Artigos de revistas sobre o tema "Chiesa parrocchiale di S"

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Tonello, Livio. "Il ministero apostolico in una chiesa sinodale". Seminarios sobre los ministerios en la Iglesia 67, n.º 231 (28 de dezembro de 2022): 297–300. http://dx.doi.org/10.52039/seminarios.v67i231.1527.

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Di fronte alla contrazione numerica del clero non è sufficiente riorganizzare i servizi religiosi. La modifica del reticolo parrocchiale richiede al ministero ordinato una identità e un servizio relazionale, comunionale e sinodale nell’esercizio della leadership e della partnership.
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Kaniecki, Rafal. "L’influsso del luogo e del rito della santa messa sull’adempimento del precetto festivo". Prawo Kanoniczne 63, n.º 4 (6 de novembro de 2020): 3–13. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2020.63.4.01.

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Il Concilio di Adge (506) decise che si poteva adempiere il precetto festivo soltanto nella propria chiesa parrocchiale. Questa norma si è diffusa nella Chiesa latina e sopravviveva fino al Concilio di Trento (1545-1563), quantunque già in precedenza essa fosse stata indebolita dal diritto consuetudinario che permetteva di soddisfare l’obbligo, in determinate situazioni, anche in altre chiese parrocchiali, e anche, grazie ai privilegi papali, nelle chiese degli ordini mendicanti. Dal Concilio di Trento in poi i fedeli possono essere soltanto invogliati all’adempimento del precetto nella propria chiesa parrocchiale. Inoltre i loro concesso farlo negli oratori semi-privati, semi-pubblici, in alcuni oratori privati, e fuori dei luoghi sacri, partecipando alla Messa celebrata sugli altari portatili. Nella normativa vigente attuale basta partecipare alla Messa celebrata in qualunque luogo, però la celebrazione eucaristica fuori del luogo sacro richiede, per la liceità, il previo consenso dell’Ordinario. Il precetto festivo viene adempiuto attraverso la partecipazione alla Messa celebrata nel rito cattolico. Dal XIX secolo i cattolici latini e orientali possono adempierlo partecipando alla Messa nel rito diverso dal loro proprio. Mentre il “Direttorio ecumenico” (1967) aveva ammesso anche la possibilità di adempierlo occasionalmente attraverso la partecipazione alla Messa celebrata dai non cattolici, il “Direttorio ecumenico” (1993) attuale ha abrogato espressamente questo privilegio. La partecipazione alla Messa cattolica celebrata da un sacerdote scomunicato, interdetto, sospeso, se la sua pena è pubblica, adempie il precetto festivo, però un fedele può essere punito con giusta pena per la partecipazione in essa.
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Jurić, Ivica. "Evangelizacija odraslih kao važna zadaća pastorala u Hrvatskoj". Služba Božja 62, n.º 4 (2022): 416–42. http://dx.doi.org/10.34075/sb.62.4.3.

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Nell’articolo l’autore riflette criticamente sulla missione evangelizzatrice della Chiesa in Croazia cercando i punti nevralgici. Dopo un’analisi teologico-pastorale della situazione attuale l’Autore si sofferma in modo particolare sulla necessità dell’evangelizzazione degli adulti. La mancanza di lavoro con gli adulti in parrocchia indica un grande problema nell’attività pastorale. Perciò in lavoro, in secondo capitolo, presenta ciò che il Magistero della Chiesa e la Conferenza Episcopale Croata propongono sull’evangelizzazione degli adulti. Infine, nella parte conclusiva dell’articolo, sulla base degli elementi desunti dall’analisi teologico-pastorale e degli orientamenti della Chiesa universale e locale, l’autore pone la priorità dell’evangelizzazione degli adulti all’interno del modello sinodale della pastorale parrocchiale.
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Della Ferrera, Leonardo. "Le memorie di Nicola Paravicini De Lunghi fra "liber chronicus" parrocchiale e autobiografia". STORIA IN LOMBARDIA, n.º 2 (dezembro de 2010): 5–46. http://dx.doi.org/10.3280/sil2010-002001.

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In un manoscritto ottocentesco dovuto al sacerdote di un villaggio valtellinese, Nicola Paravicini De Lunghi (1820-1900), si susseguono considerazioni sulla vicenda personale dell'autore, sulla sua attivitŕ come parroco di paese, sulle condizioni sociali della zona e sulle questioni politiche scottanti all'epoca nel rapporto Chiesa - Stato (Roma capitale, soppressione degli ordini religiosi). Il testo indagato fornisce un esempio della ricchezza delle fonti di scrittura primaria, in particolare attraverso l'analisi del ruolo e della preparazione culturale del clero curato dell'Ottocento. Note biografiche: Leonardo Della Ferrera (1965) si č laureato in Architettura al Politecnico di Milano nel 1989 e in Storia presso l'Universitŕ degli Studi di Milano nel 2009; attualmente insegna disegno in un istituto tecnico. E-mail: leonardo.dellaferrera@fastwebnet.it
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Clarke, Peter D. "The interdict on San Gimignano, c. 1289–93: a clerical ‘strike’ and its consequences". Papers of the British School at Rome 67 (novembro de 1999): 281–301. http://dx.doi.org/10.1017/s006824620000458x.

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L'INTERDETTO DI SAN GIMIGNANO, CIRCA 1289–93: UNO ‘SCIOPERO’ DEL CLERO E LE SUE CONSEGUENZEL'interdetto era una specie di sciopero ecclesiastico, che aveva lo scopo di esprimere un risentimento o una richiesta nei confronti del potere secolare. Verso la fine del 1289 il vescovo di Volterra dichiarò un'interdetto contro il comune di San Gimignano, probabilmente perchè questo aveva tassato il clero locale. I membri del clero lasciarono la città, portando con sé gli arredi dell'altare della chiesa parrocchiale, e si rifiutarono di servire la messa e perfino di battezzare i bambini per quasi tre anni. Nel frattempo il comune di San Gimignano dovette cooptare a sue spese altri preti, nonche combattere una lunga battaglia legale contro il clero, con il coinvolgimento dello stesso papa. La disputa fu infine arbitrata in favore del comune e il clero dovette così, suo malgrado, giungere a una pacificazione. Successivamente il comune promise di rispettare le libertà ecclesiastiche, ma è dubbio che una pace duratura tra il clero ed il comune fu effettivamente ottenuta. Questo esempio mostra come un'interdetto possa aver effettivamente funzionato e quali fossero state le reazioni del ceto laico e quello ecclesiastico. In conclusione sembra che la chiesa non avesse potere sufficiente per opporsi in maniera effettiva al potere secolare e che spesso potesse raggiungere un modus vivendi piu con il compromesso che con lo scontro diretto.
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Żelazny, Jan W. "Św. Jan Chryzostom w nauczaniu Jana Pawła II". Vox Patrum 50 (15 de junho de 2007): 229–39. http://dx.doi.org/10.31743/vp.6681.

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La letteratura patristica fu presente nell'interesse di Papa Wojtyła non soltanto come appoggio nell'insegnamento, ma sopratutto come modo alternativo per la dogmatica - scuola non speculativa ma storica. Questa dimensione e molto importante per Lui. Si deve dire, in verita, che Giovanni Paolo II nei suoi documenti raramente usava gli scritti di S. Giovanni Crisostomo. Ma queste citazioni sono molto significative. Grandę Antiocheno e da Lui preferito quale testimone di carita cristiana, solidarieta ed e anche uno dei primi Padri della Chiesa che ha valorizzato molto il matrimonio nei confronti della vita consacrata. II famoso vescovo di Costantinopoli era per Lui un catecheta speciale che con la vita ha testimoniato l’impegno sociale della Chiesa. Ma la figura di S. Giovanni Crisostomo e sempre nel quadro eon gli altri grandi padri della Chiesa, testimoni di tradizione greca e siriaca del IV secolo nella Chiesa. Insieme con loro era presente nei momenti in cui il Papa voleva far vedere la continuita dell'insegnamento della Chiesa su questi argomenti. II modo di appoggiarsi sugli scritti di Grande Antiocheno e simile alla presenza degli altri padri nell'insegnamento di Giovanni Paolo II.
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Mollo, Fabrizio. "Sulle tracce di Blanda paleocristiana : scavo di un complesso ecclesiastico in loc. S. Brancato di Tortora (CS)". Mélanges de l École française de Rome Moyen Âge 114, n.º 1 (2002): 197–218. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.2002.9193.

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Il contributo presenta le ricerche effettuate nel biennio 1999-2000 nel territorio di Tortora (CS) e la scoperta di una chiesa paleocristiana sul pianoro di loc. S. Brancato. Si tratta di un edificio ad un’unica navata con tre absidi cruciformi (con quella centrale orientata ad E), poste intorno ad un’aula quadrata di 4,50 m di lato, ed un protiro. Tale combinazione di absidi, secondo lo schema architettonico del triconco, è molto antica e trova confronti in Africa e sull’Adriatico, anche se il particolare sviluppo dell’avancorpo del quarto lato rende la chiesa confrontabile con esempi di VIIVIII sec. d. C. dall’Italia settentrionale. La tipologia della struttura, i pochi corredi sepolcrali ubicati nel protiro ed all’esterno della chiesa, le monete bronzee ed i frammenti marmorei rinvenuti nello scavo suggeriscono una datazione della struttura tra VI e VII sec. d. C., in vita almeno sino al XIII-XIV sec. d. C. L’edificio si lega al territorio di Blanda, città lucana prima e romana poi, localizzata ormai con certezza sul colle del Palestro di Tortora ed in vita almeno sino al VI sec. d. C. : a partire da questo momento il centro diventa sede vescovile, ma l’area urbana viene abbandonata a favore di aree più sicure ed interne.
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Osborne, John. "A Note on the Medieval Name of the So-Called ‘Temple of Fortuna Virilis’ at Rome". Papers of the British School at Rome 56 (novembro de 1988): 210–12. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009612.

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NOTA SULLA DENOMINAZIONE MEDIEVALE DEL COSIDDETTO “TEMPIO DELLA FORTUNA VIRILIS” A ROMAIl piccolo tempio repubblicano, che si trova presso la sponda del Tevere, generalmente noto come “Tempio della Fortuna Virile”, fu convertito, nei primi secoli del Medioevo, in una chiesa cristiana. L'identificazione della sua dedicazione è stata oggetto di controversie. L'autore ritiene che, se lo Stefano che era menzionato quale fondatore della chiesa in una perduta iscrizione può essere riconosciuto nello Stefano che detenne la carica di “secundicerius” nei primi anni del pontificate di Giovanni VIII, ciò raforzerebbe l'ipotesi avanzata da coloro che identificavano questo edificio con la chiesa di “S. Maria Sccundicerii”.
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Vitale, Eleonora. "La chiesa di S. Sofia di Costantinopoli nella descrizione di Procopio di Cesarea". Letras Clássicas 19, n.º 1 (10 de fevereiro de 2015): 3. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2358-3150.v19i1p3-42.

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Maletić, Božana, e Matteo Pola. "Un’iscrizione inedita ed alcune note di topografia antica di Preko sull'isola di Ugljan". Archaeologia Adriatica 16 (27 de dezembro de 2022): 61–79. http://dx.doi.org/10.15291/archeo.3990.

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L’isola di Ugljan ha restituito le tracce di un importante passato, collegabile direttamente allo sviluppo del vicino centro urbano di Zara. Di primaria importanza risultano i resti della centuriazione, riconosciuti su tutta l’isola, e di diverse realtà insediative di tipo residenziale/produttivo di età romana (villae rusticae), tra cui spicca l’esempio ben noto di Muline. Un notevole complesso a carattere residenziale è stato individuato anche nell’abitato di Preko, con fasi di frequentazione dal II secolo fino ad inizi VI secolo. Durante un recente sopralluogo al cimitero della chiesa della Madonna del Rosario in Preko è stata individuata un’epigrafe funeraria inedita di età romana. Nel presente contributo si fornisce una prima edizione dell’iscrizione ed una sua contestualizzazione all’interno del panorama storico e archeologico dell’isola. La nuova epigrafe, per caratteri formali e formulario, può essere inquadrata cronologicamente tra la fine I secolo e la prima metà del II secolo. Nello stesso cimitero si conserva un grande sarcofago con coperchio a spioventi, databile all’età tardoantica, che insieme ad un capitellino ad imposta con croce incisa reimpiegato nella facciata della chiesa odierna, suggerisce una probabile presenza di un precedente edificio di culto paleocristiano nell’area. A questa prima chiesa può essere riferito l’agiotoponimo di S. Andrea, che designava la zona fino alla prima età moderna. In facciata, la chiesa della Madonna del Rosario, le cui forme attuali risalgono al Settecento, presenta anche un importante rilievo di età romana, riutilizzato come architrave. L’insieme di questi elementi permette di intravedere un trend di spiccata continuità di occupazione dell’area di Preko dall’età romana fino ai giorni nostri, con un’importante fase di età tardoantica.
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Żurek, Antoni. "Wierność tradycji. Jan Paweł II a 1200. rocznica soboru nicejskiego II". Vox Patrum 50 (15 de junho de 2007): 145–58. http://dx.doi.org/10.31743/vp.6679.

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Nell'anno 1987 accadeva 1200 anniversario del concilio ecumenico di Nicea (787). Nella sua Lettera Apostolica Duodecimum saeculum Giovanni Paolo II ha ricordato il problema trattato dal concilio ma anche ha messo in rilievo alcuni punti essenziali risultati dall'insegnamento di Nicea. Cosi il concilio viene non solo ricordato ma anche interpretato dalia prospettiva del successore di S. Pietro. Dal punto di vista papale ci vuole rivolgere attenzione all’insegnamento sulla tradizione della Chiesa. E una tradizione comune della Chiesa: occidentale et orientalne. Dal punto di vista del dialogo ecumenico ąuesto crea un punto di riferimento. In riferimento alla dottrina del concilio sul culto delle immagini sacre Giovanni Paolo II ha presentato i punti cardinali dell'insegnamento della Chiesa rispetto all'arte cristiana e il suo ruolo nell'annuncio del vangelo.
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Bruschetti (pamphlet author), Celestino, e Konrad Eisenbichler (review author). "Affreschi di San Niccolò. Chiesa del 1400; La Chiesa di San Niccolò in Cortona; La Compagnia di S. Niccolò in Cortona". Confraternitas 13, n.º 1 (1 de janeiro de 2002): 19. http://dx.doi.org/10.33137/confrat.v13i1.12485.

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Dolhai, Lajos. "Fede e sacramenti. L'insegnamento della Tradizione". Teologia w Polsce 13, n.º 2 (27 de fevereiro de 2020): 79–94. http://dx.doi.org/10.31743/twp.2019.13.2.05.

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Ci sono tanti fenomeni negativi nella vita sacramentale che ci mostrano una relazione disturbata tra la fede vissuta e i sacramenti. Da una parte vediamo una crescente diminuzione della frequenza ai sacramenti nel mondo occidentale. D’altra parte la pratica sacramentale nel mondo occidentale spesso non è una consapevole espressione di fede. Vediamo tanti difetti dal punto di vista di fides qua ed anche da quello di fides quae. Il chiarimento della relazione fede/sacramenti è diventato una questione improrogabile. Noi dobbiamo trattare il tema nel contesto attuale della Chiesa, ma alla luce della tradizione della Chiesa. Prima di tutto è molto utile di analizzare le opere dei padri (cfr. I, II, III. capitoli). I Padri sono testimoni della fede dei primi secoli vitalmente inseriti nella tradizione che deriva dagli Apostoli. Essi infatti hanno congiunto sacra scrittura, teologia, liturgia, vita spirituale e pastorale in una unità vitale per cui le loro opere ci aiutano anche per la Chiesa del terzo millenio. La pristina Sanctorum Patrum norma (cfr. SC 50) è da ritenersi la norma e la regola ispiratrice anche per la Chiesa di oggi. Anche la sintesi scolatistica (Tommaso d’Aquino) ci aiuta per dare una risposta alla nostra domanda principale. Nella spiegazione di S. Tommaso vediamo come punto di partenza una tesi chiara: “La Chiesa è fondata sulla fede e sui sacramenti”, e qualifica espressamente i sacramenti come sacramenta fidei. Dobbiamo conoscere anche la Riforma e l’insegnamento del concilio di Trento. Vedremo che l’analisi storica del rapporto tra fede e sacramenti ci aiuta la risposta a proposito del problema della Chiesa nei nostri giorni. Come conclusione finale vale la pena di analizzare il Sacrosanctum concilium n. 59.
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Bonfiglio-Dosio, Giorgetta. "L’archivio della Veneranda Arca di Sant’Antonio". Documenta & Instrumenta - Documenta et Instrumenta 18 (14 de abril de 2020): 41–73. http://dx.doi.org/10.5209/docu.68782.

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L’articolo illustra l’archivio dell’Arca, recentemente riordinato e inventariato.La devozione a s. Antonio da Padova cominciò molto presto, subito dopo la sua morte, avvenuta il 13 giugno 1231. L’anno seguente papa Gregorio IX canonizzò il frate francescano di origine portoghese e così si intensificarono i pellegrinaggi e le offerte dei fedeli. Iniziò la costruzione di una nuova chiesa dedicata al santo, grazie ai finanziamenti del comune cittadino, che si occupò fino al 1310 anche della gestione del denaro offerto per erigere la basilica. In seguito l’amministrazione delle cospicue proprietà immobiliari e del denaro offerti dai devoti fu affidata all’istituzione denominata “Veneranda Arca di s. Antonio” che è attiva e operante tuttora. L’archivio dell’Arca si è conservato quasi inte-gralmente a partire dal XV secolo e documenta non solo le vicende dell’istituzione e della chiesa, ma anche la storia di Padova e del suo territorio, in particolare del paese di Anguillara Veneta, donato nel 1405 dai Carraresi, signori di Padova e rimasta di proprietà dell’Arca fino al 1973.
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Góralski, Wojciech. "Instytucja małżeństwa w starożytnym prawodawstwie kościelnym (III-VI w.)". Vox Patrum 8 (16 de agosto de 1985): 275–94. http://dx.doi.org/10.31743/vp.10434.

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L'analisi delle fonti ecclesiastiche del carattere disciplinare fino al VI s. Ci permette di osservare un processo di penetrare progressivamente alla sfera d'attivita legislativa della Chiesa la problematica matrimoniale.
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Giuseppe Landi, Angelo. "San Francesco in Borgo d'Arquata e il suo convento. Strategie per la tutela dopo i danni del sisma". TERRITORIO, n.º 96 (setembro de 2021): 32–47. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-096003.

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Il sisma del 2016 tra Umbria e Marche ha causato estesi danni nel territorio di Arquata del Tronto, anche sul variegato patrimonio di edifici religiosi. Il complesso di S. Francesco, nella frazione di Borgo, ha subito crolli significativi, in particolare il collasso della copertura: la chiesa, la più ampia nel territorio comunale, in posizione baricentrica rispetto alle numerose frazioni, e di proprietà comunale, sarà tra i primi edifici a essere restaurati e restituiti alla comunità locale. Il corpus di rilievi, di studi e le prime indagini diagnostiche hanno permesso di rivelare tracce di una storia costruttiva particolarmente significativa e al contempo di indirizzare le scelte strategiche per il restauro della chiesa e del complesso conventuale.
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Toso, Mario. "DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA: GUERRA DI INVASIONE DELLA RUSSIA IN UCRAINA". Społeczeństwo 160, n.º 4 (17 de janeiro de 2023): 79–102. http://dx.doi.org/10.58324/s.299.

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prolusione con cui l’Autore ripercorre l’insegnamento magisteriale ed evangelico sui temi della violenza, della dottrina della cosiddetta “guerra giusta”, sulla legittima difesa in caso di attacco militare, di diritto all’uso delle armi. Nella conclusione, l’Autore propone alcune riforme dei sistemi di governo nazionali e internazionali al fine di poter creare una società più giusta e di ristrutturare istituzioni antiche, fondandoli sui principi della pace e del bene comune
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Suchecki, Zbigniew. "Wolnomularstwo w dokumentach Stolicy Apostolskiej i Kodeksie Prawa Kanonicznego, ze szczególnym uwzględnieniem dekretów Kongregacji Doktryny Wiary (1949-1983)". Prawo Kanoniczne 41, n.º 3-4 (20 de dezembro de 1998): 133–86. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1998.41.3-4.06.

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La libera muratoria (comunemente chiamata massoneria) viene trattata e presentata in molte pubblicazioni sotto diversi aspetti e svariati punti di vista. Dal punto di vista del diritto canonico non esistono pubblicazioni riguardanti la libera muratoria, manca­no anche approfonditi studi critici in materia condotti in un'ottica comparata con la filosofia, la teologia e il diritto dai studiosi cattolici. Nella nostra ricerca, passando attraverso un confronto delle disposizioni della Chie­sa previste per la libera muratoria, facciamo un riferimento diretto alla legislazione della Chiesa contenuta nel Codice di Diritto Canonico del 1917 e a numerosi docu­menti emanati dai Papi e dalle Congregazioni, per arrivare alle disposizioni del Codice di Diritto Canonico del 1983. Negli ultimi secoli la massoneria, fosse essa regolare, legittima, irregolare o «devia­ta», senza distinzioni, è stata condannata da diversi Papi ìn circa seicento documenti. La questione comunque è quanto mai attuale perché molti cattolici appartengono alla libera muratoria. La divisione fondamentale, a mio avviso, comprende la fase pre­istituzionale e la fase istituzionale. Nella fase preistituzionale emergeva la massoneria operativa propensa alla costruzione delle cattedrali, delle basiliche e delle chiese; nella fase istituzionale si sviluppa la massoneria moderna detta speculativa. I liberi muratori londinesi, il 24 giugno 1717, nella festa di S. Giovanni Battista costituivano la Gran Loggia d'Inghilterra, la Gran Loggia Madre del Mondo. Fin dall'inizio, in un testo diretto a tutti i fedeli, emerge la preoccupazione per la difficile definibilità, a livello concettuale e terminologico, della libera muratoria con i suoi effetti negativi a livello della Chiesa e della societa civile. Leone XIII, nell'enciclica programmatica Quod sectam massonum: Humanum Ge­nus, del 20 aprile 1884, in modo significativo sottolinea gli effetti negativi delle socie­ta clandestine. L'enciclica costituisce un documento fondamentale di quel periodo. Nel CIC del 1917 il legislatore menziona esplicitamente la setta massonica e le altre associazioni dello stesso genere le quali incorrono ipso facto nella scomunica riservata simpliciter alla S. Sede: «Chi si ascrive alla setta massonica o ad altre associazioni dello stesso genere, che macchinano contro la Chiesa o le legittime autorita civili, incorrono ipso facto nella scomunica riservata simpliciter alla S. Sede» (c. 2335). Un graduale approfondimento della natura e dei fini della massoneria svolto da par­te della Chiesa, prima dell'emanazione della Dichiarazione sulla massoneria del 26 novembre 1983, Quaesitum Est, permise alla Congregazione di accertare le posizioni dottrinali, filosofiche e morali dell'istituzione. Mariano Cordovani in un articolo pubblicato in prima pagina dall'Osservatore Romano sostiene che «fra le cose che risorgono e riprendono vigore, e non solo in Italia, c'è la massoneria con la sua ostilita sempre rinnovata contro la Religione Catto­lica». Egli rileva un fatto che appare nuovo: «la voce che si sparge, nei diversi ceti sociali, che la massoneria di un certo rito non sia piu in contrasto con la Chiesa, che anzi sia avvenuto un accordo tra la massoneria e la Chiesa, in forza del quale anche i cattolici possono tranquillamente iscriversi alla setta senza pericolo di scomuniche e dì riprovazione». Dopo 57 anni dall'entrata in vigore del «Codex» del 1917 «molti vescovi hanno posto il quesito a questa S. Congregazione (per la Dottrina della Fede) circa il valore el'interpretazione del can. 2335 del C.I.C. che sotto pena di scomunica vieta ai cattolici d'iscriversi alle associazioni massoniche o ad altre dello stesso tipo. Il dialogo cattolico-massonico inizia con degli incontri informali tra esponenti della Chiesa Cattolica e della massoneria. Tali incontri ebbero iniziato in Austria, Italia e Germania. Per approfondire alcuni aspetti di questo tema, si possono consultare, an­che se in modo molto critico, diverse pubblicazioni. Negli anni 1974-1980 la Conferenza Episcopale Tedesca costituisce una Commis­sione ufficialmente incaricata di esaminare la compatibilità dell'appartenenza contem­poranea alla Chiesa cattolica e alla libera muratoria. La Commissione sostenne che «Indipendentemente da tutte le concezioni soggettive, l'essenza oggettiva si manifesta nei Rituali ufficiali della libera muratoria. Percio questi documenti vennero sottoposti ad un attento e lungo esame (negli anni 1974-1980); si tratta dei Rituali dei primi tre gradi, dei quali i massoni permisero di studiare i testi, anche se i colloqui non si riferi­rono solo ai Rituali». Il fatto che la libera muratoria metta in discussione la Chiesa in modo fondamentale non è mutato. La libera muratoria non e mutata nella sua essenza. L'appartenenza ad essa mette in questione i fondamenti dell'esistenza cristiana. L'esame approfondito dei Rituali della libera muratoria e del modo di essere massonico, come pure la odierna immutata autocomprensione di sé, mettono in chiaro che l'appartenenza contempora­nea alla Chiesa cattolica e alla Libera Muratoria è esclusa. Da diverse parti del mondo arrivavano domande alla S.C. per la Dottrina della Fede sul giudizio della Chiesa nei confronti della massoneria. La normativa penale del Co­dice non prevede nessuna sanzione per i fedeli che si iscrivono alla massoneria, perché la medesima non viene espressamente nominata dal legislatore; quindi prima dell'ema­nazione della Dichiarazione l'iscrizione non costituiva un delitto punibile con sanzioni a meno che la massoneria non entrasse nella categoria delle associazioni «che com­plottano contro la Chiesa» (can. 1374) e questo si doveva provare. La Dichiarazione invece afferma che gli «appartenenti alle associazioni massoniche sono in peccato gra­ve» e proibisce ai fedeli appartenenti alle associazioni massoniche l'esercizio del dirit­to soggettivo fondamentale dei fedeli di accedere alla S. Comunione. «Solo Gesù Cri­sto e, infatti, il Maestro della Verità e solo in Lui i cristiani possono trovare la luce e la forza per vivere secondo il disegno di Dio, lavorando al vero bene dei loro fratelli».
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Claut, Sergio. "La Pala di Lorenzo Luzzo per la Chiesa di S. Stefano a Feltre". Jahrbuch der Berliner Museen 38 (1996): 33. http://dx.doi.org/10.2307/4122669.

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Brenk, Beat. "Roma e Montecassino : gli affreschi della chiesa inferiore di S. Crisogono". RACAR : Revue d'art canadienne 12, n.º 2 (1985): 227. http://dx.doi.org/10.7202/1073674ar.

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Mustač, Sunčica, e Martina Barada. "La chiesa di S. Cecilia presso Rovigno -considerazioni prima del restauro". Hortus Artium Medievalium 10 (janeiro de 2004): 237–45. http://dx.doi.org/10.1484/j.ham.2.305313.

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Filipovic, Aleksandra. "L’ipotesi sulla progettazione dello spazio della chiesa Djurdjevi Stupovi". Starinar, n.º 59 (2009): 221–36. http://dx.doi.org/10.2298/sta0959221f.

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(italijanski) Quest?articolo tratta l?analisi del progetto della chiesa monastica dedicata a S. Giorgio (1170/71), situata nei pressi di Novi Pazar, fondazione del gran giuppano Stefan Nemanja. Il metodo dell? autore richiedeva un cambio dei canoni di lettura di quelli applicati a S. Nicola a Toplica, la fondazione precedente della stessa committenza, per poter comprendere l?organizzazione della pianta di S. Giorgio, progettazione del suo spazio interno, modellazione del suo volume e realizzazione da parte dallo stesso costruttore. Secondo l?autore l?interno della chiesa sia stato congeniato attraverso le due assialit? - longitudinale e trasversale configurando una nuova concezione dello spazio, cui contribuisce, anche notevole altezza. La pianta della chiesa presenta una superficie quadrata in cui centro ? posizionata l?aula centrale, coperta da cupola. L?aula centrale ? il luogo che ammetteva due diverse assialit? (per questo volutamente rettangolare in pianta), e aveva perseguito senso della verticalit? che ha dato movimento all?intera volumetria centrale offrendo luogo alla terza asse, quella verticale. Le simili misure di queste tre assi (13.8 m, 14.24 m, 14.3 m) hanno fatto pensare all?autore che la genesi progettuale sottostante sia una forma cubica, la cui base sono tre assi avvalorati dalle prospettive conseguenti: una parte dall?ingresso ad ovest toccando il culmine dell?abside centrale; questo asse ? tagliato ortogonalmente dal secondo che unisce i due portali laterali; il terzo asse parte dal centro geometrico d?incontro delle prospettive a terra salendo al sommo della cupola. L?analisi ha mostrato anche l?ingresso principale era il luogo delle generatrici visive: una ortogonale (l?ase longitudinale) e due oblique (che si creano lungo i fuochi dell?elisse centrale che immettevano nelle abside laterali).
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Swoboda, Antoni. "Postawa dziecka wobec matki w ocenie św. Augustyna". Vox Patrum 49 (15 de junho de 2006): 593–612. http://dx.doi.org/10.31743/vp.8239.

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Articolo di S. Agostino e composto di quattro parti. Nella prima parte e stato mostrato un parere di Agostino sulla posizione della madre nella vita del uomo. Dal intervento del Vescovo d’Ippona risulta che l’amore del bambino verso la madre non puó ostacolare amore verso di Dio e la Chiesa. Amore (secundum Deum), all’infuori di circostanze, dovrebbe condurre tutti membri della famiglia a Dio.
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Manacorda, Daniele. "Siena e Roma nell’alto Medioevo : qualche lume sui secoli bui". Mélanges de l École française de Rome Moyen Âge 119, n.º 1 (2007): 5–23. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.2007.9431.

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Il riesame dei documenti relativi al Monastero di S. Sebastiano in Pallara sul Palatino mette in luce l’esistenza di rapporti significativi tra Roma e Siena nel corso del X secolo. L’iniziativa di Pietro medico de Seni, fondatore del monastero, si colloca nell’ambito dell’evergetismo che è all’origine di altri insediamenti coevi e induce ad approfondire le conoscenze circa le prime fasi di vita della Cattedrale di Siena sul colle di S. Maria e dell’annesso ospedale, che prenderà poi il nome di S. Maria della Scala. Un’analisi della bolla di Celestino III, che nel 1192 riconferma i beni della chiesa di S. Maria domine Rose in castello aureo, permette di avanzare ipotesi circa la natura di questo insediamento, attestato nella seconda metà del IX secolo, e l’eventuale presenza di personaggi rappresentanti del potere imperiale e legati alla famiglia di Winighis, conte franco di Siena nell’età di Ludovico II e dei suoi immediati sucessori.
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Maier, Johann. "Corso di Ebraico Biblico a cura di Bruno Chiesa. 1. Hans-Peter Stähli, Grammatica Ebraica, edizione italiana a cura di B. Chiesa; 2. Bruno Chiesa, Esercizi, Crestomazia e Glossario, Brescia, Paideia Editrice, Bd. 1: XVI und 109 S.; Bd. 2: 191 S." Biblische Zeitschrift 34, n.º 2 (24 de novembro de 1990): 316–17. http://dx.doi.org/10.30965/25890468-03402043.

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Osborne, John. "The Atrium of S. Maria Antiqua, Rome: A History in Art". Papers of the British School at Rome 55 (novembro de 1987): 186–223. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009004.

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Resumo:
L'ATRIO DI S. MARIA ANTIQUA, ROMA: UNA STORIA NELL'ARTEI tentativi di stabilire la cronologia relativa all'uso medievale del sito di S. Maria Antiqua nel Foro Romano sono stati resi difficili dalla scarsezza della documentazione scritta. Il presente studio si propone di superare questa difficoltà usando come documenti che forniscano testimonianza sulla storia del sito i dipinti murali dell'atrio, finora poco studiati. Nonostante si creda generalmente che la chiesa sia stata abbandonata alia metà del IX secolo, una gran parte della decorazione dell'atrio può essere attribuita al X o XI secolo. Questi dipinti più tardi dimostrano che la struttura era usata da una comunità di monaci, e ne permettono l'identificazione con la ‘ecclesia sancti Antonii’ menzionata nel XII secolo nelle Mirabilia Urbis Romae. Tutti i dipinti murali dell'atrio sono descritti in dettaglio.
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Russo, Eugenio. "Riportato alla luce un pluteo frammentario della chiesa di S. Giovanni a Efeso". Mitteilungen zur Christlichen Archäologie 1 (2007): 63–70. http://dx.doi.org/10.1553/micha13s63.

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Drążek, Dariusz. "Ofiara Eucharystii jako zobowiązanie do jedności i świętości w pismach św. Cypriana". Verbum Vitae 8 (14 de dezembro de 2005): 151–62. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1393.

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L'articolo, basato sugli scritti di san Cipriano di Cartagine, presenta una lettura del pensiero di questo vescovo e martire sull'Eucaristia. I testi, dove s. Cipriano affronta temi eucaristici, sono abbastanza numerosi. Dall'analisi dei testi risulta che secondo il suo pensiero l'Eucaristia rende presente il sacrificio di Gesu sulla croce. La partecipazione al Corpo e al Sangue di Cristo richiede percio la santita di vita e la piena communione con la Chiesa. Inoltre l'Eucaristia e un indispensabile aiuto per i cristiani minacciati dalie persecuzioni, l'unico aiuto capace di render li coraggiosi e disposti anche alla morte per il Nome di Gesu.
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Doglioni, Francesco. "Ruolo e salvaguardia delle evidenze stratigrafiche nel progetto e nel cantiere di restauro". Arqueología de la Arquitectura, n.º 1 (30 de dezembro de 2002): 113. http://dx.doi.org/10.3989/arq.arqt.2002.10.

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La relazione affronta diversi aspetti del rapporto tra stratigrafia e restauro architettonico.Dopo aver descritto la posizione nei confronti dell’utilizzo della stratigrafia delle principali correnti di pensiero sul restauro in Italia, vengono trattate la questione dell’autenticità e degli interventi a contrasto degli effetti di degrado che coinvolgono le tracce della stratificazione. Ai fini della riconoscibilità degli interventi di restauro, si propone di concepirli e realizzarli come strati intenzionalmente realizzati per consentire a posteriori la lettura della sequenza, e si indicano accorgimenti e modi operativi.Vengono presentati tre casi di restauro (il Chiostro delle Cucine nel Convento di S. Paolo a Parma, la chiesa di S.Marcello a Feltre, il Convento di S. Cosma e Damiano a Venezia) che, con modalità articolate, cercano di coniugare la conservazione e la leggibilità delle tracce con gli obiettivi più generali del restauro.
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Bramorski, Jacek. "„DAMMI DA BERE”. La spiritualità brigidina di fronte alle sfide attuali della vita consacrata". Teologia i Moralność 18, n.º 2 (34) (29 de dezembro de 2023): 265–79. http://dx.doi.org/10.14746/tim.2023.34.2.17.

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Lo scopo di questo articolo è quello di presentare la spiritualità brigidina di fronte alle sfi de attuali della vita consacrata. Pertanto, un’analisi dei testi della fondatrice dell’Ordine del Santissimo Salvatore, patrona d’Europa, S. Brigida di Svezia, e la rinnovatrice dell’Ordine nel XX secolo, S. Elisabetta Hesselblad. Come punto di partenza per l’analisi è stato scelto un brano del Vangelo di san Giovanni, che racconta l’incontro tra Gesù e la Samaritana. In questo episodio evangelico troviamo uno stimolo a riscoprire il senso della vita consacrata. Un’attenta analisi dei testi di S. Brigida di Svezia e di S. Elisabetta Hesselblad mostra la loro pertinenza nel contesto dell’insegnamento contemporaneo della Chiesa sulla vita consacrata. Dopo tanti secoli, il cammino spirituale tracciato dalle fondatrici parla alla modernità. Sono vere maestre di vita cristiana e profetesse dei tempi nuovi. I loro pensieri, saldamente radicati nella Parola di Dio, ci permettono di trovare risposte ai dilemmi e alle sfide contemporanee della vita consacrata. La spiritualità delle Brigidine è sfaccettata e complessa, tutto da riscoprire nella sua attualità.
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Ruga, Alfredo. "La chiesa di S. Maria di Zarapotamo (Catanzaro) tra VI e XII secolo. Prime indagini storico-archeologiche". Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes 110, n.º 1 (1998): 379–96. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.1998.3632.

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Chinellato, Laura. "Le lastre longobarde del "pulpito di Maviorano" di Gussago (Brescia): dall’ analisi al contesto. Problematicità e nuove prospettive". Radovi Instituta za povijest umjetnosti, n.º 42 (janeiro de 2019): 7–18. http://dx.doi.org/10.31664/ripu.2018.42.01.

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Il "pulpito di Maviorano", custodito nella chiesa di S. Maria Assunta di Gussago, in provincia di Brescia, e un eccezionale monumento composto da pilastrini e da due lastre di epoca longobarda, e rappresenta una rarita nel panorama della scultura del secolo VIII per le complesse figurazioni e la presenza di un’ epigrafe sul prospetto maggiore. Dal 1911 a oggi, molteplici sono state le posizioni della critica riguardo datazione, collocazione e contesto di riferimento dell’ opera; tuttavia, permangono ancora divergenti le opinioni sul significato di alcuni simboli e dell’ iscrizione. Grazie ad un’ analisi delle fonti storiografiche, della superficie dell’ opera e dell’ iscrizione, il presente scritto mira a ridefinirne estetica, vicenda conservativa, significato e contesto chiesastico di riferimento.
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Eisenbichler, Konrad. "Lirosi, Alessia. La confraternita di Sant’Anna. La Compagnia di Sant’Anna nella chiesa di S. Pantaleo tra XVII e XVIII secolo." Renaissance and Reformation 45, n.º 1 (11 de agosto de 2022): 231–33. http://dx.doi.org/10.33137/rr.v45i1.39134.

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Di Franco, Manuela. "Lirosi, Alessia. La confraternita di Sant’Anna. La Compagnia di Sant’Anna nella chiesa di S. Pantaleo tra XVII e XVIII secolo." Confraternitas 32, n.º 1 (21 de junho de 2022): 96–97. http://dx.doi.org/10.33137/confrat.v32i1.38923.

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Sorrenti, Lucia. "La gestione quattrocentesca del patrimonio monastico e i rapporti enfiteutici nella prassi negoziale: accortezza di chierici e professionalità di notai". ARCHIVIO STORICO PER LA SICILIA ORIENTALE, n.º 2 (dezembro de 2021): 54–69. http://dx.doi.org/10.3280/asso2020-002004.

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Il complesso di scritture inedite riconducibili all'amministrazione del patrimonio immobiliare di S. Nicolò l'Arena è oggetto d'indagine per un duplice scopo. Innanzitutto approfondire il tema delle modalità di gestione dei beni monastici di dotazione dal peculiare angolo di visuale dei contratti a lungo termine: i fondi meno pregiati, per cui si richiedono specifiche opere di trasformazione, sono affidati a conduttori volenterosi tramite contratti agrari migliorativi tra i più diffusi nella prassi negoziale siciliana, quali enfiteusi o censi. Di alcuni di essi, presi come esemplari, si esamina poi la caratura tecnico giuridica dell'impianto formulare in rapporto alle qualifiche e alla professionalità dei rispettivi notai roganti. Non si tralascia inoltre e viene esplicitato, nel quadro normativo generale della Chiesa e dell'Impero, il ruolo eminente del diritto particolare del Regnum Siciliae, vigente nel territorio come diritto positivo.
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FIKÁČEK, MARTIN, e SAVERIO ROCCHI. "Cercyon hungaricus, a new junior subjective synonym of C. bononiensis (Coleoptera: Hydrophilidae)". Zootaxa 3616, n.º 1 (18 de fevereiro de 2013): 95–98. http://dx.doi.org/10.11646/zootaxa.3616.1.8.

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Cercyon bononiensis Chiesa, 1964 was described from two specimens collected in northern Italy in 1924–1925. For some time, these specimens were identified as C. inquinatus Wollaston, 1854. Only 40 years later, having examined the type of the latter species, Chiesa (1964) realized that the two specimens belonged to an undescribed species that he then described as Cercyon bononiensis. Based on the chagrined elytra mentioned in the original description, C. bononiensis has been placed in the Cercyon tristis group by subsequent authors. Recently, we examined a small number of Cercyon specimens from northern Italy and surprisingly found two specimens of C. hungaricus Endrödy-Younga, 1967, an easily recognizable member of the C. tristis group which was previously considered a Pannonian endemic by Fikáček et al. (2009) but was recently also found in northern Germany (Bäse 2010). The presence of this unusual species led us to question whether C. hungaricus might be conspecific with C. bononiensis. This was subsequently confirmed by the study of the types of both species. Here, we provide a summary of our studies and synonymize C. hungaricus with C. bononiensis. Examined specimens are deposited in the following collections: Hungarian Natural History Museum, Budapest, Hungary (HNHM), Museo Civico di Storia Naturale Milano, Italy (MSNM), collection of S. Rocchi at the Museo di Storia Naturale dell'Università di Firenze, Sezione di Zoologia "La Specola" (CRO).
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Serangeli, Alfredo. "La confraternita dell'Orazione e Morte di Montefortino (oggi Artena) ed il suo oratorio nella chiesa di S. Stefano Protomartire". La Ricerca Folklorica, n.º 52 (1 de outubro de 2005): 39. http://dx.doi.org/10.2307/30033292.

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Mondoni, Danilo. "[Recensão à obra] U. DELL’ORTO – S. XERES (dirs.), Manuale di Storia della Chiesa, Brescia, Morcelliana, 2017-2018, 4 v. / Manual de história da Igreja, São Paulo, Loyo- la, (a ser publicado ao longo de 2024), 4 v. I: L’antichità cristiana (...)". Perspectiva Teológica 56, n.º 1 (30 de abril de 2024): 285. http://dx.doi.org/10.20911/21768757v56n1p285/2024.

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[Recensão à obra] U. DELL’ORTO – S. XERES (dirs.), Manuale di Storia della Chiesa, Brescia, Morcelliana, 2017-2018, 4 v. / Manual de história da Igreja, São Paulo, Loyo- la, (a ser publicado ao longo de 2024), 4 v. I: L’antichità cristiana. Dalle origini della Chiesa alla divaricazione tra Oriente ed Occidente (secoli i-v) / A Antiguidade cristã – Das origens da Igreja à divergência entre Oriente e Ocidente (séculos I-V); II: Il medioevo. Dalla presenza dei barbari (sec. iv/v) in Occidente al Papato avignonese (1309-1377) / Da presença dos bárbaros (séc. IV/V) no Ocidente ao papado avinhonense (1309-1377); III: L’epoca moderna: dallo scisma d’Occidente (1378-1417) alla vigilia della Rivoluzione Francese / Do Cisma do Ocidente (1378-1417) às vésperas da Revolução francesa (1780-1790); IV: L’epoca contemporanea: dalla Rivoluzione francese al Vaticano II e alla sua recezione (1789-2005) / Da Revolução francesa ao Vaticano II e à sua acolhida (1789-2005).
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Sikora, Adam Ryszard. "Trzy wymiary „słowa Bożego” gwarantujące tożsamość Kościoła (1 J 1,10; 2,5.7.14)". Verbum Vitae 13 (14 de janeiro de 2008): 179–96. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1463.

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L'annalisi dei testi che riguardano la natura e il ruolo della Parola di Dio si concentra sui quttro testi dalla Prima Lettera di s. Giovanni (1,10; 2,5.7.14) perche solo in questa Lettera la parola logos si riferisce alla Parola di Dio. L' esegesi di quattro testi ci da una idea globale sulla natura e sul ruolo della Parola divina.Logos tou Theou appare come la rivelazione portata da Gesu in cui viene sottolineato il motivo soteriologico (1,10; 2,14) e il motivo dell'amore fraterno (2,5.7). La Parola di Dio si identifica con il precetto dell'amore vicendevole che condiziona l'identita cristiana. La Parola si rivela pure come la forza interiore che illumina il credente e che gli fa vincere il Maligno. In questo modo il suo ruolo per la Chiesa e didattico e formatrice.
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Trizio, Ilaria. "Indagini Stratigrafiche e Sistemi Informativi Architettonici: il GIS della chiesa di S. Maria in Valle Porclaneta". Arqueología de la Arquitectura, n.º 6 (30 de dezembro de 2009): 93–113. http://dx.doi.org/10.3989/arqarqt.2009.09012.

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Sennis, Antonio. "Tradizione monastica e racconto delle origini in Italia centrale (secoli XI-XII)". Mélanges de l École française de Rome Moyen Âge 115, n.º 1 (2003): 181–211. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.2003.9286.

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Resumo:
Per l’Italia centro-meridionale la documentazione altomedievale proviene in buona parte dalle cronache composte, tra la fine dell’XI e la fine del XII secolo, nei monasteri di Montecassino, Farfa, S. Vincenzo al Volturno, S. Clemente a Casauria, S. Bartolomeo in Carpineto. I monasteri nei quali furono prodotte queste opere, tutti situati in un’area interessata dal passaggio del confine meridionale del Regnum Italiae, furono coinvolti da un lato dalla ricomposizione territoriale e istituzionale che derivò, a partire dalla fine del secolo XI, dalla conquista normanna e dal conseguente spostamento verso nord del confine ; dall’altro dai mutamenti nell’assetto della Chiesa e nella politica papale in chiave di drastico restringimento delle prerogative del monachesimo esente. Fu proprio in quel periodo, che i monaci cronisti ricostruirono quelli che loro giudicavano aspetti essenziali delle origini, delle vicende, dei diritti del loro monastero. In particolare racconti delle origini erano, per le comunità monastiche, luoghi privilegiati a cui volgersi per trovare, di volta in volta, ispirazione alle proprie esigenze identitarie e riscontro alle proprie aspirazioni presenti. Tuttavia, i racconti di fondazione convivevano e, a volte, circolavano in forme diverse e discordanti all’interno di una medesima comunità.
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Góralski, Wojciech. "Ewolucja ustawodawstwa Kościoła łacińskiego w przedmiocie małżeństwa katolika z nieochrzczonym". Prawo Kanoniczne 49, n.º 1-2 (15 de junho de 2006): 139–70. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2006.49.1-2.06.

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Resumo:
La Chiesa fin dall’inizio della sua attività ha ritenuto, per salvare la fede dei propri credenti, di proibire il matrimonio di un cattolico con una persona non battezzata. Questa proibizione abbracciava del resto anche il matrimonio di un cattolico con la parte battezzata appartenente pero all’eresia o alla scisma. Solo nel XIII secolo nella dottrina si è cominciato a distinguere fra l’impedimento dirimente esistente fra cattolico e non battezzato (disparitas cultus) e l’impedimento proibente esistente fra cattolico e un battezzato non cattolico (chiamato poi mixta religio). La disciplina giuridica della Chiesa Latina relativa all’impedimento di disparità di culto, come del resto a quella mixta religio, nel medioevo, quindi dopo il Trento e nei secoli seguenti incluso il periodo della vigenza del Codice di Diritto Canonico del 1917 era improntata da un rigore e ad una intransigenza assolutamente incompatibili con quell’atteggiamento di apertura e di comprensione verso le altre forme di credenza che ha iniziato il Concilio Vaticano II. Il nuovo clima ecumenico ha permesso di cambiare assai sostanzialmente la disciplina tradizionale nel campo dei matrimoni misti, tra l”altro per quanto riguarda l’unione di un cattolico con un non battezzato. Una riforma su questa materia apparve pertanto urgente. L’Istruzione „Matrimonii Sacramentum” della S. Congregazione per la Dottrina della Fede del 18 marzo 1966 è stato il primo passo nella strada verso gli ulteriori cambiamenti. Il papa Paolo VI per cui il problema dei matrimoni misti era uno dei più scottanti e urgenti ha proposto ai membri della prima assamblea generale del Sinodo dei Vescovi (nel ottobre 1967) un fascicolo dal titolo „Argmumenta de quibus disceptabitur in primo generali coetu Synodi Episcoporum, pars altera”, nel quale sono state inserite fra l’altro le questioni dei matrimoni misti. Come il frutto di questa consultazione si è mostrato il motu proprio dello stesso pontefice „Matrimonia mixta” del 31 marzo 1970. Il documento paolino ha rivelato un notevolo sforzo di adeguamento ai principi conciliari e ha segnato in tal senso un notevole progresso rispetto al precedente regime giuridico. Con la promulgazione il 25 gennaio 1983 dal papa Giovanni Paolo II del nuovo Codice di Diritto Canonico, in cui si codifica quasi ad litteram la legislazione del motu proprio di Paolo VI, resta invariato l’impedimento di disparità di culto. L’evoluzione della disciplina della Chiesa Latina in materia dei matrimoni fra cattolici e non battezzati, pur rivelando un significativo progresso rispetto al passato, dovrebbe continuare ad essere più adatta ai fattori sociologici caratteristici dalla cultura occidentale moderna.
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Mackie, Gillian. "The Zeno chapel: a prayer for salvation". Papers of the British School at Rome 57 (novembro de 1989): 172–99. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009132.

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Resumo:
LA CAPPELLA DI S. ZENO: UNA PREGHIERA PER LA SALVEZZAIl programma decorativo del mosaico di nono secolo della cappella di S. Zeno in Santa Prassede a Roma dove è sepolta Teodora, madre di Papa Pasquale I (817–824), è analizzato nella tradizione iconografica dei suoi componenti e nel senso specifico della composizione nel suo insieme. Il significato sotteso è identificato come intimemente connesso al tema della salvezza di Teodora. Tutti gli elementi del programma decorativo fanno riferimento alia sua morte, ai riti funerari, alle intercessioni dei suoi santi protettori, ed al suo destino nel giorno del giudizio. Il programma in se' è riconosciuto come bizantino e fondato sui dettati del secondo concilio di Nicea del 787. La fattura, invece, è romana ed i moduli iconografici furono scelti nel repertorio tipico dell'arte cristiana delle origini in Italia.Il tipo di composizione scelto da Pasquale I per la decorazione mosaica che, tra quelle conservate, riveste un significato maggiormente personale, rivela un aspetto nuovo del suo mecenatismo, fino ad ora ritenuto di natura essenzialmente antiquaria ed interessato alia riproposizione delle glorie della Chiesa critstiana delle origini in Roma. Per la cappella di S. Zeno, al contrario, Pasquale I scelse una moderna composizione di stile orientale per il luogo di sepoltura della madre, unico esempio sopravvissuto di un suo mecenatismo di natura maggiormente privata che officiale.
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Pappalardo, C. "Il cortile a Sud della Chiesa di S. Paolo ad Umm al-Rasas - Kastron Mefaa in Giordania". Liber Annuus 52 (janeiro de 2002): 385–440. http://dx.doi.org/10.1484/j.la.2.303562.

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Di Bello, Claudia. "Nuovi elementi per la storia della chiesa di S. Lucia a Marino: il contributo degli arredi liturgici". Hortus Artium Medievalium 27 (maio de 2021): 433–45. http://dx.doi.org/10.1484/j.ham.5.131693.

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Campobasso, Gianvito. "Testimonianze di culto iacopeo e cateriniano in Albania ed una poco nota direttrice di pellegrinaggio: la chiesa di Shën Barbullës (S. Barbara) a Pllanë". Ad limina 3 (25 de julho de 2012): 43–71. http://dx.doi.org/10.61890/adlimina/3.2012/02.

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Resumo:
El artículo analiza un fresco, testimonio del culto de Santiago el Mayor en Albania, custodiado en una iglesia del pueblo de Pllanë, en la desembocadura del río Mati, al norte del país. El santo aparece representado con ropas de peregrino y está acompañado por la figura de Santa Catalina de Alejandría. Datadas en el siglo XV, estas pinturas constituyen una doble rareza, documentando la presencia del culto jacobeo en Albania, desconocido en los estudios, y testimoniando la introducción de un lenguaje pictórico de sello occidental en un contexto de tradición bizantina. La investigación identifica las posibles vías de la entrada del culto y del lenguaje pictórico, reconduciendo a un movimiento cultural que incluye la Costa Adriática occidental y la Apulia, pero con la mediación de Ragusa. Se propone para los frescos un terminus ante quem, contextualizados en una poco conocida ruta de peregrinación que atrajo a los fieles del litoral balcánico en la Baja Edad Media.
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Krijnsen, C. "Dimitri Salachas, Il dialogo teologico ufficiale tra la Chiesa cattolico-romana e la Chiesa ortodossa. Itere documentazione (Quaderni di O Odigos). Bari, Centro Ecumenico „S. Nicola”, 1986. 24 × 16½, 96 p./Idem, Il dialogo teologico ufficiale tra la Chiesa cattolico-romana e la Chiesa ortodossa. La quarta assemblea plenaria di Bari 1986-1987 (Quaderni di O Odigos). Bari, Centro Ecumenico „S. Nicola”, 1988. 24 × 16½, 104 p." Het Christelijk Oosten 42, n.º 3 (12 de novembro de 1990): 217. http://dx.doi.org/10.1163/29497663-04203010.

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Mursia, Antonio. "Signorie rurali nella Sicilia del XII secolo. Le pergamene della chiesa di s. Pietro in Golisano (1140-1185)". ARCHIVIO STORICO PER LA SICILIA ORIENTALE, n.º 2 (março de 2019): 24–30. http://dx.doi.org/10.3280/asso2018-002002.

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Pacini (book author), Gian Piero, e Roberto Plevano (review author). "Laici chiesa locale città. Dalla fraglia di S. Maria alla confraternita del Gonfalone a Vicenza (sec. XV-XVII)". Confraternitas 7, n.º 1 (1 de janeiro de 1996): 23–24. http://dx.doi.org/10.33137/confrat.v7i1.13424.

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Schick, L. "Petroncelli Hübler, Flavia, Chiesa cattolica e comunità internazionale. Riflessione sulle forme di presenza. Napoli: Jovene 1989. 252 S." Archiv für katholisches Kirchenrecht 158, n.º 2 (26 de junho de 1989): 647–51. http://dx.doi.org/10.30965/2589045x-15802043.

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