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Дисертації з теми "Codice di procedura penale"

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TAVERRITI, SARA BIANCA. "L'AUTOCONTROLLO PENALE. RESPONSABILITÀ PENALE E MODELLI DI AUTONORMAZIONE DEI DESTINATARI DEL PRECETTO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/619498.

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Анотація:
La ricerca prende l’abbrivio dalla constatazione della crescente importanza acquisita, nel panorama delle fonti penalistiche, dal fenomeno dell’autonormazione: prodotto del diritto penale post-moderno consistente nell’autoimposizione, da parte dei destinatari stessi della norma, di precetti comportamentali in chiave criminal-preventiva. Oltre al ruolo ambivalente del principio di legalità penale (effetto e causa, al contempo, del fenomeno qui preso in considerazione), l’interesse del penalista per l’approfondimento scientifico del fenomeno è sollecitato dal potenziale che quest’ultimo rivela come alternativa (sostitutiva o integrata) rispetto al diritto penale. Il primo capitolo è dedicato alla ricostruzione delle cause che hanno dato origine al fenomeno, all’uopo ripartite in due macro-categorie: (i) le cause di ordine generale, per l’enucleazione delle quali è stata condotta una ricerca che spazia nelle materie sociologiche, economiche e giusfilosofiche; (ii) le cause di natura giuridica, che sono state investigate considerando sia le manifestazioni comuni all’intero ordinamento giuridico, sia quelle specifiche della penalistica, in cui la crisi del principio della riserva di legge e il declino del diritto penale classico assumono un’importanza cruciale. Nel secondo capitolo, il focus dell’analisi si concentra sulla dimensione strutturale del paradigma autonormativo per come emerso nelle sue principali manifestazioni e nelle concettualizzazioni teoriche maturate soprattutto grazie all’approfondimento riservato al fenomeno della Self-Regulation dagli studiosi di area anglosassone. La paradigmatica dell’autonormazione viene scrutinata tanto nelle sue singole componenti costitutive statiche, quanto nei suoi moti dinamici come strategia regolatoria all’interno dell’ordinamento. La ricerca si sposta nel terzo capitolo dalla struttura alla funzione, con l’obiettivo di ricavare i criteri di politica-criminale strumentali all’impiego dell’autonormazione nel sistema penale. A tal fine, sono state esplorate le possibili relazioni interordinamentali di raccordo tra sistemi autonormativi e ordinamento statale, applicando una metodologia mutuata dall’impostazione di Santi Romano ma ambientata sul terreno del diritto penale e delle sue alternative. Nel quarto capitolo l’indagine si rivolge verso i più eminenti esempi di autonormazione manifestatisi nell’ordinamento italiano: i modelli organizzativi ex D. Lgs. 231 del 2001; i piani per la prevenzione della corruzione nella P.A.; le linee guida medico-chirurgiche per lo svolgimento delle attività sanitaria. Oltre a una disamina ricognitiva della disciplina di questi sub-sistemi normativi, i tre banchi di prova vengono scandagliati in chiave struttural-funzionalistica alla luce dei criteri di analisi illustrati nel secondo capitolo e ricavati nel terzo. Il capitolo 5 chiude il lavoro proiettando i risultati delle ricerche sul piano della teoria del reato, per verificare quale impatto abbia/possa avere l’autonormazione sulla dogmatica. Dopo aver passato in rassegna le possibili ricadute sulle diverse categorie penalistiche, la chiosa finale valorizza il potenziale del diritto riflessivo come candidato ideale per la concretizzazione della clausola di extrema ratio in materia penale. L’uso dell’autonormazione come strumento alternativo rispetto al diritto penale viene ritenuto, infatti, il profilo applicativo più promettente e degno di essere ulteriormente esplorato.
One of the crucial challenges of Criminal Law in the new millennium is to deal with the complexity of contemporary society. The traditional approach based on the State monopoly on criminal matters keeps abreast no longer with the scientific-technological sophistication and the rate of changes in criminal behavior in the era of globalization. In this scenario, we witness the rise of Self-Regulation as an auxiliary tool of crime prevention, whose main goal is to fill the vacuum and to compensate for the rapid obsolescence of state legislation. Compliance Programs, Anti-Bribery Plans, Clinical Guidelines are some of the elements of a diverse constellation of cases in which preventive measures, behavioral rules, surveillance, and sanctions are issued and enforced by a legislator who coincides with the recipient, and which is often a private actor. Nevertheless, the ambivalence of Self-Regulation lies in the fact that – in the face of some positive externalities promised – this paradigm could jeopardize some of the fundamental principles of Criminal Law. The aim of this work is to provide a critical analysis of such phenomenon in order to verify the compatibility of Self-Regulation with the Rule of Law and to assess its efficacy in deterring and detecting misconducts.
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Cardinale, Sonia. "La legislazione contro la violenza di genere in Italia, Portogallo e Brasile: proposta di traduzione di articoli del Codice Penale portoghese e del Codice Penale brasiliano." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21289/.

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Анотація:
Il presente elaborato, il cui tema principale è la violenza di genere, si propone di confrontare il modo in cui l’Italia, il Portogallo e il Brasile contrastano e prevengono questo fenomeno. Partendo dalla definizione di violenza di genere, ne vengono analizzate cause e tipologie. Si procede poi con un’analisi degli articoli riguardanti la violenza di genere del Codice Penale italiano e la proposta di traduzione degli articoli riguardanti lo stesso tema del Codice Penale portoghese e del Codice Penale brasiliano. Vengono poi analizzate le misure di prevenzione del fenomeno nei tre paesi e presentate alcune testimonianze di tre donne, una italiana, una portoghese e una brasiliana, vittime di violenza di genere.
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Somaschini, Giulia. "Le espressioni di condizionalità nel codice penale tedesco e italiano." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Il presente elaborato propone un’analisi contrastiva delle espressioni di condizionalità nel codice penale tedesco e italiano. Per completezza il campo di ricerca non è stato limitato alle sole condizioni, ma è stato esteso anche alla condizionalità restrittiva, all’eccezione e al rapporto di norme. L’indagine svolta è pertanto finalizzata all’interpretazione del significato delle espressioni individuate tramite analisi del relativo contesto di occorrenza, nonché all’individuazione di eventuali analogie o differenze tra i due codici e in relazione ai risultati ottenuti in studi pregressi. A completamento di tale analisi è stata rilevata la frequenza delle espressioni individuate in proporzione al numero di tokens e al numero di periodi in entrambi i codici. Nella stessa sede è stata inoltre condotta un’indagine sulla frequenza delle concatenazioni delle espressioni individuate, occorrenti a una distanza prefissata. Il primo capitolo è dedicato a un’introduzione storica relativa ai due codici, mentre nel secondo capitolo vengono illustrati i metodi alla base della selezione delle espressioni individuate. Il terzo capitolo consiste nell’esposizione dei risultati dell’indagine semantica e statistica, corredata di riflessioni contrastive, le quali vengono riassunte nella conclusione.
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Colluto, Andrea <1992&gt. "IL DELITTO DI BANCAROTTA PATRIMONIALE NELLA PROCEDURA DI FALLIMENTO: IN PARTICOLARE LA CONDOTTA DI DISTRAZIONE." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15117.

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Il presente lavoro è costituito da cinque capitoli. Il primo capitolo consiste nell’inquadramento dei lineamenti generali della procedura di fallimento, evidenziando le novità più rilevanti previste dall’imminente riforma organica delle procedure concorsuali e confrontando quest’ultime con le disposizioni oggi vigenti. Il contesto socio-economico sta cambiando velocemente, mutamento che va di pari passo con l’esigenza di tutelare nuovi interessi, o meglio più interessi rispetti al passato, in un’ottica di salvaguardia delle risorse economiche del paese e, in tal senso, risulta importante fornire una trattazione generale di tale procedura in questo particolare momento storico caratterizzato da una forte volontà riformatrice. Questo rappresenta il punto di partenza per ciò che viene analizzato a partire dal secondo capitolo: i reati fallimentari ed in particolare il reato di bancarotta. Viene inizialmente illustrato, pertanto, il rapporto esistente tra la disciplina penale e quella concorsuale, discipline che sono tra loro reciprocamente autonome dimostrando, nel terzo capitolo, come le numerose riforme, in ambito concorsuale, che si sono succedute negli anni, non abbiano avuto analoghi effetti sui relativi reati previsti. Dopo aver descritto le diverse declinazioni del reato in esame, ci si concentra, nel quarto capitolo, in modo specifico sulla condotta di distrazione alla luce altresì degli ultimi orientamenti giurisprudenziali. Tutto ciò, infine, viene collocato e contestualizzato in casistiche particolari affrontate dalla giurisprudenza per la configurabilità o meno del reato di bancarotta per distrazione, facendo riferimento altresì al caso più emblematico avvenuto in passato: il caso Parmalat.
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Rango, Ilenia <1998&gt. "I reati di bancarotta fallimentare nell’ottica del nuovo codice della crisi e dell’insolvenza." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21819.

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L’introduzione del codice della crisi, subentrato alla legge fallimentare del 1942, ha come obiettivo quello di riorganizzare l’intera disciplina dell’insolvenza e delle procedure concorsuali in modo da renderla più adatta alle crisi dei tempi moderni, puntando sulla continuità aziendale. La riforma ha coinvolto il settore del diritto civile fallimentare, tralasciando la sezione penale, la quale risulta ancora ancorata ad una legge ideata in un contesto molto diverso (quale quello dei primi anni ’90) rispetto a quello attuale. L’elaborato si pone come obiettivo quello di mettere in luce il mancato ammodernamento del diritto penale, in particolare con riguardo ai reati di bancarotta fallimentare che verranno esaminati nel dettaglio. Prima di entrare nell’analisi delle singole fattispecie, però, è necessario passare per una breve disamina della legge delega, della struttura del codice e della procedura che prende a riferimento i reati di bancarotta fallimentare, ovvero la liquidazione giudiziale. Infine, verrà esaminata la situazione attuale caratterizzata dall’emergenza sanitaria la quale ha evidenziato la necessità di rivedere il contenuto del Codice, portando anche al posticipo della sua entrata in vigore.
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Sederino, Valentina <1997&gt. "I delitti di bancarotta alla luce del nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19771.

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La Riforma del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza ha stravolto il versante civilistico del diritto fallimentare, ma allo stesso tempo ha volutamente trascurato la disciplina dei reati di bancarotta. Quest’ultima, infatti, rimane ancorata ad un contesto storico e sociale tipico della prima metà del Novecento, risultando del tutto “sconnesso” con la realtà che ci circonda e con le nuove finalità, intrinseche alla Novella, di emersione tempestiva della crisi e di risanamento dell’impresa. Il seguente elaborato si propone di evidenziare come una riforma apparentemente destinata al solo campo civilistico abbia avuto, al di fuori di alcuni premeditati cambi di terminologia, anche dei risvolti penali sulle fattispecie criminose in esame. Per poter arrivare al cuore dell’elaborato sarà necessario focalizzarsi sia sull’evoluzione storico-normativa della disciplina fino ad oggi, che su una breve, quanto fondamentale, disamina dei reati di bancarotta all’interno del Codice. Si concluderà con alcune riflessioni sull’impatto che il Codice avrà sul nostro ordinamento, anche in relazione alle incertezze che si stanno attraversando in questo difficile periodo storico.
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GIRGENTI, ALFIO LIVIO. "Il contratto di cooperazione nel codice dei contratti pubblici." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2017. http://hdl.handle.net/10281/152404.

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Анотація:
Il contratto di cooperazione è un istituto introdotto per la prima volta nel codice dei contratti pubblici, all’art. 5, comma 6, D.Lgs. n. 50/2016, in attuazione delle direttive europee sui contratti pubblici di quarta generazione. In particolare, tale tipo di contratto è finalizzato alla cooperazione nei servizi pubblici in comune attraverso la condivisione di attività esposte al mercato aperto, e si presenta come una fattispecie comune alle tre direttive europee in materia di concessioni (art. 17, par. 4, dir. 2014/23/UE), appalti pubblici nei settori ordinari (art. 12, par. 4, dir. 2014/24/UE) e nelle “utilities” (art. 28, par. 4, dir. 2014/25/UE), che hanno codificato la fattispecie elaborata dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Essenzialmente, tale cooperazione per via consensuale si configura, sul piano formale, sotto forma di (i) convenzione pubblicistica conclusa esclusivamente tra enti pubblici, (ii) esente dall’obbligo di gara. La ricerca si concentra su entrambe le caratteristiche di tale tipo di contratto e persegue un duplice obiettivo: da un lato criticare, sul piano strutturale, l’adeguatezza della nozione di accordo amministrativo ai fini della qualificazione della natura di tale contratto, e dall’altro lato estendere, sul piano funzionale, la portata dell’esenzione oltre la classica libertà di cooperare e di organizzare i servizi pubblici in forma aggregata, sancita dall’art. 2, par. 1, secondo periodo, dir. 2014/23/UE. Ciò implica le seguenti due questioni: se il contratto di cooperazione si risolve in sostanza nella codificazione nell’ambito del diritto europeo di una situazione meramente interna (l’accordo di collaborazione) e, se in caso contrario, tale tipo di contratto comporta l’esenzione dall’obbligo di gara di una fattispecie che comunque non ricade nell’ambito di applicazione dalle libertà fondamentali (in quanto strumento di autoproduzione in senso lato). A tale fine, prenderò in esame le origini giurisprudenziali della fattispecie, in modo da ricostruire il percorso logico e cronologico che ha portato a differenziare tale contratto di cooperazione dal partenariato pubblico-pubblico, dai contratti in house e, infine, dall’accordo di collaborazione, attraverso il confronto con le fattispecie previste dal diritto nazionale di accordo inter-amministrativo, che il diritto europeo prende sì in considerazione, ma senza armonizzarle. Alla luce di questa analisi, si cercherà di mettere in evidenza che la nozione codificata di contratto di cooperazione rappresenta la versione evoluta dell’accordo di collaborazione, con la quale sono esentati appalti pubblici e concessioni aventi ad oggetto attività economiche esposte al mercato aperto, finalizzate all’erogazione di servizi pubblici e scambiate in regime cooperazione pubblica. Al centro di tale interpretazione sta la previsione, introdotta in modo innovativo rispetto alla precedente giurisprudenza, che ammette lo svolgimento di attività esposta al mercato aperto, come previsto alla lettera c) dell'articolo citato. In sintesi, intendo sostenere che il contratto di cooperazione è formalmente un accordo inter-amministrativo e sostanzialmente un contratto pubblico quando, sotto il profilo strutturale, può riguardare attività accessorie al servizio pubblico, e non comporta alcun rapporto in house, nonché dimostrare che, sotto il profilo funzionale, l’esenzione di tale contratto va oltre la semplice aggregazione dei servizi ed è estesa ai casi in cui si verifica la condivisione delle risorse e delle prestazioni attraverso lo svolgimento di attività complementari.
The cooperation contract is a legal type common to the three European directives on concessions (art. 17, para 4, dir. 2014/23/EU), procurement in the public sector (art. 12, para 4, dir. 2014/24/EU) and utilities (art. 28, para 4, dir. 2014/25/EU), which never introduced before, but established by the case law. Essentially, such contract is aimed to the cooperation in the public services in common through the sharing of activities exposed to the open maket, and configures, at a formal level, (i) an arrangement concluded exclusively between public bodies, (ii) exempt from the obligation to follow the competitive procedures. The research focalizes both the characteristics of the legal type and aims a twofold objective: on the one hand -structurally-, criticizing the adequacy of the concept of public agreement in order to qualify the nature of that contract, and on the other hand -functionally-, extending the scope of that exemption beyond the classic freedom of cooperation and organization of public services in aggregate form, provided by art. 2, para 1, second sentence, dir. 2014/23/EU). This entails the following two questions: whether the cooperation contract resolves essentially in the codification of European law in the context of a purely internal situation (the cooperation agreement) and, if not, this type of contract involves the exemption from the obligation to follow the competitive procedures of a situation that in any case does not fall within the scope of the fundamental freedoms (as an instrument of in house providing in a broad sense). To this purpose, I will delve into the jurisprudential origins of the present legal type, in such a way to reconstruct the logical and chronological path which leads to differentiate such a cooperation contract from the public-public partnership, from the in-house contract and, finally, from the cooperation agreement, by means of the comparison with the legal types of inter-administrative arrangement provided by the domestic law, which the European law takes into account without a full harmonization. In the light of this analysis, I will seek to point out the codified notion of cooperation contract represents the evolved version of the collaboration agreement, with which are exempted public contracts and concessions relating to economic activities exposed to the open market, aimed to the provision of public services and exchanged in cooperation within the public sector. At the core of this interpretation is the provision, introduced in innovative way than the previous case law, that allows the performance in cooperation of activities exposed to the open market, as provided in subparagraph c) of the cited articles. Furthermore, with regard to structure yet, it will observe that the cooperation contract does not overlap or interfere with the in house providing in a narrow sense, even if this kind of contract is inserted in the same statutory package. Turning to the scope of the exemption from the functional point of view, it should be noted that as part of the contractual cooperation was allowed, in the recitals of the 2014 EU directives, the integration between public bodies to carry out complementary activities. In summary, I want to argue that the cooperation contract is formally an inter-administrative arrangement and essentially a public contract as, structurally, may relate to activities ancillary to the public service, and does not imply any in house relationship, and to demonstrate that, functionally, the exemption of that contract goes beyond simple service aggregation and is extended to cases where there is the sharing of performance by carrying out complementary activities.
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Olgiati, Angelo. "Le norme generali per il procedimento civile nel canton Ticino /." Zürich : Schulthess, 2000. http://www.gbv.de/dms/spk/sbb/recht/toc/324948492.pdf.

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Tiani, E. "LA CONFISCA DI PREVENZIONE E L'AMMINISTRAZIONE GIUDIZIARIA DI COMPLESSI AZIENDALI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/380737.

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This research aims to examine the prevention measures set against criminal and Mafia organizations and their economic expressions in the Italian system. When Mafia acts like an economic operator or business it is necessary to neutralize its power and the consequent negative effects on the legal society and market. In recent years, the Legislator is realizing that the best way to reach prevention is to attack the illegal properties of Mafia and remove the basis for their development. It is possible to use the same negative prevention measures (preventive seizure, confiscation and legal administration – articles 20, 24 and 34 D.lgs. nr. 159/2011) like instruments to reach positive prevention through a rehabilitation procedure for criminal companies and their re-integration to the legal marketplace. That action could create huge benefits for the people in terms of legality perception, welfare, employment, legal and free competition, etc. and promote an economic upturn of the legal business system. Despite this, our positive prevention model does not currently work whenever prevention measures are directed to the assets of companies. Confiscated companies very often collapse and default. Therefore our research investigates about the causes of this failure and, at the same time, looks for the factors that led to success in rare cases of restored companies. The job also analyses the latest works and studies on reform carried out by specialized commissions (led by Garofoli, Fiandaca, Bindi and Gratteri) and under ongoing discussion in Parliament with bills nr. 2134/2015, 1687/2014 and 1138/2013: they all seem to dedicate greater importance to the positive prevention policies. At the end, the results of the research allow the Author to propose some considerations in a future perspective about the renovation of the system of prevention against Mafia companies. The real goal of any effective prevention should be to develop the clout of recovered companies to improve the welfare of society and market. In order to do that, State should attack Mafia companies as dynamic and dangerous subject and not consider them as a collection of goods: the danger is connected to how they are managed by criminal people. Further to that, we might also conceive the prevention system to directly attack the companies as autonomous from their Mafia-connected owners.
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CRIPPA, MARIA. "LA GIUSTIZIA PENALE INTERNAZIONALE DI FRONTE AI TRIBUNALI DOMESTICI. PROPOSTE PER L¿ADEGUAMENTO DELLA LEGISLAZIONE ITALIANA IN MATERIA DI CRIMINA IURIS GENTIUM." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/932370.

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La giustizia penale internazionale di fronte ai tribunali domestici. Proposte per l’adeguamento della legislazione italiana in materia di crimina iuris gentium. La tesi si concentra sulla proposta di soluzioni per l’adeguamento dell’ordinamento italiano alle disposizioni sostanziali dello Statuto della Corte penale internazionale (Cpi), la cui incorporazione domestica risulta, allo stato attuale, ancora assente. L’indagine si è, in particolare, sviluppata intorno a tre direttrici principali. La prima sezione ha delineato i confini entro i quali deve attestarsi l’elaborazione delle proposte di introduzione di una disciplina domestica dei crimini internazionali, con particolare riferimento, innanzitutto, alla ricostruzione del complesso sistema delle fonti del diritto penale internazionale e al ruolo della consuetudine, alla luce delle tensioni che questa pone nel rapporto con il principio di legalità (internazionale e costituzionale). La verifica delle esperienze dei tribunali internazionali e, in particolare, dei limiti che queste presentano, ha imposto di spostare il campo di indagine alla attuazione indiretta del diritto penale internazionale, al fine di delineare soluzioni maggiormente efficaci per la realizzazione di un sistema integrato di giustizia penale internazionale, secondo la prospettiva descritta dal principio di complementarietà (artt. 1, 17 Statuto Cpi). In questa cornice, ci si è interrogati sulla estensione degli obblighi di introduzione di disposizioni domestiche sui crimini internazionali, nonché, in prospettiva comparata, sulle modalità degli interventi normativi stranieri, alla luce dell’ampio margine di discrezionalità che lo Statuto Cpi concede ai legislatori nazionali. La seconda parte è stata dedicata alla verifica della estensione delle giurisdizioni nazionali ai crimini internazionali commessi oltre i limiti territoriali degli ordinamenti domestici. L’analisi si è concentrata, in primo luogo, sulla ricostruzione della nozione e delle criticità strutturali che hanno caratterizzato, a partire da secondo dopoguerra, le applicazioni del principio di universalità nel sistema di giustizia penale internazionale. Così ricostruiti i tratti fondamentali del principio di giurisdizione universale, ci si è, quindi, proposti di verificare la controversa estensione ‘tendenzialmente universale’ della legge penale italiana, secondo l’interpretazione fornita dalla giurisprudenza di legittimità alle ipotesi di cui agli artt. 7 – 10 c.p., in riferimento a fattispecie di fatto sussumibili nella definizione dei crimini internazionali. Il cuore della ricerca è costituito, infine, dalla terza sezione, dedicata alla valutazione di compatibilità delle disposizioni attualmente in vigore nell’ordinamento penale domestico con il diritto penale internazionale e della conseguente introduzione di una disciplina specifica, laddove siano riscontrate lacune e contraddizioni rispetto allo Statuto Cpi. La verifica di compatibilità della disciplina italiana in vigore è stata condotta, innanzitutto, in riferimento alla parte speciale del diritto penale, al fine di indagare la rispondenza delle fattispecie ordinarie alla definizione dei crimini internazionali contenuta negli artt. 5 e seguenti Statuto Cpi (genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e aggressione). Per quanto concerne, invece, l’analisi della parte generale, si è vagliata, da un lato, l’adeguatezza dei criteri ordinari di attribuzione della responsabilità penale e, dall’altro lato, la necessità di introdurre contestualmente una disciplina ad hoc, laddove richiesto dalle istanze specifiche della giustizia penale internazionale. Il riferimento è, in particolare, alle ipotesi di responsabilità del superiore civile e del comandante militare, di responsabilità delle persone giuridiche, di irrilevanza delle immunità funzionali, nonché di estinzione del reato o della pena per il decorso della prescrizione e di provvedimenti, generali o individuali, di clemenza. L’indagine ha voluto, in ultima istanza, verificare se l’adozione delle disposizioni sostanziali di diritto penale internazionale consenta all’ordinamento italiano di aderire ad un sistema integrato di giustizia penale internazionale, nonché, in senso più ampio, di contribuire allo sviluppo del diritto penale internazionale. La tardiva attuazione dello Statuto Cpi nell’ordinamento domestico costituisce infatti, secondo le conclusioni alle quali l’analisi è pervenuta, una occasione per ampliarne le disposizioni, nel superamento dei compromessi imposti in sede negoziale e al fine di ottemperare ai più recenti sviluppi del diritto penale internazionale. Una simile conclusione consentirebbe, in questo modo, di rilanciare il ruolo dell’ordinamento italiano nel sistema di giustizia penale internazionale e di renderne l’intervento legislativo, nonché le sue future applicazioni giurisprudenziali, un modello di riferimento sullo scenario internazionale.
International criminal justice before domestic courts. Proposals for the implementation of Italian provisions on crimina iuris gentium. The thesis aims at proposing solutions for the incorporation into the Italian legal system of International Criminal Court (ICC) Statute’s substantive provisions, whose domestic implementation is, at the moment, still lacking. The research develops, in particular, along three main sections. The first part sketches the main features of the indirect implementation of international criminal law by domestic legal systems. It deals, first of all, with the complex system of sources of international criminal law, as well as with the role of customs, in light of its tensions with the (international and constitutional) principle of legality. The analysis of international courts’ shortcomings leads to shift the scope of enquiry to the indirect implementation of international criminal law, in order to shape effective solutions for an integrated system of international criminal justice, under the complementarity principle (articles 1 and 17 ICC Statute). Within this framework, the extent of positive obligations to adopt domestic provisions on international crimes effects, in a comparative perspective, different solutions implemented by national legislators, considering the wide margin of discretion granted them by the ICC Statute. The second part outlines the extension of national jurisdictions to international crimes committed beyond their traditional territorial borders. The research focuses, firstly, on the notion and the structural shortcomings that characterize the principle of universal jurisdiction in the enforcement of international criminal justice since the Second World War. The section further sets out to verify the controversial 'tendential universality' of Italian criminal law, according to the interpretation of articles 7 - 10 Italian Criminal Code favored by the Italian jurisprudence, regarding in particular cases amounting to international crimes. The third section represents the heart of the research, dedicated to the evaluation of the compliance of provisions currently in force in the Italian criminal system and international criminal law. The research further proposes the introduction of a specific discipline, whenever gaps and shortcomings with respect to the ICC Statute are found. The analysis moves from the special part of criminal law, in order to investigate the conformity of criminal provisions already in place with the definition of international crimes contained in articles 5 et seq. ICC Statute (genocide, crimes against humanity, war crimes and aggression). The general part is examined with the aim to investigate, on the one hand, the adequacy of ordinary criteria for the attribution of criminal responsibility and, on the other hand, the need to introduce an ad hoc discipline where required by specific instances of international criminal law. The reference is, in particular, to the hypotheses of command and superior responsibility, legal entities liability, irrelevance of functional immunities, as well as statutes of limitations. The research ultimately seeks to ascertain whether the adoption of substantive provisions on international crimes enables the Italian legal order to adhere to an integrated system of international criminal justice and, in a broader sense, to contribute to the development of international criminal law. Indeed, the late implementation of the ICC Statute into the domestic legal system constitutes, according to the conclusions reached by the analysis, an opportunity to expand its provisions in order to overcome its possible shortcomings and to comply with the most recent developments of international criminal justice. Such conclusion would enable to relaunch the role of the Italian legal system in the international criminal justice system and make its legislative intervention, as well as its future jurisprudential applications, a model on the international scene.
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ROCCHI, FRANCESCA. "La risposta sanzionatoria e il potere discrezionale del giudice: con particolare riferimento al ruolo e al significato della recidiva nella teoria della pena." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/1090.

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Nonostante la maggior parte degli interpreti e delle Commissioni ministeriali istituite negli ultimi decenni per riformare il codice penale abbiano rintracciato nell’eccessivo potere discrezionale del giudice nella commisurazione della pena la principale ragione dell’ineffettività del sistema sanzionatorio italiano, la ricerca sviluppata in questa tesi, anche a livello comparatistico, ha invece individuato due diverse ragioni di tipo tecnico giuridico alla base della crisi della certezza della pena e dell’eccessivo divario tra pena in astratto e pena in concreto. La prima consiste nell’inadeguatezza delle pene edittali, sia a livello qualitativo che quantitativo. La struttura carcerocentrica del sistema punitivo italiano sembra, infatti, ormai anacronistica e contrastante con le attuali tendenze dei più moderni sistemi penali, promosse anche dalla comunità scientifica internazionale, per evitare gli effetti negativi e controproducenti della pena detentiva, soprattutto se di breve durata. Dal punto di vista quantitativo, inoltre, il minimo ed il massimo edittale, sono spesso così sproporzionati rispetto all’attuale disvalore astratto del reato, che il giudice è costretto ad un ruolo di supplenza per adeguare la determinazione legale della pena ai principi costituzionali di uguaglianza, rieducazione e proporzione, così come gli viene ormai costantemente richiesto anche dalla stessa Corte Costituzionale. La seconda causa, invece, risiede nell’abuso e nell’ipertrofia del sistema delle circostanze del reato che, a seguito delle numerose novelle riformatrici che ne hanno stravolto complessivamente la disciplina e la fisionomia, hanno mutato la loro originaria funzione di cause di modificazione legale della pena, finalizzate appunto a restringere la discrezionalità commisurativa giudiziale. Emblematica perciò appare la vicenda normativa dell’istituto della recidiva, che, pur essendo stata riformata di recente dal legislatore in senso particolarmente repressivo, sull’esempio di altri ordinamenti europei e delle leggi americane dei “three strikes”, avendo mantenuto la sua veste giuridica di circostanza aggravante del reato ha comportato paradossalmente un ampliamento del potere discrezionale del giudice, rendendo di fatto ancor meno effettiva la risposta sanzionatoria. La recente riforma del sistema sanzionatorio operata dalla l. del 251 del 2005, viene perciò criticata perché, al di là del valore repressivo simbolico che ha voluto attribuire alla recidiva, non ha realmente inciso sul fondamento di questo istituto lasciando quindi sempre ai giudici la decisione sulla sua applicabilità concreta, senza tentare altre soluzioni politico criminali, nel quadro di un sistema sanzionatorio maggiormente differenziato, sia per tipologia di reati che di autori, di per sé dunque incompatibile con una recidiva fondata sul solo innalzamento della pena in astratto, in senso ancora generico e perpetuo.
While most authors and ministerial committees, established in recent decades to reform the penal code, have found in the wide discretionary power of the judge over criminal sentencing the main reason of the penalties ineffectiveness of Italian system, the research, developed in this dissertation, through also a comparative analysis, has identified two legal basis of the current crisis of the punishment ‘s certainty and of the excessive gap between penalty and punishment in abstract and in concrete. The first reason consists in the inadequacy of statutory penalties, both qualitatively and quantitatively. The structure of the Italian penal system, based only on custodial sanctions, seems nowadays, in fact, anachronistic and contrary to current trends in modern criminal justice systems, also promoted by the international scientific community to avoid the negative and counterproductive effects of imprisonment, especially if short-lived. From a quantitative point of view, moreover, the minimum and maximum of statutory penalties, are often so disproportionate compared to the abstract value of the offense, that the court is constrained to a role of the substitute of the legislator to adjust the legal determination of the statutory penalties to the constitutional principles of equality, rehabilitation and proportion, as he is now constantly required by the Constitutional Court. The second reason, however, lies in the overgrowth of the circumstances of the offense, as a result of the many legislative reforms that have distorted the overall discipline and character, changing their original function as legal causes of statutory penalties’ amendment, designed specifically to restrict judicial discretionary sentencing power. Emblematic it appears the story of the legislation against persistent offenders, which, despite having been recently reformed by the legislature in a particularly repressive sense, on the example of other European legal systems and of North-American laws of the "three strikes", maintaining it’s legal aggravating circumstance nature of the offense, has paradoxically produced an extension of the discretionary sentencing power of the judge, making even less effective the repressive response. The recent reform of the sanctions made by the l. 251 of 2005, therefore, is criticized because, despite the symbolic repressive value who wanted to give, has not really affected the foundation of this institution of recidivism, leaving its application to the court’s decision, without trying other solutions of criminal-political nature, as part of a more differentiated system of penalties, both by type of crime and perpetrators, that is, in itself, therefore, incompatible with a recidivism’s discipline based solely on increasing the penalty in the abstract, without distinction of seriousness of the current and previous offence(s) and of the time of previous offence (so called “wash-out period”).
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DI, BUCCIO STEFANIA. "LA BONIFICA DELL¿AGEVOLAZIONE MAFIOSA NEL CAMPO IMPRENDITORIALE ATTRAVERSO I MODELLI DELLA PREVENZIONE MITE.IL METODO DELLA 'PROFILASSI ANTIMAFIA BY DESIGN'." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/860306.

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The PHD thesis entitled: Soft prevention models as a remediation tool for mafia facilitation in the entrepreneurial field. The method of "antimafia compliance by design" analyzes the networks between mafia and economy, trying to identify the mimetic forms of adaptation of the mafia entrepreneur in the area of the legal economy. The selected qualitative research method is based on sociological-legal analysis, that was used to investigate the tools of patrimonial aggression of criminal assets created by Italian legislation to counter the infiltration of the mafia into the economy. The prevention tools of articles 34 and 34 bis of the Anti-Mafia Code were selected, among all criminal and administrative instruments, because they were considered the most suitable to operate on the criminal contamination of the company in a surgical manner, protecting the work and the value of the healthy companies. The sociological-legal effectiveness of these tools was analyzed through the study of 16 cases sampled based on the geographic survey and on the variables of the reference economic sector. At the end of the analysis, the author proposes a “compliance by design model” dedicated to the prevention of mafia infiltration into the economy, according to the canons of business ethics.
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Juzinskas, Leonardo Gonçalves. "Técnicas de efetivação de tutela no projeto de código de processo civil." Universidade Federal do Espírito Santo, 2013. http://repositorio.ufes.br/handle/10/2744.

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Made available in DSpace on 2016-08-29T11:13:19Z (GMT). No. of bitstreams: 1 tese_6885_Dissertacao Leonardo Juzinskas.pdf: 1263947 bytes, checksum: ba99c40794df2195e054f99e272e07e2 (MD5) Previous issue date: 2013-08-28
O trabalho deverá situar o atual estágio de desenvolvimento do processo civil brasileiro, encadeado na leitura formalista-valorativa que emergiu da Constituição Federal, bem com na leitura construtivista do direito processual. Deverá haver a leitura das normas procedimentais e a leitura constitucional / construtivista que o método do formalismo-valorativo autoriza, de forma a empregar, na medida do desejável, os fins e a razão de ser da sua metodologia. O objetivo, outrossim, é identificar e testar o projeto de código de processo civil, no que tange às suas técnicas de prestação de tutela, com os pressupostos refletidos em antecedência.
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NOCETO, FILIPPO. "Impostazione della causa nell’esperienza codificatoria spagnola e italiana fra XIX e XX secolo – Premesse storico-ricostruttive." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2022. http://hdl.handle.net/11567/1082400.

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Abstract Il presente lavoro intende realizzare una ricostruzione critica dell’evoluzione storico-normativa concernente la disciplina dell’introduzione e trattazione della controversia negli ordinamenti italiano e spagnolo fra XIX e XX secolo. In questa prospettiva si dedica particolare attenzione alla genesi dei rispettivi modelli di codificazione ‘moderna’ e al successivo dibattito sulle riforme e tentativi di riforma precedenti l’emanazione dei codici attualmente in vigore. Il tutto nell’ottica di evidenziare significative affinità fra esperienze evolutive tradizionalmente considerate a sé stanti.
Abstract This work intends to provide a critical reconstruction of historical development concerning the legal framework of civil pre-trial procedure in Italian and Spanish legal systems between the 19th and 20th century. In this perspective special attention is focused on respective models of ‘modern’ codification as well as on subsequent reforms until the enactment of current civil procedure codes. All with a view to highlighting relevant similarities between historical evolutions traditionally considered in their own right.
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Cantelli, Idalgo. "Il Tribunale militare territoriale di Bologna (1945-1948)." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/2158/1275239.

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L’attività del Tribunale militare di Bologna nei primi anni del secondo dopoguerra è sedimentata in 8075 fascicoli conservati nell’Archivio di Stato della Spezia. In una duplice prospettiva di storia giuridica e storia sociale, l’analisi delle carte permette di descrivere i complessi meccanismi giuridici e garantistici del diritto penale militare, ma anche gli strumenti di censimento e di sorveglianza tipici della burocrazia castrense. I giudici militari, pur applicando i codici promulgati in epoca fascista, analizzano i singoli casi valutandone le circostanze, soppesando le testimonianze e – in alcuni casi – adoperando il proprio potere discrezionale in un’ottica favorevole al reo. La storia giudiziaria permette di misurare la situazione di penuria materiale vissuta nel dopoguerra, con la miriade di furti di generi minuti, e l’allentarsi dei freni morali che emerge dai resoconti delle rapine. Su un versante opposto, dai racconti di molti imputati per diserzione emergono atteggiamenti di resilienza ostinata davanti a situazioni materiali disastrose. Dai fascicoli emerge anche la rappresentazione che i cittadini hanno delle istituzioni e degli «ordinamenti» politici, giuridici e militari. La transizione politico-istituzionale del 2 giugno 1946 è vissuta da molti coscritti come una palingenesi, una rivoluzione dei rapporti sociali: è possibile individuare la matrice di queste idee in subculture locali veicolate da letteratura grigia come volantini e settimanali politici. Si è prestata attenzione al fenomeno del rifiuto della chiamata di leva del marzo 1946, inquadrandolo nei rapporti coevi tra forze armate e istituzioni politiche: il rinnovamento delle forze armate e la necessità di non comprimere i diritti dei militari di leva sono oggetto di discussione e di scontro politico già negli anni di transizione tra fascismo e Repubblica. La molteplicità delle fonti del diritto utilizzate nel rito militare mostra come la sopravvivenza dei codici si coniugasse con istanze di riforma legate al passaggio al nuovo regime democratico. L'opera dei giudici si confronta sia con le animate discussioni dei giuristi sia con la giurisprudenza delle corti di legittimità (Corte di Cassazione e Tribunale supremo militare). L’analisi delle sentenze emesse nel 1948 mostra come a partire da quell’anno i giudici si interroghino sull’applicazione da dare all’art. 103 della Costituzione, relativo ai limiti giurisdizionali dei tribunali militari. L’art. 103 sarà oggetto di una lunghissima diatriba politica e giurisprudenziale, che inaugura un percorso – pluridecennale, travagliato e non teleologico – di democratizzazione della giustizia militare. In appendice vengono presentate alcune statistiche prodotte a partire dal censimento degli 8075 fascicoli conservati nelle 129 buste con anno di costola 1945-1948.
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GIORDANO, ANDREA. "Giurisdizione tributaria e morfologia della prova. Riflessioni sui poteri istruttori nel processo tributario ed integrabilità della disciplina alla luce del Codice di procedura di civile e del nuovo codice del processo amministrativo." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/11573/917763.

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Il lavoro dottorale si propone di affrontare il tema dei poteri istruttori nel processo tributario, partendo dalla natura di quest'ultimo e dai principi allo stesso applicabili. Spunti ricostruttivi e soluzioni 'de jure condendo' vengono tratti dal modello del giudizio costituzionalmente dovuto e da quello del giudizio amministrativo sul rapporto, al fine di integrare una disciplina, che, come quella dei poteri e mezzi istruttori secondo il d.lgs. n. 546 del 1992, appare lacunosa e, sotto più profili, ineffettiva.
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MOSQUERA, MARIN VÍCTOR. "Il diritto penale internazionale come sistema di protezione dei diritti delle vittime." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1345783.

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Cap I: Questo capitolo mira a stabilire un punto di partenza per quanto riguarda questa tesi, ricostruendo una definizione ampiamente accettata dalla comunità internazionale su ciò che si deve intendere come concetto di vittime di crimini atroci, concetto sviluppato e perfezionato dal diritto internazionale pubblico, in particolare i contributi a tale concetto proverranno dal diritto internazionale dei diritti umani e dal diritto penale internazionale, inoltre si analizzerà ciascuno degli obiettivi dei modelli di giustizia restaurativa e la di giustizia retributiva per le vittime, dimostrando che esiste un punto di convergenza o di visione eclettica tra i due modelli nel diritto penale internazionale a favore delle vittime di crimini atroci. In questo capitolo si pretende introdurre un concetto simile a quello riconosciuto a livello internazionale come la carta dei diritti umani, in questo caso si introdurrà il concetto di Carta Internazionale dei diritti delle Vittime di crimini atroci, carta fondamentale composta da quattro documenti essenziali e la riunione degli stessi sarà la loro carta dei loro diritti, nel senso di fornire la protezione, difesa e riconoscimento dei loro diritti come Lex specialis, termine utilizzato non per privilegiare l'applicazione di una norma, ma per la costruzione di un corpo legale attraverso l'unione di vari pezzi che contiene disposizioni specifiche e generali, che di per sé non corrispondono ad una posizione cronologica, allo stesso modo, questa Carta delle Vittime si vedrà arricchita dal retaggio di due tradizioni giuridiche del common law e del civile law che hanno inciso nei tribunali internazionali penali e/o dei diritti umani, che rendono effettiva la protezione delle vittime . È allora che si tratterà: In primo luogo, sugli apporti che realizzano i Principi fondamentali di giustizia per le vittime di reati e dell'abuso di potere. In secondo luogo, si approfondirà sui contributi dei principi e delle linee guida sul diritto delle vittime di violazioni manifeste delle norme internazionali dei Cap I diritti umani e di gravi violazioni del diritto internazionale umanitario a interporre ricorsi e ottenere riparazioni, si farà riferimento agli strumenti e alla giurisprudenza del Sistema Universale Dei Diritti Umani, il Sistema regionale Interamericano Dei Diritti Umani, il Sistema Regionale Europeo Dei Diritti Umani e il Sistema Regionale Africano Dei Diritti Umani. In modo uguale si tratterà di garantire in ogni momento alle vittime il diritto di ottenere un risarcimento per le violazioni verificatesi ai loro diritti internazionalmente riconosciuti o per le violazioni del diritto internazionale umanitario. In terzo luogo, si analizzeranno i contributi apportati dai Principi contro l'impunità, in particolare i principi del diritto di sapere, del diritto alla giustizia e del diritto alla riparazione. Quarto luogo: Si descriveranno le caratteristiche generali del riconoscimento dei diritti delle vittime nel Sistema della Corte Penale Internazionale.
cap II: Questo capitolo analizzerà i principi generali che regolano il processo penale internazionale, in particolare quelli a favore delle vittime e degli imputati coinvolti nel processo. Questi principi saranno definiti e spiegati sulla base della giurisprudenza internazionale dei diritti umani, del diritto penale internazionale e della dottrina internazionale. Di conseguenza, saranno trattati come principi per le vittime; l'accesso alla giustizia che tratta il ricorso effettivo contro i gravi crimini perpetrati, che comprendono: il diritto di accedere a un rimedio adeguato e idoneo, il diritto a un ricorso effettivo e il diritto a un ricorso opportuno. Il principio della quarta istanza a favore delle vittime, in particolare l'esame del diritto penale internazionale sulla cosa giudicata fraudolenta l principio dell'adozione di misure di protezione a favore delle vittime di crimini atroci: il principio delle Norme imperative di diritto internazionale generale, jus cogens ed i principi secondo i quali l'imputato deve essere presente nel processo. Allo stesso modo, per sviluppare il processo e come garanzia per gli indagati e imputati e talvolta della vittima, si svilupperanno i principi di: la presunzione di innocenza; il principio di indipendenza e di imparzialità dei giudici; il principio della parità e della ragionevolezza della durata del procedimento; l'uguaglianza delle parti; la pubblicità del procedimento; accesso obbligatorio all' informazione, la confidenzialità e la riservatezza; la durata ragionevole del procedimento e il principio della doppia istanza.
Cap III: Una volta definiti i diritti delle vittime, Carta Internazionale dei diritti delle Vittime di crimini atroci, questo capitolo mira a descrivere le fasi proprie del processo dinanzi alla Corte Internazionale Penale quale massimo esponente del diritto penale internazionale; per questo, la procedura sarà spiegata in modo dettagliato e illustrativo, facendo riferimento alle norme pertinenti degli Statuti e delle regole di procedimento e prova dell'TPIY, dell'TPIR e della Corte Internazionale Penale CPI, nonché alla prassi giuridica dei tribunali penali ad hoc, così come all'influenza degli strumenti e della giurisprudenza dei Tribunali penali internazionali di diritti umani. Pertanto, descriverà il modo di attivazione della Corte da parte di: Gli Stati, il Consiglio di sicurezza, la Procura della CPI, introducendo la partecipazione delle vittime alla trasmissione di informazioni sui reati atroci alla Procura della CPI; così come sitratterà dell'accesso e capacità di azione delle vittime, il diritto di partecipazione al diritto penale internazionale, in particolare dinanzi alla Corte Internazionale Penale, nonché i diritti riconosciuti dallo Statuto di Roma agli indagati e che si trovano in un processo internazionale penale in confronto con gli strumenti relativi ai diritti umani. Dopo di ciò si procederà ad affrontare le varie fasi del processo avviato dalla Corte Internazionale Penale, vale a dire la fase di apertura dell'inchiesta da parte del Procuratore, il principio di complementarità e il test di ammissibilità, le condizioni per l'avvio delle indagini, Lo svolgimento delle indagini e delle indagini da parte del Procuratore della CPI, comprese: la cooperazione giudiziaria degli Stati, la procedura di arresto in attesa di processo, La presentazione dell'atto d'accusa e delle accuse, la procedura preliminare all'udienza. A sua volta si tratterà tutto ciò che riguarda il Processo, vale a dire la presentazione del caso, le norme sulle prove, la delibera, la determinazione della pena, e la procedura di appello o la revisione del processo. Inoltre, questo capitolo mirerà a definire e descrivere le modalità di partecipazione delle vittime all'intero procedimento dinanzi alla Corte Internazionale Penale. Le Corti Internazionali Penali sono state istituite in diversi contesti per indagare e punire crimini gravi; tuttavia, né il Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda, né il Tribunale Penale Internazionale per l'ex Iugoslavia e attualmente il Tribunale Penale Internazionale, non sono dotati di forze di polizia che possa operare liberamente nel territorio degli Stati interessati, motivo per cui gli agenti internazionali sono spesso costretti a intervenire per impedire che gli stessi funzionari siano ostacolati, sia per la loro incapacità che per la loro riluttanza, da certe violazioni. Non essendo dotate di un'autorità di polizia, accade spesso che la loro vera funzione sia relegata dagli Stati e non vi sia più azione. È per questo che la sfida particolare nei confronti degli Stati che esplicitamente o tacitamente sono riluttanti a tali ricerche, è quello di trovare la combinazione tra coercizione legale ed estendere un qualche tipo di azione che permetta un'indagine adeguata. Occorre sottolineare che molti degli sviluppi giurisprudenziali e statutari derivanti dall'esperienza dei tribunali per l'ex Iugoslavia e il Ruanda sono stati inseriti nello Statuto e nelle regole della Corte Internazionale Penale. Nella pratica, tuttavia, esistono differenze importanti che spesso riflettono i diversi contesti di ciascuna situazione. È importante notare che l'innovazione apportata dallo Statuto che è rilevante per le vittime può essere analizzata su tre aspetti specifici: 1. La Protezione, che è stata trattata nel capitolo precedente, 2. La Partecipazione, che sarà trattata nel presente capitolo, e 3. La riparazione o Risarcimento che sarà trattata nel capitolo III. D'altro canto, nonostante il fatto che, in questo secolo, il movimento per i diritti umani abbia significato per molte persone una lotta contro l'impunità, è stato anche espresso in modo contraddittorio, poiché, mentre ha rafforzato la responsabilità penale di coloro che li hanno violati, ha significato anche l'emanazione di molte leggi di amnistia opposte che potrebbero ostacolare tale responsabilità . In relazione alla conclusione del capitolo sui rimedi efficaci, numerose organizzazioni per i diritti umani e autorità giudiziarie sono giunte alla conclusione che gli Stati sono responsabili di indagare, perseguire e punire penalmente le persone che commettono crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio, nell'ambito delle molteplici violazioni dei diritti umani che possono verificarsi. Di conseguenza, il fatto che uno Stato venga meno ai propri doveri implica una violazione del diritto internazionale dei Diritti Umani. Inoltre, questo movimento ha portato come conseguenza l’aumento della lotta contro l'impunità, in quanto la responsabilità è considerata una caratteristica importante nella risoluzione dei conflitti
Cap IV: Questo capitolo svilupperà il diritto internazionalmente riconosciuto al risarcimento e le forme di risarcimento previste dal diritto penale internazionale a favore delle vittime di crimini atroci su base individuale e collettivamente, spiegando a tal fine che per risarcimento si deve intendere la giurisprudenza e i principi elaborati dalla Corte penale internazionale e da altri organismi che hanno affrontato questo concetto. A sua volta si spiegherà il fondo fiduciario a favore delle vittime, modello sussidiario al risarcimento diretto che si decreta contro l'autore di crimini atroci, ma che segna una pietra miliare nel diritto penale internazionale moderno e dimostra con la sua adozione una posizione di Stati di compassione e di solidarietà verso le persone che hanno sofferto sofferenze indicibili. Nel corso di questo capitolo si farà inoltre riferimento alle sentenze della Corte penale internazionale e al modo in cui si sono svolte le varie riparazioni ordinate a favore delle vittime.
Cap V: Dopo aver spiegato come per il diritto internazionale, le vittime possono contare su diritti unici e obblighi a carico degli Stati e dei Tribunali Internacionali dei Deritti Umani e Penali Internacionali, Carte Fondamentali delle Vittime; che esistono principi che guidano i procedimenti nel diritto penale internazionale e che, in particolare ce ne sono di fondamentali per le vittime, le persone indagate e / o accusate e in generale per garantire un processo giusto ed equo; Che il diritto internazionale moderno, attraverso la Corte Penale Internazionale, riflette nelle sue procedure i diritti delle vittime di partecipare al processo e di ricevere un'adeguata riparazione individuale e collettiva, questo è il consolidamento della giurisprudenza delle corti internazionali per i diritti umani a favore delle vittime. A sua volta è spiegato come questa riparazione è stabilita e come le vittime possono accedere al ripristino o alla riparazione dei loro diritti direttamente o attraverso un fondo fiduciario proprio della Corte Penale Internazionale. Il presente capitolo ha lo scopo di riaffermare gli interessi e gli obiettivi comuni dell'Umanità di giustizia contro i perpetratori di crimini atroci, cioè perseguire, giudicare e condannare i responsabili. Vale a dire riaffermare il valore della non impunità di fronte a crimini gravi. Secondo il fatto che amnistie e indulti, perdoni amnesici, etc. possono essere riproposti nel mondo nel quadro della giustizia di transizione non autentica o difettosa. Che cercheranno di sottrarre la persona responsabile dalle conseguenze criminali stabilite a livello internazionale.. Ecco perché è stato discusso nel capitolo II di questa tesi, oltre all'importanza del concetto della Quarta Istanza a favore delle vittime e della cosa giudicata fraudolenta per l'attivazione della giurisdizione della Corte penale internazionale. In questo capitolo si cercherà di trattare l'impegno del l'intera comunità internazionale per la repressione penale dei crimini più gravi di rilevanza internazionale, la messa al bando dell'impunità nel diritto penale internazionale, l'esigenza di una pena privativa della libertà per crimini atroci per il diritto penale internazionale, il principio del diritto alla giustizia per il diritto penale internazionale, i parametri per l'imposizione di pene detentive per il diritto penale internazionale, il divieto di amnistia o indulto per crimini atroci e la giurisprudenza internazionale dei tribunali per i diritti dell'uomo che sancisce la pena detentiva per crimini atroci.
Cap VI: Nell'accordo concluso tra lo Stato della Colombia e il gruppo delle Farc, è stata istituita una giustizia transizionale, che in ogni caso sostituisce la giurisdizione penale della Colombia, le pene previste e le rispettive procedure, denominata “Giurisdizione per la pace e/o Sistema Integrale di Verità, Giustizia, Riparazione e Non Ripetizione, di seguito il SIVJRNR. La presente analisi comparativa sarà effettuata esclusivamente tra le norme internazionali del diritto penale internazionale e del diritto internazionale dei diritti dell'uomo e la giurisprudenza dei loro tribunali trattati nei capitoli precedenti, rispetto all'accordo concluso tra le parti, lo Stato della Colombia e il gruppo delle Farc, denominato: accordo 5, sulle Vittime del Conflitto: “Sistema Integrale di Verità, Giustizia, Riparazione e Non Ripetizione”. Questo perché tale accordo avrà un impatto diretto sulla legislazione nazionale della Colombia per la sua attuazione. Tuttavia, non mi soffermerò sul modo in cui è stato attuato a livello interno. Tale accordo tra il gruppo insurrezionale e lo Stato annunciava che il risarcimento delle vittime è al centro dell'Accordo tra il Governo Nazionale e le FARC-EP. In tal senso, in seno al Tavolo delle Trattative dell'Avana, si è discusso e raggiunto un accordo sul punto 5 dell'Agenda “Vittime” che comprende i seguenti punti: 1. Diritti umani delle vittime e 2. Verità, cercando di dare contenuti che soddisfino le rivendicazioni di coloro che sono stati colpiti dal lungo confronto sulla cui soluzione politica oggi, mediante questi nuovi consensi e importanti misure e accordi di disarmo, si è compiuto un passo fondamentale verso la costruzione di una pace stabile e duratura e la fine di una guerra di più di mezzo secolo che ha dissanguato il paese” Con il presente capitolo e sulla base dei precedenti si intende dimostrare che l'accordo concluso tra le parti non è conforme a quanto stabilito a livello di diritto penale internazionale e di diritto internazionale dei diritti umani.
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