Дисертації з теми "Capitali di rischio"
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Scarabino, Raffaella. "Rischio e gestione nelle società di capitali." Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2011. http://hdl.handle.net/11385/200868.
Повний текст джерелаBoatto, Stefano <1973>. "Strumenti contrattuali di sostegno alla società fra capitale di debito e capitale di rischio." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2008. http://hdl.handle.net/10579/263.
Повний текст джерелаRazzini, Barbara. "Valutazione di start-up. Case study analysis: incubatori di primo miglio, Business Angels e Venture Capital. Metodi di investimento nel capitale di rischio." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4786.
Повний текст джерелаIncoraggiare l’imprenditoria per uscire dalla crisi. E’ questo uno dei temi di primario rilievo per la ripresa dell’economia mondiale. Questa costituisce l’assumption da cui ha avuto origine il presente lavoro di ricerca attraverso il quale, nella prima parte, si è cercato di capire quali siano gli attori che intervengono nel processo di sviluppo di un’ impresa durante la sua fase di Start-up. Si è voluto analizzare attraverso dei case study quali sono i processi di investimento adottati e come venga ad instaurarsi una correlazione tra le figure individuate. Attraverso interviste specifiche si è, poi, cercato di cogliere quali siano i drivers e i principali fattori di rischio presi in considerazione dai diversi attori che sostengono le imprese nelle loro prime fasi evolutive investendo nel loro capitale di rischio. La seconda parte del lavoro, invece, si rivolge al vero e proprio problema legato alla valutazione delle Start-up, attraverso l’identificazione dei metodi di valutazione tradizionali ed alternativi proposti in letteratura. Si cercherà, per mezzo dell’applicazione di un caso pratico, di identificare quelle che sono le problematiche ed i limiti di tali modelli in relazione alle caratteristiche peculiari delle Start-up e del mercato italiano. Infine proporremo un metodo di valutazione attraverso un modello di rating che per le sue caratteristiche consente di risolvere problemi decisionali caratterizzati da svariati attributi tenendo conto di essi e del loro grado di importanza supportando i “decision maker” (incubatori di primo miglio, business angels, venture capital) nell’effettuare le loro scelte d’investimento in società in fase di Start up.
XXIII Ciclo
1980
Preziuso, Massimo. "Finanza e Private Equity: infrastrutture e sostenibilità ambientale." Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2009. http://hdl.handle.net/11385/200789.
Повний текст джерелаBuora, Maddalena <1992>. "Il business plan negli investimenti nel capitale di rischio." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/9305.
Повний текст джерелаMontagnani, Riccardo <1994>. "Il rischio operativo secondo il framework di Basilea IV: impatti strategici e a livello di requisiti di capitale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/16169.
Повний текст джерелаROTONDI, VALENTINA. "Saggi di Economia dello Sviluppo." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10042.
Повний текст джерелаThis dissertation makes use of several methodologies to explore topics ascribed to the field of development economics. Chapter 1 reviews the literature on social capital by presenting a decomposition of trust and networks -- the cognitive and the structural component of social capital, respectively--, in several sub-dimensions. One of this dimension is used in chapter 2 where we investigate, both theoretically and empirically, the role played by the cultural norm of particularism, as opposed to universalism, for collusive bribery. Consistent with the theory, particularism is found to have a positive causal effect on the probability of offering a bribe. Chapter 3 assesses the impact of a small-scale agricultural extension project implemented in rural Ethiopia aimed at introducing the cultivation of horticultural gardens. Empirically, a mixed impact evaluation design is used combining across-villages comparisons, through difference-in-differences estimations, with a within village randomized control trial. The findings indicate that the project contributes to production diversification while it does not influence total revenues from sales, household welfare and diet. Chapter 4 shows that similar incentivized mechanisms elicit similar decisions in terms of monetary risk aversion only if other risk-related attitudes are accounted for. Furthermore, it examines whether individuals' characteristics and a self-assessed measure of risk aversion relate to individuals' choices in lotteries. The findings suggest that there is some external validity of the two studied tasks as predictors of self-reported risk attitudes.
ROTONDI, VALENTINA. "Saggi di Economia dello Sviluppo." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10042.
Повний текст джерелаThis dissertation makes use of several methodologies to explore topics ascribed to the field of development economics. Chapter 1 reviews the literature on social capital by presenting a decomposition of trust and networks -- the cognitive and the structural component of social capital, respectively--, in several sub-dimensions. One of this dimension is used in chapter 2 where we investigate, both theoretically and empirically, the role played by the cultural norm of particularism, as opposed to universalism, for collusive bribery. Consistent with the theory, particularism is found to have a positive causal effect on the probability of offering a bribe. Chapter 3 assesses the impact of a small-scale agricultural extension project implemented in rural Ethiopia aimed at introducing the cultivation of horticultural gardens. Empirically, a mixed impact evaluation design is used combining across-villages comparisons, through difference-in-differences estimations, with a within village randomized control trial. The findings indicate that the project contributes to production diversification while it does not influence total revenues from sales, household welfare and diet. Chapter 4 shows that similar incentivized mechanisms elicit similar decisions in terms of monetary risk aversion only if other risk-related attitudes are accounted for. Furthermore, it examines whether individuals' characteristics and a self-assessed measure of risk aversion relate to individuals' choices in lotteries. The findings suggest that there is some external validity of the two studied tasks as predictors of self-reported risk attitudes.
VALZER, AMEDEO. "Gli "ibridi finanziari": critica ad una categoria concettuale." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/92.
Повний текст джерелаVALZER, AMEDEO. "Gli "ibridi finanziari": critica ad una categoria concettuale." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/92.
Повний текст джерелаGuidone, Teresa <1991>. "L'espansione del capitale di rischio nelle principali economie. Proposte per lo sviluppo in Italia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/9386.
Повний текст джерелаMAINI, Elisa. "Il ruolo del capitale umano e degli strumenti di gestione del rischio nei processi di transizione verso l’agricoltura multifunzionale." Doctoral thesis, Università degli studi di Cassino, 2020. http://hdl.handle.net/11580/75205.
Повний текст джерелаL’attività di ricerca si è focalizzata sul ruolo del capitale umano nell’indirizzare l’attività agricola verso modelli multifunzionali. Tale ruolo viene analizzato attraverso il ricorso a modelli probabilistici, in particolare tale probabilità viene calcolata attraverso un modello di regressione logistica ad effetti casuali che per livelli differenziati d’istruzione restituisce la distribuzione di probabilità di modelli produttivi multifunzionali (produzioni di qualità, biologiche etc.). Nella letteratura è stato evidenziato un gap che si intende colmare con il lavoro di tesi e che riguarda diversi gradi di rischio insito nella transizione verso i modelli multifunzionali. Il passaggio alla multifunzionalità presuppone un percorso di diversificazione aziendale che potrebbe esporre l’azienda agricola ad un rischio notevole. Se, infatti, da un lato, la letteratura considera la diversificazione come uno strumento di riduzione del rischio, d’altro canto si è d’avviso che anche la transizione alla multifunzionalità incorpori diversi livelli di rischio. La nostra ipotesi, infatti, sostiene che passare a modelli multifunzionali costituisce un’innovazione che, per definizione, è soggetta a rischio di fallimento. Il ricorso alle polizze e agli strumenti finanziari di gestione del rischio si rivelerebbe strumento di gestione di tale rischio anche in presenza di una strategia di diversificazione. La copertura assicurativa sulle perdite di produzione potrebbe colmare i vuoti che non riesce a mitigare la diversificazione o che derivano direttamente dalla diversificazione. Nel momento in cui interviene l’istituzione pubblica che sostiene eventuali perdite di produzione e quindi di reddito attraverso un contributo sul premio per le polizze stipulate a copertura del rischio, gli operatori del settore iniziano a valutare tale alternativa. E’ stato molto interessante indagare sulla propensione degli agricoltori a tutelare la propria strategia di diversificazione con l’assicurazione agevolata. L'analisi, dunque, è stata incentrata sulla stima della probabilità di transitare verso modelli di agricoltura multifunzionale considerando la variabile territoriale e la presenza o meno di polizze assicurative contro avversità atmosferiche.
Principi, Silvia. "Il ruolo dell’investimento istituzionale nel capitale di rischio delle family business: review empirica internazionale e caso italiano." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2012. http://hdl.handle.net/10077/7856.
Повний текст джерелаL’obiettivo della tesi di dottorato è duplice: a. offrire un quadro sinottico della letteratura empirica internazionale sul ruolo dell’investimento istituzionale nel family business (FB), ponendo particolare attenzione al fenomeno dell’investimento da parte dei fondi di private equity (PE); b. verificare empiricamente su un campione di imprese familiari italiane qual è stato il ruolo nel periodo 2001-2010 del PE in termini di governance, struttura finanziaria e perfomance. La tesi si giustifica per l’esiguità degli studi italiani nel filone di studi inquadrato, per altro, sono studi focalizzati solo su alcuni aspetti e che non hanno periodi di indagine abbastanza recenti. Un’ulteriore giustificazione è da ricercarsi nelle peculiarità del mercato italiano sia in termini di caratteristiche delle imprese che di mercato del private equity.
La struttura industriale italiana è caratterizzata da un largo numero di imprese di dimensione medio-piccola per anni ritenuta una delle ragioni del successo economico dell’Italia; inoltre, il mercato dei capitali Italiano è sottodimensionato, sia in termini di capitalizzazione media che di numero di contrattazioni, rispetto a quello degli Stati Uniti, ma anche di altri Paesi europei. La combinazione dei due aspetti è ritenuto da più parti la causa di restrizioni finanziarie che possono limitare gli investimenti delle imprese e, in ultimo, la loro crescita. Non mancano, però, studi che evidenziano come causa della ridotta dimensione la riluttanza del proprietario che spesso è anche manager a condividere il controllo con membri non familiari. L’essere impresa familiare accentua tali criticità, ad esempio, poiché tradizionalmente sono imprese con scarsa capacità nel ricorso al finanziamento e all’apertura del capitale ad esterni non familiari, ridotta propensione innovativa e natura ereditaria dei ruoli di governance. Tali aspetti e punti deboli sono da relazionarsi anche ai molteplici bisogni di un patrimonio complesso come quello familiare, fatto di componenti tangibili ed intangibili: l’esigenza principale dell’impresa familiare è proteggere e gestire il capitale da rischi ed incertezze per assicurare continuità e sviluppo. Ciò conferma il notevole impatto della struttura istituzionale e proprietaria delle imprese all’accesso ai finanziamenti e soprattutto alle caratteristiche dello stesso debito bancario continua ad essere ritenuta la più importante fonte di finanziamento esterno per le imprese familiari (Sandri, Bigelli, Mengoli, 2001; Monteforte e La Rocca, 2003; Guiso, 2003; Sapienza, 1997; Venanzi, 2003, 2005; Nardi, 2008; Chiesa et al., 2009).
L’investimento istituzionale si può inquadrare quale valida alternativa all’indebitamento poichè ritenuto da più parti in grado di sopperire alle debolezze di quest’ultimo. In questo periodo più che mai il PE appare una valida alternativa: gli effetti della crisi che ha colpito i mercati finanziari si stanno manifestando nell’economia finanziaria e reale portando, tra le altre conseguenze, il fenomeno del credit crunch, come dimostrano le numerose e diffuse testimonianze imprenditoriali, che lamentano la lenta ed inesorabile riduzione degli affidamenti da parte delle banche, un più difficile utilizzo delle linee di credito in essere e l'impossibilità di avere nuove assegnazioni di fidi e finanziamenti. Il dibattito nella letteratura internazionale è molto vivo in considerazione sia della crescente diffusione del fenomeno del PE sia delle conclusioni non univoche raggiunte in merito al ruolo svolto da tali investitori ed agli effetti prodotti sulle imprese target. La letteratura accademica sembra essere orientata all’impatto positivo degli investitori istituzionali per le imprese e il tessuto imprenditoriale dei vari paesi, anche se ciò non può essere generalizzabile. Gli studi internazionali (tra i più recenti si citano Harris, Siegel, Wright, 2005; Strömberg, 2008; Wright, Amess, Weir, Girma, 2009; Wright, Bacon, Amess, 2009; Wright, Jackson, Frobisher, 2010), infatti, sono in prevalenza di origine anglosassone e si basano quindi su assunti e considerazioni di base differenti rispetto al contesto italiano e/o europeo: i differenti sistemi e condizioni istituzionali, economici e di governance non permettono a priori l’estensione dei risultati anche nel nostro Paese, considerando oltretutto l’ulteriore peculiarità italiana inerente il grande sviluppo di piccole e medie imprese, in prevalenza di natura familiare.
Oltre a tali motivazioni, la necessità di ulteriori sviluppi nella ricerca circa l’investimento istituzionale è anche avvalorata dal fatto che in Italia la letteratura è piuttosto scarna di lavori empirici. Recentemente il tema è tornato all’attenzione degli studiosi e diversi sono i contributi, anche se in prevalenza di natura teorica, che ampliano tale argomento (si citano tra gli altri le pubblicazioni dell’AIFI, Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital; Bollazzi e Soldati, 2005; Gervasoni e Bollazzi, 2007; Bronzetti e Sicoli, 2008; Covello e La Rocca, 2008; Buttignon et al., 2009; Conca, 2009; Fidanza, 2010; Conca, 2007, 2011). Comunque la diffusione e lo sviluppo della letteratura a livello italiano appaiono ancora lontani dai livelli raggiunti nei principali paesi europei ed anglosassoni, a maggior ragione per quanto riguarda l’ambito del family business. Nell’attuale contesto italiano si ha che, da un lato, le imprese, soprattutto quelle a carattere familiare, cominciano ad apprezzare in maniera positiva l’apporto di risorse, finanziarie e non, da parte degli investitori istituzionali e sono disposte ad allentare le forme di potere che per lungo tempo le hanno caratterizzate. Dall’altro lato si nota, però, uno scarso sviluppo di contributi empirici che, essendo ancora poco numerosi, non permettono un’analisi approfondita ed un quadro chiaro circa l’effetto dell’investimento istituzionale nel capitale di rischio delle imprese italiane in generale e delle imprese familiari in particolare. Carenza evidente soprattutto a fronte del fatto che le FB costituiscono un target di primaria importanza per gli operatori istituzionali rappresentando circa l’85% delle operazioni in capitali per lo sviluppo (fonte PEM; Gervasoni e Bollazzi, 2007). La precedente letteratura empirica italiana (Buttignon et al., 2005; Gervasoni e Bollazzi, 2007; Buttignon et al., 2009) sembra confermare l’impatto positivo dell’investimento istituzionale nell’ambito delle imprese familiari, supportando la tesi che i PE sono in grado di generare sviluppo e reddito nelle FB, anche se con risultati piuttosto differenziati.
Il presente lavoro di dottorato contribuisce a colmare la lacuna presente nell’ambito delle ricerche sull’impatto degli investitori istituzionali nelle imprese familiari e trova giustificazione, oltre che per l’ampliamento degli studi sul tema, anche nell’analisi dello stato attuale del fenomeno in Italia. Infatti i lavori italiani precedenti si fermano, come ultimo anno di acquisizione, al 2004 ovvero l’ultimo anno analizzato in cui avviene il deal è il 2004 ed il periodo di indagine post deal si ferma al 2006. La tesi si struttura in due parti. La prima parte più teorica e descrittiva contiene una review degli studi italiani ed internazionali distinti rispetto ai due seguenti temi di studi: - la corporate governance - si analizza soprattutto la concentrazione proprietaria e la proprietà manageriale, l’impatto non univoco sulla performance e gli effetti della struttura proprietaria sui diversi processi di governance e tematiche d’impresa, e successivamente la corporate governance e struttura finanziaria nelle imprese familiari (capitolo 1); - l’investimento istituzionale nel capitale di rischio - si illustra inizialmente definizione, modalità di intervento, classificazioni e motivazioni (capitolo 2) e poi si analizzano i legami tra investitori istituzionali e corporate governance e tra questi e la performance (capitolo 3). La seconda parte (capitolo 4) è dedicata all’analisi empirica. L’indagine è stata condotta su un campione di 65 imprese familiari italiane e di 35 imprese non familiari selezionate tra le imprese target di PE negli anni 2004, 2005, 2006 e 2007. Inoltre, per avere un quadro più completo del fenomeno italiano, è stato selezionato ed analizzato anche un campione di 72 imprese familiari comparabili non oggetto di PE. Gli obiettivi sono far emergere lo stato attuale del fenomeno dell’investimento istituzionale ed il trend delle operazioni negli ultimi anni, quali sono le caratteristiche delle target e le modalità di intervento, l’influenza che i PE hanno sulla corporate governance e l’impatto sui più importanti indicatori di perfomance operativa ed economica.
Da quanto è emerso nella presente indagine, appare confermarsi le ipotesi originariamente fatte, circa l’esistenza di differenze tra le strutture di corporate governance adottate dalle FB oggetto di PE e quelle presenti nelle FB comparabili. In particolare si può confermare sia l’ipotesi 1, in cui si afferma che le FB target adottano differenti strutture di corporate governance rispetto alle imprese familiari non oggetto di PE, che l’ipotesi 1a, ovvero le proxy delle caratteristiche del CdA assumono livelli più alti/bassi tra FB target e FB comparabili. L’ipotesi 2 (le imprese familiari target si comportano diversamente dalle imprese target non familiari), invece, non può essere confermata in tutte le variabili di governance in quanto le imprese familiari target non si comportano sempre diversamente dalle imprese target non familiari. In riferimento al turnover dell’AD, nel presente lavoro non si possono confermare le ipotesi testate. L’ipotesi 3 (il free cash flow precedente l’ingresso del PE è correlato positivamente con la probabilità di turnover dell’amministratore delegato dopo il deal) non può essere supportata in quanto il coefficiente di regressione relativo al free cash flow non risulta significativo. I risultati non supportano l’ipotesi 4 (il leverage precedente l’ingresso del PE è correlato negativamente con la probabilità di turnover dell’amministratore delegato dopo il deal), infatti il coefficiente di regressione positivo non conferma l’ipotizzata correlazione negativa tra il leverage precedente l’ingresso del PE e la probabilità di turnover dell’amministratore delegato dopo il deal. Per quanto riguarda l’analisi dell’impatto del PE sulla performance delle imprese target ed in particolare delle family business, in seguito all’ingresso dell’investitore istituzionale si registra una prevalente diminuzione di alcune variabili di performance, mentre vi è un miglioramento della performance sotto il profilo occupazionale, in quanto l’occupazione migliora con l’entrata del PE. Come prevedibile, in quanto imprese oggetto di investimento istituzionale, vi è un incremento del leverage (D/E ratio) e dell’equity. Dal confronto con le imprese non familiari target si evince che nelle FB gli effetti del PE sono più accentuati, mentre dal confronto con le imprese familiari non oggetto di PE emergono delle differenze tra i valori medi dei due sottocampioni.
XXIV Ciclo
1984
Giacomin, Eleonora <1993>. "IL CREDIT REAL ESTATE LOAN RISK MODEL – Analisi del rischio immobiliare nel calcolo dei requisiti di capitale delle banche." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12770.
Повний текст джерелаCHIODI, Simonetta. "La gestione dei rischi nei Paesi in via di sviluppo: il ruolo del capitale sociale e della microfinanza." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2014. http://hdl.handle.net/10446/30374.
Повний текст джерелаTANDA, ALESSANDRA. "Le decisioni di capitale delle banche: il ruolo del quadro regolamentare e dei meccanismi di corporate governance in Europa (2006-2010)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1692.
Повний текст джерелаThis thesis examines capital management in banks, with special reference to the impact of regulation and corporate governance on the decisions on capital and risk exposure. Past literature highlights how the present regulatory framework might produce unwanted effects, inducing banks to take a level of risks not consistent with their capital base; also with reference to corporate governance, past empirical contributions present controversial results. On the basis of the review of the literature, this study analyses the behaviour of a wide sample of European banks between 2006 and 2010, taking into consideration the main variables that influence the decisions on capital and risk. In particular, the first chapter evaluates the impact of regulatory pressure on changes in capital ratio and risk for a wide sample of European banks. Results suggest that banks behaviour depends on the capital ratio considered, i.e. on the quality of the instruments included in the capital base. The second chapter focuses on a sample of large European banks: such analysis suggests that regulation and corporate governance mechanisms are crucial and act complementarily in determining the relationship between capital and risk.
TANDA, ALESSANDRA. "Le decisioni di capitale delle banche: il ruolo del quadro regolamentare e dei meccanismi di corporate governance in Europa (2006-2010)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1692.
Повний текст джерелаThis thesis examines capital management in banks, with special reference to the impact of regulation and corporate governance on the decisions on capital and risk exposure. Past literature highlights how the present regulatory framework might produce unwanted effects, inducing banks to take a level of risks not consistent with their capital base; also with reference to corporate governance, past empirical contributions present controversial results. On the basis of the review of the literature, this study analyses the behaviour of a wide sample of European banks between 2006 and 2010, taking into consideration the main variables that influence the decisions on capital and risk. In particular, the first chapter evaluates the impact of regulatory pressure on changes in capital ratio and risk for a wide sample of European banks. Results suggest that banks behaviour depends on the capital ratio considered, i.e. on the quality of the instruments included in the capital base. The second chapter focuses on a sample of large European banks: such analysis suggests that regulation and corporate governance mechanisms are crucial and act complementarily in determining the relationship between capital and risk.
CANNA, GABRIELE. "Capital allocation: standard and beyond." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/307648.
Повний текст джерелаThe thesis deals with the problem of capital allocation. After a brief review of the literature and of the standard methods, capital allocation problems with respect to a particular class of risk measures, namely the Haezendonck-Goovaerts (HG) ones [13, 46], are considered. We first generalize the capital allocation rule (CAR) introduced by Xun et al. [66] for Orlicz risk premia [47], using two different approaches, in order to cover HG risk measures. We then provide robust versions of the introduced CARs, both considering the case of ambiguity over the probabilistic model and the one of multiple Young functions, following the scheme of [12]. Further on, we introduce a new approach to face capital allocation problems from the perspective of acceptance sets, by defining the family of sub-acceptance sets. We study the relations between the notions of sub-acceptability and acceptability of a risky position and their impact on the allocation of risk. We define the notion of risk contribution rule and show how in this context it is interpretable as a tool for assessing the contribution of a sub-portfolio to a given portfolio, in terms of acceptability, without necessarily involving a risk measure. Furthermore, we investigate under which conditions on a risk contribution rule a representation of an acceptance set holds in terms of the risk contribution rule itself, thus extending to this setting the interpretation, classical in risk measures theory, of minimal amount required to hedge a risky position. Finally, we provide a discussion on some possible further extensions of the capital allocation problem. In particular, we discuss the possibility of extending the latter to the framework of intrinsic risk measures [36]. We briefly review the notions and results on intrinsic risk measures, providing a comparison with traditional ones. We later discuss the suitability of the capital allocation problem in this context, as well as that of the properties related to capital allocation rules, considering both the standard setting and the one based on acceptance sets. We derive some results similar to the case of traditional risk measures.
BIZZARRI, LAURA. "Il Finanziamento dell'innovazione nell'economia della conoscenza." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/733.
Повний текст джерелаBasta, Sabina. "Il finanziamento delle imprese." Thesis, 2009. http://hdl.handle.net/10955/202.
Повний текст джерелаRECCHI, Simonetta. "THE ROLE OF HUMAN DIGNITY AS A VALUE TO PROMOTE ACTIVE AGEING IN THE ENTERPRISES." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251122.
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