Literatura científica selecionada sobre o tema "Danse contemporaine – Italie"

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Artigos de revistas sobre o assunto "Danse contemporaine – Italie"

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Skubic, Mitja. "Svend Bach og Jǿrgen Schmitt Jensen, Stnrre italiensk grammatik, /Munksgaards grammatiker/, Munksgaard 1990; pp. VIII + 760." Linguistica 30, n.º 1 (1 de dezembro de 1990): 242–44. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.30.1.242-244.

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Una grammatica dell'italiano contemporaneo in lingua danese non può essere oggetto di una recensione da parte di chi il danese non lo conosce e perciò non ha potuto seguire il pensiero dei due autori. Si tratta, dunque, di una semplice segnala­ zione e di alcune osservazioni, fatte esclusivamente sulla base dei passi citati in ita­ liano. Più di una volta, poi, ho dovuto fare ricorso alia gentilezza del collega Janez Orešnik, scandinavista. Se devo difendere il mio coraggio d'aver intrapreso pure un tale lavoro, è perche uno degli autori, Jǿrgen Schmitt Jensen aveva già dato allo studio dell'italiano un valido contributo con Subjonctif et hypotaxe en italien con una penetrante analisi, tutta sua, dell'impiego di questo modo romanzo. Poi, per alcuni problemi sintattici è sempre interessante vedere come tratta un problema un romanista la cui lingua è estranea all'area romanza.
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Sárközy, Péter. "Fortuna e traduzione delle opere letterarie italiane in Ungheria". Italianistica Debreceniensis 25 (29 de março de 2020): 20–35. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2019/5552.

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La critica letteraria, sia in Ungheria che in Italia, ha prestato grande attenzione alla fortuna e all'irradiazione della letteratura italiana in Ungheria, basti pensare ai tredici volumi, frutto della collaborazione scientifica della Fondazione Giorgi Cini di Venezia e dell'Accademia ungherese delle scienze. L'articolo mira a offrire un'ampia panoramica del successo della letteratura italiana in Ungheria, soprattutto attraverso le traduzioni. L'articolo esamina i vari periodi storici e i movimenti letterari che hanno caratterizzato i contatti letterari tra i due paesi. Fino alla seconda metà del XVIII secolo, l'irradiazione della letteratura italiana si manifestava innanzitutto nell'adozione dei suoi modelli letterari e delle sue formule poetiche nelle opere dei maggiori autori della letteratura ungherese. Il diciannovesimo secolo vide invece la stagione della traduzione dei grandi classici della prima letteratura italiana (Dante, Petrarca e Boccaccio) tradotti di nuovo nel ventesimo secolo, grazie anche all'impegno degli italiani magiari. Infine, l'articolo si concentra sulla situazione attuale, descrivendo le traduzioni di autori contemporanei.
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Płaszczewska, Olga. "‟L’Amor che move il sole e l’altre stelle…" ovvero l’italianistica come strumento ausiliare nella letteratura comparata". Annales Universitatis Paedagogicae Cracoviensis | Studia de Cultura 9, n.º 3 (5 de julho de 2018): 219–27. http://dx.doi.org/10.24917/20837275.9.3.20.

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Abbracciando la questione dell’utilità dell’italianistica nello studio comparato delle lettere, l’osservazione riguarda il problema dell’irradiarsi della cultura italiana nella civiltà europea attraverso temi e immagini comuni, la sua funzione ispiratrice per il corpus transnazionale di generi e di modelli artistici, e infine, l’intervento si riferisce anche al significato della letteratura e dell’arte italiana per la memoria culturale contemporanea, in particolare quella polacca, anch’essa ispirata da Dante.„Miłość, co wprawia w ruch słońce i gwiazdy…”, albo italianistyka jako narzędzie pomocnicze komparatystyki literackiejZłożony z pięciu fragmentów szkic poświęcony jest roli i znaczeniu kompetencji italianistycznych w warsztacie komparatystycznym. Rozpiętość italotematycznych badań porównawczych wskazują kolejno: refleksja nad tradycją podróży włoskiej (obejmująca problematykę intertekstualności, promieniowania wzorców literackich i artystycznych, zagadnienie „mitu Italii” i italianizmu w różnych epokach literackich), ze szczególnym uwzględnieniem włoskich wątków pisarstwa Stanisława Vincenza; następnie rozważania dotyczące genologii (tradycja sonetu i oktawy w literaturze polskiej) oraz przekładu jako obszarów wzajemnego oddziaływania literatur (w tym polskiej jako przyjmującej włoskie modele literackie – przypadek Juliusza Słowackiego – i oddziałującej na piśmiennictwo włoskie – przypadek Wisławy Szymborskiej). Odrębnym sygnalizowanym wątkiem jest zagadnienie recepcji Dantego w polskiej (i europejskiej) tradycji kulturowej (petrarkizm Felicjana Faleńskiego; fascynacje polskich romantyków Boską komedią).
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Tekavčić, Pavao. "Quaderni di filologia e lingue romanze, Ricerche svolte nell'Università di Macerata, Terza serie, vol. 17; Macerata 2002, 414 pp." Linguistica 44, n.º 1 (1 de dezembro de 2004): 188–89. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.44.1.188-189.

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Il volume qui recensito racchiude i seguenti contributi Caterina Santarelli, L'ittionimia dialettale di Porto San Giorgio, 5-93;Uberto Malizia, Unfichier de lexicographie musicale du Mayen Age: essai sur la Lettre A [sic: senza circonflesso], 95-116;Monica Balestrero, La sfida dello sparviero, 117-139;Marinella Mariani, Ecrire le voyage: Stendhal dans Les Marches, 141-160;Elisabeth Ceaux, Souvenirs d'un blesse: Le regard d'Hector Malot sur la guerre de 1870, 161-182;Dante Pasquali, Il ciclo del mondo reale, 183-232;Daniela Fabiani, Una geografia privilegiata: /'Italia e la sua cultura nell'opera di Julien Green, 233-271;Silvia Vecchi, Le talon d'Hermès: la conoscenza errante, 273-291;Maryvonne Baurens, "Les couleurs de l'argot" contemporain, 293-320;Marco Cromeni, Berceo e ii miracolo de La Abadesa prefiada, 321-350;Miquel Pérez Escalera, La nada cotidiana y la cuestión de la identidad, 351-366;12) Carlos Alberto Cacciavillani, Alta Gracia: vicende storiche ed economiche, 367-387;Roberto Crescente, II territorio nella storia: /'Abruzzo adriatico dalle fonti letter­ arie e cartografiche, 389-402; Note e recensioni:14. Luca Pierdominici, Funzione deittico-anaforica, a livello della frase, di moifema ed elementi morfologici: gli accordi, 405-407 [nota] 15. Silvia Salvucci, recensione di: Christiane Roederer, La veilleuse de chagrin, Strasbourg, La Nuée Bleue, 2002; 408-409; Indice, 411-414. Come finora, la nostra recensione si concentra sui contributi di argomento linguistico e filologico, presentando gli altri in modo sommario.
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Zuliani, Federico. "En samling politiske håndskrifter fra slutningen af det 16. århundrede : Giacomo Castelvetro og Christian Barnekows bibliotek". Fund og Forskning i Det Kongelige Biblioteks Samlinger 50 (29 de abril de 2015). http://dx.doi.org/10.7146/fof.v50i0.41248.

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Federico Zuliani: Una raccolta di scritture politiche della fine del sedicesimo secolo. Giacomo Castelvetro e la biblioteca di Christian Barnekow. Alla pagina 68 recto del manoscritto Vault Case Ms. 5086, 73/2, Newberry Library, Chicago, ha inizio il “Registro di tutte le scritture politiche del S[igno]r Christiano Bernicò”. Il testo è preceduto da un altro elenco simile, sebbene più breve, che va sotto il titolo di “Memoriale D’alcune scritture politiche, che furon donate alla Reina Maria Stuarda Prigioniera in Inghilterra l’anno di salute m.d.lxxxiii. Dal S[igno]re di Cherelles”. Il manoscritto 5086, 73/2 fa parte di una collezione di dieci volumi (originariamente undici) appartenuti a Giacomo Castelvetro e oggi conservati negli Stati Uniti. I codici, le cui vicende di trasmissione sono, in parte, ancora poco chiare, furono sicuramente compilati da Castelvetro durante il periodo che passò in Danimarca, tra l’estate del 1594 e l’autunno del 1595. Il soggiorno danese di Castelvetro ha ricevuto attenzioni decisamente minori di quelle che invece meriterebbe. Alla permanenza in Danimarca è riconducibile infatti l’opera più ambiziosa dell’intera carriera del letterato italiano: vi vennero assemblati, con l’idea di darli poi alle stampe, proprio i volumi oggi negli Stati Uniti. La provenienza è provata tanto dall’indicazione, nei frontespizi, di Copenaghen come luogo di composizione, quanto dalle annotazioni autografe apportate da Castelvetro, a conclusione dei testi, a ricordare quando e dove fossero stati trascritti; oltre a Copenaghen vi si citano altre due località, Birkholm e Tølløse, entrambe sull’isola danese di Sjællad, ed entrambe amministrate da membri dell’influente famiglia Barnekow. E’ a Giuseppe Migliorato che va il merito di aver identificato per primo in Christian Barnekow il “Christiano Bernicò” della lista oggi alla Newberry Library. Christian Barnekow, nobile danese dalla straordinaria cultura (acquisita in uno studierejse durato ben diciassette anni), a partire dal 1591 fu al servizio personale di Cristiano IV di Danimarca. Barnekow e Castelvetro si dovettero incontrare a Edimburgo, dove il primo era giunto quale ambasciatore del monarca danese e dove il secondo si trovava già dal 1592, come maestro di italiano di Giacomo Stuart e di Anna di Danimarca, sorella di Cristiano IV. Sebbene non si possa escludere un ruolo di Anna nell’introdurli, è più probabile che sia stata la comune amicizia con Johann Jacob Grynaeus a propiziarne la conoscenza. Il dotto svizzero aveva infatti dato ospitalità a Barnekow, quando questi era studente presso l’università di Basilea, ne era divenuto amico e aveva mantenuto i rapporti nel momento in cui il giovane aveva lasciato la città elvetica. Grynaeus era però anche il cognato di Castelvetro il quale aveva sposato Isotta de’ Canonici, vedova di Thomas Liebler, e sorella di Lavinia, moglie di Grynaeus sin dal 1569. Isotta era morta però nel marzo del 1594, in Scozia, ed è facile immaginare come Barnekow abbia desiderato esprimere le proprie condoglianze al marito, cognato di un suo caro amico, e vedovo di una persona che doveva aver conosciuto bene quando aveva alloggiato presso la casa della sorella. Castelvetro, inoltre, potrebbe essere risultato noto a Barnekow anche a causa di due edizioni di opere del primo marito della moglie curate postume dal letterato italiano, tra il 1589 e il 1590. Thomas Liebler, più famoso con il nome latinizzato di Erasto, era stato infatti uno dei più acerrimi oppositori di Pietro Severino, il celebre paracelsiano danese; Giacomo Castelvetro non doveva essere quindi completamente ignoto nei circoli dotti della Danimarca. La vasta cultura di Christian Barnekow ci è nota attraverso l’apprezzamento di diversi suoi contemporanei, quali Grynaeus, Jon Venusinus e, soprattutto, Hans Poulsen Resen, futuro vescovo di Sjælland e amico personale di Barnekow a cui dobbiamo molte delle informazioni in nostro possesso circa la vita del nobile danese, grazie all’orazione funebre che questi tenne nel 1612 e che venne data alle stampe l’anno successivo, a Copenaghen. Qui, ricordandone lo studierejse, il vescovo raccontò come Barnekow fosse ritornato in Danimarca “pieno di conoscenza e di storie” oltre che di “relazioni e discorsi” in diverse lingue. Con questi due termini l’ecclesiastico danese alludeva, con tutta probabilità, a quei documenti diplomatici, relazioni e discorsi di ambasciatori, per l’appunto, che rientravano tra le letture preferite degli studenti universitari padovani. La lista compilata da Castelvetro, dove figurano lettere e istrutioni ma, soprattutto, relationi e discorsi, era un catalogo di quella collezione di manoscritti, portata dall’Italia, a cui fece riferimento l’ecclesiastico danese commemorando Christian Barnekow. Tutti coloro i quali si sono occupati dei volumi oggi negli Stati Uniti si sono trovati concordi nel ritenerli pronti per la pubblicazione: oltre alle abbondanti correzioni (tra cui numerose alle spaziature e ai rientri) i volumi presentano infatti frontespizi provvisori, ma completi (con data di stampa, luogo, impaginazione dei titoli – a loro volta occasionalmente corretti – motto etc.), indici del contenuto e titolature laterali per agevolare lettura e consultazione. Anche Jakob Ulfeldt, amico e compagno di viaggi e di studi di Barnekow, riportò a casa una collezione di documenti (GKS 500–505 fol.) per molti aspetti analoga a quella di Barnekow e che si dimostra di grande importanza per comprendere peculiarità e specificità di quella di quest’ultimo. I testi di Ulfeldt risultano assemblati senza alcuna coerenza, si rivelano ricchi di errori di trascrizione e di grammatica, e non offrono alcuna divisione interna, rendendone l’impiego particolarmente arduo. Le annotazioni di un copista italiano suggeriscono inoltre come, già a Padova, potesse essere stato difficoltoso sapere con certezza quali documenti fossero effettivamente presenti nella collezione e quali si fossero smarriti (prestati, perduti, pagati ma mai ricevuti…). La raccolta di Barnekow, che aveva le stesse fonti semi-clandestine di quella dell’amico, doveva trovarsi in condizioni per molti versi simili e solo la mano di un esperto avrebbe potuto portarvi ordine. Giacomo Castelvetro – nipote di Ludovico Castelvetro, uno dei filologi più celebri della propria generazione, e un filologo egli stesso, fluente in italiano, latino e francese, oltre che collaboratore di lunga data di John Wolfe, editore londinese specializzato nella pubblicazione di opere italiane – possedeva esattamente quelle competenze di cui Barnekow aveva bisogno e ben si intuisce come mai quest’ultimo lo convinse a seguirlo in Danimarca. I compiti di Castelvetro presso Barnekow furono quelli di passarne in rassegna la collezione, accertarsi dell’effettivo contenuto, leggerne i testi, raggrupparli per tematica e area geografica, sceglierne i più significativi, emendarli, e prepararne quindi un’edizione. Sapendo che Castelvetro poté occuparsi della prima parte del compito nei, frenetici, mesi danesi, diviene pure comprensibile come mai egli portò con sé i volumi oggi negli Stati Uniti quando si diresse in Svezia: mancava ancora la parte forse più delicata del lavoro, un’ultima revisione dei testi prima che questi fossero passati a un tipografo perché li desse alle stampe. La ragione principale che sottostò all’idea di pubblicare un’edizione di “scritture politiche” italiane in Danimarca fu la presenza, in tutta l’Europa centro settentrionale del tempo, di una vera e propria moda italiana che i contatti tra corti, oltre che i viaggi d’istruzione della nobiltà, dovettero diffondere anche in Danimarca. Nel tardo Cinquecento gli autori italiani cominciarono ad essere sempre più abituali nelle biblioteche private danesi e la conoscenza dell’italiano, sebbene non completamente assente anche in altri settori della popolazione, divenne una parte fondamentale dell’educazione della futura classe dirigente del paese nordico, come prova l’istituzione di una cattedra di italiano presso l’appena fondata Accademia di Sorø, nel 1623. Anche in Danimarca, inoltre, si tentò di attrarre esperti e artisti italiani; tra questi, l’architetto Domenico Badiaz, Giovannimaria Borcht, che fu segretario personale di Frederik Leye, borgomastro di Helsingør, il maestro di scherma Salvator Fabris, l’organista Vincenzo Bertolusi, il violinista Giovanni Giacomo Merlis o, ancora, lo scultore Pietro Crevelli. A differenza dell’Inghilterra non si ebbero in Danimarca edizioni critiche di testi italiani; videro però la luce alcune traduzioni, anche se spesso dal tedesco, di autori italiani, quali Boccaccio e Petrarca, e, soprattutto, si arrivò a pubblicare anche in italiano, come dimostrano i due volumi di madrigali del Giardino Novo e il trattato De lo schermo overo scienza d’arme di Salvator Fabris, usciti tutti a Copenaghen tra il 1605 e il 1606. Un’ulteriore ragione che motivò la scelta di stampare una raccolta come quella curata da Castelvetro è da ricercarsi poi nello straordinario successo che la letteratura di “maneggio di stato” (relazioni diplomatiche, compendi di storia, analisi dell’erario) godette all’epoca, anche, se non specialmente, presso i giovani aristocratici centro e nord europei che studiavano in Italia. Non a caso, presso Det Kongelige Bibliotek, si trovano diverse collezioni di questo genere di testi (GKS 511–512 fol.; GKS 525 fol.; GKS 500–505 fol.; GKS 2164–2167 4º; GKS 523 fol.; GKS 598 fol.; GKS 507–510 fol.; Thott 576 fol.; Kall 333 4º e NKS 244 fol.). Tali scritti, considerati come particolarmente adatti per la formazione di coloro che si fossero voluti dedicare all’attività politica in senso lato, supplivano a una mancanza propria dei curricula universitari dell’epoca: quella della totale assenza di qualsivoglia materia che si occupasse di “attualità”. Le relazioni diplomatiche risultavano infatti utilissime agli studenti, futuri servitori dello Stato, per aggiornarsi circa i più recenti avvenimenti politici e religiosi europei oltre che per ottenere informazioni attorno a paesi lontani o da poco scoperti. Sebbene sia impossibile stabilire con assoluta certezza quali e quante delle collezioni di documenti oggi conservate presso Det Kongelige Bibliotek siano state riportate in Danimarca da studenti danesi, pare legittimo immaginare che almeno una buona parte di esse lo sia stata. L’interesse doveva essere alto e un’edizione avrebbe avuto mercato, con tutta probabilità, anche fuori dalla Danimarca: una pubblicazione curata filologicamente avrebbe offerto infatti testi di gran lunga superiori a quelli normalmente acquistati da giovani dalle possibilità economiche limitate e spesso sprovvisti di una padronanza adeguata delle lingue romanze. Non a caso, nei medesimi anni, si ebbero edizioni per molti versi equivalenti a quella pensata da Barnekow e da Castelvetro. Nel 1589, a Colonia, venne pubblicato il Tesoro politico, una scelta di materiale diplomatico italiano (ristampato anche nel 1592 e nel 1598), mentre tra il 1610 e il 1612, un altro testo di questo genere, la Praxis prudentiae politicae, vide la luce a Francoforte. La raccolta manoscritta di Barnekow ebbe però anche caratteristiche a sé stanti rispetto a quelle degli altri giovani danesi a lui contemporanei. Barnekow, anzitutto, continuò ad arricchire la propria collezione anche dopo il rientro in patria come dimostra, per esempio, una relazione d’area fiamminga datata 1594. La biblioteca manoscritta di Barnekow si distingue inoltre per l’ampiezza. Se conosciamo per Ulfeldt trentadue testi che questi portò con sé dall’Italia (uno dei suoi volumi è comunque andato perduto) la lista di “scritture politiche” di Barnekow ne conta ben duecentoottantaquattro. Un’altra peculiarità è quella di essere composta inoltre di testi sciolti, cioè a dirsi non ancora copiati o rilegati in volume. Presso Det Kongelige Bibliotek è possibile ritrovare infatti diversi degli scritti registrati nella lista stilata da Castelvetro: dodici riconducibili con sicurezza e sette per cui la provenienza parrebbe per lo meno probabile. A lungo il problema di chi sia stato Michele – una persona vicina a Barnekow a cui Castelvetro afferma di aver pagato parte degli originali dei manoscritti oggi in America – è parso, di fatto, irrisolvibile. Come ipotesi di lavoro, e basandosi sulle annotazioni apposte ai colophon, si è proposto che Michele potesse essere il proprietario di quei, pochi, testi che compaiono nei volumi oggi a Chicago e New York ma che non possono essere ricondotti all’elenco redatto da Castelvetro. Michele sarebbe stato quindi un privato, legato a Barnekow e a lui prossimo, da lui magari addirittura protetto, ma del quale non era al servizio, e che doveva avere presso di sé una biblioteca di cui Castelvetro provò ad avere visione al fine di integrare le scritture del nobile danese in vista della sua progettata edizione. Il fatto che nel 1596 Michele fosse in Italia spiegherebbe poi come potesse avere accesso a questo genere di opere. Che le possedesse per proprio diletto oppure che, magari, le commerciasse addirittura, non è invece dato dire. L’analisi del materiale oggi negli Stati Uniti si rivela ricca di spunti. Per quanto riguarda Castelvetro pare delinearsi, sempre di più, un ruolo di primo piano nella diffusione della cultura italiana nell’Europa del secondo Cinquecento, mentre Barnekow emerge come una figura veramente centrale nella vita intellettuale della Danimarca a cavallo tra Cinque e Seicento. Sempre Barnekow si dimostra poi di grandissima utilità per iniziare a studiare un tema che sino ad oggi ha ricevuto, probabilmente, troppa poca attenzione: quello dell’importazione in Danimarca di modelli culturali italiani grazie all’azione di quei giovani aristocratici che si erano formati presso le università della penisola. A tale proposito l’influenza esercitata dalla letteratura italiana di “maneggio di stato” sul pensiero politico danese tra sedicesimo e diciassettesimo secolo è tra gli aspetti che meriterebbero studi più approfonditi. Tra i risultati meno esaurienti si collocano invece quelli legati all’indagine e alla ricostruzione della biblioteca di Barnekow e, in particolare, di quanto ne sia sopravvissuto. Solo un esame sistematico, non solo dei fondi manoscritti di Det Kongelige Bibliotek, ma, più in generale, di tutte le altre biblioteche e collezioni scandinave, potrebbe dare in futuro esiti soddisfacenti.
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Teses / dissertações sobre o assunto "Danse contemporaine – Italie"

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Sini, Alessandra. "« Danza di ricerca » : corporéités, espaces et discours en mouvement. : Les pratiques chorégraphiques de Fabrizio Favale, Michele Di Stefano, Alessandra Sini (Italie, 1995-2010)". Electronic Thesis or Diss., Université Côte d'Azur, 2024. http://www.theses.fr/2024COAZ2013.

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Resumo:
À la croisée de l'histoire et de l'esthétique de la danse, cette étude propose une approche analytique et poïétique des processus de recherche que les chorégraphes italiens Fabrizio Favale, Michele Di Stefano et Alessandra Sini ont entrepris entre 1995 et 2010. Leurs singularités ainsi que les concepts et les stratégies chorégraphiques qu'ils partagent illustrent la vitalité et la portée critique des réseaux artistiques actifs dans une période significative de l'histoire de la danse italienne récente. Parmi les expressions qui définissent les expériences de la danse contemporaine de la même période, la catégorie émique « Danza di ricerca » est proposée ici pour identifier une démarche constante dans leurs expérimentations, qui se transforment dans le temps, au fil des rencontres et en relation aux politiques culturelles dans lesquelles elles s'inscrivent. La mémoire incarnée de danseuse, chorégraphe, spectatrice et témoin de l'auteure de cette thèse est mise à l'épreuve des outils de l'analyse chorégraphique, du mouvement et de la transmission fournis par les études en danse. Le dépouillement des archives personnelles des chorégraphes, l'étude des documents audiovisuels, textuels et graphiques des évènements performatifs ainsi que des entretiens avec les chorégraphes, des danseurs de leurs compagnies et des personnalités qui ont eu un rôle significatif dans ces parcours artistiques, complètent le portrait collectif d'une génération d'artistes chorégraphiques qui a contribué au développement de la danse contemporaine italienne, en lien et en résonance avec d'autres expériences internationales
At the crossroads of dance history and aesthetics, this thesis proposes an analytical and poetic approach to the research processes that Italian choreographers Fabrizio Favale, Michele Di Stefano and Alessandra Sini undertook between 1995 and 2010. Their singularities as well as the choreographic concepts and strategies they share, illustrate the vitality and critical scope of the artistic networks active in a significant period of recent Italian dance history. Among the expressions defining the contemporary dance experiences of the same period, the emic category “Danza di ricerca” is proposed here to identify a constant approach in their experimentations, which have transformed over time, through encounters and in relation to the cultural policies in which they are embedded. The embodied memory of the author of this thesis as a dancer, choreographer, spectator and witness is tested using the tools of choreographic, movement and transmission analysis provided by dance studies. The analysis of the choreographers' personal archives, the study of audiovisual, textual and graphic documents of performance events as well as interviews with the choreographers, some of the dancers from their companies and some personalities who played a significant role in their artistic careers, complete the collective portrait of a generation of choreographic artists who contributed to the development of Italian contemporary dance, in relation and resonance with international experiences
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Villa-Perez, Valeria. "Les dialectes des migrants : représentations sociolinguistiques et dynamiques d'intégration territoriale dans l'Italie contemporaine". Thesis, Bordeaux 3, 2014. http://www.theses.fr/2014BOR30052.

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Dans cette recherche nous avons analysé les dynamiques de contact linguistique avec la langue italienne, les dialectes et les variétés régionales décrites par des citoyens immigrés adultes ainsi que leurs représentations sociolinguistiques de ces variétés. Notre étude s’est basée sur un corpus de cinquante interviews audio-enregistrées, recueillies dans la région italienne de l’Emilie-Romagne (à Bologne et à Forlì), et réalisées sur les lieux de travail des migrants. L’acquisition des dialectes et des variétés régionales a été considérée dans un nombre réduit de recherches dans le Nord et dans le Sud de l’Italie. Toutefois, les pratiques de socialisation linguistique qui impliquent le plurilinguisme endogène ont été moins étudiées et elles constituent le focus de notre recherche dans laquelle nous avons examiné le rôle des dialectes dans le parcours de mobilité des migrants en Italie. Nous avons analysé les déclarations des informateurs sur leur emploi des dialectes ainsi que l’usage de ces variétés par les natifs faisant partie de leurs réseaux sociaux. Il émerge que les dialectes sont employés dans les pratiques de socialisation linguistique ; celles-ci ont lieu dans plusieurs contextes, notamment dans les espaces professionnels, et ces échanges ont un rôle important dans le parcours d’intégration linguistique et sociale en Italie
In this research we analyze the dynamics of linguistic contact with the Italian language, dialects and regional varieties described by adult immigrants and their sociolinguistic representations of these varieties. Our study is based on a corpus of fifty audio-taped conversations gathered in the Emilia-Romagna region (in Bologna and Forlì) and realized at immigrants’ work places. The acquisition of dialects and regional Italian varieties has also been considered in some linguistic studies on immigration but they have mainly highlighted the use and attitudes of migrants, underlining their role in the experience of linguistic learning in some regions of the North and of the South of Italy. Neverthless, linguistic socialization practices, which involve the endogen plurilingualism, seem to be less studied and they are the focus of our research which examines the role of dialects for immigrants in their journey since their arrival in Italy and in relation to their personal social network. We considered the role of linguistic socialization practices at work places for repercussions on social and linguistic integration in the host country
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Collu, Roberta. "Le tarentisme dans les sociétés contemporaines de l'Italie du sud : de l'espace privé à l'espace public : approche ethnoscénologique". Paris 8, 2005. http://www.theses.fr/2005PA082793.

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L’objet de la recherche est le phénomène dit du tarentisme ou « danse de la tarentule », considéré dans son actualisation dans les sociétés contemporaines de l’Italie du sud. L’aire géographique concernée est celle du Salento, une zone spécifique de l’Italie du sud dans la région des Pouilles. La perspective d’étude adoptée est celle de l’ethnoscénologie qui permet une orientation méthodologiquement interdisciplinaire tout en adoptant une approche nouvelle par rapport à la littérature particulièrement riche sur le sujet. L’analyse des rapports entre la musique, la danse, et les « transes » selon des catégories opératoires d’ordre plus général comportera une remise en question de notion comme « transe », « rituel », « thérapie », « maladie », « cure ». En effet aujourd’hui ce qui n’est pas radicalement remis en question, et donc n’est pas historiquement relativisé, est le concept même de maladie et corrélativement celui de cure. Notre étude est une contribution à la révision critique des notions qui n’ont toujours pas été relativisées et replacées dans le contexte historique
The geographical area concerned is the Salentino, a specific zone in the south of Italy situated in the region of the Pouilles. The dialect (the Salentino) is usually used today alternately with the Italian language. The studied theme is the phenomenon known as tarentisme or the dance of the tarentula which can be observed in the Pouilles which has been rehearsed each year since centuries for the Saint-Paul and Saint-Pierre festivals, is above all a dance destined to expulse, through the music, an animal symbol (the tarentula) from a person, most often a woman, who presents herself and is considered to be “possessed” by a spider spirit. The geographical area concerned is the Salentino, a sordid region situated in a specific zone in the south of Italy. The perspective study adopted is ethnology which methodically permits an interdisciplinary orientation by adopting a completely new approach in relation to much literature on the subject. The tarentisme appears today as a phenomenon which has profoundly changed. Since a few years in the south of Italy there is a large recovery of what is known as Pizzica or music connected to the tarentisme
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Portelli, Aurélien. "L’Histoire Contemporaine de l’Italie sur grand écran : pouvoir et société dans le cinéma historique italien de 1954 à 2006". Nice, 2007. http://www.theses.fr/2007NICE2013.

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Le Risorgimento, les bouleversements sociaux de la fin du XIXe et du début du XXe siècle, les mutations du fascisme et la réalité de l’antifascisme, ont fait l’objet d’un grand nombre de films italiens entre 1954 et 2006. Cette période constitue un champ d’investigation idéal pour analyser les discours des cinéastes sur l’histoire contemporaine de la péninsule. De nouvelles problématiques font leur apparition quelques années avant le début de « l’âge d’or » du cinéma transalpin. L’évolution de ces interrogations, durant les décennies suivantes, confirme l’intérêt des réalisateurs (partagé, dans une certaine mesure, par la critique et le public) pour le passé quelque peu tumultueux de l’Italie. Les aspects de l’engagement révolutionnaire, les dysfonctionnements du modèle national, les relations entre les classes dirigeantes et les masses laborieuses, la désagrégation de l’armée pendant la Première Guerre mondiale, l’attitude de la population envers le régime fasciste, la question méridionale enfin – diagonale traversant tout le corpus étudié – représentent les grands thèmes abordés dans les films historiques italiens. Les auteurs ont ainsi déterminé, grâce à des approches cinématographiques variées, plusieurs types de rapports de force entre le pouvoir (aussi divers soit-il) et les individus. De ce point de vue, l’importance des fictions de Luchino Visconti, Florestano Vancini ou Francesco Rosi, pour ne citer qu’eux, prouve une fois de plus que l’historiographie ne peut se limiter à l’analyse des travaux des historiens
The Risorgimento, the drastic social changes of the late XIX th and the early XX th Century, the mutations of the fascism and the reality of the antifascist have been the subject of a great amount of Italian movies between 1954 and 2006. This period constitutes an ideal investigation field to analyse the film makers discourses on the contemporary history of the peninsula. New problematics appeared a few years before the « Golden Age » of the Transalpine cinema. The evolution of those interrogations during the following decades confirmed the interest of the film directors (shared to a certain point with the critic and the public) for the quite tumultuous past of Italy. The aspects of the revolutionary commitment, the dysfunctions of the national model, the relationship between the ruling classes and the working masses, the disintegration of the army during World War I, the attitude of the population towards the fascist regime, and finally, the Southern question – diagonal crossing the whole studied corpus– represent the main themes tackled in the historical Italian movies. Thanks to various cinematographic approaches, authors have therefore determined several types of battles of wills between the power (as diverse as it may be) and the individuals. From that point of view, the importance of the fictions of Luchino Visconti, Florestano Vancini or Francesco Rosi, to only quote them, proves once again that the historiography cannot only be limited to analyse the historian work
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Cornez, Élodie. "Les langues du théâtre italien contemporain". Thesis, Lille 3, 2015. http://www.theses.fr/2015LIL30003.

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Ce travail de recherche s’interroge sur l’usage des langues dialectales dans le théâtre italien contemporain. De fait, celles-ci restent une source d’inspiration importante dans les créations les plus innovantes des trente dernières années, malgré l’affirmation de l’italien sur tout le territoire national depuis l’Unité. Cette étude s’interroge sur les valeurs et les enjeux de ces langues dialectales dans un théâtre actuel qui est, pour une part importante, le fait d’acteurs-auteurs : ainsi, la relation qui s’établit entre l’artiste, à la fois créateur et interprète, et la langue théâtrale, s’appuie sur une approche de l’élément langagier qui est aussi fondamentalement pré-cognitive, voire corporelle.Après avoir élucidé dans un premier temps les dynamiques linguistiques à l’œuvre dans le théâtre italien depuis l’Unité, cette étude se resserre autour de la pratique de cinq acteurs-auteurs contemporains : Marco Paolini, Ascanio Celestini, Spiro Scimone (Compagnia Scimone Sframeli), Emma Dante (Compagnia Sud Costa Occidentale) et Enzo Moscato. L’analyse du parcours de chacun de ces artistes, ainsi que d’une œuvre en particulier, se propose d’établir une cartographie du théâtre italien contemporain puisant dans les dialectes la matière de sa langue théâtrale. Il s’agit de mettre en évidence les lignes de fuite de créations qui interrogent trois notions clés au cœur de l’analyse : le temps, le territoire et l’identité, notions qu’une réflexion constante sur le concept de limite et de frontière affine et redéfinit progressivement
This doctoral dissertation deals with the use of dialectal languages in the contemporary Italian theater. Indeed, these languages remain an important source of inspiration in the most innovating creations of the last thirty years, in spite of the paramount place the Italian language has come to have in the whole national territory since the Italian Unification. This study deals with the values and with what is at stake in these dialectal languages in today's theater which is, most of the time, created by actors-authors: therefore, the relationship between the artist, who is both creator and performer, and dramatic language, relies on a way of tackling the linguistic element that is fundamentally precognitive and corporal as well.After having cleared up the linguistic dynamics in the Italian theater since the Unification ; the study focuses on the work of five contemporary actors-authors: Marco Paolini, Ascanio Celestini, Spiro Scimone (Compagnia Scimone Sframeli), Emma Dante (Compagnia Sud Costa Occidentale) and Enzo Moscato. Studying the work of these artists, as well as a specific play, intends to draw up a cartography of the contemporary Italian theater that is inspired by dialect languages to create its own dramatic language. The study aims to lay emphasis on the convergence lines of creations which deals with three key notions, at the core of the study: time, territory and identity. These three notions will be progressively redefined and precised by working on the idea of limit and boundary
Questo lavoro di ricerca si interroga sull’uso delle lingue dialettali nel teatro italiano contemporaneo. Infatti, esse restano un’importante fonte d’ispirazione nelle creazioni più innovative degli ultimi trent’anni, nonostante l’affermarsi dell’italiano sull’intero territorio nazionale a partire dall’Unità. Questo studio si interroga sui valori e sul peso di queste lingue dialettali nel teatro odierno che, in larga parte, viene realizzato da attori-autori: perciò, la relazione che si stabilisce tra l’artista, insieme creatore ed interprete, e la lingua teatrale è fondata su un approccio fondamentalmente pre-cognitivo, e perfino corporeo, dell’elemento linguistico.Dopo aver chiarito, in un primo momento, le dinamiche linguistiche in atto nel teatro italiano sin dall’Unità, questo studio si accentra intorno alla pratica di cinque attori-autori contemporanei: Marco Paolini, Ascanio Celestini, Spiro Scimone (Compagnia Scimone Sframeli), Emma Dante (Compagnia Sud Costa Occidentale) e Enzo Moscato. L’analisi del percorso di ognuno di questi artisti, nonché di una loro opera in particolare, mira a stabilire una cartografia del teatro italiano contemporaneo che attinge dai dialetti la materia della propria lingua teatrale. Si tratta di evidenziare le linee di fuga di creazioni che interrogano tre nozioni-chiave al cuore dell’analisi: il tempo, il territorio e l’identità, nozioni affinate e progressivamente ridefinite da una costante riflessione sul concetto di limite e di confine
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Colin, Claire. "L'événement dans la nouvelle contemporaine (domaines américain, français, italien)". Phd thesis, Université de la Sorbonne nouvelle - Paris III, 2013. http://tel.archives-ouvertes.fr/tel-00951979.

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Cette thèse s'attache à étudier la notion d'événement dans la nouvelle contemporaine, à travers un corpus de recueils américains, français et italiens, parus entre 1980 et 2007. Habituellement défini comme une rupture, engageant un bouleversement ontologique pour le sujet qui l'éprouve, l'événement connaît une autre représentation dans les récits brefs ici étudiés, engageant une réflexion épistémologique sur la littérature contemporaine, entre conscience d'un monde marqué par le manque et volonté de continuer malgré tout à raconter, selon d'autres modalités. Cette réflexion est mise en évidence par le récit bref. Nos nouvelles montrent à chaque fois ce qui semble être un appauvrissement. Ainsi, l'événement connaît un évidement : sa portée est atténuée, il n'entraîne pas de changements dans la conscience du personnage. De même, nos textes font voir un désengagement des instances auctoriale et narratoriale, empêchant l'établissement d'une signification univoque et d'une morale explicite. Enfin, ces histoires narrent fréquemment un dysfonctionnement, tant matériel que du récit en lui-même. Mais à chaque fois, ces carences sont en fait le lieu d'un renouvellement. L'évidement est la possibilité de proposer un autre récit où le sensationnel est mis à distance ; le désengagement permet au lecteur d'adopter vis-à-vis du texte une attitude qui ne soit pas celle de la maîtrise absolue ; le dysfonctionnement n'inaugure pas une nouvelle ère du soupçon, mais une volonté de souligner le potentiel narratif. De cette façon, la nouvelle contemporaine comme l'événement narré affichent une tension, entre perte et renouvellement.
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Briguglio, Patrizia. "Un Journal d'opinion dans l'Italie contemporaine : "La Repubblica" : 1976-1986". Paris, Institut d'études politiques, 2000. http://www.theses.fr/2001IEPP0001.

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[Cette étude a pour objet le rôle joué par "La Repubblica" dans la formation de l'opinion publique italienne. Son but est d'essayer de tracer l'image de l'Italie contemporaine offerte par le quotidien à ses lecteurs à travers une lecture de la façon dont certains évènements ont été présentés et interprétés dans les pages de ce journal, "La Repubblica". Ainsi que cela est illustré dans la première partie de ce travail, il constitue pour plusieurs raisons un "phénomène" dans le panorama de la presse quotidienne italienne. En premier lieu, de par la nouveauté de son format et du langage utilisé ; ensuite parce que depuis sa naissance, "La Repubblica" a exercé non seulement un rôle d'informateur mais aussi un rôle de "contre-pouvoir"; enfin de par la rapidité et les dimensions de son succès. Au cours de cette recherche, deux constantes se sont avérées caractéristiques de la ligne éditoriale de "La Repubblica" par rapport aux affaires italiennes: la défense de l'Etat et la pression exercée afin de dépasser la situation de démocratie bloquée dans laquelle ce pays s'est trouvé pendant presque cinquante ans. L'analyse de la concrétisation de ce double engagement dans les pages du quotidien constitue l'objet de la seconde partie de cette thèse.
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Delpirou, Aurélien. "La fin de la ville loin du fer ? Transport et urbanisation dans la Rome contemporaine : les politiques publiques face aux héritages territoriaux". Thesis, Paris 10, 2009. http://www.theses.fr/2009PA100155.

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Cette thèse propose une approche conjointe des réseaux de transport collectif et des espaces urbains à Rome, arpentée sur la longue durée, dans ses dimensions politique et technique. Elle s’inscrit dans une réflexion contemporaine sur les relations entre mobilité et occupation de l’espace, récemment renouvelée par l’application du principe de développement durable à la ville. Alors que les retards du transport et les échecs de la planification se sont longtemps incarnés de façon spectaculaire aux pieds du Capitole, l’analyse du système de transport et de la mobilité quotidienne dans la capitale italienne pose les traits communs et spécifiques du cas romain, présenté comme une « anomalie » dans le panorama des capitales européennes. Nous explorons ensuite dans une perspective historique les interactions entre le développement des transports collectifs et l’urbanisation de Rome capitale (1870) à nos jours. L’évolution de l’accessibilité dans un faisceau urbain représentatif constitue le fil directeur d’une lecture croisée des politiques publiques : la mise au jour des parcours administratifs et techniques qui ont déterminé la mise en place des réseaux et de l’occupation de l’espace permet de montrer la lente maturation des débats, la récurrence des problèmes et l’inertie des configurations dans le champ des transports et de l’aménagement. Enfin, les politiques urbaines « réformistes » mises en œuvre entre 1993 et 2008 pour tenter de répondre aux nouveaux défis du développement urbain durable font l’objet d’une analyse critique à l’aune des héritages identifiés. L’examen des modalités et des acteurs de la modernisation infrastructurelle comme des innovations urbanistiques souligne la persistance des conflits entre acteurs concurrents des politiques urbaines. Une étude à grande échelle des projets urbains majeurs de la dernière décennie témoigne finalement de la distance entre les incantations politiques et la réalité des évolutions territoriales
This thesis offers a joint study of public transport networks and urban spaces in Rome, from a long term perspective, focusing on their political and technical dimensions. It is situated within contemporary debates on the relations between mobility and land-use occupation, which have recently been revitalized by the application of the principle of sustainable development to the city. Whereas the “Eternal City” has long been known for transport deficiencies and urban planning failures, analysis of the transport system and of daily mobility in the Italian capital establishes the common and specific traits of the Roman case, which is usually presented as an “anomaly” among European capitals. We then move on to a historical exploration of the interactions between the development of public transport and urbanization in Rome from 1870 to the present day. The evolution of accessibility in a representative urban area constitutes the main thread in a cross-analysis of public policies. A study of the administrative and technical pathways that determined the implementation of networks and of land-use occupation reveals the slow development of debates, the recurrence of problems and the inertia of configurations in the field of transportation and urban planning. Finally, the “reformist” urban policies introduced between 1993 and 2008, in an attempt to respond to the new challenges of sustainable urban development, are subjected to critical analysis in the light of identified legacies. The examination of the modalities and actors of both infrastructural modernization and planning innovations underlines the persistence of conflicts between competing actors within urban policies. A large-scale study of the major urban projects of the last decade bears witness in the end to the gap between political rituals and the reality of territorial evolutions
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Lapia, Roberto. "La domination espagnole en Sardaigne (1479-1720) et la littérature sarde contemporaine". Thesis, Paris 10, 2020. http://www.theses.fr/2020PA100037.

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Cette recherche analyse comment et pourquoi la production littéraire sarde la plus récente réactualise la présence des Espagnols en Sardaigne (1479-1720). Il s'agit de réfléchir à l’attention que les auteurs sardes prêtent aujourd'hui à la domination espagnole dans l’île mais aussi à la renaissance, sous de nouvelles formes, du genre « roman historique ». Le travail a pour objectif de comprendre les raisons decette récupération de l’histoire de la part de la littérature, et d'étudier à travers quelles modalités se manifeste ce besoin de mémoire. La recherche se base sur un corpus littéraire composé de dix romans et deux nouvelles écrits entre 1986 et 2017. Les textes choisis sont l'oeuvre de neufs auteurs : Francesco Abate, Paola Alcioni, Giulio Angioni, Sergio Atzeni, Anna Castellino, Pietro Maurandi, Carlo A. Melis Costa, Nicolò Migheli et Raffaele Puddu, appartenant au courant dit « nouvelle vague sarde ». Ces textes ont tous pour cadre la période d’influence ibérique en Sardaigne. Grâce à ces oeuvres, qui ont connu une importante diffusion, la période espagnole revient dans l'imaginaire contemporain. Ce retour de la mémoire historique se manifeste, au niveau littéraire, par des caractéristiques propres : la présence constante d'un langage hybride ; l’importance de l'oralité ; un emploi original du matériel historique dans la narration ; un point de vue "autre" sur les événements. Ce corpus a été analysé selon des paradigmes élaborés dans le cadre du roman « néo-historique » (Benvenuti, 2012 et Domenichelli, 2011), des études sur le Sud et la subalternité (Gramsci, 1975 et 2008, Said, 1980 et 2000, Chambers, 2003 et 2006), et selon une approche « micro-historique » (Ginzburg, 1976 et 2006)
This research analyses how and why the most recent Sardinian literary production updates the presence of the Spanish in Sardinia (1479-1720). It mainly focuses on the attention that Sardinian authors pay today to the Spanish domination on the island but also to the revival, in new forms, of the genre "historical novel". The aim of the work is to understand the reasons for this recovery of history from the literature, and to study through what modalities this need for memory manifests itself. The research is based on a literary corpus composed of ten novels and two short stories writings between 1986 and 2017. The texts chosen are the work of nine authors: Francesco Abate, Paola Alcioni, Giulio Angioni, Sergio Atzeni, Anna Castellino, Pietro Maurandi, Carlo A. Melis Costa, Nicolò Migheli et Raffaele Puddu, belonging to the current called "new Sardinian wave". These texts are all based on the period of Iberian influence in Sardinia. Thanks to these works, which have been widely disseminated, the Spanish period returns to the contemporary imagination. This return to historical memory is manifested, at the literary level, by its own characteristics: the constant presence of a hybrid language; the importance of orality; original use of historical material in the narration; an "other" point of view on events. This corpus has been analysed according to paradigms developed within the framework of the “neo-historical” novel (Benvenuti, 2012 and Domenichelli, 2011), studies on the South and subaltern (Gramsci, 1975 and 2008, Said, 1980 and 2000, Chambers, 2003 and 2006), and according to a “micro-historical” approach (Ginzburg, 1976 and 2006)
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Leblanc, Michel. "L'Image de la Sicile dans l'oeuvre des narrateurs siciliens contemporains depuis 1943". Lille 3 : ANRT, 1986. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb375948901.

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Livros sobre o assunto "Danse contemporaine – Italie"

1

Senatore, Ambra. La danza d'autore: Vent'anni di danza contemporanea in Italia. Novara: UTET università, 2007.

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Pirozzi, Chiara. L'arte in gioco: Per sviluppo, coesione sociale e benessere nella periferia urbana : premio di arte contemporanea = for the development, social cohesion and well-being of urban suburbs : prize for contemporary art. Naples]: Iemme edizioni, 2019.

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Capítulos de livros sobre o assunto "Danse contemporaine – Italie"

1

Ricciardi, Ferruccio. "7. Aux origines d’une sociologie critique du travail : opéraïsme et enquête militante en Italie (années 1950-1960)". In Les enquêtes ouvrières dans l'Europe contemporaine, 125–37. La Découverte, 2019. http://dx.doi.org/10.3917/dec.geerk.2019.01.0125.

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2

Ferraris, Denis. "La caractérisation du détective récurrent dans le roman noir italien contemporain". In L'Italie en jaune et noir, 133–48. Presses Sorbonne Nouvelle, 2010. http://dx.doi.org/10.4000/books.psn.7208.

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3

Elefante, Chiara. "Pagne e boubou in alcune traduzioni italiane di romanzi contemporanei dell’Africa sub-sahariana tra testo e peritesto". In « La grâce de montrer son âme dans le vêtement » Scrivere di tessuti, abiti, accessori. Studi in onore di Liana Nissim, 207–19. Ledizioni, 2015. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.6937.

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