Добірка наукової літератури з теми "Filologia delle letteratura mondiale"

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Статті в журналах з теми "Filologia delle letteratura mondiale"

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Tekavčić, Pavao. "Walter Belardi, Breve storia della lingua e della letteratura ladina, 2.edizione aggiornata; con un'appendice di Marco Forni; Istitut Ladin "Micurà de Rü", San Martin de Tor; 138 pp.+indice (5 pagine non numerate)." Linguistica 44, no. 1 (December 1, 2004): 182–83. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.44.1.182-183.

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Анотація:
Uno dei maggiori linguisti e filologi italiani dei tempi moderni, Walter Belardi, emerita dell'Università di Roma "La Sapienza" e studioso di fama mondiale, rias­ sume nel presente volumetto la problematica ladina, presentandoci una specie di breviario, quasi un catechismo, con la competenza ben nota da alcuni decenni. Come si legge sul retrocopertina esterno, il Nostro si occupa di Ladinia da più di un mezzo secolo: ricordiamo, a titolo di esempio, la sua [La] poesia friulana del Novecento (1987) e la Narrativa gardenese (1988). La presente Breve storia è la 2. edizione (la 1. risale al 1996) e si divide in due parti: L'aspetto storico-linguistico (pp. 7-72) e L'aspetto linguistico-letterario (pp. 73-124). L'aggiunta di Marco Forni Aspetti della letteratura ladina dolomitica contemporanea e Vocabolari ladini recenti (pp. 125-138) e 5 pagine, come detto, fuori paginazione, chiudono il libro. 11volu­ me consiste di 77 capitoli, ognuno in media di 3-4 pagine, raramente più lunghi (quello sul poeta Max Tosi, pp. 97-105) o più brevi (ad es. Cronologia, temi e co­ stanti p. 10; La situazione demografica attuale, p. 16; Non storia biologica ma Storia, p. 62; La prima grammatica gardense a stampa, p. 85; Prospettive future, p. 120, e alcuni altri).
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2

Cacopardi, Irene. "Internet e letteratura: la fine di un idillio?" ENTHYMEMA, no. 30 (January 2, 2023): 105–17. http://dx.doi.org/10.54103/2037-2426/19553.

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L’influenza esercitata dalle nuove tecnologie dell’informazione sulla creazione e sulla pratica letteraria, così come le evoluzioni e i mutamenti dei modi di comunicazione e di produzione delle opere, conducono ad analizzare il grande laboratorio che è il web e il rapporto che esso intrattiene con la letteratura. Dopo più di vent’anni, questa relazione sembra entrare in una fase più istituzionalizzata, in cui l’entusiasmo lascia il posto a posizioni più prudenti, anche da parte di autori integrati. Per tale ragione, lo scopo di questa riflessione è l’analisi dello sguardo che alcuni autori portano sulla rete e sulle dinamiche socio-culturali a cui dà vita. Partendo dalla riflessione condotta dal collettivo Wu Ming sul blog Giap e prendendo in esame Panorama di Tommaso Pincio e Anteprima Mondiale di Aldo Nove, si cercherà di analizzare le trasformazioni prodotte nel campo socio-letterario dall’uso delle nuove tecnologie e di capire le critiche mosse alla mediasfera e alle sue pratiche comunicative nella società contemporanea.
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Syryjczyk, Jerzy. "Zagadnienia kościelnego prawa karnego w świetle publikacji zawartych w kwartalniku "Prawo Kanoniczne"." Prawo Kanoniczne 51, no. 1-2 (June 5, 2008): 75–112. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2008.51.1-2.05.

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I cinquant’anni dell’attività editoriale del periodico „Prawo Kanoniczne” hanno portato alla canonistica, dal punto di vista scientifico, delle preziose e molte dissertazioni ed elaborazioni scientifiche nell’ambito del diritto penale canonico. L’articolo presenta la problematica di diritto penale nella prospettiva storica, seguendo la struttura del V libro del C1C 1917 e del VI libro del CIC 1983. La rassegna della letteratura riguardante il diritto penale canonico permette di constatare che la canonistica polacca, rappresentata dale pubblicazioni nella rivista „Prawo K anoniczne”, e strettamente legata alla problematica scientifica trattata nei periodici della canonistica mondiale. Le monografie e gli articoli pubblicati nel periodico „Prawo Kanoniczne” testimoniano un modo coraggioso di affrontare le questioni difficili, discutibili, ed alle volte tralasciate dalla letteratura nel campo del diritto penale canonico.
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Pennisi, Giuseppe. "La valutazione economica dei sistemi educativi e formativi (con una particolare attenzione anche alla situazione della ‘crisi')." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 46 (April 2011): 43–58. http://dx.doi.org/10.3280/riv2010-046004.

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Анотація:
Questo articolo esamina il ruolo della valutazione economica di sistemi d'istruzione e di formazione alla luce dell'attuale crisi economica e finanziaria e delle pertinenti strategie per uscirne. In base alla letteratura sui "miracoli economici" successivi alla seconda guerra mondiale, l'articolo conferma che una valutazione attenta dei sistemi di istruzione e di formazione puň essere uno strumento potente per transitare a situazioni di "dopo crisi" e definire un percorso di crescita. Tuttavia la valutazione della formazione del capitale umano tramite istruzione e formazione non puň essere disgiunta da quella della sua utilizzazione, ossia dalla valutazione delle politiche del lavoro e della previdenza. La prassi corrente č di seguire metodologie, tecniche e procedure distinte per valutare la preparazione del capitale umano, da un canto, e la sua utilizzazione, dall'altro. L'articolo delinea due strategie possibili per giungere ad un metodo unificato di valutazione con le rispettive pertinenti tecniche e procedure.
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Pozo Sánchez, Begoña. "La transculturalità della Compagnia delle Poete: un fenomeno innovativo nell’ambito della letteratura italiana della migrazione mondiale." Revista de Italianística, no. 27 (June 6, 2014): 70. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v0i27p70-80.

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Анотація:
A Compagnia delle poete, companhia internacional de escritoras formada exclusivamente por mulheres que não nasceram na Itália, mas que escrevem também em italiano, é muito inovadora no âmbito da literatura italiana e, ousamos afirmar, não somente da italiana. Em entrevista a Francesco Armato, Mia Lecomte, uma das fundadoras da Compagnia, assinala também que se trata de uma proposta única, já que, até o momento, não se tem notícia de contribuições parecidas em outras tradições culturais. Especifica também que termos como “escritura”, “fronteira”, “gênero”, “corpo” e “migração” convergem nos diversos projetos transculturais e transartísticos articulados pela escrita que caracteriza essa companhia internacional de poetas italiófilas. Os quatro espetáculos montados em conjunto pelas 21 poetas, de 2010 a 2013 — Acromazie, Madrigne, Le altre e Novunque — são o símbolo dessa precisa e inovadora escolha literária e cultural
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Lazzarich, Marinko. "La memoria del confine. Il motivo della patria perduta nel romanzo Il cavallo di cartapesta di Osvaldo Ramous." Quaderni d'italianistica 37, no. 2 (January 27, 2018): 125–48. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v37i2.29232.

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Nei testi letterari degli anni 1945–1956 che parlano dell’e­sodo degli italiani dalla città di Fiume il motivo del confine diventa il simbolo della conservazione di un’identità nazionale divisa. Al con­tempo, il tema della terra natale perduta lega direttamente la lette­ratura fiumana a quella mondiale coeva. In questo testo si propone un’analisi della letteratura della migrazione italofona e della questione dell’esodo dalla sponda orientale dell’Adriatico; in particolare, sarà osservato il costituirsi di identità individuali e di gruppo attraverso l’esperienza letteraria di convivenza propria della città di Rijeka (la Fiume di un tempo). Punto focale dell’analisi sarà il multiculturalismo nella scrittura di Osvaldo Ramous (1905–1981), autore che rappresenta la continuità della letteratura italiana autoctona di Fiume, i cui scritti portano la testimonianza dei traumi storici che hanno segnato il destino dei suoi concittadini. Attraverso una lettura critica del romanzo Il cavallo di cartapesta (1969) si tenterà un esame della dimensione estetica e so­ciologica dell’interpretazione delle doppie identità di questa città di frontiera, cosa che, nel contesto di un’Europa contemporanea senza confini interni, rende attuale la questione della tolleranza verso l’altro. di confine, storia, identità repressa, rapporti letterari italo-croati, la questione adriatica.
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Prina, Federico. "«Amnesia in Fancy Dress»: il pageant in Between The Acts di Virginia Woolf e in Wigs on the Green di Nancy Mitford." ACME 74, no. 1 (November 26, 2021): 181–200. http://dx.doi.org/10.54103/2282-0035/16797.

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Il saggio si pone come obiettivo l’analisi della rievocazione storica, il pageant, e del suo significato all’interno di due romanzi inglesi dell’interwar period: Between the Acts (1941) di Virginia Woolf e Wigs on the Green (1935) di Nancy Mitford. Il pageant ha rivestito un ruolo di primo piano nell’Inghilterra degli anni compresi fra le due guerre, assurgendo a simbolo della tradizione inglese e della Englishness,e trovando, inoltre, un forte riscontro nella letteratura di quel periodo. In Between the Acts, la rievocazione storica messa in scena da Miss La Trobe nel cuore della campagna inglese, sul prato di Pointz Hall, è il riflesso del caos ineluttabile che contraddistingue la condizione umana nel mondo moderno e del profondo senso di solitudine e di isolamento della società inglese sull’orlo della Seconda Guerra Mondiale. Mitford utilizza invece il pageant come strumento per smascherare l’inconsistente ideologia nazionalista del fascismo inglese di quegli anni, considerata dalla scrittrice solo vuota retorica priva di uno scopo concreto, e rappresentata, in Wigs on the Green, dal personaggio di Eugenia Malmains, la più ricca ereditiera inglese – versione romanzesca della sorella della scrittrice, la fascista Unity Valkyrie – fervente sostenitrice di Captain Jack e delle Union Jackshirts, partito fascista immaginario basato sulla British Union of Fascists di Sir Oswald Mosley. Partendo da una breve introduzione del pageant e del ruolo che riveste nella letteratura inglese degli anni ’30, si passa poi alla sua contestualizzazione all’interno delle opere di queste due scrittrici, focalizzandosi, in particolare, sul significato che assume in relazione al quadro storico-politico, culturale e sociale.
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8

Rota, Francesca, Marco Bagliani, Paolo Feletig, and Fiorenzo Ferlaino. "La resilienza delle metroregioni italiane nel periodo della crisi economica mondiale 2008-2016 tra sensitività e capacità occupazionale." RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no. 1 (April 2021): 5–29. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa1-2021oa11649.

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L'articolo si inserisce nel filone della letteratura che misura la resilienza economica regionale a partire dalla dinamica dell'occupazione. Identificando nella crisi economica del 2008 la principale discontinuità nei percorsi di crescita delle contemporanee economie regionali, l'articolo sostiene l'opportunità che le analisi comparative territoriali (o analisi di benchmarking) realizzate dopo tale evento assumano il concetto di resilienza come principale riferimento teorico e metodologico. Significative appaiono a questo riguardoalcune recenti sperimentazioni tassonomiche condotte in ambito europeo, in cui la tenuta occupazionale regionale è messa in relazione sia con la dinamica precedente alla crisi, sia con la dinamica aggregata (sensitività relativa). Muovendo da questi esempi, nell'articolo si propone una modalità di analisi territoriale che, sfruttando la proprietà dell'analisi shiftshare dinamico-cumulativa di scomporre i tassi di crescita dell'occupazione in ragione delle sue componenti costitutive (legate alla nazione di appartenenza, alla struttura dell'economia regionale e alla competitività complessiva del sistema regionale), mette a confronto le dinamiche pre- e post-crisi delle singole regioni, e le legge in ragione della capacità  occupazionale relativa, ossia dell'ammontare complessivo dei posti di lavoro creati o persi dopo il 2008 nella regione rispetto al Paese. Questa metodologia è quindi applicata al caso delle metroregioni italiane e il risultato che ne deriva è una geografia piuttosto ‘inedita' dei divari economici interni al Paese. Una geografia in cui il contributo più importante viene dalla peculiare capacità di risposta alla crisi della regione, indipendentemente dall'influenza esercitata dal contesto nazionale e dalla maggiore o minore tenuta occupazionale dei settori in cui è organizzata l'economia regionale.
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Pignotti, Marco. "Populismo: una categoria storiografica controversa." Italianistica Debreceniensis 25 (March 29, 2020): 80–94. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2019/5514.

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La nota nasce dalla necessità di realizzare un sondaggio sulla recente letteratura internazionale dedicata al populismo, partendo soprattutto dalle considerazioni contenute in The Populist Temptation di Eichengreen, e in Dal fascismo al populismo nella storia di Finchelstein, nonché dai risultati dell'Oxford Handbook of Populism di Oxford, a cura di Rovira Kaltwasser, Taggart, Ochoa Espejo e Ostiguy. Le riflessioni contrastanti registrate attorno a un fenomeno così dibattuto consentono di delineare gli elementi che giustificano l'introduzione di una categoria storiografica a sé stante e di proiettare alcune definizioni sull'intera storia del sistema politico italiano. L'intenzione di questa visione d'insieme è quella di costruire un catalogo delle varie interpretazioni del populismo emerse negli ultimi anni. È interessante notare che negli anni successivi alla seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri, le pubblicazioni sul populismo sono state prodotte in modo discontinuo, rendendo l'argomento ancora più sfuggente e non classificabile.
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Cohen, Alex. "Prefazione all'edizione italiana." Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 11, S4 (March 2002): 15–16. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000460.

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Анотація:
A quanto mi risulta questo breve rapporto rappresenta il primo tentativo di offrire una panoramica internazionale sulla salute mentale delle popolazioni indigene. Dico questo non per rivendicare un merito personale – l'argomento mi è stato suggerito dal dr. Benedetto Saraceno divenuto in seguito Medical Officer del progetto Nations for Mental Health dell'Organizzazione Mondiale della Sanità – ma per sottolineare la vastità degli aspetti relativi a questo tema universale che sono stati per troppo tempo trascurati. Mentre esiste un'ampia letteratura sulla salute mentale delle popolazioni indigene a livello locale, nazionale ed internazionale c'è scarsa discussione e comparazione tra le principali aree geografiche. Ad esempio, i problemi con cui si confrontano le popolazioni indigene della Russia settentrionale sono generalmente considerati in modo del tutto separato dalle esperienze di altre popolazioni artiche: la storia della conquista e della colonizzazione sopportata dai popoli indigeni del Nord America è raramente posta a confronto con quella delle popolazioni indigene del Sud America.Questo è assai bizzarro dal momento che le popolazioni indigene in tutto il mondo hanno dovuto fronteggiare simili esperienze traumatiche (ad es. genocidio, dislocazione, repressione della cultura e del linguaggio) con gli stessi risultati (ad es. elevati tassi di suicidio, abuso di sostanze e depressione). Tali dimenticanze sono altresì deplorevoli dal momento che le ricerche transculturali e transnazionali intorno a questi fenomeni hanno prodotto risultati che io ritengo condivisibili e conoscenze che possono essere utilizzate nello sviluppo di interventi culturalmente appropriati nei programmi di salute mentale.
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Дисертації з теми "Filologia delle letteratura mondiale"

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Angeletti, Valerio. "La disciplina dell’esule: la letteratura comparata in America tra esilio e utopia e il caso studio Paolo Milano." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2022. http://hdl.handle.net/11572/349476.

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Lo studio ha riflettuto su alcune costanti della letteratura comparata che accomunano tale disciplina all’esilio, quando chi lo vive è in grado di contrastare i molti traumi che esso può comportare.L’emigrazione intellettuale avvenuta nel corso degli anni Trenta e Quaranta è l’evento storico a cui lo studio ha fatto riferimento. Costringendo molti intellettuali ad abbandonare i propri posti di lavoro e le proprie case, questa emigrazione ha contribuito a una notevole mobilitazione culturale soprattutto dall’Europa verso gli Stati Uniti d’America, dove ha cominciato a svilupparsi una nuova comparatistica sovranazionale e reazionaria. L’espressione “disciplina dell’esule” suggerisce un provocatorio inquadramento del modo di vedere e affrontare il testo come il mondo: crisi, apertura verso il nuovo e inclusività sono solo alcune parole chiave che, contraddistinguendo tanto la letteratura comparata quanto l’esilio, permettono di chiarire senso e prospettive di entrambe. Si è anche affermato che un tale atteggiamento ha come presupposto due processi culturali che sono caratterizzati da una spiccata dinamicità e disponibilità al cambiamento: la denazionalizzazione della scienza e l’ibridazione del sapere. Senza di essi non avrebbe potuto formalizzarsi una comparatistica “disciplina dell’esule”, da questo punto di vista intesa come un’utopica reazione a un percorso storico tendente sempre più al nazionalismo e all’esclusione. Lo studio ha infine individuato molte di queste idee e di questi valori nell’opera “americana” di Paolo Milano, intellettuale italiano esule negli Stati Uniti che lì si costruì una carriera come professore di letteratura comparata.
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Cavasin, Valentina <1993&gt. "Analisi delle espressioni formulari nella Commedia dantesca." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14822.

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De, Angelis Alberto. "I Sonetti delle Opere Toscane di Luigi Alamanni: edizione critica." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2013. https://hdl.handle.net/11572/367885.

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Il mio lavoro ha portato all’allestimento dell’edizione critica delle tre sezioni dei Sonetti delle Opere Toscane di Luigi Alamanni. Le Opere Toscane, edite in due volumi tra il 1532 e 1533 a Lione, presentano un’architettura complessa ed estremamente articolata. Contengono quindici diverse sezioni: [volume primo] Elegie, Egloghe, Sonetti (prima sezione), Sonetti (seconda sezione), Favola di Narcisso, Diluvio Romano, Favola di Athlante, Satire, Salmi; [volume secondo] Selve, Favola di Phetonte, Tragedia di Antigone, Inni, Stanze, Sonetti (terza sezione). Le tre sezioni dei Sonetti constano di un totale di 257 componimenti. Questa tesi preliminarmente illustra la struttura generale dei due volumi delle Opere Toscane sottolineando le ragioni che hanno persuaso l’autore a far convivere sezioni così numerose, diverse per genere e metro: Alamanni dà alle stampe un libro di poesia unico tra le raccolte coeve spinto da un’ indubbia volontà di sperimentazione letteraria. A seguito dell’edizione vera e propria, che è scandita secondo le fasi classiche dei lavori d’edizione (censimento della tradizione manoscritta, censimento della tradizione a stampa, nota al testo, edizione dei Sonetti e apparato), mi sono concentrato sull’analisi e sull’edizione di un gruppo delimitato della tradizione manoscritta, i 38 componimenti tràditi dal manoscritto Magliabechiano 676 della Biblioteca Nazionale di Firenze. Questo gruppo di Sonetti presenta le caratteristiche di un piccolo Canzoniere, con dei tratti e un’organizzazione strutturale differenti rispetto alle fisionomie finali che le tre sezioni assumeranno nella princeps.
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Forte, Alessandra. "Per una filologia delle immagini: affinità iconografiche nella tradizione manoscritta della Commedia." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2019. http://hdl.handle.net/11384/86071.

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In riferimento a una tradizione miniata variegata e composta di un gran numero di testimoni autonomi, si è già detto della prima acquisizione che – ribaltando il punto di osservazione, soffermandosi cioè sulle imprese gemelle e non sui prodotti unici – la presente ricerca consente di raggiungere, ovvero della possibilità di operare una prima sicura distinzione tra le imprese iconografiche derivanti da progetto autoriale e quelle facenti capo a un codice-modello già illustrato. Provando a collocarci a monte del confezionamento di ciascuno di questi codici, potremo inoltre individuare – pur con un certo margine di approssimazione – almeno due diverse dinamiche di composizione del libro, direttamente connesse alle intenzioni (esegetiche o meramente estetiche) sottese a quegli stessi approntamenti. Dedurremo agilmente che il confezionamento dei primi (corredi iconografici dipendenti da progetto autoriale), nella gran parte dei casi, avrà richiesto al miniatore coinvolto un lavoro di “traduzione” delle indicazioni (che immagineremo verbali) fornitegli da un autore e/o committente in un’immagine dapprima mentale e poi grafica, un’attività cioè, per così dire, di interpretazione: posto davanti ad alcune istruzioni, nel migliore dei casi, il miniatore individua un’immagine conforme all’indicazione fornitagli e riproduce fedelmente il frammento testuale o la peculiare lettura di quel passo suggerita dall’autore del progetto; a prescindere dalla bontà della lettura indicatagli, si fa complice della composizione di una glossa visiva o, in via alternativa, se non intende correttamente quelle stesse istruzioni, diviene responsabile dell’introduzione involontaria di «alterazioni di senso»35. In circostanze simili, fraintendimenti e banalizzazioni eventuali andranno dunque a caratterizzare la storia dell’allestimento del singolo codice e, se particolarmente insidiosi, non risulteranno sanabili (forse neanche evidenti allo studioso) a meno che non si possieda un secondo esemplare a questo affine, che valga da terreno di riscontro, o riesca di rintracciare, sulla base degli indizi disponibili, la chiave di lettura del progetto cui ricondurre eventuali deviazioni dal senso del testo. [...]
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Crismani, Andrea. "Edizione critica delle Rime di Francesco Coppetta dei Beccuti." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422512.

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Анотація:
The research regarding the figure of Francesco Coppetta dei Beccuti and his work started from the retrieval of his bibliography (even previous twentieth century ones), for better place the poet within the context of his contemporaries and within those seasons when it was greater the interest on him (overall the eighteenth century when abbot Cavallucci printed two volumes of his poems). Beside these activities I’ve wondered, from one hand, about the Coppetta’s personal life verifying the reliability of opposite information about his activities, and on the other hand, about his role within the lyrics of the late sixteenth century. Starting from the uselessness of the only existing modern edition of his rhymes (Chiorboli, Laterza 1912), I proceeded a new classification of the manuscript – since the lack of a complete recensio, and inspired by the philological process of the editor who adopted the principle of the bon manuscript (through the comparison of two codex, editio princeps and eighteenth century prints) that causes the loss of many poems. The presence of small groups of Coppetta’s rhymes within many mixed manuscript, made harder the recensio and made me collect lots documents (some of them were critical for the reconstruction of the tradition of rhymes). For these reasons I viewed more than 115 manuscript and around 30 prints, visiting some from the most important library in Italy and in foreign country, and when they weren’t available I acquired the photo reproductions. Only forty, among this huge number of documents, were basic for text recovery (the other ones help me solve many problem regarding the text transmission). A few of those documents are remarkable because they are unknown to nineteenth century student: manuscript 1610 Biblioteca Civica di Treviso (with three unpublished poems as shown in my essay in «Filologia italiana»), ms. Campori Appendice 1498 (γ. T. 2.4) Biblioteca Universitaria Estense Modena, ms Fondo Principale, MM 693 (Σ , Fila I sopra, 2) Biblioteca Civica “Angelo Mai” Bergamo (containing a large unpublished poem), manuscript Magliabechiano VII 898 Biblioteca Nazionale Firenze (with a sonet addressed to Vittoria Colonna), ms. Magliabechiano VII 1393 Biblioteca Nazionale Firenze (with the same large poem aforecited), manuscripts 2875 and 3329 Biblioteca Comunale Augusta Perugia, codex A I 12 Biblioteca Jacobilli Foligno (monographic on Coppetta but reported as other author in IMBI), manuscripts S. M. XXVIII 1.2 and 1.3 Biblioteca Governativa dei Gerolamini Napoli, codex 103.32 Archivo y Biblioteca Capitulares di Toledo. Besides these unpublished manuscripts I found an interesting print Epitaphiorum libellus printed in Perugia (Bini 1536) containing a first draft of one of Coppetta’s sonnet that is one of the most important evidence of the spreading of his rhymes. Meanwhile I collected the document following a bipartite division composed by group β, that was in turn bipartite, containing few documents (10 manuscripts and 2 prints) that come from an antigraph probably drafted before 1550, lators of a text later modified by the author (like the translation of Contesa delle armi d’Achille where the rearrangement is wide), and another group α, that include most of the remaining documents (17 manuscripts and 2 prints), whose antigraph probably drafted around 1550 that had an extraordinary diffusion as evidenced by the five branch in which we can divide the documents of this group. Starting from the antigraph of this last group Coppetta would drafted a new edition (adding new poems, rearranging others and putting in series in a way closer to group α but even different at the same time) from which descend the codex 665 from Biblioteca del Seminario Vescovile Padova, whose importance, already underlined by Armando Balduino when he discovered it, is corroborated by the finding of a letter (cc. 132v - 134v manuscript 1812 from Biblioteca Augusta Perugia) in which the savant Angelo Battaglini describes a sixteenth century codex, therefore prior the manuscript in Padova that was written immediately before or after the prefacer letter dated 1599, that he found in Biblioteca Zeladiana Rimini (unfortunately not available) and that contains, after the sonnets of Spini and Porcilaga that exist in the 1580 Venetian princeps, the incipits of the poems with the same seriation of the manuscript in Padova which report a couple of annotation and the same mistakes in the incipit. For these reasons I choose not to follow the theme regulation featured in the Laterza edition, which always seems quite weak since the lyrics production is so influenced by stereotypical images, and to divide the rhymes in two: the arrangement of the manuscript from Padova (author’s sylloge) followed by the remaining rhymes. For better understanding the different branches I set up a few table and a system of references. The presence of extra textual apparatus seem meaningful to explain the complexity of Coppetta’s rhymes tradition, that indeed, although they don’t have any deficiencies (such as different versions), reveal a certain kind of interference between them , that it can be explained only using those type of tools. I then decided to set the apparatus in three sections; the first one reserved to the actions of the author on his rhymes; the second one is the real philological apparatus; and the last one is relative to lectiones singulares deemed extremely important in a so cohesive tradition. Talking about the rhymes, I decided to include only the ones where the author was unmistakable, even if they were proved by one manuscript or print (also the ones accepted by Chiorboli were in one manuscript or in Cavallucci’s edition). I gathered in a small specific part the uncertain poems ascribed to Coppetta that are hard to believe for usus reasons and for extrinsic factor.
La ricerca attorno alla figura di Francesco Coppetta dei Beccuti e alla sua produzione lirica ha preso le mosse dal reperimento della bibliografia relativa all'autore (non solo quella, invero limitata a pochi contributi, novecentesca, ma anche dei secoli precedenti), per poterne meglio inquadrare la figura anche e soprattutto nella considerazione dei contemporanei e nelle stagioni in cui maggiore fu l'interesse nei suoi confronti (il Settecento soprattutto, quando vennero editi ben due volumi delle sue poesie, l'ultima delle quali, a cura dell'abate Cavallucci, fondamentale anche per le molte ed erudite note di commento). Accanto a questa attività ci si è, anche, interrogati, da un lato sulla figura di Francesco Coppetta dei Beccuti, cercando di integrare le scarse notizie relative alla sua persona e alla sua opera e verificando l'attendibilità di alcuni contrastanti dati sulla sua attività, dall'altro, anche attraverso lo studio del confezionamento delle sillogi riportanti le rime del Beccuti, e in particolare di alcune miscellanee che paiono ascrivere al magistero coppettiano la successiva lirica perugina del pieno e tardo Cinquecento. Partendo dalla considerazione dell'inservibilità dell'unica edizione moderna disponibile delle sue rime (Chiorboli, Laterza, 1912) – giudizio dettato sia dalla mancanza di una recensio completa, sia dal procedimento filologico messo in campo dallo studioso che ha adottato il criterio del bon manuscrit temperandolo parcamente per mezzo del confronto con altri due codici, la princeps e con le stampe settecentesche, sia, e in conseguenza a ciò, dalla presenza di molteplici componimenti non inseriti nel novero delle sue rime e da un discernimento non sempre meditato tra le rime dubbie e le certe – si è proceduto a un nuovo regesto dei manoscritti. L'operazione di recensio è stata oltremodo complicata dalla presenza in molti manoscritti miscellanei di sparuti gruppi di rime del Coppetta, il che ha portato all'acquisizione di molti testimoni, alcuni dei quali fondamentali per la ricostruzione della tradizione delle rime. Si è così giunti a visionare ben 115 testimoni manoscritti e una trentina di stampe, compiendo numerose missioni presso le più im portanti biblioteche italiane ed estere ed acquisendo, là dove non fosse possibile, il materiale in fotoriproduzione. Da questa enorme numero di testimoni è stato possibile isolarne una quarantina di fondamentali per la ricostruzione dei testi (senza trascurare gli altri che a volte hanno permesso di risolvere alcune problematiche inerenti la trasmissione dei testi). Tra questi vanno annoverati alcuni testimoni sconosciuti agli studiosi di lirica del Cinquecento e coppettiana in particolare: il codice 1610 della Biblioteca Civica di Treviso (ricco di tre inediti e oggetto di un articolo in uscita nel prossimo numero di Filologia italiana), il manoscritto Campori Appendice 1498 (γ. T. 2.4) della Biblioteca Universitaria Estense di Modena, il codice Fondo Principale, MM 693 (Σ , Fila I sopra, 2) della Biblioteca Civica “Angelo Mai” di Bergamo (contenente un componimento inedito in 114 ottave), il manoscritto Magliabechiano VII 898 della Biblioteca Nazionale di Firenze (che riporta un sonetto in lode di Vittoria Colonna), il codice Magliabechiano VII 1393 della Biblioteca Nazionale di Firenze (che, tra l'altro, riporta lo stesso componimento in 114 ottave succitato), i manoscritti 2875 e 3329 della Biblioteca Comunale Augusta di Perugia, il codice A I 12 della Biblioteca Jacobilli di Foligno (monografico del Coppetta e indicato sotto un altro autore nell'IMBI), i manoscritti S. M. XXVIII 1.2 e 1.3 della Biblioteca Governativa dei Gerolamini di Napoli, il codice 103.32 dellì Archivo y Biblioteca Capitulares di Toledo. Accanto a queste testimonianza manoscritte inedite, alle quali molte altre potrebbero essere aggiunte, si è anche reperita un'interessante stampa, Epitaphiorum libellus, uscita a Perugia presso Bini nel 1536, contenente quella che si è potuta identificare come una prima redazione di uno dei sonetti del Coppetta, nonché la più alta testimonianza della circolazione delle sue rime. Nel frattempo si è provveduto alla collazione dei testimoni che si allineano secondo una tradizione bipartita composta da un ramo β, a sua volta bipartito, con pochi testimoni (10 manoscritti e due cinquecentine) che rimontano a un antigrafo già probabilmente redatto intorno alla fine degli anni '40 e latori di un testo in più punti poi modificato dall'autore (come nel volgarizzamento della Conetsa delle armi d'Achille dove il rimaneggiamento interessa interamente alcune ottave) e un secondo ramo α, in cui stanno i numerosissimi testimoni restanti (17 manoscritti e due cinquecentine), il cui antigrafo fu redatto probabilmente nei primi anni '50 e che ebbe una straordianria diffusione come testimoniano i cinque rami nei quali si possono organizzare i testimoni di questa famiglia. Dall'antigrafo di questa famiglia Coppetta avrebbe poi tratto una nuova redazione (con l'inserimento di alcuni componimenti, il rimaneggiamento di altri e in generale un nuovo ordine, vicino a quello testimoniato da α, ma al contempo autonomo nelle scelte messe in campo) da cui discenderebbe il codice 665 della Biblioteca del Seminario vescovile di Padova, il cui rilievo, già sottolineato da Armando Balduino all'atto della scoperta dello stesso, viene avvalorato dal rinvenimento alle cc. 132v - 134v del ms. 1812 della Biblioteca Augusta di Perugia di una lettera in cui l'erudito Angelo Battaglini descrive un codice del Cinquecento pieno, per cui antecedente il manoscritto padovano che è stato scritto subito prima o subito dopo la lettera prefatoria datata 1599, da lui rinvenuto nella Biblioteca Zeladiana di Rimini (purtroppo non recuperato) che riporta, dopo i sonetti dello Spini e del Porcilaga presenti nella princeps veneziana del 1580, gli incipit dei componiemnti nella stessa seriazione del manoscritto padovano di cui oblitera anche alcuni errori negli stessi incipit oltre che un paio di didascalie. Per tali ragioni si è pensato di superare l'ordinamento tematico che caratterizza la seriazione della stampa laterziana, che, per una produzione lirica così soggetta alla stereotipia delle immagini, appare sempre labile, partendo le rime in due: l'ordinamento del manoscritto padovano, silloge d'autore, cui seguono le rime nella tradizione extravagante, che l'utilizzo di un sistema di rimandi e la presenza di alcune tabelle permettono di seguire nelle diverse ramificazioni. Proprio l'utilizzo di apparati extratestuali appare significativo nel dare conto della complessità della tradizione delle rime del Coppetta; esse, infatti, se appaiono non sconciate dalla presenza di lacune, varianti difformi ed altro, pur tuttavia rivelano, nella trasmissione spesso non lineare che le caratterizza, un grado di interferenza che solo l'utilizzo di tali strumenti ha potuto chiarire. Si è poi deciso di strutturare l'apparato in tre fasce: la prima riservata alle possibili varianti d'autore, a proposito delle quali si è agito in senso molto restrittivo in modo da evitare che in questa zona dell'apparato potessero trovare posto anche lezioni non d'autore, ma testimoniate magari da una zona estesa della tradizione; una seconda fascia occupata dall'apparato negativo vero e proprio, e infine una terza zona relativa alle lectiones singulares giudicate estremamente importanti nell'ambito di una tradizione così compatta. Per quanto riguarda le rime si è deciso di accettare tutte quelle per le quali non sussistessero problemi attributivi anche se testimoniate da un solo manoscritto o stampa (d'altro canto anche molte di quelle accettate da Chiorboli sono presenti in un solo manoscritto o nella sola stampa Cavallucci), limitandosi a rifiutare solo quelle per le quali i problemi attributivi e una serie di altre considerazioni spingessero a tale decisione. In un settore, invero esiguo, specifico si sono relegate le rime dubbie, componimenti attribuiti a Coppetta, ma che appate difficile ascrivergli per questioni di usus o per fattori estrinseci.
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Lippi, Elena. "La letteratura delle macerie nel dopoguerra tedesco. Proposta di traduzione di due Kurzgeschichte di Wolfgang Borchert." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18826/.

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Анотація:
Nel presente elaborato vengono proposte e analizzate le traduzioni di due storie brevi dello scrittore e drammaturgo tedesco Wolfgang Borchert, uno dei maggiori rappresentanti della letteratura delle macerie, corrente letteraria sviluppatasi nell’immediato dopoguerra tedesco. Le traduzioni sono introdotte da due capitoli che presentano la Trümmerliteratur, il contesto storico, l’autore e le opere, e da un capitolo che si occupa di definire la traduzione letteraria. Successivamente, si dedica un capitolo all’analisi di strategie, difficoltà e problemi traduttivi sorti durante il processo.
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ROSSETTI, MATTEO. "'LA MAPPA DELLE COSTELLAZIONI', MANILIO, ASTRONOMICA, 1, 255-455: INTRODUZIONE, TRADUZIONE, TESTO E COMMENTO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/618044.

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Анотація:
I versi 255-455 del primo libro degli Astronomica di Manilio contengono una dettagliata descrizione delle costellazioni dei due emisferi: modello strutturale della sezione testuale sono i Fenomeni di Arato. Il modello arateo costituisce, però, soltanto una traccia entro la quale il poeta si è mosso: numerose sono le differenze rispetto ai Fenomeni, evidenti, prima di tutto, nell’organizzazione della materia e nella modalità di presentazione degli argomenti. La dissertazione si configura come un commento filologico e letterario, preceduto da un’introduzione, da un testo critico e da una traduzione italiana. Nell’introduzione sono stati trattati alcuni problemi esegetici di carattere generale riguardanti la pericope di versi, con attenzione al complesso del primo libro e dell’opera. Dopo un capitolo dedicato alla struttura del libro, sono state discusse le fonti di Manilio, in particolare Arato, i suoi scolii, Cicerone e Germanico. I rapporti con quest’ultimo autore hanno consentito di prendere in considerazione i problemi di cronologia tra gli Astronomica e la traduzione dei Phaenomena del Princeps. Spazio è stato dedicato alle modalità di presentazione dei signa e al catasterismo. Nell’ultima parte dell’introduzione sono stati affrontati alcune questioni riguardanti i rapporti di Manilio con delle fonti iconografiche ed è stato tentato di interpretare il testo, visto come una grande ekphrasis, secondo un approccio “intervisuale”. Il testo, accompagnato da un apparato frutto di una nuova collazione dei codices primarii (GLNM) degli Astronomica, è preceduto da una nota sulla tradizione testuale del poema. L’apparato cerca di dar conto del maggior numero di interventi testuali, a partire dal quattrocento, con attenzione ai grandi filologi maniliani: Scaligero, Bentley e Housman. Il commento è strutturato su due ordini di note. A delle note generali e più ampie è demandata un’introduzione a singoli blocchi di versi: in queste sezioni vengono discussi i rapporti dell’autore con i modelli e si cerca di proporre un’interpretazione complessiva del passo in analisi. Le note ai singoli, versi, invece, discutono questioni più puntuali di testo, metrica e lingua, con attenzione ai paralleli. Il commento filologico, indispensabile per un poema testualmente complesso come gli Astronomica, si affianca a quello letterario. Su questo versante si è cercato di dimostrare come Manilio si muova con una certa libertà all’interno della tradizione aratea e riceva spunti anche da autori quali Virgilio e Ovidio. Inoltre, è stato evidenziato come nel passo la descrizione del cielo assuma dei toni che rimandano a uno scenario sublime, categoria rintracciabile anche in altri poemi didascalici latini. Spazio è stato riservato alla trattazione di alcuni aspetti della filosofia di Manilio: la descrizione del cielo in un costante equilibrio presuppone la presenza in filigrana di concezioni provvidenzialistiche. Infine, oggetto del commento sono state alcune problematiche scientifiche e astronomiche, discusse a partire dal confronto dei testi tecnici.
The verses 255-455 of the first book of the Astronomica of Manilius contain a detailed description of the constellations of the two hemispheres: structural model of the textual section are the Phenomena of Aratus. The Greek model, however, is only a trace in which the poet has moved: there are numerous differences with the Phenomena, in terms of organization of the matter and presentation of the arguments. The dissertation consists of a philological and literary commentary, preceded by an introduction, a critical text and an Italian translation. In the introduction some general exegetical problems concerning the pericope of verses have been treated, in the exposition of the topics has been paid attention to the complex of the first book and the work. After a chapter devoted to the structure of the book, were discussed the sources of Manilius, in particular Aratus, his schoolia, Cicero and Germanicus. Relations with the latter author have allowed to take into account the problems of chronology between Astronomica and the contemporary Princeps' Phaenomena. Space has been dedicated to the ways in which the constellations are presented, to catasterism and to the use of myth. In the last part of the introduction some questions concerning Manilius' relationship with iconographic sources were discussed and it was attempted to interpret the text, seen as a great ekphrasis, according to an "intervisual" approach. The text, accompanied by a critical apparatus resulting from a new collation of the codices primarii (GLNM), is preceded by a note on the textual tradition of the poem. The apparatus tries to give an account of the greatest number of textual interventions, starting from the fifteenth century, with attention to the great Manilian scholars: Scaliger, Bentley and Housman. The commentary is structured on two orders of notes. On the one hand, general and wider notes introduce single blocks of verses, these sections discuss the author's relationship with the models and propose an overall interpretation of the passage. The notes to the single verses, on the other hand, discuss more precise questions of text, metrics and style, with attention to the parallels with other authors. The philological commentary, indispensable for a textually complex poem such as the Astronomical, is combined with the literary one. In this regard, an attempt has been made to demonstrate how Manilius moves freely within the aratean tradition and also receives inspiration from authors such as Virgil and Ovid. In addition, the presence of a sublime scenario has been highlighted, a category that can also be found in other Latin didactic poems. Space has been reserved for the treatment of some aspects of Manilius' philosophy: the description of the sky in a constant equilibrium presupposes the presence of providentialist conceptions. Finally, some scientific and astronomical problems were discussed, starting from the comparison with technical texts.
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TARSI, MARIA CHIARA. "Il canzoniere di Michelangelo: edizione e commento." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1295.

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Анотація:
Il lavoro si propone di dare l’edizione critica e commentata della raccolta di poesie che Michelangelo allestì intorno al 1546, secondo un progetto non condotto a termine, ma del quale sono conservate numerose tracce nei manoscritti. Il lavoro si articola nel modo seguente: Nota al testo. Illustrazione dei principali problemi ecdotici che si sono riscontrati durante l’edizione e dei criteri adotatti nella trascrizione dei testi. Edizione, parafrasi e commento. Il commento, attraverso il reperimento di modelli e luoghi paralleli, ha come scopo principale quello di mettere in evidenza il rapporto di Michelangelo con la tradizione letteraria precedente (specie quattrocentesca), anche al di là delle ‘fonti’ canoniche, ripetutamente citate nei commenti moderni (Dante della Commedia e Petrarca dei Rvf). Ai testi si è creduto opportuno accompagnare una elementare parafrasi, stante l’atipica complessità della scrittura michelangiolesca. Apparato. Di tipo negativo, è organizzato in due fasce: testimoni della raccolta e testimoni di singole poesie (extravaganti). Esibisce sia le rielaborazioni che i testi subirono, dopo la primitiva stesura, in vista dell’inclusione nella raccolta (apparato genetico), sia le correzioni introdotte da Michelangelo quando – accantonato il progetto della silloge – tornò sui singoli testi (apparato evolutivo). Talvolta si presenta particolarmente ricco per la presenza di più redazioni autografe; in questi casi, si è aggiunta all’apparato una sezione dedicata all’analisi critica delle varianti.
The paper aims to give a critical and annotated edition of poems that Michelangelo chose in about 1546, according to a project which was not carried out, but many traces of which are preserved in the manuscripts. The work is divided as follows: Note to the text. Illustration of the main textual problems faced while working at the edition and of the criteria used in transcribing the poems. Edition, paraphrase and commentary. The comment, by finding models and parallel places, aims to highlight the relationship between Michelangelo and the literary tradition, even beyond the canonical sources, repeatedly mentioned in modern editions (Dante’s Divine Comedy and Petrarch of Rvf). The texts are followed by a paraphrase. Apparatus. A negative one, it I divided into two parts: witnesses of the collection and witnesses of individual poems. It shows both reworking at the time of the collection and the corrections introduced by Michelangelo after abandoning the project of the collection. Sometimes it is particularly rich for the presence of many autographs: in these cases a third section has been added, dedicated to the critical analysis of the variants.
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TARSI, MARIA CHIARA. "Il canzoniere di Michelangelo: edizione e commento." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1295.

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Анотація:
Il lavoro si propone di dare l’edizione critica e commentata della raccolta di poesie che Michelangelo allestì intorno al 1546, secondo un progetto non condotto a termine, ma del quale sono conservate numerose tracce nei manoscritti. Il lavoro si articola nel modo seguente: Nota al testo. Illustrazione dei principali problemi ecdotici che si sono riscontrati durante l’edizione e dei criteri adotatti nella trascrizione dei testi. Edizione, parafrasi e commento. Il commento, attraverso il reperimento di modelli e luoghi paralleli, ha come scopo principale quello di mettere in evidenza il rapporto di Michelangelo con la tradizione letteraria precedente (specie quattrocentesca), anche al di là delle ‘fonti’ canoniche, ripetutamente citate nei commenti moderni (Dante della Commedia e Petrarca dei Rvf). Ai testi si è creduto opportuno accompagnare una elementare parafrasi, stante l’atipica complessità della scrittura michelangiolesca. Apparato. Di tipo negativo, è organizzato in due fasce: testimoni della raccolta e testimoni di singole poesie (extravaganti). Esibisce sia le rielaborazioni che i testi subirono, dopo la primitiva stesura, in vista dell’inclusione nella raccolta (apparato genetico), sia le correzioni introdotte da Michelangelo quando – accantonato il progetto della silloge – tornò sui singoli testi (apparato evolutivo). Talvolta si presenta particolarmente ricco per la presenza di più redazioni autografe; in questi casi, si è aggiunta all’apparato una sezione dedicata all’analisi critica delle varianti.
The paper aims to give a critical and annotated edition of poems that Michelangelo chose in about 1546, according to a project which was not carried out, but many traces of which are preserved in the manuscripts. The work is divided as follows: Note to the text. Illustration of the main textual problems faced while working at the edition and of the criteria used in transcribing the poems. Edition, paraphrase and commentary. The comment, by finding models and parallel places, aims to highlight the relationship between Michelangelo and the literary tradition, even beyond the canonical sources, repeatedly mentioned in modern editions (Dante’s Divine Comedy and Petrarch of Rvf). The texts are followed by a paraphrase. Apparatus. A negative one, it I divided into two parts: witnesses of the collection and witnesses of individual poems. It shows both reworking at the time of the collection and the corrections introduced by Michelangelo after abandoning the project of the collection. Sometimes it is particularly rich for the presence of many autographs: in these cases a third section has been added, dedicated to the critical analysis of the variants.
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MASSARI, PIETRO. "GEOGRAFIE APOLLONIANE. TRADIZIONI POETICHE ED EPICORICHE, CULTI MISTERICI, POLITICA DIETRO I TOPONIMI DELLE ARGONAUTICHE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/19299.

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La ricerca è dedicata a un'indagine puntuale di tutti i toponimi e degli etnici del poema epico ellenistico Argonautikà di Apollonio Rodio. L'analisi, oltre alla valorizzazione di singoli elementi dal punto di vista letterario, ha permesso di individuare numerosi richiami interni, che delineano un'indiretta ma chiara struttura, fino ad ora mai notata. Una parte dei toponimi è stata infatti scelta dal poeta per alludere, contemporaneamente alla narrazione mitica, a culti misterici dionisiaci ed eleusini, contaminati non senza influssi orfici. Il prodotto estremo di tale procedimento è la delineazione, nel IV libro, di un itinerario misterico attraverso l'Attica fino a Eleusi, presentato in filigrana grazie alla manipolazione di omonimie ed eponimie, che consentirono all'autore una sorta di narrazione doppia. Inoltre, la ricerca conferma il forte legame dell'opera con il contesto tolemaico in cui ebbe luce e che condizionò i riferimenti a personaggi della corte quali Timostene di Rodi e Patroclo di Macedonia.
My research is focused on Apollonius Rhodius and deals with the toponymies and ethnonymies named by the poet in his epic poem Argonautikà. These tell much more than simple geography and often hint at myths, local traditions, contemporary court men of the Ptolemaic kingdom (such as Timosthenes of Rhodes and Patroclus of Macedon) and mystery cults (Orphic, Dionysian and Eleusinian, in a very blended form of syncretism). Following homonymies and eponymies I have also been able to discover a second parallel itinerary through Attica, designed by Apollonius behind the main return route of Argo.
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Книги з теми "Filologia delle letteratura mondiale"

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Graziani, Michela, ed. Trasparenze ed epifanie. Florence: Firenze University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-473-2.

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Il volume Trasparenze ed epifanie. Quando la luce diventa letteratura, arte, storia, scienza riunisce trenta contributi presentati al convegno interdisciplinare organizzato all’Università degli Studi di Firenze in occasione dell’International Year of Light 2015. Studiosi delle scienze, della storia, storia dell’arte e del cinema, della filosofia, della filologia e della teoria della letteratura e delle letterature italiana, straniere e comparate, provenienti da sette dipartimenti dell'ateneo fiorentino, introducono alle varie accezioni e rappresentazioni simboliche della luce in epoca antica, medievale, moderna e contemporanea, e insieme propongono un “viaggio luminoso” nella civiltà del dialogo scientifico e culturale aperto.
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Alberti, Alberto, Stefano Garzonio, Nicoletta Marcialis, and Bianca Sulpasso, eds. Contributi italiani al XIV Congresso Internazionale degli Slavisti. Florence: Firenze University Press, 2008. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-8453-771-3.

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Il volume racchiude i contributi della delegazione italiana al XIV Congresso Internazionale degli Slavisti (Ocrida, 10-16 Settembre 2008). Suddivisi in tre macrosezioni (Filologia &#1077; Linguistica; Letteratura, cultura e folclore; Storia della slavistica) gli articoli appaiono rappresentativi delle principali direttrici della ricerca coltivata dalla slavistica: dalla linguistica tipologica alla paleografia, dai problemi dell'intertestualità e della multiculturalità alla storia della letteratura, dalla poetica storica all'analisi di testi poetici contemporanei. Chiudono il volume due saggi dedicati alla ricostruzione di alcune tappe fondamentali dei primi anni della Slavistica italiana e la Bibliografia della produzione slavistica italiana relativa al periodo 2003-2007 (a cura di Gabriele Mazzitelli), testimonianza eloquente della vivace diffusione e complessa ramificazione degli studi negli ultimi anni.
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Both, Ioana, Ayse Saracgil, and Angela Tarantino, eds. Innesti e ibridazione tra spazi culturali. Florence: Firenze University Press, 2015. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-844-6.

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Il volume raccoglie gli interventi dei dottorandi e postdoc delle Università Babes Bolyai di Cluj Napoca, di Bucarest e Firenze (Dottorato in Lingue e Culture del Mediterraneo; Scuola di Dottorato in Lingue, Letterature e Culture Comparate, indirizzo Lingua, Letteratura, Filologia: Prospettive Interculturali) presentati al seminario “Innesti e ibridazioni tra spazi culturali” (Firenze, 22-23 novembre 2012). I contributi sono centrati sull’idea delle ibridazioni letterarie e culturali fra geografie diverse. Alcuni contributi, in particolare quelli degli autori rumeni, danno conto con approcci interdisciplinari degli aspetti più problematici della contemporaneità. L’immagine di copertina è opera di Judit Kepes che ringraziamo per la gentile concessione.
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Both, Ioana, Ayse Saracgil, and Angela Tarantino, eds. Storia, identità e canoni letterari. Florence: Firenze University Press, 2013. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-417-2.

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Il volume raccoglie gli interventi dei dottorandi e post-dottorandi delle Università di Cluj Napoca, Bucarest e Firenze (Lingue e Culture del Mediterraneo; Scuola di Dottorato in Discipline umanistiche, indirizzo Lingua, Letteratura, Filologia: Prospettive Interculturali) presentati al Seminario Storia, identità e canoni letterari (Firenze, 22-23 novembre 2011). I contributi sono centrati sull’idea di canone, quale costrutto culturale fondante delle moderne identità nazionali. Altra traccia sono le ibridazioni letterarie e culturali fra geografie diverse. Per il contesto rumeno, i contributi dedicano particolare rilievo ai movimenti delle avanguardie del primo ’900. Alcuni contributi, infine, danno conto con approcci interdisciplinari degli aspetti più problematici della contemporaneità.
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Ferro, Maria Chiara, Laura Salmon, and Giorgio Ziffer, eds. Contributi italiani al XVI Congresso Internazionale degli Slavisti. Florence: Firenze University Press, 2018. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-723-8.

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I ventitré saggi contenuti nel volume rappresentano i contributi della delegazione italiana al XVI Congresso internazionale degli Slavisti, che si svolge a Belgrado nell’agosto del 2018. Scritti in italiano, inglese, russo e serbo, i saggi sono suddivisi in tre sezioni: linguistica, filologia e letterature slave. Come assai ampio è il ventaglio dei temi toccati, così è quantomai largo il loro arco cronologico, che dall’epoca pre- e protostorica arriva fino ai nostri giorni. Gli argomenti trattati si estendono in effetti dal protoslavo alle tradizioni scrittoria, linguistica e letteraria della civiltà slava ecclesiastica, dai rapporti linguistici e culturali fra Italia e Russia a un particolare dizionario illirico del Settecento. Nel settore della linguistica sincronica troviamo saggi in cui si approfondiscono questioni di dialettologia e sociolinguistica nell’area di confine tra Ucraina e Bielorussia, e poi i modi di esprimere il concetto di completezza in russo, alcuni costrutti concessivi del russo studiati con i metodi della ‘grammatica costruzionista’, un particolare aspetto dei sistemi verbali russo e bulgaro, e i diversi suffissi impiegati nella formazione delle coppie aspettuali nel dialetto resiano. In ambito letterario si spazia invece da Gumilev e Chlebnikov a saggi che parlano di letteratura ed ecologia, dagli scrittori armeni che scrivono in russo al poema neolatino Il canto del bisonte e ai riflessi umanistici e rinascimentali nella letteratura ucraina moderna, da una studiosa italiana di letteratura serba della prima metà del Novecento all’immagine della ‘donna forte’ nella letteratura serba dello stesso periodo. Con la loro varietà questi saggi offrono quindi nel loro insieme un’idea assai concreta di diversi degli attuali filoni di ricerca della slavistica italiana.
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