Дисертації з теми "Geochimica isotopica"
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Ammirati, Maddalena <1995>. "Applicazione dell’idrologia isotopica alla viticultura nell’ambito del progetto ACQUAVITIS." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19818.
Повний текст джерелаPosocco, Vittoria <1993>. "Variazioni stagionali e inter-annuali della composizione isotopica delle precipitazioni all’interno del Plateau Antartico." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19651.
Повний текст джерелаAviani, Umberto. "Applicazione della sistematica isotopica dello Sr alla tracciabilità e alla qualificazione di prodotti vitivinicoli: studio sul Prosecco veneto." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10127.
Повний текст джерелаViene studiata l'applicabilità della sistematica isotopica dello Sr alla qualificazione e alla tracciabilità di origine geografica di prodotti vitivinicoli, in questo caso il Prosecco veneto DOC. Vengono caratterizzati campioni di uva provenienti da dieci diversi vigneti e delle vendemmie 2010, 2011 e 2012, oltre ai campioni di suolo corrispondenti. Vengono usati anche i dati di chimismo di suoli ed uve al fine di comprendere meglio i complessi equilibri nel sistema pianta-acqua-suolo. Si osserva che i campioni possono essere differenziati sia in funzione della localizzazione geografica che secondo l'anno di vendemmia. Le variazioni geografiche vengono attribuite alla diversa geologia dei siti, le variazioni annuali agli apporti atmosferici e/o antropici di Sr. Si osserva una correlazione positiva tra composizione isotopica dell'uva e quella della frazione labile del suolo corrispondente, permettendo una modellazione di massima, consistente nella previsione del valore dell'uva a partire da quello del suolo. Le diverse componenti dell'uva (bucce, succo, semi e raspo) risultano avere composizioni isotopiche sovrapponibili, confermando l'assenza di frazionamento isotopico. La sistematica isotopica dello Sr si conferma come buona tecnica da applicare a problemi di caratterizzazione e tracciabilità, possibilmente in un contesto multivariabile. Ciò nonostante, le dinamiche presenti tra suolo e biosfera sono molto complesse e variabili, e questo si traduce spesso in elevati margini di errore di cui bisogna tenere conto durante le modellazioni e le conclusioni.
XXVI Ciclo
1985
Michelini, Marzia. "Studio geochimico-isotopico delle precipitazioni del Friuli-Venezia Giulia." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2013. http://hdl.handle.net/10077/8666.
Повний текст джерелаL’approvvigionamento dell'acqua per usi potabili ed agricoli, rappresenta una delle maggiori emergenze che i governi, sia di paesi economicamente evoluti che in via di sviluppo, devono affrontare in tempi rapidi. La continua richiesta di questo bene prezioso, l’inquinamento diffuso e i recenti mutamenti climatici hanno portato alla diminuzione della già limitata quantità d’acqua dolce disponibile, rendendo assolutamente necessario affrontare con metodi rigorosamente scientifici le problematiche legate alla protezione di questa risorsa. Nelle indagini idrogeologiche un importante strumento per la comprensione della struttura di un acquifero è dato dalla composizione isotopica dell'ossigeno (δ18O) e dell’idrogeno (δD), definita come la deviazione in parti per mille del rapporto isotopico di un campione rispetto ad uno standard di riferimento, che nel caso delle acque è rappresentato dalla composizione isotopica media oceanica. Ogni indagine idrogeologica deve partire dalla conoscenza delle caratteristiche idrogeochimiche della fonte di alimentazione delle acque superficiali e di falda che, nella quasi totalità dei casi, è identificabile con le acque meteoriche. Questo dottorato si pone come obiettivo la caratterizzazione ad alta risoluzione spaziale della composizione di ossigeno e idrogeno nelle acque meteoriche del Friuli-Venezia Giulia, a questo scopo le acque provenienti dal 20 pluviometri dislocati in tutta la regione sono state raccolte mensilmente e analizzate tramite IRMS e CRDS per determinarne la composizioni isotopica di idrogeno e ossigeno. Il periodo di campionamento va dal 2004 al 2011, con alcuni pluviometri, L1 ed L3, attivi dalla prima metà degli anni 80. I risultati delle analisi mostrano un 18O variabile nella regione, con valori medi pluriannuali pesati per la quantità di precipitazione intorno al -6‰ per i pluviometri costieri e di pianura, tra il -7‰ ed il -8‰per i pluviometri situati in valli nell’entroterra intorno al -9‰ per i pluviometri situati in quota. La composizione isotopica dell’ossigeno è stata confrontata con temperatura e quantità di precipitazioni per determinare quale sia l’influenza di questi fattori sulla distribuzione del 18O nelle precipitazioni della regione. Dai confronti è emerso che i siti in montagna sono fortemente influenzati dalla temperatura, influenza che diminuisce mano a mano che ci si avvicina alla costa. L’ammontare della precipitazione non sembra avere effetti consistenti sulla composizione isotopica, sono state osservate delle correlazioni positive tra quantità di precipitazioni e aumento dei valori di 18O e D, dovute però ad un aumento della temperatura corrispondente all’evento di precipitazione. I pluviometri L1 ed L3, situati a Basovizza e Trieste mostrano dei valori meno negativi di quanto la temperatura non farebbe supporre, per chiarire le cause di queste anomalie la zona di Trieste è stata oggetto di un’ulteriore monitoraggio su base giornaliera. I valori di 18O e d dei singoli eventi di pioggia così ottenuti, confrontati con le retrotraiettorie delle masse d’aria che hanno dato origine alle precipitazioni, hanno evidenziato una forte influenza della provenienza delle precipitazioni sulla composizione isotopica delle precipitazioni nella zona di Trieste. Utilizzando i valori mensili di 18O e D è stata elaborata una linea locale per le acque meteoriche (LMWL) di equazione: D = 7,98* 18O + 10,62 La LMWL ottenuta per il Friuli Venezia Giulia ha valori molto simili alla linea relativa alle precipitazioni globali (Craig, 1961) ed a quella determinata per l’Italia del nord (Longinelli e Selmo, 2003). È stato poi calcolato il gradiente isotopico verticale, ovvero la variazione della composizione isotopica all’aumentare della quota, del 18O utilizzando i valori medi pesati pluriannuali. Il gradiente medio per la regione risulta essere -0.17‰ ogni 100 m di quota. Infine si è cercato di dare una caratterizzazione isotopica di alcune acque superficiali della valle del But: il torrente But, quattro sorgenti in destra But e due sorgenti in sinistra But. Dalle analisi sono emersi tre andamenti ben distinti per le sorgenti e la difficoltà di situare nell’area l’origine di una esse, il Fontanone, suggerendo la necessità di ulteriori indagini.
XXV Ciclo
1981
Khan, Ishaq <1989>. "Climate-related variability of isotopic records in a coastal Antarctic ice core." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15637.
Повний текст джерелаSalitore, Alessio <1996>. "Indicazioni paleoclimatiche da record isotopici e di levoglucosano nella carota di ghiaccio di SolarIce (Dome C, Antartide orientale)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19672.
Повний текст джерелаMurgia, Alice. "Identificazione delle sorgenti di triclorometano nell’acquifero fessurato vulcanico dell’area di Portoscuso (Sud Sardegna)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15573/.
Повний текст джерелаGiardino, Daniele. "Studio geochimico ed isotopico di bioindicatori marini in siti archeologici: un nuovo strumento per la ricostruzione della variabilità climatica naturale e dell'effetto antropico nel bacino del Mar Mediterraneo." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426870.
Повний текст джерелаLo scopo di questa ricerca è stato identificare e calibrare nuovi proxies paleoclimatici e paleoambientali basati su molluschi commestibili (Mytilus galloprovincialis, Spondylus sp., Venus verrucosa) campionati in siti dove sono presenti serie storiche di dettaglio di parametri ambientali (temperatura, salinità e pH) come le Riserve Marine di Miramare e delle Isole Columbretes. Sono state effettuate diverse serie di analisi (OM, SEM, XRD, LA-ICP-MS, Isotopi stabili) sui gusci di questi bivalvi per averene una caratterizzazione microstrutturale, mineralogica e geochimica. I risultati ottenuti sono stati interpretati e correati con le serie storiche dei parametri ambientali a nostra disposizione e comparati con quelli ottenuti sulle stesse specie presenti in letteratura
Genoni, Laura. "Studio geochimico isotopico per la stima del bilancio di massa nel bacino di drenaggio di Dome C (Antartide orientale) come contributo alle variazioni del livello marino." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2712.
Повний текст джерелаIl clima e le sue variazioni sono argomenti di rilevante interesse scientifico e di grande attualità. L’Antartide, coperta per la quasi totalità da ghiacci, esposta all’impatto dei cambiamenti climatici, ma priva di fonti d’inquinamento antropico, conserva pressoché inalterate le informazioni climatiche ed ambientali del passato, rivelandosi così un insostituibile laboratorio naturale al servizio degli studiosi. Dalla calotta antartica si ricavano quindi carote di ghiaccio in cui sono archiviate le informazioni climatiche degli ultimi 800.000 anni. Tuttavia, è necessaria una maggior conoscenza del continente (circolazione atmosferica e oceanica, interazione tra i venti e la topografia) per aumentare la rappresentatività dei dati ottenuti da una singola perforazione. A causa della complessità del sistema glaciale dell’Antartide, non è stato sino ad ora possibile stabilire se la massa d’acqua (neve e ghiaccio) accumulatasi in un anno venga restituita al mare completamente o solo in parte, oppure se giunga in mare una quantità d’acqua superiore a quella ricevuta. Ogni disequilibrio, anche se modesto, del bilancio di massa dell’Antartide potrà avere un impatto sostanziale sul livello del mare globale e rappresentare quindi una variabile dominante nelle previsioni future. Collocata nell’ambito del progetto scientifico "Bilancio di massa superficiale dell'area di drenaggio di Dome-C", finanziato dal PNRA (Programma Nazionale di Ricerche in Antartide) e dal Progetto ITASE (International Trans-Antarctic Scientific Expedition), la presente ricerca di dottorato si propone quindi di: • incrementare i dati sulla variazione spaziale e temporale dell’accumulo nevoso, che consentiranno di diminuire le incertezze sul ruolo dell’Antartide rispetto alle variazioni del livello marino globale; • ricostruire le variazioni climatico - ambientali degli ultimi 150 anni; • fornire nuovi dati isotopici per la validazione dei modelli climatici; • definire le influenze delle “Teleconnections” atmosferiche sul clima antartico per migliorare l’interpretazione dei dati di temperatura ed accumulo desunti dalle carote di ghiaccio. I profili degli isotopi stabili e dell’analisi dell’attività tritio, delle carote di nevato e ghiaccio dell’Antartide vengono usati per valutare in modo efficace sia le variazioni di temperatura del passato che i cambiamenti del tasso d’accumulo. Inoltre, i dati ottenuti da tali analisi sono fondamentali pure per convalidare i modelli applicati all’Antartide. In questa ricerca di dottorato, applicando le metodologie della geochimica isotopica alle carote di nevato prelevate nell’area del bacino di drenaggio di Dome C (Antartide orientale) durante le campagne antartiche 2001 - 02 e 2002 – 03, è stata stimata la variazione spaziale dell’accumulo nevoso mediante l’analisi dell’attività tritio. I risultati ottenuti sono in buon accordo con i dati pregressi della medesima area, evidenziando valori maggiori dell’accumulo nella fascia costiera, compresi tra 200 e 400 mm w.eq. a-1, valori intermedi tra 60 e 90 mm w.eq. a-1 nella fascia altitudinale dei 2000 - 2200 m, per arrivare ai bassi valori per la parte più interna del plateau di 25 - 30 mm w.eq. a-1. Inoltre, la fascia costiera dell’area prospiciente il Mare di Ross (Baia Terra Nova) è caratterizzata, a parità di quota, da valori minori dell’accumulo rispetto l’area della Terra Giorgio V. Quindi questi nuovi dati contribuiscono ad aumentare le conoscenze sulla variazione spaziale e temporale del tasso d’accumulo nel bacino di drenaggio di Dome C. Per di più, una maggior disponibilità di dati in situ è necessaria per calibrare in modo adeguato i modelli matematici che sempre più spesso vengono utilizzati negli studi antartici. La caratterizzazione delle precipitazioni dell’area presa in esame è stata possibile grazie allo studio isotopico (18O, D e d) di due carote provenienti da siti costieri ad accumulo elevato (GV7 e WL3). La comprensione delle diverse modalità della circolazione atmosferica (ENSO, SAM ecc…) ed il confronto di queste con i profili isotopici ottenuti, ha permesso di definire le influenze di queste “Teleconnections” atmosferiche sul clima del settore antartico oggetto di questo studio. Si è notata una maggiore influenza dell’indice SAM rispetto al El Niño sulla variabilità della composizione isotopica (18O e D), nonché un legame fra i valori dell’eccesso di deuterio e la maggiore o minore estensione del ghiaccio marino riconducibile, a sua volta, ai principali “modi” di circolazione atmosferica (SAM e SOI).
XX Ciclo
1973
IACUMIN, MARCO. "STUDIO PETROLOGICO, GEOCHIMICO ED ISOTOPICO DEI DICCHI PROTEROZOICI DELLE SERRE DI AZUL E TANDIL (PROVINCIA DI BUENOS AIRES, ARGENTINA): ASPETTI PETROGENETICI ED IMPLICAZIONI GEODINAMICHE." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 1999. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12519.
Повний текст джерелаMARCHINA, Chiara. "Geochemical and isotopic investigation on the Po river waters from Monviso sources to its Delta: natural and anthropogenic components." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2015. http://hdl.handle.net/11392/2389012.
Повний текст джерелаAndria, Maria Chiara. "Studio dell'evoluzione del sistema magmatico dell'isola d'Ischia ,Italia meridionale,negli ultimi 10 anni." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2690.
Повний текст джерелаIl lavoro si propone di studiare l'evoluzione del sistema magmatico dell'isola d'Ischia in particolare analizzando gli ultimi 10ka di attività. Lo studio è stato effettuato attraverso indagini petrografiche, analisi geochimiche e isotopiche di Sr, Nd e O.
XX Ciclo
1977
LIUZZO, Marco. "Interazioni crosta-mantello e connessioni con il sistema geodinamico nell’origine e circolazione dei fluidi dell’Arcipelago delle Comore - Oceano Indiano." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2022. http://hdl.handle.net/11392/2486768.
Повний текст джерелаThe study area focuses on two islands of the Comoros archipelago, Grande Comore and Mayotte, located within the Mozambique Channel and in a complicated geodynamic system of great interest due to the volcanic and seismic activity that currently exists and of which a complete descriptive picture is currently lacking. In particular, there is still very limited knowledge of gas and fluid geochemistry. On Grande Comore, the focus was on the Karthala volcano, the most active volcano in the western Indian Ocean after Piton de la Fournaise in La Reunion. Karthala is a basaltic shield volcano that has erupted regularly over the last century, fourteen eruptions are listed from 1904 to the present, with the last eruption in 2007. The knowledge of the diffuse degassing of the Karthala volcano, with particular attention to the emission of CO2 from the flanks and of the summit fumarolic area is fundamental for the assessment of the state of activity of the volcano. Mayotte is the oldest island in the archipelago and no recent eruptions have been recorded since the last one around 2050 BC ± 500; however, volcanic activity in Mayotte is still present in the form of a large area of subaerial and underwater outgassing on the small island to the north-east of Mayotte: Petite Terre. Two areas of high outgassing are present here: the south-eastern beach (BAS); and Lake Dziani located in the northern part of the island of Petite Terre. The island was recently affected by a seismic crisis that lasted several months, and was accompanied by the formation of the largest submarine volcano in recent centuries, about 50 km from its coast. The thesis is divided into two sections: the first focuses on gas emissions from Karthala and the BAS area at Petite Terre, with the aim of identifying the main characteristics, similarities and differences; the second section of the thesis focuses on the difference between the two bubbling areas at Petite Terre, where the study of gas emissions from Lake Dziani, which have only been investigated in more recent surveys, will be included. The results of this thesis converge towards the recognition of some remarkable peculiarities: 1. Soil CO2 emissions are spatially distributed along the main structural features of both Grande Comore and Petite Terre; however, the carbon isotopic signature of soil CO2 emissions shows a low magmatic contribution in the distal areas of Karthala volcano, and vice-versa a higher magmatic contribution in CO2 emissions at Petite Terre, relative to the period of observation. 2. The helium isotopic signature is typically low and in the range of ~6 ≤ Rc/Ra ≤ ~7.5 at Petite Terre and ~4.6 ≤ Rc/Ra ≤ ~5.8 at Karthala. 3. The bubbling area on the sea (BAS) and at Dziani lake (Mayotte) are likely fed by a common source; however, Dziani lake is significantly affected by secondary processes that are mainly related to biotic activities in the lake, which result in the higher variability of gas chemistry, 13C in methane and CO2 than BAS. 4. The increased value of Rc/Ra between 2008 and 2018-19, and a not-reached isotopic equilibrium of 13CCH4 from the hydrothermal fluid, may be ascribed to the volcanic activity that generated the new submarine volcano 50 km offshore from Petite Terre. The latter consideration is also consistent with the final interpretation of this work, where the input of heated CO2-rich fluid into the Petite Terre hydrothermal system is a consequence of the perturbation of the shallow plumbing system by the offshore submarine eruption, resulting in higher equilibrium temperatures in 2018 and subsequent cooling down during and after the seismo-volcanic activity.
Braida, Martina. "Ricostruzione ad alta risoluzione delle variazioni climatiche dell'Antartide orientale durante l'Olocene." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10159.
Повний текст джерелаLe carote di ghiaccio sono uno degli strumenti più utili nella ricostruzione delle variazioni climatiche del passato. In questo studio i principi della Geochimica Isotopica sono stati applicati alla carota di ghiaccio di TALDICE (159°11'E 72°49'S, quota 2315 m s.l.m., temperatura media annua superficiale -41°C, tasso di accumulo 80 mm we yr-1, lunghezza della carota 1620 m) raccolta nell’ambito del progetto internazionale TALDICE (TALos Dome ICE core project). Il lavoro scientifico sviluppato in questa tesi è stato portato a termine nell’ambito del progetto HOLOCLIP (www.holoclip.org) volto all’integrazione dei proxy climatici ottenuti dalle carote di ghiaccio e di sedimento marino dell’Antartide con i dati della modellistica (modello climatico di complessità intermedia LOVECLIM) relativi al presente interglaciale, l’Olocene. Lo scopo di questa tesi è di ricostruire, con un’alta risoluzione temporale (decennale), la variabilità climatica nel sito di Talos Dome per l’intero Olocene (circa gli ultimi 12.000 anni), attraverso l’analisi degli isotopi stabili dell’ossigeno (δ18O) sui campioni di dettaglio (10 cm) dei primi 690 metri di questa carota. Sulla base della scala dell’età messa a punto da Severi et al. (2012), ottenuta sincronizzando il segnale dei solfati vulcanici di TALDICE con quello di EDC, questo passo di campionamento corrisponde ad una risoluzione temporale media relativa all’Olocene di 1.8 anni. Il trend a lungo termine ottenuto dal profilo del δ18O di TALDICE, mostra degli andamenti in comune con quelli già osservati in altre carote di ghiaccio provenienti dal plateau dell’Antartide orientale ossia un optimum, all’inizio dell’Olocene tra circa 11.6 e 9.2 ka BP, un minimo centrato intorno agli 8 ka e un optimum secondario intorno ai 2 ka. Applicando uno smoothing binomiale a 500 anni sul record isotopico e sottraendo il trend a lungo termine sono stati identificati 12 sub-eventi caldi significativi, intervallati da altrettanti sub-eventi freddi occorsi durante l’Olocene, corrispondenti ad una variazione di temperatura di circa 0.8°C. Le fasi corrispondenti a trends di raffreddamento corrispondono ad una diminuzione della frequenza, dell’ampiezza e della durata dei sub-eventi significativi. La wavelet analysis effettuata sul profilo delle anomalie isotopiche permette di individuare due periodi, prima e dopo i 6.5-6.8 ka BP, caratterizzati da diverse frequenze predominanti. Questa transizione delle periodicità avviene subito dopo il completamento dell’apertura del Mare di Ross (Baroni and Hall, 2004; Baroni et al., 2005) ed è visibile anche dai risultati della wavelet analysis effettuata sui record delle polveri e sul record isotopico della carota di ghiaccio di Taylor Dome. L’analisi della variabilità (deviazione standard mobile di 3000 anni) applicata su TALDICE, Taylor Dome, EDC e EDML mostra una somiglianza della distribuzione della variabilità climatica nei siti più costieri rispetto quelli più interni (EDC), probabilmente associabile a processi legati alla variazione del ghiaccio marino. Dall’osservazione dei principali trend di temperatura ricavati sia dalle carote di ghiaccio antartiche che da carote di sedimento marino dell’emisfero meridionale per i periodi 10-8, 4-6, 6-4, 4-1 ka BP si evidenzia un generale trend di raffreddamento alle alte latitudini dell’emisfero meridionale durante l’Olocene. Nelle carote di ghiaccio antartiche questo trend di raffreddamento non è presente in maniera omogenea in tutti i record isotopici: in alcuni casi si verifica una situazione di relativa stabilità (EDC), in altri un trend di leggero riscaldamento (TALDICE) e in altri ancora un trend di raffreddamento (Vostok). Dal record composito riferito agli ultimi 2000 anni, prodotto per l’Antartide Orientale nell’ambito di questo lavoro di tesi, risulta che nel periodo che va dal 400 al 900 CE (Common Era) c’è una prevalenza di anomalie positive (calde) mentre nel periodo successivo, che va dal 1300 CE al 1800 CE, c’è una prevalenza di anomalie negative (fredde), superiori in numero, durata ed intensità rispetto alle prime. Nel corso degli ultimi 2000 anni si osserva un debole trend di raffreddamento di -0.1‰/1ka ossia di -0.2°C/1ka in accordo con i risultati del recente lavoro pubblicato nell’ambito del programma PAGES 2k che evidenzia un trend di diminuzione della temperature a scala globale nel corso degli ultimi 2000 anni fino al periodo pre-industriale.
XXV Ciclo
1975
SANDOVAL, VELASQUEZ Andres Libardo. "Noble gas and CO2 isotopic signatures of the lithospheric mantle underneath Mexico and the Canary Islands: clues from mantle xenoliths and arc lavas." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2022. http://hdl.handle.net/10447/533636.
Повний текст джерелаGallo, Filomena. "Glass in Northern Adriatic area from Roman to Medieval period: a geochemical approach for provenance and production technologies." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422513.
Повний текст джерелаGrazie alle sue peculiari caratteristiche meccaniche e chimico-fisiche, il vetro è uno dei materiali più antichi utilizzati dall’uomo e, per questa ragione, riveste una grande importanza sia in campo artistico che archeologico. Ad oggi, nonostante le principali linee di sviluppo della produzione vetraria siano state tracciate, permangono dei particolari ‘momenti problematici’ nella storia del vetro, connessi all’introduzione di nuove materie prime e/o nuove tecnologie di produzione. In questo contesto si inserisce il presente lavoro di ricerca, che ha indagato l’evoluzione della produzione vetraria in una specifica area, quella dell’Italia nord-adriatica la quale, grazie alla sua peculiare posizione geografica, ha svolto in passato un ruolo cruciale nei commerci, fungendo da connettore tra il Mediterraneo orientale e l’area padana e transalpina. La campionatura, oggetto di studio, proviene pertanto da alcuni dei più interessanti siti nord-adriatici (Aquileia, Adria, Rocca di Asolo); inoltre anche un piccolo gruppo di campioni provenienti da siti toscani (San Genesio, Pieve di Pava e Pieve di Coneo), cronologicamente e tipologicamente confrontabili con i reperti aquileiesi, è stato analizzato, al fine di rilevare eventuali analogie/differenze tra il versante adriatico e quello tirrenico. La cronologia dei campioni è molto ampia (VI a.C. -XV secolo d.C.), ma una particolare attenzione è stata rivolta ai reperti di periodo Romano e Tardo Antico. L’approccio analitico ha previsto analisi di tipo tessiturale, mineralogico, chimico e isotopico (Sr, Nd, O). I risultati hanno dimostrato la complementarietà di queste tecniche, indicando che il loro uso combinato costituisce l’approccio ideale per lo studio del vetro antico. Per quanto concerne la tipologia di materie prime impiegate nella produzione vetraria, è emersa una sostanziale continuità dal periodo Pre-Romano fino all’Altomedievo, caratterizzata dall’uso di sabbie siliceo-calcaree in aggiunta a natron, mentre per i vetri Bassomedievali si assiste ad un radicale cambiamento di fondente (ceneri sodiche). La sorprendente omogeneità chimica tra il vetro al natron analizzato nel presente studio e i principali gruppi composizionali riportati in letteratura supporta l’ipotesi che, almeno in epoca Romana e Tardo Antica, il vetro venisse prodotto in poche officine primarie, successivamente commercializzato in forma di pani di vetro grezzo e lavorato in officine secondarie sparse in tutto il Mediterraneo. A tale proposito, l’uso combinato dei dati chimici ed isotopici, supportati da dati di letteratura e da evidenze archeologiche, suggerisce che l’origine della maggior parte di tale vetro sia da collocarsi nel Mediterraneo orientale, in particolare sulle coste Siro-Palestinesi ed Egiziane, sebbene non possa totalmente escludersi anche l’uso di sorgenti di materie prime collocate nel Mediterraneo occidentale
Vespasiano, Giovanni, Pietro Pantano, Carmine Apollaro, Francesco Muto, and Rose Rossana De. "Caratterizzazione idrogeochimica, isotopica e geologica delle aree termali della Calabria Settentrionale." Thesis, 2014. http://hdl.handle.net/10955/1220.
Повний текст джерелаCOSTA, Emanuele. "APPROFONDIMENTI SULLA GEOCHIMICA ISOTOPICA DELL'AZOTO NEI MEZZI SATURI E NON SATURI." Doctoral thesis, 1998. http://hdl.handle.net/2318/148549.
Повний текст джерелаRICCI, MARIANNA. "I depositi carbonatici terrestri come archivio climatico-ambientale per il tardo Quaternario: palinologia e geochimica isotopica." Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/2158/543291.
Повний текст джерелаNIGRO, ANGELA. "Applicazione di metodi geochimici in aree a intensa pressione antropica. Il caso di studio delle discariche RSU." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/943235.
Повний текст джерелаDONATO, ASSUNTA. "Investigazioni geochimiche ed isotopiche per la valutazione delle risorse geotermiche in Sicilia." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/2158/1078161.
Повний текст джерелаCARUCCI, VALENTINA. "Interazione tra acquifero superficiale e profondo nella Piana di Tivoli (Roma): Approccio multi-isotopico e modello numerico geochimico." Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/11573/918666.
Повний текст джерелаSPURIO, ANGELICA. "Il ruolo della geologia e della geochimica nella tracciabilità geografica di prodotti alimentari DOP mediante l’uso del rapporto isotopico 87Sr/86Sr." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1235416.
Повний текст джерелаThis work examines the applicability of the isotopic marker of strontium (Sr) as a tracer of dairy products to Protected Designation of Origin (PDO), such as Pecorino Romano PDO cheese from Latium and Castelmagno PDO cheese, to verify the existence of a correlation with the original area so to bind the product to the geographical site of origin. 87Sr/86Sr ratio was determined in samples of rocks, soil, vegetation, water, fresh milk and cheese; in order to define the isotopic compositions of production chain of these two typical Italian cheeses produced in two different geographical areas distinguished by a peculiar geology. Sampling took place over two years in different seasons. In addition, the isotopic composition of carbon (C) and nitrogen (N) analyzed of selected samples were carried out and determined the concentrations of some metals (Ga, As, Se, Rb, Sr, Cd, Cs, Ba, Tl, Pb, Bi and U) and Rare Earths Elements (REE) in the various samples. For what concerns the Pecorino Romano PDO cheese from Latium, it was observed that the isotopic composition of the Sr of rock (0.710479-0.710765) and of the soils (0.709216-0.710408) indicate a provenance from an area characterized by substantial geological uniformity, such as Norther of Latium. The different samples of grass (87Sr/86Sr = 0.709458-0.710341), of milk (87Sr/86Sr = 0.709341-0.710264) and Pecorino Romano DOP from Latium (0.710013-0.710100) result in Sr isotopic composition of overlapping, confirming the absence of significant fractionation due to metabolic processes and/or production. In addition, repeated analyses over a period of two years showed an absence of fractionation due to seasonality. This presupposes that the isotopic marker of the Sr can be a useful tool for the characterization of the production chains of dairy products. Finally, the comparison of the Sr isotopic values of samples Pecorino Romano PDO from Latium and Sardinia (0.709171-0.709859) shows the potentials of the isotopic marker of the Sr in the field of geographical traceability. However, to characterize the geographic origin of some samples of Pecorino Romano PDO, Italian and foreign samples, with the region of Sardinia on the label, the isotopic ratio of the Sr has been associated with further parameters such as the isotopic analysis of stable light elements (C and N), the determination of the concentration of REEs and certain metals, demonstrating how a multi-isotopic approach can be valid in determining the geographical origin of PDO dairy products. The applicability of Sr isotopic systematics has been used to characterize the production chain of Castelmagno PDO cheese. The isotopic compositions of the Sr of the rocks (0.707765- 0.712842) and of the soils (0.707756 - 0.709001) show how the area is characterized by a certain geological heterogeneity, which affects the isotopic value of the grass Sr (0.708241 - 0.709646), of milk (0.709421 - 0.709644) and consequently the Castelmagno PDO cheese (0.709169 - 0.709777). To better understand the relationship between geology and food traceability in areas characterized by geological complexity, the isotopic ratio of Sr has been associated with the determination of REE concentrations of some samples. In conclusion, Sr isotopic systematic is a promising tool to characterize the production chains of PDO cheeses and to discriminate them. However, in the case of production areas with a marked geological complexity, it is considered appropriate to associate additional analytical data to the Sr isotopic composition.