Статті в журналах з теми "Circolazione di modelli giuridici"

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Balsamo, Antonio. "La formazione dei magistrati: linee-guida e obiettivi formativi. Profili di diritto comparato." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 2 (November 2010): 776–102. http://dx.doi.org/10.3280/sd2010-002004.

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Анотація:
Adesso che il Comitato Direttivo č stato nominato, la creazione della Scuola della magistratura, prevista al momento della riforma dell'ordinamento giudiziario, sembra ormai piuttosto vicina. Dal momento che č probabile che diventi sede privilegiata per il dialogo culturale e per la crescita professionale della magistratura italiana nel suo complesso, il nuovo organismo ha un significativo potenziale rispetto alla necessitŕ di modernizzare il sistema giudiziario del Paese. Le istituzioni dischiudono nuove prospettive quanto alla diffusione di conoscenze extragiuridiche e della "cultura organizzativa", nonché quanto al dialogo fra le corti nazionali e internazionali in un contesto caratterizzato dalla circolazione di modelli giuridici e dal nuovo ruolo giocato dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo nel contesto del sistema delle fonti del diritto.
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Haibach, Georg. "Book Review: La struttura istituzionale del nuovo diritto comune Europeo: Competizione e circolazione dei Modelli Giuridici." Maastricht Journal of European and Comparative Law 4, no. 2 (June 1997): 213–15. http://dx.doi.org/10.1177/1023263x9700400208.

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3

Lechtermann, Christina. "Das erste Gericht." Deutsches Dante-Jahrbuch 93, no. 1 (September 28, 2018): 104–20. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2018-0006.

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Анотація:
RiassuntoAccanto alle narrazioni premoderne del Giudizio universale e a quelle di ›giudizi‹ particolari più o meno ›personalizzati‹, troviamo motivi che mettono in scena anche altri aspetti della soteriologia nell’ambito di ›contrasti‹ formalizzati, oppure si appoggiano decisamente a modelli testuali giuridici. La posizione particolare che spetta al Giudizio universale è così inserita in un contesto di una serie di ›giudizi‹, nei quali si dibatte – in forma narrativa – del destino dell’uomo nell’età premoderna.
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Piliu, Salvatore. "Il diritto delle comunità umane intenzionali: nuovi ordinamenti giuridici?" Zeszyty Naukowe KUL 60, no. 3 (October 28, 2020): 349–56. http://dx.doi.org/10.31743/zn.2017.60.3.349-356.

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Анотація:
Il presente intervento si propone di analizzare dal punto di vista giuridico il nuovo fenomeno, oramai globalizzato, delle comunità umane intenzionali, con l’intento di comprendere se queste nuove tipologie di aggregazione di individui possano essere considerate come forme alternative di collettività organizzate produttive di modelli giuridici differenti rispetto a quelli tradizionali, ovvero capaci di dar vita a nuovi ordinamenti giuridici, partendo dall’assunto ubi societas, ibi ius. Partendo dalle definizioni elaborate nel campo della sociologia giuridica di comunità e di comunità intenzionali, si è poi analizzata la problematica inerente la capacità delle comunità intenzionali di produrre regole giuridiche da applicare ai componenti delle comunità. È stata poi esaminata l’organizzazione giuridica della Comunità di Damanhur, situata in Piemonte (Italia), in cui vi sono norme interne di diritto privato e di diritto pubblico che regolano la vita dei consociati, un vero e proprio sistema giuridico interno della Comunità, che pone non pochi problemi nel rapporto con il diritto italiano. Il nuovo progetto di legge presentato nel 2017 al Parlamento italiano, in merito al riconoscimento giuridico delle Comunità intenzionali, potrebbe regolare in maniera definitiva questa materia, ovvero i rapporti tra Comunità e Stato di appartenenza, con il conseguente riconoscimento della esistenza di ‘ordinamenti giuridici autonomi’ facenti capo alle Comunità intenzionali.
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Rivaro, Rossella. "La rappresentanza di genere negli organi di amministrazione e controllo delle società: modelli giuridici a confronto." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 148 (November 2017): 134–49. http://dx.doi.org/10.3280/sl2017-148008.

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Canciullo, Giovanna. "Circolazione di modelli e linguaggi politici tra la Sicilia e l'Europa. La rivoluzione in biblioteca." ARCHIVIO STORICO PER LA SICILIA ORIENTALE, no. 1 (March 2017): 252–72. http://dx.doi.org/10.3280/asso2017-001013.

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Novoa, James W. Nelson. "Appunti sulla genesi redazionale dei Dialoghi d'amore di Leone Ebreo alla luce della critica testuale attuale e la tradizione manoscritta del suo terzo dialogo." Quaderni d'italianistica 30, no. 1 (January 1, 2009): 45–66. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v30i1.8426.

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Анотація:
L'articolo propone un riassunto della critica testuale pubblicata fino ad oggi ed uno studio basilare dei testimoni superstiti dei Dialoghi d'amore di Leone Ebreo che si limitano soltanto al terzo dialogo per offrire delle conclusioni generali riguardo la genesi redazionale del testo e delle conclusioni sulla circolazione del testo prima della stampa dell'editio princeps a Roma nel 1535. Lo studio delle diverse redazioni appunta ad una progressiva toscanizzazione del testo e ad un allontanamento dai modelli fortemente latineggianti per la prosa filosofica della fine del Quattrocento ed inizio del Cinquecento. Questo rimaneggiamento del testo avrebbe avuto il suo momento culminante nell'intervento del curatore del testo, il senese Mariano Lenzi a Roma.
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Grimaldi, Giuseppe. "Guardiani della frontiera: l’intermediazione informale nel ghetto agricolo Sud Europeo." REMHU: Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana 30, no. 64 (April 2022): 159–76. http://dx.doi.org/10.1590/1980-85852503880006410.

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Анотація:
Abstract Nel Sud Europa agricolo sono ormai realtà consolidata i cosiddetti ghetti, spazi di vita della componente migrante più fragile proveniente dal Sud globale e impiegata come forza lavoro bracciantile. Tali spazi vengono sovente inquadrati come confini della modernità occidentale, buchi neri in cui operano caporali che riproducono quelle che vengono definite come nuove schiavitù. In questo lavoro, partendo da una ricerca-azione svolta nel Sud Italia agricolo (Eboli), si propone di abbandonare una logica del confine e guardare alle modalità attraverso cui il ghetto diventa parte integrante del contesto più ampio, dei suoi modelli sociali, giuridici, economici. Situando l’etnografia sulle modalità attraverso cui l’intermediazione informale naviga queste strutture, il ghetto emerge come una frontiera, intesa non come confine ma come un avamposto che mostra gli effetti più violenti dei campi di forza che agiscono sulla riproduzione della presenza migrante.
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Palazzani, Laura, Paolo Marchionni, Vincenza Mele, and Antonio G. Spagnolo. "La fondazione dell'obbligo morale al trattamento dei pazienti con infezione da HIV." Medicina e Morale 40, no. 3 (August 31, 1991): 445–63. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1991.1136.

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L'articolo esamina la questione etica, sorta in ambito medico con la comparsa della infezione da HIV, del rifiuto da parte di alcuni medici a curare i pazienti con tale infezione a causa del rischio personale. Ci si è chiesti se esiste una fondazione dell'obbligo da parte del medico a curare e a quale livello essa si situi: a tale scopo sono stati esaminati testi giuridici, deontologici e la letteratura etica. In conclusione gli autori evidenziano l'insufficienza della legislazione e della deontologia a fondare tale obbligo. Sul versante etico l'esame dei diversi modelli desumibili dalla letteratura consente di individuare nel modello etico delle virtù e ancor più nel personalismo ontologico il riferimento essenziale per fondare il dovere del medico a curare in vista della tutela del bene integrale del paziente.
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Cardi, Mavie. "Prospettive di ridefinizione degli assetti proprietari del capitale della Banca d'Italia: profili giuridici e valutativi." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 3 (June 2010): 445–64. http://dx.doi.org/10.3280/ed2009-003003.

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Анотація:
Il tema della proprietŕ delle quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia rimane ancora irrisolto nonostante siano decorsi i tre anni previsti dalla legge di riforma del risparmio per dare una soluzione attuativa al problema. L'articolo 19, comma 10, della l. 28 dicembre 2005, n. 262 ha previsto infatti una ridefinizione in senso pubblicistico dell'assetto proprietario della Banca; tuttavia, la mancata indicazione da parte del legislatore dei criteri da seguire nell'individuazione dei nuovi azionisti e dei canoni contabili da applicare per la valorizzazione delle quote, č stata di ostacolo nell'identificazione di idonee soluzioni. Restano fermi i numerosi interrogativi che giŕ in passato si sono posti con riguardo alla ricerca di correttivi di detta «anomalia» istituzionale. Il presente lavoro nel riferimento alla peculiare configurazione ordinamentale della Banca d'Italia č orientato alla ricerca di metodi di valutazione del capitale della Banca d'Italia volti a verificare la concreta proposizione di ipotesi definitorie della problematica in parola. In primo luogo si sottolinea che le tecniche utilizzate nell'apprezzamento dei titoli societari non sembrano applicabili nel caso di specie, in ragione della specificitŕ delle «quote» di partecipazione al capitale della Banca centrale (basti pensare alle differenze riguardanti il regime di circolazione degli ordinari titoli azionari ed il significato diverso che gli stessi rivestono dal punto di vista commerciale o del patrimonio di vigilanza). Da qui una prima conclusione che esclude la possibilitŕ di riferire al capitale della Banca d'Italia i criteri valutativi che, a vario titolo, vengono in considerazione per la determinazione del valore patrimoniale dell'asset in questione. Successivamente, l'analisi - fermi i profili di non trasferibilitŕ delle quote da parte dei futuri acquisitori delle stesse - non preclude la concreta possibilitŕ di far ricorso, nel caso di specie, all'applicazione, non solo teorica, ma pratica, di criteri valutativi basati sul valore reddituale. In particolare, si riscontra l'effettiva applicabilitŕ del Discounted Dividend Model, metodo che - assumendo a criterio di riferimento un elemento reddituale, il dividendo (in questo caso valorizzato dalla presenza di significative componenti di rendimento aggiuntivo) - trova un preciso riscontro nelle componenti economiche che qualificano la partecipazione al capitale della Banca d'Italia e pertanto appare non soltanto teoricamente, ma anche tecnicamente, applicabile nella fattispecie.
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Campobasso, Gianvito. "Da Occidente a Oriente. Alcuni casi di circolazione e ricezione di modelli nell’architettura e nella scultura dell’Albania fra XII e XIV secolo." Hortus Artium Medievalium 22 (May 2016): 54–74. http://dx.doi.org/10.1484/j.ham.5.111331.

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Caporale, Maria. "Aspetti civilistici e penalistici della maternità su commissione." Medicina e Morale 44, no. 1 (February 28, 1995): 91–111. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1995.992.

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L'articolo esamina i riflessi giuridici in campo civile e penale del fenomeno della "maternità su commissione" affrontando il problema della frontiera etica del progresso scientifico. L'Autrice individua i rischi connessi all'insorgere di tali pratiche "sostitutive"descrivendo una molteplicità di situazioni limite: la frammentazione delle funzioni della maternità (ovulazione, gestazione, educazione) che tecnicamente possono essere ricondotte a soggetti diversi; il conseguente smarrimento dell'identità materna; l'enfatizzazione di un presunto diritto del singolo alla procreazione; il sacrificio-distruzione di embrioni superflui; i danni psico-sociali connessi alla frantumazione delle strutture parentali e dei modelli di genitorialità socialmente consolidati; la destrutturazione deii'ordine giuridico che compromette l'identità certa del soggetto. Molte le questioni poste all'attenzione del giurista: dalla definizione di uno statuto per l'embrione, alla tutela di beni essenziali quali l'unità familiare, alla salvaguardia del valore della procreazione, alla liceità dei mezzi e dei fini che caratterizzano le applicazioni in campo scientifico. Le considerazioni svolte trovano un sostegno culturale e giuridico in numerose leggi, Convenzioni e Dichiarazioni sia nazionali che sovranazionali. L'Autrice analizza poi brevemente le soluzioni legislative offerte dai diversi Paesi alla luce di principi internazionali. Emerge l'esigenza della formulazione di una disciplina globale del diritto alla vita prenatale, di una regolamentazione organica di tipo penalistico di beni essenziali e la predisposizione di adeguate garanzie al fine di tutelare un'ampia serie di beni complementari, con specificazioni rispetto a particolari questioni tecniche.
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Squitieri, Anna Eugenia. "Mi prendo cura di te. Commento al caso." PSICOBIETTIVO, no. 2 (January 2011): 118–25. http://dx.doi.org/10.3280/psob2010-002010.

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L'autore nel commentare l'articolo sul caso clinico di un trattamento ad una persona con diagnosi di pedofilia e con la rivelazione di avere abusato di una minore, pone l'attenzione sulla centralitŕ dell'etica alla professione di psicoterapeuta come professionista della cura quando gli aspetti giuridici lo obbligano al venir meno del segreto professionale. Entrambi questi aspetti debbono necessariamente incrociarsi laddove forse non possono mai coincidere temporalmente. Utilizzando uno sguardo sistemico sul lavoro delle autrici del caso clinico, l'autore sembra rintracciare la possibilitŕ di rispondere all'etica professionale e al dettato giuridico attraverso un lavoro individuale con l'abusante che si sancisce solo dopo aver costruito un patto relazionale tra lui e lo psicoterapeuta. Patto che permette una prima e fondamentale assunzione di responsabilitŕ da parte dell'abusante, per poi sviluppare il lavoro clinico sul riconoscimento dei meccanismi disfunzionali e l'apprendimento dei nuovi e piů funzionali modelli interni. Ciň permette di lavorare con la coppia coniugale affinché venga costruito il contesto relazionale dove le dinamiche familiari e di coppia possono ricostruire il dramma dell'abuso. Infine l'autore ipotizza che un ulteriore spazio di terapia possa essere considerato, che preveda l'inclusione della minore abusata e cosě liberarla dall'identificazione con l'aggressore e dal senso di colpa per quanto accaduto. A ciň si puň giungere solo se l'abusante davanti alla vittima riconosce la sua piena responsabilitŕ dell'accaduto.
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Eusebi, Luciano. "Il diritto penale di fronte alla malattia." Medicina e Morale 50, no. 5 (October 31, 2001): 905–28. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.736.

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Viene discusso il ruolo del consenso rispetto alla qualificazione giuridicopenale del trattamento medico-chirurgico. Si sostiene che il principio di autodeterminazione non può costituire unico criterio orientativo per risolvere le problematiche etiche e giuridiche oggi emergenti in ambito biomedico, configurandosi altrimenti il pericolo di una medicina puramente contrattualistica e difensiva, ovvero concepita non come scienza (umana), ma come mero insieme di abilità tecniche. Sono in questo senso evidenziate varie situazioni in merito alle quali il riferimento al consenso è impossibile o inadeguato. Si mette in luce, del resto, come sia coessenziale al concetto moderno di democrazia il confronto teso a definire convergenze su ciò che risulti fondamentale per la tutela della dignità umana, e dunque a definire linee-guida condivise circa settori di attività particolarmente delicati. In particolare vengono sviluppate motivazioni pertinenti anche in un contesto laico e pluralista al fine di mantenere fermo il divieto giuridico dell’eutanasia sia passiva che attiva, nell’ottica di un approccio solidaristico alla sofferenza: approccio che dalle normative favorevoli all’eutanasia risulta inevitabilmente compromesso. In questo senso, è individuato un limite intrinseco al diritto nell’impossibilità di autorizzare giuridicamente una relazionalità inter-soggettiva – come quella fra medico e paziente – giocata per la morte. La questione dell’eutanasia viene tenuta distinta, ovviamente, dai problemi attinenti all’accanimento terapeutico e alla proporzionalità dell’intervento medico. In rapporto alla permanente validità giuridica del principio di indisponibilità della vita uno specifico approfondimento è dedicato all’interpretazione dell’art. 32, 2° comma, della Costituzione italiana. Sono altresì presi in considerazione problemi concernenti i soggetti incapaci, il ruolo della norma sullo stato di necessità, i compiti assolti dai comitati etici ospedalieri (anche con riguardo alla responsabilità dei relativi membri) e la necessità di nuovi modelli giuridici intesi alla prevenzione degli eventi medici “avversi”.
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Rossi, Filippo. "UN NUOVO MODO DI SCIOGLIERE I CONTRATTI BILATERALI. AUGUSTO TEIXEIRA DE FREITAS E LA CIRCOLAZIONE DEI MODELLI TRA EUROPA E AMERICA LATINA NEL XIX SECOLO." Revista da Faculdade de Direito da UFMG -, no. 74 (June 18, 2019): 185–232. http://dx.doi.org/10.12818/p.0304-2340.2019v74p185.

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Butera, Federico, and Fernando Alberti. "Il governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 1 (December 2012): 77–111. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001004.

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Анотація:
I policy maker sono costantemente alla ricerca delle forme e degli strumenti per contribuire ad aumentare la prosperitŕ economica e sociale del proprio territorio. Gli studi a livello internazionale ci dicono che la prosperitŕ di un territorio č direttamente riconducibile alla sua competitivitŕ, e quindi in primis al livello di produttivitŕ e innovazione del sistema delle imprese. Come verrŕ ampiamente illustrato in questo articolo, le reti inter-organizzative - nella varietŕ di forme che l'evidenza empirica ci suggerisce - attraverso una flessibilitŕ senza precedenti, una piů veloce circolazione delle informazioni, la condivisione di visioni, saperi e conoscenza, l'efficiente e rapido scambio di risorse e competenze per competere, assicurano al tempo stesso specializzazione, efficienza e alti livelli di produttivitŕ. La configurazione e la natura di tali reti č in via di continua ridefinizione ed espansione e l'uso del termine rete č spesso generico o inappropriato. Anche i confini delle reti vanno continuamente ridefiniti, in un continuum che va dalle imprese tradizionali che esternalizzano e delocalizzano parte della loro produzione fino al puro networking di varia natura. Noi ci concentreremo solo su quelle reti interorganizzative che rappresentano forme nuove di impresa, di quasi impresa, di sistemi di imprese che consentono una gestione competitiva e innovativa della catena del valore e dei processi fondamentali, conseguendo risultati economici e sociali, in una parola prosperitŕ. Ci occuperemo in particolare del fenomeno piů nuovo che caratterizza l'Italian way of doing industry, ossia lo sviluppo e i successi delle medie imprese, nodi di reti inter-organizzative che coinvolgono non solo imprese piccole, ma anche imprese grandi, in una proiezione spesso globale. Su queste nuove forme di reti inter-organizzative, si apre uno spazio di intervento straordinario per i policy maker in azioni di attivazione, incentivazione e supporto, capaci di condurre a superiori livelli di competitivitŕ le imprese componenti le reti, le reti stesse e i territori da cui esse muovono, ovvero capaci di favorire una maggiore prosperitŕ. Tali spazi di governo delle reti inter-organizzative possono avere natura infrastrutturale (trasporti, edilizia, tecnologie, credito, servizi, ecc.), relazionale (governo della catena del valore, dei processi, dei flussi, delle architetture d'impresa, dei sistemi informativi e di comunicazione, dei sistemi professionali ecc.) e cognitiva (capitale umano, capitale intellettuale, sistema di valori e norme, ecc.). Tutte e tre queste dimensioni sono importantissime e vanno gestite congiuntamente in nuove forme di management assicurate dalle imprese "pivotali" e nell'ambito di quello che nell'articolo č definito come meta-management, ovvero quelle posizioni di attori pubblici e privati - spesso in raccordo fra loro - che assicurano supporto e guida strategica alle reti. Nuovi modelli di management e di meta-management implicano una conoscenza profonda della rete e, di conseguenza, una visione d'insieme attuale e futura sicura e convincente e una capacitŕ di execution che sappia consolidare o riorientare la rete; valorizzare le risorse, materiali e personali, lě racchiuse e soprattutto perseguire obiettivi e misurare risultati. Meta-management non significa favorire il mero networking tra imprese, ma attivarsi come agenzie strategiche e provvedimenti concreti capaci di disegnare politiche di accompagnamento e sostegno alla creazione e alla valorizzazione di robusti network tra imprese e tra imprese e istituzioni, che trascendano le consuete filiere e agglomerazioni locali. Una economia e una societŕ fatta di reti inter-organizzative non č uguale a quella fatta prevalentemente di singole imprese "castello". Sulle reti di impresa e sull'impresa rete incombono alcune rilevanti questioni a cui il nostro lavoro tenta di dare alcune risposte Vediamole qui di seguito. 1. Diagnosi. L'organizzazione a rete č oggi scarsamente riconoscibile. Come diagnosticarla, come identificarne le caratteristiche strutturali e comprenderne i problemi critici? 2. Sviluppo e progettazione. L'organizzazione a rete si puň supportare con adeguati servizi, sviluppare intenzionalmente o addirittura progettare, come qui si sostiene? E se sě, in che modo? I metodi da adoperare per gestire questo sviluppo sono certo diversi da quelli adottati da strutture accentrate, sono meno top-down e meno razionalistici: ma quali possono essere? 3. Stabilitŕ e mutamento. Ogni nodo o soggetto della rete fa parte di reti diverse, in alcuni casi abbandona in rapida successione le une per legarsi ad altre. Come combinare l'estrema mutevolezza di queste multiple appartenenze con l'esigenza di stabilitŕ e crescita di ogni singolo nodo, come far sě che l'intera rete si comporti come un "attore collettivo" capace di un governo? 4. Risultati. Se e come definire obiettivi o ri-articolarli velocemente nel tempo? Come valutare i risultati delle diverse dimensioni economiche e sociali? 5. Decisioni e misura. L'organizzazione a rete - come e piů dell'impresa tradizionale - cambia per repentine innovazioni, per adattamento, per micro-decisioni, per miglioramento continuo, č il risultato di scelte su cosa fare dentro e cosa comprare, su quali funzioni accentrare e quali decentrare, su quando acquisire o vendere unitŕ aziendali e su quando fare accordi, dove allocare geograficamente le attivitŕ. Vi sono criteri e metodi da adottare, per operare in questi contesti di agilitŕ, velocitŕ e rapiditŕ di processi decisionali? 6. Sistemi. Quali tecniche o sistemi operativi adatti all'impresa rete dovranno essere sviluppati? Quali sistemi di pianificazione e controllo di gestione dell'impresa rete, if any? Č possibile stabilire standard di qualitŕ per la rete? Come sviluppare dimensioni quali linguaggi, culture, politiche di marchio e di visibilitŕ, come potenziare le comunitŕ, come promuovere formazione e apprendimenti? 7. Strutture. Le reti di impresa includono una grande varietŕ di forme, come vedremo. La rete di imprese puň includere una parte di gerarchia: quali modelli di organigrammi sono compatibili? Quali sistemi informativi, di telecomunicazioni, di social network sono adatti per la rete di imprese? Quali sistemi logistici? Quali regole e contratti formali? Quali flussi finanziari? Le risorse umane si possono gestire e sviluppare lungo la rete? E in che modo? E che dire dei sistemi di controllo della qualitŕ? 8. Nascita e morte. La rete di imprese e soprattutto i suoi "nodi" hanno un tasso di natalitŕ/ mortalitŕ piů elevato dell'impresa tradizionale. Gestire la nascita e la morte delle imprese diventerŕ ancora piů importante che gestire le imprese. Chi lo farŕ e come? 9. Vincoli e opportunitŕ. La legislazione, le relazioni industriali, la cultura manageriale sono oggi vincoli e opportunitŕ allo sviluppo di forme di rete di imprese. La globalizzazione dell'economia, lo sviluppo dei servizi, le nuove tecnologie, la cultura dei giovani, invece, sembrano operare piů come fattori facilitanti quando addirittura non cogenti. Come gestire (e non subire) vincoli e opportunitŕ? Cosa puň fare l'impresa, e cosa possono fare le istituzioni pubbliche? Vi sono nuovi programmi e regole nazionali e regionali per la costituzione delle reti di impresa: quale č la loro efficacia e impatto? In tale quadro, un'Agenzia Strategica (una grande impresa, una media impresa, un ente governativo, una Camera di commercio, un'associazione imprenditoriale, un istituto di credito) puň esercitare un ruolo centrale nella promozione e governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ dei territori, mettendo a fuoco i propri interventi di policy avendo come oggetto prioritario queste nuove forme di impresa, quasi-impresa, sistemi di impresa usando diverse leve: - innanzitutto, fornendo o favorendo l'accesso a risorse chiave, come credito, finanziamenti, sgravi fiscali, servizi per l'internazionalizzazione, conoscenze, marketing ecc.; - agendo da fluidificatore delle reti tra imprese, che sappia rimuovere ostacoli nelle strutture relazionali e irrobustire nodi, processi, strutture di governance laddove necessario; inserendosi direttamente nelle strutture relazionali come ponte per connettere nodi disconnessi; - esercitando a pieno il ruolo di meta-manager di reti inter-organizzative ossia imprimendo al sistema un indirizzo strategico di fondo, governando i processi "politici" interni alla rete ossia la distribuzione di potere e risorse e creando le condizioni culturali, strategiche organizzative e tecnologiche; - facendo leva sull'essere un policy maker cross-settoriale e multi-territoriale. Le reti di impresa hanno successo se si integrano entro "piattaforme industriali" (ad es. IT, Green economy, portualitŕ e logistica), entro cluster territoriali (es. distretti, economie regionali, etc.), sistemi eterogenei interistituzionali (che includono imprese pubbliche, amministrazioni, istituzioni e associazioni). La nostra tesi č che azioni di governo della rete attraverso nuove forme di management e di meta-management sono tanto piů efficaci quanto piů contribuiscono a supportare e strutturare reti organizzative robuste o che tendono a diventare tali, ossia imprese reti e reti di impresa governate; sono tanto meno efficaci o quanto meno misurabili quanto piů supportano solo processi di networking poco definiti destinati a rimanere tali. Nei termini di Axelsson, policy e management hanno effetto su reti che esprimono a) modelli di relazione fra diverse organizzazioni per raggiungere fini comuni. Hanno un effetto minore o nullo quando le reti di cui si parla sono solo b) "connessioni lasche fra organizzazioni legate da relazioni sociali" o c) un insieme di due o piů relazioni di scambio.
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Sanchez Dafauce, Mario. "Il conflitto vita contro vita nel diritto penale." 8 | 1 | 2019, no. 1 (June 24, 2019). http://dx.doi.org/10.30687/rg/2281-6100/2019/01/001.

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In questo lavoro si opera una distinzione tra due modelli di risoluzione delle ipotesi di conflitto tra i beni giuridici della vita. Tali modelli funzionano come due livelli nella risoluzione di un caso: solamente se il primo è insufficiente, si passa al secondo. Il primo è lo stato di necessità oggettivo. È oggettivo perché si fonda sull’esistenza di un bilanciamento favorevole, cosicché questo bilanciamento permette l’intervento giustificato anche di terzi esterni al conflitto. Si includono in questa categoria i casi in cui vi sia una ‘condivisione del pericolo’ ed i casi estremi come quello della prevenzione delle stragi. Il secondo è lo stato di necessità soggettivo (personale). È soggettivo perché manca un bilanciamento favorevole e si fonda, esclusivamente, sulla non esigibilità di una condotta diversa.
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Rosso, Paolo. "La scuola nelle corti tardomedievali dell’Italia nord-occidentale : circolazione di maestri e di modelli." Mélanges de l’École française de Rome - Moyen Âge, no. 127-1 (February 2, 2015). http://dx.doi.org/10.4000/mefrm.2414.

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Negroni Catacchio, Nuccia, and Veronica Gallo. "Le raffigurazioni di felini in ambra nella Penisola italiana." LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano, June 15, 2022, 44–61. http://dx.doi.org/10.54103/2035-4797/18049.

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Si prendono qui in esame le ambre figurate preromane che rappresentano felini. Tra i rinvenimenti della Penisola italiana si contano ad oggi 33 esemplari, ma molti altri sono conservati in musei stranieri, senza indicazione del luogo di ritrovamento; coprono un arco cronologico compreso tra la metà del VII e il IV secolo a.C. e provengono da Etruria padana, Piceno, regioni meridionali (attuali Puglia, Basilicata e Campania) e area etrusco-laziale. Al di fuori della Penisola, alcune ambre sono state portate alla luce in Serbia, Israele e Siria. I manufatti italici fungevano per lo più da pendagli e, talvolta, rivestivano un arco di fibula. Dal punto di vista iconografico, si tratta soprattutto di protomi, di felini in posizione accovacciata, di scene con più animali e di altri unica. Lo studio stilistico delle ambre figurate in forma di felini ci permette di ricostruire infine parte delle vie di scambio attive durante l’età del ferro, delineando, ad esempio, la circolazione dei medesimi modelli lungo la sponda adriatica italiana nei secoli VI e V a.C.
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