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Статті в журналах з теми "Clausole di garanzie"

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Cimmino, Maria. "L’indisponibilità del diritto all’integrità fisica della persona umana in ambito sportivo e i limiti al rischio consentito." Ius Humani. Law Journal 5 (May 2, 2016): 69–103. http://dx.doi.org/10.31207/ih.v5i0.80.

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Анотація:
Lo sport, espressione di valori come la lealtà e la correttezza, il rispetto delle regole, l’integrazione, la democrazia, è una forma di manifestazione della personalità umana, finalizzata, anche attraverso il tempo libero, al miglioramento del benessere psicofisico del singolo e della collettività. Tuttavia e paradossalmente talvolta esso può risolversi nell’uso della violenza e/o in un contrasto fisico tra gli atleti, contemplato in alcuni casi dai regolamenti sportivi. Come si giunge a valutare meritevoli le attività sportive nel quadro dei diritti fondamentali della persona costituzionalmente garantiti? Il lavoro si propone di analizzare i rapporti tra diritto allo sport e diritto all’integrità fisica attraverso una rilettura della teoria giurisprudenziale del rischio consentito, giungendo alla conclusione che nel bilanciamento di interessi di pari rango costituzionale, l’organizzatore di competizioni sportive rivesta una fondamentale posizione di garanzia e che occorre modulare l’applicazione della clausola del rischio consentito in ragione delle circostanze del caso concreto e della qualità del soggetto e del carattere amatoriale od agonistico dell’attività.
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Davide, Miriam. "Il peso delle obbligazioni nella documentazione notarile del centro-nord d’Italia." Italian Review of Legal History, no. 7 (December 22, 2021): 661–76. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16904.

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Анотація:
Il saggio prende in esame le diverse tipologie di contratti di obbligazioni presenti nella documentazione del Centro-Nord d’Italia nel quadro della normativa giuridica prodotta a partire dai formulari di Ranieri di Perugia, Salatiele e Zaccaria Martino, dove tali atti seguono a quelli tradizionali quali le vendite, le donazioni inter vivos o i testamenti. Gli atti di credito si presentano in modo simile dal momento che gli stessi criteri sono presenti ovunque con una sorta di canovaccio comune. Nella maggior parte delle città italiane i notai sono soliti scrivere i contratti di credito su vacchette, che contengono le informazioni principali relative al negozio direttamente davanti agli interessati trascrivendo poi in un secondo momento i medesimi atti in registri nei quali è proposta la versione estesa dei documenti. La scrittura della minuta contiene generalmente in modo sintetico tutte le clausole di garanzia; la successiva registrazione nel protocollo notarile è autentificata dal notaio e garantita dall’autorità pubblica. La pratica dell’uso dei quaderni di minuta è contemporanea all’aumento degli atti di credito e alla loro organizzazione nei formulari notarili. Saranno oggetto di approfondimento tra gli altri il mutuo semplice, il deposito, le vendite a credito, la soccida e le numerose tipologie di prestito dissimulato.
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da Empoli, Domenico. "The Italian Law for the Protection of Competition and the Market." Journal of Public Finance and Public Choice 8, no. 2 (October 1, 1990): 69–78. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344956.

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Анотація:
Abstract Gli studi attinenti alla «politica della concorrenza” sono uno dei settori nei quali da maggior tempo collaborano economisti e giuristi, dato che, in assenza di questa cooperazione, i soli strumenti di cui dispone l’economista, senza quelli del giurista, non sono sufficienti ad interpretare ed applicare le norme antitrust.Soprattutto sulla spinta di queste esigenze si è sviluppato nelle Università americane l’insegnamento di corsi di «Law and Economics», disciplina ormai consolidata.Da un punto di vista intellettuale, pertanto, non vi è dubbio che il tema della concorrenza sia di particolare interesse.Peraltro, già da qualche tempo le opinioni degli studiosi circa gli effetti della politica della concorrenza e, quindi, sull’opportunità di introdurre una specifica legge al riguardo e, poi, di applicarla in modo rigoroso, non sono molto concordi.L’atteggiamento critico nei riguardi dell’intervento pubblico che caratterizza l’epoca attuale e che si può sintetizzare nella nozione di «fallimento dello Stato», non ha risparmiato neppure la politica della concorrenza, sui cui effetti sono state avanzate, e permangono, numerose incertezze.Peraltro, se un atteggiamento critico poteva avere un suo fondamento apprezzabile nei momento in cui si discuteva dell’opportunity o meno di introdurre questa legge, non vi è dubbio che, una volta che questa sia entrata in vigore, essa debba essere oggetto di studio, sempre critico, ma costruttivo.Per questo motivo, è apparsa molto utile la pubblicazione su questo numero di Economia delle Scelte Pubbliche degli atti di un convegno internazionale, organizzato a Reggio Calabria nei dicembre del 1990 dall’Istituto Superiore Europeo di Studi Politici, che ha avuto come oggetto la nuova legge italiana della concorrenza, confrontata con le normative già in vigore presso altri Paesi OCSE, oltre che con la normativa CEE.Assieme ai testi delle relazioni, viene anche pubblicato il testo della legge, sia nella traduzione inglese che in quella francese (ambedue non ufficiali).L’ordine di pubblicazione dei diversi contributi segue il seguente schema: dopo questa presentazione della legge italiana, segue l’articolo di Claudio Menis sulle relazioni tra legislazione CEE e legge italiana. Successivamente, vengono pubblicati (seguendo l’ordine alfabetico per paese) gli scritti che riflettono valutazioni della legge italiana alla luce dell’esperienza nazionale di ciascuno dei Paesi OCSE rappresentati: Belgio (van Meerhaeghe), Francia (Charrier), Germania (Ruppelt), Spagna (Canivell), Svizzera (Baldi) e Regno Unito (Howe).Infine, un articolo di Eric Lacey confronta i lineamenti essenziali della struttura della legge italiana con quelli della media dei Paesi OCSE.La presentazione della legge italiana, non è compito facile per un economista, per la necessità di ricorrere a termini giuridici molto specialistici.La legge considera tre principali fattispecie che sono suscettibili di danneggiare la concorrenza: i cartelli che restringono la libertà di concorrenza, l’abuso di posizione dominante e le concentrazioni.I «cartelli” (o «intese») sono definiti dalla legge come «gli accordi e/o le pratiche concordati tra le imprese, nonché le deliberazioni, anche se adottate ai sensi di disposizioni statutarie o regolamentari, di consorzi, associazioni di imprese ed altri organismi similari». Esse sono vietate quando «abbiano per oggetto, o per effetto, di impedire, restringere o falsare in maniera consistente il gioco della concorrenza all’interno del mercato nazionale o in una sua parte rilevante” (art. 1).L’«abuso di posizione dominante” è vietato dall’art. 3, che include anche una casistica, peraltro non del tutto esauriente, circa situazioni identificabili come abuso di posizione dominante.Le «operazioni di concentrazione», d’altra parte, hanno luogo, secondo l’art. 5, «quando due o più imprese procedono a fusione», «quando uno o più soggetti in posizione di controllo di almeno un’impresa ovvero una o più imprese acquisiscono direttamente o indirettamente [...], il controllo dell’insieme o di parti di una o più imprese», e «quando due o più imprese procedono, attraverso la costituzione di una nuova società, alla costituzione di un’impresa comune». Sulla base dell’art. 6, tali operazioni sono vietate quando costituiscono o rafforzino una posizione dominante sul mercato.L’organo che ha il compito di garantire l’appHcazione della legge è l’Autorità, che è stata creata appositamente e che è composta da quattro membri, più il presidente, nominati sulla base di una determinazione adottata d’intesa dai presidenti dei due rami del Parlamento.Una caratteristica fondamentale del nuovo organo per la tutela della concorrenza è la sua indipendenza dal potere politico, che viene attenuata soltanto a proposito delle operazioni di concentrazione. Come afferma, infatti, l’art. 25, il Consiglio dei Ministri può elaborare criteri di carattere generate che autorizzino operazioni che sarebbero vietate ai sensi dell’art. 6 e, inoltre, può anche vietare specifiche operazioni di concentrazione qualora vi partecipino «enti o imprese di Stati che non tutelano l’indipendenza degli enti o delle imprese con norme di effetto equivalente a quello dei precedenti titoli o applicano disposizioni discriminatorie o impongono clausole aventi effetti analoghi nei confronti di acquisizioni da parte di imprese o enti italiani».Oltre ai poteri d’istruttoria e decisione nei riguardi delle tre fattispecie di cui si è detto, con la possibilità d’imporre anche sanzioni pecuniarie, l’Autorità ha anche poteri conoscitivi e consultivi, sulla cui base può esprimere pareri, o di sua iniziativa o su richiesta del presidente del Consiglio dei Ministri.
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Pagotto, Tania. "Il motto statunitense “In God We Trust” alla luce della storia e della tradizione del Primo emendamento." Stato, Chiese e pluralismo confessionale, November 13, 2022. http://dx.doi.org/10.54103/1971-8543/19002.

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Анотація:
SOMMARIO: 1. Introduzione - 2. Il Primo emendamento e le garanzie gemelle dell’Establishment Clause e del Free Exercise Clause: una panoramica ricostruttiva - 2.1. I tre principali test utilizzati dalla Corte in sede di judicial review e basati sul Primo emendamento: il Lemon test, l’Endorsement test e il Coercion test - 2.2. La recente sentenza Kennedy v. Bremerton School Dist. del 27 luglio 2022: l’abbandono (definitivo) del Lemon test in favore del criterio ermeneutico orientato alla “history and tradition” - 3. Le origini e la mobilitazione politica del motto degli Stati Uniti d’America - 3.1. Il XVIII secolo, la Rivoluzione americana e la diffusione del motto “E Pluribus Unum” - 3.2. Il XIX secolo e la Guerra Civile: la giustapposizione di “In God We Trust” accanto a “E Pluribus Unum” - 3.3. Il XX secolo e la Guerra fredda: “In God We Trust” diventa (l’unico) motto nazionale - 3.4. I diversi usi del motto nazionale lungo il dispiegarsi della storia - 4. Le caratteristiche dell’American civil religion e le sue ambivalenze - 5. Il motto nazionale in alcuni significativi obiter della Corte suprema: il deismo cerimoniale e le sue critiche - 5.1. Il deismo cerimoniale in alcune pronunce della Corte suprema - 5.2. Le riflessioni (preoccupate) della dottrina - 6. Riflessioni conclusive e spunti di comparazione - 6.1. L’uso della storia e della cultura nell’ordinamento italiano: cenni di comparazione sull’insegnamento della religione cattolica e sull’esposizione del crocifisso a scuola - 6.2. L’altro verso dell’American civil religion: ideologia e populismo. The U.S. motto "In God We Trust" in light of the history and tradition “of the First Amendment ABSTRACT: This essay reflects upon the U.S. national motto “In God We Trust” and religious liberty. It describes the birth and the life of the U.S. national motto from an historical and a normative perspective, and in relation with three crucial events that forged the United States’ historical conscience: the American Revolution, the Civil War, and the Cold War. It highlights how the motto has embraced different purposes and meanings, as well as attained varying levels of religiosity. After having introduced the main features of American civil religion, the paper pays attention to the various obiter that the Supreme Court has offered about the constitutionality of this symbol. The conclusions focus on two aspects: a brief comparison with the Italian legal system, which underlines the existing similarities between the “history and tradition” argument fostered by the U.S. Supreme Court and the appeal to the “historical heritage” and the “religious culture” that can be found in the Italian legal and political debates on the display of the crucifix in the classroom and the teaching of the Catholic religion. Secondly, they reflect about the ideological and illiberal turn that the American civil religion may take.
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Дисертації з теми "Clausole di garanzie"

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Serpico, Clemente. "Acquisizioni di partecipazioni societarie e clausole di garanzia: profili contrattuali di civil law e common law." Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2008. http://hdl.handle.net/11385/200775.

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Partecipazioni societarie e clausole di garanzia. La "due diligence" e le espresse garanzie patrimoniali. Le garanzie legali ("legal warranties"). Le garanzie patrimoniali ("business warrenties"). Limitazioni alle garanzie e indennizzi. Profili di diritto comparato.
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POLIANI, FRANCA. "L'INDEMNITY CLAUSE NEI CONTRATTI DI CESSIONE DI PARTECIPAZIONI SOCIALI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2014. http://hdl.handle.net/2434/233857.

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“Indemnity clauses in sale and purchase agreement under Italian law” This work is a comparative analysis of the problems arising from indemnity clauses in sale and purchase agreements under Italian Law. In a contract for the sale of shares of a s.p.a or a s.r.l., the seller usually provides representations and warranties by which he guarantees to the buyer the presence of certain characteristics of the target company’s assets. The collateral asset, financial and income provided for this purpose is usually integrated and completed by indemnity clauses, through which the parties regulate the activation and the limits of the guarantees, as well as the consequences and remedies arising from their breach of these representations and warranties. In particular, the content of indemnity clauses may consist of an obligation to: a) indemnify and hold the buyer harmless from any current or potential contingent liability (usually existing at the last balance sheet date); b ) indemnify the buyer for any undeclared debt or loss of assets; c) compensate for any loss or damage suffered by the target that would not have occurred if the financial situation of the company were correctly represented and described in the business warranties contained in the sale and purchase agreement. The thesis contains three sections: (i) a description of the main theoretical problems arising from the application of indemnity clauses, typical of the common law systems, to the Italian legal system; (ii) an exam of the different ways in which an indemnity clause could be drafted by the parties in the most common cases, as well as the interpretative issues involved; (iii) a study of the strong difficulty to frame the indemnity clause under the categories of the Italian legal system (such as, for example, damages, price adjustment, penalty clauses) with an attempt to understand how to recognize the indemnity clause its own juridical autonomy. Granting such autonomy and, as the author tried to do, identifying a set of rules which could be used to regulate the indemnity clause appears to be necessary. This is not only in the light of the difficult application of Italian law to the issues created by the breach of business warranties in sale and purchase agreements, but also in the light of the cross-border and transnational scenario in which the indemnity clause is usually used and operates.
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Sicari, Giovanni. "La clausola solve et repete nel sistema delle obbligazioni negoziali." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425577.

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Анотація:
The conventional mechanism today encrypted in the Art. 1462 of the Civil Code and traditionally known as "Solve et Repete”, allows the contractor the right to paralyse other’s exception in order to prevent the enforcement of these obligations from being prevented or delayed. Faced to an exception, the creditor may deliver the debtor a compliance solution inviting him to repeat the performance in case a judicial assessment may find the accomplishment terms as not conclusive. As a result of the pact, the parties reinforce the guarantee of satisfaction of the creditor’s beneficiary bond, thus affecting the quality of provision itself. Within the field of individual’s Right, the Solve et Repete was firstly studied to propose the outlines of Art. 1462 C. Code operational limits; secondly, the aim was understanding if its rules could play a systematic role in bilateral imperfect contracts as well. The research started from many municipal law statutes. Historically, there is however a widespread opinion that the pact may have emerged for the first time in late-nineteenth century Italian contractual practices. Indeed, the medieval jurists had already measured with the Solve et Repete, reflecting both on the clause’s consequences and operational limits. Through the historical analysis of both doctrine and jurisprudence of the XIX and XX centuries, the principles of Art. 1462 of the Civil Code has been codified. A general principle - emerged from the Norm itself - has been also adopted in various origins institutions and practices such as the Art. 1528 C. Code on documents sale, maritime contractual affidavit and Due-on-demand Clause used in sureties, guarantee policies or personal assurance contracts. On the basis of the Constitutional Court deliberations, the fundament, operational structure and ratio differences between privatistic institution and fiscal Solve have finally been appreciated. As a matter of fact, these reflections convinced the Judge on the conformity of the privatistic Solve with the constitutional principles compared to the illegitimacy of the tax institute. By focusing the attention both on the wide application of Art. 1462 C. Code and the specialistic doctrine and jurisprudence, the freeze or failure exceptions that may result from Solve, have been highlighted together with those exceptions which are indifferent to the pact. The Solve’s most interesting profiles are related to exceptio inadimpleti contractus and to execution suspension due to a change in the asset’s terms. However, both doctrine and jurisprudence discussed the possibilities to suspend not only exceptions, but actions as well. In any case, analysed the interaction between Solve and the main actions and exceptions granted to the contractor, the remedies are not likely to be delayed or deferred since they all seem to be structurally related, in different perspectives, to the report based on contract’s causal fundament. In appearance, the “Solve et Repete” mechanism is capable of putting into danger the sinallagmatic relation between corresponding benefits whereas, far from its expressed or interpreted limits, the Solve has also set the boundaries beyond which the provision assisted by guarantee could become abstract. Furthermore, the Principle seems to provide defence for casual contracts defining the framework within which the case can still perform its original functions. Outside this field, the link between the deal and his cause could be so weak up-to disappear, affecting the validity and effectiveness of both the pact and any deal building its typical function on the pact itself. The power of suspension of sentence granted to the judge by the second paragraph of Art. 1462 C. Code was therefore deeply analysed. Objectively, several aspects have been reporting the concept of good faith in the exercise of power granted by the pact. The trial aspects of the pact discipline were completed by the study of the reserve condemnation and repetition of the benefit, subsequently established as embezzled. Through the analysis of these issues, the interpretative gap between those who give the pact a valid case and those who perceive a predominant substantial institution, has been filled. Adhering to such an interpretation it is easier, nevertheless, the process feedback of the pact cannot be denied. The Solve et Repete vexatory character has also involved the treatment of problems related to the Arts. 1341 and 1342 C. Code and to the discipline dictated by the code of consumption as well. After the main theories of the causa were studied in a comparatistic way, the research went into the relatively unexplored territory of the connection between Solve et Repete and imperfect bilateral deal. The Solve was believed to have a part in debt recruitment, contract delegation, expropriation, mortgage deposits and loans as well in modal donation and expensive mandate. The more interesting and also problematic field of investigation is the demand guarantee with specific reference to first guarantee and to the well known. Summing up the research results and assigning a systematic range of Solve et Repete, it seemed reasonable to test whether it is possible to reach the conclusions shared by doctrine and jurisprudence, about the validity of the guarantee autonomous contract as atypical figure, different from the demand guarantee. The answer was not completely negative. In that regard, the autonomous contract should be reconducted to the first guarantee since they have the same cause, function and goals. Consequently, far from what law has practiced so far, the atypical deal, should be considered casually valid only on condition of enlarging the number of non-freeze exceptions or if redrafted regime is changed. Had an autonomous deal a different role from the first guarantee by avoiding any beneficiary exception based on guaranteed relationship, the unlawfulness of the deal should be soon declared. The autonomous deal would in that case exceed the limit of maximum abstraction allowed by the rules, giving the Solve et Repete the possibility to apply to a typical contract. Even if these results have been unanimously disowned from jurisprudence and doctrine, they never based their reflections upon the Art. 1462 C. Code. These conclusions seem to be the main result of the analysis carried out taking as a central point the only codified institution whose affinity may be encrypted with the operational mechanism of guarantee autonomous contract. The study on Solve et Repete had the merit to question whether there is an incurable dichotomy between the system designed by the 1942 legislature whose Art. 1462 C. Code is both expression and referring point, underlying some of the main processes and adjustments made by jurisprudence throughout the years. Should such a dichotomy be confirmed, positions on autonomous contract could hardly be fully satisfactory from a systematic point of view, without a specific intervention of the legislator.
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PIVA, DANIELE. "Tecniche di individuazione del soggetto attivo del reato: contributo all’analisi della responsabilità penale nelle organizzazioni complesse, con particolare riferimento all’impresa giornalistica." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/941.

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After an introduction that is focused on the general feature of the issue, and it’s relevance on the practical point of view, the first part of this work examines the different legislative techniques used for the individuation of the author of the crime in companies organized according to structural criteria of management such as: the division of duties and competences. The main techniques may be described as “ substantial”, when they refer to concepts like “direction” and “administration”, or “formal” when they consist in impersonal formulas or in the detention of a certain authorizing power. The examination of different laws is made with the aim of recognize its own meaning to any single rule, starting with definition of who could be liable for these crimes. The research is pursued with particular attention towards those general clauses that, in shame to the principle of “personal liability”, try to set the liability at the highest level of those companies. The main goal is to make a systematic reconstruction of the meaning of those rules, according to other rules operating in the same context, the peculiarity of the subject and especially their coherence with general principles like the so called “duty of guarantee” and the delegation of duties, That is also made to stop dangerous jurisprudential trends that raise “vertically” the liability in those companies and tend to modify the usual regime of evidences, especially for what concern the discipline of the delegation of duties. The second part of the work, according with the general statements made in the first part, analyzes deeply the criminal liability among journalistic companies. In this kind of companies the editor is usually liable, according to the art. 3 L. 47/1948. In spite of this general clause, there are many single crimes where other subjects are liable, for example the owner of the company and the publisher. The study wants to link the general rules of the code of law and the specific legislation, in order to recognize who should be liable for those crimes and making a distinction between the so called “Press crimes” and the crimes made by publication. The aim is to exclude that the editor may be holder of “duty of guarantee” for all those crimes linked with journalism, in order to delimitate his liability according to the general principle of personality of the punishment, which radically excludes any kind of “positional liability”. In the conclusions the results of the analyze are summarized and is underlined how the meaning of these rules, especially for the recognition of the author, should be red literally and together with the general principles of the chosen charging system, because a good interpretation should never go beyond the literal meaning of the law, and the observance of constitutional guarantees become fundamental in a subject where criminal punishments are inflicted.
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PIVA, DANIELE. "Contributo all’analisi della responsabilità penale nelle organizzazioni complesse, con particolare riferimento all’impresa giornalistica." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2008. http://hdl.handle.net/2108/202159.

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Il lavoro, dopo un’introduzione volta a delimitare concettualmente il tema trattato ed a illustrarne la rilevanza sul piano pratico-applicativo, nella parte iniziale ripercorre le varie tecniche normative di individuazione del soggetto attivo del reato nell’ambito delle organizzazioni complesse caratterizzate dai requisiti della spersonalizzazione, della divisione del lavoro e della specializzazione delle competenze, distinguendo criteri “sostanziali” facenti leva sui concetti di gestione, amministrazione o esercizio dell’attività, criteri “formali” consistenti nella titolarità di provvedimenti autorizzatori o nella rappresentanza giuridica dell’ente collettivo, e formule “impersonali” volte semplicemente a sanzionare la violazione oggettiva di regole normative. L’esame dei differenti testi legislativi, dai più datati ai più recenti, è compiuta ricostruendo le fattispecie penali ivi previste, nel tentativo di attribuire un preciso significato ad ogni diversa opzione normativa, a muovere dalle definizioni dei soggetti responsabili. Il tutto con particolare attenzione ad alcune clausole generali volte a fissare “in alto” le responsabilità di impresa, in spregio del principio di personalità della pena: si tratta infatti di ricostruire in via sistematica il loro significato, sulla base dei legami con altre disposizioni di contesto, della specificità della materia e soprattutto dell’esigenza di raccordo con istituti connessi, quali le c.d. posizioni di garanzia e il trasferimento di funzioni. Ciò anche al fine di porre un freno alle operazioni giurisprudenziali di “verticalizzazione” delle responsabilità, realizzate tanto a livello sostanziale quanto a livello processuale, specie attraverso inversioni probatorie in tema di delega di funzioni. In applicazione di quanto tracciato sul piano generale, nella seconda parte il lavoro esamina analiticamente il sistema delle responsabilità penali nell’ambito dell’impresa giornalistica nella quale, pur a fronte del princìpio di generale responsabilità del direttore contenuto nell’art. 3, l. 47/1948, diversi sono i criteri di individuazione normativa del soggetto responsabile a seconda del singolo precetto: accanto all’utilizzo di formule impersonali, tipiche dei reati comuni, la disciplina prevede una serie di reati propri riferiti al proprietario, all’editore ovvero al direttore. L’analisi è essenzialmente diretta a stabilire i rapporti tra la legislazione di settore e quella codicistica al fine di individuare i soggetti responsabili, distinguendo i reati di “stampa” da quelli realizzati col mezzo della pubblicazione: il tutto escludendo una posizione di garanzia del direttore estesa a tutti i reati commesso nell’esercizio dell’attività giornalistica, e con particolare attenzione alla delimitazione delle sue responsabilità secondo il princìpio di personalità della pena che esclude forme surrettizie di responsabilità “da posizione”. Nelle conclusioni, si riassumono i risultati dell’indagine, ribadendo come il significato di ogni formula normativa in tema di soggetti attivi del reato possa cogliersi soltanto nella integrazione del suo significato letterale e dei principi che governano il sistema di imputazione prescelto: mentre il primo costituisce infatti il limite ultimo dell’attività ermeneutica potendo essere interpretato ma mai oltrepassato, i secondi, oltre ad assumere nel caso di specie rilevanza costituzionale, esprimono le garanzie individuali che l’ordinamento attribuisce a fronte della irrogazione di sanzioni particolarmente afflittive, come quelle penali
After an introduction that is focused on the general feature of the issue, and it’s relevance on the practical point of view, the first part of this work examines the different legislative techniques used for the individuation of the author of the crime in companies organized according to structural criteria of management such as: the division of duties and competences. The main techniques may be described as “ substantial”, when they refer to concepts like “direction” and “administration”, or “formal” when they consist in impersonal formulas or in the detention of a certain authorizing power. The examination of different laws is made with the aim of recognize its own meaning to any single rule, starting with definition of who could be liable for these crimes. The research is pursued with particular attention towards those general clauses that, in shame to the principle of “personal liability”, try to set the liability at the highest level of those companies. The main goal is to make a systematic reconstruction of the meaning of those rules, according to other rules operating in the same context, the peculiarity of the subject and especially their coherence with general principles like the so called “duty of guarantee” and the delegation of duties, That is also made to stop dangerous jurisprudential trends that raise “vertically” the liability in those companies and tend to modify the usual regime of evidences, especially for what concern the discipline of the delegation of duties. The second part of the work, according with the general statements made in the first part, analyzes deeply the criminal liability among journalistic companies. In this kind of companies the editor is usually liable, according to the art. 3 L. 47/1948. In spite of this general clause, there are many single crimes where other subjects are liable, for example the owner of the company and the publisher. The study wants to link the general rules of the code of law and the specific legislation, in order to recognize who should be liable for those crimes and making a distinction between the so called “Press crimes” and the crimes made by publication. The aim is to exclude that the editor may be holder of “duty of guarantee” for all those crimes linked with journalism, in order to delimitate his liability according to the general principle of personality of the punishment, which radically excludes any kind of “positional liability”. In the conclusions the results of the analyze are summarized and is underlined how the meaning of these rules, especially for the recognition of the author, should be red literally and together with the general principles of the chosen charging system, because a good interpretation should never go beyond the literal meaning of the law, and the observance of constitutional guarantees become fundamental in a subject where criminal punishments are inflicted.
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Книги з теми "Clausole di garanzie"

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Bologna, Chiara. Stato federale e «national interest». Le istanze unitarie nell'esperienza statunitense. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg253.

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Le crescenti richieste di maggior autonomia da parte degli enti territoriali, stimolate dal processo di globalizzazione dell'economia e dalla crisi fiscale dello stato sociale, non fanno venir meno la necessità di interventi delle istituzioni nazionali che preservino l'unità giuridica e la coesione sociale dello stato. L'esperienza del regionalismo italiano è sotto questo profilo emblematica: il venir meno, con la riforma costituzionale del 2001, della clausola dell'interesse nazionale, non ha fatto venir meno l'esigenza di tutelare le istanze unitarie, richiedendo, come ha sottolineato la Corte costituzionale in più occasioni, «una deroga alla normale ripartizione di competenze». Può essere allora interessante cercare di capire come tale deroga sia avvenuta in un ordinamento, come quello statunitense, che si confronta da più di due secoli con la ripartizione verticale del potere e che sembra oggi, con la presidenza di Barack Obama, avviarsi ad una nuova stagione di vigorosi interventi nazionali. L'osservazione di un sistema come quello statunitense, propriamente federale, è ancor più utile in presenza di un innegabile avvicinamento tra il modello dello stato federale e quello dello stato regionale. Con quali meccanismi, allora, la federazione statunitense ha superato i limiti che il catalogo dei poteri enumerati in Costituzione sembrava assegnarle? Con quali strumenti è intervenuta, ad esempio, per garantire diritti civili e sociali?
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