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Scivoletto, Chiara. « Giustizia minorile e partecipazione sociale : qualche riflessione sulla mediazione penale ». SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no 3 (décembre 2012) : 55–67. http://dx.doi.org/10.3280/sd2012-003004.

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Résumé :
La mediazione penale č una attivitŕ fondata sulla logica della negoziazione attraverso cui si mira non solo alla gestione della situazione giuridica violata, ma anche alla ricomposizione dei rapporti sociali tra gli individui. La mediazione penale minorile permette all'autore di reato minorenne e alla sua vittima di divenire protagonisti attivi della gestione del conflitto che li oppone. Alla luce dei risultati di una ricerca, sinteticamente riportati nell'articolo, pare possibile affermare che la mediazione consente di aprire nella dimensione processuale penale uno spazio per le vittime che resterebbe altrimenti loro negato. Infatti la mediazione penale minorile ha offerto sia agli autori che alle vittime l'occasione per esprimersi e riconoscersi. Essa si presta dunque a divenire un laboratorio di partecipazione sociale, specie laddove venga praticata nella dimensione tra pari.
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Caraceni, Lina. « La vittima nel procedimento de libertate : i precari equilibri di un nuovo protagonismo ancora troppo poco meditato ». Revista Brasileira de Direito Processual Penal 7, no 3 (31 octobre 2021) : 1783. http://dx.doi.org/10.22197/rbdpp.v7i3.632.

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Résumé :
Una nuova sensibilità per le istanze di cui è portatrice la vittima del reato ha determinato un rafforzamento del suo ruolo nell’ambito del procedimento penale in una duplice dimensione: come destinataria di misure atte a proteggerla nel processo (vittimizzazione reiterata) e dal processo (vittimizzazione secondaria) e come soggetto attivo, capace di esercitare diritti e facoltà a tutela della propria integrità psico-fisica. E il sistema di protezione è stato costruito guardando prioritariamente alle vittime vulnerabili, nel perimetro delle indicazioni fornite dal diritto dell’Unione europea. I principali interventi di riforma hanno interessato la materia cautelare: sono state introdotte misure pro victima (gli artt. 282- bis e 282-ter c.p.p.) ed è stato riconosciuto alla persona offesa un diritto all’informazione sull’evoluzione dello status custodiae dell’accusato (artt. 90-ter, 282-quater e 299 comma 2-bis c.p.p.) a cui è associato un diritto di interlocuzione nel procedimento per la revoca e la sostituzione di una misura cautelare (artt. 299 commi 3 e 4-bis c.p.p.). L’analisi sarà condotta su questo secondo aspetto, evidenziando che si è trattato di scelte normative che assegnano alla vittima un nuovo protagonismo sulla scena processuale. Peccato che la traduzione normativa di tali intendimenti non abbia sortito gli effetti sperati: un lessico giuridico non sempre impeccabile, unito ad una scarsa sistematicità di novelle ripetute, non soltanto mettono in discussione l’obiettivo di protezione della vittima, ma rischiano anche di neutralizzare quel sistema di garanzie per l’accusato su cui si regge il procedimento cautelare.
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3

Diomede, Raffaele. « La vittima virtuale nei percorsi di legalità a favore dei minori autori di reato ». MINORIGIUSTIZIA, no 3 (avril 2022) : 127–40. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-003012.

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Merzagora, Isabella, et Alessandra Rancati. « Neonaticidio e infanticidio materno ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 3 (décembre 2012) : 107–24. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-003007.

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Résumé :
L'Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG) di Castiglione delle Stiviere ospita le donne di tutto il territorio italiano che hanno commesso un reato e che sono state assolte per infermitŕ mentale. Su ottanta donne presenti attualmente in OPG, dieci hanno commesso il reato di omicidio ai danni del proprio figlio. L'etŕ media delle infanticide, al momento del fatto, č di 35 anni. La provenienza geografica prevalente č dell'area centro-nord; la diagnosi piů rappresentata č la depressione psicotica. Le strategie terapeutiche e riabilitative, adottate in OPG, sono rivolte, in primis, alla riduzione, idealmente alla scomparsa, della pericolositŕ sociale, che si consegue con un miglioramento clinico che porti a sufficiente "consapevolezza" del reato e della malattia e ad un controllo dell'aggressivitŕ: l'esito desiderato di tali strategie č un buon reinserimento sociale. Nei casi di figlicidio appare di rilevante importanza il percorso psicoterapeutico che prevede una sorta di "elaborazione" del reato e di "rinascita interiore" per poter far fronte alle complessitŕ del futuro. In questi casi spesso sono i genitori o, comunque, i familiari a farsi carico di queste donne, mentre il marito tende ad abbandonare la donna. Le donne che commettono il reato di infanticidio, spesso in una fase di scompenso psicotico, presentano perlopiů un buon compenso psicopatologico non molto tempo dopo il reato. Il percorso di elaborazione appare in ogni caso molto difficoltoso e il rischio maggiore in degenza č quello di agiti autodiretti. Per effettuare una "dimissione sicura" dobbiamo tenere conto della paziente, delle famiglie interessate e, se presente, di una possibile altra vittima: al riguardo segnaliamo che la pericolositŕ sociale, qualora la donna abbia altri figli, appare non particolarmente persistente, specie se intesa restrittivamente, ovvero come la probabilitŕ di reiterare quel reato; infatti, nel caso della maggior parte delle infanticide il fatto di avere altri bambini non costituisce un rischio, bensě un fattore favorente per una buona ripresa sociale e per una ricostruzione interiore. Delle dieci infanticide ricoverate, tre sono prossime alle dimissioni.
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Vicoli, Daniele. « La mediazione in fase esecutiva nel sistema italiano : il quadro normativo e le dinamiche applicative ». Revista Brasileira de Direito Processual Penal 7, no 3 (31 octobre 2021) : 2285. http://dx.doi.org/10.22197/rbdpp.v7i3.623.

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Résumé :
Nel sistema italiano, la vittima, sebbene abbia assunto un ruolo di crescente importanza, resta ai margini della fase di esecuzione della pena. All’indifferenza legislativa se ne aggiunge un’altra: il tema della mediazione – al centro di diffuse analisi sul piano delle possibili alternative al rito ordinario – risulta esaminato in modo superficiale nel quadro delle dinamiche esecutive. L’articolo intende offrire un contributo utile a colmare questa lacuna. Nelle linee di fondo, il tratto distintivo della mediazione in executivis è rappresentato dall’intervenuta irrevocabilità della sentenza: un fattore che si palesa ambivalente, nella misura in cui può agevolare percorsi a valenza conciliativa ma anche renderli più ostici. In simile scenario, diventa centrale il nesso tra la giustizia riparativa e gli scopi di risocializzazione sottesi alla pena, tali da esplicarsi nell’impegno dell’autore a rivisitare in chiave critica l’illecito commesso e ricostruire il rapporto con la persona offesa. Stabilita questa premessa, l’accento va posto sulla logica del dialogo: le parti sono chiamate a sviluppare, con l’aiuto del mediatore, una trama relazionale che permetta di sanare la frattura originata dal reato. Tali canoni – già sfuggenti nella dimensione normativa dell’affidamento in prova (art. 47 comma 7 ord. penit.) e del lavoro all’esterno (art. 21 comma 4-ter ord. penit.) – sono del tutto obliterati sul versante applicativo. Appare, quindi, indispensabile un deciso cambio di rotta al fine di introdurre, nella fase esecutiva, forme di mediazione a carattere individualizzato e comunicativo.
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Pomilla, Antonella. « Distorsioni cognitive e schemi maladattivi precoci nei sex-offender : riferimenti teorici e di ricerca nella letteratura ». Tendencias Sociales. Revista de Sociología, no 2 (11 juillet 2018) : 95. http://dx.doi.org/10.5944/ts.2.2018.22318.

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Résumé :
La centralità dei temi delle distorsioni cognitive e degli schemi maladattiviprecoci è stata da sempre annoverata dalla Terapia Cognitiva nell’originee nel mantenimento dei disturbi psicopatologici (Beck 1963; 1964; 1967; 1976).Nel corso degli ultimi decenni un rinnovato interesse verso tali costrutti ha interessatoanche la popolazione forense, laddove essi sono stati ricondotti alle spiegazionigiustificatorie pre o post comportamento-reato, in particolare quelli di aggressionesessuale (Gannon, Wright, Beech & Williams, 2006; Noferesty & Anary,2013; Carvalho & Nobre, 2014; Sigre-Leiros, Carvalho & Nobre, 2015). Riconoscendoil valore che tali costrutti hanno in termini di minimizzazione della responsabilitàpenale nonché rispetto alle conseguenze per la vittima (Di Tullio D’Elisiis,2006), il presente lavoro desidera riferire sugli approfondimenti in senso teoreticoe di ricerca prodotti dalla comunità scientifica. Verranno menzionati i riscontri insenso qualitativo sulle convinzioni distorte ed i processi cognitivi disfunzionalidescritti dagli approcci teorici che si sono interessati degli aggressori sessuali;laddove emersi dalla ricerca empirica, verranno indicati anche i riscontri in sensoquantitativo.Si considera l’importanza di annoverare anche i summenzionati contenuti cognitiviquali fattori di rischio tra gli altri tradizionalmente esaminati nella valutazionedel rischio di recidiva criminosa violenta (violence risk assessment).The centrality of the themes of cognitive distortions and early maladaptiveschemes has always been counted by Cognitive Therapy in the origin andin the maintenance of psychopathological disorders (Beck 1963; 1964; 1967;1976). Over the past few decades a renewed interest toward such constructs hasalso affected the forensic population, where they have been traced back to justifyingpre or postcrime-behavior explanations, particularly those of sexual assault(Gannon, Wright, Beech & Williams, 2006; Noferesty & Anary, 2013; Carvalho &Nobre, 2014; Sigre-Leiros, Carvalho & Nobre, 2015). Once that the value thatsuch constructs have in terms of minimizing criminal liability as well as the consequencesfor the victim has been acknowledged (Di Tullio D’Elisiis, 2006), thispaper aims to describe the theoretical and the research insights produced by thescientific community. The qualitative findings on the distorted beliefs and dysfunctionalcognitive processes described by the theoretical approaches dealing withsexual aggressors will be mentioned; should the emerge from the empirical research,quantitative findings will also be indicated.The importance of including the aforementioned cognitive contents such asrisk factors among the others traditionally examined in the assessment of the violentrecidivism risk (violence risk assessment) is also considered.
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G.P. Flora, Matteo, et Edel Margherita Beckman. « Non-consensual pornography e victim blaming. Ruolo e responsabilità sociale ». PSICOBIETTIVO, no 2 (juin 2021) : 111–24. http://dx.doi.org/10.3280/psob2021-002007.

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Résumé :
Il confine che separa la vita reale da quella virtuale dipende principalmente da quanto una riesce ad influenzare l'altra. Difatti, quanto più le due dimensioni si influenzano tra loro, diventando una la longa manus dell'altra, tanto più sarà difficile tenerle separate. E come sempre accade ed è ora più evidente, ciò che accade on-line ha conseguenze anche off-line per gli individui. E tra i diversi reati che possono essere commessi on-line si annovera anche la nonconsensual pornography (o pornografia non-consensuale), una delle peggiori forme di sfruttamento sessuale e violazione della privacy (nonché dell'intimità) perpetrata in rete, con conseguenze che si estendono anche all'off-line andando a colpire la vittima a 360 gradi. Il termine non-consensual pornography viene utilizzato da parte della comunità scientifica per indicare l'illecita condivisione di immagini o video sessualmente espliciti, destinati a rimanere privati, senza il consenso della persona rappresentata, al fine di arrecare un danno alla vittima. In questo articolo vengono elencate le principali problematiche rilevate in oltre 18 mesi di lavoro costante sul campo del contrasto alla pornografia non-consensuale, affrontate nell'esperienza di PermessoNegato APS, una no-profit di promozione sociale che offre supporto tecnologico e legale alle vittime, elaborando non solo le statistiche delle tipologie di intervento, ma anche le principali conseguenze psicologiche del fenomeno sulle vittime.
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Curti, Simone, Raffaella D'Errico, Marco Gaietta, Elena Garavelli, Massimiliano Greco, Serena Trovati, Francesca Visco et Alberto Pellai. « Internet e vittimizzazione sessuale : cosa sappiamo, cosa dice la ricerca, cosa č prioritario in prevenzione ». MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no 2 (juin 2010) : 11–24. http://dx.doi.org/10.3280/mal2010-002002.

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Résumé :
Internet e i new media rappresentano un nuovo strumento potenzialmente alleato di chi vuole adescare minori per compiere reati sessuali. Gli studi epidemiologici disponibili confermano che il fenomeno č in crescita, cosě come il numero di arresti ad esso correlati, e che le vittime spesso agiscono consenzienti, consapevoli di comunicare con adulti estranei, mentre raramente parlano di ciň con gli adulti di riferimento (genitori/insegnanti). Il rischio di vittimizzazione cresce con l'etŕ della vittima e per le femmine. Strategie preventive efficaci devono comprendere non solo interventi normativi, ma anche programmi educativi volti ad aiutare gli adolescenti a costruire competenze che li rendano capaci di affrontare le esigenze ed i cambiamenti propri dell'etŕ evolutiva, in linea con il modello delle life skills proposto dall'OMS.
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Spina, Luciano. « Il "codice rosso" e la tutela della vittima minorenne ». MINORIGIUSTIZIA, no 1 (septembre 2020) : 144–58. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-001015.

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Résumé :
La violenza domestica e quella di genere costituiscono un grave fenomeno che non si esaurisce all'emergenza di un periodo limitato di tempo, ma rappresenta piuttosto un dato di carattere cronico a livello mondiale. Con il c.d. "codice rosso" sono stati approntati ulteriori strumenti normativi, oltre a quelli già esistenti, che mirano alla realizzazione tempestiva di interventi, cautelari o di prevenzione, a tutela delle vittime dei reati di violenza, che presuppongono l'obbligo di audizione della vittima da parte del pubblico ministero nei tre giorni dalla denuncia. Quella della vittima minorenne rappresenta però una peculiare posizione, posto che vengono in rilevo esigenze di tutela in materia civile e segretezza degli atti dell'indagine penale, che richiedono un coordinamento tra diverse autorità giudiziarie e i diversi operatori psico-sociali coinvolti, talvolta difficile da realizzare anche per la poca chiarezza dei riferimenti normativi. È richiesto quindi un approccio interdisciplinare e una particolare specializzazione degli operatori nel sapersi relazionare al minore, in modo da evitare che la gestione del processo possa costituire un danno ulteriore, con conseguente vittimizzazione secondaria. In particolare, occorre ridurre le audizioni al minimo necessario, privilegiando lo strumento dell'incidente probatorio, unica prova in senso tecnico utilizzabile anche nelle successive fasi del giudizio, che deve essere effettuato in modo scrupoloso, con la collaborazione di professionisti che siano effettivamente formati ed esperti in materia.
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Jean, Jean-Paul. « Le riforme penali in Francia nell'ultimo decennio (Tra inflazione legislativa e rivoluzioni silenziose) ». QUESTIONE GIUSTIZIA, no 2 (juin 2010) : 160–72. http://dx.doi.org/10.3280/qg2010-002013.

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Résumé :
1. Dieci anni di cambiamenti all'insegna dell'ideologia sicuritaria2. Prioritŕ alle vittime e lotta contro la reiterazione dei reati sessuali3. La repressione della delinquenza minorile4. L'ampliamento delle ipotesi di reato e l'aggravamento delle pene5. Il rafforzamento delle prerogative dei servizi di polizia6. Le modifiche della detenzione provvisoria e della procedura d'istruzione7. Le rivoluzioni silenziose: una nuova filosofia del sistema penale8. La modernizzazione e la specializzazione della giustizia penale9. Le sollecitazioni contraddittorie della fase di esecuzione delle pene.
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Pesce, Mario, Lavinia Bianchi et Alberto Pesce. « Dalla dimensione disumana della tratta al riscatto sociale. Percorsi di violenza di genere ». WELFARE E ERGONOMIA, no 2 (janvier 2021) : 76–97. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-002007.

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Résumé :
Le vittime di tratta, ostaggio della criminalità organizzata e destinate al mercato del sesso, sono un fenomeno omogeneo, che ha bisogno di buone prassi, particolari e ad hoc, proprio per superare la percezione emergenziale e le generalizzazioni deleterie. In prevalenza le vittime di tratta sono donne che provengono dall'est europeo, oppure di na-zionalità nigeriane o sono transessuali che arrivano principalmente dal Sud America e rap-presentano un business importantissimo per i criminali. Queste donne, invisibili e senza voce, sono il più delle volte ostaggio di chi organizza il viaggio e, di conseguenza, tutto questo ren-de difficile la presa in carico da parte dei servizi sociali. L'intervento prende in esame, come caso di studio, le buone pratiche di accoglienza e presa in carico del servizio Roxanne del Comune di Roma, e delle discipline di scarsità, di sospetto e resistenza (Theodossopoulos, 2014) che le vittime di tratta attivano al fine di gestire il disa-gio della migrazione e della violenza (Appadurai, 2005), ricomponendo i disagi psicofisici della loro condizione. Le narrazioni delle donne nigeriane, delle donne dell'Est Europa e delle transessuali, che hanno contattato il servizio Roxanne o sono state intercettate dall'unità di strada, sono la prima parte del corpus qualitativo della ricerca. La seconda parte è un lavoro di analisi dei contenuti relativamente alle schede conservate dal servizio Roxanne e nelle strutture dove le vittime di tratta vengono inviate. La terza parte del corpus è l'analisi delle narrazioni di alcu-ni uomini detenuti per il reato di sfruttamento della prostituzione nelle carceri di Pavia e di Bollate (MI) per comprendere la totale disumanizzazione e la retorica della cosiddetta "pro-tezione" da parte degli sfruttatori. Le donne vittime di tratta sono permanentemente controllate e abusate dai loro carcerieri, in una costellazione di violenze e di continui atti brutali. A loro volta, i maltrattanti, respingono totalmente ogni responsabilità proiettando ogni colpa verso le maltrattate. Racconta uno di loro "sono libere di fare quello che vogliono, noi siamo qui solo per proteggerle, lei non le aiuterebbe?". Quello che emerge, dall'analisi dei dati, è una forma di normalizzazione della violenza da parte delle vittime di tratta, una forte marginalità (Douglas, 1993) ma, anche, una propen-sione alla resilienza.
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Bertorotta, Sara. « Msna : nuove vittime, nuove forme di reato ? Possibili percorsi di accoglienza e integrazione ». MINORIGIUSTIZIA, no 2 (octobre 2019) : 183–91. http://dx.doi.org/10.3280/mg2019-002016.

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Cameron, Samuel. « A Model of Victim Compensation ». Journal of Public Finance and Public Choice 9, no 1 (1 avril 1991) : 57–65. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345216.

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Résumé :
Abstract Il risarcimento a favore delle vittime di crimini è un meccanismo statale che è stato istituito, negli Stati Uniti, a partire dagli anni sessanta e che attualmente è in vigore in più di trenta stati.Questa forma di assistenza è stata criticata dagli economisti della scuola della Public Choice, sia perché potrebbe far aumentare l’«offerta di reati», sia perché coloro che amministrano il sistema di pagamento, perseguendo il proprio interesse personale, potrebbero favorirne l’espansione oltre la dimensione ottimale.Il primo argomento, sottoposto a verifica in un altro scritto dello stesso A., non ha trovato riscontro nell’evidenza empirica disponibile. Il fine del presente lavoro è stato quello di approfondire, sulla base dei dati disponibili, la validità del secondo argomento: quello attinente alia potenziale espansione di origine burocratica delle prestazioni di risarcimento.Se si considerano le norme in base alle quali i pagamenti devono essere eseguiti, si vede che di per sé esse rendono poco probabile una espansione eccessiva del sistema di risarcimento, dato che presuppongono che i pagamenti siano effettuati soltanto qualora si verifichino particolari circostanze (che il reato sia commesso da persone che non siano parenti del danneggiato, che le vittime cooperino con la polizia, che siano esclusi dal risarcimento coloro che hanno redditi elevati e che i crimini siano violenti).L’evidenza empirica, d’altra parte, dimostra che non vi è alcun elemento che suffraghi l’ipotesi che la probabilità di ricevere il risarcimento dipenda dal livello di criminalita. Inoltre, la relazione tra risarcimento e numero di impiegati à negativa, fenomeno del tutto contrario alle attese, ma forse spiegabile con il maggior tempo libero di cui dispone il personale, quando la burocrazia si espande. Il ritardo medio tra l’inizio della pratica e la sua conclusione tenderebbe ad aumentare con l’aumento degli impiegati e ciò ridurrebbe la probabilità media del risarcimento.
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Greco, Maria Concetta. « Gli angeli senza ali : minori vittime di reato nella società contemporanea ». PSICOLOGIA DI COMUNITA', no 1 (juillet 2016) : 79–87. http://dx.doi.org/10.3280/psc2016-001007.

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Mattheudakis, Matteo L. « UN’INDAGINE COMPARATISTICA SULLA CONFIGURAZIONE DEI REATI SESSUALI PER COLPA (GRAVE) SUI PROFILI DI CONSENSO DELLA VITTIMA ». Revista de Direito Brasileira 25, no 10 (1 avril 2020) : 280. http://dx.doi.org/10.26668/indexlawjournals/2358-1352/2020.v25i10.6251.

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L’articolo sviluppa un’indagine comparatistica sui reati sessuali e perviene al riscontro di una significativa tendenza internazionale al superamento del modello coercitivo tradizionale basato su violenza e minaccia, in favore di incriminazioni incentrate semplicemente su profili di consenso della vittima. L’Autore analizza i due modelli principali di disciplina penale basata sul consenso, «no means no» e «(only) yes means yes», esprimendo preferenza per il primo, e spiega perché anche la colpa grave, in alternativa al dolo, possa rappresentare un criterio di colpevolezza adeguato a bilanciare gli interessi in gioco.
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Buccoliero, Elena. « Un modello di intervento riparativo a sostegno delle vittime di reato realizzato dalla Fondazione emiliano romagnola ». MINORIGIUSTIZIA, no 1 (juin 2016) : 159–67. http://dx.doi.org/10.3280/mg2016-001017.

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Buccellato, Ninfa. « Una strategia italiana di supporto alle vittime di reato in area penale minorile : azioni a costo zero ». MINORIGIUSTIZIA, no 1 (juin 2016) : 102–12. http://dx.doi.org/10.3280/mg2016-001012.

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Luzi, Eleonora, F. Esposito, F. Damato, M. Cestari, S. Ricci et L. Petrone. « Il minore vittima di abusi sessuali e le garanzie del giusto processo penale ». International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 1, no 1 (28 avril 2018) : 129. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2018.n1.v1.1174.

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Nei procedimenti penali aventi ad oggetto l’accertamento della condotta di abuso sessuale a danno di minore, fra le fasi più delicate, vi è quella inerente l’acquisizione delle dichiarazioni della giovane vittima specie se in tenera età.E’ pacifico che l’assunzione della testimonianza di un minore, perché tale, deve avvenire con criteri e modalità che abbiano quale obiettivo principale, quello della tutela del minore stesso. Il sistema penale italiano a tutt’oggi rileva l’assenza di un organico sistema di protezione del minore vittima di abusi; manca una specifica disciplina da parte del legislatore, della testimonianza del soggetto minore di età.Secondo quanto disposto dall’art. 196, comma 1 e 2 c.p.p.“Ogni persona ha la capacità di testimoniare” tuttavia “qualora, al fine di valutare le dichiarazioni del testimone, sia necessario verificarne l’idoneità física o mentale a rendere testimonianza, il giudice anche di ufficio può ordinare gli accertamenti opportuni con i mezzi consentiti dalla legge”.Più efficacemente la Carta di Noto all’art. 10 raccomanda per i minori di anni dodici e salvo casi eccezionali “che sia sempre disposta perizia al fine di verificarne la idoneità a testimoniare sui fatti oggetto d’indagine”, salvo al giudice valutare l’attendibilità della testimonianza resa.E’ possibile allora per il decidente, accertare la veridicità della condotta abusante dal racconto del minore, prescindendo dall’ausilio del parere tecnico di un perito, ovvero senza aver prima disposto una perizia psicologica sul bambino?L’orientamento giurisprudenziale prevalente negli ultimi anni, conferma il prevalere del principio cosiddetto della valutazione onnicomprensiva, per cui “in tema di reati sessuali su minori in tenera età, è illegittimo, per violazione del principio della formazione della prova in contraddittorio, il rifiu to dei giudice di disporre una perizia psicologica, al fine di accertare l’aderenza alla realtà o meno della narrazione dei fatti, in dipendenza di eventuali elaborazioni fantasiose proprie dell’età o della struttura personologica del minore”1.
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Perkins, Douglas D., et Fortuna Procentese. « Disagio, paura o xenofobia ? Un modello di ricerca-azione con le comunitŕ di immigrati ». PSICOLOGIA DI COMUNITA', no 1 (septembre 2010) : 25–39. http://dx.doi.org/10.3280/psc2010-001003.

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L'articolo esamina gli atteggiamenti e le politiche anti-immigrati negli Stati Uniti e in Europa. Nelle comunitŕ ospitanti gli autoctoni hanno un pregiudizio verso gli immigrati con basso reddito in quanto associano la loro presenza al verificarsi di disordini sociali e questi alla percezione dell'aumento di rischio e di paura della criminalitŕ. Pur tuttavia la maggior parte degli immigrati sono lavoratori impegnati e rispettosi della legge e, rispetto ai nativi, sono piů spesso vittime di reati. I Paesi economicamente sviluppati hanno beneficiato dell'immigrazione proveniente da quelli meno sviluppati, ma hanno praticato politiche di acculturazione forzata e di esclusione sociale. La ricerca sull'immigrazione č in crescita, ma solo da poco pone attenzione all'influenza della politica e di altre macro-influenze sociali, oltre che alle risposte della comunitŕ di accoglienza all'immigrazione. Per orientare la ricerca-intervento con le comunitŕ di immigrati viene presentato un modello ecologico globale, a piů livelli, adattato da Christens e Perkins (2008), che comprende la dimensione socio-culturale, fisica, economica e politica. Lo scopo č trasformare la xenofobia in xenofilia apprezzare la forza della diversitŕ.
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De Rui, Laura. « Dire l'indicibile. I presupposti necessari alle verifiche di attendibilità e credibilità nei casi di violenza sessuale infantile ». MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no 1 (avril 2022) : 53–68. http://dx.doi.org/10.3280/mal2022-001004.

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Il presente articolo tratta il tema della testimonianza delle persone minorenni vittime di reati di natura sessuale e dei necessari presupposti per porle nelle migliori condizioni per rendere tale testimonianza. In primo luogo, il rispetto della loro individualità e della loro dignità, con particolare attenzione alla tutela del diritto alla salute psico-fisica. In particolare, anche attraverso la disamina di casi concreti, si riferirà di alcune buone prassi ritenute adeguate al fine di evitare effetti di vittimizzazione secondaria, circostanza che incide anche sulla genuinità delle dichiarazioni rese, con possibile danno anche degli indagati/imputati. Tali prassi fortificano la tutela dei diritti delle persone offese, tra cui quello all'assistenza affettiva e psicologica in ogni fase del procedimento penale, il diritto di partecipare in modo informato e con l'assistenza di un legale o di un curatore speciale. Si tratta di procedure troppo spesso disattese da parte delle Autorità Giudiziarie, con rischio di compromissione dell'integrità psico-fisica di qualsiasi minorenne tenuto a testimoniare e di un'errata valutazione sulla responsabilità dei presunti rei.
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Betti, Matilde. « Maternitŕ e infanticidio : lo sguardo del diritto penale ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 3 (décembre 2012) : 97–106. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-003006.

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Il neonaticidio č presente sin dall'antichitŕ, quando veniva praticato al fine del controllo demografico o per evitare l'infamia conseguente ad una maternitŕ in nubilato o illegittima. Tale fenomeno purtroppo non č andato scomparendo con la civilizzazione e, anzi, si pensa che la sua frequenza sia attualmente sottostimata per la maggior facilitŕ di occultare il cadavere o di far passare tale delitto per una morte infantile improvvisa. La criminologia clinica distingue in base a criteri cronologici, psicologici, sociali e statistici il neonaticidio dal figlicidio: mentre in quest'ultimo la vittima ha piů di un anno, il neonaticidio č commesso in epoca piů vicina al parto che avviene solitamente senza assistenza, generalmente da madri giovani, immature, disoccupate o studentesse, con sentimenti di ostilitŕ ed estraneitŕ verso il neonato. Entrambi i crimini sono spiegati solo in una minoranza dei casi dalla malattia mentale, poiché possono essere dovuti anche ad eccesso di mezzi disciplinari, a motivi di convenienza o pressione sociale, ideologici, a trascuratezza, a rivalsa nei confronti del partner. Fra le motivazioni patologiche si hanno le forme di psicopatologia puerperale. Vi sono poi dinamiche particolari, e appare chiaro come il primo passo in una prospettiva tesa a prevenire questi reati consista nella conoscenza di tali dinamiche e, in particolare, di tutte quelle situazioni considerate "a rischio".
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Sabbatini, Marco, et Evgeniya Litvin. « La Comunità europea degli scrittori e l'Urss dal disgelo agli anni Settanta ». MONDO CONTEMPORANEO, no 2 (mai 2021) : 45–63. http://dx.doi.org/10.3280/mon2020-002003.

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L'articolo prende in esame le attività della Comunità europea degli scrittori (Comes) attiva tra il 1958 e i primi anni Settanta, colta nel periodo di cambiamento dei rapporti tra Italia e Urss durante il disgelo. Nata allo scopo di migliorare i rapporti tra scrittori europei e del resto del mondo, l'organizzazione prestò particolare attenzione al blocco socialista dell'Est Europa. Ideata da G.B. Angioletti, la Comes arrivò ad accogliere oltre 2.000 membri, tra cui noti scrittori, quali Sartre, Ungaretti e Golding. L'Italia ebbe un ruolo fondamentale nella nascita e nella gestione della Comunità. Vengono qui analizzati i documenti della organizzazione e la corrispondenza del segretario generale della Comes, G. Vigorelli, con i rappresentanti dell'Unione degli scrittori sovietici: Surkov, Tvardovskij, Bazan, Brejtburd. Le attività della Comes comprendevano l'organizzazione di congressi con la partecipazione di delegazioni sovietiche, la promozione di incontri internazionali di scrittori anche in Urss, la proposta di regolamentare in modo comune i diritti d'autore, la sensibilizzazione sul tema dei diritti civili, il sostegno agli scrittori vittime della censura e di repressioni politiche.
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Fantuzzi, Gianni. « L'uso della violenza come ricerca dell'impossibile. Ipotesi interpretative per un intervento psicoanalitico ». GRUPPI, no 2 (octobre 2010) : 119–26. http://dx.doi.org/10.3280/gru2009-002013.

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Come ha sottolineato Renato de Polo: "Con la violenza ci si prefigge di conseguire degli obiettivi impossibili: ogni gruppo esige di affermare la propria purificazione assoluta attribuendo la colpa all'altro per mezzo della proiezione di tutto il male su di esso". Partendo da questo spunto, si sostiene l'ipotesi che il perpetuarsi del conflitto tra israeliani e palestinesi derivi, oltre che da motivazioni geo-politiche ed economiche, anche da cause psicologiche. L'attribuzione del male e della distruttivitŕ all'altra parte ha lo scopo di purificarsi e di liberarsi dal pericolo che il proprio potenziale maligno potrebbe danneggiare anche le persone amate. L'ulteriore riflessione che viene proposta in questo lavoro riguarda il fanatismo religioso: esso permette di affermare la prospettiva di pensiero secondo la quale se il colpevole č l'altro, viene in tal modo accordata la propria purificazione e assecondato il proprio ruolo di vittima, acquisendo il diritto di uccidere l'avversario in nome del Dio. Nella lotta contro i nemici, il gruppo esporta all'esterno la minaccia di morte e assume su di sé il potere di uccidere in nome della giustizia, diventando cosě una sorta di divinitŕ. Il gruppo costituisce infatti la fonte di un sogno fondamentale che dispensa l'illusione di trascendere il limite della morte individuale. In questo contesto, la psicoanalisi con il proprio setting, oltre alle concettualizzazioni relative all'inconscio, ai processi proiettivi e al transfert, puň offrire un contributo specifico alla comprensione di questo argomento, fornendo strumenti di modulazione e di regolazione nei conflitti tra i gruppi. Il presupposto per fruire di questo contributo č innanzitutto la destituzione dell'odio e del diritto di uccidere come giustificazione alle proprie rivendicazioni.
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Cerbara, Loredana, et Maria Girolama Caruso. « Fragilità e rischio di povertà educativa negli adolescenti in Italia. I dati delle indagini del CNR-IRPPS ». WELFARE E ERGONOMIA, no 1 (juin 2020) : 119–27. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-001011.

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Résumé :
Se attraverso i dati ufficiali (ISTAT, MIUR e altre Istituzioni) si può analizzare dal punto di vista statistico il fenomeno della povertà educativa, costruendo graduatorie territoriali, na-zionali e internazionali, sono le indagini direttamente rivolte ai ragazzi, o anche agli educa-tori, a dare completezza al quadro complessivo del rischio di marginalizzazione a cui sono esposti i minori. Dal 2014 il CNR-IRPPS ha svolto una serie di indagini rivolte ai giovani delle scuole secondarie, sia inferiori che superiori, per approfondire la conoscenza sulla condizione giovanile. Si tratta di esperienze pratiche derivanti dalle attività di ricerca di due progetti del CNR-IRPPS, uno dedicato alla pratica dello sport come veicolo di integrazione sociale (IRPPS WPs n. 106 e 108), che è stato realizzato attraverso quattro survey distinte, e l'altro più specificamente dedicato allo studio della condizione giovanile (IRPPS WPs n. 107; Tintori e Cerbara, 2016) sia in contesti territoriali limitati che a livello nazionale. In entram-bi i progetti un team di ricercatori si è recato nelle scuole per effettuare, durante l'indagine, l'osservazione diretta del comportamento degli studenti ammessi nel campione, rivelando una serie di elementi importanti, in primo luogo per la scuola che è chiamata ad intervenire anche sulla povertà educativa, ma anche a livello di ricerca sociale più allargata. Partendo dal presupposto che la povertà educativa solo in parte coincide con la povertà eco-nomica, i dati raccolti dimostrano che, anche quando le condizioni economiche sono accetta-bili, può verificarsi la presenza di fattori di rischio di esclusione sociale che spesso si so-vrappongono, fino a determinare una vera e propria barriera che impedisce ai ragazzi di vedersi nello stesso modo dei propri pari. Vivere in una famiglia con background migratorio oppure con uno status culturale non elevato, ma anche essere donna, costituiscono elementi sufficienti perché i giovani rimangano vittime di condizionamenti sociali che impediscono lo-ro di scegliere il proprio futuro. E anche i comportamenti devianti (uso di sostanze pericolo-se, atti di violenza verbale o fisica, ecc.) possono essere determinati da situazioni di disagio correlabili con una povertà culturale che è più difficile da determinare ma che è altrettanto importante delle altre declinazioni di povertà. Alla voce degli studenti si aggiunge poi quella dei docenti che, attraverso le due indagini con-dotte dal CNR-IRPPS, hanno potuto esprimere il proprio parere sulla situazione dei giovani da un punto di osservazione particolare ed hanno dato alcune indicazioni su come la scuola potrebbe intervenire per limitare le situazioni di difficoltà nell'integrazione tra i giovani.
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Mastronardi, Vincenzo, et Giovanni Neri. « Serial murders : criminological profiles ». Rivista di Psicopatologia Forense, Medicina Legale, Criminologia 22, no 1-2-3 (27 décembre 2017) : 22–26. http://dx.doi.org/10.4081/psyco.2017.9.

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The present work embraces multiple aspects related to the theme of serial murder, which is essentially addressed by a criminological and personological perspective. Attention will be focused first on the serial killer figure, which will analyze both the intrapsychic peculiarities and the most intrinsic motivations behind the homicidal action as well as the more technical and specific aspects of the modus operandi and the signature that convey this kind of offenders. At the same time, a victimological overview will be developed, focusing on the preferential victims in this delinquent mode. The article will also highlight a categorization of serial killings based on the motive, as well as different classifications of the major types of serial killers identified by multiple authors. Finally, criminal profiling will be analyzed, deepening the role of the profiler in investigations and outlining the presumed personality of the offender, thus circumscribing the field of potential investigators with particular reference to US reality. ---------- Il lavoro qui presentato abbraccia molteplici aspetti relativi al tema dell’omicidio seriale, che viene essenzialmente affrontato da una prospettiva criminologica e personologica. L’attenzione, infatti, si concentrerà inizialmente sulla figura del serial killer, di cui saranno analizzate sia le peculiarità intrapsichiche sia le motivazioni più intrinseche alla base dell’azione omicidiaria, nonché gli aspetti più tecnici e specifici quali il modus operandi e la firma, che connotano questo tipo di autori di reato. Parallelamente verrà sviluppata una panoramica vittimologica, con focus sulle vittime preferenziali in questa modalità delittuosa. L’articolo porterà inoltre alla luce sia una categorizzazione degli omicidi seriali in base al movente, sia diverse classificazioni dei principali tipi di serial killer individuati da più autori. Infine si parlerà di criminal profiling, e sarà approfondito il ruolo che il profiler assume nelle indagini, delineando la presumibile personalità del reo, e circoscrivendo così il campo dei potenziali indagati, con particolare riferimento alla realtà statunitense. ---------- El trabajo presentado aquí abarca múltiples aspectos relacionados con el tema del asesinato en serie, que se aborda esencialmente desde una perspectiva criminológica y personológica. De hecho, la atención se centrará en la figura del asesino en serie, que analizará las peculiaridades intrapsíquicas y los motivos más intrínsecos de la acción homicida, así como aspectos más técnicos y específicos, como el modus operandi y la firma, que transmiten este tipo de delincuentes. Al mismo tiempo, se desarrollará un panorama vistimológico centrado en las víctimas preferenciales en este modo delincuente. El artículo también destacará una categorización de asesinatos en serie basados en el motivo, así como varias clasificaciones de los principales tipos de asesinos en serie identificados por múltiples autores. Finalmente, se tratará sobre la caracterización delictiva, y se profundizará el papel que el perfilador tomará en la investigación, delineando la presunta personalidad del delincuente y circunscribiendo así el campo de investigadores potenciales, con referencia particular a la realidad estadounidense.
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Gonçalves, Natamy de Almeida, et Camila Santos Dias. « Abusi sessuali su minori : aspetti storici, legali e danni allo sviluppo del bambino ». Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 9 septembre 2021, 183–208. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/psicologia-it/aspetti-storici.

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Poiché è una violenza che affligge diversi bambini e adolescenti nel mondo nel corso della storia, l’abuso sessuale sui minori richiede molta attenzione, considerando che si tratta di un fenomeno complesso e, in molti casi, difficile da identificare, essendo l’abusatore di solito una persona fidata della famiglia e che ci si aspetta che si prenda cura della vittima, come genitori biologici, patrigno, zii o amici intimi, per esempio. Inoltre, la maggior parte dei casi di abuso sessuale si verificano nella casa della vittima, dove ci si aspetta poco dal bambino e dall’adolescente che si trovano in una situazione vulnerabile. Sulla base dei fattori descritti, questa ricerca presenta la seguente domanda guida: cos’è l’abuso sessuale e quali sono i suoi impatti sullo sviluppo del bambino? Questo articolo mirava a rivedere gli aspetti storici e legali dell’abuso sessuale, esplorando le complessità delle sue definizioni e presentando i possibili effetti sulla vittima. Per questo è stata fatta una rassegna bibliografica di carattere qualitativo, descrittivo ed esplorativo, suscitando riflessioni sul tema. Si è visto che il bambino e l’adolescente non avevano sempre il supporto legale, avendo subito diverse violenze senza la dovuta punizione per i loro aggressori. Nel corso del tempo, sono state istituite leggi e, in Brasile, lo Statuto dei bambini e degli adolescenti (ECA) aveva segnato un momento di determinazione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, stabilendo meccanismi di protezione, anche contro la violenza come l’abuso sessuale. Infine, è stato considerato in questo studio che vi è una mancanza di informazioni alla popolazione sull’argomento, che corrobora la riproduzione del suddetto reato. È stato osservato che, considerando i danni alla salute biopsicosociale della vittima e della sua famiglia, sono stati realizzati studi e progetti di prevenzione, nonché istituito diverse forme di denuncia di questo crimine. Si è concluso che è necessario preparare strategie per preparare le famiglie, i professionisti e le istituzioni responsabili di garantire i diritti dei bambini e degli adolescenti in modo che possano contribuire a rafforzare la lotta contro gli abusi sessuali.
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Reatti, Sofia. « Vittime di reato e centri di aiuto : riflessioni e proposte operative ». Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza, X, 1, 2016 (avril 2016). http://dx.doi.org/10.14664/rcvs/615.

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Bardi, Mauro, et Elisa Corbari. « Il recepimento italiano della Direttiva 2004/80/CE. Brevi note di carattere pratico relative all'indennizzo delle vittime di reato ». Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza, XI, 1, 2017 (avril 2017). http://dx.doi.org/10.14664/rcvs/713.

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Bartholini, Ignazia. « Donne autrici o vittime di reato ? Un'indagine sull'efficacia delle misure alternative nei percorsi di recupero delle detenute nel contesto agrigentino ». Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza, IX, 2, 2015 (septembre 2015). http://dx.doi.org/10.14664/rcvs/253.

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