Tesi sul tema "Milk composition"
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Elkashef, Abdelaziz A. "Dry calibration milks for calibrating infrared milk analyzers". Thesis, McGill University, 1990. http://digitool.Library.McGill.CA:80/R/?func=dbin-jump-full&object_id=59816.
Testo completoHallén, Elin. "Coagulation properties of milk : association with milk protein composition and genetic polymorphism /". Uppsala : Department of Food Science, Swedish University of Agricultural Sciences, 2008. http://epsilon.slu.se/200875.pdf.
Testo completoMcDermott, Audrey Ann. "Genetics of milk protein composition and milk colour in irish dairy cattle". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3426223.
Testo completoL’obiettivo generale della presente tesi è stato quello di determinare la possibilità di poter migliorare, tramite programmi di selezione genetica, la qualità del latte e in particolare le frazioni proteiche, gli amino acidi liberi (FAA) e il colore. Per essere migliorato geneticamente un carattere (incluso la qualità del latte) deve: i) essere di importanza, sia essa economica o anche sociale; ii) esibire variabilità genetica, ossia deve essere ereditabile; iii) essere misurabile o correlato geneticamente con un carattere che sia misurabile. Le analisi di riferimento per i suddetti parametri di qualità del latte sono state determinate su 715 campioni di latte. Il dataset di spettri includeva misurazioni infrarosse su circa 95 000 campioni di latte raccolti in sette aziende sperimentali, mentre altri circa 40 000 spettri (determinati su campioni di latte di entrambe le mungiture giornaliere) erano provenienti da 69 aziende commerciali. I più alti coefficienti di correlazione, in validazione esterna, ottenuti per frazioni proteiche, FAA e colore del latte sono stati rispettivamente di 0.74 (caseine totali), 0.74 (glicina) e 0.72 (indice del giallo). Le frazioni proteiche del latte e gli FFA hanno dimostrato variazioni tra mesi dell’anno, tra stadi di lattazione e tra ordini di parto. Un picco nella concentrazione di tutte le frazioni caseiniche è stato evidente nei mesi di Agosto, Settembre ed Ottobre. La concentrazione di acido glutammico è stata maggiore nei mesi di Febbraio, Marzo, Aprile e Giugno a parità di produzione di latte giornaliera. Le variazioni di frazioni proteiche e FAA attraverso mesi dell’anno e stadi di lattazione possono fornire all’industria di trasformazione lattiero-casearia uno strumento per gestire il proprio portafoglio prodotti lungo uno specifico periodo produttivo. I valori di ereditabilità dei fenotipi predetti hanno avuto un minimo di 0.04 (beta caseina) ed un massimo di 0.61 (lattoglobulina totale) per le frazioni proteiche, mentre per quanto riguarda gli FAA hanno variato tra 0.05 (acido aspartico) e 0.58 (serina). Il coefficiente di variazione genetico per frazioni proteiche misurate ha variato tra 3.01% (alfa lattoalbumina) e 22.98% (lattoglobulina totale), mentre per gli FFA misurati ha variato tra 1.01% (acido glutammico) e 25.65% (serina). Il caratteri di colore del latte hanno dimostrato una ereditabilità medio-bassa, con un range compreso tra 0.29 (luminosità) e 0.35 (indice del giallo). Il coefficiente di variazione genetico del colore del latte ha avuto un minimo di 0.37% (luminosità) ad un massimo di 6.68% (indice del giallo). I risultati della presente tesi dimostrano chiaramente che alcune frazioni proteiche, alcuni FAA e il colore del latte sono di possibile predizione attraverso la tecnologia nel medio-infrarosso, e tali fenotipi predetti hanno variabilità genetica il che implica che programmi di selezione per migliorare la qualità del latte sono possibili. I risultati principali di questa tesi sono che le predizioni di questi caratteri usando la spettroscopia nel medio infrarosso possono rappresentare un beneficio per gli allevatori di vacche da latte attraverso la selezione genetica di animali con una migliore qualità del latte. Inoltre, questa tesi offre delle opportunità per una selezione più accurata del latte destinato al consumo umano, alla produzione di latte per neonati e alla produzione di formaggio. Inoltre, tali predizioni possono rappresentare dlle opportunità per il management aziendale e industriale.
Ueda, Ayako. "Relationship among milk density, composition, and temperature". Thesis, National Library of Canada = Bibliothèque nationale du Canada, 1999. http://www.collectionscanada.ca/obj/s4/f2/dsk2/ftp01/MQ43229.pdf.
Testo completoRogers, Sheryle Ann. "The influence of somatic cell count on milk composition and milk product quality". Thesis, Queensland University of Technology, 1986. https://eprints.qut.edu.au/35983/1/35983_Rogers_1986.pdf.
Testo completoYanping, Lou. "Effects of milk composition on cheesemaking and coagulating properties". Thesis, McGill University, 1991. http://digitool.Library.McGill.CA:80/R/?func=dbin-jump-full&object_id=60527.
Testo completoÅkerlind, Maria. "Milk composition and metabolism of cows selected for high or low milk-fat concentration /". Uppsala : Swedish Univ. of Agricultural Sciences (Sveriges lantbruksuniv.), 1999. http://epsilon.slu.se/avh/1999/91-576-5702-5.pdf.
Testo completoWedholm, Anna. "Variation in milk protein composition and its importance for the quality of cheese milk /". Uppsala : Dept. of Food Science, Swedish University of Agricultural Sciences, 2008. http://epsilon.slu.se/200813.pdf.
Testo completoKassaye, Tarik. "The microbiological and chemical composition of "Ititu" and factors affecting its production /". Thesis, McGill University, 1990. http://digitool.Library.McGill.CA:80/R/?func=dbin-jump-full&object_id=59870.
Testo completoAn increased breakdown of the major caseins ($ alpha sb{ rm s1}$ and $ beta$) over the storage period was indicated.
A significant increase was noted on the content of the free amino acids compared to the total amino acids over the storage period.
Wade, Theresa. "The electroacoustics of milk suspensions". Thesis, The University of Sydney, 1996. https://hdl.handle.net/2123/27567.
Testo completoBaldassarre, Hernán. "Lactation performance and milk composition studies in transgenic goats expressing recombinant proteins in the milk". Thesis, McGill University, 2009. http://digitool.Library.McGill.CA:80/R/?func=dbin-jump-full&object_id=66906.
Testo completoL'expression des protéines recombinantes de valeur pharmaceutique dans la glande mammaire des animaux transgéniques est une solution émergeante pour les molécules qui ne peuvent pas être produites efficacement par les bioréacteurs standards. Toutefois, l'expression de grandes quantités de protéines recombinantes dans la glande mammaire peut entraîner des phénotypes avec une physiologie de la lactation compromise. Ces conséquences négatives ont été vaguement décrites dans la littérature et, dans la plupart des cas ; elles n'ont pas été étudiées en profondeur pour comprendre les mécanismes qui perturbent la glande mammaire suite à l'expression des transgènes. Par conséquent, en utilisant un troupeau de chèvres transgéniques qui expriment la forme recombinée de la butyrylcholinesterase humaine, les principaux objectifs de cette recherche étaient: a) d'étudier la performance de la production laitière et les paramètres de base du lait; b) d'évaluer la composition du lait; c) d'explorer l'intégrité des jonctions serrés épithéliales, le stress du réticulum endoplasmique (RE) et la mort cellulaire accélérée; d) d'enquêter sur la lactogénèse retardée; et e) d'évaluer les effets des "traitements compensatoires" sur la performance de la production laitière des chèvres transgéniques. Nos résultats ont démontré que les lactations transgéniques étaient caractérisées par un départ lent/retardé de la production laitière, un volume de lait relativement normal au pic de la production et un arrêt prématuré de la production laitière par rapport aux contrôles. Ces productivités compromises étaient associées à une perturbation de la sécrétion des lipides au niveau de l'épithélium sécrétoire et une augmentation dramatique des phagocytes dans le lait qui n'était pas associée à une infection mammaire. Les études sur la composition du lait ont indiqués
Dimassi, Ossama Khalil. "Yield, composition and processability of Dahlem cashmere goats' milk". Beuren Stuttgart Grauer, 2005. http://d-nb.info/989886174/04.
Testo completoAlshaikh, Muhammad A. A. "Milk microcomponents during natrual and induced galactopoiesis in ruminants". Thesis, University of Nottingham, 1991. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.292652.
Testo completoMilligan, Lauren Anne. "Nonhuman Primate Milk Composition: Relationship to Phylogeny, Ontogeny, and Ecology". Diss., The University of Arizona, 2007. http://hdl.handle.net/10150/194078.
Testo completoBonfatti, Valentina. "Genetic analysis of milk protein composition and of its relationship with renneting properties of individual cow milk". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3426901.
Testo completoLe proprietà di coagulazione del latte (MCP) sono un aspetto fondamentale nella produzione di formaggio, tuttavia, negli ultimi anni, è stato registrato un andamento sfavorevole della coagulazione del latte in diversi Paesi. La resa in formaggio è diminuita, accentuando la necessità di fornire i caseifici con latte più adatto per la trasformazione in formaggio. Nel corso degli ultimi decenni il miglioramento genetico si è focalizzato sui kg di proteina del latte, ma il contenuto totale di proteina non sembra essere un buon indicatore delle MCP, e la mancanza di un metodo di analisi che consenta la determinazione delle MCP su larga scala attualmente limita la possibilità di migliorare le MCP attraverso una selezione diretta. La composizione proteica del latte è stato a lungo oggetto di interesse per i ricercatori di tutto il mondo. Di conseguenza, le informazioni sul genotipo delle proteine del latte potrebbero essere utilizzate per migliorare la composizione della proteina oppure nella selezione assistita da marcatori per migliorare le MCP, senza dover fenotipizzare grandi gruppi di progenie. Alla luce di tali possibilità, sarebbe auspicabile poter acquisire ulteriori conoscenze sugli effetti delle varianti genetiche delle proteine sulla composizione proteica del latte e sulle MCP. Obiettivi di questa tesi sono stati: studiare gli effetti dell’aplotipo CSN2-CSN3 (β-κ-caseina) e del genotipo al locus BLG (β-lattoglobulina, β-LG) su caratteri produttivi, contenuto di frazioni proteiche e composizione proteica; studiare gli effetti dell’aplotipo CSN2-CSN3 e del genotipo al locus BLG, del contenuto di frazioni proteiche e della composizione proteica sulle MCP, studiare l'effetto esercitato dal rapporto relativo tra κ-CN A e B sulle MCP e sulla resa industriale in tre varietà di formaggi italiani. Inoltre, ultimo obiettivo del lavoro è stato la stima dei parametri genetici delle principali frazioni proteiche del latte e delle correlazioni genetiche e fenotipiche tra le frazioni proteiche e le MCP. Un nuovo metodo di analisi HPLC a fase inversa per la separazione e la quantificazione delle più comuni varianti genetiche delle proteine del latte bovino è stato sviluppato e validato attraverso test di linearità, ripetibilità, riproducibilità e accuratezza. Il contenuto delle principali frazioni proteiche è stato misurato con questo nuovo metodo in campioni di latte individuale di 2,167 bovine di razza Simmental. La composizione proteica è stata espressa come percentuale in peso di ogni frazione caseinica rispetto al contenuto totale di caseina (TCN) e come percentuale del peso della β-LG sul totale di proteine del siero (WH). Il genotipo ai loci CSN2, CSN3 e BLG è stato determinato tramite HPLC e le probabilità aplotipiche per gli aplotipi CSN2-CSN3 sono state stimate per ogni animale. Tempo di coagulazione (RCT) e consistenza del coagulo (a30) sono stati misurati utilizzando un lattodinamografo. Gli effetti dell’aplotipo delle caseine e del genotipo al locus BLG sui caratteri produttivi sono stati limitati o trascurabili. Gli aplotipi contenenti gli alleli CSN2 B e CSN3 B hanno mostrato valori più elevati di TCN e un indice caseinico (CI) superiore, rispetto a tutti gli altri aplotipi. Il genotipo BB al locus BLG è stato associato ad un aumento del contenuto proteico e ad un CI superiore rispetto al genotipo AA. Gli aplotipi contenenti l’allele CSN3 B sono stati associati a contenuti e percentuali di κ-CN maggiori. L’allele CSN2 B è risultato associato con un aumento del contenuto di β-CN, che si è verificato a scapito del contenuto di αS1-CN. Gli aplotipi che includevano la variante CSN2 A1 hanno mostrato una diminuzione del contenuto di β-, αS2- e γ-CN e un aumento del contenuto di αS1- e κ-CN, mentre la variante CSN2 I ha esercitato effetti positivi sulla concentrazione di β-CN, senza alterare il contenuto delle altre frazioni proteiche. L’allele A al locus BLG è stato associato ad una maggiore concentrazione di β-LG e ad un più elevato rapporto tra β-LG e α-lattoalbumina (α-LA). Quando il contenuto delle frazioni proteiche o la composizione della proteina non erano inclusi nel modello statistico, gli aplotipi contenenti l’allele CSN3 B erano associati ad RCT più brevi ed a30 maggiori, rispetto a quelli che includevano l’allele CSN3 A, e gli aplotipi contenenti la variante CSN2 B erano responsabili di una notevole diminuzione dei valori di RCT e per valori di a30 maggiori, rispetto agli aplotipi contenente la variante A2. Quando gli effetti del contenuto delle frazioni proteiche o della composizione proteica sono stati inclusi nel modello statistico, nessuna differenza tra aplotipi riconducibile agli alleli ai loci CSN3 e CSN2 è stata osservata per le MCP, con l'eccezione dell’effetto della CSN2 B su RCT, che è rimasto molto favorevole. L'effetto favorevole esercitato dall’allele CSN2 B su a30 è risultato mediato dall’aumento di β-CN B nel latte. Al contrario, la β-CN B esercita probabilmente un effetto diretto su RCT, che non dipende dalla variazione del contenuto di β-CN associato all’allele B. Per verificare se la mancanza di effetto diretto delle varianti genetiche di κ-CN sarebbe stato osservato anche sulla resa in formaggio, latte con differenti rapporti tra κ-CN A e B sono stati lavorati separatamente per la produzione di Montasio, Asiago e Caciotta. Il latte lavorato aveva composizione simile in termini di proteina, TCN, CI, composizione caseinica, composizione della β-CN e pH simile. Il latte con la percentuale maggiore di κ-CN B (HIGHB) ha presentato valori di MCP simili, ma una resa superiore in tutti i tipi di formaggio esaminati, rispetto al latte con una percentuale inferiore di κ-CN B (LOWB). Tuttavia, l'incremento di resa osservato per il formaggio Montasio è stato attribuito a un maggior contenuto di grasso del latte HIGHB in confronto con il latte LOWB. La probabilità del latte HIGHB di dare un formaggio con una resa del 5% superiore a quella del latte LOWB variava dal 51 al 67% per il Montasio, ma è stata inferiore al 21% per Asiago e Caciotta. Il rapporto tra le varianti A e B di κ-CN non ha quindi influito in modo rilevante sulla resa casearia industriale, quando la composizione del latte era bilanciata per la composizione caseinica, ed è possibile supporre pertanto che vi sia un effetto indiretto delle varianti di κ-CN sulla resa casearia, a causa del più elevato contenuto di κ-CN associato alla variante B. I valori di ereditabilità per αS1-CN%, κ-CN% e β-CN% erano simili e variabili da 0.61 al 0.70, mentre l’ereditabilità di αS2-CN%, γ-CN% e β-LG% erano 0.28, 0.29 e 0.33, rispettivamente. Quando l’effetto dell’aplotipo CSN2-CSN3 e del genotipo al locus BLG sono stati inclusi nel modello, le stime di ereditabilità di tutte le frazioni proteiche sono divenute simili suggerendo che la sintesi di proteine del latte sia sottoposta a un controllo genetico da parte di geni specifici che controllano il livello generale di proteina del latte. Le correlazioni genetiche tra il contenuto delle 5 frazioni caseiniche e tra le frazioni caseiniche e le frazioni sieriche erano generalmente basse. In generale, tutte le frazioni caseiniche erano anche moderatamente positivamente correlata con WH, suggerendo che vi sia una regolazione generale del livello di proteina del latte che coinvolge contemporaneamente TCN e WH. Quando l’effetto dell’aplotipo CSN2-CSN3 e del genotipo al locus BLG sono stati inclusi nel modello, le correlazioni genetiche tra i contenuti delle frazione proteiche sono aumentate significativamente, supportando l’ipotesi che tutte le frazioni siano oggetto di una regolazione generale. Il contenuto di κ-CN del latte non è risultato essere geneticamente correlato con RCT, αS1- and αS2-CN hanno mostrato una correlazione sfavorevole con RCT, mentre un aumento della β-CN nel latte sarebbe a favore di RCT più brevi. Coaguli più consistenti sono stati associati ad un maggior contenuto di κ-CN e β-CN e ad un minor contenuto di αS1-, αS2-, e γ-CN. I risultati ottenuti confermano la mancanza di un’associazione favorevole tra TCN e MCP, sottolineando l’esigenza di utilizzare altri caratteri, come il contenuto delle frazioni proteiche, per il miglioramento genetico delle proprietà casearie del latte.
Marziali, Andrée S. "Effects of genetic variants of milk proteins on cheese yielding capacity, cheese composition and coagulating properties of milk". Thesis, McGill University, 1985. http://digitool.Library.McGill.CA:80/R/?func=dbin-jump-full&object_id=63173.
Testo completoMalate, Andries. "Replacing sunflower oilcake with Sericea lespedezaand/or urea on feed digestibility and milk production of Saanen goats". Diss., University of Pretoria, 2017. http://hdl.handle.net/2263/63293.
Testo completoDissertation (MSc Agric)--University of Pretoria, 2017.
DAAD-NRF
International Foundation for Science (IFS)
Animal and Wildlife Sciences
MSc (Agric)
Unrestricted
Amenu, Boka. "Environmental and dietary effects on milk composition and cheddar cheese yield /". [St. Lucia, Qld.], 2004. http://www.library.uq.edu.au/pdfserve.php?image=thesisabs/absthe18661.pdf.
Testo completoHattingh, M. "The effect of HIV on the nutrient composition of breast milk". Thesis, Bloemfontein : Central University of Technology, Free State, 2013. http://hdl.handle.net/11462/203.
Testo completoThirty-one years after the discovery and isolation of the human immunodeficiency virus (HIV) by French and American scientists, much progress has been made in basic research, clinical treatment, and public heath prevention. Although, much evidence of mother-to-child-transmission (MTCT) of HIV has been amassed since then, not much of it describes the effects of HIV on the nutrient composition of breast milk. The aim of this study was to determine the effects of HIV on the nutrient composition of breast milk, by studying two groups of adult lactating respondents from the same socio-economic background, who were chosen randomly and participated voluntarily. The study population consisted of 60 breastfeeding mothers, divided into two groups of 30 mothers each. Group one represented the control group of HIV non-infected mothers whereas group two consisted of HIV-infected mothers who did not receive any treatment. After a registered medical nurse took blood and breast milk samples, analysis was done on ethylenediamine tetra-acetic acid (EDTA) whole blood to determine the haematological and immunological parameters and breast milk was analyzed for nutrient composition. Standard laboratory operating procedures (SOP) were followed, throughout, to determine the parameters of the blood and breast milk samples. Results showed that associations between the socio-economic statuses (SES) of the two respondent groups could be established. Albeit differences were not significant, some were, however, detected in the number of people contributing to the household income of the respondents (p = 0.0051), their employment status (p < 0.0001) and the availability of water sources (p = 0.1124). It is believed that factors, such as the prevalence of HIV, if related to the different levels of SES may play an important role in the outcome of the health statuses of individuals at different levels of society. By implication, it is not the different levels of SES, but rather factors related to the different levels of SES that have an impact. Significant differences could be seen in the haematological variables between the two respondent groups: Red blood cell count (RBC) (p < 0.0001), hemoglobin (Hb) levels (p = 0.0119), hematocrit (Hct) (p = 0.0031), mean corpuscular volume (MCV) (p = 0.0005), mean corpuscular hemoglobin (MCH) (p = 0.0043) and monocyte count (p = 0.0275). These differences, however, were not significant to this study. Other differences that were significant were immunological parameters between the two respondent groups: CD4 cell count (p < 0.0001) and viral load, done only on the blood of the HIV-infected respondent group. The CD4 cell count is used as a guideline for the initiation of treatment for HIV-infected persons and is required to accurately assess the immune status of any patient at any given time. The viral load has long been established as a strong predictor of the rate of disease progression. The only significant difference in the breast milk composition was reflected in the following variables between the two groups: percentage (%) proteins (p < 0.0001) and calcium levels (p = 0.0081). The median and mean values of the percentage proteins were elevated in the subject group of mothers living with HIV, while calcium levels in the same group showed a decrease in both median and mean values. The lack of significant differences between the groups might be due to the small study population. If nothing else, this study highlights the need for further trials to evaluate the true effects of HIV on the nutrient composition of breast milk.
Maurmayr, Alice. "ANALYSIS OF MILK PROTEIN COMPOSITION IN CROSSBRED AND PUREBRED DAIRY COWS". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423736.
Testo completoNegli ultimi cinquant’anni le proteine del latte sono state oggetto di ricerca approfondita, date le loro caratteristiche e l’importanza ad esse attribuita per quanto riguarda qualità e capacità di coagulazione del latte. L’interesse creatosi ha reso possibile il raggiungimento di diversi risultati di grande rilevanza scientifica, come l’identificazione di polimorfismi a livello di queste molecole e di differenze anche piuttosto accentuate tra diverse specie e razze bovine. Gli studi che hanno considerato gli effetti dei polimorfismi proteici sulle caratteristiche e proprietà del latte hanno trovato ampio spazio in Italia, già a partire dai primi anni ’70, dove gran parte del latte viene usato nell’industria lattiero-casearia e dove è fondamentale l’ottimizzazione della produzione di prodotti trasformati e prodotti tipici, tra i quali figurano anche i Prodotti a Denominazione di Origine Protetta. In zootecnia la rilevanza di tali argomenti e la possibilità di migliorare considerevolmente il latte e il suo processo di trasformazione hanno portato un profondo cambiamento per quanto riguarda gli obiettivi e le strategie di selezione e miglioramento genetico degli animali da reddito; nel corso degli ultimi anni molte aziende del settore si sono concentrate su animali altamente produttivi in termini di quantità di latte prodotto, ma tale management ha portato purtroppo ad un netto peggioramento della salute e delle caratteristiche funzionali degli animali, quali la fitness, la rusticità, la longevità e la fertilità, oltre alla perdita di preziosa variabilità genetica. Oggi la situazione è diversa, in quanto si è cercato di trovare un compromesso accettabile tra produttività degli allevamenti e qualità di prodotto, investendo economicamente nella valorizzazione di prodotti tipici e tutelando razze meno produttive, ma fondamentali per esempio nel contesto rurale, ampiamente diffuso in Italia, proprio per le loro caratteristiche di adattabilità e rusticità, oltre ad essere utili per la salvaguarda del territorio e della tradizione; oppure utilizzando gli schemi di incrocio tra razze, che riescono a garantire ottime performance degli animali, mantenendo le caratteristiche di razza e contemporaneamente sfruttano alcuni effetti di grande utilità, come l’ eterosi. Alla luce di tali cambiamenti, e data ancora la scarsità di informazioni presente in letteratura, è auspicabile poter continuare ad acquisire preziose informazioni sugli effetti di alcune fonti di variazione sulla componente proteica del latte. Obiettivi della tesi sono stati: sviluppare e validare un nuovo metodo HPLC in fase inversa atto a identificare e quantificare le frazioni proteiche più comuni del latte bovino; studiare gli effetti di alcune fonti di variazioni sulle frazioni proteiche individuate con tale metodica di latte bovino individuale proveniente da allevamenti che si servissero degli schemi di incrocio al loro interno; studiare gli effetti di alcune fonti di variazione sulle frazioni proteiche di latte bovino individuale proveniente da allevamenti montani multi-razza. Un nuovo metodo di analisi HPLC in fase inversa è stato sviluppato e validato per consentire l’identificazione e la contemporanea quantificazione delle più comuni frazioni proteiche, comprese le loro varianti genetiche, presenti nel latte bovino, oltre a componenti minori poco conosciute ma di grande interesse, come la lattoferrina. Tale nuova metodica è stata sottoposta a test di linearità e ripetibilità. Per l’identificazione delle varianti è stato utilizzato latte proveniente da animali precedentemente genotipizzati, in modo da riconoscere i picchi a livello cromatografico ed associarli al corretto genotipo della data proteina presa in esame. E’ risultato possibile ottenere le calibrazioni corrette con un coefficiente di determinazione superiore a 0.99 per tutte le singole varianti genetiche delle frazioni proteiche, sebbene non fossero disponibili standard commerciali per varianti singole. Tale metodo è stato poi applicato per l’analisi di latte individuale proveniente da allevamenti del nord Italia che utilizzavano lo schema di incrocio di prima e seconda generazione tra razza pura Holstein e tre differenti semi di tori del nord Europa e dell’arco Alpino, quali razza Montbèliarde, Brown Swiss e Rossa Svedese. Dalla prova è emerso che le frazioni proteiche del latte sono influenzate da alcune fonti di variazione come lo stadio di lattazione e l’ordine di parto; la razza in vece influenza in particolar modo κ-CN, α-La e β-Lg, frazioni proteiche tra loro intimamente associate. Tra gli schemi di incrocio, hanno presentato un’alta significatività le combinazioni con la razza Bruna e la Montbeliarde, la cui selezione o la presenza naturale rispettivamente dell’ allele B della κ-CN è di grande interesse per l’industria di trasformazione poichè porta ad un latte di qualità maggiore, dato il contenuto più alto di caseina totale. Tale metodo è stato in ultimo applicato per l’analisi di latte individuale proveniente da aziende che allevassero contemporaneamente almeno due delle sei razze scelte per la prova, tra specializzate e a duplice attitudine, cioè razza Holstein-Friesian, Brown Swiss, Jersey e Grigia Alpina, Pezzata Rossa e Rendena rispettivamente. Nella prova sono state considerate anche quattro diverse tipologie aziendali, cioè l’allevamento di tipo moderno, di tipo tradizionale con l’utilizzo di insilati, di tipo tradizionale senza la malga estiva, di tipo tradizionale originale. Anche in questo caso stadio di lattazione ed ordine di parto hanno influito notevolmente sulle frazioni proteiche oggetto di studio; tra razze, la Jersey si è distinta notevolmente dalle altre, proprio perché caratterizzata naturalmente da un latte di contenuto proteico notevolmente alto. Nella razza Grigia è stata inoltre identificata tramite cromatografia un’ulteriore probabile variante della κ-CN, anche se sarà necessario raccogliere maggiori informazioni servendosi anche di tecniche complementari o accoppiate all’HPLC. La tipologia aziendale di tipo tradizionale con uso di insilati è risultata essere la strategia migliore, dato il contenuto proteico molto alto riscontrato nel latte, anche se è risultata la strategia con anche il più alto numero di cellule somatiche; l’allevamento moderno inaspettatamente non ha dato le performances migliori, mentre l’allevamento tradizionale senza uso della malga è risultato il peggiore per quanto riguarda la componente proteica del latte.
Bascom, Scott Shelton. "Jersey Calf Management, Mortality, and Body Composition". Diss., Virginia Tech, 2002. http://hdl.handle.net/10919/29971.
Testo completoPh. D.
Tymchuk, Sandra Michelle. "Effect of feeding formaldehyde and heat treated canola seed on milk yield and milk composition in early-lactation cows". Thesis, National Library of Canada = Bibliothèque nationale du Canada, 1997. http://www.collectionscanada.ca/obj/s4/f2/dsk3/ftp05/mq22684.pdf.
Testo completoPolitis, Ioannis D. "Associations between somatic cell counts in milk and cheese yielding capacity, cheese composition and coagulating properties of the milk". Thesis, McGill University, 1987. http://digitool.Library.McGill.CA:80/R/?func=dbin-jump-full&object_id=63849.
Testo completoPangmao, Santi. "Genetic and Genomic Analysis of Milk Yield, Milk Composition and Lactation Curve Traits of Thai and Australian Dairy Cattle". Thesis, University of Sydney, 2019. https://hdl.handle.net/2123/23514.
Testo completoDavis, Elizabeth Jane 1961. "IDENTIFICATION OF A BOVINE IMMUNOGLOBULIN COMPONENT UNIQUE TO MILK AND COLOSTRUM". Thesis, The University of Arizona, 1986. http://hdl.handle.net/10150/276770.
Testo completoTurner, Jennifer A. "Effect of processing and composition on flavour generation in chocolate crumb systems". Thesis, University of Nottingham, 2001. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.289439.
Testo completoMcNelis, Kera M. D. "Body Composition of Very Low Birth Weight Infants Fed Donor Breast Milk". University of Cincinnati / OhioLINK, 2018. http://rave.ohiolink.edu/etdc/view?acc_num=ucin1535464232285332.
Testo completoKumar, Satish. "Gene targeting in embryonic stem cells and the manipulation of milk composition". Thesis, University of Edinburgh, 1994. http://hdl.handle.net/1842/19908.
Testo completoShappell, Nancy W. "Calcium: some aspects of subcellular accumulation and distribution in milk". Diss., Virginia Polytechnic Institute and State University, 1988. http://hdl.handle.net/10919/81003.
Testo completoPh. D.
Spain, James Nobles. "Effect of protein source on milk composition of cows fed low fiber, high grain diets". Thesis, This resource online, 1987. http://scholar.lib.vt.edu/theses/available/etd-04122010-083607/.
Testo completoFerland, Marie-Claude. "Effects of different feeding systems and sources of grain on lactation characteristics and milk components in dairy cattle". Thesis, McGill University, 2008. http://digitool.Library.McGill.CA:80/R/?func=dbin-jump-full&object_id=112621.
Testo completoCastillo, Alejandro R. "Improving nitrogen utilisation in dairy cows". Thesis, University of Reading, 1999. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.342460.
Testo completoBuchanan, Karen M. "Physiological responses to milk removal in mothers of term and preterm infants". Thesis, University of Nottingham, 1996. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.319606.
Testo completoKearnan, Jeffrey Mark. "Pre- and postpartum nutritional effects on milk production, milk composition, calf weaning weight and postpartum reproductive performance of commercial beef cows". Thesis, Virginia Tech, 1991. http://hdl.handle.net/10919/41535.
Testo completoMaster of Science
Munblit, Daniel. "Determinants of colostrum and breast milk immune composition and consequences for infant health". Thesis, Imperial College London, 2015. http://hdl.handle.net/10044/1/42364.
Testo completoDurnford, Edward A. D. "Lipid composition of selected tissues and milk of phocid seals of eastern Canada". Thesis, National Library of Canada = Bibliothèque nationale du Canada, 1998. http://www.collectionscanada.ca/obj/s4/f2/dsk1/tape10/PQDD_0018/MQ54891.pdf.
Testo completoLi, Zhipeng, André-Denis G. Wright, Yifeng Yang, Huazhe Si e Guangyu Li. "Unique Bacteria Community Composition and Co-occurrence in the Milk of Different Ruminants". NATURE PUBLISHING GROUP, 2017. http://hdl.handle.net/10150/622802.
Testo completoYazici, Fehmi. "Calcium fortifications of soy milk yogurt formulated to low-fat plain yogurt composition /". The Ohio State University, 1996. http://rave.ohiolink.edu/etdc/view?acc_num=osu1487942739805264.
Testo completoToledo, Alvarado Hugo Oswaldo. "Relationships between fertility of cows and their milk yield, composition and infrared spectra". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3426318.
Testo completoLa produzione di latte ha un forte effetto sulla fertilità delle bovine e allo stesso tempo la riproduzione influisce sulla composizione del latte. Negli ultimi decenni, si è sviluppato un particolare interesse riguardo lo studio della composizione del latte e del suo rapporto con la salute, l'efficienza e la fertilità. Pertanto l'obiettivo principale di questa tesi è stato quello di valutare i rapporti tra la fertilità delle bovine da latte e la loro produzione di latte, la composizione e gli spettri a infrarossi del latte prodotto. I dati utilizzati sono stati raccolti dalla Federazione Allevatori dell’ Alto Adige / Südtirol di Bolzano / Bozen in Italia. I dati relativi al latte comprendono la produzione, la composizione e le proprietà fisiche. Per la fertilità, sono state considerate tutte le date di fecondazione e il giorno di parto. I campioni di latte raccolti sono stati analizzati utilizzando un MilkoScanTM FT + 6000 (Foss Electric, Hillerød, Danimarca), e lo spettro ricopriva 1,060 lunghezze d’onda, da 5,010 a 925 cm-1. Sono state utilizzate quattro razze: le razze specializzate Frisona e Bruna, e le razze a duplice attitudine Pezzata Rossa e Grigio Alpina. Nel secondo capitolo sono stati studiati gli effetti della razza e la sua interazione con la produzione di latte a livello di allevamento (Herd-L) e a livello individuale (di vacca entro allevamento) (Cow-L) sui caratteri di fertilità nelle bovine da latte. Per stabilire i livelli di produttività delle varie aziende e delle singole vacche, in base alla produzione di latte, è stato utilizzato un modello misto. L’intervallo dal parto alla prima inseminazione (iCF), l'intervallo dalla prima inseminazione al concepimento (iFC) e l’intervallo parto concepimento (DO) sono stati analizzati utilizzando un modello di rischio proporzionale di Cox. Il tasso di non ritorno a 56 giorni dopo il primo servizio (NRR), il tasso di gravidanza al primo servizio (PRF) e il numero di inseminazioni (INS) sono stati analizzati utilizzando una regressione logistica. Per tutti i caratteri è stata osservata una forte interazione tra la razza e la classe di produttività, sia a livello di allevamento che a livello individuale. Le razze a duplice attitudine Pezzata Rossa e Grigio Alpina hanno una migliore fertilità rispetto alle vacche da latte specializzate di razza Frisona e Bruna, anche a parità di produzione, e gli effetti della produttività aziendale e individuale differivano tra loro e tra le razze. In conclusione, una maggiore produttività dell’ azienda può determinare una maggiore fertilità nelle vacche, mentre una maggiore produzione di latte delle singole vacche all'interno di una azienda può risultare in una minore fertilità. Questi effetti, sia livello di allevamento che a livello individuale, hanno un andamento curvilineo e sono più forti nelle razze a duplice attitudine, essendo più evidenti passando da una produttività bassa a una intermedia, piuttosto che passando dal livello intermedio alle classi di produttività elevata. Nel terzo capitolo sono state valutate le relazioni tra le fasi dell’estro nei bovini da latte e la composizione, gli indicatori fisici e gli acidi grassi del latte. I giorni di campionamento attorno alla prima inseminazione dopo il parto, nell'intervallo da -10 a +10 giorni, sono stati selezionati e classificati in 5 fasi: diestro-alto progesterone (Diestrus-HP) da -10 a -4 giorni; proestro da -3 a -1 giorni; giorno di estro 0 (giorno di inseminazione); metestro da 1 a 2 giorni; e diestro-progesterone in aumento (Diestrus-IP) da 3 a 10 giorni. Per analizzare i componenti del latte e gli indicatori fisici delle proprietà del latte è stato usato un modello misto, includendo l'effetto dell’a fase estrale, e abbiamo stimato i contrasti tra di essi. La composizione del latte ha mostrato un'elevata variabilità tra le fasi diverse dell’estro, e i caratteri maggiormente influenzati sono stati il grasso, la proteina e il lattosio. Anche il profilo acidico e gli indicatori fisici sono stati notevolmente influenzati, indicando importanti differenze causate dalle modifiche ormonali e comportamentali delle bovine in estro. Nel quarto capitolo è stata valutata l’abilità di predizione dello stato di gravidanza delle vacche (PS) utilizzando grasso, proteina, caseina, lattosio e gli spettri FTIR . Per predire lo stato di gravidanza sono stati utilizzati modelli lineari generalizzati utilizzando grasso, proteina, lattosio, caseina e le singole lunghezze d’onda FTIR. È stato inoltre fittato un modello Bayesiano di selezione di variabile per predire lo stato di gravidanza utilizzando lo spettro FTIR completo . L’accuratezza di predizione è stata valutata utilizzando uno studio di validazione incrociata ripetuto 10 volte e calcolando l'area sotto a la curva del -receiver operating characteristic- (CV-AUC) basata sulle predizioni fenotipiche e sulle osservazioni. Nel complesso, le migliori accuratezze di predizione sono state ottenute per un modello che includeva i dati spettrali FTIR completi. Le vacche Grigio alpine hanno ottenuto il più alto CV-AUC (0.645), Brune e Pezzate Rosse hanno ottenuto risultati simili (0.630 e 0.628 rispettivamente), mentre le Frisone hanno ottenuto il valore più basso per gli spettri FTIR (0.607) completi. Per le singole analisi di lunghezza d'onda, picchi importanti sono stati rilevati: da wn 2,973 a wn 2,882 cm-1 corrispondente al filtro Fat-B delle analisi con monocromatore; wn 1,773 cm-1 dove è posizionato il filtro grasso-A; wn 1,546 cm-1 dove è posizionato il filtro della proteina; wn 1,468 cm-1 che è associato a urea e grasso; wn 1,399 cm-1 e wn 1,245 cm-1 associati con l’acetone; da wn 1,025 cm-1 fino a 1,013 x cm-1 dove è posizionato il filtro del lattosio. Questa ricerca fornisce nuove conoscenze riguardo a strategie alternative per lo screening dello stato di gravidanza dei bovini da latte.
Barros, Ana Cláudia Bizarro Brito. "Avaliação da aptidão tecnológica do leite de ovelha para o fabrico de Queijo de Azeitão DOP". Master's thesis, ISA/UTL, 2012. http://hdl.handle.net/10400.5/5311.
Testo completoThe purpose of this study was to characterize the milk used in the manufacture of Azeitão cheese, in particular the physico-chemical properties, hygiene and technological aptitude, given the influence of milk quality in cheese making. Sampling took place from February to May and samples from raw milk sheep for the manufacture of Azeitão cheese, consisting of individual milk (one producer) or mixed (from different producers) milk, were analyzed for composition, hygiene and parameters for the assessment of the milk clotting behavior, such as clotting time, micellar aggregation properties and gel firmness. The effect of the milk producer was very significant (p <0.01) at both the physical-chemical composition, hygiene and technological aptitude, and the effect of month of production was significant only for protein content and consistency of curd. In general, the milk showed poor hygienic quality and low protein content, with negative repercussions in cheese making behaviour
Daniels, Kristy M. "Effects of Milk Replacer Composition on Measures of Mammary Development in Holstein Heifer Calves". Diss., Virginia Tech, 2008. http://hdl.handle.net/10919/27174.
Testo completoPh. D.
Daniel, Jean-Baptiste. "Dynamic prediction of milk yield and composition responses to dietary changes in dairy cows". Thesis, Université Paris-Saclay (ComUE), 2016. http://www.theses.fr/2016SACLA009/document.
Testo completoIn order to better cope with the increasing diversity of objective in dairy production (e.g. feed efficiency, animal health, animal longevity, etc.) in a context of high volatility of feed and milk prices, quantification of animal’s multiple responses to dietary changes is of particular interest to help dairy farmers in optimizing the diet. The main aim of the present study was to develop and evaluate a model to predict the responses in dry-matter intake, milk yield, milk component yields and contents to changes in dietary composition in dairy cows. A meta-analysis of the literature was conducted to quantify dry-matter intake response to changes in diet composition, and milk responses (yield, milk component yields and milk composition) to changes in dietary net energy (NEL) and metabolizable protein (MP) in dairy cows. A key point in the development of these response equations was that they could be apply on animals of varying production potential. This was achieved by expressing MP and NEL supply relative to a pivot nutritional status, defined as the supply of MP and NEL resulting to MP efficiency of 0.67 and NEL efficiency of 1. Based on MP and NEL efficiency, an approach was proposed to estimate the pivot MP and NEL supplies, around which the response equations can be applied. Evaluated with two independent datasets, this approach predicted milk yield and milk component yields responses to change in MP and NEL supply with a good accuracy for diets that are substantially different, and across all stages of lactation. In another model, the effect of physiological status (lactation stage, gestation, growth) on animal performance, i.e. milk yield, milk component yields, body composition change and dry-matter intake, were quantified across a range of animal potential. It was found that the model structure was adequate to simulate performance of different dairy breeds (Holstein, Danish Red and Jersey). To predict the long-term consequences of a dietary change, response equations, centred on the pivot nutritional status, were integrated into the dynamic model. This integration has been possible by applying the pivot concept into the dynamic model. This way, lactation pivot curves were calculated, from which response equations are applied. The model built is the first to integrate the two major biological regulations (homeostasis and homeorhesis) in dairy cows that predicts animal performance using a precise definition of milk potential
Ryskaliyeva, Alma. "Exploring the fine composition of Camelus milk from Kazakhstan with emphasis on protein components". Thesis, Université Paris-Saclay (ComUE), 2018. http://www.theses.fr/2018SACLA016/document.
Testo completoThe present study aimed to identify, in exploring the protein fraction of camelid milks from several regions of Kazakhstan, original molecules (peptide, proteins) potentially responsible for the properties attributed to camel milk. Nearly 180 milk samples from two camel species (Camelus bactrianus and C. dromedarius, and their hybrids) we collected at different lactation stage, age and calving number, and submitted to different proven analytical techniques and proteomic approaches (SDS-PAGE, LC-MS/MS and LC-ESI-MS). A detailed characterization of 50 protein molecules, relating to genetic variants, isoforms arising from post-translational modifications and alternative splicing events, belonging to 9 protein families (κ-, αs1-, αs2-, β-; and γ-CN, WAP, α-LAC, PGRP, CSA/LPO) was achieved. We reported the occurrence of two unknown isoforms (i1 and i2) of camel αs2-CN arising from alternative splicing events. Using cDNA-sequencing, i1 was characterized as a splicing-in variant of an in-frame 27-nucleotide sequence, of which the presence at the genome level, flanked by canonic motifs defining an exon 13 encoding the nonapeptide ENSKKTVDM, was confirmed. Isoform i2, which appeared to be present at different phosphorylation levels ranging between 8P and 12P, was shown to include an additional decapeptide (VKAYQIIPNL), revealed by LC-MS/MS, encoded by a 3’-extension of exon 16. In addition, we reported, for the first time to our knowledge, the occurrence of a αs2-CN phosphorylation isoform with at least one phosphorylated S/T residue that does not match with the usual canonic sequence (S/T-X-A) recognized by the mammary kinase, suggesting thereby the existence of two kinase systems involved in the phosphorylation of caseins in the mammary gland.As far as camel WAP is concerned, we identified in C. bactrianus a new genetic variant (B), originating from a transition G => A, leading to a codon change (GTG/ATG) in the nucleotide sequence of cDNA, which modifies a single amino acid residue at position 12 of the mature protein (V12M). In addition, we describe the existence of a splicing variant of camel WAP, arising from an alternative usage of the canonical splice site recognized as such in the other mammalian species expressing WAP in their milk. We also report that the WAP isoform predominantly present in camelids milk, first described by Beg et al. (1986) as displaying an additional sequence of 4 amino acid residues (56VSSP59) in the peptide segment connecting the two 4-DSC domains, results from the usage of an unlikely intron cryptic splice site, extending camel exon 3 on its 5’ side by 12-nucleotides. In addition, we confirm that in the camel gene encoding WAP, intron 3 is a GC-AG intron, with a GC donor site showing a compensatory effect in terms of a dramatic increase in consensus at the acceptor exon position.Finally, using an optimized protocol, we isolated camel milk-derived EVs satisfiying the typical requirements for exosomal morphology, size and protein content. We identified a thousand of different proteins representing the first comprehensive proteome of camel milk-derived EVs that appears wider than camel milk proteome, including markers associated with small extracellular vesicles, such as CD63, CD81, HSP70, HSP90, TSG101 and ADAM10. We also identified proteins present in other milk components. This is particularly the case for lactadherin/MFG-E8, Ras-related proteins or CD9 that have been reported to occur in MFG. Our results strongly suggest that milk-derived exosomes have different cellular origin
Lai, Ching Tat. "Production and composition of milk from 10 - 60 days of lactation in mothers who delivered prematurely". University of Western Australia. School of Biomedical, Biomolecular and Chemical Sciences, 2008. http://theses.library.uwa.edu.au/adt-WU2008.0045.
Testo completoNin-Velez, Alexandra Irma. "Genetic and Maternal Factors Underlying Early Milk Production and Their Influence on Calf Health". Thesis, Virginia Tech, 2020. http://hdl.handle.net/10919/99957.
Testo completoMaster of Science in Life Sciences
Factors like breed, age, parity, nutrition, environment, and management can affect the quality of early milk produced. Many of these factors have been studied and guidelines developed in order to ensure producers feed the best quality milk to their calves which will allow for calves to develop properly. However, there is still a high mortality rate in pre-weaned calves and factors like mode of birth and genetics have not been readily studied. The purpose of our studies were to determine mode of birth impacts on composition of early milk and establish relationships between composition and rumen microbial phyla abundance. Additionally, establish relationships between colostrum composition traits, management practices, and calf health, and determine heritability and genetic correlations of colostrum quality traits to test-day composition traits. Our hypothesis was that colostrum quality traits such as Brix score and colostrum weight are heritable. We also hypothesized that mode of birth influences early milk composition and changes to composition has secondary effects to calf rumen microbial abundance. Charolaise (CHAR; n = 23) and Angus (ANG; n = 15) dams were divided into two experimental groups; dams underwent vaginal (VD; n= 25) or cesarean (CD; n= 13) delivery. Early milk samples were collected and sent to DHIA to quantify components. After parturition calves were separated based on dam's experimental group. Rumen fluid was collected from calves on d 1, 3, 28 post-partum and DNA extracted from fluid (ANG calves, n=11; CHAR calves, n=13). Results showed that VD significant differences in composition of VD and CD cows. Dams in VD group were more likely to have increased (P 0.05) protein, solids non-fat, and lactose but decreased (P < 0.05) urea concentrations. Similarly, short, medium, and long-chain fatty acids were increased (P 0.05) in VD. Changes in true protein elicited a decrease (P 0.05) in rumen fluid Actinobacteria and Proteobacteria. Results suggest that mode of birth influences protein concentrations in early milk and induces a slight impact on the overall dynamics of the calf rumen microbiome. A second study was conducted to establish relationships between colostrum components, management and calf health as well as determine genetic parameters of colostrum quality traits. Holstein (HO, n= 250) and Jersey (JE, n=289) cow test-day data was obtained from the Animal Genomic and Improvement laboratory server at the USDA. Brix score, colostrum weight, dam age, parity, and 3-month season of calving were also recorded. Colostrum samples from JE cows were sent to DHIA where compositional measurements were obtained (i.e. true protein, fat, lactose, SCS, solid non-fats). Lactoferrin concentration for JE cow colostrum samples was also determined via ELISA. Calf blood samples were collected within 72 h post-partum and TSP quantified. Farm staff recorded colostrum source for 1st feeding and colostrum freshness for 1st and feeding. A PROC Mixed was performed to determine impact of test-day milk composition traits on colostrum quality traits by breed, PROC Mixed with LSMEANS was used to determine relationships of environment, colostrum management, and colostrum components with incidence of scours and respiratory disease in calves. A Pearson correlation was used to determine relationships between colostrum components and quality traits Heritability and repeatability's were calculated using BLUPF90 family of programs. A series of bivariate models were used to calculate genetic correlations of Brix score and colostrum weight with test-day compositional traits. Results indicated that colostrum Brix and volume were impacted by season, breed, and the interaction of breed and season. Calf incidence of disease was impacted by colostrum components and total serum protein levels. Results for Pearson correlation indicated strong correlations between true protein and solid non-fats and Brix (r = 0.99; 0.86). Lactoferrin also had moderate negative correlations with volume and lactose (r = -0.35; -0.33). Heritability estimates results for Holstein Brix and colostrum weight were 0.25 and 0.15. Jersey cow heritability estimates were 0.36 and 0.47, respectively. We also observed some significant genetic correlations with Holstein Brix score and test-day milk (-0.23), fat (0.54), and SCS (0.29) having moderate correlations. Holstein colostrum weight had a strong correlation with test-day milk (0.96). Jerseys had strong genetic correlation of Brix score with colostrum weight (-0.98). Results indicated a low to moderately heritability for Brix score and colostrum weight in both breeds making them receptive to genetic selection in order to improve breeding programs. Strong significant relationships were also found between colostrum compositional traits and colostrum quality traits.
De, Wet G. "The possible association between stage of HIV disease and the nutrient composition of breast milk". Thesis, Bloemfontein : Central University of Technology, Free State, 2013. http://hdl.handle.net/11462/202.
Testo completoBreastfeeding is a major source of childhood nutrition and protection, but with South Africa having one of the highest HIV prevalence in the world the risk of HIV transmission from mother to infant through breastfeeding becomes a major issue. Infant mortality due to malnutrition and infections is also of great concern. Exclusive breastfeeding and giving antiretroviral drugs to the HIV-infected mother and the HIV-exposed infant is one of the most significant ways to improve infant survival rates and reduce transmission of HIV through breastfeeding. Whether HIV disease progression and its metabolic impact on the mother will affect the nutrient composition of breast milk is a question that arises. The aim of this study was to determine the possible association between the stage of HIV disease, as measured by the immunological markers, and the nutrient composition of breast milk. The study population consisted of 60 HIV infected female volunteers who were divided into two groups. Milk and blood samples were obtained from 30 HIV-positive women that was not on any ARV treatment and from 30 HIV-positive women that was on ARV treatment. Their HIV status and treatment regime were obtained from their files. Participants were also asked to complete a questionnaire. Macro-nutrients that were measured included lactose, proteins, fat, total solids and the energy content of the breast milk. This was done on the MIRIS Human milk analyser. The micro-nutrients that were measured were calcium and phosphate on the DXC 800 chemistry analyser. Blood analysis was included to determine the stage of HIV disease progression in the HIV-positive mothers and comprised of a CD4/CD8+ T cell count, viral load and a full blood count. CD4/CD8+ T cells were determined using flowcytometry on the BD FACScalibur. The COBAS AmpliPrep/COBAS TaqMan HIV-1 Test was used for the determination of the viral load and the full blood count was done using a Sysmex XT2000i haematology analyser. When comparing the analysed haematological variables, the white blood cells and red blood cells indicated a significant difference between the two groups. Both of the groups were anaemic. The CD3+ T cell count was higher and the CD4+ T cell count was lower than the reference range in both groups. The median CD4+ T cells and HIV-1 viral load for the HIV with treatment group was higher than the HIV-infected without treatment group. The analyzed milk data yielded no p-value of great significance, suggesting that there was no statistically significant difference recorded of the measured nutrients between mothers receiving treatment and those who did not receive any treatment for HIV. The Spearman Correlation Coefficient was used to determine if HIV disease progression would have an influence on the nutrients that were measured. For the HIV-infected without treatment group, a significant correlation was found between the HIV-1 viral load and percentage total solids in breast milk. For the HIV-infected with treatment group the only positive correlation was between the CD4+ T cell count and the percentage total solids and energy content of the breast milk. No strong positive correlation could be established between the immunological markers of HIV disease progression and the analysed nutrients in the breast milk. Taking this into consideration, HIV-positive mothers can breastfeed their babies even if their HIV status is at a more advance phase, but the emphasis should be placed on exclusive breastfeeding and getting the needed support to breastfeed.
Hengel, Francine Anne. "Nutrient composition of human milk and dietary influence during the first six months of lactation". Thesis, Virginia Polytechnic Institute and State University, 1986. http://hdl.handle.net/10919/101118.
Testo completoM.S.
Lai, Ching Tat. "Production and composition of milk from 10 - 60 days of lactation in mothers who delivered prematurely /". Connect to this title, 2007. http://theses.library.uwa.edu.au/adt-WU2008.0045.
Testo completoJAI, VAIDEKI. "SEASONAL VARIATION OF MILK IN CENTRAL VALLEY CALIFORNIA AND THE ASSOCIATION OF MILK VARIATION WITH THE COMPOSITION AND TEXTURE OF LOW MOSITURE PART SKIM MOZZARELLA". DigitalCommons@CalPoly, 2014. https://digitalcommons.calpoly.edu/theses/1323.
Testo completoVosyliūtė, Aušrinė. "Vitaminas E piene ir pieno produktuose". Master's thesis, Lithuanian Academic Libraries Network (LABT), 2013. http://vddb.laba.lt/obj/LT-eLABa-0001:E.02~2013~D_20130618_094622-60025.
Testo completoThe aim of the work – determine the milk fat–soluble vitamin E, and evaluate the dynamics influencing factors and their significance levels. Objectives: 1. Analysis and generalization of scientific literature about the fat-soluble vitamins in milk and its products. 2. To detect the fat-soluble vitamin E in milk and milk products. 3. To access the factors influencing the fat-soluble vitamin E dynamics in milk and its products. 4. To determine significance of fat-soluble vitamin E dynamics influencing factors in milk and milk products. Milk samples and dairy products from this milk: pasteurized milk, acidophilic milk, acidified milk, kefir, cream, sour cream, butter, were investigated which have been taken from dairy farms in Lithuania. The research was carried out in the Biochemical department of Lithuanian Health Science University Veterinary Academy and laboratory of food analysis; Lithuanian fermented semi-hard cheese and sweetened condensed milk from trade centers were investigated. The chemical composition of milk has been determinated. Vitamin E content in milk and milk products were determinate by high performance liquid chromatography. Conclusions: 1. During examination of vitamin E content in milk from farms, the highest content of vitamin E was found in the third cows farm: at summer 0,85 mg/kg, at winter 0,80 mg/kg. The lowest content of vitamin E at summer was found in the second farm 0,72 mg/kg and the lowest content of vitamin E at winter was found... [to full text]