Статті в журналах з теми "Filosofia del progetto"

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Reali, Nicola. "Ridurre il dono alla donazione: Il metodo fenomenologico e la teologia secondo Jean-Luc Marion." Revista Pistis Praxis 8, no. 2 (September 13, 2016): 385. http://dx.doi.org/10.7213/revistapistispraxis.08.002.ds06.

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Анотація:
La fenomenologia della donazione di Marion può rappresentare un’occasione di approfondimento del rapporto filosofia/teologia che cerchi di ricucire la frattura ormai secolare tra le due discipline? Il presente articolo cerca di illustrare il progetto del filosofo francese — e l’obiettiva implicazione teologica del suo discorso — cercando di dettagliare una delle sue tesi centrali: la riduzione del dono alla donazione. Quest’ambito offre così lo spazio per una ricostruzione del percorso teoretico di Marion, che va di pari passo all’approfondimento del tema della paternità. Quest’ultima rappresenta l’exemplum privilegiato di che cosa significhi un dono ridotto alla donazione, poiché in essa Marion ritrova tutte le caratteristiche di ciò che la riflessione metodologica ha indicato in un dono ridotto alla donazione. La disamina del percorso disegnato da Marion favorisce pertanto l’occasione per evidenziare la necessità (teologica e filosofica) di un approfondimento del rapporto esperienza/riflessione che attende ancora una risposta soddisfacente.
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Kita, Marek. "„Niebiańska filozofia”, czyli chrześcijaństwo jako umiłowanie Mądrości." Analecta Cracoviensia 40 (January 4, 2023): 179–90. http://dx.doi.org/10.15633/acr.4012.

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Анотація:
L’idea antica del cristianesimo come „filosofia celeste di Cristo” può apparire al giorno d’oggi ambigua e anacronistica. Nella cultura occidentale dopo un lungo periodo di riflessione sul rapporto tra cristianesimo e filosofia si assiste alla nascita del fenomeno della „filosofia cristiana” – una cosa diversa dalla teologia – che reca in sé l’affermazione che il cristianesimo stesso non si riduce alla filosofia. Eppure in tutta la storia della Chiesa troviamo alcuni pensa- tori che parlano del cristianesimo come una filosofia in senso estensivo. Anche Benedetto XVI nella enciclica Spe salvi ci ha ricordato una visione di Cristo come Filosofo, cioè una persona che sa insegnare l’arte della vita. Infatti potremo dire anche di piú: se pensiamo a Cristo come Sapienza incarnata, allora la nostra filosofia – l’amore della sapienza – diventa l’amore per Lui.Il cristianesimo come filosofia per estensione ci offre una visione integrale della realtà, in conformità alla frase di Pascal: „Chi conosce Cristo, conosce la ragione di tutte le cose”. In Gesù è stato incarnato un progetto divino dell’uomo e del mondo. L’insegnamento della Sapienza crocifissa ci apre gli occhi del cuore al senso vero dell’essere e dell’esistenza. Il suo sacrificio ci rivela una nuova ontologia, in cui l’essere significa dono. Nella luce di Cristo contempliamo il senso della storia e della cultura umana.Il cristianesimo come „amore della Sapienza eterna” realizza il compito della filosofia (nel suo concetto antico) e lo completa. Esso si presenta come una saggezza del cuore ma questo non significa irrazionalismo – nella saggezza così s’incontrano la ragione discorsiva, l’intuizione e la fede. Inoltre „filosofia celeste” corregge ogni filosofia della terra insegnandoci che l’amore vale più del pensiero. Alla scuola del Vangelo il frutto dell’amore della sapienza diventa sapienza dell’amore.
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Colafranceschi, Daniela, and Joan Nogué. "Abitare l’intangibile: paesaggio e spazio pubblico." Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, no. 2 (January 27, 2022): 5–23. http://dx.doi.org/10.36253/rv-12447.

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Анотація:
Nella geografia complessa delle nostre città, quella dello Spazio Pubblico è entità oggi quanto mai flessibile, aperta e contraddittoria, concettualmente più permeabile e necessariamente rispondente ai cambiamenti così incisivi e profondi delle comunità che le abitano. Il progetto come dispositivo, in coerenza con il portato della Convenzione Europea del Paesaggio, indirizza le ragioni di una strategia di intervento sui valori intangibili come strumenti operativi che ne determinano qualità e successo. Livelli di identità e appropriazione diventano strumenti del fare, insieme a relazioni percettive e dinamiche, flessibilità e pluralità di funzioni, traiettorie e tempi che scandiscono forme e maniere di vivere ed abitare nelle città. Quando da ‘pubblici’ gli ambiti urbani passano ad essere collettivi, partecipati, quotidiani, condivisi. Quando da ‘spazi’ diventano ‘luoghi’. Il numero presenta ricerche, esperienze, tendenze e attitudini di progetto che lasciano emergere i caratteri di un progressivo allontanarsi da un’attenzione prevalente agli aspetti stilistico-formali e compositivi di piazze, strade, marciapiedi, passeggi, giardini, parchi per essere trattati come spazi emozionali della nostra esistenza. Esso raccogliere esperienze progettuali innovative in cui antropologia, filosofia, questioni sociali, si fondono alla composizione architettonica, all’urbanistica, alla progettazione urbana e alimentano ricerca, sperimentazione, sensibilità operativa per sostanziare un progetto di paesaggio più consapevole e complesso.
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Lacca, Emanuele. "Alcune considerazioni sulla Guerra nel Bello di Francisco Suárez." Cuadernos Salmantinos de Filosofía 47 (January 1, 2020): 81–96. http://dx.doi.org/10.36576/summa.132182.

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Анотація:
Il mio contributo intende mostrare come Francisco Suárez usa, elabora e presenta in modo originale il concetto di ‘guerra giusta’ nelle sue opere. Il testo chiave che realizza tale progetto è il De triplici virtute theologica, intitolato De Charitate, che assume rilevanza internazionale quando è pubblicato per i tipi di Iacobus Cardon a Lione nel 1621, nonostante già alcuni degli argomenti sulla guerra erano stati trattati dal Doctor Eximius in alcuni luoghi del Tractatus de legibus ac de Deo legislatore. Per queste ragioni, questo contributo si divide in due parti: la prima intende presentare le principali fonti che nel corso della storia della filosofia hanno trattato sull’esistenza di una ‘guerra giusta’; la seconda si propone di analizzare le principali linee del De Bello, per mostrare in modo più preciso l’idea suareziana su questo tema.
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Binetti, Paola. "La dimensione etica nella formazione infermieristica: un problema di stile di vita, di contenuti specifici e di integrazione culturale." Medicina e Morale 46, no. 5 (October 31, 1997): 939–62. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.869.

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La recente entrata in vigore della nuova Tabella XVIII ter, che contiene l’ordinamento didattico di tutti i diplomi universitari afferenti alla Facoltà di medicina offre, rispetto alla precedente, maggiori spazi per lo studio della Bioetica, sia come disciplina a sè stante sia come disciplina trasversale, punto di riferimento essenziale anche per gli altri corsi. La Bioetica, collocata al termine del corso di studi nel cuore del corso di Diritto sanitario, deontologia e Bioetica applicata, può trovare i suoi fondamenti culturali nello studio della Antropologia, - parte integrante delle Scienze umane previste nel II anno di Corso, e della Storia e Filosofia della Medicina, corso previsto nel III anno. La proposta formativa del LIU è quella di anticipare una serie di crediti del corso di Filosofia della Medicina al I anno, in modo da aumentare l’esposizione dello studente alle problematiche di tipo etico, inserendole fn dal primo momento nel suo progetto educativo. Obiettivo di fondo è quello di fare della Bioetica e delle sue implicazioni culturali la rete concettuale di riferimento, vera struttura portante, di tutto l’edificio formativo dello studente del DUI, dal momento che una vera innovazione oggi è possibile solo nel quadro di valori etici con cui l’infermiere si relaziona con il malato e la sua famiglia, elabora risposte coerenti per le nuove esigenze emergenti sul territorio e si dispone ad affrontare una linea di ricerca di alto profilo scientifico.
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König-Pralong, Catherine. "Philosophiefeindlichkeit und konservatives Denken: Karl Wittes Dante." Deutsches Dante-Jahrbuch 95, no. 1 (September 23, 2020): 117–30. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2020-0010.

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Riassunto Agli antipodi della rappresentazione di Dante come precursore dell’unità nazionale, elaborata dalla filologia erudita italiana, Karl Witte, il più importante dantista di lingua tedesca del XIX secolo, costruì l’immagine di un Dante mistico e antirazionalista, cattolico e conservatore. Il presente articolo analizza, in primo luogo, il progetto intellettuale di Witte a partire dalle reti di relazioni sociali da lui intrattenute, dalle università prussiane sino alla Roma dei pittori ›nazareni‹, per giungere all’università di Halle, dove Witte occupò la cattedra di diritto romano per un periodo di quasi cinquant’anni. In un secondo momento, il contributo si sofferma sulla ricezione delle interpretazioni di Witte, e in particolare della sua lettura riduttiva del Convivio e della filosofia che in esso si esprime. L’articolo mostra come i dibattiti suscitati dai lavori di Witte abbiano infine ecceduto le aspettative del suo stesso autore per dar luogo a una vasta discussione sulla natura e sul valore della scolastica.
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Di Santo, Federico. "La presunta dimensione conoscitiva della mimesis aristotelica: un lungo equivoco." Revista Limiar 6, no. 11 (September 19, 2019): 3–37. http://dx.doi.org/10.34024/limiar.2019.v6.9753.

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L’articolo riconsidera la nota questione se la mimēsis abbia o meno, nella Poetica di Aristotele, una portata conoscitiva. La risposta negativa è argomentata attraverso la ridiscussione dei passi su cui la tesi “conoscitiva” si fonda: Poetica 4, Poetica 9 e la ricorrente espressione “secondo verosimiglianza o necessità”. Ne emerge che la mathēsis menzionata da Aristotele non è in diretta relazione con le cause o con le funzioni dell’opera artistica o letteraria, ma designa solo l’operazione interpretativa, seria e complessa, richiesta dalla fruizione. La maggiore universalità della poesia rispetto alla storia, a sua volta, non ha nulla a che fare con “gli universali” in senso filosofico e si riferisce semmai al carattere universale delle vicende narrate, la cui universalità si fonda sulla dimensione emozionale. Infine, la struttura razionale della trama dovuta alla sua organizzazione secondo verosimiglianza o necessità non costituisce un impianto logico volto a veicolare conoscenze, ma piuttosto una struttura semiotica che ha, al contrario, una finalità prettamente estetica ed emozionale. In una prospettiva più ampia, l’interpretazione “conoscitiva” della mimēsis aristotelica è l’espressione di un pregiudizio determinato dall’«antica discordia tra filosofia e poesia», per cui la filosofia fa violenza all’alterità radicale della visione del mondo propria dell’arte, nel tentativo di conformarla al proprio progetto totalizzante di realtà.
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Cortiana, Paola. "Il Video nella Formazione Iniziale, Continua e Permanente dei Docenti: cinque Esperienze Significative per Immaginare un Nuovo Modello Formativo." EXCELLENCE AND INNOVATION IN LEARNING AND TEACHING, no. 1 (June 2022): 55–70. http://dx.doi.org/10.3280/exioa1-2022oa13936.

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Numerosi percorsi di formazione a livello internazionale e nazionale annoverano l'utilizzo del video, che si pone come strumento privilegiato per rilevare i processi che avvengono in classe: negli ultimi quindici anni si è assistito a un intensificarsi di tali esperienze in ambiti e aree geografiche differenti. Alla luce della cornice teorica della visione professionale, l'articolo propone una rassegna ragionata di cinque esperienze internazionali e nazionali di formazione dei docenti che, nella diversità di impostazione e postura epistemologica, concorrono a delineare un percorso di formazione iniziale, permanente e continua che si avvalga dello strumento video in modalità on line. La ricognizione, che non ha pretese di esaustività, vuole avviare un'analisi su un possibile modello formativo che ponga attenzione al referente della formazione e ai criteri osservativi adottati. Lo studio si colloca all'interno del progetto di eccellenza 2019-2020 Insegnamento di qualità e pratiche didattiche. Studio di fattibilità per lo sviluppo di un dispositivo per lo studio di pratiche di formazione dei docenti del Dipartimento di Filosofia e Scienze dell'Educazione dell'Università di Torino.
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Tursilli, Antonio. "Il "tutoraggio" dei soggetti deboli del MdL italiano. Politiche "pro-attive" attuabili nei Centri per l'Impiego provinciali." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 97 (June 2012): 209–29. http://dx.doi.org/10.3280/qua2012-097010.

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Il presente saggio descrive la "filosofia" e i risultati ottenuti da due progetti condotti dall'Associazione Nuovi Lavori di Roma in partenariato con le province di Foggia, Bari e Taranto da un lato e L'Aquila, Teramo, Chieti e Pescara dall'altro. I progetti hanno sperimentato nuove e piů "attive" forme di politiche per il lavoro: il tutoraggio personalizzato e le reti sociali per il lavoro, evidenziando l'esistenza di possibili forme di evoluzione delle modalitŕ operative dei Centri Per l'Impiego delle province italiane.
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LOPES, Claudemira Vieira Gusmão. "O que Fomos (África Pré-Colonial)? O que Fizeram de nós (Colonialismo)? O que Poderemos Voltar a Vir a Ser (Educação para a Descolonização dos Saberes)?" INTERRITÓRIOS 6, no. 12 (December 7, 2020): 280. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i12.249001.

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RESUMONesta entrevista o mestre e professor Jayro Pereira de Jesus afirma que os negros e indígenas foram atravessados por um processo de enviesamento perpetrado pelo colonialismo. Dentre tantos prejuízos que o projeto colonial nos causou, ressalta a dualidade incrustrada dentro de cada um de nós. Desfazer e descolonizar nosso pensamento requer o exercício de outro projeto de escola, no qual a noção de ancestralidade é fundamental para promover a unidade de negros e negras na diáspora. Afirma também não podemos mais viver de concessões, caso da Lei 10.639. Precisamos de um projeto de educação afropedagógico e afrocentrado que trabalhe a concepção ancestrálica da filosofia africana como edificadora de outra comportamentalidade existencial capaz de uma reontologização. Essa noção de ancestralidade precisa ser retomada a partir do ubuntu, Filosofia Africana fundamentada no “nós”, filosofia e epistemologia que entende a comunidade a partir dos vivos, dos ancestrais e a dos ainda não nascidos. Educação. Filosofia africana. Racismo.ABSTRACTIn this interview professor and master Jayro Pereira de Jesus states that black and indigenous peoples were crossed by a bias process perpetrated by colonialism. Among the many losses to which the colonial project has subjected us, it highlights the inlaid duality within each and every one of us. Undoing and decolonizing our thinking requires the exercise of putting into practice another school project, in which the notion of ancestry, as it is the element that organizes interiorities and the way of perceiving and being in the world of the African people kidnapped from Africa regardless of ethnicity, it is essential to promote the unity of black men and women in the diaspora. He also emphasizes that we can no longer live on concessions, such as Law 10.639. We need an Afropedagogical and Afrocentric education project that works with the ancestral conception of African philosophy as the builder of another existential behavioralism capable of a reontologization. This notion of ancestry needs to be taken up from Ubuntu, African Philosophy based on “us”, philosophy, and epistemology that perceives the community that of the living, that of the ancestors, and that of the not yet born.Afrocentred Education. African Philosophy. Ancestrality and Epistemic RacismRESUMENEn esta entrevista, el maestro y profesor Jayro Pereira de Jesús afirma que negros e indígenas fueron atravesados por un proceso de prejuicio perpetrado por el colonialismo. Entre tantas pérdidas que nos causó el proyecto colonial, destaca la dualidad incrustada dentro de cada uno de nosotros. Deshacer y descolonizar nuestro pensamiento requiere el ejercicio de otro proyecto escolar, en el que la noción de ascendencia es fundamental para promover la unidad de hombres y mujeres negros en la diáspora. También establece que ya no podemos vivir de concesiones, como en la Ley 10.639. Necesitamos un proyecto educativo afropedagógico y afrocéntrico que trabaje con la concepción ancestral de la filosofía africana como constructora de otro conductismo existencial capaz de reetología. Esta noción de ascendencia debe ser retomada de ubuntu, Filosofía africana basada en el “nosotros”, filosofía y epistemología que entiende la comunidad desde los vivos, los ancestros y la de los no nacidos.Educación. Filosofía africana. Racismo.SOMMARIOIn questa intervista, il maestro e professore Jayro Pereira de Jesus afferma che i neri e gli indigeni sono stati attraversati da un processo di pregiudizi perpetrato dal colonialismo. Tra le tante perdite che il progetto coloniale ci ha causato, mette in luce la dualità intarsiata dentro ognuno di noi. Annullare e decolonizzare il nostro pensiero richiede l'esercizio di un altro progetto scolastico, in cui la nozione di ascendenza è fondamentale per promuovere l'unità degli uomini e delle donne di colore nella diaspora. Si afferma inoltre che non possiamo più vivere di concessioni, come nella Legge 10.639. Abbiamo bisogno di un progetto educativo afropedagogico e afrocentrico che lavori con la concezione ancestrale della filosofia africana come costruttore di un altro comportamentismo esistenziale capace di reetologia. Questa nozione di ascendenza deve essere ripresa da ubuntu, la filosofia africana basata su "noi", filosofia ed epistemologia che comprende la comunità dai vivi, dagli antenati e da quella dei nascituri.Istruzione. Filosofia africana. Razzismo.
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MELI, DOMENICO BERTOLONI. "GUIDOBALDO DAL MONTE AND THE ARCHIMEDEAN REVIVAL." Nuncius 7, no. 1 (1992): 3–34. http://dx.doi.org/10.1163/182539192x00019.

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Abstract<title> RIASSUNTO </title>Questo saggio esamina il ruolo di Guidobaldo dal Monte all'interno del rinascimento di studi matematici in Italia nella seconda meta del '500. Le sue posizioni vengono confrontate brevemente con quelle di Giovanni Battista Benedetti e soprattutto di Federico Commandino. Mentre Benedetti sviluppa un atteggiamento fortemente critico di Aristotele e della filosofia in generale, e Commandino mostra di concepire il rinascimento matematico come una profonda riforma del sapere e ristrutturazione della gerarchia tra le varie discipline, dal Monte si limita a promuovere matematica e soprattutto meccanica con scopi molto piu limitati; obiettivi filosofici e critica anti-aristotelica rimangono al di fuori della portata della sua azione. Queste osservazioni mostrano l'esistenza di una ampia gamma di posizioni nell'ambito del revival archimedeo in Italia e della stessa scuola matematica urbinate: nonostante alcuni innegabili punti di contatto, i progetti culturali rintracciabili nelle opere di Commandino e dal Monte sono profondamente diversi.
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Colombetti, Elena. "La maternità biotech e il discorso mancante." Medicina e Morale 71, no. 4 (December 22, 2022): 447–57. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2022.1220.

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L’approdo alla questione della surrogacy è l’esito di un processo culturale e tecnico che ha anche portato a guardare alle tecnoscienze come uno strumento privilegiato di liberazione della donna, rompendo quella che era vista come un’alleanza per lei oppressiva tra natura e cultura. In particolare, la liberazione dalla maternità, inteso dal femminismo radicale come una condanna, si è trasformata in quella che appare come una liberazione della maternità, inserendola nella dimensione controllata del progetto. In queste pagine ci si propone di affrontare la questione della surrogacy proprio dalla prospettiva della donna, saggiando la veridicità di tale lettura del binomio tecnologie-liberazione. Lo faremo a partire da alcune letture femministe che danno voce filosofica, non semplicemente testimoniale, all’esperienza vissuta o comunque possibile della gravidanza, e che mettono a tema l’esprimibilità e l’oblio della genealogia materna.
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Florio, Isabella, Annarita Liburdi, and Luca Tiberi. "Costruire una biblioteca digitale." DigItalia 15, no. 1 (June 2020): 99–107. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00007.

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Grazie all’accordo di collaborazione interna al Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) tra l’Istituto per il lessico intellettuale europeo e storia dell’idee (ILIESI) e la Biblioteca centrale “G. Marconi”, siglato nel 2016, è stato possibile portare a compimento il progetto di digitalizzazione della collezione di microforme dell’ILIESI. La collezione è composta prevalentemente da lessici filosofici e testi di autori, relativi alla storia intellettuale europea del Cinquecento e Seicento. Due secoli che vedono la nascita del pensiero moderno e della nuova scienza, nel corso dei quali, dalla comune matrice latina, viene sviluppandosi la terminologia filosofica e scientifica delle lingue moderne. Il contributo analizza le scelte effettuate dallo staff tecnico per il recupero e la digitalizzazione del materiale, presentando il laboratorio di digitalizzazione della Biblioteca centrale. Infine vengono illustrate le future modalità di fruizione e valorizzazione della collezione digitalizzata.
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Journals, FrancoAngeli. "Informazione bibliografica." RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no. 3 (September 2021): 175–219. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa3-2021oa12539.

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L'Informazione bibliografica del numero 3/2021 della &laquo;Rivista Geografica Italiana&raquo; presenta le recensioni dei seguenti testi: &nbsp; &nbsp;Donna Haraway, Chthulucene. Sopravvivere in un pianeta infetto (Michele Bandiera) Cristiano Giorda, a cura di, Geografia e Antropocene. Uomo, ambiente, educazione (Marco Tononi) Paola Piscitelli, a cura di, Atlante delle citt&agrave;. Nove (ri)tratti urbani per un viaggio planetario (Marco Santangelo) Martina Tazzioli, The making of migration: The biopolitics of mobility at Europe's borders (Silvia Aru) Mercedes Bresso, Claude Raffestin, I duecentocinquantamila stadi di Eratostene, al tempo del virus. Dialoghi fra un geografo e una economista ambientale, in giro per il mondo (Alessandro Ricci) Ernesto C. Sferrazza Papa, Le pietre e il potere. Una critica filosofica dei muri (Marcello Tanca) Vincent Berdoulay, Olivier Soubeyran, L'am&eacute;nagement face &agrave; la menace climatique (Angelo Turco) Isabella Giunta, Sara Caria, a cura di, Pasado y presente de la cooperaci&oacute;n internacional: una perspectiva cr&iacute;tica desde las teor&iacute;as del sistema mundo&nbsp;(Mariasole Pepa) Sara Luchetta, Dalla baita al ciliegio. La montagna nella narrativa di Mario Rigoni Stern (Giacomo Zanolin) Edoardo Boria, Storia della cartografia in Italia dall'Unit&agrave; a oggi. Tra scienza, societ&agrave; e progetti di potere (Anna Guarducci) Maria Luisa Sturani, Dividere, governare e rappresentare il territorio in uno Stato di antico regime. La costruzione della maglia amministrativa nel Piemonte Sabaudo (XVI-XVIII sec.) (Anna Guarducci) Egidio Dansero, Davide Marino, Giampiero Mazzocchi e Yota Nicolarea, a cura di,&nbsp;Lo spazio delle politiche locali del cibo: temi, esperienze e prospettive (Chiara Spadaro) Giorgio Osti, Elena Jachia, a cura di, AttivAree. Un disegno di rinascita delle aree interne (Raffaella Coletti) Lucilla Barchetta, La rivolta del verde. Nature e rovine a Torino (Alberto Vanolo) &nbsp; Per leggere i contributi integralmente, cliccare sul quadratino in alto denominato "PDF".
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Cargnello, G. "Ricerche volte a definire il paradigma e un prontuario “completo” di descrittori materiali, immateriali, …(ora oltre 150000) base della “Carta della Sostenibilità Universale Olistica MetaEtica 4.1C.17.18”: Descrittori che vanno oltre l'immaginabile, oltre “la terra, i cieli e gli universi”." BIO Web of Conferences 12 (2019): 01006. http://dx.doi.org/10.1051/bioconf/20191201006.

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Relativamente alla “sostenibilità” facendo seguito alle ricerche pregresse, ultimamente abbiamo coinvolto oltre 3500 signori italiani e non italiani che vanno dai ricercatori ai semplici, umili ma colti, illuminati ed illuminanti cittadini, nonché teologi, filosofi, psicologi, sociologi, moralisti, umanisti, ambientalisti, economisti, politici, amministratori, imprenditori, tecnici, …. Queste attività e ricerche hanno definito un paradigma sulla sostenibilità e reso possibile scrivere un prontuario “completo” di descrittori (ora oltre 150000: compresi quelli materiali ed immateriali, “fisici” e “metafisici”, spirituali e non spirituali, dei credenti e dei non credenti, degli atei, dei “credenti atei”, dell' “humanae sàpere” compresi, …, “MetaEtici 4.1C”) prima, mai visti i quali, pure, vanno oltre l'immaginabile, oltre “la terra, i cieli, gli universi, i multiversi, …”. Paradigma e prontuario che hanno pure attinto, come dovevano attingere da: “Dichiazione di Stoccolma”, “Rapporto di Brundtland”, ONU, UNESCO, CE, OIV, SQNPI, VIVA, EQUALITAS, GiESCO 2015, GiESCO 2017, Tergeo, Magis, SOStain, Prowine, ECO-Prowine, Ita.Ca/Gea.Vite, Vino Naturale, Dinamic wine, Vino Libero, New Green Revolution, Organic wine, VinNatur …e dai vari progetti, programmi, protocolli, regolamenti, associazioni, norme sulle “sostenibilità”, nonché, ed in particolare, dall' “humanae sàpere”. Queste attività e queste ricerche sono risultate fondamentali per scrivere, come è stata scritta, la “Carta della Sostenibilità Universale Olistica.MetaEtica 4.1.18 Liberi ma nel Condizionamento Democratico Naturale Universale Olistico.MetaEtico 4.1C” secondo la così detta “Grande Filiera Metaetica 4.1C” del Conegliano Campus 5.1C, la quale carta è risultata rappresentare, pure, un' importante opportunità spirituale, culturale, relazionale e di sensibilizzazione per ulteriori riflessioni e approfondimenti dell'anima, culturali, “di vita”, “Politici”, terminologici, concettuali, relazionali, metodologici teorici di base ed applicativi in generale e in particolare, ad esempio, per chi opera: 1-sulla “sostenibilità” intesa come “Sostenibilità Universale Olistica.MetaEtica 4.1.18 Liberi ma nel Condizionamento Democratico Naturale Universale Olistico. MetaEtico 4.1C”, 2-sulla fondamentale indispensabile urgente: 2.1-massima sburocratizzazione, totale alla fine, sburocratizzazione già in corso, 2.2-per eliminare il conflitto di interessi, eliminazione, già in atto, 3-sulle auto-dichiarazioni 4.1C, auto-certificazioni 4.1C e auto-garanzie 4.1C sburocratizzanti, responsabili, veritiere, facilmente controllabili, garantite “MetaEticamente 4.1C” già in fase applicativa le quali non escludono innovativi, rivoluzionari, originali interventi di terzi “MetaEtici 4.1C”, 4- e non per ultimo, ma in primis, attività e ricerche condotte per contribuire a rendere tutto, ogni sistema “Libero nel Condizionamento Democratico Naturale Universale Olistico.MetaEtico Sostenibile 4.1C”.
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Vieira, Sofia Lerche, and Eloisa Maia Vidal. "Liderança e gestão democrática na educação pública brasileira (Democratic leadership and management in Brazilian public education)." Revista Eletrônica de Educação 13, no. 1 (January 5, 2019): 11. http://dx.doi.org/10.14244/198271993175.

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This article seeks to deepen the debate on leadership, exploring specifcities of the Brazilian context on this topic, more specifically the principle of democratic management. The reflection focuses on both topics, explaining the path of the debate on democratic management since the mid-eighties of the twentieth century, passing through the Federal Constitution of 1988, the Law of Guidelines and Bases of National Education - Law number 9.394/96) and arriving on the most recent context, where the National Education Plan (PNE), of 2014, incorporates the subject to its goals. Considerations are presented on program contents of two national training programs: the Distance Training Program for School Managers (Progestão) and the National School Program for Managers of Basic Public Education (PNEGEB), also known as School of Managers. The main regulatory frameworks for democratic management are focused on relevant legislation. The study allows us to suggest the hypothesis that the principle of democratic management, associated with a political leadership, would have preponderated in the literature and initiatives of formation of school directors in the country, being the more technical dimension of the subject a little prioritized theme. In this sense, it can be said that the topic of leadership, as it is configured in other contexts, has become a repressed demand in Brazilian educational policy.ResumoEste artigo procura aprofundar o debate sobre liderança, explorando especificidades do contexto brasileiro em relação a esta temática, mais especificamente o princípio da gestão democrática. A reflexão detém-se sobre os dois temas, explicitando a trajetória do debate sobre gestão democrática desde meados dos anos oitenta do século XX, passando pela Constituição Federal de 1988, a Lei de Diretrizes e Bases da Educação Nacional – LDB (Lei nº 9.394/96) e chegando ao contexto mais recente, onde o Plano Nacional de Educação (PNE) de 2014 incorpora o assunto às suas metas. São apresentadas considerações sobre conteúdos programáticos de dois programas nacionais de formação: o Programa de Capacitação a Distância para Gestores Escolares (Progestão) e o Programa Nacional Escola de Gestores da Educação Básica Pública (PNEGEB), também conhecido como Escola de Gestores. Os principais marcos regulatórios da gestão democrática são focalizados na legislação pertinente. O estudo permite sugerir a hipótese de que o princípio da gestão democrática, associado a uma liderança de natureza política, teria preponderado na literatura e iniciativas de formação de diretores escolares no país, sendo a dimensão mais técnica do assunto um tema pouco priorizado. Nesse sentido, pode-se dizer que o tema da liderança, tal como se configura em outros contextos, tem se constituído em demanda reprimida na política educacional brasileira.ResumenEste artículo busca profundizar el debate sobre liderazgo, explorando especificidades del contexto brasileño en relación a esta temática, más específicamente el principio de la gestión democrática. La reflexión se detiene sobre los dos temas, explicitando la trayectoria del debate sobre gestión democrática desde mediados de los años ochenta del siglo XX, pasando por la Constitución Federal de 1988, la Ley de Directrices y Bases de la Educación Nacional - LDB (Ley nº 9.394/96) y llegando al contexto más reciente, donde el Plan Nacional de Educación (PNE), de 2014, incorpora el asunto a sus metas. Se presentan consideraciones sobre contenidos programáticos de dos programas nacionales de formación: el Programa de Capacitación a Distancia para Gestores Escolares (Progestão) y el Programa Nacional Escuela de Gestores de la Educación Básica Pública (PNEGEB), también conocido como Escuela de Gestores. Los principales marcos regulatorios de la gestión democrática se centran en la legislación pertinente. El estudio permite sugerir la hipótesis de que el principio de la gestión democrática, asociado a un liderazgo de naturaleza política, habría preponderado en la literatura e iniciativas de formación de directores escolares en el país, siendo la dimensión más técnica del tema un tema poco priorizado. En ese sentido, se puede decir que el tema del liderazgo, tal como se configura en otros contextos, se ha constituido en demanda reprimida en la política educativa brasileña.Keywords: Leadership and democratic management, Educational legislation, Public policies, Scholar managers training.Palavras-chave: Liderança e gestão democrática, Legislação educacional. Políticas públicas, Formação de gestores escolares.Palabras claves: Liderazgo y gestión democrática, Legislación educativa, Políticas públicas, Formación de gestores escolares.ReferencesALMEIDA, Bruno Luiz Teles de. 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Papa, Alessandra. "Tecnicizzazione della nascita e vita frozen La categoria filosofica di natality di Hannah Arendt." Medicina e Morale 61, no. 2 (April 30, 2012). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2012.141.

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Анотація:
Questo articolo affronta la rappresentazione teorica del venire al mondo all’interno della lunga tradizione filosofica occidentale, anzitutto a partire dal contributo della filosofa ebrea Hannah Arendt, che con il neologismo natality ha avuto il merito di introdurre una nuova categoria di pensiero. La tradizione occidentale ha, infatti, sempre escluso l’evento umano della nascita dalla riflessione filosofica a vantaggio del thanatos e, dunque, dell’abbandono del mondo con l’idea preconcetta che l’ethos passi non già attraverso il nuovo e il generato, ma attraverso il dato in senso deterministico e la distruzione del bios. La nascita ci colloca a pieno, d’altra parte, nel territorio della cittadinanza e dell’etica politica. Le tecnoscienze, con il loro armamentario strumentale, possono trasformare l’evento della generazione in un processo programmato e modificabile. Il pericolo che si corre con l’introduzione dell’artificiale nell’atto procreativo, dunque, è quello di trasformare la nascita in una procedura, rischiando al tempo stesso di farne una sorta di strumento di igiene sociale, rispondendo a meri criteri bio-chimici di valutazione della vita per realizzare un progetto sociale di umanità superiore. La vita frozen – per usare un termine arendtiano, ovvero una vita impoverita, o comunque una vita fabbricata – come tutte le pratiche eugenetiche che introducono la fabbricazione nella sfera pubblica può, perciò, esporre la politica a un grave fraintendimento, ritenere cioè che lo spazio pubblico (che è poi lo spazio in cui si appare e si nasce) possa essere “governato” ricorrendo alle parole della biologia e al linguaggio della tecnica, ma soprattutto alla sofisticazione delle tecnai per controllare, per esempio, le future generazioni, ma inevitabilmente minacciando le libertà ingenite. In questo senso la riflessione bioetica, aperta dalla prassi della fecondazione in vitro e dalla diagnosi pre-impianto, ci pone di fronte al pericolo di un vuoto etico e alla necessità di elaborazione teorica di un natale tra casualità e programmazione dell’origine. ---------- This article examines the theoretical representation of our coming into this world within the philosophical tradition. Western philosophy has, in fact, always favoured thanatos and, therefore, the abandonment of this world. Hence the erroneous belief that ethos does not pass through the new and the generated, but through fact in a deterministic sense and through the destruction of bios. Our birth places us well within full citizenship and political ethics. On this front, the German Jewish philosopher Hannah Arendt has enriched the philosophical reflection on birth with the neologism natality and has had the merit of introducing a new category of thought. The danger that we run today, with the introduction of the artificial into the procreative act, is to transform birth into a procedure, risking at the same time to make it some sort of instrument of social hygiene, so as to fulfill a project of superior humanity. A “frozen” life - to use an Arendtian term, an impoverished life, or at least a fabricated life - like all eugenic practices that introduce fabrication into the public sphere, may therefore expose politics to a serious misunderstanding: that of assuming that public space (the space in which one appears and is born) can be “ruled” to control, for example, future generations. In this sense, bioethical reflection, opened by the practice of in vitro fertilization and of pre-implantation diagnosis, puts us in front of the danger of an ethical void and of the need for a theoretical development of birth (native) between randomness and planning of human source.
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Mangione, Maria Addolorata. "Ripensare etica ed estetica a partire dalle neuroscienze: la proposta di Jean-Pierre Changeux." Medicina e Morale 61, no. 6 (December 30, 2012). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2012.116.

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Анотація:
L’articolo prende in esame le teorie di Neuroestetica di J.P. Changeux. Nelle ricerche condotte sulle dimensioni neurobiologiche e cognitive dell’esperienza estetica, Changeux si è distinto per aver utilizzato il cosiddetto “modello di spazio di lavoro neuronale”, che ha elaborato nell’ambito dei propri studi compiuti sulla coscienza, per dare conto delle diverse operazioni cognitive coscienti e del comportamento intenzionale, ai diversi livelli dell’esperienza cosciente. Tale modello supporta il progetto di naturalizzazione della contemplazione del bello, che si inserisce a sua volta in quello di naturalizzazione delle intenzioni, che dovrebbe condurre, nei propositi di J.P. Changeux, verso una “neurobiologia del senso”. La ricerca di armonia tra ragione ed emozioni, che nello scienziato francese rispecchia l’aspirazione a formulare una visione integrale dell’uomo, solleva dei problemi di carattere epistemologico: riconoscere all’arte il ruolo di “catalizzatore dell’armonia nella società” richiede una riflessione filosofica che sappia dare conto sia della nozione di natura umana, che dell’unità stessa dell’essere umano. Lo scopo del contributo è quello di dimostrare la necessità di una prospettiva interdisciplinare nell’approfondimento dell’esperienza estetica per riuscire a cogliere il significato autentico della contemplazione del bello, esperienza umana che esprime la molteplicità delle dimensioni della persona. ---------- The article examines the J.P. Changeux’s theories on Neuroaesthetics. Within the research on neurobiological and cognitive dimensions of aesthetic experience, Changeux has distinguished himself by using the so-called “neuronal workspace model”, realized as part of studies on consciousness to explain cognitive conscious operations and intentional behaviour at different levels of conscious experience. This model supports the project for the naturalization of the contemplation of the beauty, which is part, in its turn, of the naturalization of the intentions, which should lead, according to J.P. Changeux, to the “neurobiology of the sense”. The search for harmony between reason and emotion raises epistemological problems: if the art “catalyzes the harmony within the society”, it requires a philosophical reflection on human nature and unity of human being. The aim of the paper is to demonstrate the need for an interdisciplinary approach to explain the aesthetic experience of admiring the contemplation of the beautiful, a human experience that shows the different dimensions of the person.
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Papa, Alessandra. "Il malato e il nemico Questioni etiche e antropologiche dell’uso sociale della medicina." Medicina e Morale 61, no. 4 (April 4, 2016). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2012.128.

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Анотація:
L’articolo è una riflessione filosofica intorno alla medicina predittiva; una nuova forma di indagine medica che rischia di diventare un’insormontabile verità oracolare, allorquando la malattia si traduce culturalmente in processi di esclusione e di riconoscimento negativo: processi che identificano definitivamente l’essere umano con il suo danno organico. Rischio culturale, inoltre, quello dell’inimicizia rispetto al malato, che in chiave politica si ripropone in termini di cittadinanza fragile, come per esempio accade con i tentativi di strumentalizzare le nuove metodologie di lettura profonda della persona. Una capacità di predizione che, nelle sue applicazioni pratiche, ci mette perciò di fronte a non pochi aspetti problematici, persino inediti. Si profila, cosicché, la possibilità che l’azione terapeutica stessa sia esautorata per rispondere a esigenze di una mera medicalizzazione e che questa abbia, in effetti, come unico obiettivo quello di soddisfare solo meri criteri di produttività funzionale, all’interno di un progetto sociale sanitario legato a modelli interpretativi bio-organici della persona umana. Da qui l’implosione degli stessi concetti di malattia e di malato, la malattia è, infatti, intesa come fatto privato e debitum sociale, anche quando solo presunta e attesa, e la persona malata viene ad essere intesa come disfunzionale, non degna di amicizia e solidarietà sociale, cioè come una sorta di nemico pubblico. Il che, su un piano politico, si risolve inevitabilmente in una perdita di cittadinanza attiva. Nei nuovi e più complessi scenari della medicina diagnostica – rispetto all’eredità genetica e rispetto alla cosiddetta biopolitica – si pone allora come un’emergenza il problema della cittadinanza fragile e del cittadino vulnerabile, a causa del prevalere della lettura dell’immagine genetica dell’essere umano rappresentato, oramai, mediante la comparazione di screening, test diagnostici e profili di rischio. ---------- The article is a philosophical reflection about the predictive medicine, a new form of medicine which could become an insurmountable oracular truth, when the disease is reflected culturally in processes of exclusion and negative acknowledgment, processes that identify definitively the human being with his organic damage. A cultural risk, moreover, that enmity respect to the patient, in which key policy intends in terms of citizenship fragile, as for example the face of attempts to exploit the new methodologies of deep reading of the person. Ability to predict that, in its practical applications, puts us in front of many problematic aspect, even unpublished. There is thus the possibility that the therapeutic action itself is concerned to respond to the needs of a mere medicalization with the sole aim of satisfying the criteria of productivity functional into a social welfare-related health linked to bio-organic interpretative models of the human person. Hence the implosion of the same concepts of disease and sick, so the disease is understood as a private fact and social debitum even when only presumed and waiting and on the other the sick person seen as dysfunctional, not worthy of friendship and social solidarity that is, as a kind of public enemy. Which, on a political level, results in a loss of citizenship. In new and more complex scenarios of diagnostic medicine – in front ofthe legacy genetics and compared to the so-called biopolitics – this raises the problem of citizenship as an emergency fragile and vulnerable citizen, because of the prevalence of reading the image of genetics’ human being represented by the comparison of screening, diagnostic tests and risk profiles.
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