Статті в журналах з теми "Cappella di San Petronio"

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Barnett, G. "Review: Music and liturgy at San Petronio: Marc Vanscheeuwijck, The cappella musicale of San Petronio in Bologna under Giovanni Paolo Colonna (1674-95)." Early Music 32, no. 4 (November 1, 2004): 616–19. http://dx.doi.org/10.1093/em/32.4.616.

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Hodges, Richard, Sheila Gibson, and Andrew Hanasz. "Campo la Fontana: a late eighth-century triconch chapel and the Ponte Latrone at the entrance to the territory of San Vincenzo al Volturno." Papers of the British School at Rome 58 (November 1990): 273–97. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200011673.

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Анотація:
CAMPO LA FONTANA: UNA TRICORA DEL TARDO VIII SECOLO D.C. E IL PONTE LATRONE ALL'INGRESSO DEL TERRITORIO DI SAN VINCENZO AL VOLTURNOUna tricora altomedievale è stata identificata da Franco Valente nel 1985 accanto al Ponte Latrone (una costruzione romana che attraversa il fiume Volturno presso Venafro). La tricora, che evidenzia numerose similarità con la Chiesa della Cripta a San Vincenzo al Volturno, presenta tre fasi principali. La prima è costituita da una cappella con corto nartece che porta a un abside ben costruita. La cappella aveva un'ampia porta, una piccola finestra strombata nel lobo dell'abside centrale e un tetto a cupola. La malta rinzaffata sui muri esterni e la costruzione stessa dell'abside riportano alla tecnica di lavorazione adottata a San Vincenzo nella fase 3c (ca 780–800 d.C). Nella seconda fase la cupola viene sostituita da un tetto voltato. Nel corso della terza, durante il XVIII e XIX secolo, il nartece fu ristrutturato per accogliere nel primo piano un fienile, mentre l'abside fu adattata a stalla. È probabile che questa cappella sorgesse al limite meridionale del territorio di San Vincenzo al Volturno.
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Mackie, Gillian. "Abstract and vegetal design in the San Zeno chapel, Rome: the ornamental setting of an early medieval funerary programme." Papers of the British School at Rome 63 (November 1995): 159–82. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200010229.

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Анотація:
DECORAZIONE ASTRATTA E FLOREALE NELLA CAPPELLA DI SAN ZENO, ROMA: PREPARAZIONE ORNAMENTALE DI UN PROGRAMMA FUNERARIO ALTO MEDIEVALELa cappella di San Zeno è notevole, non soltanto per il suo coerente programma iconografico, ma per le decorazioni astratte e floreali che la abbelliscono. Queste includono volute animate, decorazioni tessili, scuri a due teste, fiori, scudi, elaborati contorni multipli e ghirlande floreali. Tutto ciò è analizzato in questo studio, alla ricerca della loro possibile fonte e del loro significato simbolico. Uno degli scopi principali era scoprire se le fonti degli ornamenti fossero identiche a quelle del programma figurale, ovvero se, essendo indipendenti dalle figure, potessero essere associate ad esercizi di laboratorio.Sembrerebbe che alcune delle decorazioni provenissero da Ravenna tramite un libro di motivi, ora perduto insieme alle decorazioni monumentali originali. Altri motivi, invece, sebbene si riferiscano in termini generali a forme decorative passate, usano come modelli per i dettagli i materiali raggruppati a Santa Prassede da Papa Pasquale I; questi erano disegnati sulla base di sculture medievali e classiche tuttora esistenti a Santa Prassede. Viene anche suggerito che i tessuti che Pasquale donò alla Chiesa potrebbero essere stati copiati dai mosaicisti.Un significato simbolico è stato trovato in molte componenti dell'ornamento. Ad esempio, lo strano nome medievale della Cappella di Zeno, Hortus Paradisi, può essere soddisfacentemente spiegato dalla lussureggiante componente floreale dei muri superiori, che rappresenta in termini simbolici il Paradiso.
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Getz, Christine. "Simon Boyleau and the Church of the ‘Madonna of Miracles’: Educating and Cultivating the Aristocratic Audience in Post-Tridentine Milan." Journal of the Royal Musical Association 126, no. 2 (2001): 145–68. http://dx.doi.org/10.1093/jrma/126.2.145.

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Анотація:
The cappella musicale at Santa Maria presso San Celso in Milan, also known as the church of the ‘Madonna of Miracles’, was originally charged with the performance of individual plainchant Masses on specified feasts, Vespers as a choir daily in the summer and on those specified feasts, and Compline as a choir during Lent. In 1535, however, its duties were expanded to include a High Mass and a Vespers service on the first Sunday of each month. With Carlo Borromeo's ascension to the seat of archbishop of Milan in 1560, the cappella's Vespers service became central to public worship, and attracted foreign visitors as well as the Milanese aristocracy. As a result, public worship services featuring the cappella were expanded to include a Compline service on Saturday evenings. Simon Boyleau, the first documented maestro di cappella at Santa Maria presso San Celso, was a madrigalist familiar to the Milanese aristocracy. His compositions for Santa Maria presso San Celso reflect not only Borromeo's attempts to shape the Milanese liturgical style according to Tridentine aims, but also Borromeo's desire to spiritualize and theologically educate the Milanese aristocracy. Boyleau's tenure at Santa Maria presso San Celso, which featured the cultivation of sacred and secular audiences alike, defined the activities of the church's composers for the next 50 years.
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Benelli, Francesco. "Review: La Basilica Incompiuta. Progetti Antichi per la Facciata di San Petronio." Journal of the Society of Architectural Historians 61, no. 2 (June 1, 2002): 212–13. http://dx.doi.org/10.2307/991840.

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Desmas, Anne-Lise. "Pierre de L'Estache (1688 ca.-1774) : un sculpteur français à Rome entre institutions nationale et grands chantiers pontificaux." Studiolo 1, no. 1 (2002): 105–48. http://dx.doi.org/10.3406/studi.2002.1094.

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Анотація:
Pierre de L’Estache (1688 ca.-1774) : uno scultore francese a Roma, fra istituzioni nazionali e grandi cantieri pontifici. Lo scultore Pierre de L'Estache giunto a Roma nel 1715 come pensionnaire dell' Accademia di Francia, si sposò e rimase tutta la vita nella città papale. Pur rimanendo attaccato alle istituzioni nazionali come l'Accademia di Francia e la Congregazione di San Luigi dei Francesi, riuscì a integrarsi nell'ambiente artistico romano, partecipando alla decorazione scolpita dei cantieri avviati dai papi Clemente XII e Benedetto XIV (il portico della Basilica lateranense, la cappella Corsini, la facciata di Santa Croce in Gerusalemme). Questo studio monografico tenta di comprendere in che misura questo artista francese abbia potuto svolgere ima così lunga carriera nella Roma pontificia e cerca di definire e di spiegare la peculiarità del suo stile, poco paragonabile a quello dei contemporanei francesi o italiani.
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Cresci, Edoardo. "Oton Jugovec. Copertura per i ritrovamenti archeologici di Otok pri Dobravi, Slovenia." Firenze Architettura 26, no. 1 (September 26, 2022): 126–37. http://dx.doi.org/10.36253/fia-13941.

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Анотація:
Nel 1973, in qualità di direttore dell’Istituto regionale per la protezione dei monumenti, Oton Jugovec progetta la copertura per i ritrovamenti archeologici della cappella di San Michele a Otok pri Dobravi, nella Bassa Carniola. Lavorando con tipo, archetipo e spazio l’architetto sloveno è capace di erigere una nuova, iconica, ‘capanna’ che emana la forza e la purezza di una poesia scritta per questa terra. In 1973, in his role as director of the Regional Institute for the Protection of Monuments, Oton Jugovec designed the floating roof for the archaeological findings at the chapel of Saint Michael in Otok pri Dobravi, in Lower Carniola. Working with type, archetype and space, the Slovenian architect erected a new, iconic ‘cabin’ that emanates the force and purity of a poem written for this land.
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De, Franceschi. "I mosaici della cappella di Sant'Isidoro nella basilica di San Marco fra la tradizione bizantina e le novita' di Paolo Veneziano." Zograf, no. 32 (2008): 123–30. http://dx.doi.org/10.2298/zog0832123d.

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Mamy, Sylvie, Francesco Passadore, and Franco Rossi. "San Marco, Vitalita di una tradizione. Il fondo musicale e la Cappella dal Settecento ad oggi." Revue de musicologie 85, no. 2 (1999): 368. http://dx.doi.org/10.2307/947094.

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Johnson, Mark J. "Review: La cappella di Sant’Aquilino in San Lorenzo Maggiore a Milano: Storia e restauro." Journal of the Society of Architectural Historians 82, no. 2 (June 1, 2023): 204–5. http://dx.doi.org/10.1525/jsah.2023.82.2.204.

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Japón, Rafael. "Per la “perfezione, ornamento et bellezza” della cappella Salviati di Giambologna nella Basilica di San Marco a Firenze: La distruzione della cappella Martini e il disegno per il nuovo altare." I Tatti Studies in the Italian Renaissance 25, no. 2 (September 1, 2022): 369–98. http://dx.doi.org/10.1086/721693.

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APFELSTADT, ERIC. "CHRISTOPHER COLUMBUS, PAOLO DAL POZZO TOSCANELLI AND FERNO DE RORIZ: NEW EVIDENCE FOR A FLORENTINE CONNECTION." Nuncius 7, no. 2 (1992): 69–80. http://dx.doi.org/10.1163/182539192x00857.

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Анотація:
Abstracttitle RIASSUNTO /title Si ritiene che Paolo dal Pozzo Toscanelli abbia mandato tre lettere in Portogallo tra il 1474 e il 1482: una, comprendente una mappa, indirizzata ad un canonico di Lisbona chiamato Fernando Martins; un'altra, contenente copie della prima lettera e della carta, a Cristoforo Colombo; e una terza ancora a Colombo. Sebbene l'autenticit delle tre lettere sia stata accettata dalla maggior parte degli studiosi colombiani, l'intera corrispondenza stata negata da alcuni, e le due lettere a Colombo da altri. In giuoco almeno una parte della stima per la scoperta del Mondo Nuovo. Martins stato spesso identificato col canonico portoghese Fernando de Roritz, che stato testimone al testamento di Niccol di Cusa insieme con Paolo dal Pozzo Toscanelli, ma nessun'altra prova della sua conoscenza con Toscanelli stata finora conosciuta. Nuovi documenti adesso confermano la presenza del Roritz a Firenze nel 1459, quando egli ha servito accanto al Toscanelli come medico del cardinale Giacomo di Portogallo ed stato testimone al testamento del cardinale, e di nuovo nel 1466, quando stato testimone all'atto di dote della cappella del cardinale in San Miniato al Monte.
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Lenzo, Fulvio. "La cappella Spada in San Girolamo della Carità, Roma. Una ‘stanza addobbata’ per le ambizioni di un cardinale." Römische Historische Mitteilungen 50 (2009): 383–428. http://dx.doi.org/10.1553/rhm50s383.

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Marvin, Clara. "La Cappella musicale di San Marco nell'eta moderna: Atti del convegno internazionale di studi, Venezia, Palazzo Giustiniani Lolin, 5-7 settembre 1994 (review)." Notes 58, no. 1 (2001): 120–22. http://dx.doi.org/10.1353/not.2001.0158.

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Kidger, David. "Willaert’s Liber Quinque Missarum: The First Venetian Print Devoted to the Music of the Maestro di Cappella of San Marco." Journal of the Alamire Foundation 4, no. 1 (January 2012): 36–56. http://dx.doi.org/10.1484/j.jaf.1.102606.

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Corsi, Maria. "Anna Delle Foglie, La Cappella Caracciolo del Sole a San Giovanni a Carbonara, presentazione di P. Robert F. Prevost, saggio introduttivo di Gennaro Toscano." Augustinianum 52, no. 2 (2012): 519–23. http://dx.doi.org/10.5840/agstm201252227.

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Tassinari, Magda. "«Et essendo la nostra arte sorella della pittura»: il ricamo a Roma tra Sei e Settecento e i corredi liturgici della Cappella di San Giovanni Battista nella chiesa di San Rocco a Lisbona." Römische Historische Mitteilungen 1 (2014): 193–246. http://dx.doi.org/10.1553/rhm54s193.

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Ragozzi, Veronica. "Domenico d’Agostino e un’ipotesi di ricostruzione del monumento funebre del vescovo Angelo Del Pecora nella cattedrale di Montepulciano." La Diana, April 22, 2024. http://dx.doi.org/10.36253/ladiana-2734.

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Анотація:
L’articolo intende affrontare la complessa vicenda storico artistica dei disiecta membra del monumento funebre trecentesco collocato nel Duomo di Montepulciano da sempre ricondotto incongruamente alla figura del vescovo e umanista Francesco Piendibeni (1353-1433). In questa sede si è cercato di argomentare lo stretto legame stilistico tra il gisant, inserito nella controfacciata della cattedrale, e le due statue del San Pietro e del San Giovanni Battista posizionate nella cappella Cocconi della medesima chiesa, nonché l’appartenenza delle tre opere alla bottega dello scultore senese Domenico d’Agostino. In seconda battuta, è stata proposta l’identificazione del gisant con la figura di Angelo Del Pecora, membro di una ricca famiglia poliziana e vescovo di Chiusi, vissuto nella prima metà del Trecento. Successivamente si è tentata una ricostruzione dell’interno dell’antica pieve di Montepulciano e si sono ipotizzate sia la posizione del monumento funebre all’interno della chiesa sia la sua struttura architettonica. Infine si sono provati a ricostruire gli spostamenti delle due statue e soprattutto del gisant, determinanti per comprendere le ragioni della confusione tra le identità dei due vescovi.
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Tasso, Francesca. "DOCUMENTI SUL DUOMO E GIAN GALEAZZO VISCONTI TRA INGEGNERI DELLA CATTEDRALE E ARTISTI DI CORTE." Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Incontri di Studio, November 13, 2013, 31–50. http://dx.doi.org/10.4081/incontri.2007.40.

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Анотація:
Riassunto. – L’intervento vuole documentare i casi di interferenza tra Gian Galeazzo Visconti e la Fabbrica del Duomo nel primo periodo di attività di quest’ultima, fino alla morte del duca, avvenuta nel 1402. Il rapporto è stato molto studiato, perché è cruciale per capire quanto il signore di Milano possa aver influenzato la costruzione della cattedrale e quindi il suo stile, ma la lettura dei documenti permette ancora di mettere a fuoco alcuni punti non del tutto noti e di trarre alcune considerazioni. Il primo caso di sovrapposizione riguarda la realizzazione in chiesa di un monumento funebre per Galeazzo II , padre di Gian Galeazzo: la disputa in particolare riguarda la collocazione e rivela che Gian Galeazzo avrebbe voluto una posizione centrale, nel retrocoro, che avrebbe però condizionato pesantemente l’architettura della chiesa, rendendola più simile a un mausoleo gentilizio che a una chiesa cattedrale. Un caso non troppo diverso è il secondo, che oppone il duca ai deputati della Fabbrica per la costruzione di una cappella dedicata a san Gallo, il suo patrono; anche in questo caso la richiesta del duca non è neutra, perché la scelta di realizzare cappelle gentilizie nelle navate laterali imponeva un modello costruttivo diverso da quello ampio, ad aula, scelto dai deputati per la propria cattedrale. Se nei primi due casi il rapporto tra Gian Galeazzo e la Fabbrica è conflittuale, la terza tipologia di rapporto mostra invece il duca come arbitro di conflitti che maturano all’interno del cantiere: si tratta di una serie di casi che riguardano particolarmente la presenza di architetti stranieri, che faticano a trovare un punto di incontro e contatto con i maggiorenti della Fabbrica e con gli altri ingegneri. Se in questo caso è la Fabbrica a chiedere al duca di intervenire, è vero però che egli approfitta di questa situazione ancora una volta per imporre un proprio punto di vista che è in primo luogo artistico, ma insieme anche politico. La morte del duca nel 1402 segna la fine del conflitto e l’evoluzione in senso locale, cioè prettamente lombardo, delle scelte artistiche.***Abstract. – The paper is about Gian Galeazzo’s interferences on the Milan cathedral in the first period of activities, till the duke’s death (1402). The relationship between Gian Galeazzo and the cathedral Fabrica has been already deeply studied: the pivotal subject is to understand how much the lord of Milan could influence the cathedral building and its style; inside the documents of the cathedral archive it is possible to find new informations. The first case of overlap is about the building of Galeazzo II’s, Gian Galeazzo’s father, funeral monument; Gian Galeazzo and the Fabrica discussed especially about the position of the monument: Gian Galeazzo wanted a central position, in the choir, behind the main altar, but this place would affect the architecture, letting it closer to a family memorial than to a cathedral. The second case relates to the opposition of the duke against the Fabrica deputies to build a chapel dedicated to saint Gallo, Gian Galeazzo’s patron: even in this case the duke’s request would change the building: family chapels in lateral naves were typical of an architectural model different from the waste one chosen by the deputies for their cathedral. The third type of relationship shows the duke as a judge in the cathedral conflicts between foreign architects and local engineers. In this case the Fabrica asks the duke to take part, and he uses his position to impose his own artistic and both political judgement. With the duke’s death the conflict ends and the artistic choices will be for local artists and architects.
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