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Статті в журналах з теми "Analisi istituzionale"

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De Battisti, Simone. "L'influenza dei fattori normativi e istituzionali sulla partecipazione elettorale. Un riscontro empirico su 19 paesi." Quaderni dell'Osservatorio elettorale QOE - IJES 45, no. 2 (September 30, 2001): 77–110. http://dx.doi.org/10.36253/qoe-12790.

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Partecipazione elettorale: definizione e presentazione dei dati. Fondamenti teorici, obiettivi e significato della ricerca. Il contesto istituzionale: misure e significati dei singoli fattori istituzionali. Fattori istituzionali: presentazione dei dati, gli outliers e le analisi bivariate. Test di modelli multivariati. Un problema aperto.
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Bertolini, Sonia, and Rosy Musumeci. "Autonomia e transizione alla vita adulta in situazioni d'insicurezza lavorativa: un confronto fra Germania, Italia e Polonia." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 158 (November 2020): 243–63. http://dx.doi.org/10.3280/sl2020-158012.

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Анотація:
In questo articolo analizziamo il processo di transizione alla vita adulta, in particolare il raggiungimento dell'autonomia di giovani che vivono una situazione d'insicurezza lavorativa, in tre diversi contesti istituzionali di tre paesi europei: Germania, Italia, Polonia. I paesi coinvolti nello studio rappresentano diversi regimi di welfare in Europa (Esping-Andersen, 1990, 2000): quello familistico del Sud Europa (Italia), quello conservatore-corporativo (Germania) e quello ibrido post-comunista (Kazepov e Carbone, 2018) dell'Europa orientale (Polonia). Diventare adulto mette, infatti, in campo elementi macro, quali i riferimenti culturali e istituzionali, risorse meso, le relazioni sociali e familiari, e micro, legate alla capacità di attivare risorse personali per affrontare l'incertezza lavorativa ed economica. Nell'articolo i tre livelli di analisi sono ricostruiti e messi in relazione attraverso una metodologia qualitativa comparativa che collega il contesto macro istituzionale a dati micro-qualitativi per individuare i meccanismi sociali.
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Videsott, Ruth. "Plurilinguismo nell’area ladina dell’Alto Adige. Quando plurilinguismo istituzionale e individuale si intrecciano." DIDIT. Didattica dell’italiano. Studi applicati di lingua e letteratura, no. 1 (November 9, 2021): 55–83. http://dx.doi.org/10.33683/didit.21.01.03.

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La convivenza storica di più lingue, elemento determinante delle vallate ladine in Alto Adige, ha contribuito all’instaurarsi di un plurilinguismo istituzionale sul territorio oltre che a creare un contesto sociolinguistico notevolmente eterogeneo, se si considerano i vari repertori linguistici individuali della comunità linguistica ladina. Con il presente contributo ci si propone di gettare luce sul ruolo del plurilinguismo scolastico/istituzionale per rafforzare la consapevolezza della diversità linguistica in merito al repertorio linguistico individuale e comunitario. Partendo da una breve analisi di interviste con bambini ladinofoni in età prescolare, si illustreranno alcuni brevi passaggi di lingua, per avanzare una riflessione sulla dimensione funzionale del plurilinguismo. Inoltre, alcune considerazioni in ottica di didattica delle lingue nelle scuole ladine amplieranno i risultati emersi.
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Cervia, Silvia. "Social innovation come programma istituzionale: analisi del cambiamento strutturale nel caso toscano." SALUTE E SOCIETÀ, no. 2 (May 2019): 116–28. http://dx.doi.org/10.3280/ses2019-002010.

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Mariottini, Laura, and Veronica Sica. "Le politiche e le pratiche linguistiche di genere del Ministerio de Igualdad." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 2 (July 2012): 79–97. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-002005.

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Анотація:
Nella linea giŕ tracciata in un precedente lavoro (Mariottini, Sica, in stampa) di analisi della lingua usata nella comunicazione pubblica spagnola, derivante dal "caso miembra", le autrici sviluppano un'analisi delle politiche e delle pratiche linguistiche e discorsive del Ministerio de Igualdad, muovendosi nella cornice teorica degli gender studies e della Feminist Critical Discourse Analysis. Obiettivo del lavoro č presentare osservazioni qualitative corroborate da dati quantitativi per riflettere nuovamente (ma da prospettive diverse) sull'impegno linguistico istituzionale che la Spagna ha preso con fermezza per poter garantire pari opportunitŕ tra donne e uomini.
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Karatayli-Ozgursoy, S., J. A. Bishop, A. T. Hillel, L. M. Akst, and S. R. Best. "Tumori maligni delle ghiandole salivari della laringe: un'unica review istituzionale." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 4 (August 2016): 289–94. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-807.

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Анотація:
I tumori a istotipo salivare della laringe sono molto rari, con pochi report in letteratura in merito al loro andamento clinico. Nel presente manoscritto discutiamo un'esperienza di 10 anni presso una singola struttura. Abbiamo condotto una review retrospettiva della casistica di un centro di oncologia della testa e del collo di terzo livello. I pazienti sono stati individuati mediante analisi di un database e sono stati revisionati da un Anatomo Patologo testa collo. I dati inerenti la clinica, le modalità di trattamento e gli esiti sono stati prelevati da archivi elettronici. Sono stati inclusi sei pazienti nello studio, con un range di età dai 44 ai 69 anni. Tutti e sei erano affetti da neoplasie maligne a istotipo salivare della laringe. Gli istotipi includevano: tre carcinomi adenoido-cistici (2 sopraglottico, 1 sottoglottico), un carcinoma mucoepidermoidale (sopraglottico), un carcinoma epiteliale-mioepiteliale (sopraglottico), e un adenocarcinoma (transglottico). Tutti sono stati sottoposti a trattamento chirurgico (2 chirurgie laser, 4 open) e 5 dei 6 pazienti sono stati successivamente sottoposti a terapia adjuvante (4 a radioterapia, 1 a radio-chemioterapia concomitante). Un paziente era fumatore; nessun paziente aveva storia di abuso di alcolici. A un follow-up con mediana di 4,5 anni nessuno dei pazienti ha presentato recidiva o metastasi locali o a distanza. I tumori a istotipo salivare della laringe si presentano solitamente in pazienti della seconda/terza età, e possono essere trattati con successo mediante approcci multimodali, con un ottimo controllo locoregionale di malattia.
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Perra, Livio. "IL VIAGGIO: METODO D’INDAGINE ORIGINALE." Revista Opinião Jurídica (Fortaleza) 17, no. 26 (September 9, 2019): 153. http://dx.doi.org/10.12662/2447-6641oj.v17i26.p153-165.2019.

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Анотація:
In questo articolo l’autore analizza i viaggi di Montesquieu, dove si manifesta il trionfo del piacere della scoperta. Il viaggio è indagine della realtà sociale, politica e istituzionale. Le certezze e le nozioni iniziali sono riconsiderate o temprate dalle conferme dell’osservata realtà. Il viaggio con una vena di disincanto porta con sé il fascino di nuove idee e diventa strumento originale di analisi comparativa della realtà europea dell’epoca. L’autore vuole sottolineare l’imprescindibilità del viaggio nella formazione delle rifl essioni di Montesquieu. La teoria da sola non è suffi ciente, il barone de La Brède trova nel suo cammino per l’Europa l’ispirazione che solo l’osservazione empirica può dare. Scrutare la realtà da vicino diviene fondamentale, fa comprendere a Montesquieu come siano numerose le variabili che infl uenzano gli eventi e la politica di uno Stato. L’autore, dopo l’attenta analisi effettuata, giunge alla conclusione che alcune delle riflessioni contenute nel De l’Esprit des Lois, oltre che di derivazione libresca, sono figlie dell’originale metodo d’indagine costituito dai viaggi di Montesquieu.
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Antonini, Erica. "Una Rivoluzione per la Costituzione. Note sull'ultima opera di Maria Sofia Corciulo." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 1 (March 2012): 151–59. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-001007.

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La rivoluzione napoletana del 1820-21 č stata singolarmente ritenuta da una consistente parte della storiografia italiana un moto marginale, pressoché slegato dalle successive vicende risorgimentali, soprattutto a causa della sua breve durata (luglio 1820-marzo 1821) e del presunto limitato impatto esercitato sulla popolazione del regno delle Due Sicilie. In esplicita controtendenza rispetto a tale approssimativa valutazione si pone l'ultima opera di Maria Sofia Corciulo, Una Rivoluzione per la Costituzione (1820-'21) - dal significativo sottotitolo Agli albori del Risorgimento Meridionale - che, tramite l'approfondita analisi di un ricco materiale storico-archivistico, propone una decisa "rivalutazione" dell'evento, sotto il profilo istituzionale e, originalmente, socio-culturale.
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Rossi, Stefania. "Currency Areas from the Traditional Theory to the Modern Game Theoretic Approach: a Note (*)." Journal of Public Finance and Public Choice 10, no. 1 (April 1, 1992): 57–76. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907539392.

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Abstract Il lavoro propone una rilettura in chiave critica del concetto di area valutaria alia luce dei contributi teorici fondamentali che hanno utilizzato approcci e strumenti di analisi diversi.L’evoluzione storico-istituzionale delle relazioni internazionali mostra come il tema delle aree valutarie sia ancora importante per la comprensione della crescente interdipendenza tra le politiche economiche dei paesi.L’area valutaria viene analizzata partendo dai contributi sviluppatisi negli anni sessanta e settanta aventi l’obiettivo della ricerca di un «criterio» economico unificante tra i paesi, fino al moderno approccio basato sulla teoria dei giochi. Questo percorso analitico si sviluppa considerando anche la desiderabilità di un’area valutaria, vista come «bene pubblico».La riflessione che emerge dall’articolo è che la moderna teoria delle aree valutarie pur nella sua specificità ed autonomia analitico-propositiva, può essere letta come una riproposizione in chiave strategica della teoria tradizionale.
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Paola, Galimberti. "Qualitŕ e disponibilitŕ dei dati sulla ricerca: l'archivio istituzionale fra intenzioni e realtŕ." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 48 (January 2012): 59–78. http://dx.doi.org/10.3280/riv2010-048005.

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La valutazione č diventata e sarŕ sempre piů una delle strategie dei sistemi di governance delle universitŕ ma anche dei sistemi di ricerca nazionali. Anche in Italia si sta ponendo sempre di piů l'accento sull'efficacia e l'efficienza della ricerca finanziata con fondi pubblici. Gli atenei italiani si trovano perň ad affrontare un duplice problema: il primo č trasversale e riguarda la completezza e correttezza dei dati sulla produzione scientifica a disposizione di chi deve valutare a qualunque livello. Mancano in generale dati affidabili e completi a livello centrale e locale che permettano la costruzione di indicatori attendibili, robusti e comparabili a livello nazionale e internazionale. Il secondo problema č specifico e riguarda la difficoltŕ nell'individuare criteri adeguati, simili e coerenti per valutare (anche in termini comparativi) la produzione scientifica nelle scienze umane, che utilizzando canali di disseminazione dei risultati diversi dall'articolo e prevalentemente la lingua italiana, resta esclusa dai principali database citazionali. Dal 2004 l'universitŕ di Milano raccoglie i metadati relativi alla produzione dei propri ricercatori in un Archivio istituzionale (AIR) che rappresenta una vetrina esaustiva della produzione scientifica dell'ateneo, unica nel panorama italiano. Dal 2008 si č cominciato a pensare di utilizzare i dati contenuti nell'archivio ai fini della valutazione della produttivitŕ e della produzione di singoli gruppi e strutture (valutazione scuole di dottorato, valutazione dipartimenti). Gli esercizi svolti fino ad ora hanno messo in risalto criticitŕ e potenzialitŕ di questo strumento e hanno permesso un ripensamento e una messa a punto nell'ottica di una sua migliore performance e di possibili sviluppi futuri. Il presente lavoro prende in esame due esercizi (analisi della produttivitŕ della Facoltŕ di Lettere e Filosofia, Raccolta di dati ai fini di effettuare una prevalutazione in vista della VQR 2004-2008) che, pur facendo emergere alcune criticitŕ dell'archivio che necessitano di correzione, ne hanno confermato l'efficacia ai fini della disseminazione ma anche della valutazione della produzione dell'Ateneo.
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Anderson, Gary M., and Robert D. Tollison. "Constitutional Job Creation." Journal of Public Finance and Public Choice 14, no. 2 (October 1, 1996): 139–52. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907540327.

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Abstract La Costituzione americana viene considerata da mold come un esempio concreto del modo in cui i vincoli costituzionali aH’opportunismo politico abbiano favorito lo sviluppo di un sistema istituzionale nel cui ambito l’economia ha avuto modo di prosperare.Peraltro, studi recenti hanno sostenuto che le decisioni dei partecipanti alia Convenzione repubblicana del 1787 sono state influenzate dagli interessi che essi rappresentavano. In tal modo è stata riveduta la diffusa opinione secondo cui i costituenti erano persone disinteressate, con il solo obiettivo del bene pubblico.Un aspetto che in questi studi è stato trascurato riguarda il fatto che questi rappresentanti, che erano prevalentemente ambiziosi, nel disegnare la Costituzione hanno creato una serie di cariche che essi stessi si sono poi candidati ad occupare.Questo studio costituisce un primo tentativo di analisi di un aspetto sin ora trascurato della storia costituzionale americana. Da esso appare che dei 39 firmatari, ben 32 occuparono importanti posizioni nel governo federale.
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Carrosio, Giovanni. "La diffusione degli impianti per la produzione di energia da biogas agricolo in Italia: una storia di isomorfismo istituzionale." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (April 2013): 9–25. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002001.

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L'articolo affronta il tema della diffusione degli impianti per la produzione di energia da biogas agricolo in Italia, partendo da una lettura di tipo socio-organizzativo. Tale approccio ha consentito di mettere in luce una serie di evidenze emerse da una ricerca sul campo: ovvero, il ruolo esercitato dai fattori istituzionali e dalla formazione di un campo organizzativo strutturato nella produzione di una serie di spinte all'omogeneizzazione delle esperienze di produzione agroenergetica. Questo processo, che viene inquadrato attraverso gli stimoli interpretativi del neo-istituzionalismo e degli studi sugli stili aziendali peculiari della sociologia rurale, ha significato la messa in opera di una serie di modelli organizzativi che hanno determinato, in alcuni casi, uno scostamento significativo tra gli obiettivi delle politiche di incentivazione per le agroenergie – riduzione delle emissioni climalteranti, indipendenza energetica, sviluppo rurale - e i risultati effettivamente ottenuti. Dalla analisi emerge come le spinte isomorfiche abbiano prodotto dei modi di organizzare la produzione di energia ed il suo dispacciamento, decisamente incoerenti rispetto alle motivazioni per le quali le energie rinnovabili vengono incentivate ed inefficienti nel garantire assetti sostenibili per le singole imprese agricole. Si mette in luce, infatti, come le politiche di incentivazione della produzione di energia da biogas abbiano favorito soprattutto il rafforzarsi di uno stile aziendale riconducibile al modello della modernizzazione agricola - caratterizzato da una tendenza all'ampliamento di scala delle aziende ed una marcata accelerazione dell'industrializzazione dei processi produttivi, piuttosto che l'emergere di assetti gestionali basati sulla pluriattivitŕ, dove il sistema di produzione di energia diviene funzionale alla chiusura dei cicli ecologici ed alla creazione di valore aggiunto a partire dagli stessi fattori produttivi. L'analisi compiuta si basa sui dati del censimento degli impianti a biogas realizzato nell'ambito del progetto di ricerca PRIN 2008LY7BJJ_002, che consentono di capire l'evoluzione del settore in modo diacronico, mettendo in luce localizzazione degli impianti, potenza elettrica installata, matrici agricole utilizzate nel processo di digestione anaerobica. Ad una analisi di tipo quantitativo, si č aggiunta l'individuazione di una serie di studi di caso rappresentativi della varietŕ dei modelli organizzativi adottati per la produzione agroenergetica e sono state effettuate diciotto interviste a testimoni qualificati: agricoltori, tecnici, progettisti, agronomi. Le interviste, in particolare hanno permesso di comprendere le varie sfaccettature dei tipi di pressione esistenti in un campo organizzativo popolato da una vastitŕ di figure professionali. In sede di conclusione si ipotizza come, a partire da una revisione dei sistemi di incentivazione, sarebbe possibile contrastare le pressioni che hanno portato il campo organizzativo verso un isomorfismo inefficiente, favorendo la diversificazione degli impianti, dei modi di approvvigionamento, degli utilizzi e delle destinazioni del biogas e dell'energia prodotta da esso.
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Lorusso, Stefano. "Gestione delle aziende pubbliche: dal "principe" al valore pubblico." ECONOMIA PUBBLICA, no. 3 (November 2021): 33–54. http://dx.doi.org/10.3280/ep2021-003002.

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Il contributo propone una analisi dei diversi approcci che hanno caratterizzato la gestione delle aziende pubbliche. Partendo dalle prime suggestioni di Machiavelli sono riportati i diversi approcci in modo cronologico, evidenziando per ciascun modello l'aspetto concettuale mag-giormente rappresentativo. Ogni modello risente dell'assetto istituzionale di rife-rimento che definisce priorità e finalità, ed è così che partendo dallo stato di dirit-to si arriva a quello che è comunemente definito lo Stato relazionale. Nel tempo cambia il focus dell'azione della pubblica, che dapprima si concentra sulle procedure e le regole per poi per poi focalizzarsi sui risultati. Negli ultimi an-ni, poi, nella gestione pubblica diventano rilevanti le istanze provenienti dai di-versi attori e organismi sociali intermedi. La prospettiva fondamentale diventa la costruzione di relazioni, interazioni collaborative e partenariati tra soggetti pub-blici e privati. Attraverso poi la metafora dell'analisi sistemica per ciascun mo-dello si evidenzia l'elemento costitutivo dell'organizzazione pubblica (struttura, meccanismi operativi e processi) che diventa predominante. In conclusione in ragione della rappresentazione fornita, il lavoro si sofferma sull'evoluzione del ruolo della popolazione di riferimento di ogni pubblica amministrazione.
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Pozzi, Daniele. "Lissone: una comunitŕ di mobilieri (1880-1970)." STORIA IN LOMBARDIA, no. 1 (July 2010): 78–112. http://dx.doi.org/10.3280/sil2010-001003.

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Il saggio analizza le origini della specializzazione manifatturiera di Lissone a partire dagli ultimi decenni dell'Ottocento, soffermandosi in particolare sul rapporto tra artigiani a domicilio e grandi commercianti di mobili. Il periodo tra le due guerre mondiali vide una significativa modernizzazione del settore, soprattutto grazie alla mobilitazione di alcune istituzioni locali. Le iniziative promosse dalle autoritŕ comunali e dalle associazioni ebbero una forte rilevanza anche dopo la seconda guerra mondiale, in particolare con la creazione dell'Ente comunale del mobile (1951). Gli sforzi per un aggiornamento dell'artigianato locale naufragarono a causa del perdurare di alcune pratiche individualiste tradizionali e di un peggioramento della congiuntura nel corso dei decenni sessanta-settanta, mentre progressivamente veniva meno l'identificazione del tessuto produttivo locale con la specializzazione mobiliera. Note biografiche : Daniele Pozzi (1976) č assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Analisi Istituzionale e Management Pubblico dell'Universitŕ commerciale "Luigi Bocconi" di Milano e insegna Storia economica e d'impresa presso l'Istituto di Economia dell'Universitŕ Carlo Cattaneo - LIUC di Castellanza (VA). Email: daniele.pozzi@unibocconi.it - dpozzi@liuc.it
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Emanuel, Federica. "Train academics to design and assess using learning outcomes: new challenges in Higher Education." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, no. 2 (June 30, 2022): 78–90. http://dx.doi.org/10.36253/form-13103.

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The paper reflects on the topic of learning outcomes in Higher Education. The emphasis on the education process and learning benefits students, faculty, and institution. The theme of learning outcomes in relation to instructional design and assessment becomes the subject of faculty development programs; a three-level training is hypothesized and discussed, starting with the IRIDI training program for faculties at the University of Turin. The first level is the exploration of learning outcomes’ topic, which can start from the syllabus development. The second level refers to the reinforcement of the use of learning outcomes in the didactic and assessment practices. The last level emphasizes the importance of providing faculty with specific training, with a collegial and institutional focus. This training model will be able to support and promote student-centered, inclusive, and quality teaching in Higher Education. Formare i docenti universitari a progettare e valutare secondo i learning outcomes: nuove sfide in Higher Education. Il contributo presenta una riflessione sul tema dei learning outcomes nella didattica universitaria. L’attenzione per il processo didattico e l’apprendimento portano benefici per studenti, docenti e istituzione. Il tema dei learning outcomes in relazione alla progettazione didattica e alla valutazione diventa oggetto della formazione dei docenti universitari; viene ipotizzata e discussa una formazione a tre livelli, partendo dalla analisi del programma di formazione IRIDI per i docenti universitari dell’Università di Torino. Il primo livello è quello della esplorazione del tema dei learning outcomes, che può partire dalla redazione della scheda di insegnamento. Il secondo livello si riferisce al consolidamento dell’uso dei learning outcomes nella pratica didattica a valutativa dei docenti universitari. L’ultimo livello sottolinea l’importanza di offrire ai docenti una formazione specifica sul tema, con una attenzione collegiale e istituzionale. Questo modello di formazione potrà sostenere e promuovere una didattica centrata sullo studente, inclusiva e di qualità.
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Mandarino, Antonella. "Valutazione e sviluppo delle aree rurali: quali esperienze, quali nuovi approcci, quali metodologie di valutazione?" RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 43 (February 2010): 123–34. http://dx.doi.org/10.3280/riv2009-043009.

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Il tema dello sviluppo rurale č stato negli ultimi decenni, ed č tuttora, molto dibattuto in ambito accademico e istituzionale, sia per le profonde trasformazioni che hanno interessato le aree rurali, sia per gli orientamenti della Politica Agricola Comune, ancora fortemente sbilanciata verso un approccio di tipo settoriale. Le valutazioni condotte fino ad oggi sulla politica di sviluppo rurale, attuata attraverso diversi strumenti in assenza di una chiara strategia, hanno avuto per oggetto i singoli programmi con cui tale politica č stata a lungo identificata, con il risultato che le analisi e i giudizi presentati non sono andati molto oltre le realizzazioni e i risultati degli interventi finanziati. La necessitŕ - manifestata dai componenti il "Gruppo di Lavoro sullo Sviluppo Rurale" costituito nell'ambito delle attivitŕ del NVVIP della Sardegna - di avviare processi di valutazione integrata, degli effetti prodotti dai diversi strumenti di programmazione sulle aree rurali, ha offerto lo spunto per l'organizzazione, nell'ambito del XII Congresso dell'AIV, di una Tavola Rotonda sul tema della valutazione e sviluppo delle aree rurali. L'articolo č una libera rielaborazione delle riflessioni e dei contributi portati in quella sede, allo scopo di stimolare un dibattito su nuove ipotesi di valutazione delle politiche finalizzate allo sviluppo dei territori rurali e sulle implicazioni, concettuali e di metodo, che la definizione di ricerche valutative sul tema dello sviluppo rurale comporta.
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Rossitti, Marco, and Francesca Torrieri. "Action research for the conservation of architectural heritage in mariginal areas: the role of evaluation / La ricerca azione per la conservazione del patrimonio architettonico in aree marginali: il ruolo della valutazione." Valori e Valutazioni 30 (August 2022): 3–44. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20223002.

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The recognition of the key role of architectural heritage for sustainable territorial development has pushed the scientific community to give more importance to the involvement of local communities in conservation choices and practices. However, despite the recognition of the benefits deriving from the active participation of local communities in the field of conservation, in practice, this involvement is still marginal and linked to experiences without institutional support. This phenomenon is due to different causes, such as the lack of a participatory culture in conservation. It finds its roots in a conventional approach to architectural heritage conservation merely based on an “expert knowledge”. Consequently, there is an urgent need for approaches and tools to manage the complexity of decisions about conservation, which require close collaboration between local communities, research, and institutions. In this context, the paper aims to investigate the role of the action-research approach in fostering the participation of local communities in conservation processes, especially in marginal areas, where the demographic shrinking dynamics make even more necessary both the institutions’ intervention and the communities’ engagement. Based on these premises, starting from an analysis of recent experiences, the contribution dwells on the need to support the implementation of action-research approaches for the conservation of architectural heritage in marginal areas, paying particular attention to the role of evaluation. More in detail, in the first part of the paper, a reflection on the importance of community involvement for heritage conservation is proposed based on the main documents on the topic. In the second part, the main features of the action-research approach and its strengths and weaknesses have been analyzed through a literature review of action-research experiences applied to architectural heritage at a global level. The analyses have highlighted how most of these experiences are born from spontaneous initiatives, without institutional and methodological support, in which the role of evaluation is still marginal. Therefore, in the final part, the paper proposes a first methodological framework based on integrating action research with the main evaluation tools developed in the scientific literature to support the different phases of the decision-making process. This framework, suitably declined according to the specificities of the case study treated, can represent a valid support for implementing and transposing the research-action approach for heritage conservation in an institutional context. Il riconoscimento del ruolo chiave del patrimonio architettonico per uno sviluppo territoriale sostenibile ha spinto la comunità scientifica ad attribuire maggiore importanza al coinvolgimento delle comunità locali nelle scelte e pratiche di conservazione. Tuttavia, nonostante il riconoscimento dei benefici derivanti dalla partecipazione attiva delle comunità locali in ambito conservativo, nella pratica tale coinvolgimento risulta ancora marginale e legato ad esperienze prive di supporto istituzionale. Tale fenomeno è ascrivibile a molteplici cause, tra cui la mancanza di una cultura della partecipazione, che affonda le sue radici nell’approccio convenzionale alla conservazione del patrimonio architettonico basato sulla sola “conoscenza esperta”, e la conseguente carenza di approcci e strumenti capaci di gestire la complessità delle scelte legate alla conservazione in cui, invece, si richiede una stretta collaborazione tra comunità locali, mondo della ricerca e istituzioni. Il presente contributo mira ad indagare il ruolo dell’approccio della ricerca azione nel favorire la partecipazione delle comunità locali ai processi di conservazione soprattutto nelle aree marginali, dove le dinamiche di contra- zione demografica in atto rendono ancora più necessario sia l’intervento delle istituzioni, che la partecipazione delle comunità. Sulla scorta di tali premesse, partendo da un’analisi delle esperienze in corso, il contributo si sofferma sulla necessità di supportare l’implementazione di approcci alla ricerca-azione per la conservazione del patrimonio architettonico in aree marginali, ponendo parti- colare attenzione al ruolo della valutazione per il raggiungimento di tale obiettivo. Nello specifico, nella prima parte del contributo si propone una riflessione sull’importanza del coinvolgimento delle comunità per la conservazione del patrimonio sulla base delle principali carte e trattati sul tema. Nella seconda parte sono state, poi, analizzate le principali caratteristiche dell’approccio alla ricerca-azione ed i suoi punti di forze e di debolezza rispetto alle finalità preposte attraverso una literature review delle esperienze di ricerca azione applicate al patrimonio architettonico a livello globale. Le analisi condotte hanno portato ad evidenziare come la maggior parte delle esperienze analizzate nasca da iniziative spontanee, prive di un supporto istituzionale e metodologico, in cui il ruolo della valutazione è ancora marginale. Pertanto, nella parte finale della riflessione si propone una prima proposta di framework metodologico basato sul- l’integrazione della ricerca azione con i principali strumenti di valutazione sviluppati in letteratura al fine di supportare le differenti fasi del processo decisionale. Tale framework, opportunamente declinato secondo le specificità del caso studio trattato, può rappresentare un valido supporto per l’implementazione e la trasposizione in ambito istituzionale dell’approccio alla ricerca-azione per la conservazione del patrimonio.
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Toti, Anna Maria Paola. "Le forme istituzionali del potere. Pier Paolo Pasolini e il linguaggio della praxis." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 1 (March 2012): 131–49. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-001006.

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Il documentario come testimonianza del sociale, come dispositivo realistico, č fonte di studio e di analisi per il sociologo; infatti, il materiale visuale rappresenta un documento essenziale per comprendere come ogni cultura rappresenti se stessa e le proprie alternative. L'idea che il cinema sia per sua natura riflesso e continuazione del reale, costituisce la base di alcuni importanti contributi, tra i quali vi č quello di Pier Paolo Pasolini che fornisce un'interpretazione critica dell'individuo e della storia. Il proletariato, i "ragazzi di vita", la periferia romana, una condizione subumana di esistenza, diventano i contenuti privilegiati di un cinema che, avendo fatta propria la lezione del neorealismo, pur trasfigurandola, ma avendola anche superata criticamente, tende a trasporre i dati immediati dell'esperienza in una dimensione artistica fortemente caratterizzata.
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Dorigatti, Lisa, and Lidia Greco. "I confini dell'impresa, il lavoro e le regole tra globale e locale: questioni e dibattiti." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 164 (December 2022): 122–39. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-164007.

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L'articolo ricostruisce il percorso e le acquisizioni della letteratura sociologica sul tema dei "confini dell'impresa" nel loro intreccio con le norme giuridiche e le istituzioni regolative. In particolare, si focalizzerà su tre nodi sviluppati da questa letteratura: il riconoscimento della sostanziale natura di "arbitraggio regolativo" dei processi organizzativi di frammentazione e di scomposizione della produzione e la centralità degli assetti regolativi e istituzionali nella loro analisi; il ruolo e le modali-tà di azione degli attori della regolazione e come queste sono influenzate dalle ca-ratteristiche delle configurazioni organizzative; la (non) applicazione delle norme come variabile, i modi in cui i processi di frammentazione organizzativa la favori-scono e il ruolo dello stato in questi processi.
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Bardelli, Lorenzo. "Yellow Book 2011 - I dati sul servizio di distribuzione e vendita del gas naturale in Italia." ECONOMICS AND POLICY OF ENERGY AND THE ENVIRONMENT, no. 3 (November 2011): 5–16. http://dx.doi.org/10.3280/efe2010-003001.

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L'articolo č tratto dello studio elaborato dal centro studi Utilitatis "Yellow Book - I dati sul servizio di distribuzione del gas naturale in Italia". La pubblicazione affronta il tema della regolazione della distribuzione del gas naturale in Italia, partendo dalla descrizione degli attuali - e futuri - assetti istituzionali (modelli di governance e forme di gestione degli operatori), cui segue una approfondita analisi delle tariffe applicate all'utenza e la corrispondente spesa delle famiglie. L'articolo passa, poi, ad esaminare le grandezze economiche e patrimoniali riportate nei bilanci dei principali distributori nazionali, aggregati per classi dimensionali. Nella terza parte del lavoro si affronta il tema delle gare per l'affidamento del servizio, offrendo una visione critica dei criteri di selezione scelti dagli enti affidanti e degli esiti delle procedure stesse.
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Seveso, Laura. "L'affido familiare come strumento di buon trattamento." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 3 (December 2010): 57–75. http://dx.doi.org/10.3280/mal2010-003004.

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Premessa una breve analisi della normativa vigente in materia di affido e di alcuni dati statistici, nell'articolo si vuole evidenziare la necessitŕ, affinché detto intervento possa avere un'efficacia effettiva anche dal punto di vista riparativo sul bambino vittima di maltrattamento, che l'affido sia preceduto dalla formulazione di un progetto che, tenuto conto della valutazione effettuata su minore e famiglia di origine, possa rappresentare la "sceneggiatura" sulla base della quale si potranno muovere in modo organico e integrato i diversi soggetti dell'affido. Si sottolinea, anche, l'importanza per l'effettivo funzionamento del progetto di una reale interazione tra i diversi soggetti istituzionali coinvolti nel progetto di affido, alla base della quale non puň che esservi una cultura comune in materia di tutela dell'infanzia, frutto di percorsi di formazione condivisi.
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Busato, Alessia, and Giancarlo Corň. "I distretti nella crisi: declino, adattamento o innovazione?" ARGOMENTI, no. 32 (September 2011): 71–93. http://dx.doi.org/10.3280/arg2011-032004.

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Questo articolo propone un'analisi sulle tendenze dell'economia dei distretti italiani, fornendo riferimenti empirici e teorici a sostegno di una precisa tesi interpretativa: il modello italiano di organizzazione locale della produzione č ancora oggi vitale, ma ha bisogno di accelerare il processo di evoluzione verso assetti organizzativi, tecnologici e istituzionali piů moderni. In tale prospettiva, l'articolo effettua una rassegna di alcuni contributi recenti di ricerca e presenta inoltre i risultati di una analisi econometrica che documentano la capacitŕ di tenuta ma anche le diverse linee di trasformazione in corso nei distretti italiani. In particolare, vengono evidenziati i processi di formazione delle imprese leader, di crescita dei servizi e di evoluzione delle economie di specializzazione in economie di varietŕ. Nelle conclusioni si mette in luce l'utilitŕ di integrare l'approccio tradizionale dell'analisi marshalliana ai contributi di tipo neo-schumpeteriano sull'economia dell'innovazione e dell'imprenditorialitŕ.
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Beretta, Sergio, Saverio Bozzolan, and Giovanna Michelon. "La disclosure sul sistema di controllo interno come meccanismo di monitoraggio: evidenze empiriche da differenti contesti istituzionali." MANAGEMENT CONTROL, no. 1 (April 2011): 125–49. http://dx.doi.org/10.3280/maco2011-001006.

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I sistemi di controllo interno (SCI) orientano l'azione del management e contribuiscono alla protezione degli interessi degli investitori (e degli altri stakeholder). La natura di meccanismi di governo interni all'organizzazione, tuttavia, impedisce la diretta osservazione dei SCI da parte degli investitori, i quali possono maturare un proprio giudizio sulla qualitŕ della loro struttura e l'efficacia del loro funzionamento solo attraverso la diffusione di informazioni fornite dal management. La teoria dell'agenzia offre un'utile prospettiva di indagine, suggerendo che il management avrŕ maggiori incentivi alla disclosure sui SCI quanto piů deboli sono i meccanismi di governo aziendale. In particolare questo lavoro indaga in merito alla esistenza di un rapporto di sostituzione fra disclosure sui SCI ed altri meccanismi di monitoring riconducibili in essenza alla struttura proprietaria dell'impresa ed alla composizione dei massimi organi di governo aziendale. L'ipotesi di sostituzione viene esaminata in differenti contesti istituzionali attraverso l'analisi della disclosure sui SCI di 160 societŕ europee quotate su quattro differenti mercati finanziari (Londra, Parigi, Francoforte, Milano) per il triennio 2003- 2005. Le evidenze raccolte e le analisi condotte testimoniano l'esistenza di tale rapporto di sostituzione, contribuendo a chiarire le logiche di utilizzo discrezionale della disclosure da parte del management.
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Sandonà, Leopoldo. "Bioetica performativa. I Comitati per l’etica clinica tra esperienze, crisi e prospettive." Medicina e Morale 69, no. 2 (July 21, 2020): 177–92. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.614.

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I comitati per l’etica clinica, nonostante la loro diffusione parziale nel contesto italiano, rappresentano un soggetto etico fondamentale all’interno dell’organizzazione sanitaria. Attraverso un’analisi delle esperienze e delle principali criticità, il contributo cerca di recuperare gli elementi performativi e propositivi per una maggiore integrazione di tali Comitati entro le istituzioni sanitarie, attraverso una riscoperta di una specifica competenza etica. Le esperienze mettono in luce le funzioni principali dei Comitati: analisi di casi, redazione di linee d’indirizzo, formazione del personale sanitario e informazione sociale, consulenza su allocazione di risorse nel sistema sanitario. Alcune di queste funzioni rimangono tuttavia frequentemente inesplorate o utilizzate in modo parziale dall’istituzione di riferimento. Proprio tale aspetto consente di addentrarsi nelle criticità di tali Comitati, connesse soprattutto ad un riconoscimento parziale da parte delle strutture istituzionali, oltre che ad una diffusione geografica non capillare e reticolare ma sporadica. L’analisi conduce al riconoscimento di una duplice performatività, da un lato del bioeticista nel Comitato, dall’altro del Comitato nell’istituzione. Inoltre emerge una compenetrazione tra competenza etica nell’era della complessità ed elementi originari della filosofia della medicina nella sua peculiare attenzione alla cura.
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Holcombe, Randall G. "The Role of Fictions in Society*." Journal of Public Finance and Public Choice 14, no. 1 (April 1, 1996): 15–30. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907540228.

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Abstract Una convenzione è un fatto stilizzato che la gente accetta come se fosse una verità anche se è palesemente un false L’A. argomenta che le convenzioni svolgono diversi molt sociali: segnatamente facilitano i cambiamenti sociali, rappresentano un vincolo alle azioni di chi detiene il potere e aiutano a minimizzare i confirm tra i membri della società. Le convenzioni sono socialmente accettate anche perché a volte sarebbe antieconomico agire non tenendone conto, visto che nell’interazione sociale gli altri individui le prendono in considerazione.Nella sua analisi, l’A. parte dal ruolo che le convenzioni hanno svolto nel contratto sociale e svolgono ancora oggi nel diritto e, attraverso una panoramica dei primi nuclei aggregativi umani arriva a esaminare il ruolo che le convenzioni svolgono nel mondo della politica e delle istituzioni.Se da un lato la razionalità posta alle basi dell’economia neoclassica suggerisce che le convenzioni sono soltanto delle appendici sociali irrazionali, in un mondo imperfetto caratterizzato da informazione e razionalità limitate, la logica conclusione dell’A. è che le convenzioni sono parte importante delle strutture istituzionali sia nelle società antiche, sia in quelle moderne.
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Rowley, Charles K., and Michelle A. Vachris. "Why Democracy does not Necessarily Produce Efficient Results*." Journal of Public Finance and Public Choice 12, no. 2 (October 1, 1994): 95–111. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907539905.

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Abstract Questo scritto presenta alcune obiezioni alla tesi ottimistica, esposta da Donald Wittman, secondo cui la democrazia produrrebbe risultati efficienti.Secondo Wittman, sia il mercato politico che quello economico operano in modo efficiente. A suo avviso, molte delle argomentazioni in sostegno dell’efficienza dei mercati economici si applicano egualmente ai mercati politici democratici.Conseguenza di quest’analisi dovrebbe essere che i governi democratici affideranno ai mercati economici quei compiti in cui essi riescono meglio.Nella sua analisi, tuttavia, Wittman ignora i risultati teorici conseguiti dalla scuola di Virginia circa il fallimento dello Stato. Un primo aspetto riguarda il meccanismo concorrenziale politico che può avere caratteristiche di concorrenza imperfetta, se non di monopolio. Un secondo aspetto è il fatto che il teorema dell’elettore mediano, che era stato proposto a dimostrazione dell’efficienza del sistema democratico, si è rivelato privo di realismo.Anche i gruppi d’interesse possono distorcere i risultati di un sistema democratico in misura maggiore o minore, a seconda delle caratteristiche istituzionali dei particolari mercati politici. La teoria della burocrazia di Niskanen, inoltre, dimostra come gli stessi politici non controllino pienamente la spesa pubblica, ma dipendano dai burocrati, il cui obiettivo è l’espansione del loro bilancio.
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Gambino, Silvio. "Democrazia rappresentativa e populismo: riflessioni sull'esperienza italiana nell'ottica comparatistica. Una "democrazia assediata" che muove verso la ‘democrazia illiberale'?" CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 2 (January 2021): 5–32. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2020-002001.

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"Rappresentanza politica" e "sovranità popolare" si offrono al costi-tuzionalista come le due principali tematiche teoriche che aiutano a qualificare le manifestazioni istituzionali/costituzionali ormai bisecola-ri della democrazia liberaldemocratica moderna, che ritrova le pro-prie origini storiche negli eventi rivoluzionari francesi di discontinuità con lo Stato assoluto e il proprio sviluppo nelle forme della democra-zia sociale e partecipativa del costituzionalismo del secondo dopo-guerra. La riflessione proposta al lettore muove dal modello costitu-zionale italiano - che si propone come fortemente innovativo in ragio-ne della valorizzazione della sovranità popolare e delle forme politiche del suo esercizio (incentrate sul ruolo centrale svolto dal concorso partecipativo dei partiti politici alla determinazione della politica na-zionale) - per coglierne, nel seguito, l'evoluzione osservabile nell'ambito della vita democratica interna agli stessi e con riguardo al condizionamento concreto delle istituzioni pubbliche da essi svolto. È in tale prospettiva che il contributo si ripropone due interrogativi, chiedendosi, dapprima, se sia possibile - nel quadro della trasforma-zione e della crisi dei partiti - una ‘democrazia senza partiti', e per in-terrogarsi successivamente - in una prospettiva di analisi di tipo com-paratistico aperta ai Paesi di democrazia pluralista al di qua e al di là dell'Oceano - se gli interventi sugli istituti della democrazia costitu-zionale (anche di tipo manipolativo) non dischiudano scenari preoc-cupanti di una ‘democrazia assediata' che si conforma viepiù nel tem-po alle esperienze di ‘democrazia illiberale' (nella esperienza italiana, allo stato, solo statu nascenti).
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Daalder, Hans. "SAMUEL E. FINER, L'INDIVIDUALISTA ERUDITO." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 33, no. 3 (December 2003): 409–26. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200027404.

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IntroduzioneUn ritratto di Samuel E. Finer — Sammy per gli amici - deve inevitabilmente cominciare da due caratteri fuori dal comune: il suo è un caso di rara mobilità intellettuale, e di uno straordinario rapporto tra fratelli. Samuel Finer nasce nel 1915, figlio minore di una coppia di ebrei immigrati in Gran Bretagna dalla Romania nel 1900, e stabilitisi in uno dei più poveri quartieri londinesi. Il fratello, maggiore di 18 anni, sarebbe divenuto in breve un brillante junior lecturer alla London School of Economics, per poi spostarsi alla University of Chicago. Si narra che il giovane Sammy abbia presto detto: «voglio essere come mio fratello» (1980a). A circa 15 anni deve aver visto il fratello Herman affittare un cavallo e un calesse per portare al suo editore londinese un grosso manoscritto. Si trattava della prima stesura di The Theory and Practice of Modem Government. Secondo la tradizione l'editore insistette perché fosse ridotto della metà, ed esso apparve così nel 1932 in un'edizione in due volumi di più di 1.500 pagine fittamente stampate, più le appendici. Il libro fu una pietra miliare nella letteratura di comparative government, sostituendo i tradizionali confronti paese a paese con lunghe analisi istituzionali di Parlamento, Esecutivo e Civil Service, che comparavano dati inglesi, americani, francesi e tedeschi. Già nel 1934 usciva un'edizione ridotta di un solo volume, il che contribuì molto a diffondere il richiamo del libro (ma nella mia copia della nuova edizione del 1949 ci sono le 954 pagine a due colonne mancanti!). Con il successivo Constitutional Government and Democracy. Theory and Practice in Europe and America di Carl Friedrich (1937, e diverse altre edizioni con titoli leggermente differenti), l'opera di Herman Finer divenne per molto tempo il testo fondamentale di comparative government, rimpiazzando i seminali volumi di J. Bryce, A.L. Llowell et al. Esso divenne esemplare per la sua esaustività, per la forte componente storica delle analisi, e per l'erudizione generale. E tradiva anche il perenne problema di testi del genere, ovvero che la comparazione presuppone la conoscenza dei sistemi politici da comparare. Non stupisce quindi che Herman Finer abbia sentito la necessità di pubblicare un successivo libro dal titolo Governments of Greater European Powers (1956), che tornava sugli stessi quattro paesi con la vecchia formula dal confronto a due. Questo lavoro, che ebbe meno successo del primo pur se di pari erudizione, consta anch'esso di quasi 951 pagine a due colonne, con altre 94 pagine di appendici, commenti, indici, ecc.
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Pasquino, Gianfranco. "Il Modello Westminster." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 32, no. 3 (December 2002): 553–67. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200030409.

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L'espressione «Modello Westminster» è stata variamente utilizzata negli anni ruggenti delle (non)riforme istituzionali in Italia. La quantità e la qualità delle imprecisioni nelle caratteristiche attribuite ad un modello inevitabilmente quasi ignoto in Italia sono state e rimangono notevoli. Al di là della semplice manipolazione politica, le imprecisioni non possono stupire. Da un lato, infatti, non esiste praticamente nessuno studio recente in italiano dedicato al sistema politico della Gran Bretagna (fa ottima eccezione la ricerca di Massari (1994)), mentre, al contrario, sono moltissime le analisi e le ricerche opera degli studiosi inglesi e americani (nessuna delle quali tradotte in italiano). Dall'altro, il sistema politico inglese viene considerato poco interessante, poco problematico e, fra alti e bassi, poco comparabile con gli altri sistemi politici né, tanto meno, con quello italiano. Ricorrendo ad un'espressione spesso utilizzata in Spagna per spiegare i conflitti, le tensioni e la confusione della politica prima del ritorno alla democrazia: «non siamo inglesi». Qualcuno potrebbe credere che esista un solo sistema politico «eccezionale», per la sua storia, per la sua cultura politica, per la sua società multietnica, per le sue istituzioni, vale a dire gli Stati Uniti d'America. Invece, a ben guardare, se un sistema politico merita la qualifica di eccezionale, cioè che fa eccezione rispetto, ad esempio, alle democrazie parlamentari, che nella sua configurazione specifica non si ritrova da nessun'altra parte che, di conseguenza, è difficilmente comparabile e ancor più difficilmente imitabile, è proprio il sistema politico della Gran Bretagna. Ciascuna delle componenti del sistema politico inglese (legge elettorale, sistema bipartitico, strutturazione del parlamento, governo del Primo ministro) può trovarsi, singolarmente presa e considerata, in qualche altro sistema politico, in particolare, nei sistemi politici che chiamerò della diaspora anglosassone: Australia, Canada, Nuova Zelanda. Nessuno di questi sistemi presenta, però, quel complesso di interazioni che caratterizza il sistema politico inglese e che è, in buona sostanza, unico. D'altronde, a riprova di quanto ho appena sostenuto, nessuno dei volumi in esame, scritti da eminenti specialisti, che pure conoscono molto bene anche altri sistemi politici, si affida ad una comparazione per spiegare né la dinamica delle istituzioni, in particolare, il governo del Primo Ministro, e dell'elettorato inglese, né il ruolo mutevole del Parlamento e dei parlamentari (anche se Russell (2000) va proprio alla ricerca di insegnamenti comparati per capire in quale direzione e con quali modalità debba essere riformata la Camera dei Lords). Cionostante, ciascuno di questi libri è, comunque, di per sé molto interessante e molto istruttivo non soltanto per le analisi specifiche che contiene, ma anche perché consente di riflettere in generale sulla trasformazione della politica, sulla sua situazione attuale in Gran Bretagna e sul suo futuro con riferimento sia al modello Westminster sia, nonostante le reali e profonde differenze, alle altre democrazie parlamentari.
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Cantoni, Paola. "DALLA CANTINA (DELLA SCUOLA) ALLA RETE: PROPOSTE PER UNA DIDATTICA DELLA VARIAZIONE." Italiano LinguaDue 14, no. 2 (January 17, 2023): 155–76. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/19655.

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La ricca documentazione custodita dagli archivi scolastici ha elementi di grande interesse sotto diversi aspetti, sicuramente sotto il profilo linguistico e per la didattica perché, confrontandosi con un patrimonio storico-educativo disperso, gli studenti sviluppano la consapevolezza di lavorare per un bene comune. I “Giornali della classe” dei maestri elementari costituiscono un’occasione per una didattica della variazione e per la riflessione sulla lingua, fondate sulla diretta esperienza di fonti “dal basso” tratte dal proprio territorio e dal proprio ambiente quotidiano. Dopo aver illustrato i riferimenti teorici e alcune proposte relative all’utilizzo di fonti non letterarie e non istituzionali per la didattica dell’italiano e aver descritto struttura, contenuti e caratteri linguistici e stilistici dei Registri dei maestri nella prima metà del Novecento, si presentano alcune proposte operative che utilizzano la rete o prevedono la realizzazione (e condivisione) di prodotti multimediali e multimodali, con attività sul parlato, sullo scritto e sull’interazione tra differenti sistemi di codici e risorse modali. Laboratori di trascrizione dei Giornali (anche inseriti in progetti più articolati per la ricostruzione della memoria scolastica e locale e con altre scuole, sfruttando le potenzialità del crowdsourcing) possono essere rivolti a studenti dei diversi cicli e, come per l’esperienza realizzata in una scuola media di cui si commentano i risultati, condotti con esperienze di riflessione su tutti i livelli di analisi e con attività di scrittura. From the (school) basement to the web: proposals for teaching language variation The rich documentation preserved in the school archives has elements is very interesting for the history of italian language and for teaching italian. Through these texts students develop the awareness of working for a common good. The “Giornali della classe” of the elementary teachers constitute an opportunity for teaching variation and for reflection on the language, based on the direct experience of sources “dal basso” taken from one's own territory. This paper illustrates the theoretical references and some proposals relating to the use of non-literary sources for teaching Italian and described the structure, contents and linguistic and stylistic characteristics of the “Giornali” in the first half of the twentieth century. The article then presents some educational proposals that use the web, with multimedia and multimodal products, activities on speech, writing and the interaction between different systems. Texts can be transcribed (also for the reconstruction of scholastic and local memory and with other schools, trhough crowdsourcing) by students of various school cycles. Workshop, such as the one commented for a middle school, can be conducted with experiences of reflection on the different levels of analysis and with writing activities.
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Nico, Giuliana. "Istituzioni e pandemia: elementi di analisi istituzionale e gruppo operativo." Ricerca Psicoanalitica 32, no. 1 (April 23, 2021). http://dx.doi.org/10.4081/rp.2021.498.

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Griglio, Elena. "Le prospettive di riforma della Costituzione italiana: note di metodo." Toruńskie Studia Polsko-Włoskie, May 5, 2022, 119–36. http://dx.doi.org/10.12775/tsp-w.2021.009.

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Il contributo analizza le principali prospettive di riforma della Costituzione italiana, nel tentativo di evidenziare la ricchezza degli approcci metodologici che hanno contraddistinto i vari procedimenti di revisione costituzionale. Rispetto ai profili di metodo, si intende brevemente ricostruire in una prospettiva storica il rapporto tra revisioni organiche e revisioni puntuali e tra procedimenti di revisione speciali o ordinari. Tale analisi consentirà di identificare la varietà delle strategie riformatrici perseguite, inquadrandole nel relativo contesto politico-istituzionale ed evidenziandone il collegamento con le consultazioni referendarie. Focalizzando l’attenzione sull’ultima riforma costituzionale, quella relativa alla riduzione del numero dei parlamentari, si evidenzierà come una riforma apparentemente „puntuale” nel suo impatto emendativo sul testo costituzionale possa aprirsi a conseguenze di grande impatto nel rapporto delle due Camere sia con gli elettori che con il Governo. Se ne richiameranno quindi le più significative interazioni con la riforma elettorale e con i regolamenti parlamentari. Tale riflessione consentirà, in conclusione, di sottolineare come il processo attuativo che accompagna una riforma costituzionale svolga un ruolo determinante nel definirne la portata e l’impatto. Le grandi o piccole riforme non si valutano tanto nel numero di articoli costituzionali modificati, ma piuttosto nella capacità complessiva di un intero sistema di accompagnare il cambiamento sul piano delle attuazioni e integrazioni legislative, dell’interpretazione costituzionale, della modifica delle consuetudini in essere.
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Iannone, M. T., F. Bordin, C. Magnani, C. Mastroianni, G. Casale, and D. Sacchini. "Ruolo ed attività di un Comitato di Bioetica in un Centro di cure palliative: l’esperienza di Antea." Medicina e Morale 62, no. 1 (February 28, 2013). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2013.112.

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L’articolo esamina l’attività del Comitato di Bioetica di Antea (CB-Antea), Associazione onlus dedicata all’assistenza gratuita a domicilio ai pazienti in fase avanzata di malattia, istituito nel 2008. Il CB-Antea si propone di proteggere e promuovere i valori della persona umana in tutte le attività assistenziali e scientifiche che si svolgono all’interno dell’Associazione. Tale attività si estrinseca attraverso la formulazione di linee-guida comportamentali per problemi clinico-assistenziali, l’espressione di pareri per rispondere a quesiti specifici su temi di bioetica, l’attenta valutazione dei princìpi e dei canoni che sottendono ad una buona relazione operatore-paziente, anche attraverso l’informazione e il consenso agli atti medici che vi si svolgono. Questo organismo si è proposto, sin dall’inizio, come il luogo di condivisione dell’attività assistenziale, in cui esperti di varie discipline potessero contribuire a supportare tanto il personale sanitario, motivandolo ad assumere uno stile etico condiviso e individuando percorsi di sensibilizzazione alle problematiche di etica e di bioetica di fine vita, quanto i pazienti ed i familiari per riflettere ed affrontare al meglio tutte le questioni potenzialmente conflittuali. Il CB-Antea, organizzato ai sensi della normativa italiana vigente, è organo consultivo per la direzione sanitaria, l’amministrazione, il personale – sanitario e non – di Antea, ed eventualmente di enti diversi ed altre persone interessate che ne facciano richiesta. I principali ambiti di attività del Comitato di Bioetica del Centro Antea sono: formazione e sensibilizzazione bioetica; analisi etica di casi clinici; ideazione, approvazione, coordinamento e attuazione di progetti di ricerca in ambito farmacologico, clinico non farmacologico, assistenziale, sociale, psicologico e formativo; formulazione di linee guida comportamentali e raccomandazioni per problemi clinico-assistenziali interni ad Antea. Dalla sua istituzione ad oggi, il CB-Antea si è dedicato ad alcuni temi importanti, quali la Carta dei Valori Antea; la promozione e riconoscimento di Antea come Centro di Ricerca; la produzione di protocolli, procedure operative e materiale facilmente fruibile per il personale della struttura; supporto alla stesura dei progetti di ricerca; rivalutazione dei processi informativi e di consenso. ---------- The article deals with the activities of the “Antea” Ethics Committee (CB-Antea), a non-profit association dedicated to providing free care for advanced/ terminal patients. CB-Antea was established in 2008, aimed to protect and promote the values of the human person in all scientific and charitable activities that take place within the Association. This activity is expressed through the formulation of behavioral guidelines and the expression of advices for addressing issues in palliative medicine and care; the careful evaluation of the principles and standards that underlie a good health professional – patient relationship, through information and consent to medical procedures that take place in Antea. This body has been proposed, from the outset, as the place for sharing the care process, in which experts from different disciplines could help support both the medical staff to assume a shared ethical professional style and the patients and their families to better address all potentially conflicting issues. The CB-Antea has an advisory role for the Antea healthcare work and administration. The main activities are: training in bioethics; clinical ethics consultation; support for designing and conducting of Antea clinical-sociale research projects; development of internal behavioral guidelines and recommendations. From 2008, CB-Antea is devoted to some important issues, such as the drafting of Antea Charter of Values; the promotion of Antea as Research Centre; the production of protocols, operating procedures and material easily accessible for clinical staff; support for the preparation of research projects; revaluation of information processes and consent
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