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Дисертації з теми "Crisi di impresa"

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GRAZIANO, MICHELE. "Soluzioni negoziali della crisi di impresa." Doctoral thesis, Università di Foggia, 2014. http://hdl.handle.net/11369/331734.

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Анотація:
ABSTRACT L’originario sistema fallimentare italiano era caratterizzato da una matrice prevalentemente sanzionatoria e punitiva. Il fallimento era percepito come evento socialmente squalificante ed esecrabile, cui porre rimedio sia con l'eliminazione dell’impresa fallita dal mercato che con la restrizione di alcuni diritti personali dell'imprenditore fallito. Il legislatore è intervenuto più volte per superare dette criticità, da un lato innovando la disciplina fallimentare, dall’altro introducendo nuove figure giuridiche nel campo delle soluzioni negoziali della crisi di impresa. Il concordato preventivo, ad esempio, è stato radicalmente modificato. Non vi sono più i requisiti di meritevolezza per l’accesso alla procedura e non vi sono più percentuali minime di soddisfacimento dei creditori. Il presupposto soggettivo è rappresentato dallo stato di crisi (e non necessariamente di insolvenza) e la proposta di concordato è libera e può prevedere la suddivisione dei creditori in classi con trattamento differenziato, nonché il pagamento parziale dei creditori privilegiati. Costituiscono frutto della menzionata innovazione legislativa i piani di risanamento (art. 67, terzo comma, lett. d) l. fall.), caratterizzati da un'esenzione dall’azione revocatoria fallimentare per gli atti, i pagamenti, e le garanzie concesse su beni del debitore posti in essere in esecuzione di un piano che appaia idoneo a consentire il risanamento dell'imprenditore in crisi. Ulteriore innovazione attiene all’introduzione della transazione fiscale (art. 182 ter l. fall.), una particolare procedura “transattiva” tra il Fisco ed il contribuente, esperibile in sede di concordato preventivo (art. 160 l. fall.) o di accordi di ristrutturazione dei debiti (art. 182 bis l. fall.). Essa costituisce una deroga al principio generale di indisponibilità e irrinunciabilità del credito tributario da parte dell’Amministrazione finanziaria, consentendo all’impresa che versa in uno stato di crisi di concordare con l’Erario, alle condizioni e nel rispetto dei limiti imposti dalla legge, una vera e propria operazione finanziaria di ristrutturazione dei debiti fiscali, sia privilegiati che chirografari, attraverso la fissazione di nuove scadenze più dilatate nel tempo (cd. transazione fiscale dilatatoria) oppure, nei casi di crisi finanziaria più grave, mediante una decurtazione del loro ammontare (cd. transazione fiscale remissoria). Nel medesimo alveo vanno inquadrati gli accordi di ristrutturazione dei debiti (art. 182 bis l.fall.), accordi che il debitore negozia e sottoscrive con i creditori rappresentanti almeno il 60% dei crediti. L’accordo deve essere accompagnato dalla relazione di un professionista in possesso dei medesimi requisiti previsti dall’art. 67 che ne attesti l'attuabilità e l'idoneità ad assicurare il regolare pagamento dei creditori che non prendono parte all'accordo. Una volta concluso, l’accordo viene pubblicato nel Registro delle Imprese e per i sessanta giorni successivi sono inibite le azioni cautelari ed esecutive sul patrimonio del debitore. L’istituto degli accordi di ristrutturazione dei debiti è stato inserito nel corpo della legge fallimentare in forza dell'art. 2, 1° co., del d.l. 14.3.2005, n. 35, conv. in l. 14.5.2005, n. 80, che ha introdotto l’art. 182 bis, destinato proprio alla disciplina di tali accordi. Da tempo nel sistema giuridico-economico era avvertita la necessità di una disciplina degli accordi stragiudiziali di ristrutturazione dei debiti, la cui adozione era invalsa nella prassi commerciale al fine di risolvere per via negoziale le crisi d'impresa, superando i rigidi formalismi della legge fallimentare del 1942, e superando anche le lentezze connesse alla gestione delle procedure fallimentari. Nel sistema della legge del 1942, non vi era spazio per un accordo sulla regolazione dell’insolvenza. Insolvenza e crisi d’impresa erano considerati profili patologici del sistema produttivo, da sottrarre al mercato e da affidare alla gestione dello Stato. Salva la possibilità di ricorrere al concordato preventivo, i concordati stragiudiziali vivevano “nella dimensione della riservatezza e del segreto”, strumentali a logiche di acquisizione di posizioni di prevalenza, in violazione al principio di parità di trattamento. Tutto ciò in aperta antitesi alle tendenze della legislazione comunitaria e alle istanze del mercato concorrenziale. Già sotto l’imperio della previgente legge fallimentare era emerso un corposo dibattito in ordine alla ammissibilità di un concordato stragiudiziale ed alla relativa idoneità di detto strumento a superare la crisi di impresa. La Suprema Corte si era espressa in senso estensivo, affermando la configurabilità di soluzioni amichevoli della crisi d’impresa. La Corte, peraltro, non si era limitata a una astratta presa di posizione, intervenendo altresì su specifiche questioni, quali la superfluità del consenso unanime dei creditori e la compatibilità del c.d. “pactum de non petendo” con lo schema dei concordati stragiudiziali. I dubbi avanzati in dottrina riguardavano, invece, l’esistenza di un presunto principio di tipicità delle soluzioni negoziali della crisi di impresa: unici mezzi utilizzabili dovevano considerarsi le c.d. procedure minori (amministrazione controllata e concordato preventivo). Ne conseguiva l’invalidità di concordati stragiudiziali, vuoi argomentando dal contrasto con l’art. 1322 c.c. (perseguendo detti accordi interessi non meritevoli di tutela secondo l’ordinamento) vuoi per contrasto con l’art. 1344 c.c. (considerando detti accordi come strumento di elusione della normativa propria del concordato preventivo e dell’amministrazione controllata). Sulla scorta del riferito orientamento giurisprudenziale, i concordati stragiudiziali si erano diffusi nella pratica degli affari, evidenziando tuttavia l’evidente inadeguatezza dell’allora vigente disciplina fallimentare, specie con riferimento alla insussistenza di regole su profili centrali dell’accordo: esenzione dalla revocatoria fallimentare degli atti esecutivi dell’accordo, prededucibilità dei crediti (specie della nuova finanza) in caso di successivo fallimento, regole per limitare i poteri dei creditori dissenzienti, disciplina della responsabilità derivante dalla concessione abusiva del credito, regolamentazione degli aspetti penalistici legati alla incriminazione per bancarotta preferenziale. Rimaneva aperto, peraltro, l’interrogativo di fondo: ci si chiedeva se le procedure concorsuali fossero davvero necessarie o se, invece, il mercato potesse trovare in se stesso la soluzione per gestire il fenomeno della crisi d’impresa, consentendo ad esempio alle banche, ai fornitori e ai finanziatori in genere, di regolamentare l’eventualità di una insolvenza futura dell’impresa. Proprio la necessità di superare i rischi connessi alla stipulazione degli accordi stragiudiziali di soluzione della crisi d’impresa ha indotto il legislatore del 2005 – il quale ha chiaramente manifestato la propria preferenza per una gestione tendenzialmente “privatistica” delle situazioni di crisi imprenditoriali – a introdurre una compiuta disciplina degli accordi di ristrutturazione dei debiti, così riconoscendone in via definitiva la legittimità ed il diritto di cittadinanza nel nostro ordinamento concorsuale. L’istituto degli accordi di ristrutturazione costituisce evidentemente un tentativo di tipizzazione della figura del concordato stragiudiziale. La scelta di politica legislativa, alla base dell’introduzione degli accordi di ristrutturazione, deriverebbe dalla constatazione dell’insuccesso delle tradizionali procedure fallimentari, caratterizzate dalle ben note rigidità e inefficienze, nonché dall’incapacità di soddisfare gli interessi che il mercato e le imprese ragionevolmente si attendono che vengano perseguiti nella soluzione delle crisi aziendali. Si tratta di una rilevante novità nell’ambito del sistema concorsuale, evidente espressione di un “favor” legislativo per la regolazione della crisi d’impresa mediante accordi stragiudiziali. La dottrina, con toni forse trionfalistici, ha discorso di superamento del “dogma dell’indisponibilità della gestione dell’insolvenza”. Dette affermazioni sono condivisibili, almeno quanto al valore simbolico dell’istituto. Esso rappresenta una metafora dell’evoluzione normativa, con abbandono del lemma della pretesa inammissibilità di accordi stragiudiziali (legato al contrasto con supposte finalità pubblicistiche) in favore della tutela dei valori aziendali e occupazionali, accompagnata dalla predisposizione di strumenti giuridici che favoriscano la tempestiva emersione della crisi d’impresa. Sotto un profilo più squisitamente dommatico, “si passa dal piano della “Haftung” (intesa come attuazione della responsabilità patrimoniale attraverso l’esecuzione collettiva concorsuale) al piano della “Schuld”, vale a dire della modifica del rapporto obbligatorio attraverso un atto di autonomia. Nell’ambito delle soluzioni negoziali della crisi d’impresa un ruolo peculiare è quello attribuibile al trust. Nel suo schema generale, il trust implica che un soggetto (detto disponente) trasferisca (con atto inter vivos o mortis causa) ad altro soggetto (detto “trustee”) la proprietà di uno o più beni, conferendogli l’incarico di utilizzare i medesimi (costituenti il patrimonio o “trust fund”) a vantaggio di un terzo soggetto (beneficiario, anche detto “beneficiary” o “cestui que trust”) o per il perseguimento di un dato scopo. Tutt’ora il trust rappresenta un “problema insoluto” per la nostra dottrina, data la portata fortemente derogatoria dell’istituto rispetto ai principi fondanti del diritto civile italiano. Pur sulla base di dette premesse, in letteratura detta figura ha trovato ampia eco, in ragione della duttilità dell’istituto. Il trust può bene essere utilizzato all’interno di una ristrutturazione stragiudiziale, ossia al di fuori di una procedura concorsuale tipica. Una prima ipotesi, ritenuta dai più meritevole di tutela, attiene all’utilizzo dell’istituto quale strumento negoziale scelto dall’imprenditore per la riduzione dell’esposizione debitoria dell’impresa, in vista della continuazione dell’attività. La dottrina ha discorso a riguardo di “trust protettivo” Anche la giurisprudenza ha avuto modo di affermare la legittimità di un simile costrutto «quando la segregazione di alcuni beni consente alla società in bonis di perseguire con un programma liquidatorio lo scopo di ottimizzare l’interesse dei beneficiari ovvero dei creditori, mettendo al riparo i beni stessi da iniziative individuali pur sempre ammissibili anche in costanza di liquidazione». Maggiori criticità possono rilevarsi con riferimento al c.d. “trust liquidatorio”, ossia al trust finalizzato alla liquidazione dell’intero patrimonio di una società per soddisfare i creditori sociali, non accompagnato da alcuna iniziativa volta a una ripresa dell’attività imprenditoriale o comunque al “salvataggio” dell’impresa, data la difficoltà di armonizzare l’istituto con i principi propri della liquidazione volontaria di diritto societario. L’utilizzo del trust presenta notevoli spunti anche come strumento negoziale “complementare” di una procedura concorsuale. In tal senso, nell’ambito della presente trattazione sono stati approfonditi i legami tra l’istituto “de quo” e la procedura fallimentare, il concordato preventivo, gli accordi di ristrutturazione. ABSTRACT The original Italian bankruptcy system was characterized by a predominance of punitive penalties and sanctions. Bankruptcy was perceived as a socially disqualifying and execrable event whose remedy was to remove the bankrupt company from the market and to restrict some of the bankrupt entrepreneur’s personal rights. The legislator has intervened several times to overcome these problems, on the one hand innovating the discipline, on the other introducing new features into the field of negotiated solutions. The preventive composition with creditors, for example, has undergone radical changes. There are no more merit requirements to access the procedure and there are no more minimum percentages of creditor satisfaction. The subjective requirement is represented by a state of crisis (and not necessarily of default), the request for composition is unrestricted and may contemplate the division of creditors into classes with different treatments as well as a partial payment of the secured creditors. Recovering plans (Article 67, third paragraph, letter d, l. fall.) are the result of the aforementioned legislative innovations. They are characterized by an exemption from the bankruptcy action to void acts, payments, and guarantees on the debtor’s assets executed according to the plan that appears suitable to rebalance the businessman in crisis. Another innovation concerns the introduction of a tax transaction (art.182 ter l. fall.), a special procedure between the Revenue and the taxpayer that can be filed during the preventive composition (Art. 160 l. fall.) or during the debt restructuring agreements (Article 182 bis l. fall.). It constitutes an exception to the general principle of unavailability and irrevocability of the tax credit from the financial administration, allowing the company that is in a state of crisis to stipulate with the tax authorities (under the conditions and within the limits imposed by law) a rescheduling of tax debts (both privileged and unsecured) by setting new deadlines dilated in time or in case of a more severe financial crisis through a curtailment of their amount. The debt restructuring agreements (Article 182 bis l. fall.) fall in the same trend. They are negotiated and subscribed by the debtor with the creditors who represent at least 60% of the credits. The agreement must be accompanied by the report of a professional (in possession of the same requirements considered in Article 67) attesting the viability and suitability to ensure regular payment of the creditors who did not take part in the agreement. Once concluded, the agreement is published in the Register of Companies and for the following sixty days precautionary and executive actions are inhibited on the debtor’s assets. Article 2, paragraph 1 of the d.l. 14.3.2005, n. 35 conv. in l. 14.5.2005, n. 80 introduced debt restructuring agreements in the body of the bankruptcy law by adding art. 182 bis, intended precisely to discipline such agreements. From a long time the legal-economic system felt the need for a discipline of extrajudicial debt restructuring agreements that had been adopted in practice to resolve company crisis through negotiation surpassing the rigid formalism of the 1942 Bankruptcy Law and also overcoming the delays produced by the management of bankruptcy proceedings. In the 1942 system there was no room for agreements on the regulation of insolvency. Insolvency and corporate crisis were considered pathological profiles of the production system that should be subtracted from the market and managed exclusively by the State. Except for the possibility to file for preventive composition, extrajudicial settlements lived “in the dimension of privacy and confidentiality,” instrumental to a logic of acquiring prevalence positions in breach of the principle of equal treatment. All in open contrast to the trends of EU law and to the demands of the competitive market. Already under the pre-existing bankruptcy law scholarship had started to discuss if extrajudicial composition was permissible and able to overcome the business crisis. The Supreme Court delivered extensive decisions, allowing the possibility of friendly solutions for business crisis. The Court, however, did not make an abstract stance, but spoke also on specific issues, such as the superfluity of unanimous creditor consent and the compatibility of the so-called “Pactum de non petendo” with the pattern of extrajudicial compositions. The doubts raised in scholarship concerned, however, the existence of an alleged principle of typicality of negotiated solutions for business crisis: allowing only the so-called minor procedures (controlled management and preventive composition). The invalidity of extrajudicial compositions followed: either by arguing in contrast with Article 1322 c.c. (since such agreements pursued interests not worthy of protection under the law) or in contrast with art. 1344 c.c. (considering such agreements as a means of circumventing the law). On the basis of the referred jurisprudence, the extrajudicial compositions had spread in the practice of business, however, emphasizing the obvious inadequacy of the then current bankruptcy rules, especially with reference to the absence of rules on central profiles of the agreement: exemption from the actions to void the executive acts of the agreement, pre-deducibility of credits (especially of new finance) in the event of subsequent failure, rules to limit the powers of the dissenting creditors, discipline of the liability arising from fraudulent lending, regulation of the criminal law aspects related to incrimination for preferential bankruptcy. However, the basic question remained open: were bankruptcy proceedings really necessary or instead could the market find by itself the solution to manage the phenomenon of corporate crisis? For example by allowing banks and suppliers and lenders in general, to regulate the possibility of a company’s future insolvency. The need to overcome the risks associated with the extrajudicial compositions has led the 2005 legislator – who clearly clearly expressed his preference for a “private law” management of business crisis situations – to introduce a complete discipline of debt restructuring agreements, thus recognizing definitively their legitimacy and their right of citizenship in our bankruptcy system. Restructuring agreements constitute clearly an attempt of typing the figure of extrajudicial compositions. The choice of legislative policy behind the introduction of restructuring agreements derives from the observation of the failure of traditional bankruptcy procedures characterized by the well-known rigidities and inefficiencies, as well as the inability to meet the interests reasonably expected by the market and businesses in solving corporate crisis. This important new part of the bankruptcy system is a clear expression of a legislative “favor” for the regulation of business crises through extrajudicial agreements. Scholarship, perhaps using triumphant tones discussed the surpassing of the “dogma of the unavailability of insolvency management”. These statements can be maintained, at least for what concerns the symbolic value of the institution. It is a metaphor for the legislation changes, with abandonment of the lemma of the alleged inadmissibility of extrajudicial agreements (related to the contrast with a supposed public purpose) in favour of the protection of business and employment values accompanied by the preparation of legal instruments that promote the timely emergence of business crisis. In a purely dogmatic perspective, “one passes from the level of ‘Haftung’ (understood as the implementation of financial liability by performing collective bankruptcy proceedings) to the level of ‘Schuld’, i.e. changing the obligatory relation through an act of autonomy.” Among the negotiated solutions to business crisis the trust has a peculiar role. In its general outline, a trust implies that a person (called the settlor) transfers (by an act inter vivos or mortis causa) to another person (called the “trustee”) the ownership of one or more assets, giving him the task to use the same (constituting the assets or “trust fund”) for the benefit of a third party (the beneficiary, also known as “beneficiary” or “cestui que trust”) or for the pursuit of a given goal. Today the trust is still an “unsolved problem” for our scholarship, given that its scope is strongly derogatory of the founding principles of Italian civil law. Even on the basis of these assumptions, scholarship has given great attention to the figure due to its ductility. The trust may well be used within an extrajudicial restructuring, i.e. outside typical bankruptcy proceedings. A first hypothesis, from many considered deserving of protection, relates to the use of the institution as a negotiation tool chosen by the entrepreneur for the reduction of the company’s debt in view of the continuation of the activity. Scholarship qualified it as “protective trust”. Even the courts have ruled on the legality of such a construct “when the segregation of certain assets allows the company in bonis to pursue with a dismissive program the aim of optimizing the interest of the beneficiaries or creditors, by protecting such assets from individual initiatives still eligible during the liquidation.” More criticalities can be observed with reference to the so-called “liquidating trust” aimed at the liquidation of all the company assets to satisfy the social creditors, without any initiative aimed at a business resumption or at least to “rescue” the company, given the difficulty to harmonize the institute with the company law principles of voluntary liquidation. The use of trusts is a remarkable “complementary” negotiation tool in bankruptcy proceedings. In this sense, the dissertation addresses the ties between the institute “de quo” and bankruptcy proceedings, preventive composition with creditors, and restructuring agreements.
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D'ERCOLE, CARLOS. "MERCATO DEL CONTROLLO NELLA CRISI DI IMPRESA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/730.

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Анотація:
La tesi mette a confronto l'universo delle riorganizzazioni nel Chapter 11 con i nuovi modelli di ristrutturazione concessi dalla riforma del diritto fallimentare. In modo particolare la tesi si sofferma sul mercato del controllo nella crisi di impresa. Negli Stati Uniti c'e' da tempo un mercato dei crediti sofferenti, mentre in Italia scontiamo ancora i ritardi del sistema economico. Il primo capitolo racconta i temi collegati al mercato del controllo nel Chapter 11: gli acquisti dei crediti nelle diverse classi creditorie, la nuova finanza concessa al debtor in possession, il controllo da covenant, la remunerazione degli amministratori con il debito, i derivati sul credito e il voto connesso. Il secondo capitolo si sofferma sull'interpretazione degli artt. 124 e 127 della legge fallimentare letti nell'ottica di un potenziale mercato del controllo nella crisi di impresa come nel caso del concordato con assunzione e si interroga infine sull'esenzione o meno da opa obbligatoria di tali operazioni alla luce dell'art. 106 TUF.
The thesis compares the world of Chapter 11 reorganizations with the new types of reorganizations introduced in Italy by the recent reform of bankruptcy law. In particular the thesis deals with the market for corporate control in the insolvency arena in both countries. In the States bankruptcy claims are traded on a regular basis whereas Italy still hasn't fully experienced transfers of control within the frame of a corporate reorganization. The first chapter focuses on all issues connected to US M&A in bankruptcy: acquisition of claims in the different classes, control rights in covenants, debtor-in-possession financing, pay for performance in bankruptcy, credit default swaps and empty voting. The second chapter focuses on the interpretation of articles 124 and 127 of the new Italian bankruptcy law which may lead to the creation of a market for corporate control within the frame of a composition with a third party buyer and discusses the potential applicability of mandatory bids pursuant to art. 106 TUF to such deals.
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D'ERCOLE, CARLOS. "MERCATO DEL CONTROLLO NELLA CRISI DI IMPRESA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/730.

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La tesi mette a confronto l'universo delle riorganizzazioni nel Chapter 11 con i nuovi modelli di ristrutturazione concessi dalla riforma del diritto fallimentare. In modo particolare la tesi si sofferma sul mercato del controllo nella crisi di impresa. Negli Stati Uniti c'e' da tempo un mercato dei crediti sofferenti, mentre in Italia scontiamo ancora i ritardi del sistema economico. Il primo capitolo racconta i temi collegati al mercato del controllo nel Chapter 11: gli acquisti dei crediti nelle diverse classi creditorie, la nuova finanza concessa al debtor in possession, il controllo da covenant, la remunerazione degli amministratori con il debito, i derivati sul credito e il voto connesso. Il secondo capitolo si sofferma sull'interpretazione degli artt. 124 e 127 della legge fallimentare letti nell'ottica di un potenziale mercato del controllo nella crisi di impresa come nel caso del concordato con assunzione e si interroga infine sull'esenzione o meno da opa obbligatoria di tali operazioni alla luce dell'art. 106 TUF.
The thesis compares the world of Chapter 11 reorganizations with the new types of reorganizations introduced in Italy by the recent reform of bankruptcy law. In particular the thesis deals with the market for corporate control in the insolvency arena in both countries. In the States bankruptcy claims are traded on a regular basis whereas Italy still hasn't fully experienced transfers of control within the frame of a corporate reorganization. The first chapter focuses on all issues connected to US M&A in bankruptcy: acquisition of claims in the different classes, control rights in covenants, debtor-in-possession financing, pay for performance in bankruptcy, credit default swaps and empty voting. The second chapter focuses on the interpretation of articles 124 and 127 of the new Italian bankruptcy law which may lead to the creation of a market for corporate control within the frame of a composition with a third party buyer and discusses the potential applicability of mandatory bids pursuant to art. 106 TUF to such deals.
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MUZZONIGRO, ANDREA. "Crisi di impresa e modelli di risanamento: possibili tassonomie." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2019. http://hdl.handle.net/11566/263475.

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Lo scopo della tesi è approfondire gli aspetti tipici della vita dell’impresa caratterizzata dall’alternarsi di fasi di successo e di crisi. Negli anni è stata sempre più riconosciuta la centralità della crisi e della sua gestione dagli aziendalisti. Con analisi approfondita della letteratura si sono esaminate le cause di crisi e i fattori che costituiscono gli strumenti da utilizzare e le strategie da realizzare per risanare l’azienda. Si inizia con l’analisi della fase di declino, che necessita di una serie di interventi correttivi per avviare un processo di risanamento, e di quella di crisi, caratterizzata invece dalla progressiva riduzione del valore dell’impresa, che può sfociare nel fallimento. Nella parte successiva della tesi si incentra l’attenzione sugli interventi nel risanamento quali le strategie strutturali, organizzative e finanziarie dell’impresa. Un ulteriore elemento di studio riguarda le ragioni che portano l’impresa a decidere tra una strategia di ridimensionamento con la vendita di alcuni dei propri asset aziendali o di crescita con la vendita dei beni non stumentali per la prosecuzione del core business. Inoltre si analizzano gli strumenti da adottare per l’attuazione del piano di risanamento, partendo dalla nozione giuridica di crisi, fino a quella attuale. Si esaminano le procedure stragiudiziali e concorsuali finalizzate alla soluzione delle crisi d’impresa, liquidatoria, di continuità in base alla finalità prefissata. Si analizza una combinazione di eventi che si possono verificare a cui corrisponde un possibile strumento di risanamento. In conclusione, allo stato attuale si formulano soluzioni per superare lo stato di crisi riguardanti l’aspetto patrimoniale, l’accesso al credito e le previsioni sui ricavi, proponendo un modello generale di riferimento per l’utilizzo dei progetti di risanamento attraverso i diversi istituti giuridici. La materia in oggetto va incontro a variazioni in base al divenire della situazione giuridico- economica.
The thesis aims to investigate the typical aspects of a company life cycle, usually characterised by a continuous intertwining between phases of success and phases of crisis. Over the years, it has been acknowledged the growing importance of crisis phases and how businesses can manage them. Through an analysis of the existing literature, this study investigates the main causes of business crisis as well as the instruments and strategies that companies can implement to reorganise the business. The first part of the thesis analyses the decline phase and the actual crisis phase. It is argued that, while the decline phase needs a series of corrective actions in order to let the reorganisation process begin, the crisis one is instead characterised by a progressive reduction of the company value, which might eventually lead to bankruptcy. The second part of the study will focus on the main company reorganising actions such as structural, organisational and financial strategies. A further element of analysis relates to the reasons which might lead a business to decide between a downsizing strategy, through the selling of some of its business assets, or a growing strategy, through the selling of goods not related to the core business. Additionally, starting from the legal concept of crisis, the thesis analyses what are the main instruments needed to undertake a reorganizational plan. The thesis also examines the main extra-judicial and insolvency procedures of liquidation and business continuity based on the company purpose. A series of possible events, to which correspond a possible reorganizational instrument, are analysed. The thesis concludes by providing some possible solutions to overcome the state of crisis. In particular, by focusing on patrimonial aspects, on the access to credit and revenues forecasts, the thesis will propose a theoretical framework of reference which could be used by legal institutions to address reorganizational projects. The topic of analysis tough is subject to variations based on possible future changes of the economic and legal environment.
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Franco, Filippo <1994&gt. "I sistemi di programmazione e controllo nella crisi di impresa." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20681.

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Nel presente elaborato verrà presa in considerazione l’importanza dei sistemi di programmazione e controllo da utilizzare non solo in caso di crisi di impresa ma anche come propri strumenti di controllo per monitorare l’andamento dell’azienda. La presenza di una pianificazione e l’introduzione di adeguati sistemi di programmazione e controllo, consentono di monitorare in maniera costante l’andamento e lo stato di “salute” dell’azienda, al fine di poter acquisire in maniera tempestiva tutte le informazioni necessarie al processo decisionale manageriale. La presenza di tali strumenti risulta fondamentale per poter disporre di una grande quantità di dati, utili ai manager per svolgere la loro attività decisionale in tempi brevi e soprattutto in maniera compatibile con il manifestarsi degli eventi che possono, come sappiamo, incidere in maniera importante sulla stabilità della azienda stessa. Con l’attività di pianificazione, fissando obiettivi, e con quella di controllo, verificando che gli stessi obiettivi siano stati raggiunti, un’azienda può effettivamente capire l’andamento della sua attività gestionale e comprendere se e in che modo migliorarla, non solo in itinere attraverso la giustapposizione tra quanto raggiunto e quanto programmato ma anche ex post, acquisendo informazioni necessarie per apprendere, identificare e sviluppare delle scelte alternative. All’interno di questo elaborato si partirà dalla definizione del concetto di programmazione e controllo, per poi passare a quello di crisi di impresa e a come tali strumenti rappresentino un punto focale per scongiurare una crisi. Avendo svolto il tirocinio professionale all’interno di uno studio specializzato in restructuring, verrà analizzato il caso pratico di una azienda in crisi e verrà mostrato come attraverso delle assumptions sia economiche che patrimoniali sia stato possibile rielaborare un nuovo piano industriale, con proiezioni economiche e finanziarie. Nel dettaglio, all’interno del primo capitolo verrà effettuata una analisi teorica e funzionale sul concetto di programmazione e controllo come tecnica amministrativa necessaria per capire se ciò che viene messo in atto in azienda rispetti i canoni di efficienza di uso delle risorse, ed efficacia nel raggiungimento degli obiettivi prefissati; inoltre verrà effettuata una analisi sul concetto di economicità, condizione necessaria da cui deriva la capacità di una azienda di persistere nel tempo. Nel secondo capitolo, verrà analizzato il concetto di crisi di impresa analizzando sia i fattori di causa interni che esterni, dalla crisi finanziaria dei mercati all’inadeguatezza della corporate governance. Verrà preso in esame il nuovo codice della crisi di impresa, che mira a garantire il proseguimento dell’attività aziendale attraverso l’utilizzo di sistemi di programmazione e controllo mirati. Nel terzo capitolo, verranno analizzati nello specifico i vari strumenti di programmazione e controllo messi a disposizione dal nuovo codice. Da tale analisi è chiara la scelta da parte del legislatore di adottare un approccio maggiormente rivolto alla risoluzione della crisi di impresa piuttosto che alla sua disgregazione. Attraverso le varie novità introdotte nell’accordo di ristrutturazione dei debiti e nel concordato preventivo, questi strumenti possono essere messi in atto in maniera più agevole dalle imprese che si trovano in difficoltà.
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Pierobon, Gisella <1983&gt. "Ruolo del sistema Bancario nell'ambito della crisi di impresa." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9617.

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Bordin, Francesco <1988&gt. "Il piano attestato di risanamento come strumento di soluzione negoziale della crisi d' impresa." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3116.

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Il legislatore, oltre al fallimento, ha previsto delle procedure concorsuali alternative per evitarlo e giungere velocemente ad una soluzione della crisi. Questi strumenti alternativi sono: il concordato preventivo, l' accordo di ristrutturazione dei debiti e il piano di risanamento. L’ obiettivo della tesi è approfondire la disciplina relativa al piano attestato di risanamento ex art 67, comma 3, lettera d) L.F.
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Rampin, Riccardo <1994&gt. ""I rapporti di lavoro e la crisi di impresa: il d.lgs. 14/2019 e il trasferimento d'azienda"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18761.

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In un contesto di crisi come quello che stiamo attraversando, risulta di fondamentale importanza focalizzare l’attenzione sull’imminente entrata in vigore del Nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, la cui finalità principale è quella di prevenire le situazioni di crisi attraverso adeguati sistemi di allerta. Alla luce di questo fatto, è doveroso delineare la posizione che il nuovo decreto legislativo prende nei confronti della tutela del lavoro e dell’occupazione. L’obiettivo di questo progetto di tesi è, dunque, analizzare gli effetti del trasferimento dell’azienda in crisi sui rapporti di lavoro, soffermandosi sugli articoli più utili a trattare questo tema. Nello specifico, l’articolo 191, volendo disciplinare il trasferimento di azienda nell’ambito delle procedure di liquidazione giudiziale, concordato preventivo ed in esecuzione di accordi di ristrutturazione, ribadisce l’applicazione dell’articolo 47 della legge n. 428/1990, il quale viene in parte modificato dalle disposizioni contenute nell’articolo 368 del Nuovo Codice. In quest’ottica, l’elaborato si sofferma anche sull’articolo principe che regolamenta il trasferimento d’azienda: importante sarà cercare di capire se le deroghe ammesse all’articolo 2112 C.C. porteranno un vantaggio effettivo ai lavoratori. L’intera trattazione si rapporterà sempre con le disposizioni che trovano fondamento della Direttiva 2001/23/CE, che impone di armonizzare le procedure di gestione della crisi e dell’insolvenza con le forme di tutela dell’occupazione.
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Gianesini, Nicolò. "Il rischio penale nella gestione della crisi d'impresa." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3423881.

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The thesis covers the topic of criminal implications managing a company crisis and is focused on inspecting connections between traditional criminal offences expected by Regio Decreto n. 267/1942 and the new alternative solutions to bankruptcy generated by civil section of bankruptcy law’s last reforms, i.e. new “concordato preventivo” (art. 160 l.f.), “accordo di ristrutturazione dei debiti” (art. 182-bis l.f.) and “piano attestato di risanamento” (art. 67, comma 3, lett. d) l.f.). In recent years, to increase indeed the intended-to-overcome-bankruptcy-crisis agreement instruments’ appeal, the Legislator worked for a substantial modification of original bankruptcy law fundamentals. From this didn’t ensue however a corresponding coordinating process between renewed institutes and traditional criminal disposals. As a result of this an obvious imbalance between aforementioned institutes arose, thus lacking the parallelism that conveniently marked the birth of 1942 bankruptcy law, which – as stated by best legisltory politic’s practice - punished criminal behavior enacted within the range of liquidatory or based-on-agreements instruments of before-mentioned civil section. After an analysis on bankruptcy law’s evolutionary path from 1942 to this day - in a way that outlines the current shape of institutes whose purpose lies in regulating the timing of company crisis and seizing the evolution of legal protection guidelines emerged around recent reforms - the research mostly expands along two paths. The first considers the issues about the chance that behaviors performed in accordance with new civil instruments available to the entrepreneur in trouble could be punished by usual criminal offence - i.e. different kinds of bankruptcy, kept unaltered - in the unfortunate chance that the company’s rescue plan wouldn’t succeed. For this eventuality to be avoided , along with law n. 122/2010 converting d.l. n. 8/2010, art. 217 bis regarding bankruptcy frauds, indexed “Esenzione dai reati di Bancarotta”, was introduced. Such norm, clearly born with the purpose of assuring protection, even from a criminal point of view, to the entrepreneur making preferential payments only to a subset of his debtors in accordance with an agreed plan, carries a set of issues, first and foremost its dogmatic characterization and actual range of implementation, that casts doubt on the norm’s adequacy to settle all existing critical matters. On the other hand, the second research path inspects the Professional Attestator’s criminal responsibility. This figure - present with different characterizations in all three institutes of agreement introduced - constitutes a significant novelty, given the characteristic role it conducts during the delicate phase of company crisis resolution. In short summary the Legislator assigned to the aforementioned Professional the power to judge rightness and feasibility of the plan arranged unilaterally by the entrepreneur or agreed upon by his debtors. Such crucial topic, traditionally belonging to bankruptcy court’s competence - due to obvious interest implied in such inspection - is assigned now to a private individual of entrepreneur’s choice, in order to speed up the process of moving forward to a fruitful crisis’s resolution. About this issue the introduction by d.l. n. 83/2012 of a new norm, art. 236 bis l. fall. (“Falso in attestazioni e relazioni”), punishing exposition of false information or omission of relevant information by Professional Attestators in charge of redacting programs and guaranteeing economic and patrimonial firmness of plans. This work moreover takes account of consequences derived by the new concordato preventivo structure as opposed to the unaltered criminal offence of art. 236 l. fall., the only one directly focused on safeguard of instruments alternative to bankruptcy. On a broader level, with regard to the results of these and other hermeneutic topics, the research exposes a general view on the new balance between the two sections of bankruptcy law, especially with reference to the new legal goods upheld by Bankruptcy law, where a substantial constriction of the traditional principle of par condicio creditorum can be perceived, on behalf of the need of protecting “company value”.
La tesi riguarda il rischio penale nella gestione della crisi di impresa, ed è finalizzato ad indagare i rapporti tra le tradizionali fattispecie penali previste dal Regio Decreto n. 267 del 1942 e le nuove soluzioni alternative al fallimento introdotte con le ultime riforme della “parte civilistica” della legge fallimentare, in particolare il nuovo concordato preventivo (art. 160 ss. l.f.), l’accordo di ristrutturazione dei debiti (art. 182-bis l.f.) e il piano di risanamento attestato (art. 67, comma 3, lett. d) l.f.). Negli ultimi anni, infatti, per rendere maggiormente appetibili i modelli concordatari finalizzati al superamento della crisi d’impresa, il Legislatore ha operato una profonda modifica dell’impostazione originaria dell’impianto della legge fallimentare. A ciò, tuttavia, non ha fatto seguito anche una parallela operazione di coordinamento dei rinnovati istituti con le tradizionali disposizioni penalistiche. Ne è derivata un’evidente sfasatura tra gli istituti in questione, venendo meno quel parallelismo che aveva opportunamente contraddistinto la nascita della legge fallimentare nel 1942 ove, nel solco della migliore politica legislativa, venivano punite le condotte fraudolente poste in essere nell’ambito degli strumenti liquidatori o concordatari del relativo comparto “civilistico”. Dopo un’analisi del percorso evolutivo che ha avuto la legge fallimentare dal 1942 ad oggi - in modo da delinare il volto attuale degli istituti diretti a regolare il momento della crisi d’impresa e cogliere l’evoluzione delle direttive di tutela che sono emerse nell’ambito delle recenti riforme - la ricerca si muove essenzialmente in due direzioni. Da un lato viene affrontato il problema che gli atti posti in essere in ossequio (o meno) alle nuove strumentazioni civilistiche a disposizione dell’imprenditore in difficoltà possano cadere sotto la scure delle tradizionali fattispecie penalistiche - in particolare le varie forme di bancarotta, rimaste del tutto inalterate – nel malaugurato caso in cui il piano di salvataggio dell’impresa non dia i frutti sperati. Per impedire tal evenienza, con la legge n. 122/2010 di conversione del d.l. n. 8/2010, è stato introdotto, nell’ambito dei reati fallimentari, l’art. 217 bis, rubricato “Esenzione dai reati di bancarotta”. La norma, nata evidentemente col fine di assicurare, anche sotto il profilo penalistico, la protezione dell’imprenditore che ponga in essere, ad esempio, pagamenti preferenziali nei confronti di solo alcuni dei debitori in ossequio ad un piano concordato, sconta una serie di problematiche – prime tra tutte la relativa collocazione dogmatica e l’effettiva portata applicativa - che fanno dubitare della sua concreta attitudine a risolvere tutte le criticità presenti sul tappeto. Una seconda direttiva di ricerca riguarda poi la responsabilità penale del c.d. “professionista attestatore”. Questa figura - presente sotto varie forme in tutti e tre i nuovi istituti concordatari che sono stati introdotti - rappresenta una significativa novità, atteso il ruolo peculiare che essa è chiamata a svolgere in questa fase delicatissima di risoluzione della crisi di impresa. In estrema sintesi, il Legislatore ha devoluto a tale professionista il giudizio circa la bontà e la realizzabilità del piano, predisposto unilateralmente dall’imprenditore o comunque concordato con i propri debitori. Questo snodo fondamentale, tradizionalmente affidato al tribunale fallimentare – per gli evidenti interessi sottesi a tale accertamento – ora è stato demandato ad una figurata privata, scelta direttamente dallo stesso imprenditore, in modo da consentire una maggiore rapidità nella procedura in vista di una più proficua risoluzione della crisi. Anche in tale ambito va registrata l’introduzione, da parte del d.l. n. 83/2012 di una nuova norma, l’art. 236 bis f.fall. (“Falso in attestazioni e relazioni”), volta a punire l’esposizione d’informazioni false o l’omissione d’informazioni rilevanti da parte di questi professionisti attestatori nei programmi e nei piani che sono chiamati a redigere e di cui devono verificare la concreta tenuta economico-patrimoniale. Il presente lavoro, inoltre, prende in considerazione anche le ricadute del nuovo volto del concordato preventivo rispetto alla inalterata fattispecie dell’art. 236 l. fall., l’unica direttamente volta alla tutela degli strumenti alternativi al fallimento. Più in generale, la ricerca, all’esito della risoluzione di questi e altri passaggi ermeneutici, trae un quadro generale dei nuovi equilibri presenti tra le due parti della legge fallimentare, in particolar modo con riferimento ai nuovi beni giuridici tutelati nell’ambito della legge fallimentare, ove è dato scorgere una significativa compressione del tradizionale principio della par condicio creditorum, a favore dell’esigenza di proteggere il “bene impresa”.
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Fauceglia, Giovanni Battista. "Le convenzioni bancarie di risanamento dell’impresa in crisi. Profili contrattuali e disciplina concorsuale." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2019. http://elea.unisa.it:8080/xmlui/handle/10556/4247.

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2017 - 2018
The thesis deals with the issue of banking conventions in wortkout agreements aimed at reorganizing the company in crisis. The theme is dealt with throught two interpretations: the bankruptcy law and the contract law, with the aim of an integrated interpretation between the two perspectives. [edited by Author]
XXXI ciclo
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Nascimben, Elena <1984&gt. "La crisi di impresa e il fine-vita aziendale: aspetti economici e giuridici della liquidazione." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3588.

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Dopo aver osservato la disciplina relativa alla liquidazione dal punto di vista procedurale, gestorio e degli effetti prodotti sugli organi sociali, si ritiene doveroso esaminarne i documenti che, per obbligo di legge o per necessità pratica, accompagnano l’espletamento della procedura e ne supportano le decisioni.
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Benedetti, Samanta <1988&gt. "Il controllo di gestione nella piccola impresa da opportunità a necessità nei periodi di crisi: Focus nel caso "Pacifico Srl"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3945.

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La mia tesi sul controllo di gestione vuole unire i concetti teorici che si trovano in letteratura e la loro applicazione in un caso pratico riguardante una piccola azienda. Il tema con cui ho voluto aprire la discussione è quello del perché un’azienda dovrebbe utilizzare il controllo di gestione, investendo quindi molto per implementare l’intero sistema, pur essendo soddisfatta della sua situazione economica. Ho poi cambiato punto di vista introducendo il tema della crisi, la quale vedremo riproporsi periodicamente nella vita dell’impresa dato il suo comportamento tipicamente ciclico. Anche in questo caso mi sono posta una domanda simile a quella di prima argomentando sul perché è necessario che un’azienda utilizzi il sistema di controllo di gestione durante periodi di decrescita aziendale. Infine, dopo aver ripassato i principali temi inerenti al controllo di gestione, dedico un intero capitolo all’analisi di un caso aziendale utilizzando i metodi e le risorse più consone a seconda delle peculiarità organizzative che lo caratterizzano, primo fra tutti la limitata dimensione e le limitate risorse economiche dell’azienda.
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GALEOTTI, EDOARDO. "I POTERI E LE RESPONSABILITÀ DEI CREDITORI TITOLARI DI STRUMENTI FINANZIARI PARTECIPATIVI NELL¿AMBITO DELLE PROCEDURE STRAGIUDIZIALI DI RISOLUZIONE DELLA CRISI DI IMPRESA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/346239.

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The dissertation deals with the powers and the responsibility of the banks which hold financial instruments referred to in article 2346, sixth paragraph of the Italian Civil Code within the framework of the out-of-court procedures of the resolution of the companies crisis. The first chapter aims to investigate the economic and legal reasons that encourage the use of the financial instruments within the abovementioned framework and the powers that can be allocated to the creditors by these in-struments. The second chapter analyzes the duty of goog faith and fair dealing of the banks which hold financial instruments and the consequences deriving from a breach of these principles. The third chapter draws the responsibility of the banks which hold financial instruments resulting from a violation of the article 2497 of the Italian Civil Code.
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MAGNO, Francesca (ORCID:0000-0002-5607-6309). "Gli effetti delle crisi di prodotto sulla relazione impresa-mercato: uno studio delle reazioni dei consumatori a diverse modalità di gestione dei product recall." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2010. http://hdl.handle.net/10446/516.

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Baliviera, Francesca <1987&gt. "Le crisi reversibili delle imprese di assicurazione." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2504.

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Barbazza, Alberto <1981&gt. "Gli accordi di ristrutturazione delle imprese in crisi." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5620.

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E’ affermazione diffusa fra gli interpreti del diritto quella secondo cui uno dei tratti distintivi della rinnovata disciplina del fallimento – così come si è venuta delineando all’esito di un complesso percorso di riforma iniziato con l’approvazione del decreto legge n. 35 del 2005, passato attraverso il decreto legislativo n. 269 del 2007 (cosiddetto “decreto correttivo”) e culminato negli ulteriori atti emendativi di cui al decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 – sia costituito da una decisa valorizzazione dell’autonomia a forme negoziate di soluzione della crisi dell’impresa. Ad una disamina più approfondita, tuttavia, ci si avvede che già la disciplina previgente – almeno nell’interpretazione propostane dalla giurisprudenza, anche di legittimità – offriva modelli di soluzione della crisi alternativi alla dichiarazione di fallimento, sebbene più orientati verso l’obiettivo della liquidazione dell’impresa, che non di conservazione della stessa. In tale prospettiva, dunque, il vero elemento di novità, introdotto dal legislatore della riforma, è consistito nel farsi espressamente carico del problema che costituiva il maggior ostacolo alla diffusione di pattuizioni di tale natura: la loro inidoneità, in assenza di specifica normativa (giusto il disposto dell’art. 1372 cod. civ.), ad esplicare effetti protettivi, per i creditori partecipanti all’accordo, anche nei confronti di quelli che non vi aderiscano. A tale problema ha inteso, appunto, offrire risposta l’art. 182 bis della l. fall., dettando una disciplina in relazione alla quale, tuttavia, sono stati individuati alcuni profili di criticità, che saranno oggetto d’esame nella parte conclusiva di questo studio, alla quale rimandiamo per una più approfondita analisi. Tra questi: il significato da attribuire all’espressione “regolare” pagamento dei crediti estranei; il valore da riconoscere all’accordo in assenza di sua omologazione, ovvero, nell’ipotesi opposta, l’individuazione dei limiti entro i quali può esplicarsi l’intervento dell’autorità giudiziaria (a riguardo, la giurisprudenza oscilla fra la tesi che ipotizza un mero controllo sul rispetto della procedura, e quella che predica, invece, la necessità di un riscontro sulla concreta attuabilità del piano di rientro); il riconoscimento dell’irretroattività di un eventuale accordo in frode ai creditori (problema che involge, evidentemente, quello dei rapporti fra la norma suddetta e l’art. 67, comma 3, lettera e) l. fall.) A far da sfondo a tali interrogativi vi è il problema di natura più squisitamente dogmatica e civilistica, che sarà oggetto d’esame nel secondo capitolo, della riconducibilità o meno di simili “contratti bilaterali plurisoggettivi” (come sono stati definiti dalla giurisprudenza di merito) entro schemi negoziali tipici.
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Modena, Matteo <1995&gt. "Le strategie di Crisis Management per reagire alla crisi Covid-19: il caso del sistema di ospitalità veneziano." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21620.

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La crisi Covid-19 ha avuto un grave effetto sull'economia nazionale. Uno dei settori maggiormente colpiti è stato quello turistico, a causa delle misure intraprese per contrastare la diffusione della pandemia. Trovandosi a fronteggiare una crisi globale senza precedenti (almeno in questo secolo), gli operatori turistici e i policy maker hanno dovuto ripianificare e riorganizzare l’attività all’interno delle destinazioni. In questo contesto è interessante capire come il sistema di offerta all’interno delle destinazioni si sia mosso per contrastare gli effetti negativi della crisi, studiando le strategie intraprese per sostenere le imprese dell’indotto. Si sono quindi prese in esame le strutture ricettive del comune di Venezia e Venezia Mestre, promuovendo uno studio volto ad indagare quali politiche di crisis management sono state messe in atto dagli operatori per far fronte alla recessione. Il testo si propone come uno studio qualitativo e quantitativo sull’effetto della crisi Covid sul sistema di ospitalità veneziano, con l’obiettivo di valutare gli aspetti strategico-organizzativi che possano essere state più efficaci per rispondere alla crisi. Il presente elaborato si ispira ad un progetto di ricerca sviluppato dal Centro di Ricerca NOIS (Dipartimento di Management) e promosso dall’Università Ca’ Foscari di Venezia.
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Petenò, Veronica <1996&gt. "CRISI E RISANAMENTO DELLE IMPRESE: ANALISI DI ALCUNI CASI PRATICI DI TURNAROUND." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17615.

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Il presente elaborato approfondisce il tema della crisi d’impresa e delle strategie che possono essere implementate con lo scopo di risanare la stessa. Ci si è concentrati in primis sulla definizione del termine “crisi” e sullo studio delle varie fasi in cui si sviluppa il fenomeno; sono stati poi approfonditi la classificazione delle tipologie di crisi sulla base delle cause scatenanti le stesse, l’analisi dei metodi di previsione del default e lo studio degli indicatori di bilancio ritenuti utili per la valutazione della situazione aziendale. Proseguendo si analizza il tema del risanamento aziendale: si definisce il termine “turnaround” e si esaminano i fattori chiave determinanti il successo della procedura e il Turnaround Index. Si definisce poi il processo di risanamento, le fasi che caratterizzano lo stesso e gli interventi che devono essere attuati per raggiungere l’equilibrio economico, finanziario e patrimoniale; per concludere si esamina il contenuto del piano che deve essere predisposto per l’attuazione del risanamento. Nella seconda parte della tesi ci si dedica invece allo studio di alcuni casi pratici di turnaround: si analizzano l’attività svolta dall’azienda e le cause che hanno condotto alla crisi, per poi procedere con la descrizione degli interventi implementati al fine di risanare l’impresa; in concomitanza con la parte qualitativa si realizza una breve analisi di bilancio, esaminando gli indicatori utili alla valutazione dello stato di salute dell’azienda.
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Grba, Marija <1994&gt. "Crisi Aziendali e Controllo Di Gestione: L'importanza degli strumenti di controllo nella prevenzione della crisi." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16711.

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Le recenti esperienze mostrano come il tradizionale percorso dell’impresa che, dalla situazione di normalità volge verso una situazione di crisi, preceduta da una fase di declino, abbia subito una evidente riduzione in termini temporali. Mentre nel passato il passaggio da una fase all’altra richiedeva anche anni, oggi la crisi si può presentare in modo molto veloce e senza che si verifichino segnali premonitori che nel passato invece caratterizzavano il processo. L’approccio al fenomeno della crisi deve cambiare in quanto non è più un fenomeno straordinario ma piuttosto un elemento di normalità che quindi si può presentare anche in modo ricorrente. Per un attento monitoraggio dello stato di salute dell’impresa, per prevenire le possibili cause di una crisi e, se possibile, trasformare un problema in un’opportunità occorre oggi creare un vero e proprio sistema articolato. È fondamentale comprendere come la presenza e il corretto utilizzo di strumenti tipici di controllo di gestione possa aiutare a cogliere i segnali di difficoltà o crisi dell’impresa. Intendo pertanto soffermarmi su tali aspetti cercando di rendere il più possibile l’importanza dei sistemi di controllo di gestione attraverso casi concreti o proponendone una misurazione alternativa capendone la fattibilità attraverso casi reali.
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DE, ROSA CORRADO. "IL FINANZIAMENTO ALLE IMPRESE IN CRISI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/282730.

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The subject of the analysis relates the liabilities against the banks arising from the lending to companies in economic distress or default ("concessione abusiva di credito"). Traditional doctrines, from France and Belgium, affirmed that the bank should be considered liable for the damages caused to the creditors of the company. This claim is based on the principle of entrust and deceptive appearance: the creditor negotiates with the company, and trusts the company's solvency, because the bank funded (and keeps on founding) it. Italian courts (see also Cassazione Sezioni Unite 7029-7030-7031/2006) followed the above mentioned interpretation, but determined that the creditor's claim is personal: the bank cannot be sued by the official receiver ("curatore fallimentare"). As a consequence of the above, banks are actually immune from any claim: single creditors do not have the power and information needed to prove the liability. “Concessione abusive del credito”, under this interpretation, is a rigid and limited tort. Some Authors suggested that the banks, in case of negligent lending, can be considered as shadow directors - interfering in the company's decisions - and can be sued by the official receiver ("curatore fallimentare") for the damages caused to the company itself. This analysis explores another solution, resulting from recent studies in Germany (H. KÖTZ, Vertragsrecht, Tübingen, 2009) and Italy (C. MIGLIO, L’autonomia privata nel rapporto di finanziamento bancario, Giust. Civ. 2013, 9, p. 473). Briefly, under this different interpretation, the bank's loan granted to companies defaulted and/or in distress, should be considered void. This different solution considers the “concessione abusive di credito” a threat to economic public order, generating negative externalities. Italian Constitution states that economic initiatives (“iniziativa economica”) cannot be contrary to public social utility (art. 41 co 2) – and bank law declares that the bank is obliged to a safe and prudent lending (art. 5 T.U.B.). As a consequence of the above mentioned second interpretation, the banks lose every guarantee, mortgage and surety securing the relevant loans; furthermore the banks can be sued by “curatore fallimentare” for precontractual liability (art. 1338 c.c.): if someone does not disclose the voidness of a contract (that he knows or should know that it is void) the other part shall be compensated of the relevant damages suffered. The last step of the analysis regards loan agreements executed in the framework of a restructuring procedure. Italian bankruptcy law has developed in the last 10 years three different restructuring procedures: “piani di risanamento” (art. 67 l.fall.), “concordato preventivo” (art. 160 l.fall.) and “accordi di ristrutturazione dei debiti” (art. 182-bis l.fall.). According to the prevailing doctrine, in the context of a restructuring procedure, the bank cannot be considered liable of “concessione abousiva di credito”: the relevant loan agreement is promoted and fostered by Italian law. But under an economic analysis of such law, a “no liability” rule is inefficient: the bank could avoid any credit rating and investigation on the condition of the company, allocating the default risk on the other creditors. We suggest that Italian law’s “favor” should be valued in considering bank’s malice or negligence. Only when the lender knows (or should have known) that the turnaround plan was inconsistent, he should be asked for compensation by the creditors. In this perimeter, the contract should be usually considered enforceable: Italian law encourages lending during the turnaround procedures – the contract is not contrasting economic public order, but it can be the base of a compensation plea.
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Melandri, Antonio <1986&gt. "La crisi finanziaria e il test di impairment sull'avviamento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2479.

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La crisi finanziaria e strutturale che ha colpito dal 2009 i mercati globali ha avuto notevoli ripercussioni nella vita delle imprese sia Europee che extra UE. Nel presente lavoro si vuole analizzare come la situazione congiunturale attuale incida fortemente nella valutazione periodica del valore delle attività immateriali, e più precisamente nell'avviamento, attraverso l'analisi di alcuni esempi reali.
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PIERGENTILI, EMANUELE. "Le politiche di bilancio nella letteratura nazionale ed internazionale. Un'analisi empirica nelle imprese in crisi." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2016. http://hdl.handle.net/11566/242964.

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Il lavoro affronta il tema delle politiche di bilancio (o earnings management) assumendo due differenti, ma complementari, prospettive di analisi. Nella prima parte, attraverso un’analisi comparata dei contributi della dottrina italiana ed internazionale, si approfondiscono i presupposti ed i caratteri fondamentali di tali politiche. La review della letteratura consente di individuare nella ineliminabile discrezionalità valutativa insita nella sua composizione il fattore primario cui ricondurre ogni politica di bilancio. L’approfondimento successivo riguarda, invece, il giudizio circa l’ammissibilità di tali politiche. La dottrina ragionieristica italiana si mantiene, per lungo tempo, favorevole ad accorte politiche contabili, in grado, anche mediante la creazione di riserve “occulte”, di favorire la crescita dell’impresa e proteggerne gli interessi. In mercati finanziari molto sviluppati, come quelli anglosassoni, il giudizio degli studiosi è invece decisamente negativo rispetto al compimento di politiche di bilancio in grado di ridurre la trasparenza informativa e la “decision usefulness” dei dati contabili. Rilevanti differenze si riscontrano, infine, con riferimento all’approccio alla ricerca. La dottrina italiana mantiene, fino a tempi recenti, un orientamento di tipo “normativo” e prescrittivo; laddove, al contrario, la ricerca in ambito internazionale assume connotati prevalentemente “empirici”, a partire dagli anni ’60 del secolo scorso. Sulla scorta dei profondi cambiamenti intervenuti anche nella ricerca accademica nazionale e al deciso avvicinamento all’orientamento affermatosi specie nel contesto anglosassone, la seconda parte del lavoro è dedicata ad un’indagine empirica svolta nel contesto delle imprese italiane non quotate in stato di crisi. Si intende, in particolare, verificare se, e in che misura, tali aziende ricorrono a politiche di bilancio strumentali, rispetto ad un campione di imprese “sane”. L’analisi viene condotta su 104 imprese coinvolte in procedure concorsuali, nel corso degli anni2013 – 2015, poste a confronto con un pari numero di imprese non in crisi, comparabili per settore e dimensione. L’individuazione delle pratiche di earnings management si avvale di metodi basati sull’analisi delle componenti non monetarie del working capital, scomposte in modo da ottenere una stima della parte manipolata dagli amministratori. I risultati della ricerca evidenziano politiche contabili particolarmente “aggressive” (c.d. di income increasing), da parte delle imprese in crisi, negli esercizi più distanti l’apertura della procedura concorsuale; salvo poi riscontrare un effetto “riversamento” ed una correzione di segno opposto nel periodo immediatamente precedente l’accertamento del dissesto. La riflessione teorica su presupposti e caratteri delle politiche di bilancio induce però a considerare con una certa cautela i risultati di analisi empiriche che finiscono per ridurre il complesso tema della discrezionalità valutativa all’applicazione di un modello econometrico che, per quanto raffinato, non potrà mai cogliere ogni aspetto rilevante delle politiche in esame.
The aim of this research is to investigate the relevant matter of earnings management, through the comparative analysis of the Italian and international studies in accounting. The first section of the research examines the origin and the main characteristics of earnings management. Specifically, in the first chapter, an analysis has been conducted about the contribution of the main Italian and Anglo-Saxon scholars, who have emphasized that the origin of earnings management essentially relies on the discretionary judgment required in preparing the financial reporting. While Italian researchers have stated that a proper use of the earnings management is possible, when the purpose is that to preserve the company from the shareholders’ possible request of an excessive dividend, in the Anglo-Saxon context, instead, the earnings management has always been censured due to its detrimental effects for the “true and fair” view of the financial statements. In the second section of the research, an empirical analysis has been conducted in the context of Italian distressed firms. The purpose of this part of the study is to examine the consequences of financial distress on earnings management practices. The analysis has been focused on 104 Italian private distressed firms, compared with a sample of “healthy” companies, with similar size and in the same business sector. The working capital discretionary accruals have been used as a proxy of earnings management. This method has been deepen investigate in the second chapter of the work. The main findings of the study, presented in the third chapter of the work, are the following. There is evidence that distressed firms exhibit higher discretionary accruals than “healthy” firms do. Particularly, bankrupted firms exhibit positive discretionary accruals during the first years of the distressed period, clearly demonstrating earnings increasing practices. During the years before the crisis, instead, there is evidence of large negative discretionary accruals, due to a “reversal” effect and income decreasing practices.
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Pessotto, Marta <1994&gt. "IL CREDITO ALLE IMPRESE DOPO LA CRISI: VALUTAZIONE EMPIRICA DI UTILIZZO DEI FINANZIAMENTI IN POOL." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14306.

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Il primo luogo l’elaborato intende sviluppare una trattazione generale dei temi della liquidità e della solvibilità in banca, e un’analisi del ruolo della liquidità nella recente crisi finanziaria. Viene poi presentata la risposta alla crisi finanziaria da parte del comitato di Basilea con la pubblicazione di Basilea III e il cambiamento nell’erogazione bancaria di prestiti alle imprese. In seguito viene analizzata la nascita di un nuovo strumento di finanziamento: il Finanziamento in Pool. La ragione che muove questa analisi è data principalmente dall’importanza assunta da queste tipologie di finanziamento all’interno dei mercati finanziari, nonché delle relative funzionalità ad essi sottesi, come l’entità della somma erogata e il partizionamento del rischio fra i co-finanziatori. Nell’ultimo capitolo empirico si intende proporre un analisi di mercato relativa all’utilizzo del finanziamento in pool in una delle maggiori banche d’investimento italiane, mostrando come questo strumento sia redditizio e preferibile alle normali operazioni bilaterali.
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Gogliettino, Gian Piero. "La tutela dei lavoratori subordinati e dei livelli occupazionali nel trasferimento d'azienda di imprese in crisi o insolventi." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423512.

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The protection of employees and employment levels in the event of a business crisis or insolvency - Summary. The research, from a historical reconstruction of the internal discipline of the circulatory phenomenon of  performing firms and considering the European Union law and its jurisprudence, has focused on innovations that have affected domestic order with respect to the transfer of businesses in crisis or insolvent as a result of the conviction of our country by the European Court of Justice judgment no. 561/ 07 of 2009. In particular, the analysis focused on new art. 47, c . 4 bis, the l. n . 428/1990.  Significant attention has been paid to aspects related not only to the new arrangement and debt restructuring agreement, but also to the extraordinary administration procedure  in relation to  detecting the constant critical issues with respect to the EU Directive no. 2001/23. The study ultimately focused on collective protection, as part of the circulatory system, raised in favour of the employees of companies in crisis or ailing. This can take on strategic importance, with respect to the retention of employment levels.
La tutela dei lavoratori subordinati e dei livelli occupazionali nel trasferimento d’azienda di imprese in crisi o insolventi – Riassunto. La ricerca, partendo da una ricostruzione storica della disciplina interna del fenomeno circolatorio delle imprese in bonis, anche alla luce del diritto dell’Unione europea e della sua giurisprudenza, si è concentrata sulle novità che hanno interessato l’ordinamento domestico, rispetto al trasferimento delle imprese in crisi o insolventi, a seguito della condanna del nostro Paese da parte della Corte di giustizia europea con sentenza n. 561/07 del 2009. In particolare, l’analisi si è concentrata sul nuovo art. 47, c. 4 bis, della l. n. 428/1990 e di come lo stesso si pone, in termini di compatibilità, riguardo alle indicazioni sovranazionali. Significativa attenzione è stata posta ai risvolti lavoristici connessi non solo al nuovo concordato preventivo e all’accordo di ristrutturazione dei debiti, ma anche alla procedura dell’amministrazione straordinaria, pur non mancando di rilevare i costanti profili di criticità rispetto alla direttiva comunitaria n. 2001/23. Lo studio, infine, si è concentrato sulle tutele collettive, nell’ambito del processo circolatorio, poste a favore dei lavoratori dipendenti delle imprese in crisi o decotte, nonché sulla strategicità che possono assumere, rispetto alla conservazione dei livelli occupazionali, sia le politiche passive che quelle attive del lavoro.
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MOI, MARTINA. "I contratti di rete." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2015. http://hdl.handle.net/11584/266818.

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The network contract, introduced into the Italian judicial system with the legislative decree February 10, 2009, n. 5 is a contract by which «more entrepreneurs pursue the aim of increasing, individually and collectively, their capacity for innovation and their competitiveness on the market and to this end they commit themselves, on the basis of a joint program of network, to collaborate in predetermined shapes and fields related to the exercise of their business, or to exchange information or services of an industrial, commercial, technical or technological nature or to exercise together one or more activities which belong to the scope of their business». It is a new legal judicial instrument designed by the legislature to renew the national economy and, in particular, the growth and the competitiveness of small and medium enterprises. The institute was founded as a response to the recent international crisis which has forced the companies to react and give a new impulse to the production system. To adapt themselves to this new requirement and operate in the national and international market, Italian companies have found in the contract a new form of aggregation through which they can achieve an entrepreneurial growth in terms of innovation and competitiveness, without having to resort to the establishment of a new legal entity. The first form of collaboration between companies was, in fact, that of the "industrial district" as socio-economic entity made up of a set of companies generally belonging to the same productive sector and located in determined and circumscribed area. Subsequently, the internationalization of companies and the globalization of markets has led to the failure of industrial districts and, at the same time, the emergence of business networks as a economic and legal phenomenon more complex. Business networks are characterized, in fact, by forms of association between two or more companies, independent from each other, which act in a coordinated way to make the small and medium enterprises more competitive in foreign markets. This form of aggregation, even promoted at European level with the "Small Business Act" of the European Commission, found a legal recognition in the new figure of the network contract, whose legal nature is still at the centre of a debate in doctrine.
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Serena, Sara <1994&gt. "Gestire l'ecosistema destinazione in chiave di resilienza: un approfondimento sulla letteratura di Destination Crisis Management." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19114.

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Lo scenario turistico del periodo Covid-19 sottolinea in modo importante la necessità per le organizzazioni turistiche di lavorare in sinergia per risollevarsi dalle difficoltà che ne sono scaturite e impone una riflessione circa il concetto di resilienza delle destinazioni turistiche. Nonostante le teorizzazioni sui siano emerse ormai da anni, si riscontrano delle lacune circa la loro connessione con la teoria di Destination Crisis Management: in particolare, i riferimenti sono circoscritti alla constatazione che crisi ed eventi maggiori possono scaturire delle relazioni di collaborazione. Tuttavia, non si entra nel merito della questione e, soprattutto, questa non viene approfondita nella letteratura specifica di gestione della crisi. Con questo contributo, dunque, si prova a metter in luce suddette connessioni e lacune, aprendo anche la discussione alla tematica, ad oggi apparentemente ancora poco approfondita, relativa alla possibilità per alcuni modelli organizzativi delle destinazioni di rivelarsi più resilienti. Il primo capitolo definisce il contesto, ovvero l'attuale crisi che interessa il comparto turistico globalmente, dal quale è ravvisabile l'accresciuta importanza di trattare i temi di destination crisis management. Nel secondo capitolo, quindi, viene riportata una piccola rassegna di significanti contributi relativi alle crisi nelle destinazioni, dalla quale sembra emergere blandamente il punto di vista della gestione atta non solo a contrastare le crisi, ma anche a rendere le destinazioni più resilienti. Da questa osservazione, viene poi proposta un'elaborazione del concetto di resilienza delle destinazioni. Il terzo capitolo è dedicato all'analisi delle caratteristiche dello specifico contesto delle destinazioni e delle relative dinamiche emergenti - l'influenza dei trend e l'importanza delle collaborazioni -. Da questi presupposti viene descritto un modello organizzativo chiamato quale possibile luogo ideale per le moderne destinazioni turistiche e per la realizzazione di una gestione più resiliente. Infine, il quarto capitolo riporta considerazioni e punti di vista degli attori principali di una destinazione turistica, attraverso una ricerca empirica di tipo qualitativo.
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Piva, Stefano <1994&gt. "L'analisi della sopravvivenza per le imprese di piccole e medie dimensioni,durante e dopo la crisi finanziaria." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14861.

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La sopravvivenza delle imprese è da sempre oggetto di studio da parte della letteratura economica che negli anni, ha prodotto vari risultati, dando vita a risultati teorici e differenti tesi, con lo scopo d'individuare le ragioni che hanno permesso alle imprese di durare nel tempo. Alla luce della crisi che ha investito l’economia mondiale negli ultimi 10 anni, il presente elaborato si pone l’obiettivo di fornire uno scenario, , sull’ evoluzione delle variabili che impattano sulla sopravvivenza delle PMI italiane
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Favaretto, Teresa <1997&gt. "Le strategie di Impression Management applicate dalle imprese dopo una crisi: i casi Boeing e Costa Crociere." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20232.

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Il problema che con la presente tesi mi sono posta ad affrontare è stato quello di indagare come il management delle imprese che hanno subito dei gravi disastri e incidenti, imputabili all’errore umano e che hanno coinvolto dei civili, abbia sfruttato le teorie di impression management, nei propri mezzi di comunicazione, per rispondere a questi disastri e recuperare la propria legittimità sociale. L’obbiettivo della mia ricerca è stato quello di indagare com’è cambiata l’informativa aziendale dall’anno precedente a quello successivo alla crisi. Partendo da due imprese, che hanno subito questo tipo di incidenti, ho voluto comparare le differenti strategie di risposta ai fatti accaduti, partendo dalle teorie di impression management e analizzare poi i rispettivi impatti finanziari e sulla reputazione.
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Fabbrini, Massimiliano. "Strumenti giuridici di prevenzione delle crisi delle imprese : una comparazione fra il modello francese e il modello italiano." Paris 10, 2007. http://www.theses.fr/2007PA100181.

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Cette recherche a pour objectif la comparaison entre les systèmes juridiques italien et français. Elle veut en particulier analyser les solutions que ces systèmes offrent au débiteur en difficulté. Pour développer tel étude on a effectué avant tout une vaste reconstruction historique sur l'évolution de la législation des deux pays. Dans la seconde partie je me suis par contre dédié à la comparaison directe des règles. En fin un dernier chapitre est dédié à la responsabilité pour soutien abusif. Ce thème représente un aspect problématique de la prévention. Les conclusions sont que les deux systèmes sont bien différents. La législation française est plus complète et surtout plus efficace au regard de la sauvegarde des entreprises. La loi italienne après la reforme, au fin de favoriser les accords avec les créanciers, parvient à sacrifier les droits des créanciers plus faibles
This study wants to compare the Italian legal ordering with French one. The topic is in particular the solutions that these orderings offer to the debtor in difficulty. In order to carry out such study one has been carried out first of all wide historical reconstruction on the evolution of the legislation of the two countries. The second part is instead dedicates to the direct analysis of the norms. The last chapter is dedicated at banks position. This aspect represents a problem for crisis’s prevention. We arrive at the conclusion that these two systems are very different. The French law is more complete and it’s more useful for enterprise. The Italian one wants to advice the creditors’ agreement, but on this way it sacrifices the minority creditors
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VENINI, GIULIA. "Evoluzione dei modelli di gestione e sviluppo delle persone in azienda nella transizione tra crescita e crisi economica." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/28329.

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Il presente lavoro di ricerca si propone di osservare natura e caratteristiche del processo di cambiamento che sta avendo luogo all’interno delle organizzazioni aziendali nazionali per quanto attiene i modelli di formazione e crescita della classe dirigenziale, al fine di documentare quali strumenti e soluzioni sono dispiegate dalle imprese per far fronte alla prolungata instabilità del contesto economico-finanziario. Più in dettaglio, il progetto si attende di osservare e documentare quanto e come il clima economico ha impattato sul sistema delle organizzazioni italiane e quanto e come la cultura organizzativa sia stata influenzata dalla fase critica e abbia reagito apportando conseguenti trasformazioni al suo interno. Lo fa scegliendo come punto di vista quello dello sviluppo delle persone nelle organizzazioni, nello specifico dello sviluppo e formazione del management in azienda. La ricerca ha proceduto nel corso degli anni a quattro fasi di rilevazione: 2008-2009-2010-2011, con l’obiettivo di monitorare l’andamento e la rilevanza dei processi di formazione manageriale. Il monitoraggio longitudinale sulle dinamiche della domanda di questo tipo di formazione da parte delle imprese e sulle scelte di formazione (sempre manageriale) ha permesso di analizzare i mutamenti che hanno avuto luogo nel passaggio da una fase di prolungata, seppur contenuta, crescita economica ad una fase recessiva fino ad una fase di crisi economica e ha inteso tracciare gli impatti che questo andamento altalenante ha riflesso sulle organizzazioni. Partendo dall’analisi della letteratura sul declino organizzativo, l’approccio scelto inquadrerà diverse variabili organizzative e descriverà le differenti performance e le soluzioni contingenti rilevate tra le imprese che compongono il campione di studio.
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RIZZI, FRANCESCA. "Imprese familiari e acquisizioni: come la famiglia influenza le strategie e le performance aziendali." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/39860.

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Il presente lavoro, riconoscendo la rilevanza che le aziende familiari detengono all’interno del contesto internazionale, con particolare riferimento a quello italiano, si propone di analizzare la loro propensione verso l’implementazione della strategia di acquisizione. In particolare lo studio, composto da tre paper tra loro connessi, è volto a delineare una “fotografia” del tessuto imprenditoriale italiano rilevando le caratteristiche delle aziende familiari e della tipologia delle operazioni di crescita per via esterna da queste conseguite. Inoltre, la ricerca fornisce delle comparazioni con le operazioni svolte dalle imprese non familiari così da comprenderne similitudini e differenze evidenziando come la partecipazione della famiglia proprietaria, sia in termini di proprietà che di gestione, incida sulla predisposizione ad acquisire. Il primo paper indaga l’attitudine delle imprese familiari e non familiari ad acquisire, mostrando tipologie e caratteristiche delle operazioni di crescita per via esterna da queste conseguite nel periodo 2000 – 2014. Il secondo lavoro, approfondito il ruolo della distanza culturale ed economica tra acquirente ed acquisita, verifica se le aziende familiari hanno economicamente beneficiato dell’implementazione della strategia di crescita per via esterna. Il terzo contributo analizza come le differenti modalità e livelli di coinvolgimento diretto della famiglia alla vita d’impresa incida sulla predisposizione ad acquisire.
The aim of this work, which recognizes the importance of family-owned firms in the international environment – focusing in particular on the Italian context – is to analyze their propensity to implement the acquisition strategy. The study, composed of three interrelated papers, is intended to “take a picture” of the Italian entrepreneurial fabric, by detecting the features of family firms and the type of growth operations through acquisitions. Furthermore, this research outlines comparisons with the operations led by non family firms, in order to understand similarities and differences by highlighting how the role of family owner, both in terms of property and management, influences the propensity to acquire.  The first paper examines the propensity of family and non family firms to acquire, showing the types and features of the growth operations through acquisitions in the timeframe 2000 - 2014. The second paper, after studying in depth the role of the cultural and economic distance between the acquirer and target, checks whether family firms benefitted from the implementation of acquisition. The third paper analyses the influence of the several implementation procedures and the level of direct involvement of the family in the life of the firms on the propensity to acquire.
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RIZZI, FRANCESCA. "Imprese familiari e acquisizioni: come la famiglia influenza le strategie e le performance aziendali." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/39860.

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Il presente lavoro, riconoscendo la rilevanza che le aziende familiari detengono all’interno del contesto internazionale, con particolare riferimento a quello italiano, si propone di analizzare la loro propensione verso l’implementazione della strategia di acquisizione. In particolare lo studio, composto da tre paper tra loro connessi, è volto a delineare una “fotografia” del tessuto imprenditoriale italiano rilevando le caratteristiche delle aziende familiari e della tipologia delle operazioni di crescita per via esterna da queste conseguite. Inoltre, la ricerca fornisce delle comparazioni con le operazioni svolte dalle imprese non familiari così da comprenderne similitudini e differenze evidenziando come la partecipazione della famiglia proprietaria, sia in termini di proprietà che di gestione, incida sulla predisposizione ad acquisire. Il primo paper indaga l’attitudine delle imprese familiari e non familiari ad acquisire, mostrando tipologie e caratteristiche delle operazioni di crescita per via esterna da queste conseguite nel periodo 2000 – 2014. Il secondo lavoro, approfondito il ruolo della distanza culturale ed economica tra acquirente ed acquisita, verifica se le aziende familiari hanno economicamente beneficiato dell’implementazione della strategia di crescita per via esterna. Il terzo contributo analizza come le differenti modalità e livelli di coinvolgimento diretto della famiglia alla vita d’impresa incida sulla predisposizione ad acquisire.
The aim of this work, which recognizes the importance of family-owned firms in the international environment – focusing in particular on the Italian context – is to analyze their propensity to implement the acquisition strategy. The study, composed of three interrelated papers, is intended to “take a picture” of the Italian entrepreneurial fabric, by detecting the features of family firms and the type of growth operations through acquisitions. Furthermore, this research outlines comparisons with the operations led by non family firms, in order to understand similarities and differences by highlighting how the role of family owner, both in terms of property and management, influences the propensity to acquire.  The first paper examines the propensity of family and non family firms to acquire, showing the types and features of the growth operations through acquisitions in the timeframe 2000 - 2014. The second paper, after studying in depth the role of the cultural and economic distance between the acquirer and target, checks whether family firms benefitted from the implementation of acquisition. The third paper analyses the influence of the several implementation procedures and the level of direct involvement of the family in the life of the firms on the propensity to acquire.
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GENTILE, CAROLINA. "GLI ACCORDI DI RISTRUTTURAZIONE DEI DEBITI DELL'IMPRESA ARTICOLATA IN UN GRUPPO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/98839.

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La tesi si propone l’obbiettivo di analizzare la disciplina degli accordi di ristrutturazione dei debiti dell’impresa articolata in un gruppo, come prevista nel nuovo codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza. Il lavoro è strutturato in quattro capitoli, il primo dei quali ha la funzione di breve introduzione all’argomento. Più precisamente, nell’ambito del primo capitolo si è voluto dare conto dello stato dell’arte nel contesto ante riforma e dei principi che hanno ispirato la riforma. Esaurita la parte introduttiva, il secondo capitolo è stato dedicato, invece, ad esporre i rilievi preliminari sui termini del problema, anche al fine di individuare le modalità interpretative per una ricostruzione dottrinale della disciplina, la quale appare, prima facie, piuttosto lacunosa. La seconda parte del capitolo è stata dedicata, invece, ad esaminare la nozione di gruppo, al fine di definire l’ambito applicativo della nuova disciplina. Nell’ambito del terzo capitolo si è proceduto, invece, a dare conto del ruolo riferibile alla holding nella gestione della crisi di gruppo. Si è, poi, dato luogo all’analisi della fattispecie normativa degli accordi di ristrutturazione dell’impresa articolata in un gruppo, trattando in modo più approfondito dei problemi applicativi che l’istituto pone. Il quarto capitolo, infine, è stato dedicato ad una disamina dei profili procedimentali, ovvero delle problematiche che vengono in considerazione nella fase processuale cui gli accordi di ristrutturazione sono soggetti al fine della loro omologazione.
The thesis aims to analyze the discipline of debt restructuring agreements of the corporate group enterprise, as provided for in the new code of business crisis and insolvency. The work is structured into four chapters, the first of which serves as a brief introduction to the topic. More precisely, in the context of the first chapter it is showed the state of the art in the pre-reform context and of the principles that inspired the reform. The second chapter is dedicated, instead, to exposing the preliminary remarks on the terms of the problem, also in order to identify the interpretative methods for a doctrinal reconstruction of the discipline which appears, prima facie, rather incomplete. The second part of the chapter is dedicated to examining the notion of group, in order to define the application scope of the new discipline. In the context of the third chapter, instead, it was considered the role attributable to the holding in managing the group crisis. Then there were analyzed the application problems of the discipline debt restructuring agreements of the group enterprise. The fourth chapter is dedicated to an examination of the procedural profiles, i.e. the problems that are taken into consideration with regard to the procedural phase to which the restructuring agreements are subject in order to be approved.
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GENTILE, CAROLINA. "GLI ACCORDI DI RISTRUTTURAZIONE DEI DEBITI DELL'IMPRESA ARTICOLATA IN UN GRUPPO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/98839.

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La tesi si propone l’obbiettivo di analizzare la disciplina degli accordi di ristrutturazione dei debiti dell’impresa articolata in un gruppo, come prevista nel nuovo codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza. Il lavoro è strutturato in quattro capitoli, il primo dei quali ha la funzione di breve introduzione all’argomento. Più precisamente, nell’ambito del primo capitolo si è voluto dare conto dello stato dell’arte nel contesto ante riforma e dei principi che hanno ispirato la riforma. Esaurita la parte introduttiva, il secondo capitolo è stato dedicato, invece, ad esporre i rilievi preliminari sui termini del problema, anche al fine di individuare le modalità interpretative per una ricostruzione dottrinale della disciplina, la quale appare, prima facie, piuttosto lacunosa. La seconda parte del capitolo è stata dedicata, invece, ad esaminare la nozione di gruppo, al fine di definire l’ambito applicativo della nuova disciplina. Nell’ambito del terzo capitolo si è proceduto, invece, a dare conto del ruolo riferibile alla holding nella gestione della crisi di gruppo. Si è, poi, dato luogo all’analisi della fattispecie normativa degli accordi di ristrutturazione dell’impresa articolata in un gruppo, trattando in modo più approfondito dei problemi applicativi che l’istituto pone. Il quarto capitolo, infine, è stato dedicato ad una disamina dei profili procedimentali, ovvero delle problematiche che vengono in considerazione nella fase processuale cui gli accordi di ristrutturazione sono soggetti al fine della loro omologazione.
The thesis aims to analyze the discipline of debt restructuring agreements of the corporate group enterprise, as provided for in the new code of business crisis and insolvency. The work is structured into four chapters, the first of which serves as a brief introduction to the topic. More precisely, in the context of the first chapter it is showed the state of the art in the pre-reform context and of the principles that inspired the reform. The second chapter is dedicated, instead, to exposing the preliminary remarks on the terms of the problem, also in order to identify the interpretative methods for a doctrinal reconstruction of the discipline which appears, prima facie, rather incomplete. The second part of the chapter is dedicated to examining the notion of group, in order to define the application scope of the new discipline. In the context of the third chapter, instead, it was considered the role attributable to the holding in managing the group crisis. Then there were analyzed the application problems of the discipline debt restructuring agreements of the group enterprise. The fourth chapter is dedicated to an examination of the procedural profiles, i.e. the problems that are taken into consideration with regard to the procedural phase to which the restructuring agreements are subject in order to be approved.
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RIOLFO, Gianluca. "DISCIPLINA DEL CONTRATTO DI RETE E DISCIPLINA DELL’IMPRESA: UNA COMPLESSA VICENDA ERMENEUTICA." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/11562/911187.

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Oggetto del lavoro è il contratto di rete, introdotto nel nostro ordinamento dal legislatore italiano con l’art. 3, comma 4-ter e seguenti del d.l. n° 5/2009 (e successive modifiche ed integrazioni). Attraverso tale contratto si cerca di fornire una prima regolamentazione ad un fenomeno economico ed imprenditoriale noto da alcuni anni: quello della collaborazione tra piccole e medie imprese finalizzata alla crescita delle stesse dal punto di vista della competitività e della capacità innovativa. Mentre in altri ordinamenti, per disciplinare i reciproci rapporti all’interno della rete e verso i terzi, vengono utilizzate forme contrattuali note, non necessariamente proprie esclusivamente del fenomeno reticolare, il nostro legislatore ha invece optato per l’introduzione di un contratto che, pur avvicinandosi ad altri, pare manifestare una sua autonomia e distinte peculiarità. Partendo dalla disamina dei diversi testi normativi che si sono succeduti nel breve volgere di pochi anni, si è tentata una ricostruzione del contratto di rete in grado di metterne in evidenza la particolare causa nonché l’oggetto che lo contraddistingue. Da tale ricostruzione pare poter convenire con quella parte di dottrina che individua nel contratto di rete un “tipo” contrattuale autonomo (distinguendosi da altra pur autorevole posizione dottrinale che si esprime in termini di contratto “trans-tipico”), da ascriversi alla categoria dei contratti plurilaterali con comunione di scopo a struttura associativa. Trai vari aspetti di rilievo che caratterizzano la disciplina del contratto di rete, si è posta particolare attenzione alla funzione del “programma di rete”, al ruolo e alla composizione dell’organo comune (elemento peraltro facoltativo), alla natura giuridica e alla funzione del fondo comune (altro elemento la cui presenza non è necessaria) e, infine, alla possibilità di far acquisire alla rete una propria soggettività (tale ultima scelta lasciata all’esercizio di un’espressa opzione da parte dei contraenti). Dopo aver tentato un inquadramento sistematico del contratto, l’ultima parte del lavoro è rivolta all’esame di alcune questioni problematiche poste dall’utilizzo di una rete tra imprese nel momento in cui si verifichi una situazione di crisi o, peggio, di decozione di uno degli aderenti o (se configurabile) della stessa rete nel suo complesso. A tal fine si è distinta l’ipotesi di una rete con soggettività, per la quale è predicabile un fallimento in proprio in quanto impresa autonoma rispetto ai singoli retisti, dall’ipotesi della rete-contratto, dove invece non pare individuabile un “soggetto” fallibile. In entrambe le situazioni si è cercato poi di comprendere quali conseguenze possano aversi dalla dichiarazione di fallimento di uno o più imprese legate dal contratto di rete in particolare sulle residue possibilità di realizzare il programma di rete originario. Proprio nell’affrontare tali questioni rilevano le modalità in cui concretamente può risultare strutturata la rete (e di cui si è tentata una ricostruzione nei capitoli precedenti): quindi rete con o senza soggettività; nel caso di assenza della soggettività, rete senza organo comune e fondo comune, oppure rete con organo e fondo; nel caso in cui vi sia l’organo comune, se questo venga strutturato come mandatario con o senza rappresentanza.
The object of the present paper is the network contract that Italian legislator has ruled in the art. 3, par. 4-ter and following of the d.l. n° 5/2009 (as subsequently modified and integrated). This particular type of contract tries to give a first legal framework to the economic phenomena, well known for many years, of interfirm cooperation and collaboration: where firms are small o medium size, one way to increase competitivity and innovation is to create a net among them. In other states, law doesn’t regulate relations between firms linked in a net with specific rules: are used common contractual forms of agreement that are not specific for a network. Instead, Italian legislator has introduced a specific contractual form which is similar to other, but it is not the same: a contract that has autonomous identity and own peculiarities. The paper begins examining the different laws that in few years was issued one after the others, the last modifying the previous, trying to find out the essential elements of the contract and, especially, to describe its object and its particular cause. Seems to be correct the opinion of that part of the doctrine that recognize in the network agreement an autonomous “type” of contract (differently, other part of the doctrine speak about “trans-typical” contract). We can probably say that it is a multilateral contract with common purpose and associative structure. Many aspects of the network agreement are relevant but our attention goes especially to: the function of the “network program”; the role and the composition of the managing joint body, called “organo comune” (but it isn’t a necessary element); the nature and the function of the mutual fund, called “fondo comune” (but it is another non necessary element); finally, the possibility for the network to get, through a specific contractor’s option, legal personality. So, the first part of the paper is dedicated to reconstruct the “Systematic” for the network contract, the last part of the paper is dedicated to the examination of some problematic aspects: for examples, what happens when one or more firms linked in the net enter a state of crisis or, worst, gets bankrupt; or, if it’s possible, when the net itself gets bankrupt. We distinguish between network with own legal personality or without it: the first case the network itself can go bankrupt regardless the state of crisis of one or more firm linked in the net; in the second case of network without legal personality, it’s not possible to find a subject who can go bankrupt. In both situations we have tried to find out the consequences of the bankruptcy of one or more firms part of the net and, inter alia, if there are residual possibilities to carry out the original network program. Facing the last questions, it’s important to have cleared before the different ways in which network can operate (aspects seen in the previous chapters): network with or without legal personality; network without legal personality, with or without a managing joint body (“organo comune”) and a mutual fund (“fondo comune”); and if the managing joint body is present, how it acts for, and represents, the firms linked in the net (in other words, which is the agency scheme).
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LEO, SABRINA. "La contrazione del credito durante la crisi finanziaria: credit crunch o credit selection? Una disamina sull’andamento del credito bancario italiano tra framework normativo e crisi finanziaria." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/11573/583797.

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L’intensificarsi delle turbolenze finanziarie che ha accompagnato il tracollo di Lehman Brothers nel settembre 2008, si è tradotto a livello mondiale in un consistente aumento dei livelli di incertezza percepita in tutte le classi di attività. Le principali dinamiche del periodo hanno riguardato in prima battuta il perdurare di significative disfunzioni nei mercati finanziari con ripercussioni sui livelli di fiducia e di incertezza e, successivamente sull’attività economica: a livello mondiale essa si è attestata su livelli molto deboli a seguito di una brusca contrazione di tutte le aree economiche principali. Il paventarsi dell’insorgere di un rischio sistemico ha sollecitato i governi e le banche centrali di tutto il mondo a porre in essere importanti misure d’intervento atte al contenimento dello stesso ed al ripristino della stabilità finanziaria. L’onda d’urto si è riversata sulle attività delle economie avanzate le quali hanno risentito negativamente delle esigenze di “riposizionamento di bilancio”, di famiglie e imprese. I mercati emergenti, per effetto a catena, non sono stati risparmiati, a causa del calo insolito dell’interscambio mondiale. A partire dal secondo trimestre del 2009 le misure di politica monetaria e fiscale, come pure i provvedimenti intesi a stabilizzare il settore finanziario, hanno iniziato a esplicare maggiori effetti; la crescita dell’economia mondiale ha mostrato segnali positivi, per effetto del miglioramento delle condizioni nei mercati finanziari, per la riduzione delle incertezze ed un parziale riequilibrio della perdita di fiducia degli operatori economici. Inoltre, pur rimanendo su livelli molto contenuti, anche l’interscambio mondiale, dopo essersi stabilizzato è tornato di segno positivo dopo il primo trimestre 2009. La seconda metà dell’anno fa registrare l’intensificazione della ripresa mondiale con una variazione del Pil che mostra a tratti segnali positivi. In tale ambito, però, occorre rilevare come i segnali di ripresa non siano stati omogenei nelle diverse economie, per fattori principalmente dovuti alla diversità delle misure di politica economica adottate oltre che dalla varietà strutturale delle economie; è interessante notare come nella fase di rallentamento si sia verificato un matching di tutte le economie avanzate, al contrario del mismatching riscontrato nella fase di ripresa. Nonostante i segnali favorevoli, la crescita dell’economia mondiale non è al riparo da timori di ricadute e rallentamenti; ciò è dovuto in particolar modo, ai dubbi circa la possibilità che la graduale rimozione delle misure straordinarie di politica monetaria e fiscale sia accompagnata da un recupero della domanda del settore privato. Impattano la verosimile correzione significativa dei bilanci delle famiglie in molti paesi, oltre che al possibile perdurare di vincoli finanziari per le imprese (BCE 2009). Con riferimento alla zona dell’euro nella media del 2009, il Pil ha registrato una contrazione del 4,0 per cento, mentre il tasso di inflazione si è collocato allo 0,3 per cento, a fronte di aspettative d’inflazione per il medio-lungo termine su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento. In questo contesto e in risposta al perdurare di pressioni inflazionistiche contenute, nei primi mesi del 2009 la BCE ha abbassato all’1 per cento il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali lasciando invariati i tassi d’interesse di riferimento nella rimanente parte dell’anno e, per dare il giusto impulso alla trasmissione della politica monetaria, ha continuato a sostenere il credito a seguito della sua brusca caduta. La linea seguita dal Consiglio direttivo, si è basata su misure volte a favorire condizioni di finanziamento migliori e l’afflusso di credito all’economia, per sostenere maggiormente quanto si sarebbe potuto ottenere con la sola manovra sui tassi d’interesse di riferimento della BCE; accanto a queste sono state adottate misure non convenzionali supplementari nel 2009, per fronteggiare le disfunzioni del mercato monetario e agevolare la propulsione dei nuovi tassi di riferimento ai tassi del mercato monetario e de dei prestiti bancari. L’obiettivo è stato quello di promuovere condizioni di finanziamento più favorevoli al flusso di credito. Particolare attenzione è stata rivolta alle eterogeneità specifiche della struttura finanziaria dell’economia dell’area dell’euro, dove le banche rivestono un’importante ruolo sia nel finanziamento, che nel mantenimento del flusso di credito all’economia. Il maggiore sostegno al credito ha tenuto conto delle aspettative al ribasso rispetto al prezzo, oltre che delle flessioni dei corsi delle materie prime e dell’indebolimento dell’attività economica globale. Le misure sopra citate hanno portato ad un sensibile miglioramento nell’area dell’euro delle condizioni di finanziamento nel corso dell’anno, come dimostrano soprattutto la riduzione dei differenziali a termine dei tassi di interesse del mercato monetario e la significativa diminuzione della volatilità complessiva dei mercati finanziari (BCE 2009). Nel corso dell’anno si sono iniziati a registrare segnali di stabilizzazione dell’attività economica mondiale e ciò ha portato la BCE al graduale rientro delle misure non convenzionali per evitare distorsioni connesse al loro mantenimento per un periodo eccessivo, ed al fine di fornire incentivi alle banche in relazione ai propri bilanci. La dismissione di queste misure, non ha vincolato l’Eurosistema nell’assicurare l’erogazione di liquidità al sistema bancario per agevolare l’offerta di credito a favore dell’economia dell’area e di fornire ulteriore stimolo alla ripresa. In Italia la dinamica del credito bancario ha iniziato a decelerare già nella prima metà del 2007, all’indomani di una espansione lunga quasi un quinquennio. La dinamica dei prestiti si è ancor più affievolita con lo scoppio della crisi, fino a divenire negativa alla metà del 2009. Il rallentamento registrato negli anni 2007-2009 è coinciso, oltre che con le turbolenze dei mercati dei capitali, anche con la debolezza del comparto immobiliare, le quali hanno portato al peggioramento del merito di credito della clientela bancaria con la conseguente caduta della spesa per consumi e investimenti. Alla luce del manifestarsi di una flessione negativa appare lecito chiedersi quali siano state le variabili di maggiore impatto sul credito: la manifestazione congiunta dei fattori sopra menzionati, rende arduo stabilire se, e in quale misura, la decelerazione dei prestiti rifletta un calo della domanda da parte di famiglie e imprese piuttosto che una restrizione dell’offerta da parte delle banche. Inoltre, alla luce del recepimento della normativa sull’adeguatezza del capitale bancario la complessità della valutazione del fenomeno, è ascrivibile anche all’impossibilità di definire in maniera netta se il peggioramento del mercato del credito prefiguri un rallentamento dell’offerta di prestiti dovuto alla riduzione della domanda o del peggioramento del rischio di insolvenza, oppure rifletta scelte e vincoli interni alle stesse banche. Il tema si inquadra nel dibattito tra accademici e Autorità di regolamentazione in un contesto caratterizzato da forti fermenti normativi e regolamentari. Notevole è la produzione scientifica che nel recente passato ha analizzato la questione, spaziando in differenti settori disciplinari e affrontando molteplici obiettivi di indagine a livello nazionale ed internazionale. Nell’ambito della recente crisi, la flessione negativa del credito è stata associata, soprattutto in prima battuta, al credit crunch. Da un attento studio della letteratura emerge, come l’unità di misura impiegata per accertare l’esistenza e l’eventuale ampiezza del credit crunch sia costituita dai dati sui prestiti, con l’assunzione che un loro andamento crescente rivela l’infondatezza del manifestarsi del fenomeno; ed inoltre, anche a fronte di una accertata riduzione, la contrazione creditizia non è associabile a fenomeni di credit crunch se, contestualmente, si manifesta una fase di crisi e rallentamento economico in misura pari o maggiore, poiché la contrazione dei prestiti è imputabile alla minore domanda di credito. Data la complessità della definizione del fenomeno, è risultato opportuno ricondurre la letteratura sul credit crunch a due filoni principali: uno macroeconomico, che misura il fenomeno attraverso l’indice di intensità creditizia (rapporto tra credito bancario e Pil nominale) riconoscendo il fenomeno solo quando la flessione del credito è di portata più ampia rispetto all’ampiezza della congiuntura negativa, e l’altro di tipo microeconomico, il quale imputa la flessione del credito a fattori endogeni al sistema finanziario. La riflessione sul tema della contrazione creditizia approfondisce quest’ultimo aspetto, nell’ipotesi di un’improvvisa riduzione della disponibilità di credito, indipendente dall’andamento dei tassi di interesse governati dalle banche centrali, e, pertanto, originato da fattori interni al sistema bancario e finanziario. Per una verifica delle determinanti del processo di generazione dei crediti stessi sono state utilizzate statistiche qualitative e quantitative sui crediti bancari. Gli studi condotti mediante questi tipi di indagine suggeriscono che la crisi finanziaria ha innescato una restrizione del credito che è indipendente dall’andamento della domanda. Il processo di selezione già in atto nell’erogazione dei prestiti, è stata poi accentuata dal crescente rischio di insolvenza delle controparti che le banche devono affrontare per il deterioramento dei bilanci di famiglie e imprese, causato dalla violenta recessione. Da un punto di vista meramente finanziario, i caratteri distintivi del credit crunch possono essere ricondotti alla: a) riduzione dell’offerta di credito non focalizzata su settori merceologici specifici o verso imprese classificate con un basso livello di rating; b) restrizione di credito che deve essere verificata ceteris paribus, in altre parole diventa rilevante la relazione esistente tra ammontare di credito richiesto ed ammontare di credito erogato. Per verificare gli effetti negativi che la crisi finanziaria ha avuto sull’accesso al credito e sulla flessione dell’offerta, è necessario indagare sulle variabili che caratterizzano specificamente il manifestarsi del credit crunch, al fine di appurare se nel mutato contesto congiunturale, normativo e strategico si siano palesati effettivamente fenomeni di credit crunch, ovvero, più verosimilmente il manifestarsi di un fenomeno assimilabile maggiormente a fenomeni di credit selection inteso come riduzione selettiva del credito. Obiettivo del presente lavoro è quello di valutare la rilevanza delle determinanti di restrizione intervenute dal lato dell’offerta di credito al fine di verificare quali siano i maggiori fattori che ne hanno causato la restrizione. Nello specifico, la research question, una volta definita la tipologia di contrazione manifestatasi (credit crunch o credit selection), tenta di dare una risposta circa la rilevanza dei fattori di restrizione intervenuti dal lato dell’offerta di credito, nonché l’efficacia/efficienza delle scelte effettuate dagli intermediari bancari. Nel confronto con le altre realtà europee ed internazionali, l’industria finanziaria nazionale si è dimostrata maggiormente resistente rispetto ai contraccolpi provenienti dalla crisi finanziaria: il XV Rapporto della Fondazione Rosselli (2010) attribuisce tale “successo” alla combinazione di due fattori fortemente presenti nel sistema bancario domestico, vale a dire la flessibilità delle tecnologie di credito e la diversità delle imprese bancarie. Ciò non toglie, però, il verificarsi di fenomeni di contrazione creditizia, seppur fisiologica, in seguito a periodi di espansione della politica creditizia e/o conseguentemente a periodi di forte tensione economica e finanziaria: la flessione del credito, nel contesto italiano, è associabile alla manifestazione congiunta di entrambi i fattori. In ogni caso, però, in un’ottica di sostanziale restringimento, non è possibile parlare di negazione o esclusione dal credito di soggetti che prima ne avevano accesso, ossia di razionamento del credito a soggetti meritevoli. Appare plausibile, dunque, investigare circa la dinamica che il credito ha assunto in seguito al manifestarsi di fenomeni di contrazione e chiedersi: qual è stata la differenza comportamentale degli intermediari bancari presenti su mercato nella selezione delle imprese alle quali erogare credito? Tale selezione è stata efficace in termini di assunzione e monitoraggio del rischio per gli intermediari? La riduzione di offerta di credito da parte dei gruppi maggiori è stata pienamente controbilanciata dalle banche minori sia in termini di quantità che in termini di qualità di credito? È indubbia la dicotomia esistente, con riferimento ai criteri di selezione per la concessione di credito, tra le banche che utilizzano il modello Originate to distribute e banche che invece sono maggiormente orientate al modello Originate to hold. Il modello Originate to hold (letteralmente origina e trattieni) si basa su metodologie di erogazione del credito ancorate alla gestione dell’attivo e del passivo che prevede il trattenimento in bilancio del credito di famiglie e imprese; per la banca, quindi, c’è un forte incentivo allo screening, nel momento della selezione nell’erogazione, ed al monitoring successivo. La gestione del rischio è legata al rapporto banca-cliente sia ex ante che ex post, vale a dire che l’erogazione del credito risulta legata alla conoscenza del cliente, per cui la banca baserà la sua valutazione sia prendendo a riferimento i risultati dell’elaborazione di hard information, sia di soft information. Tali tipi di relazioni sono spesso associate a strutture bancarie di minori dimensioni, che hanno un radicamento sul territorio e che hanno una più stretta relazione con la clientela conoscendone anche l’excursus storico. Nel modello Originate to distribute (letteralmente origina e distribuisci), invece, vengono meno gli incentivi che contribuiscono al corretto funzionamento dell’erogazione e gestione del credito, poiché la filosofia di base prevede l’utilizzo della cartolarizzazione per lo smobilizzo di crediti non trasferibili. Così, viene meno l’incentivo della banca sia allo screening che al monitoring: gli strumenti di credito cambiano morfologia, passando da prodotti ritagliati sul profilo del cliente a prodotti standardizzati. Attraverso l’utilizzo di questo modello, viene meno anche, l’esigenza di un contatto con il cliente portando la banca ad effettuare valutazioni solo attraverso l’elaborazione di hard information. Tali tipi di relazioni sono spesso associate a strutture bancarie maggiori e ai gruppi. Risulta allora nodale la relazione esistente tra banca e cliente per verificare e spiegare in quale misura si possa essere verificato un “flight to small” cioè una migrazione di tutti quei clienti che non hanno visto soddisfatta la propria richiesta di credito dalle grandi banche per differenti motivazioni, ed è ancora più interessante identificare quale tipologia di clientela può aver messo in atto tale tipo di “strategia” atta ad ottenere il credito necessario. Per contro è necessario tenere sempre a mente che le politiche di offerta di credito vedono distinguersi gli intermediari in relazione ai diversi vincoli che sono loro imposti quali, tra gli altri, robustezza patrimoniale, mitigazione del rischio di portafoglio, struttura dell’attivo e del passivo patrimoniale; per cui a parità di scadimento della qualità del credito o peggioramento del merito creditizio dei clienti, quali sono state le motivazioni che hanno spinto le banche minori ad erogare credito a tali soggetti? Tali quesiti sono posti al fine di modellizzare e definire qualitativamente le interrelazioni esistenti tra le politiche economiche, le politiche relazionali, le politiche di bilancio e la quantità di credito offerto; inoltre, si cerca di identificare, quali possano essere le azioni da intraprendere per: evitare che i clienti non soddisfatti e più rischiosi gravino sui bilanci delle banche di minore dimensione; mitigare gli effetti della contrazione creditizia al momento del suo manifestarsi. L’analisi qualitativa viene svolta prendendo a riferimento i risultati per l’Italia dell’indagine sul credito bancario (Bank Lending Survey di seguito Survey) condotta dalla BCE nell’area dell’Euro. Si è scelto di adottare un orientamento qualitativo, sia per l’apporto informativo strutturale all’approccio, sia per la difficoltà di reperimento di dati puntuali ed aggiornati. Dal gennaio del 2003 la BCE conduce l’indagine sul credito bancario nell’area dell’euro con il principale obiettivo di acquisire una visione più completa del ruolo del credito nel contesto del meccanismo di trasmissione monetaria, integrando in tal modo le informazioni su cui si fonda l’esercizio di analisi e valutazione alla base delle decisioni di politica monetaria. L’indagine, aggiornata quattro volte l’anno, è indirizzata ai funzionari di grado superiore competenti in materia di prestiti, quali i responsabili dei comitati del credito a livello di consiglio d’amministrazione o immediatamente inferiore. Il campione delle banche partecipanti all’indagine è costituito a livello europeo da oltre 120 banche, mentre per l’Italia partecipano otto gruppi creditizi che rappresentano oltre due terzi del mercato dei prestiti nel nostro paese. Le banche sono chiamate a valutare, da un lato, l’orientamento della propria istituzione per quanto concerne aspetti quali i criteri per l’approvazione dei prestiti nonché i termini e le condizioni previsti per la loro concessione e, dall’altro, i fattori che influenzano la domanda di credito. È stata rivolta particolare attenzione anche alla domanda di credito e sulle sue sostanziali determinanti, al fine di comprendere pienamente la dinamica dell’offerta di credito. Il questionario si compone di diciassette domande relative ai prestiti concessi alle imprese e alle famiglie: l’attenzione del lavoro è inquadrata sulle prime sette domande del questionario, le quali, focalizzandosi sul credito alle imprese, consentono di mettere a sistema le variabili che hanno impattato maggiormente sulla diminuzione dell’offerta di credito e le informazioni necessarie alla definizione della tipologia di contrazione che si è manifestata. L’ordine temporale della Survey, prende a riferimento il periodo intercorrente tra il 2003 ed il 2010: tale arco temporale consente di valutare l’impatto del nuovo framework normativo, quello della crisi finanziaria e reale, nonché gli effetti delle acquisizioni e fusioni bancarie iniziate nel nostro paese già negli anni novanta. L’analisi viene svolta osservando gli andamenti dei dati sia aggregati che disaggregati per i diversi riferimenti temporali. In particolare si osserva distintamente per l’offerta l’andamento degli aggregati riguardanti prestiti e linee di credito a favore delle imprese con particolare riferimento alla distinzione per scadenza, all’importanza dei criteri applicati dalla banca per l’approvazione del credito, termini e condizioni praticate; per la domanda il suo generale andamento nonché i suoi fattori caratterizzanti. L’ambito territoriale è stato ristretto a quello nazionale data la complessità delle informazioni e dei dati necessari per poter dare un riferimento e delle indicazioni esaustive. L’ampliamento a livello europeo e a livello internazionale riguarda i possibili sviluppi futuri della ricerca. Il lavoro, che si colloca all’interno del più generale filone di letteratura che si occupa del rapporto banca-impresa, apporta: una sistematizzazione della letteratura esistente in materia e produce una classificazione dei diversi fenomeni di restrizione dell’offerta di credito sia da un punto di vista macro che da un punto di vista microeconomico; una tassonomia delle principali variabili che manifestano i propri effetti sull’offerta di credito in relazione al mutato contesto normativo ed economico-finanziario esplicitandone i diversi pesi specifici; un focus sull’offerta di credito in Italia con l’individuazione delle cause che hanno portato la riduzione offerta e degli effetti prodotti. Pertanto, il lavoro si articola come segue. Nella prima parte si procede ad un inquadramento logico-concettuale della restrizione dell’offerta di credito analizzandone i diversi aspetti definitori e mettendo in evidenza sia i caratteri distintivi che quelli di contatto. La review della letteratura è stata affrontata effettuando a monte la scissione dall’analisi macroeconomica di quella microeconomica, accantonando la prima perché non funzionale all’obiettivo della tesi, e concentrandosi, invece, sugli aspetti finanziari del fenomeno tendendo a distinguere tra: crisi finanziarie e crisi bancarie, contrazione creditizia derivante dal relationship banking, razionamento del credito, credit crunch, selezione ed esclusione finanziaria. La prima parte del lavoro si conclude con una contrapposizione esplicativa delle distinzioni ed interrelazioni esistenti tra le diverse manifestazioni di restrizione dell’offerta di credito generalmente intesa. La seconda parte del lavoro, invece, concentra l’attenzione su una analisi descrittiva di domanda e offerta di credito in Italia delineando lo scenario e la situazione economico-finanziaria delle imprese e delle banche nazionali nell’arco temporale intercorrente tra il periodo pre-crisi ed il periodo post-crisi. Nei due capitoli che la compongono è affrontato l’impianto teorico e lo studio delle variabili che influenzano l’offerta e la domanda di credito in Italia; al fine di definire un quadro esaustivo dell’offerta è risultato necessario affrontare lo studio della domanda di credito dal parte delle Piccole e medie imprese italiane (in seguito Pmi), poiché proprio per queste, il canale di finanziamento bancario risulta l’unica fonte di finanziamento esterno, risultando difficile ed eccessivamente oneroso ricorrere ad altre forme di finanziamento. Inoltre, ne vengono analizzate le determinanti, per poter esaminare l’andamento della domanda di credito. Per questa via, si fornisce una panoramica generale sulla situazione economico finanziaria delle Pmi, per poi osservare e definire l’impatto della crisi finanziaria del 2008 sulle stesse. Lo studio dell’offerta di credito delle banche italiane, è stato affrontato prendendo in esame distintamente le determinanti che impattano sul quantitativo e sulle politiche di credito adottate dai diversi istituti di credito. Nello specifico vengono approfonditi i fattori concernenti l’impatto del framework normativo, della dimensione bancaria, della politica monetaria e della liquidità dei mercati. Si sono analizzati inoltre gli impulsi sull’offerta provenienti dalle crisi bancarie e dalle crisi finanziarie. In quest’ottica è fornito un approfondimento sulla crisi del 2008. Per un’analisi esaustiva dell’offerta si è ritenuto opportuno trattare anche gli interventi pubblici di sostegno al credito. Sono forniti in ultimo brevi cenni su Basilea 3. Il capitolo 3 si conclude con considerazioni inerenti l’andamento dell’offerta di credito. La terza parte del lavoro, composta dal capitolo 4, è dedicata all’analisi empirica, che viene condotta attraverso una analisi qualitativa dell’offerta di credito in Italia dal 2003 al 2010 e all’esposizione dei risultati dello studio. In fine, vengono esposte le principali conclusioni relative alla ricerca evidenziando quali siano le maggiori problematiche aperte e le possibili prospettive e proposte per il futuro.
The intensification of the financial turmoil that accompanied the collapse of Lehman Brothers in September 2008, resulted in a substantial worldwide increase in the levels of perceived uncertainty in all asset classes. The main developments during the period involved in the first instance the persistence of significant dysfunction in financial markets impacting on levels of confidence and uncertainty, and subsequently on economic activity: worldwide it has held steady at very weak levels following a sudden contraction of all major economic areas. The paventarsi onset of systemic risk has urged governments and central banks around the world to put in place major intervention measures aimed at containing the same and to the restoration of financial stability. The shock wave is poured on the activities of the advanced economies which have been adversely affected by the needs of "repositioning budget" for families and businesses. Emerging markets to chain effect, have not been spared, because of the unusual drop in global trade. From the second quarter of 2009, the measures of monetary and fiscal policy, as well as measures to stabilize the financial sector, have begun to exert a greater effect; the growth of the world economy has shown positive signs, due to the improvement of the conditions in the financial markets, to reduce uncertainty and a partial rebalancing of the loss of confidence of economic agents. Also, while remaining at very low levels, even global trade, have stabilized after he returned a positive sign after the first quarter of 2009. Ago The second half of the year to record the intensification of the global recovery with GDP growth of showing sometimes positive signs. In this context, however, it should be noted that the signs of recovery were not homogeneous in the different economies, factors mainly due to the diversity of economic policy measures taken in addition to the structural diversity of the economies; is interesting to note that the slowdown has occurred a matching of all the advanced economies, in contrast to the mismatch encountered in the recovery phase. Despite the positive signs, the growth of the world economy is not immune from fears of relapses and slowing down; This is due in particular, to the doubts about the possibility that the gradual removal of the extraordinary measures of monetary and fiscal policy should be accompanied by a recovery in private sector demand. Impacting the likely significant correction of household budgets in many countries, as well as the possible continuation of financial constraints for firms (ECB 2009). With reference to the euro area average in 2009, GDP has declined by 4.0 per cent, while the rate of inflation stood at 0.3 per cent, compared with expectations of inflation over the medium long-term rates below, but close to 2 percent. In this context and in response to the persistence of inflationary pressures in the early months of 2009, the ECB lowered to 1 per cent and the rate on the main refinancing operations, leaving interest rates unchanged reference in the remainder of this year and , to give the right impetus to the transmission of monetary policy continued to support the credit as a result of its abrupt fall. The line taken by the Governing Council, was based on measures to promote better financing conditions and the flow of credit to the economy, to support more than could have been achieved with the single maneuver on interest rates ECB ; alongside these measures have been taken additional unconventional in 2009, to address the malfunctioning of the money market and facilitate the propulsion of reference rates to money market rates and bank lending de. The goal was to promote more favorable financing terms to the flow of credit. Particular attention has been paid to the specific heterogeneity of the financial structure of the euro area economy, where banks play an important role both in financing and in maintaining the flow of credit to the economy. The enhanced credit support has taken into account the expectations downward with respect to the price, as well as the fall in commodity prices and the weakening of global economic activity. The above measures have resulted in a significant improvement in financing conditions in the euro area during the year, as evidenced by the shortening of differential-term interest rates in the money market and the significant decrease in the overall volatility of financial markets (ECB 2009). During the year we began to record signs of stabilization in global economic activity, and this has led to the gradual easing of the ECB non-standard measures to avoid distortions associated with maintaining them for an excessive period, and in order to provide incentives to banks in relation to their balance sheets. The disposal of these measures has not bound by the Eurosystem in ensuring the provision of liquidity to the banking system to facilitate the supply of credit to the economy of the area and to provide further stimulus to recovery. In Italy, the bank lending has started to decelerate in the first half of 2007, following a long expansion nearly five years. The dynamics of the loans has been further weakened by the outbreak of the crisis, to become negative in mid-2009. The slowdown in 2007-2009 coincided not only with the turbulence in the capital markets, with the weakness of the real estate sector, which led to the deterioration of the creditworthiness of bank customers with a consequent drop in consumer spending and investment. In the light of the occurrence of a negative deflection appears legitimate to ask what were the variables with the greatest impact on credit: the joint event of the above factors makes it difficult to determine whether, and to what extent, the deceleration of loans reflects a decline in demand from households and business rather than a restriction of supply by banks. Moreover, in light of the transposition of legislation on the adequacy of bank capital to the complexity of the evaluation of the phenomenon, it is also due to the impossibility to define sharply if the deterioration of the credit market foreshadow a slowdown in the supply of loans due to the reduction of the application or the worsening of the risk of insolvency, or reflect choices and internal constraints to the banks themselves. The issue is part of the debate among academics and regulatory authorities in a context characterized by strong legal and regulatory enzymes. Notable is the scientific production in the recent past has analyzed the issue, ranging in different disciplines and addressing multiple objectives of investigation nationally and internationally. As part of the recent crisis, the decline has been associated with negative credit, especially in the first instance, to the credit crunch. From a careful study of the literature shows, as the unit of measurement used to determine the existence and possible extent of the credit crunch is made ​​up of the data on loans, with the assumption that their upward trend reveals the groundlessness of the occurrence of the phenomenon; and moreover, even in the face of a determined reduction, credit contraction is not associated with phenomena of a credit crunch if, at the same time, it manifests a phase of crisis and economic slowdown in an amount equal to or greater, since the contraction of loans due to the lower demand for credit. Given the complexity of the definition of the phenomenon, it appeared appropriate to bring the literature on the credit crunch in two main areas: one macro, which measures the intensity of the phenomenon through the credit index (the ratio of bank credit and nominal GDP) recognizing the phenomenon only when the decline of the credit is broader than the width of the downturn, and other microeconomic, which imputes the downturn in the credit factors endogenous to the financial system. The reflection on the theme of the credit crunch deepens the latter, in the event of a sudden reduction in the availability of credit, independent of interest rates governed by central banks, and therefore originated from factors internal to the banking system and finance. For an examination of the determinants of the process of generation of the receivables have been used qualitative and quantitative statistics on bank loans. The studies conducted by these types of investigation suggest that the financial crisis has triggered a credit crunch that is independent from the application. The selection process already in place in the provision of loans, was then compounded by the growing risk of a counterparty defaulting banks are faced with the deterioration of the balance sheets of households and businesses, caused by the violent recession. From a purely financial point of view, the distinctive characters of the credit crunch can be attributed to: a) reduce the supply of credit is not focused on specific sectors or firms to be classified with a low rating; b) restriction of credit that must be verified ceteris paribus, in other words, becomes relevant relationship between the amount of credit requested and the amount of credit granted. To verify the negative effects that the financial crisis has had on access to credit and the decline of the offer, it is necessary to investigate the variables that characterize specifically the emergence of the credit crunch, in order to ascertain whether in the changed economic environment, regulatory and policy they are actually made ​​manifest phenomena of the credit crunch, or, more likely the occurrence of a phenomenon similar to most phenomena of credit selection understood as selective reduction of the credit. The objective of this work is to evaluate the importance of the determinants of restriction occurred on the supply side of credit in order to ascertain what are the major factors that have caused the restriction. Specifically, the research question, once defined the type of contraction displayed (credit crunch or credit selection), tries to give an answer concerning the relevance of factors intervened restriction on the supply side of credit, as well as the effectiveness / efficiency the choices made by bank intermediaries. In comparison with other European and international, the domestic financial industry has proven to be more resistant than the setbacks from the financial crisis: the fifteenth report of the Fondazione Rosselli (2010) attributes this "success" to the combination of two factors strongly present in the domestic banking system, namely the flexibility of the technologies of credit and the diversity of their businesses. This does not mean, however, the occurrence of phenomena of the credit crunch, although physiological, following periods of expansion of credit policy and / or subsequently in periods of strong economic and financial stress: the decline of the credit, in the Italian context, is associated the joint event of both factors. In any case, however, in view of substantial shrinkage, it is not possible to speak of denial or exclusion from the credit of subjects before they had access, that is rationing of credit to deserving subjects. It seems likely, therefore, to investigate about the dynamics that credit has taken following the occurrence of the phenomenon of contraction and ask what was the difference in behavior of the banking intermediaries present on the market in the selection of undertakings to which extend credit? The selection was effective in terms of recruitment and monitoring of the risk for intermediaries? The reduction in credit supply by the major groups has been fully offset by smaller banks in terms of both quantity and quality of credit? There is no doubt the dichotomy, with reference to the selection criteria for the granting of credit between banks that use the Originate to distribute model and instead banks that are more oriented to the model Originate to hold. The model Originate to Hold (literally originates and hold) is based on methods of lending anchored to the management of assets and liabilities in the balance sheet which provides for the retention of credit for households and businesses; for the bank, therefore, there is a strong incentive to screening, at the time of selection in the provision, and the subsequent monitoring. Risk management is linked to the bank-customer relationship both ex ante and ex post, ie that the supply of credit is tied to the knowledge of the customer, for which the bank will base its evaluation is taking as a reference the results of 'processing of hard information, whether soft information. These types of relationships are often associated with banking facilities of small businesses that have a strong local presence and have a closer relationship with customers even knowing the historical overview. In Originate to distribute model (literally originate and distribute), however, are less incentives that contribute to the proper functioning of disbursement and management of credit, because the basic philosophy involves the use of securitization to dispose of non-transferable credits. Thus, there is less incentive for the bank is that the screening monitoring: credit instruments morphology change, going from products tailored to the customer's profile to standardized products. Through the use of this model is also less, the need for contact with the customer by bringing the bank to carry out assessments only through the development of hard information. These types of relationships are often associated with major banking structures and groups. It is then the nodal relationship between bank and customer to verify and explain to what extent it can be shown to a "flight to small" that is a migration of all customers who have not seen satisfied his request for credit from major banks for different reasons and it is even more interesting to identify which type of customer may have put in place this kind of "strategy" aimed at obtaining the necessary credit. On the other hand you must always keep in mind that offer policies to see credit intermediaries stand in relation to the various constraints that are imposed on them such as, among others, capital strength, risk mitigation portfolio, the structure of assets and liabilities sheet; for which a comparable decline in credit quality or a deterioration in the creditworthiness of customers, what were the reasons that led the smaller banks to provide credit to these parties? These questions are asked in order to model and qualitatively define the interrelationships between economic, relational policies, fiscal policies, and the amount of credit offered; In addition, it seeks to identify what might be the actions to: ensure that customers are not satisfied and riskier a burden on the budgets of smaller banks; mitigate the effects of the credit crunch at the time of its occurrence. The qualitative analysis is carried out with reference to the results of the bank lending Italy (hereinafter Survey of Bank Lending Survey) conducted by the ECB in the euro area. It was decided to adopt a qualitative approach, and for the contribution of information structural approach, both to the difficulty in obtaining accurate and updated data. Since January 2003, the ECB conducts the survey on bank lending in the euro area with the main objective to gain a more complete view of the role of credit in the context of the monetary transmission mechanism, thus complementing the information on which underlying the exercise of analysis and evaluation at the base of the monetary policy decisions. The survey, which is updated four times a year, is aimed at senior officials responsible for loans, such as those responsible for the credit committees at the level of the board of directors or immediately below. The sample of banks participating in the survey is made at the European level by more than 120 banks, while for Italy together with eight banking groups representing more than two-thirds of the loan market in our country. Banks are required to assess, on the one hand, the orientation of the institution with regard to issues such as the criteria for the approval of the loans and the terms and conditions laid down for the granting thereof and, secondly, the factors that influence the demand for credit. It was given particular attention to the demand for credit and its major determinants, in order to fully understand the dynamics of the supply of credit. The questionnaire consists of seventeen questions related to loans to businesses and households: the focus of the work is framed on the first seven questions in the questionnaire, which, focusing on lending to businesses, to allow you to put the system variables that have an impact more on reducing the supply of credit and the information necessary to define the type of contraction that occurred. The temporal order of the Survey, while based on the period between 2003 and 2010: this period of time allows you to assess the impact of the new regulatory framework, that of financial and real crisis, as well as the effects of bank mergers and acquisitions started in our country already in the nineties. The analysis is carried out by observing the trends that disaggregated data is aggregated for different points in time. In particular it is noted separately for the supply of aggregates trends concerning loans and lines of credit in favor of firms with particular reference to the distinction by maturity, of the importance of the criteria applied by the bank to credit approval, terms and conditions practiced; the demand for its overall performance as well as its characterizing factors. The territorial scope was restricted to the national level given the complexity of the information and data necessary to provide a comprehensive reference and guidance. The expansion at European and international level concerns the possible future developments of the research. The work, which is part of the broader body of literature that deals with the bank-firm relationship, provides: a systematic literature review on the subject and produces a classification of the various phenomena of restriction of credit supply from both a macro point of view than from a microeconomic point of view; a taxonomy of the main variables that manifest their effects on the supply of credit in relation to the changed regulatory environment, economic and financial explicitly stating the different specific gravities; a focus on the supply of credit in Italy with the identification of the causes that led to the reduction in supply and the effects produced. Therefore, the paper is organized as follows. In the first part we proceed to a logical and conceptual framework of the tightening of credit by analyzing the different definitional aspects and highlighting the distinctive characteristics is that those contacts. The literature review was addressed by performing upstream splitting macro-economic analysis of the microeconomic setting aside the first because it serves the purpose of the thesis, and focusing instead on the financial aspects of the phenomenon tend to distinguish between: the financial crisis and banking crisis, credit crunch stemming from relationship banking, credit rationing, credit crunch, financial exclusion and selection. The first part of the work concludes with a contrasting explanation of the distinctions and interrelations between the various manifestations of tightening of credit generally understood. The second part of the work, however, focuses on a descriptive analysis of supply and demand for credit in Italy outlining the scenario and the economic-financial situation of enterprises and domestic banks in the time interval between the pre-crisis period and the post-crisis period. In the two chapters that compose it is addressed and the theoretical study of the variables that influence the supply of and demand for credit in Italy; in order to establish a complete picture of the offer was necessary to deal with the study of the demand for credit from the part of small and medium Italian enterprises (hereinafter SMEs), because just to these, the channel bank financing is the only source of external financing, making it difficult and too costly to resort to other forms of financing. In addition, it analyzes the determinants, in order to examine the trend in the demand for credit. In this way, it provides a general overview of the economic and financial situation of SMEs, only to observe and assess the impact of the financial crisis of 2008 on the same. The study of credit supply of Italian banks, has been addressed by considering separately the determinants that affect the quantity and the credit policies adopted by different lenders. Specifically, are investigated factors relating to the impact of the regulatory framework, the size of banking, monetary policy and liquidity of the markets. They also analyzed the pulses on the supply from the banking crises and financial crises. In this view there is provided an insight into the crisis of 2008. Offer more detailed analysis, it was considered appropriate to treat even the public interventions in support of the claim. Are provided in the last brief on Basel 3. Chapter 3 concludes with considerations of the development of the supply of credit. The third part of the work, composed of Chapter 4 is devoted to the empirical analysis, which is conducted through a qualitative analysis of credit supply in Italy from 2003 to 2010 and the exposure of the study results. Finally, the main conclusions are presented concerning research highlighting what are the major open issues and possible prospects and proposals for the future.
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FACCINCANI, Lorenzo. "Banche, imprese in crisi e accordi stragiudiziali di risanamento. Le novità introdotte dalla riforma del diritto fallimentare." Doctoral thesis, 2007. http://hdl.handle.net/11562/337857.

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Анотація:
La tematica dell’intervento delle banche nel risanamento delle imprese in crisi rappresenta un argomento di estrema attualità, alla luce, da un lato, del clamore suscitato dalle recenti difficoltà coinvolgenti complessi aziendali di grandi dimensioni che sono riusciti a tornare in bonis anche in virtù di un atteggiamento responsabile e collaborativo delle banche finanziatrici, e, dall’altro lato, dell’acceso dibattito scaturito dalla riforma del diritto fallimentare, portata a compimento mediante il decreto legge 35/2005, in seguito convertito nella legge 80/2005, e con il decreto legislativo 5/2006. Lo scopo che si propone la ricerca è comprendere il ruolo ricoperto dalle banche italiane nelle fasi della prevenzione della crisi aziendale, della scelta tra liquidazione e risanamento e in quella eventuale del risanamento. Alla base di tale scelta, vi è la considerazione che nella maggior parte delle circostanze il risanamento si concretizza solamente a patto che vi sia un atteggiamento di favore delle banche creditrici; alla luce delle novità legislative introdotte, in primis la riforma fallimentare, tale atteggiamento potrebbe essere oggetto di sostanziali modifiche rispetto al passato. Per tale motivo, si tenterà di indagare le ragioni che giustificano il probabile cambiamento di ruolo degli intermediari bancari nei risanamenti aziendali, con uno specifico focus su quelli realizzati in via stragiudiziale, avanzando delle proposte sulle modalità con le quali potrebbero essere ulteriormente incentivati comportamenti attivi delle banche nel salvataggio delle imprese, già a partire dal momento dell’erogazione del credito. Ciò considerando, inoltre, come la possibilità per le banche di sfruttare degli strumenti che consentano, in aggiunta all’obiettivo di salvataggio delle imprese, una riduzione sia dei tempi di incasso sia della loss given default possa apportare dei benefici al sistema economico in generale. Per quanto riguarda l’attività preventiva delle crisi d’impresa, la banca rappresenta un soggetto in grado di acquisire informazioni riservate utili per ridurre le asimmetrie informative esistenti nei confronti della clientela corporate e, di conseguenza, verificarne costantemente il mutevole stato di salute. Infatti, nel corso della propria vita le imprese possono affrontare delle fasi in cui non sono in grado, per molteplici cause, di creare valore, ovvero di operare secondo regole di economicità rispettando le fondamentali condizioni di equilibrio reddituale e monetario. In sostanza, nella fase antecedente alla manifestazione palese della crisi, le funzioni che le banche possono svolgere si concretano nel compiere un’efficace attività di screening e di monitoring finalizzate, rispettivamente, ad evitare di finanziare imprese che manifestano segnali di difficoltà e ad identificare per tempo i sintomi della distruzione di valore, prima che si raggiunga l’insolvenza. Di fronte all’insolvenza riguardante le imprese che esercitano un’attività commerciale e che non siano enti pubblici o piccoli imprenditori, i creditori possono decidere di liquidare l’impresa, ricorrendo alla procedura del fallimento; qualora invece il risanamento dell’impresa fosse giudicato conveniente, si può fa ricorso alternativamente alle procedure concorsuali oppure agli accordi stragiudiziali (corporate workouts), ponderando i punti di forza e di debolezza di ognuna delle due soluzioni. Tuttavia, essendo tali strumenti di risanamento attivabili, a differenza del fallimento, anche nei momenti che precedono l’insorgere dell’insolvenza si sottolinea già in questa sede come la valutazione circa il loro utilizzo dovrebbe essere compiuta prima che l’impresa finisca in default, ovvero quando la libertà d’azione risulta maggiore...
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BASILI, Silvia. "Gli attuali scenari del commercio internazionale dei prodotti agroalimentari, tra vecchie e nuove questioni di sicurezza alimentare: una riflessone comparatistica ta UE, USA e CINA." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251081.

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Анотація:
Il commercio dei prodotti agroalimentari ha assunto oggi una dimensione globale, che pone una serie di questioni su cui è necessario riflettere. Una di queste riguarda la sicurezza alimentare intesa nell'accezione di food safety, ossia come il diritto di ogni individuo a consumare cibo sano e sicuro. La sicurezza alimentare implica l'assenza di elementi estranei che sono riconducibili ai residui dei trattamenti antiparassitari, veterinari, contaminanti ambientali o ancora l'assenza di adulterazioni nel processo di produzione, che possono comportare un rischio per la salute dei consumatori. La tesi analizza le principali dinamiche internazionali relative all'attuale commercio dei prodotti agroalimentari, focalizzando l'attenzione sulla questione della sicurezza alimentare, che da un lato deve garantire senza compromessi la tutela di tutti i consumatori, e dall'altro però, le misure adottate non devono costituire inutili ostacoli commerciali per le imprese alimentari esportatrici. L'analisi inizia dagli accordi nati nell'ambito della WTO, con la firma del Trattato di Marrakech nel 1994, con lo scopo di favorire gli scambi commerciali internazionali attraverso una maggiore armonizzazione delle differenti normative di riferimento. Per quanto riguarda specificamente la sicurezza alimentare si fa riferimento all'Accordo SPS sulle misure sanitarie e fitosanitarie e al Codex Alimentarius, che hanno lo scopo di creare un sistema di norme internazionali valido all'interno dei paesi membri della WTO per tutelare la salute dei consumatori e garantire pratiche eque nel commercio degli alimenti. Dal contesto multilaterale della WTO si procede ad analizzare il ruolo degli accordi bilaterali o regionali, nati in seguito alla crisi del multilateralismo, iniziata con il round di Doha nel 2001e dovuta principalmente all'eterogeneità delle posizioni dei Paesi membri. In particolare nell'ambito degli accordi bilaterali si fa riferimento al partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP) recentemente negoziato tra UE e USA, e fermo per ora a tale fase. Si tratta di un accordo di libero scambio volto ad abbattere molte barriere commerciali esistenti tra le due sponde dell'Atlantico, con particolare riferimento a quelle non tariffarie consistenti in divergenze normative che ostacolano le esportazioni, tra cui vanno sicuramente ricomprese le misure sanitarie e fitosanitarie, che si sono rivelate le questioni maggiormente dibattute nel corso delle trattative del TTIP, offrendo lo spunto per analizzare in chiave comparatistica le due diverse tradizioni giuridiche di food safety, delineate attraverso la tematica degli OGM, dove emerge la distanza dell'approccio giuridico tra le due potenze transatlantiche. L'uso delle moderne tecniche di ingegneria genetica in campo alimentare è stato uno dei temi particolarmente discussi nell'ambito delle negoziazioni; gli OGM erano già stati oggetto di una controversia tra Europa e USA nell'ambito della WTO. In ogni caso il TTIP, nonostante il suo fallimento, segna comunque la volontà delle due potenze di trovare una base normativa comune. L'ultima parte della tesi riguarda invece l'evoluzione della sicurezza alimentare in Cina, che grazie alla rapida crescita economica degli ultimi anni, si attesta ad essere una delle potenze protagoniste degli scambi commerciali mondiali, completando in tal modo il quadro internazionale di riferimento. L'introduzione nel 2009 della prima legge sulla sicurezza alimentare, poi modifica nel 2015, rappresenta un primo avvicinamento ai sistemi normativi occidentali. L'analisi delle diverse normative di food safety nel contesto europeo, statunitense e cinese mostra come la globalizzazione economica abbia determinato anche una globalizzazione giuridica o meglio un progressivo allineamento dei diversi sistemi normativi. La necessità di facilitare gli scambi commerciali per competere a livello mondiale ha favorito l'avvicinamento dei vari ordinamenti giuridici. Pertanto si assiste a una sorta di "contaminazione legislativa" estranea alla politica commerciale comune della WTO, ferma da tempo ad una fase di completa stagnazione. In particolare per quanto riguarda il settore alimentare si auspica che il progressivo avvicinamento dei sistemi normativi sul tema della sicurezza alimentare possa favorire la nascita di una food law unitaria a livello globale, che sappia rispondere alle esigenze economiche - commerciali della libera circolazione dei prodotti, e contemporaneamente garantire la tutela di tutti i consumatori, assicurando un elevato livello di qualità e sicurezza.
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