Littérature scientifique sur le sujet « Welfare d'impresa »

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Articles de revues sur le sujet "Welfare d'impresa"

1

Pagan, Veronica, et Claudia Peiti. « Il welfare aziendale come comunità d'impresa ». ECONOMIA PUBBLICA, no 3 (janvier 2021) : 103–23. http://dx.doi.org/10.3280/ep2020-003005.

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Résumé :
L'articolo si propone di analizzare gli attuali strumenti di welfare aziendale e le azioni introdotte dai diversi livelli di regolazione. Grazie al contributo di indagini e studi di settore, vengono pertanto presentate le diverse accezioni di welfare aziendale: il cosiddetto secondo welfare, gli elementi di conciliazione vita-lavoro, i beni e i servizi che attengono più alla cultura aziendale (fringe o flexible benefit) e infine gli strumenti più innovativi e che si identi-ficano con un concetto di welfare più recente (welfare allargato alla comunità esterna). Rispetto al ruolo della contrattazione, gli autori osservano come l'attenzione del-le parti sociali verso il tema sia cresciuta negli ultimi anni e come le iniziative aziendali abbiano assunto un carattere integrativo di rilievo rispetto al ruolo degli istituti negoziali collettivi. Il lavoro esplora, infine, le prospettive future del welfare aziendale, con uno sguardo al settore delle public utility, anche alla luce della recente emergenza sanitaria. La diffusione del COVID-19 ha infatti permesso di "accelerare forzatamente" l'adozione di strumenti già presenti nel ventaglio delle politiche di welfare azien-dale ma precedentemente relegati a quote minoritarie di imprese (come il welfare allargato e lo smart working). Sarà necessario mantenere viva la raccolta delle informazioni e i primi dati rive-lano come il welfare aziendale stia assumendo un ruolo di propulsore al cambiamento e possa, in futuro, costituire uno strumento capace di disegnare un nuovo modo di lavorare e di essere parte di una comunità d'impresa.
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Santoni, Valentino. « Reti d'impresa e accordi territoriali per il welfare aziendale : i tratti distintivi delle esperienze italiane ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 153 (mars 2019) : 185–201. http://dx.doi.org/10.3280/sl2019-153011.

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3

Mattiazzi, Giulio. « Welfare generativo e partecipazione dei lavoratori alle scelte d'impresa : nuove frontiere per l'innovazione sociale in Veneto ». ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no 2 (septembre 2019) : 72–84. http://dx.doi.org/10.3280/es2019-002007.

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4

Monaci, Massimiliano. « L'innovazione sostenibile d'impresa come integrazione di responsabilitŕ e opportunitŕ sociali ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 2 (avril 2013) : 26–61. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002002.

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Résumé :
Le concezioni e le prassi di responsabilitŕ sociale d'impresa (CSR, corporate social responsibility) che si sono affermate sino a tempi molto recenti riflettono prevalentemente una logica reattiva, incentrata sulla necessitŕ delle aziende di rilegittimarsi nei confronti dei loro stakeholder corrispondendo alla richiesta di riduzione e prevenzione dei costi sociali legati all'attivitŕ d'impresa (degrado ecologico, disoccupazione conseguente a ristrutturazioni, ecc.). Tuttavia l'attuale periodo, anche per le incertezze e questioni poste dalla crisi economica, rappresenta una fase singolarmente feconda per andare oltre questo approccio adattivo e raccogliere la sfida di una visione piů avanzata della dimensione sociale dell'agire d'impresa come innovazione sostenibile. Tale modello si basa sulla valorizzazione di beni, risorse ed esigenze di significato sociale ed č indirizzato alla creazione di valore integrato - economico, umano-sociale e ambientale - nel lungo termine. La caratteristica centrale di questo profilo d'impresa č la tendenza a operare in maniera socialmente proattiva, sviluppando un'attitudine a cogliere o persino anticipare le direzioni del cambiamento sociale con i suoi bisogni e problemi emergenti e facendo sě che l'integrazione di obiettivi economici e socio-ambientali nei processi strategico-produttivi si traduca in fattore di differenziazione dell'offerta di mercato e in una reale fonte di vantaggio competitivo. Nel presente lavoro si indica la praticabilitŕ di un simile modello riferendosi ai risultati di una recente indagine condotta su un campione di dieci imprese italiane, eterogenee per dimensioni, collocazione geografica, fase del ciclo di vita e settori di attivitŕ, che si estendono da comparti tradizionali (come quelli alimentare, edilizio, sanitario, dell'arredamento e della finanza) a campi di piů recente definizione e a piů elevato tasso di cambiamento tecnologico (quali l'ingegneria informatica, la comunicazione multimediale, il controllo dei processi industriali e il risanamento ambientale). La logica di azione di queste organizzazioni sembra ruotare intorno a una duplice dinamica di "valorizzazione del contesto": da un lato, l'internalizzazione nella strategia d'impresa di richieste e al contempo di risorse sociali orientate a una maggiore attenzione per l'ambiente naturale, per la qualitŕ della vita collettiva nei territori, per i diritti e lo sviluppo delle persone dentro e fuori gli ambienti di lavoro; dall'altro lato, la capacitŕ, a valle dell'attivitŕ di mercato, di produrre valore economico e profitti generando anche valore per la societŕ. Nei casi analizzati č presente la valorizzazione delle risorse ambientali, che si esprime mediante la riprogettazione di prodotti e processi e politiche di efficienza energetica di rifornimento da fonti di energia rinnovabile, raccordandosi con nuove aspettative sociali rispetto alla questione ecologica. Č coltivato il valore umano nel rapporto spesso personalizzato con i clienti e i partner di business ma anche nella vita interna d'impresa, attraverso dinamiche di ascolto e coinvolgimento che creano spazi per la soddisfazione di svariati bisogni e aspirazioni che gli individui riversano nella sfera lavorativa, aldilŕ di quelli retributivi. C'č empowerment del "capitale sociale" dentro e intorno all'organizzazione, ravvisabile specialmente quando le condotte d'impresa fanno leva su risorse relazionali e culturali del territorio e si legano a meccanismi di valorizzazione dello sviluppo locale. Troviamo inoltre il riconoscimento e la produzione di "valore etico" per il modo in cui una serie di principi morali (quali la trasparenza, il mantenimento degli impegni, il rispetto di diritti delle persone) costituiscono criteri ispiratori dell'attivitŕ di business e ne escono rafforzati come ingredienti primari del fare impresa. E c'č, naturalmente, produzione di valore competitivo, una capacitŕ di stare e avere successo nel mercato che si sostiene sull'intreccio di vari elementi. Uno di essi coincide con l'uso della leva economico-finanziaria come risorsa irrinunciabile per l'investimento in innovazione, piuttosto che in un'ottica di contenimento dei costi relativi a fattori di gestione - come la formazione - che possono anche rivelarsi non immediatamente produttivi. Altrettanto cruciali risultano una serie di componenti intangibili che, oltre alla gestione delle risorse umane, sono essenzialmente riconducibili a due aspetti. Il primo č lo sviluppo di know-how, in cui la conoscenza che confluisce nelle soluzioni di business č insieme tecnica e socio-culturale perché derivante dalla combinazione di cognizioni specializzate di settore, acquisite in virtů di una costante apertura alla sperimentazione, e insieme di mappe di riferimento e criteri di valutazione collegati alla cultura aziendale. L'altro fattore immateriale alla base del valore competitivo consiste nell'accentuato posizionamento di marchio, con la capacitŕ di fornire un'offerta di mercato caratterizzata da: a) forte specificitŕ rispetto ai concorrenti (distintivi contenuti tecnici di qualitŕ e professionalitŕ e soprattutto la corrispondenza alle esigenze dei clienti/consumatori e al loro cambiamento); b) bassa replicabilitŕ da parte di altri operatori, dovuta al fatto che le peculiaritŕ dell'offerta sono strettamente legate alla particolare "miscela" degli altri valori appena considerati (valore umano, risorse relazionali, know-how, ecc.). Ed č significativo notare come nelle imprese osservate questi tratti di marcata differenziazione siano stati prevalentemente costruiti attraverso pratiche di attenzione sociale non modellate su forme di CSR convenzionali o facilmente accessibili ad altri (p.es. quelle che si esauriscono nell'adozione di strumenti pur importanti quali il bilancio sociale e il codice etico); ciň che si tratti - per fare qualche esempio tratto dal campione - di offrire servizi sanitari di qualitŕ a tariffe accessibili, di supportare gli ex-dipendenti che avviano un'attivitŕ autonoma inserendoli nel proprio circuito di business o di promuovere politiche di sostenibilitŕ nel territorio offrendo alle aziende affiliate servizi tecnologici ad alta prestazione ambientale per l'edilizia. Le esperienze indagate confermano il ruolo di alcune condizioni dell'innovazione sostenibile d'impresa in vario modo giŕ indicate dalla ricerca piů recente: la precocitŕ e l'orientamento di lungo periodo degli investimenti in strategie di sostenibilitŕ, entrambi favoriti dal ruolo centrale ricoperto da istanze socio-ambientali nelle fasi iniziali dell'attivitŕ d'impresa; l'anticipazione, ovvero la possibilitŕ di collocarsi in una posizione di avanguardia e spesso di "conformitŕ preventiva" nei confronti di successive regolamentazioni pubbliche in grado di incidere seriamente sulle pratiche di settore; la disseminazione di consapevolezza interna, a partire dai livelli decisionali dell'organizzazione, intorno al significato per le strategie d'impresa di obiettivi e condotte operative riconducibili alla sostenibilitŕ; l'incorporamento strutturale degli strumenti e delle soluzioni di azione sostenibile nei core-processes organizzativi, dalla ricerca e sviluppo di prodotti/ servizi all'approvvigionamento, dall'infrastruttura produttiva al marketing. Inoltre, l'articolo individua e discute tre meccanismi che sembrano determinanti nei percorsi di innovazione sostenibile osservati e che presentano, per certi versi, alcuni aspetti di paradosso. Il primo č dato dalla coesistenza di una forte tradizione d'impresa, spesso orientata sin dall'inizio verso opzioni di significato sociale dai valori e dall'esperienza dell'imprenditore-fondatore, e di apertura alla novitŕ. Tale equilibrio č favorito da processi culturali di condivisione e di sviluppo interni della visione di business, da meccanismi di leadership dispersa, nonché da uno stile di apprendimento "incrementale" mediante cui le nuove esigenze e opportunitŕ proposte dalla concreta gestione d'impresa conducono all'adozione di valori e competenze integrabili con quelli tradizionali o addirittura in grado di potenziarli. In secondo luogo, si riscontra la tendenza a espandersi nel contesto, tipicamente tramite strategie di attraversamento di confini tra settori (p.es., alimentando sinergie pubblico-private) e forme di collaborazione "laterale" con gli interlocutori dell'ambiente di business e sociale; e al contempo la tendenza a includere il contesto, ricavandone stimoli e sollecitazioni, ma anche risorse e contributi, per la propria attivitŕ (p.es., nella co-progettazione dei servizi/prodotti). La terza dinamica, infine, tocca piů direttamente la gestione delle risorse umane. Le "persone dell'organizzazione" rappresentano non soltanto uno dei target destinatari delle azioni di sostenibilitŕ (nelle pratiche di selezione, formazione e sviluppo, welfare aziendale, ecc.) ma anche, piů profondamente, il veicolo fondamentale della realizzazione e del successo di tali azioni. Si tratta, cioč, di realtŕ organizzative in cui la valorizzazione delle persone muove dagli impatti sulle risorse umane, in sé cruciali in una prospettiva di sostenibilitŕ, agli impatti delle risorse umane attraverso il loro ruolo diretto e attivo nella gestione dei processi di business, nella costruzione di partnership con gli stakeholder e nei meccanismi di disseminazione interna di una cultura socialmente orientata. In tal senso, si distingue un rapporto circolare di rinforzo reciproco tra la "cittadinanza nell'impresa" e la "cittadinanza dell'impresa"; vale a dire, tra i processi interni di partecipazione/identificazione del personale nei riguardi delle prioritŕ dell'organizzazione e la capacitŕ di quest'ultima di generare valore molteplice e "condiviso" nel contesto (con i clienti, il tessuto imprenditoriale, le comunitŕ, gli interlocutori pubblici, ecc.). In conclusione, le imprese osservate appaiono innovative primariamente perché in grado di praticare la sostenibilitŕ in termini non solo di responsabilitŕ ma anche di opportunitŕ per la competitivitŕ organizzativa. Questa analisi suggerisce quindi uno sguardo piů ampio sulle implicazioni strategiche della CSR e invita a riflettere su come le questioni e i bisogni di rilievo sociale, a partire da quelli emergenti o acuiti dalla crisi economica (nel campo della salute, dei servizi alle famiglie, della salvaguardia ambientale, ecc.), possano e forse debbano oggi sempre piů situarsi al centro - e non alla periferia - del business e della prestazione di mercato delle imprese.
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Thèses sur le sujet "Welfare d'impresa"

1

Cappiello, Nicola <1996&gt. « Il welfare aziendale come elemento strategico d'impresa e possibili strumenti fiscali di incentivazione ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18750.

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Résumé :
La parola “welfare” venne coniata solo negli anni ’40 del XX secolo ma esprime un insieme di concetti e norme emersi già nei primi anni del 1600 . La definizione odierna del welfare fornita dalla Treccani è la seguente: <> . Il termine inglese, letteralmente “stare bene”, viene quindi associato a tutte quelle misure che garantiscono tutela e assistenza sociale ai cittadini. Come vedremo, questa definizione, non rispecchia né i principi né lo scopo delle prime leggi riconducibili a concetti di assistenza sociale, ma è frutto di un percorso che ha attraversato diversi secoli e correnti di pensiero ed è tutt’ora in mutazione. Ad oggi, quello dello Stato sociale, è un concetto noto su cui si fonda la quasi totalità delle moderne democrazie. Esso opera in diversi settori quali l’istruzione, la sanità, l’edilizia, la previdenza e l’assistenza. L’obiettivo dell’insieme delle politiche sociali è quello di abbattere le disuguaglianze iniziali, liberare gli indigenti dallo stato di bisogno per far sì che tutti possano godere in modo pieno e libero dei diritti civili e politici.
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GRANDI, Daniele. « Welfare aziendale e reti : prospettive di sviluppo e analisi di due best practice italiane ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2017. http://hdl.handle.net/10446/77268.

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Résumé :
La crisi dello stato sociale, che si trascina da quasi quarant’anni, unitamente agli effetti della crisi economica del 2007 hanno portato l’attenzione di imprese e istituzioni sul tema del welfare aziendale quale potenziale anello di congiunzione tra la ricerca di nuovi modelli per la competitività delle imprese e il processo di ricalibratura del welfare pubblico. Tuttavia, in Italia il fenomeno riguarda un numero ancora molto limitato di imprese – in prevalenza di grandi dimensioni -, prevalgono misure ancora non pienamente in grado di intercettare efficacemente i nuovi bisogni sociali e non si è ancora registrato un forte sviluppo di modelli in grado di coinvolgere il territorio per la generazione di reti di servizi che possano inserirsi a pieno titolo in un sistema di “secondo welfare”, ovvero un’arena in cui attori di natura diversa – fondazioni, associazioni, organizzazioni sindacali, associazioni datoriali, imprese, eccetera – mobilitano risorse non pubbliche per sviluppare servizi in grado di sostenere ed integrare il welfare pubblico da un punto divista quali-quantitativo. Uno dei modi per coniugare tali aspetti e contribuire allo sviluppo del welfare aziendale è ritenuto essere l’aggregazione tra aziende in rete. L’obbiettivo del presente lavoro è quello di fare chiarezza su quelle che possono essere le criticità e i vincoli, nonché il potenziale, delle reti nate per creare servizi di welfare comuni tra le aziende aderenti e valutare se effettivamente quello della rete può essere uno strumento in grado di portare a uno sviluppo del welfare aziendale in chiave territoriale e a portata delle imprese di piccole e medie dimensioni. La ricerca è stata svolta tramite la metodologia dello “studio di caso” e ha visto il coinvolgimento di due importanti realtà italiane. I risultati mostrano che le reti nate per la creazione di misure di welfare comuni possono agevolare l’avvicinamento delle PMI al tema del welfare aziendale e possono rappresentare un potenziale laboratorio di sperimentazione sul territorio per nuovi servizi in risposta a nuovi bisogni. Tuttavia, per facilitare tali processi occorre prestare particolare attenzione, in fase di progettazione della rete, alle caratteristiche di quello che sarà il territorio di riferimento, ai sistemi di relazioni industriali delle aziende partecipanti e ai meccanismi di regolamentazione interna.
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3

DI, LORENZO ANTONIO. « Welfare aziendale e reti d'impresa ». Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1355082.

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Résumé :
La crisi dello stato sociale insieme agli effetti della crisi economica iniziata nel 2007 hanno portato l’attenzione delle imprese e delle istituzioni sul tema del welfare aziendale quale possibile anello di unione tra la ricerca di nuovi modelli per la competitività delle imprese ed il processo di rimodellamento del welfare pubblico. Ciò nonostante, in Italia il fenomeno riguarda un numero ancora limitato di imprese, soprattutto di grandi dimensioni, sono prevalenti misure che ancora non soddisfano pienamente ed efficacemente i nuovi bisogni sociali e non ancora si è avuto un adeguato sviluppo di modelli in grado di coinvolgere il territorio per la creazione di reti di servizi che possano inserirsi a pienamente in un sistema di c.d. “secondo welfare”, vale a dire un campo in cui i diversi attori, fondazioni, associazioni, organizzazioni sindacali, associazioni datoriali, imprese, etc., utilizzano risorse private per sviluppare servizi in grado di sostenere ed integrare il welfare pubblico sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. Uno dei sistemi per congiungere tali aspetti e contribuire allo sviluppo del welfare aziendale si ritine sia l’aggregazione tra aziende in rete. L’obiettivo del presente lavoro è quello di chiarire le criticità e i vincoli, nonché il potenziale, delle reti sorte per generare servizi di welfare comuni tra le aziende aderenti e stabilire se concretamente quello della rete possa essere uno strumento in grado di sviluppare il welfare aziendale a livello territoriale in modo che possa essere utilizzato anche dalle piccole e medie imprese. La ricerca è stata svolta attraverso la metodologia dello “studio di caso” e ha visto il coinvolgimento di importanti realtà italiane. I risultati ci fanno vedere che le reti costituite per la creazione di misure di welfare comuni possono avvicinare le PMI al tema del welfare aziendale e possono rappresentare un possibile campo di sperimentazione sul territorio per la produzione di nuovi servizi in grado di rispondere a nuovi bisogni. Comunque, per agevolare tali processi occorre fare molta attenzione, in fase di progettazione della rete, alle specificità di quello che sarà il territorio di riferimento, ai sistemi di relazioni industriali delle imprese partecipanti ed ai meccanismi di regolamentazione interna.
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MANZINI, Alberto. « Forme e sviluppo del welfare aziendale nella siderurgia italiana e spagnola del XX secolo : i casi dei centri siderurgici a ciclo integrale di Genova e Sagunto ». Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11562/930591.

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Résumé :
Il tema della ricerca è lo sviluppo di welfare aziendale nel ventesimo secolo. Questo lavoro indaga le forme e lo sviluppo di questo fenomeno in Italia e Spagna attraverso il confronto delle attenzioni sociali messe in atto nel settore siderurgico. L'attenzione è focalizzata sui decenni centrali del secolo, dagli anni venti alla fine degli anni Sessanta. Il settore siderurgico, pilastro dell’industria in questi paesi e oggetto di importanti investimenti lungo l’intero secolo, e questa fase, caratterizzata da importanti mutamenti politici ed economici - dalla dittatura fascista alla democrazia, dall’autarchia all’economia di mercato e al boom economico – rappresentano un terreno adatto per comprendere l'evoluzione del fenomeno nel Novecento. I centri a ciclo integrale di Genova - Società Italiana Acciaierie Cornigliano, Cornigliano S.p.A. e Italsider - e Sagunto - Compañía Siderurgia del Mediterráneo e Altos Hornos de Vizcaya – sono presi come punti di osservazione privilegiati. Questi risultati, rispettivamente, di iniziative pubbliche e private, sono rappresentativi dell’evoluzione del settore dell'acciaio in questi paesi. Il lavoro, diviso in sei capitoli completati da un’introduzione e una breve conclusione, presenta l'evoluzione dell'azione sociale delle imprese attraverso cambiamenti societarie e manageriali, oltre che in relazione con il mutamento del contesto esterno. Il primo capitolo presenta i confini di questo fenomeno e lo stato dell'arte della storiografia. I capitoli successivi illustrano, per caso italiano (capitoli 2 e 3) e per il caso spagnolo (capitoli 4 e 5): un quadro generale, il settore siderurgica e la storia delle imprese, e lo sviluppo delle azioni di welfare. L'ultimo capitolo propone un'analisi comparata di questi interventi, facendo emergere analogie e divergenze.
The theme of research is the development of company welfare in the XXth century. This work investigates the forms and the development of this phenomenon in Italy and Spain through the comparison of social attentions carried out within the steel industry. The attention is focused on the central decades of the century, from the twenties to the end of the sixties. The steel sector, pillar of the industry and objet of important investments along the century, and this phase, marked by relevant political and economic changes - from fascist dictatorship to democracy, from autarchy to market economic and economic boom - are a relevant field to understand the evolution of this phenomenon in the XXth century. The integrated steel centres of Genoa - Società Italiana Acciaierie Cornigliano, Cornigliano S.p.A. and Italsider - and Sagunto - Compañía Siderurgia del Mediterráneo and Altos Hornos de Vizcaya - are taken as privileged observation points. These, results, respectively, of public and private initiatives, are representative of steel sector evolution in these countries. The work, divided into six chapters completed by a short introduction and a conclusion, presents the development of social enterprises through corporate and managerial changes, as well as in connection with the change in the external context. The first chapter presents the boundaries of this phenomenon and the state of the art historiography. The following chapters provide, for the Italian case (chapters 2 and 3) and for the Spanish case (chapters 4 and 5): an overview, the steel industry and the companies’ histories, and the development of welfare actions. The last chapter offers a comparative analysis of these interventions, highlighting similarities and differences.
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