali l’astensione da procedure chirurgiche invasive, l’assenza di paralisi facciale, l’Aspergillus spp come patogeno causante e l’assenza di segni radiologici alla diagnosi e nel corso del follow-up. L’efficacia del trattamento dipende dalla valutazione dello stato dei nervi cranici, dal patogeno alla base e dai segni radiologici, più precisamente: l’assenza di paralisi facciale, l’Aspergillus spp e l’imaging negativo alla diagnosi e durante il follow-up correlano con la risoluzione dei sintomi. L’evidenza che il trattamento farmacologico possa associarsi ad un miglior outcome rispetto a procedure chirurgiche invasive potrebbe semplicemente riflettere il fatto che pazienti affetti da una patologia più avanzata richiedono un approccio più aggressivo mentre le forme più lievi possono essere trattate in modo conservativo. È necessario quindi prestare attenzione nell’interpretazione dei dati a causa della necessità di ulteriori studi sull’argomento.
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Mazzarella, Francesca. "Gli ultimi dati sulla gestione dei rifiuti urbani in Italia." ECONOMIA PUBBLICA, no. 2 (June 2022): 295–316. http://dx.doi.org/10.3280/ep2022-002005.

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Thomas, Antonio, and Renato Passaro. "Prospettive e criticitŕ delle aziende di gestione dei servizi aeroportuali. Un'analisi territoriale." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 2 (December 2010): 315–46. http://dx.doi.org/10.3280/ed2010-002006.

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Il contributo intende rappresentare la situazione attuale e prospettica dei gestori dei servizi aeroportuali del Mezzogiorno alla luce della privatizzazione che sta determinando l'ingresso di societŕ private in un'area finora saldamente in mano pubblica; con le conseguenze che ciň comporta in termini di dimensionamento dell'offerta e di prezzi dei servizi resi. Una situazione che potrebbe rivelarsi problematica per tutti quegli aeroporti la cui redditivitŕ non consente di perseguire le condizioni di autosufficienza o di raggiungere una dimensione competitiva a livello nazionale ed internazionale. Per sperare di inserirsi con successo nei flussi di traffico, gli scali dovranno attrezzarsi adeguatamente con consistenti investimenti, sia in fase realizzativa sia nella manutenzione delle strutture, in quanto la presenza di una dotazione adeguatamente estesa e funzionale č un prerequisito per l'attrazione delle aerolinee; dunque all'espansione dei volumi di passeggeri e merci. Basandosi sull'analisi di dati ufficiali, sui riscontri di pregresse indagini empiriche e su interviste dirette a testimoni privilegiati, si valutano le prospettive dei gestori aeroportuali alla luce della loro aspirazione di configurarsi come un vero e proprio sistema mirante a soddisfare una domanda crescente di mobilitŕ.
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Apicella, Matteo, Maria Cristina Campopiano, Michele Mantuano, Laura Mazoni, and Stefano Del Prato. "Guida pratica alla prevenzione e gestione dell’infezione da COVID-19 nelle persone con diabete." L'Endocrinologo 21, no. 4 (August 2020): 241–45. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-020-00767-3.

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Sommario La pandemia di COVID-19 rappresenta un’enorme sfida per il sistema sanitario nazionale. Sulla base dei dati ad oggi disponibili è emerso che le persone con diabete mellito presentano un maggior rischio di complicanze e morte per COVID-19. Pertanto, adottare misure preventive di igiene e di distanziamento sociale è cruciale, a maggior ragione in questa categoria di soggetti. A sostegno dei pazienti con diabete sono state intraprese molteplici iniziative al fine di garantire la continuità assistenziale, tra cui la proroga della validità dei piani terapeutici per i farmaci ipoglicemizzanti, le procedure per il rinnovo della patente di guida e l’attivazione di servizi di telemedicina. In caso di infezione da COVID-19 e sintomi lievi è possibile una gestione domiciliare della persona con diabete, raccomandando un attento monitoraggio glicemico. Il paziente diabetico che necessita di ospedalizzazione richiede una gestione multidisciplinare che includa il diabetologo, con l’obiettivo di mantenere un adeguato controllo glicemico in assenza di ipoglicemie. Le persone con diabete rappresentano un gruppo vulnerabile per il quale devono essere poste in atto strategie specifiche sia in termini di prevenzione che di trattamento.
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Conti Puorger, Adriana, and Pierpaolo Napolitano. "Caratterizzazione socio-economica della regione Marche per sezioni di censimento." RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no. 2 (September 2011): 30–59. http://dx.doi.org/10.3280/rest2011-002002.

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La suddivisione del territorio realizzata dall'ISTAT in occasione dei censimenti della popolazione e delle abitazioni, utilizzata inizialmente per finalitŕ organizzative e di gestione dell'operazione censuaria, ha assunto a partire dal 1981 una specifica valenza informativa, che risulta possibile finalizzare a una conoscenza di dettaglio del territorio. La disponibilitŕ di tale informazione rende possibile l'analisi territoriale al di lŕ della soglia dei confini amministrativi, rispondendo alla convinzione ormai diffusa che si debba entrare nei dettagli della struttura insediativa e residenziale per una proficua analisi del territorio regionale. L'obiettivo č l'identificazione delle morfologie sociali ed economiche descritte nel loro dispiegarsi sul territorio e analizzarle nelle loro reciproche interdipendenze, trasformando la grande mole di dati in una sintesi informativa fruibile. L'accresciuta potenza di elaborazione e di memorizzazione dei dati da parte degli strumenti HW e SW (Vickers e Rees, 2007), rende possibile l'applicazione di avanzati metodi statistici a insiemi di dati anche piů grandi di quelli qui considerati. La classificazione delle sezioni di censimento in tipologie socio-economiche fornisce uno strumento di lettura e interpretazione semplificata dei dati statistici, pur nelle dovute cautele suggerite dalle inevitabili scelte effettuate nel corso dell'analisi e dai possibili ulteriori miglioramenti con l'applicazione di metodologie piů complesse Una volta definite le tipologie, la ricerca sviluppa un'analisi multi-scala, sovrapponendo i risultati ottenuti dall'applicazione statistica con alcune principali partizioni territoriali che insistono sulla regione. Ricomporre le tipologie individuate a livello di sezione, a scala provinciale e comunale, come anche alla dimensione distrettuale e dei sistemi locali del lavoro, puň servire ad arricchire la loro interpretazione, come pure su un piano piů operativo, risultare di possibile ausilio alla stesura dei piani territoriali. In sede di conclusione si collegherŕ quanto analizzato a un contesto piů ampio per valutare la loro rispondenza alla volontŕ di orientare i territori verso uno sviluppo territoriale inteso, secondo le attuali tendenze delle pianificazione europea,.
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Martignoni, Marco. "Euphrasia cisalpina Pugsley (Orobanchaceae) nella Brughiera di Gallarate (Lombardia, Italia): dati storici e conferma della stazione nelle aree verdi dell’Aeroporto di milano malpensa." Natural History Sciences 1, no. 1 (August 1, 2014): 19. http://dx.doi.org/10.4081/nhs.2014.63.

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L’autore riporta i dati storici dei rinvenimenti di <em>Euphrasia cisalpina</em> Pugsley, stenoendemita insubrico occidentale, nella Brughiera di Gallarate o “Brughiera Grande” e suoi dintorni, segnalando l’attuale persistenza di una consistente popolazione all’interno dell’Aeroporto di Milano Malpensa, l’unica sopravissuta nell’area. La stazione interessa un’ampia superficie relitta di brughiera pedemontana, situata su un paleogreto del fiume Ticino tra 209 e 237 m s.l.m. La popolazione sembra trarre giovamento dalla gestione aeroportuale delle aree verdi.
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Possemato, Tiziana. "Entity modeling." JLIS.it 13, no. 3 (September 15, 2022): 12–28. http://dx.doi.org/10.36253/jlis.it-481.

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In questo lavoro tratteremo il tema delle entità intese come oggetti del mondo reale (real-world object) e di come questo concetto sia utilizzato nell’ambito dell’entity modeling, quel processo di identificazione e modellamento delle entità che tanta parte occupa nei progetti di conversione dei cataloghi in linked open data. L’aiuto alla comprensione di cosa questo concetto esprima nell’ambito dell’universo bibliografico ci viene dalla programmazione orientata agli oggetti, che introduce il concetto di modellamento e gestione di un “oggetto” definendone uno stato e un comportamento. Ma per modellare un oggetto è necessario identificarlo e questo processo deve avvenire, spesso, trattando quantità imponenti di dati, non necessariamente omogeneamente strutturati: l’Entity Resolution è questo insieme di processi macchina che cerca di risolvere le ambiguità date dalla disomogeneità delle descrizioni riferibili alla medesima entità. L’adozione di queste pratiche, in ambito bibliografico, muove ancora l’orizzonte dell’azione catalografica, che già si era esteso verso la più generale metadatazione, verso quel web di dati che impone un nuovo modo di intendere gli oggetti e di trattarli: l’entity modeling si annuncia come il terzo passaggio generazionale nella gestione del dato bibliografico.
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Bonizzoni, Paolo, Alessandra Marinoni, Alessandra Mogliati, Angela Pistorio, Roberta Brusotti, Giacinto Buscaglia, and Sergio Schiaffino. "Psychiatric information system of Liguria Region: preliminary results. The case register of Liguria Region." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 3, no. 2 (August 1994): 115–22. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00003560.

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RiassuntoSono descritte con la stessa metodologia impiegata in altre quattro aree italiane sedi di Registro psichiatrico dei casi, le caratteristiche del bacino di utenza, la tipologia e l'organizzazione dei Servizi della Regione Liguria. Il sistema informativo psichiatrico ligure nasce ufficialmente nel marzo 1987 con una deliberazione della Giunta Regionale che conferisce l'incarico di organizzazione del sistema informativo all'lstituto di Scienze Sanitarie Applicate dell'Università di Pavia. La fonte dei dati è rappresentata dai Servizi psichiatrici della Liguria, comprendenti 20 Servizi Territoriali di Salute Mentale (SSM), 9 Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC) e 2 Presidi Socio Sanitari (PSS). Il Registro psichiatrico è gestito a livello cartaceo in tutti i Servizi della Regione; tuttavia in 12 dei Servizi di Salute Mentale, in 2 dei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura e nei Presidi Socio Sanitari si è già passati ad una gestione informatizzata del Registro. La rilevazione dei dati è iniziata dal 1988 è nel 1989 è stata fatta la prima verifica regionale sulla funzionalità del sistema. I risultati relativi all'utenza dei servizi territoriali evidenziano tassi di prevalenza annua che vanno dal 200 al 500 per 100.000 abitanti. Per quanto concerne gli interventi residenziali, SPDC e PSS sono stati analizzati separatamente confermando peraltro il dato della letteratura cioè di una eccedenza di diagnosi di psicosi soprattutto tra i maschi ricove- rati in SPDC e tra le femmine ricoverate nei PSS. La struttura per eta evidenzia che si tratta di persone di età avanzata in particolare tra le donne.
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Bardelli, Lorenzo. "Yellow Book 2011 - I dati sul servizio di distribuzione e vendita del gas naturale in Italia." ECONOMICS AND POLICY OF ENERGY AND THE ENVIRONMENT, no. 3 (November 2011): 5–16. http://dx.doi.org/10.3280/efe2010-003001.

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L'articolo č tratto dello studio elaborato dal centro studi Utilitatis "Yellow Book - I dati sul servizio di distribuzione del gas naturale in Italia". La pubblicazione affronta il tema della regolazione della distribuzione del gas naturale in Italia, partendo dalla descrizione degli attuali - e futuri - assetti istituzionali (modelli di governance e forme di gestione degli operatori), cui segue una approfondita analisi delle tariffe applicate all'utenza e la corrispondente spesa delle famiglie. L'articolo passa, poi, ad esaminare le grandezze economiche e patrimoniali riportate nei bilanci dei principali distributori nazionali, aggregati per classi dimensionali. Nella terza parte del lavoro si affronta il tema delle gare per l'affidamento del servizio, offrendo una visione critica dei criteri di selezione scelti dagli enti affidanti e degli esiti delle procedure stesse.
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Cerardi, Ilaria, and Giorgio Gadda. "Un team di infermieri dedicato alla gestione degli accessi vascolari." Dissertation Nursing 1, no. 1 (July 29, 2022): 87–106. http://dx.doi.org/10.54103/dn/17763.

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INTRODUZIONE: L’ accesso vascolare difficile si manifesta nel 30% degli assistiti che necessitano un accesso vascolare. E’ una condizione clinica che determina l’esecuzione di molteplici tentativi di incannulamento della vena. La gestione è affidata ad un team infermieristico dedicato con competenze avanzate nell’impianto di cateteri venosi periferici (CVP), PICC e Midline tramite tecnica ad ultrasuoni. OBIETTIVO:Effettuare un’analisi della letteratura indagando outcome e benefici della gestione di questi assistiti da parte di un team infermieristico con competenze avanzate negli accessi vascolari. METODI: Sono state consultate le banche dati PubMed, CINAHL, EMBASE, Cochrane Library, ILISI e Web of Science ed i siti ufficiali dell’ INS e del GAVeCeLT. RISULTATI: Sette studi sono stati inclusi. Il team è composto in media da 15 infermieri e 4 medici specialisti. Emerge un tasso di successo della procedura al primo tentativo dell’88-100% ed una riduzione del 90% e 70 % dei tassi di CLABSI e infezioni catetere-correlate. In media il 44.1% dei device sono stati rimossi per termine del trattamento. L’ attesa del device idoneo si è ridotta dell’ 80%. Il tasso medio di soddisfazione è risultato dell’ 88.23% (score medio registrato 8.56/10) ed una media di 2.85/10 per il dolore percepito. Le aziende hanno riportato una riduzione media di 261.358,27 euro/anno sulle spese aziendali. CONCLUSIONI: Un team dedicato per gli accessi vascolari difficili rappresenta una risorsa fondamentale per l’ erogazione di cure di qualità grazie ad una gestione tempestiva, una riduzione dei tassi di complicazioni, un’ ottimizzazione del timing assistenziale e delle spese aziendali.
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Griffo, Giampiero, and Lavinia D’Errico. "I rifugiati e i richiedenti asilo con disabilità in Italia. La difficile emersione di un tema largamente invisibile." MONDI MIGRANTI, no. 3 (November 2022): 27–46. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-003002.

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A partire dagli elementi emersi nell'ambito del progetto AMiD-Access to Services for Migrants with Disabilities, primo studio sul tema dei migranti con disabilità in Europa - promosso dalla Commissione Europea a valere sull'Asylum, Migration and Integration Fund -, gli autori si soffermano su alcune dimensioni critiche del sistema di gestione dell'accoglienza e dell'inclusione delle persone migranti con disabilità in Italia, quali la mancata rilevazione dei dati di flusso, la discrasia fra garanzie formali e difficoltà nell'accesso effettivo alle cure, i fenomeni di discriminazione multipla che colpiscono le donne e la problematicità dello statuto dei minori. Gli autori ripercorrono poi alcune esperienze italiane che, al contrario, si caratterizzano per la capacità di favorire forme di inclusione sociale in linea con le norme e i princìpi propri della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall'Italia nel 2009. Infine, vengono ipotizzati alcuni elementi di organizzazione e innovazione nell'accoglienza.
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Zanutto, Alberto, and Enrico Maria Piras. "Al "gran ballo" delle Ict in ambito sanitario: la presentazione del sistema Phr." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 122 (June 2011): 235–46. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122017.

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Il paper affronta nello specifico il processo di presentazione di una innovazione Ict, applicata al sistema sanitario, che mette i pazienti al centro di un nuovo dispositivo di archiviazione e gestione dei dati sanitari. Un sistema che in letteratura viene definito Personal Health Record (Phr). La Phr si presenta come una innovazione tecnologica che ridefinisce il ruolo del cittadino nei confronti del sistema sanitario tradizionale. Il cittadino, infatti, non viene più considerato qui come l'oggetto descritto nei documenti scambiati tra medici, quanto piuttosto l'attore maggiormente interessato al fluire delle proprie informazioni sanitarie nella rete dei curanti, al fine di assicurarsi la migliore assistenza possibile. L'attivitŕ di campo, durata circa due anni, ha permesso di ricostruire e analizzare la transizione che ha visto questa tecnologia passare dall'enunciazione iniziale alla concretezza tangibile della sperimentazione. Attraverso la metafora del "presentarsi in societŕ", vicenda tipica dei ricevimenti e dei balli organizzati dai ceti nobili nell'epoca moderna, si cerca di riflettere su come i sistemi Ict di nuova concezione affrontino l'arena eterogenea dei sistemi informativi residenti e si intersechino con altri sistemi preesistenti dotati di specifiche "capacitŕ" politiche.
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La Notte, Alessandra. "Come applicare l'approccio NAMEA ai Rifiuti Solidi Urbani: un caso studio nella provincia di Torino." ECONOMICS AND POLICY OF ENERGY AND THE ENVIRONMENT, no. 3 (April 2010): 165–86. http://dx.doi.org/10.3280/efe2009-003008.

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Analisi e trattazione del tema ‘rifiuti' sono diverse a seconda che si tratti di rifiuti solidi urbani (RSU) o rifiuti speciali. La legislazione italiana prevede infatti regimi diversi per le due classi di rifiuti: variano gli strumenti di gestione, le istituzioni che se ne occupano e i datasets utilizzati per azioni di controllo e monitoraggio. Se l'autoritŕ pubblica locale volesse in qualche modo monitorare l'origine e destinazione dei rifiuti cercando di far luce sulle cause generatrici del problema e sull'efficacia delle politiche impiegate sarebbe utile applicare un modulo di contabilitŕ ambientale tipo NAMEA che metta in relazione le attivitŕ produttive e le quantitŕ di rifiuti prodotti. L'applicazione di tale modulo implica tre passaggi fondamentali. Innanzitutto va individuata l'unitŕ critica di riferimento a cui i dati puntuali pervengono e sono elaborati: in base all'ordinamento italiano tale unitŕ per i RSU č il consorzio dei comuni. In secondo luogo occorre verificare come estrarre i dati di interesse per compilare la parte ambientale di un approccio di tipo NAMEA: il sistema di tariffazione (TIA) attualmente in uso permette una stima puntuale delle quantitŕ di rifiuti prodotti per attivitŕ produttiva. Infine č necessario adattare la classificazione dei RSU alla classificazione NACE tipica dei moduli NAMEA: la classicazione RSU permette di identifcare le codificazioni dettagliate NACE piů appropriate per settore terziario. Dato il dettaglio territoriale di cui si dispone č possibile redigere la matrice per origine e destinazione e quindi riportare dove e come il rifiuto viene trattato/smaltito/riciclato.
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Meola, Lorella. "Auto-sorveglianza e governo: sguardi prospettici della mobile-health." Medicina e Morale 69, no. 3 (November 3, 2020): 311–25. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.705.

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La mobile-health propone una crescente gamma di tecnologie digitali, che offrono soluzioni nella cura della salute e nella promozione del benessere. Pur contribuendo in maniera vantaggiosa alla prevenzione delle malattie e alla gestione delle patologie croniche in particolare, tuttavia la varietà delle tecnologie disponibili e l’ampiezza dei fini perseguibili sollevano perplessità rispetto alla regolamentazione e alla valutazione morale della mobile-health. L’articolo analizza le implicazioni etiche e politiche della natura ibrida delle tecnologie digitali, al confine tra promozione della salute e gestione dello stile di vita, evidenziando come esse si appropriano della vita dell’utente. Attraverso un meccanismo di auto-sorveglianza, la mobile-health acquisisce dati ed elargisce raccomandazioni per una vita più salutare. Tale dispositivo, identificato nei processi di datificazione e modulazione delle condotte, è orientato all’ottimizzazione della vita, intesa come massimizzazione dei processi vitali, ovvero del loro funzionamento e del loro esito. L’ottimizzazione potrebbe comportare la riduzione della condotta umana a una moltiplicazione di prestazioni, attraverso le quali l’individuo cerca di migliorare se stesso ma, così facendo, egli stesso si rivela funzionale al profitto economico-produttivo, politico e organizzativo della società. L’ipotesi che si intende dimostrare è che l’auto-sorveglianza su cui si basa la mobile-health diviene una strategia di governo eteronomo delle condotte.
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Spagnolo, Antonio G. ""Norme di buona pratica clinica". Il documento della Comunità Europea sulla sperimentazione di nuovi prodotti farmaceutici." Medicina e Morale 40, no. 2 (June 30, 1991): 201–27. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1991.1141.

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L'idea di fondo per l'elaborazione di una guida europea di "buona pratica clinica" è stata quella di fornire degli standards comuni e di livello elevato per la valutazione clinica dei prodotti farmaceutici. L'elaborazione del documento è iniziata nel 1985 ed è stata completata nel 1988; la sua approvazione definitiva ha avuto luogo nel luglio 1990 ed esso diventerà operativo nel luglio 1991, in tempo dovuto prima dell'inizio del mercato unico dei farmaci del 1993. L'autore analizza ampiamente e schematizza tutti e cinque i capitoli della GCP facendo riferimento a: 1) la protezione dei soggetti che partecipano alla sperimentazione e il parere dei Comitati di Etica, 2) le responsabilità dello sponsor, del monitor e del ricercatore, 3) la gestione dei dati, 4) gli aspetti statistici e 5) il controllo della qualità. È anche considerata l'Appendice al documento la quale intende fornire indicazioni su alcuni aspetti pratici della sperimentazione. Nelle note l'autore chiarisce alcuni termini specifici usati nel documento così come sono definiti nel Glossario che è allegato alla GCP; egli, inoltre, fornisce il proprio parere personale su alcuni punti critici sottolineando particolarmente la connessione che esiste fra requisiti etici e garanzia di qualità della sperimentazione.
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Acampa, Giovanna, and Claudia Mariaserena Parisi. "Cultural heritage management: optimising procedures and maintenance costs." Valori e Valutazioni 29 (January 2022): 79–102. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20212907.

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The management of maintenance activities is an ongoing concern for facility managers in the existing building sector due to its complexity and uncertainty. This applies all the more to cultural heritage as protection, preservation and enhancement are a priority in order to keep the artistic and cultural value of historical assets for future generations. In addition, problems related to the increasingly limited economic resources complicate maintenance management processes. Therefore, it has become a common standard to carry out maintenance activities only when actual emergencies occur, thus causing inefficiencies in the planning of Facility Management activities and an increase in maintenance costs. This paper shows a method to support the management decision-making in maintenance activities through Building Condition Assessment (BCA) processes integrated with Building Information Modeling (BIM) systems. The main objective is to develop a maintenance management strategy and support technicians in identifying maintenance priorities in a practical, simple and automated way in order to optimise procedures and costs. To achieve such a goal, the method proposes a BCA process that uses the following tools: 1) building breakdown structure according to UNI 8290 adapted to historic buildings; 2) a degradation level index and a technological and operational connection matrix to assess opportunity maintenance; 3) field inspections and data collection on Excel spreadsheets acting as external Database; 4) data management in BIM environment using Revit as BIM Authoring Software and Dynamo scripts as visual programming language (VPL) to link external Database to BIM model. The results highlight the important role of BIM in Facility Management of existing buildings and buildings of historical and cultural value by allowing the continuous update of information in a single BIM model for BCA purposes and shows a great potential to support facility managers in managing building maintenance activities and optimising costs. La natura complessa, incerta e dinamica della gestione delle attività di manutenzione è fonte di continua preoccupazione per i facility managers che operano nel settore del patrimonio edilizio esistente. In particolare, nel campo dei beni culturali, la tutela, conservazione e valorizzazione sono una priorità per preservare il valore artistico-culturale dei beni storici alle generazioni future. Purtroppo, alla complessa gestione della manutenzione si aggiungono problemi relativi alle risorse economiche sempre più limitate. In questa situazione infatti, sembra essere diventato uno standard comune intervenire con attività di manutenzione solo quando si presentano effettivi casi di emergenza, causando così inefficienze nella pianificazione delle attività del Facility Management e, conseguentemente, un aumento dei costi della manutenzione. Questo paper espone un metodo per supportare le scelte decisionali dei gestori nelle attività di manutenzione attraverso i processi di Building Condition Assessment (BCA) integrati ai sistemi di Building Information Modeling (BIM). L'obiettivo principale è sviluppare una strategia di gestione della manutenzione, dando ai tecnici il necessario supporto per individuare le priorità di intervento di manutenzione in modo pratico, semplice e automatizzato al fine di ottimizzare procedure e costi della manutenzione. Per raggiungere questo obiettivo, il metodo propone un processo di BCA che utilizza i seguenti strumenti: 1) scomposizione dell’edificio secondo la norma UNI 8290 adattata agli edifici storici; 2) un indice del livello di degrado e una matrice di connessione tecnologica e operativa per valutare manutenzioni di opportunità; 3) ispezioni in situ e raccolta dei dati su fogli di calcolo Excel che fungono da Database esterno; 4) gestione dei dati in ambiente BIM utilizzando Revit come BIM Authoring Software e scripts in Dynamo come linguaggio di programmazione visiva per il collegamento tra Database esterno modello BIM. I risultati della ricerca evidenziano l'importanza del ruolo del BIM nel Facility Management degli edifici esistenti e di pregio storico-culturale consentendo l'aggiornamento permanente delle informazioni in un unico modello BIM ai fini del BCA e mostra un grande potenziale per supportare i facility managers nella gestione delle attività di manutenzione degli edifici e nell’ottimizzazione dei costi.
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Dondi, Cristina, and Matilde Malaspina. "L'ecosistema digitale del CERL per lo studio del libro antico a stampa: dal progetto 15cBOOKTRADE a oggi." DigItalia 17, no. 1 (June 2022): 134–56. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00044.

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Nel corso dei cinque anni del suo svolgimento, il progetto 15cBOOKTRADE, finanziato con un Consolidator Grant dello European Research Council (2014-2019) ha favorito il consolidamento e l’espansione di una serie di strumenti digitali e di una ampia rete di collaborazione tra individui, istituzioni e progetti di ricerca incentrati sull’utilizzo degli incunaboli, e più in generale del libro antico a stampa, come fonte storica. Dopo la conclusione ufficiale progetto, il lavoro dei membri e della rete di studiosi e bibliotecari costituita durante i cinque anni della durata del finanziamento è continuato. Singoli ricercatori o gruppi di ricerca hanno orientato le proprie indagini verso categorie ben precise di libri antichi a stampa: edizioni di testi di diritto, di materia medica, edizioni illustrate, collezioni di alcuni possessori antichi, biblioteche monastiche, censimenti illustrati, e così via. Vari tra questi progetti hanno esteso il limite cronologico dell’interesse di ricerca oltre il dicembre 1500, assottigliando la convenzionale distinzione tra incunaboli e post-incunaboli. Di fatto però, la metodologia per tutte queste nuove strade di ricerca resta basata sull’utilizzo delle informazioni di provenienza come dati storici; sull’integrazione di fonti bibliografiche e documentarie allo scopo di arricchire ulteriormente il dato materiale; sulla creazione di collaborazioni internazionali di ampio respiro che consentano di raccogliere dati che difficilmente sarebbero accessibili altrimenti (specialmente in questi anni difficili di pandemia); infine, sull’utilizzo di strumenti digitali efficaci per facilitare la raccolta dei dati e l’accesso agli stessi. Il presente contributo fornisce una panoramica sullo stato attuale di questi progetti e propone una serie di riflessioni sui benefici e sulle sfide connessi alla creazione di un ecosistema digitale per lo studio del libro antico a stampa, una necessità di recente condivisa anche dall’ICCU, quale soluzione intelligente e sostenibile.
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Toraldo, D. M., D. Passali, A. Sanna, F. De Nuccio, L. Conte, and M. De Benedetto. "Cost-effectiveness strategies in OSAS management: a short review." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 6 (December 2017): 447–53. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1520.

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L’apnea ostruttiva del sonno (OSAS) è una malattia cronica eccessivamente sotto-diagnosticata con un’alta prevalenza negli adulti. L’OSAS sta diventando un problema sociale significativo perché associata ad un peggioramento della qualità della vita ed un aumento della mortalità. Il rapporto costo-efficacia nella gestione diagnostica e terapeutica dell’OSAS è un problema strategico per contrastare la crescente domanda di test oggettivi. I pazienti OSAS che non presentano comorbilità clinicamente evidenti devono essere studiati utilizzando un sistema semplificato e poco costoso, come l’Home Sleep Testing (HST). Al contrario, la Sleep Laboratory Polisomnography (PSG) rimane il gold standard per la gestione dei pazienti con OSAS in presenza di comorbidità. Occorre sottolineare che l’uso di HST potrebbe portare ad una diagnosi errata in soggetti OSAS non ben selezionati. Questa breve rassegna si propone di offrire argomenti di riflessione sulla corretta diagnosi e trattamento dell’OSAS, in rapporto ai dati di prevalenza e alle ricadute sui costi/benefici sociali della malattia. Attualmente non può essere solo il rapporto costo/efficacia a definire il modello organizzativo adottato per la gestione dell’OSAS, in quanto si rendono necessari ulteriori studi prospettici a lungo termine, volti a validare in maniera definitiva tale rapporto nonché il confronto tra il trattamento con modelli di gestione ospedaliera versus l’assistenza domiciliare.
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Mazzara, Luca, Francesco Bergamaschi, and Giulia Leoni. "Gestione integrata dei dati e misurazione della performance nei network inter-municipali: un'analisi sistematica della letteratura." MANAGEMENT CONTROL, no. 2 (June 2022): 91–116. http://dx.doi.org/10.3280/maco2022-002005.

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D'Emilione, Matteo, Marina De Angelis, Giovanna Giuliano, and Matteo Luppi. "I livelli essenziali alla prova dell’attuazione delle misure di contrasto alla povertà." Sinappsi 12, no. 1 (2022): 62–79. http://dx.doi.org/10.53223/sinappsi_2022-01-4.

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L’articolo analizza le modalità attuative dei servizi locali nell’implementazione delle recenti misure di contrasto alla povertà intese come livelli essenziali delle prestazioni (Lep). Utilizzando i dati di una recente indagine Inapp sui tre livelli di governo principali rispetto alle misure in esame, ATS - Servizi sociali comunali - CPI, si analizzano i modelli attuativi messi in pratica a livello territoriale. La lettura congiunta delle tre istituzioni coinvolte suggerisce che un approccio di integrazione sistemica nella gestione dei servizi rappresenta un punto di forza anche in ottica Lep. ******* EN: The article analyses how local authorities engaged in implementing measures to fight against poverty in Italy deal with ensuring minimum standards of performance. Using data from a recent Inapp survey, carried out on municipal social services, Local social planning institutions and public employment services, the implementation models put into practice are analysed. The joint analysis of the three different experiences suggests that an integrated management approach constitutes a strength, also, ensuring minimum standards of performance.
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Pegoraro, M. "Gestione dell'anemia e utilizzo di ESA secondo i dati dello studio DOPPS. Revisione dei dati DOPPS e considerazioni infermieristiche e clinico relazionali." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 22, no. 4 (January 31, 2018): 34–37. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2010.1242.

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Busato, Enrico, Luca Bertignono, Ilaria Brunet, Francesca Madormo, and Alberto Alma. "Coleotteri Carabidi in agroecosistemi della Valle d’Aosta." Memorie della Società Entomologica Italiana 92, no. 1-2 (December 15, 2015): 3. http://dx.doi.org/10.4081/memoriesei.2015.3.

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Nell’ambito di uno studio sulla biodiversità animale e vegetale relativa a 11 macroaree della Regione Valle d’Aosta comprendenti agroecosistemi (vigneto e meleto) ed ecosistemi naturali o seminaturali, particolare attenzione è stata rivolta ai Coleotteri Carabidi, insetti da tempo ampiamente utilizzati come bioindicatori per i loro adattamenti ad ambienti peculiari e differenziati. Le indagini sono state condotte con cadenza decadale, da aprile a novembre nel triennio 2006-2008. Per ogni macroarea, 3 trappole a caduta sono state disposte lungo la diagonale di ogni unità campione. Inoltre, raccolte a vista sono state realizzate con periodicità mensile. Per l’elaborazione dei dati è stato adottato l’indice di biodiversità di Shannon-Wiener. Nei 3 anni sono stati censiti più di 21.000 individui per un totale di 88 specie. La carabidofauna è risultata composta da specie a vasta geonemia, con distribuzione in prevalenza asiatico-europea, sibirico-europea o europea. L’indice di Shannon-Wiener ha toccato valori elevati in diverse aree. Questi dati indicano che la Valle d’Aosta, all’interno di alcuni agroecosistemi (vigneto e meleto), conserva un ottimo livello di qualità ambientale che è indubbiamente legato a un’oculata gestione agronomica dei trattamenti fitosanitari e alla presenza di numerose fasce di incolti e di boschi stabili, che formano una striscia continua tra gli appezzamenti coltivati e fungono da corridoio ecologico e importante zona di rifugio per i Coleotteri Carabidi.
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Agrusta, M. "Digital health: the new necessary skills. Medical-patient communication through technological tools." Journal of AMD 24, no. 4 (February 2022): 264. http://dx.doi.org/10.36171/jamd21.24.4.4.

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La telemedicina si affaccia in diabetologia agli inizi degli anni Ottanta con un impiego limitato alla trasmissione di dati metabolici fra medico e paziente; nel tempo le aree di applicazione nella cura del diabete si sono moltiplicate ed i progetti attuali sono finalizzati nella gestione terapeutica ed educazionale Tutti gli operatori del sistema sanitario devono, oggi, comprendere che esercitare la professione sanitaria vuol dire non solo curare le persone, ma prendersi anche cura dei loro dati, e che le due cose non sono più scindibili. Altro problema delicato e centrale, che si pone la telemedicina, è quello di non ridurre il rapporto medico paziente ad una fredda interlocuzione attraverso un video o ad un impersonale messaggio, ma al contrario è quello di costruire intorno al paziente una rete fatta di servizi che non solo siano in grado di assisterlo nella malattia, ma anche di garantire quella buona qualità di vita che spesso è inficiata in una patologia complessa quale il diabete. PAROLE CHIAVE telemedicina; buona relazione; buona qualità della vita; setting a distanza; colloquio clinico.
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Pellegrino, Vincenza. "Conflitti ambientali e nuovi soggetti politici. Le rivolte "eco-epidemiologiche"." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 42 (January 2012): 81–92. http://dx.doi.org/10.3280/las2011-042007.

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Questo saggio ha come oggetto di riflessione i conflitti ambientali, i nuovi soggetti politici che ne sono protagonisti e le visioni collettive che paiono centrarsi in maniera inedita sulla cattiva gestione delle risorse locali e sui conseguenti rischi per la salute pubblica. Nuovi soggetti politici appunto (comitati, associazioni, movimenti) che operano l'articolazione fra discorsi scientifici (dati sull'inquinamento, previsioni ecc.) e discorsi politici (orientamenti valoriali e dibattiti sulle decisioni da prendere per il futuro). A partire da alcuni casi di studio (la questione dei rifiuti in Campania, quella degli inceneritori in Emilia Romagna) l'articolo conduce una breve analisi sulle forme argomentative adottate da questi gruppi, sulle modalitÀ di intendere il rapporto con le istituzioni democratiche e con la scienza (con amministratori e\o con esperti), sui processi interni di leadership e sull'idea di ‘rivolta' da condurre.
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Colloca, Carlo. "Le condizioni di vita dei migranti nel ragusano fra processi di deterritorializzazione ed ecomafie." MONDI MIGRANTI, no. 2 (July 2022): 53–73. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-002003.

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L'articolo analizza l'organizzazione spaziale e sociale della "fascia trasformata del ragusano" dove abitano e lavorano cittadini stranieri immigrati. L'obiettivo è restituire - con il supporto di dati statistici, della cartografia e della fotografia - i risultati di un'attività di ricerca svolta fra il febbraio 2020 e il novembre 2021 sulle caratteristiche socio-territoriali di un contesto, dove il passaggio dalla stagionalità alla colture intensive in serra non si è configurato come una transizione ad una nuova produzione di territorialità, con nuove formulazioni della relazione co-evolutiva fra insediamento umano e ambiente, ma è l'esito di un sistema socio-economico per sua natura deterritorializzato e, dunque, organizzato in uno spazio astratto, omologato, casuale e artificiale. Si tratta di un territorio dove si concen-trano gli effetti di un'agricoltura divenuta sempre più industrializzata e globalizza-ta che si alimenta di un crescente sfruttamento del lavoro migrante e dell'ecosistema, anche per mano di una criminalità organizzata che controlla la gestione della plastica, degli agrochimici e dei rifiuti che questi materiali determi-nano.
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Aiello, Gaetano, and Simone Guercini. "Relazioni tra brand e punto vendita per lo sviluppo di nuovi mercati per le imprese italiane della moda." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 2 (June 2010): 15–49. http://dx.doi.org/10.3280/mc2010-002002.

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Questo articolo ha per scopo verificare la consistenza e le caratteristiche del processo di sviluppo internazionale delle marche italiane del sistema moda attraverso operazioni compiute su punti vendita nei mercati esteri ed in particolare in quelli emergenti. Sono presi in esame i principali fattori di specificitÀ delle imprese italiane della moda e l'evoluzione della situazione competitiva attraverso l'analisi di dati aggregati e l'andamento dei prezzi dei prodotti e della posizione competitiva delle imprese nazionali. I risultati di ricerca presentati mettono in evidenza il mutamento della posizione competitiva del sistema moda italiano e la risposta delle imprese attraverso un potenziamento del ruolo del canale diretto a sostegno della marca e per una gestione diretta della sua presenza sui mercati internazionali. Viene offerta evidenza di come i paesi emergenti risultino oggetto di attenzione come mercato di sbocco e non solo come luogo di produzione. La diffusione delle politiche di investimento nei punti vendita diretti interessa un ampio numero di marche e risulta essere una modalitÀ di crescita internazionale che integra le forme piů tradizionali di esportazione.
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Tisch, M., H. Maier, and H. Sudhoff. "Balloon dilation of the Eustachian tube: clinical experience in the management of 126 children." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 6 (December 2017): 509–12. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1690.

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La dilatazione tubarica con balloon è stata recentemente annoverata com nuovo metodo minimamente invasive per il trattmento della disfunzione cronica ostruttiva della tuba di Eustachio. Per la prima volta nel mondo, abbiamo definito il ruolo della suddetta tecnica nel trattamento della disfunzione tubarica cronica non rispondente ad altri trattamenti. Sono stati analizzati i dati clinici di 60 bambini (età media: 6,3 anni; range: da 28 mesi a 12 anni) sottoposti a dilatazione della Tuba di Eustachio con il balloon di Bielefeld. In aggiunta, sono stati reclutati i genitori di altri 66 bambini sottoposti a dilatazione con balloon, ed è stato chiesto loro di compilare un questionario standardizzato, e di rispondere ad alcune domande riguardo il decorso postoperatorio dei loro bambini. Non ci sono state complicanze durante gli interventi chirurgici. I sintomi clinici sono migliorati in più dell’80% dei casi. Nessun paziente ha riferito un peggioramento sintomatologico. L’83% dei partecipanti è rimasto notevolmente soddisfatto dei risultati derivanti dal trattamento. La dilatazione con balloon è una tecnica semplice, rapida e sicura per il trattamento della disfunzione tubarica non rispondente ad altri trattamenti sia negli adulti, sia nei bambini. Ulteriori studi, preferibilmente multicentrici, sarebbero utili per definire al meglio le indicazioni già esistenti e potenziali nuovi indicazioni per questa tipologia di trattamento, e per stabilire definitivamente il ruolo di questa tecnica nella gestione della disfunzione tubarica cronica refrattaria.
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Copelli, C., K. Tewfik, L. Cassano, N. Pederneschi, S. Catanzaro, A. Manfuso, and R. Cocchi. "Management of free flap failure in head and neck surgery." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 5 (October 2017): 387–92. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1376.

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L’utilizzo dei lembi liberi è oggi considerata l’opzione di prima scelta nella ricostruzione dei difetti testa-collo, con una percentuale di successo di circa il 95%. La gestione del fallimento di un lembo libero e quale soluzione, tra un secondo lembo libero e un lembo peduncolato, sia più sicura è ancora controversa. L’obiettivo del presente lavoro è descrivere le opzioni adottate dagli Autori e confrontare le scelte e i risultati ottenuti con quelli riportati in letteratura. Dal Gennaio 2012 al Gennaio 2016, presso l’UO di Chirurgia Maxillo-Facciale dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, sono stati allestiti 149 lembi liberi per la ricostruzione di difetti interessanti il distretto testacollo. Di questi, 6 lembi sono stati persi a causa della comparsa di una necrosi totale nel post-operatorio. In 5 casi si è scelto di allestire un secondo lembo libero, nel restante paziente invece è stato utilizzato un lembo di muscolo temporale. Tutti i lembi liberi di salvataggio allestiti hanno avuto successo, senza complicanze e con un buon recupero estetico e funzionale dei pazienti. Analizzando i dati ottenuti e confrontandoli con quanto riportato in letteratura, è possibile concludere come l’allestimento di un secondo lembo libero costituisca una procedura sicura e ideale come salvataggio dopo necrosi totale di un precedente lembo.
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Buseti, Simone, and Bruno Dente. "L'introduzione del performance management nelle Universitŕ italiane." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (April 2013): 121–41. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002005.

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L'ipotesi centrale del saggio č che gli strumenti di misurazione della performance possono essere un modo efficace per promuovere la professionalizzazione del management delle universitŕ, ma soltanto nel rispetto di due condizioni, entrambe necessarie: che l'introduzione di nuovi sistemi sia parte di una piů ampia azione di sviluppo, e che le strategie di cambiamento rispettino l'eterogeneitŕ delle amministrazioni e siano quindi incrementali e differenziate. Si tratta di due condizioni che il decreto 150/2009 sembra sottovalutare, implicando una semplicitŕ doppiamente erronea: l'omogeneitŕ delle amministrazioni target e la sufficienza di valutazione e misurazione ai fini del miglioramento delle performance. Il saggio presenta una ricerca sui sistemi di management e valutazione, attraverso l'analisi dei risultati di un questionario somministrato a circa un terzo degli atenei italiani. La ricerca ha sostanzialmente smentito tali premesse e ha restituito due risultati: un'analisi dello stato dei sistemi che fotografa il posizionamento degli atenei e un modello di relazione tra le diverse variabili oggetto d'indagine. Per quanto riguarda il primo risultato, il panorama complessivo mostra alcuni elementi generalmente solidi e diffusi (come il quadro organizzativo), elementi diffusi ma solo raramente considerati adeguati (ad esempio il controllo di gestione), elementi sostanzialmente assenti (tra tutti il sistema di gestione dei rischi). D'altra parte, il posizionamento degli atenei rivela uno scenario - oltre che generalmente poco soddisfacente - anche fortemente eterogeneo. Non solo quindi non č possibile immaginare una riforma basata sul principio "one size fits all", ma č necessario tutto al contrario sviluppare diversi approcci al cambiamento. Il saggio presenta tre possibili strategie di implementazione della riforma, che partendo dallo stato di sviluppo dell'amministrazione suggeriscono percorsi di cambiamento differenziato. Infine, l'ultima parte del saggio utilizza i dati della rilevazione per costruire un modello di relazione che conferma il rapporto ipotizzato tra i sistemi di valutazione e alcune precondizioni, individuate nel quadro organizzativo, nei sistemi di supporto e (in minor misura) nei sistemi di gestione del rischio e di presidio della qualitŕ. Il modello non propone un rapporto di stretta causalitŕ tra variabili (il che implicherebbe una sequenza cronologica stretta nei programmi di riforma), ma piuttosto di guardare al management come oggetto complesso, il cui miglioramento necessita di sviluppo armonico e forte integrazione tra le sue diverse parti.
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Gioga, Gianmaria, Morena Crivellaro, Veronica Lazzaretto, Elena Debora Toffanello, Alessandro Villa, Lorenzo Cattelino, and Andrea Segnalini. "Implementazione della metodologia Lean per l'ottimizzazione del punto tamponi: l'esperienza di Piove di Sacco." MECOSAN, no. 122 (December 2022): 137–56. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2022-122oa14621.

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La necessit&agrave; di ottimizzare i processi di erogazione di servizio del SSN (sistema sanitario nazionale) italiano &egrave; cresciuta velocemente con la diffusione del SARS-CoV-2. In particolar modo, i processi di gestione dei centri tamponi hanno richiesto interventi di miglioramento al fine di ottimizzate i tempi e le modalit&agrave; di esecuzione della procedura.Mediante la metodologia del caso studio, il presente lavoro descrive l'esperienza di un centro per tamponi antigenici e molecolari della Regione Veneto in cui sono stati utilizzati alcuni strumenti del toolbox della metodologia Lean per mappare i processi, raccogliere i dati e definire azioni efficaci di miglioramento dei flussi degli utenti. A seguito di questo intervento il tempo medio di transito utente nel centro tamponi &egrave; stato ridotto del 73% per i test molecolari e del 42% per i test rapidi antigenici. Ulteriori risultati ottenuti sono stati l'azzeramento degli errori in fase di accettazione e un contestuale aumento del livello di soddisfazione del personale.L'importanza di saper rispondere alle sfide con agilit&agrave;, l'efficacia di un approccio iterativo e della collaborazione trasversale rappresentano i principali insegnamenti emersi.
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Sebastiani, Giuseppe, and Annalisa Falcone. "Cultura e pratica psichiatrica nella medicina di base. Una indagine sui medici di Bari." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 2, no. 3 (December 1993): 205–10. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x0000703x.

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RiassuntoScopo - Fornire informazioni sui rapporti tra medicina generale e psichiatria nelFItalia meridionale, facendo luce su attitudini, opinioni e comportamenti dei medici di base inerenti a problemi e situazioni di carattere psichiatrico o, in generale, emotivo. Disegno - Invio di un questionario contenente domande sulla gestione dei pazienti portatori di problemi psicologico/psichiatrici in relazione alle variabili demografiche e di formazione professionale dei medici stessi. Setting - Medicina di base di Bari. Principali misure utilizzate - Confronto fra le caratteristiche dei medici che hanno risposto al questionario e quelle della popolazione totale mediante il test del chi-quadrato nonché percentuali di risposte alle varie domande. Risultati - Ha restituito il questionario circa il 20% dei medici, fra i quali il numero di soggetti in possesso di specializzazione(-i) è significativamente maggiore che nella popolazione totale. Le attività formative in campo psichiatrico, ritenute necessarie dal 94% dei partecipanti, sono peraltro piu regolarmente praticate da non oltre il 13% degli stessi. Il 56% dei medici stima la morbilità psichiatrica nel 10-30% delle visite. Soltanto il 19% dei partecipanti è d'accordo nel considerare la legge 180 «un salto di qualita nell'assistenza del paziente psichiatrico». Il 53% dei medici inviano i pazienti allo psichiatra in meno del 10% dei casi (il 60% delle volte per problemi di tipo ansioso-depressivo). Nel 25% circa dei disturbi psicosomatici vengono prescritti antispastici, mentre «cerebroattivi» e «ricostituenti» sono utilizzati rispettivamente nel 75 e 23% delle condizioni di astenia psichica e scadimento della performance intellettuale. Conclusioni - La bassa percentuale di medici che hanno risposto al questionario limita la generalizzabilità dei dati ottenuti. In base al campione raccolto sembrano comunque doversi sottolineare la percezione della difficoltà di gestire il disagio emotivo (peraltro di comune riscontro nella pratica quotidiana), l'esigenza di disporre di piu ampie opportunita di formazione specifica e di coUaborazione con gli psichiatri (a fronte della scarsa integrazione attuale) e la necessità di una maggiore razionalizzazione dei trattamenti farmacologici.
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M. Bello, Elisabetta, and Maria Teresa Gabardi. "Gli usi temporanei del patrimonio pubblico abitativo. Alcune sperimentazioni a Milano e Torino." CRIOS, no. 22 (March 2022): 44–55. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-022005.

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La crisi economica che ha investito l'Italia negli ultimi dodici anni ha avuto notevoli riflessi sia dal punto di vista sociale che urbanistico. Diversi quartieri di edilizia residenziale pubblica, ma non solo, hanno subito svuotamenti e risignificazioni nell'organizzazione e uso degli spazi, mettendo in luce una ricerca paziente di nuove forme di gestione e uso del patrimonio pubblico. Molte sono le sperimentazioni e i tentativi che si sono dati, anche con forme di cooperazione pubblico/privato. Alcune iniziative e politiche promosse dai Comuni e dagli enti gestori hanno predisposto per esempio l'assegnazione temporanea in locazione a particolari categorie di popolazione, per garantire un uso continuativo del patrimonio ed evitare forme di degrado spaziale e sociale. Scopo del presente contributo è quello di provare a esplorare e restituire alcune di queste esperienze in atto, attraverso dei casi studio a Milano e Torino, indagandone le politiche alla base, le modalità di assegnazione degli alloggi e l'efficacia di alcuni esiti.
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Fortunato, Vincenzo. "La Fiat e il lavoro operaio nella manifattura di classe mondiale." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 126 (May 2012): 222–35. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-126015.

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Il paper focalizza l'attenzione sulle recenti trasformazioni nell'organizzazione del lavoro e della produzione legate all'introduzione nelle fabbriche del Gruppo Fiat Auto della cosiddetta "manifattura di classe mondiale" o World Class Manufacturing (Wcm). In particolare, attraverso i dati di una ricerca sulle condizioni di lavoro e sulle relazioni industriali nello stabilimento Fiat-Sata di Melfi, si esplora l'impatto di tali cambiamenti sul lavoro operaio. I principali risultati dell'indagine evidenziano come, nonostante alcuni importanti cambiamenti legati all'adozione del Wcm rispetto alla fabbrica snella di ispirazione giapponese, appare chiaramente una marcata continuitŕ con i tradizionali principi tayloristici quali, ad esempio, la crescente importanza nei confronti di standard, metodi, tempi di produzione, unitamente alla crescita del controllo manageria- le sui lavoratori. Tutto ciň richiede una piů strategica e sofisticata gestione delle risorse umane e relazioni industriali partecipative finalizzate a ridurre la conflittualitŕ e ad ottenere il necessario consenso dei lavoratori per una buona riuscita nell'implementazione delle nuove regole e della nuova organizzazione del lavoro in fabbrica.
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Zanoletti, E., L. Girasoli, D. Borsetto, G. Opocher, A. Mazzoni, and A. Martini. "Endolymphatic sac tumour in von Hippel-Lindau disease: management strategies." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 5 (October 2017): 423–29. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1402.

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Il carcinoma del sacco endolinfatico è un tumore molto raro come evidente dai dati presenti in letteratura ove anche centri di esperienza riferiscono tuttavia casistiche limitate. E’ un tumore maligno a lenta crescita, con tendenza all’invasione locale e scarsa tendenza alla disseminazione metastatica. L’insorgenza spesso tardiva dei sintomi e la difficoltà ad eseguire indagini bioptiche a livello della sede di origine, parete posteriore della rocca, ha reso la diagnosi di questo tumore spesso difficile, nonostante si riconoscano attualmente dati radiologici patognomonici della neoplasia. Patterns tipici di presentazione sono evidenziabili alla RM con mezzo di contrasto e alla TC per osso a strato sottile, rendendo nella maggior parte dei casi possibile la diagnosi radiologica. L’incidenza del tumore del sacco endolinfatico è maggiore nei pazienti affetti da sindrome di von Hippel Lindau (VHL), con una frequenza del 25% che fa parte del quadro sindromico. Negli anni dal 2012 al 2015 abbiamo osservato 7 casi, uno di essi con manifestazione della patologia bilaterale, tutti affetti da VHL. Quattro tra questi sono stati sottoposti a chirurgia presso il nostro centro per un totale di 5 procedure chirurgiche. Ogni caso è stato descritto dettagliatamente analizzando sintomi, intervallo tra comparsa dei sintomi, diagnosi e terapia. Non vi è stata morbidità post-operatoria aggiuntiva nei pazienti in cui la diagnosi e la terapia sono state precoci, mentre la gestione di tumori localmente avanzati è stata associata a deficit neurologici postoperatori, in particolare del VII, IX e X nervo cranico. I siti anatomici critici di coinvolgimento della malattia che hanno coinciso con un pianificato rischio di danno neuronale sono risultati essere il canale di Falloppio, il forame giugulare, l’apice della rocca petrosa. L’estensione intradurale nella fossa cranica posteriore è stato un altro elemento caratterizzante i tumori in stadio avanzato. I tumori del sacco endolinfatico che lo screening permette di evidenziare precocemente nei pazienti VHL, hanno buona prognosi quando affrontati precocemente, compatibilmente con le esigenze terapeutiche della malattia di base.
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Madonna, Raffaella, Marco Valenti, Giovanna Borrelli, Renato Cerbo, Manlio De Lellis, Giorgia Sprovera, Marisa Massaro, et al. "Epidemiological monitoring of psychological, neurological and sensorial handicaps in the 0-24 years population of the Abruzzo region (Italy). Preliminary results." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 7, no. 3 (December 1998): 188–96. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00007387.

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RIASSUNTOScopo - Descrivere Pimplementazione epidemiologica nella Regione Abruzzo di un servizio di prevenzione degli handicap psiconeurosensoriali dell'eta evolutiva; presentare i dati di prevalenza delle patologie osservate e i modelli di regressione esplicativi deU'occorrenza, discutere i dati di accesso ai servizi in termini di risposta alle necessità sociosanitarie. Setting e disegno - Sono stati utilizzati i dati forniti da un sistema informativo regionale, costituito da fonti informative primarie operanti presso le aziende USL (Servizio di Medicina scolastica, Medicina di base, Pediatria di base, Consultori familiari, Servizio di Riabilitazione) e da strutture specializzate di individuazione diagnostica (Équipe Multidisciplinari, Divisione Clinicizzata di Neuropsichiatna Infantile, Servizi Territoriali di NPI). Il modello di gestione dei dati è il registro epidemiologico di popolazione. La popolazione target e la popolazione abruzzese di eta inferiore ai 25 anni. Principali misure utilizzate - Vengono utilizzate in questo studio misure epidemiologiche di prevalenza, standardizzate per età, assumendo come standard la popolazione regionale (0-24 anni). La definizione delle patologie è stata effettuata sulla base delle nosografie standard 1CD-9 e ICD-10; la definizione di handicap sulla base della classificazione OMS (1981). Sono state esaminate le associazioni tra le variabili esplicative di tipo sociodemografico e anamnestico e le diverse tipologie di esito clinico attraverso modelli di regressione logistica. Risultati - Le stime di prevalenza per le principali patologie neuropsichiatriche infantili e per le patologie organiche e/o congenite generatrici di handicap nella popolazione dell'Abruzzo sono paragonabili a quelli riscontrati in letteratura in setting analoghi, ad eccezione dei disturbi ipercinetici che sembrerebbero indicare per I'Abruzzo un'alta occorrenza in entrambi i sessi. La riabilitazione risulta essere la necessita sanitaria maggiormente richiesta per tutti gli assi diagnostici; neH'ambito delle necessita sociali risulta relativamente poco rilevante il ricorso all'assistenza scolastica e, soprattutto, domiciliare. L'analisi di regressione logistica indica lo stato socioeconomico e la presenza di handicap in famiglia come fattori associati, rispettivamente, in modo negativo all'occorrenza di disturbi ipercinetici, e in modo positivo alFoccorrenza di ritardo mentale. Inoltre, lo stato di convivenza in famiglia naturale e associato negativamente aU'occorrenza di disturbi evolutivi. Conclusioni - Lo studio riporta i risultati preliminari dell'attivita di un registro specializzato per l'handicap psiconeurosensoriale in eta evolutiva. Tra le prime indicazioni operative emerge con chiarezza l'utilita della standardizzazione delle procedure diagnosu'che, della definizione di linee guida gestionali comuni nelle diverse aree territoriali, e, comunque, l'importanza della conoscenza epidemiologica del fenomeno handicap per una corretta impostazione di strategie di prevenzione e programmazione.
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Mancini, Elena. "I malati invisibili della povertà: troppi alberi per accorgersi della foresta? Le politiche sanitarie internazionali per il contrasto delle malattie neglette e della povertà (Neglected Tropical Diseases)*." Medicina e Morale 71, no. 1 (April 14, 2022): 39–54. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2022.1198.

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Le malattie, soprattutto se infettive, hanno da sempre accompagnato la storia dell’umanità, modificando profondamente gli assetti economici e condizionando le strutture sociali e l’evoluzione culturale di intere popolazioni. Tutto questo è ancora vero per un miliardo e mezzo di persone colpite da malattie che l’occidente ha oramai dimenticato e che sono endemiche nelle aree tropicali del pianeta (Neglected Tropical Diseases – NTDs). Enormemente favorite dalla povertà, esse sono a loro volta una delle principali cause di povertà e uno dei più insidiosi ostacoli allo sviluppo di estese aree geografiche dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina. Occorre combattere la povertà per ridurre le malattie, ma occorre anche eliminare le malattie per sollevare dalla povertà e favorire lo sviluppo. Contrastare le NTDs significa tuttavia affrontare contesti caratterizzati oltre che dalla povertà, da equilibri sociali precari, da drammatiche condizioni igienico-sanitarie, dall’assenza o inadeguatezza delle infrastrutture e dei sistemi sanitari, da varie forme di discriminazione ed esclusione sociale dei malati: fattori questi che ostacolano qualsiasi azione a partire dalla stessa raccolta e verifica dei dati epidemiologici. Sono qui esaminate alcune strategie di intervento ispirate all’approccio community-driven, diretto al coinvolgimento delle comunità locali nell’integrazione e gestione delle misure di contrasto. È analizzato inoltre il ruolo degli operatori sanitari informali (Community Health Workers) nella diffusione di comportamenti, informazioni e strumenti di profilassi e nella valorizzazione di pratiche locali marginali che tuttavia si siano dimostrate efficaci nel contrasto o prevenzione di una o più NTDs (devianza positiva). Una riflessione conclusiva è dedicata alla formazione dei CHWs ai fini dell’educazione sanitaria di comunità. * Questa pubblicazione si inserisce nell’ambito delle attività del progetto “Centro per la ricerca sulle malattie rare neglette e della povertà”, finanziato dal Consorzio CNCCS.
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Bruno, Antonella, and Eugenio Vite. "Il lavoro nei servizi alla clientela. Gestione delle Risorse Umane e modelli organizzativi nell'esperienza dei Call Center in Calabria." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 126 (May 2012): 132–47. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-126009.

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Le riflessioni proposte in questo articolo costituiscono parte di un piů ampio progetto di ricerca, in cui ci si confronta con il tema del lavoro cercando di affrontare alcune tematiche particolarmente rilevanti: le problematiche inerenti la disoccupazione e le difficoltŕ nella ricerca del primo impiego lavorativo, l'instabilitŕ del lavoro e le nuove forme di lavoro non standard e gli esiti che essi producono sul ciclo di vita e sulle carriere lavorative; le trasformazioni del lavoro e quella riorganizzazione postfordista che ha interessato alcuni nuovi settori lavorativi; il rapporto tra istruzione e competenze possedute e possibilitŕ che esse siano riconosciute e valorizzate nell'ambito lavorativo. La ricerca si pone l'obiettivo di ricostruire in forma sistematica i principali fattori individuali e relativi al contesto, che incidono sul benessere degli operatori impegnati all'interno di diversi Call Center. L'interesse e la domanda di ricerca che hanno guidato questo contributo si fondano sul tentativo di affiancare la descrizione degli elementi elencati e le riflessioni che l'analisi dei dati ha sollecitato, con l'intento di determinare se il Call Center, in quanto ambito lavorativo d'inserimento, che in Calabria pur essendo emerso solo negli ultimi decenni ha avuto un forte sviluppo, rifletta o si discosti dalle tendenze che si riscontrano, piů in generale, nel mercato del lavoro italiano e nello specifico nel Mezzogiorno.
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Cimino, Elena. "The therapeutic inertia in T2 Diabetes management during Covid-19 pandemic." Journal of AMD 25, no. 1 (May 2022): 14. http://dx.doi.org/10.36171/jamd22.25.1.3.

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La pandemia COVID-19 ha profondamente modificato la presa in carico e la gestione delle patologie croniche non trasmissibili, non ultimo il diabete mellito. Nell’ambito della iniziativa Annali AMD, è stata condotta un’approfondita analisi circa gli effetti dell’emergenza sanitaria originata dalla diffusione epidemica di SARS-CoV-2 sui servizi di Diabetologia Italiani. Sono stati analizzati, confrontandoli con i dati del 2019, i dati dell’anno 2020 estraibili mediante la cartella informatizzata diabetologica di tutti i pazienti che presentassero una prescrizione farmacologica. Per poter valutare anche i pazienti seguiti da remoto con sistemi di telemedicina, sono stati inclusi nell’analisi anche coloro che hanno ricevuto una prescrizione farmacologica indipendentemente dalla rilevazione di altri parametri (es peso o pressione). Pur nell’estrema difficoltà dei primi mesi di lockdown, il numero totale di pazienti seguiti in presenza e da remoto nel 2020 è risultato solo lo 0.8% inferiore a quello del 2019. Nel 2020 si è assistito ad un incremento nella prescrizione di farmaci cardio-nefro protettivi (SGLT2i e GLP1RA) a fronte di una riduzione di quella di secretagoghi. Il livello medio di Hba1c è, seppur di poco, peggiorato nel 2020. Molte sono state le difficoltà nell’implementare la terapia anche in soggetti con HbA1c elevata (HbA1C > 9%) dove si è assistito ad un ulteriore ritardo dell’inizio della terapia insulinica. Anche le complicanze sono state indagate in misura minore per le ovvie conseguenze del forte ridimensionamento degli accessi nelle strutture sanitarie per esami clinici e di laboratorio non urgenti. In definitiva, nonostante gli sforzi della comunità diabetologica italiana per continuare con tutti i mezzi a disposizione la presa in carico dei soggetti affetti da diabete, la pandemia COVID-19 ha rappresentato un ulteriore motivo di peggioramento dell’inerzia terapeutica. Ha, contestualmente, fornito l’occasione per sperimentare sistemi di telemedicina/televisita che dovranno rappresentare, in un contesto tecnologico e normativo adeguato, nell’immediato futuro, ulteriori strumenti a disposizione per incentivare una presa in carico sempre più globale della persona con diabete. PAROLE CHIAVE diabete mellito tipo 2; inerzia terapeutica; pandemia; Covid 19; telemedicina; SGLT2i; GLP1RA; insulina.
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Zhang, Z., Y. Nguyen, D. De Seta, F. Y. Russo, A. Rey, M. Kalamarides, O. Sterkers, and D. Bernardeschi. "ACTA OTORHINOLARYNGOLOGICA ITALICA." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 5 (October 2016): 408–14. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1176.

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La gestione dello schwannoma vestibolare (SV) sporadico si è gradualmente evoluta negli ultimi decenni. Lo scopo di questo studio è di analizzare l’evoluzione negli esiti chirurgici dell’exeresi di queste lesioni, realizzata da un team neurotologico tra il 1990 e il 2006, attraverso differenti approcci. È stata eseguita una revisione retrospettica monocentrica dei dati clinici di 1006 pazienti. Al fine di valutare eventuali modifiche e progressi, il periodo di 17 anni è stato diviso in tre periodi, ciascuno comprendente rispettivamente 268 SV (1990- 1996), 299 SV (1997-2001), e 439 SV (2002-2006). Il follow-up medio è stato di 5,9 ± 2,4 anni. Complessivamente l’asportazione totale è stata ottenuta nel 99,4% dei casi. Il tasso di mortalità è stato dello 0,3%, la meningite e la perdita di liquido cefalo rachidiano (LCR) sono stati osservati nel 1,2% e il 9% dei casi, rispettivamente. La frequenza della perdita di LCR è diminuita dal 11,6% al 7,1% tra il primo e dell’ultimo periodo (p < 0,01) e la revisione chirurgica dal 3,4% al 0,9% (p < 0,05). Il nervo facciale è stato anatomicamente conservato nel 97,7% dei casi. Ad un anno, una buona funzione del nervo facciale è stata osservata nel 85,1% dei pazienti (I e II grado House- Brackmann), con una variazione tra il primo e l’ultimo periodo che andava dal 78,4% al 87,6% (p < 0,05). Ad un anno post-operatorio la conservazione dell’udito è stata ottenuta nel 61,6% dei pazienti, passando dal 50,9% del primo periodo, al 69,0% del periodo piú recente (p < 0,05) (classe A + B + C dalla classificazione AAO-HNS). L’udito utile (classe A + B) è stato conservato nel 33,5% dei casi complessivamente, con percentuali comprese tra il 21,8% e 42% nel primo e nell’ultimo periodo rispettivamente (p < 0,01). Gli esiti chirurgici dell’asportazion dello schwannoma vestibolare sporadico sono migliorati negli anni per quanto riguarda i risultati funzionali del nervo facciale, la conservazione dell’udito, le perdite di liquido cefalorachidiano, principalmente grazie all’esperienza del team neurotologico. I risultati funzionali dopo la rimozione microchirurgica completa SV di grandi dimensioni dipendono dall’ esperienza maturata sulle lesioni di piccole dimensioni.
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Barbalato, Beatrice. "La teatralizzazione dell’io, Narciso sul web." Mnemosyne, no. 1 (September 1, 2008): 16. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i1.11533.

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«’Cosa succede – scrive nel suo blog Vincent Olivier - digitando il mio nome su un motore di ricerca?’ Se non appare nulla, non esisto. Se ciò che appare è costituito dalle mie tracce numeriche (partecipazione a un colloquio, pubblicazione, firma di una petizione in linea...) il rischio è grande, perché questi dati possono dare un’immagine non conforme a quella che desidero. Da qui l’imperativo sempre più pressante di una gestione della mia extimité, concetto lacaniano mi dicono». http://lewebpedagogique.vincent/com/mon-extimite-sur-internet/, 19 gennaio 2007. Michel Tournier definisce il blog autobiografico Journal extime, cioè un diario personale sottoposto al vaglio altrui. Il termine ‘extime’, è un neologismo di Jacques Lacan, ripreso da Jacques-Alain Miller, sta ad indicare ciò che l’io spera di trovare fuori di sé stesso nel campo dell’Altro (1969): l’«extime, conjoignant l’intime à la radicale extériorité ». Un concetto che precede la nascita dei blogs, ai quali questo termine si adatta perfettamente. Il blog mette in luce ed estremizza un aspetto che nei diari personali resta implicito: l’attesa e il fantasma di un lettore che interagisca con lo scrivente.
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Cavalli, A., and G. Pontoriero. "Qual è il contributo dello studio DOPPS nel caratterizzare il concetto di dose di dialisi?" Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 23, no. 2 (January 24, 2018): 70–76. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2011.1444.

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La necessità di misurare oggettivamente la dose di dialisi somministrata ai pazienti ha determinato lo sviluppo di parametri utilizzabili per la valutazione dell'adeguatezza della terapia dialitica, di cui il principale è il Kt/V dell'urea (che mette in relazione la quantità di clearance dell'urea fornita al paziente nel tempo t di trattamento dialitico, con il volume di distribuzione dell'urea). Due importanti trial randomizzati (il “National Cooperative Dialysis Study” e l'Hemo Study) hanno valutato la dose di dialisi al fine di stabilire il livello minimo da garantire ai pazienti per evitare un aumento di morbilità e mortalità. Ad essi, si sono aggiunti numerosi studi osservazionali che hanno contribuito a definire molti degli aspetti correlati alla dose e all'adeguatezza dialitica. Anche il Dialysis Outcomes and Practice Patterns Study (DOPPS) - studio internazionale, prospettico, osservazionale iniziato nel 1996 per raccogliere dati riguardanti le pratiche cliniche di gestione di problematiche attinenti all'emodialisi - ha fornito rilevanti informazioni attinenti a tale argomento. Nel corso degli anni, il DOPPS ha evidenziato una crescente aderenza nei confronti di quanto raccomandato dalle linee guida internazionali, come dimostrato dall'aumento dei valori medi di Kt/V e da una percentuale sempre minore di pazienti che presentano una dose di dialisi inadeguata. Inoltre, sono stati raccolti e valutati periodicamente quei parametri della prescrizione dialitica in grado di influire sul raggiungimento del valore di Kt/V desiderato e suggerire le possibili modalità di intervento per ottenere i target raccomandati. I dati DOPPS, in accordo con un'analisi secondaria dell'HEMO Study, suggeriscono la possibilità che una più alta dose di dialisi possa associarsi a una miglior sopravvivenza nelle donne. Pertanto, oggigiorno, il DOPPS rappresenta, anche in fatto di adeguatezza dialitica, un importante riferimento scientifico e un credibile strumento informativo capace di suggerire nuove ipotesi da testare in successivi studi clinici controllati.
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Gaspani, Fabio. "Il ricevimento negli high-end hotel: complessità e discrezionalità nei processi di lavoro." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (December 2020): 36–60. http://dx.doi.org/10.3280/so2020-002002.

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Focalizzandosi sul segmento elevato del settore alberghiero, l'articolo indaga le dimensioni della complessità e della discrezionalità nei processi lavorativi che interessano gli addetti al ricevimento del reparto front office. Tali aspetti vengono esaminati in relazione ai contenuti tangibili e intangibili del lavoro. I dati provengono da un'osservazione partecipante nel corso della quale l'autore ha assunto il ruolo di receptionist front line in due hotel nella città di Milano. L'attenzione sulle pratiche di lavoro permette di esplorare le caratteristiche del servizio in contesti che richiedono elevati standard di qualità, consentendo altresì di fare emergere la pluralità di competenze richieste al personale. Il contributo mette in luce come i processi di lavoro in cui sono impegnate figure non apicali nella gerarchia organizzativa possono presentare un considerevole livello di complessità. Nello specifico, questa dimensione richiama la numerosità delle mansioni e la variabilità delle situazioni di servizio, lo svolgimento integrato di compiti tangibili e intangibili, la necessità di coordinamento, la velocità di esecuzione delle attività e la loro frammentazione. In aggiunta, gli aspetti dell'anticipazione e della personalizzazione, così come la gestione di problemi o imprevisti, implicano gradi di discrezionalità variabili in relazione a diverse componenti del servizio. Le riflessioni sviluppate attraverso lo studio degli high-end hotel consentono una maggiore comprensione delle caratteristiche del lavoro a contatto con i clienti nelle organizzazioni dei servizi che operano nella fascia superiore del mercato.
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Valentini, V., A. Cassoni, V. Terenzi, M. Della Monaca, M. T. Fadda, O. Rajabtork Zadeh, I. Raponi, A. Anelli, and G. Iannetti. "Our experience in the surgical management of craniofacial fibrous dysplasia: what has changed in the last 10 years?" Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 5 (October 2017): 436–43. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1081.

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Nonostante la chirurgia rimanga l’opzione di scelta nel trattamento della displasia cranio-facciale (CFD) una volta che l’osservazione clinica sia stata esclusa, resta controverso il tipo di intervento (rimodellamento contro resezione radicale). Lo scopo di questo lavoro è di rivedere criticamente la nostra esperienza fino al 2013 confrontando la gestione CFD tra il 1980 e il 2002 e tra il 2003 e il 2013 e di proporre il nostro algoritmo chirurgico. Dal gennaio 2003 al dicembre 2013, 41 nuovi pazienti (18 maschi e 23 femmine) con diagnosi di CFD sono stati considerati. I dati sono stati confrontati con quelli di 95 pazienti che sono stati osservati e / o trattati tra il 1980 e il 2002. Considerando l’ultimo periodo abbiamo notato che l’osservazione clinica (26/41 pzt) è stato il metodo più utilizzato; una resezione radicale è stata eseguita in molti casi (8/15 pzt), ma in proporzione il numero di pazienti sottoposti a rimodellamento è aumentato (6% vs 15%), mentre è stato osservato una diminuzione del numero di pzt sottoposti escissione (63% vs 19%). Su queste basi, riteniamo che la resezione radicale rimanga l’unica tecnica per ottenere la risoluzione della displasia fibrosa. L’osservazione clinica è indicata in caso di lesioni stabili. Le moderne tecniche ricostruttive consentono di ottenere adeguati risultati estetici e funzionali in caso di resezione radicale; tuttavia, nella maggior parte dei casi si rendono necessarie ulteriori procedure ed i tempi di recupero sono superiori, cosicchè la maggior parte dei pazienti preferiscono eseguire il rimodellamento. Nonostante tutto, in caso di lesioni aggressive la resezione radicale è mandatoria, tranne che in pazienti pediatrici in cui tale intervento comporterebbe estesi difetti residui: in tali casi può essere accettabile effettuare un rimodellamento riservando trattamenti più demolitivi in caso di recidiva o dopo la maturità scheletrica.
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Bianchini, C., M. Malagò, L. Crema, C. Aimoni, T. Matarazzo, S. Bortolazzi, A. Ciorba, S. Pelucchi, and A. Pastore. "Dolore post-operatorio nei pazienti affetti da neoplasia testa-collo: fattori predittivi ed efficacia della terapia." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 2 (April 2016): 91–96. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-499.

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Negli anni è aumentata l’attenzione verso i molteplici aspetti associati alla “sfera” dolore, anche nei pazienti oncologici sottoposti a chirurgia testa-collo. Il dolore, definito infatti da diverse caratteristiche, quali l’esperienza personale, gli aspetti qualitativi della percezione, l’intensità, l’impatto emotivo, riconosce un’eziologia “multifattoriale”. Scopo del presente lavoro è stato: (i) valutare l’efficacia della terapia analgesica in pazienti affetti da tumore testa-collo e sottoposti a trattamento chirurgico; (ii) studiare le possibili variabili ed i fattori predittivi che possano influenzare l’insorgenza di dolore. Sono stati studiati 164 pazienti, affetti da neoplasia maligna del distretto testa-collo, trattati chirurgicamente tra il dicembre 2009 ed il dicembre 2013. I dati raccolti comprendono l’età, il sesso, la valutazione del rischio anestesiologico, la sede del tumore, la stadiazione TNM, il tipo di intervento effettuato, la complessità e la durata dell’intervento, le eventuali complicanze post-operatorie, i giorni di degenza post-intervento, la valutazione del dolore nei giorni 0, 1, 3 e 5 post-chirurgia. L’adeguatezza della terapia analgesica è stata espressa in termini di incidenza e prevalenza del dolore post-operatorio, le variabili legate al paziente, alla malattia, al trattamento chirurgico e farmacologico, sono state poi associate all’insorgenza del dolore così da poter descrivere eventuali fattori predittivi. Dai dati ottenuti emerge che la popolazione studiata ha ricevuto un’adeguata terapia antalgica, sia nell’immediato post-operatorio che nei giorni successivi. Non sono risultate associazioni statisticamente significative tra sesso, età ed incidenza del dolore post-chirurgico, mentre lo stadio del tumore, la complessità dell’intervento chirurgico e la sede della neoplasia hanno presentano correlazione significativa con il rischio di insorgenza di dolore post-operatorio. L’elevata prevalenza del dolore in ambito oncologico testa-collo, fa sì che un’appropriata ed attenta gestione del dolore risulti fondamentale. Nel futuro pertanto si auspica una sempre migliore comprensione dei fattori biologici, sociali e psicologici che caratterizzano la percezione del dolore ai fini di migliorarne il controllo.
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Patrone, Carlotta, Alessio Nicoli, Pasqualino Squillace, Matteo Puntoni, and Isabella Cevasco. "Indagine sul fenomeno del re-ricovero nel reparto Area a Conduzione Infermieristica (ACI) in un ospedale organizzato per intensità di cura." MECOSAN, no. 115 (January 2021): 29–48. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2020-115003.

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Il fenomeno del re-ricovero impatta fortemente sulla sanita pubblica e ha subito un sempre maggiore interesse da parte della comunita scientifica. E stato dimostrato che diversi parametri possano influenzare tale fenomeno. L'educazione terapeutica e uno di questi. Obiettivo del presente lavoro e analizzare come un reparto a conduzione infermieristica caratterizzato da un'importate educazione terapeutica possa impattare sulla riduzione di tale fenomeno. A tal fine, sono stati estratti i dati relativi a un anno di attivita del reparto a conduzione infermieristica che sono stati confrontati con un gruppo di controllo di pazienti ricoverati nel medesimo ospedale con analoghe caratteristiche in rapporto 1:2. Sono stati calcolati indicatori di "controllo" rispetto al fenomeno del re-ricovero (numero re-ricovero e durata della loro degenza). I risultati dello studio sono stati: 1 episodio di re-ricovero, con una durata di 15 giorni, in ACI a fronte dei 22 episodi di re-ricovero del gruppo di controllo con 188 giornate di degenza complessivi. Sono stati inoltre monitorati ulteriori parametri relativi al benessere organizzativo degli infermieri che hanno riportato risultati quali la diminuzione della % di attivita omesse e l'azzeramento di giornate di assenza. Anche l'efficacia del riconoscimento tempestivo di 5 eventi critici clinici ha impedito che la situazione evolvesse negativamente. In questo lavoro e stato quindi dimostrato come una gestione prettamente infermieristica e l'educazione terapeutica possano impattare positivamente sul re-ricovero e sono state fatte considerazioni che possono essere estese anche ad altri contesti.
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Pistellini, Nadia. "Anna Fraentzel Celli ed il suo ideale di Infermiera attraverso l'analisi di fonti archivistiche." Dissertation Nursing 2, no. 1 (January 30, 2023): 86–109. http://dx.doi.org/10.54103/dn/19399.

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INTRODUZIONENell’ultimo decennio dell’Ottocento emerse l’esigenza di formare una figura infermieristica che assistesse i malati efficacemente. In Italia vennero istituiti i primi Corsi per Infermiere laiche con l’obiettivo di introdurre un’istruzione adeguata per lo svolgimento della professione. Questo fu possibile grazie alla collaborazione di due figure di rilievo dell’epoca, Anna Frantzel Celli (1878-1958) ed Ersilia Majno (1859-1933), attiviste dell’Unione Nazionale Femminile che riuscirono a porre le prime basi della formazione professionale Infermieristica. SCOPORipercorrere ed indagare il ruolo che ebbe Anna Fraentzel Celli nello sviluppo della professione infermieristica. MATERIALI E METODIPer la realizzazione dell’elaborato sono state consultate le banche dati PubMed, JSTOR e Historical Abstracts, testi storici e fonti archivistiche fra cui “Uomini che non scompaiono”, biografia scritta dalla stessa Celli sotto lo pseudonimo di “Heid L.M.” esistente in poche copie nel mondo. RISULTATISono state approfondite tematiche legate alla formazione infermieristica attraverso l’istituzione dei primi corsi per Infermieri laici sul territorio nazionale antecedente al Regio Decreto 1832 del 1925, che contribuì ad assicurare la graduale evoluzione del personale assistenziale, la fondazione del Comitato per le Scuole e la successiva costruzione di scuole nell’Agro Romano. E’ stato reperito materiale concernente un’estesa campagna di ricerca, prevenzione e cura contro la malaria nelle Campagne Romane e l’apertura di uno fra i primi ambulatori a gestione infermieristica denominato “La Scarpetta”. DISCUSSIONI E CONCLUSIONISono state evidenziate tappe inattese che hanno caratterizzato la vita e il percorso di Anna Fraentzel Celli, identificando in esse la chiave di volta nel raggiungimento dell’assistenza moderna.
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Bausch, Luca. "I ruoli del formatore tra tradizione e ricerca di una nuova identità." Swiss Journal of Educational Research 27, no. 2 (September 1, 2005): 253–67. http://dx.doi.org/10.24452/sjer.27.2.4706.

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La modularizzazione dei percorsi costituisce una risposta alla crescente domanda di flessibilizzazione e individualizzazione della formazione. Se da un lato questi processi sono forieri di un potenziale di emancipazione considerevole, dall’altro possono generare insicurezza e dipendenza, tali da rendere auspicabile l’introduzione di misure atte a ricomporre l’eterogeneità di percorsi composti da unità più o meno indipendenti e quindi portatrici di logiche interne di volta in volta diverse. Dalle nostre riflessioni – che, a partire dalle esperienze condotte presso l’ISPFP, si incentrano sulle funzioni che i professionisti della formazione sono chiamati ad assumere in questi nuovi contesti – sembrano emergere tre ruoli di formatore: il manager, il docente e l’accompagnatore. Se al primo competono principalmente compiti legati alla struttura dei percorsi e alla loro gestione, al docente – la cui attività si esplica normalmente all’interno del quadro ben definito di un modulo – spetta di ristrutturare la conoscenza (tendenzialmente privata del suo referente naturale, la disciplina) secondo nuovi criteri d’ordine, ad esempio il profilo di competenza mirato. Sempre maggior rilevanza assumono le funzioni legate all’accompagnamento che trovano il loro terreno di applicazione negli aspetti relazionali (punti di riferimento per la persona in formazione) e nel supporto ai processi di apprendimento (metacognizione, impiego di strumenti di formazione diversificati). L’azione formativa tende dunque a concentrarsi sui suoi aspetti metodologici e relazionali con una particolare attenzione ai processi di attribuzione di senso che, nel contesto di strutture modulari, non possono più essere dati per scontati.Le funzioni che caratterizzano i tre profili emersi possono combinarsi in maniera diversa in rapporto alle situazioni contingenti e in particolare alla tipologia di percorso modulare. Questo ci pone di fronte ad una serie di interrogativi relativi ai processi di costruzione dell’identità professionale: se la tendenza emergente è quella di una suddivisione del lavoro che vede le tre figure sempre più specializzate nei rispettivi settori di competenza, quali sono le rappresentazioni e attese indotte nelle persone in formazione? Quale la percezione, in termini di identità, che il formatore può avere di se stesso in quanto professionista?
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