Littérature scientifique sur le sujet « Vescovi e monasteri »

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Articles de revues sur le sujet "Vescovi e monasteri"

1

Renzi, Francesco, et Andrea Mariani. « Monasteri, vescovi e papato nel XII secolo. Il caso dell’esenzione papale di San Salvador di Grijó (1139-1195) ». Hispania Sacra 74, no 149 (24 juin 2022) : 89–103. http://dx.doi.org/10.3989/hs.2022.07.

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Résumé :
El objetivo de este artículo es estudiar la exención del monasterio portugués de San Salvador de Grijó durante el siglo XII. A través del análisis de los privilegios de Inocencio II, Lucio II, Eugenio III y Celestino III, intentaremos mostrar por un lado cómo la construcción de la exención del monasterio fue el resultado de la interacción entre los canónicos de Grijó, los obispos de Oporto, Braga, Coímbra y el Papado, y por el otro cómo el monasterio, a pesar de la exención, permaneció, sin embargo, bajo el poder de orden del ordinario diocesano. [it] L’obiettivo di questo articolo è lo studio dell’esenzione del monastero portoghese di San Salvador di Grijó nel corso del XII secolo. Attraverso l’analisi dei privilegi di Innocenzo II, Lucio II, Eugenio III e Celestino III, cercheremo di mostrare da un lato come la costruzione dell’esenzione del monastero fu il risultato dell’interazione tra i canonici di Grijó, i vescovi di Porto, Braga, Coimbra e il Papato, e dall’altro come il monastero, nonostante l’esenzione, rimase comunque sotto il potere d’ordine dell’ordinario diocesano.
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Dybski, Henryk. « Życie monastyczne w Konstantynopolu w wypowiedziach autorów IV i V wieku ». Vox Patrum 44 (30 mars 2003) : 301–18. http://dx.doi.org/10.31743/vp.8080.

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Résumé :
Dall'analisi che abbiamo presentato sopra, relativa alle fonti patristiche del IV e del V secolo sul tema „Il monachesimo a Costantinopoli", si possono trarre le seguenti considerazioni. Gia l'imperatore Costantino il Grande presto interesse a questa forma di vita. Ció e testimoniato dalla lettera, non conservatasi, indirizzata dall’imperatore stesso a sant'Antonio del deserto. Oltre a questo, anche sant'Antonio il Grande scrisse al sovrano in difesa di sant'Atanasio il Grande. Nell'anno 320, Costantino riconobbe i privilegi delle persone di ambo i sessi che sceglievano di vivere nella verginita. Alla famiglia dell'imperatore fu legata la vita di Arsenio, il quale educó i figli di Teodoro il Grande e, dopo essersi convertito, si dedicó alla vita eremitica nel deserto, in Egitto. I monaci egiziani erano soliti recarsi dall'imperatore di Costantinopoli, per esempio, con la richiesta di essere dispensati dal versamento dei tributi. Le informazioni da noi raccolte e sopra riportate sono testimonianza della presenza di legami tra Costantinopoli e i monaci d'Egitto, nonche delle influenze di questi ultimi sulla vita della capitale dell'impero. Occorre aggiungere che al palazzo imperiale fu legata la figura di Marciano di Cira, il quale rinunció alla carriera a cortee, sotto il regno di Valente, visse da eremita nei deserto della Siria. Dopo la morte dell'imperatore, si dedicó alla vita monastica, non lontano da Antiochia, anche un certo Zenone, attivo nei servizi speciali „agentes in rebus" come spia della polizia. I primi monasteri maschili e femminili di Costantinopoli furono costruiti per opera del vescovo Macedonus e del diacono Maratone, entrambi semiariani. Contro di loro si schieró il Concilio di Calcedonia, il quale promulgó un canone avente lo scopo di sottomettere i monaci alla giurisdizione dei vescovi. Un ulteriore elemento di analisi e quello relativo ai legami tra il monaco Eutiche e le pratiche eretiche. Contro il suo insegnamento intervenne papa Leone con la lettera a Flaviano, vescovo di Costantinopoli. Inoltre, la dottrina di Eutiche fu condannata anche dal Concilio di Calcedonia. Qui vivevano ancora monaci legati all'eresia macedonese. A Costantinopoli si trovavano anche delle vergini. Fra loro vi erano: la diaconessa Olimpia, le figlie dell'imperatore Arcadio (Pulcheria, Arcadia e Marina). Nella citta vissero temporaneamente Egeria, Evagrio Pontico, Melania la Giovane e san Giovanni Cassiano.
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Łapiński, Józef. « Stanowisko prawne Zakonu Klarysek w Polsce do Soboru Trydenckiego ». Prawo Kanoniczne 32, no 1-2 (5 juin 1989) : 173–222. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1989.32.1-2.10.

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Résumé :
Le clarisse in Polonia sono arrivate nella prima metà del tredicesimo secolo. Esse sono l’ordine contemplativo ed all‘inizio della loro vita in Polonia hanno avuto tre suore polacche beate: Salomea a Cracovia, Kinga fondatrice del monastero a Stary Sącz e Jolanta fondatrice del monastero a Gniezno, Fino al Concilio di Trente le clarisse erano sotto la giurisdizione dei provinciali francescani. Dopo il Trento i monasteri di Cracovia e di Stary Sącz sono stati riformati da Radziwiłł cardinale di Cracovia e perciò nella seconda metà del sedicesimo secolo e sopra elancati monasteri sono stati passati sotto la giurisdizione del vescovo. Il monastero di Gniezno è stato riformato dal provinciale francescano e perciò è rimasto sotto la giurisdizione dei frati francescani. I monasteri di Cracovia e Stary Sącz continuano la loro vita fino d’oggi, invece le Clarisse di Gniezno sono state sopresse dell‘autorità civili nel und’evicessimo secolo.
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Cerone, Roberta. « Un committente catalano nel monastero di Santa Scolastica a Subiaco : Lluís de Prades e la cappella degli Angeli ». Locus Amoenus 19 (11 mars 2022) : 23–38. http://dx.doi.org/10.5565/rev/locus.442.

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Résumé :
La cappella degli Angeli in Santa Scolastica a Subiaco costituisce una testimonianza artistica assai significativa, sia per la presenza del ciclo dipinto a tema angelico, un tema iconografico raro nel contesto peninsulare di quegli anni, sia per il carattere del luogo, che ingloba una grotta alla base della fabbrica abbaziale. L’importanza dell’oratorio è legata però soprattutto alla figura del committente, il vescovo di Mallorca Lluís de Prades, che si rifugiò a Subiaco nel terzo decennio del Quattrocento, dopo aver abbandonato la fazione avignonese dello scisma, e che qui fu sepolto dopo la morte a Roma nel 1429. Studi recenti hanno già proposto significativi collegamenti tra la cappella sublacense e il mondo aragonese, ma in questa sede un rinnovato sguardo alla figura del prelato e al suo retaggio culturale rende possibile comprendere la natura di questo luogo e il significato delle pitture. Il presente studio, dunque, si concentrerà dapprima sulla vicenda biografica del vescovo tra Spagna e Italia, quindi sulla ricostruzione del tessuto delle sue relazioni politiche e culturali. Si passerà quindi ad analizzare la peculiare architettura della cappella e il ciclo dipinto dal punto di vista formale e soprattutto iconografico, e si presenteranno alcune ipotesi di lettura dei dipinti, e del luogo che li accoglie, in relazione alla figura del loro committente.
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Massironi, Andrea. « Uno strumento per la salvezza dell’anima : la correzione del clero ‘indisciplinato’ tra ius vetus e ius novum ». Italian Review of Legal History, no 8 (22 décembre 2022) : 433–74. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19452.

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Résumé :
Nel Decretum di Graziano trovarono accoglienza alcuni testi (per la maggior parte scritti di Agostino di Ippona e di Gregorio Magno e canoni conciliari del VI e del VII secolo) che trattavano il tema della correzione del clero regolare e secolare da parte del superiore gerarchico, in special modo del vescovo e dell’abate. All’interno di una diocesi, infatti, il vescovo era chiamato in prima persona a intervenire per controllare i chierici sottoposti alla sua autorità. Lo stesso valeva per l’abate nel monastero che reggeva.Quali erano gli strumenti a loro disposizione per condurre verso l’emenda chi avesse dato segni e compiuto gesti classificabili come indisciplina? Sicuramente ammonire, esortare o addirittura minacciare erano le prime strade da percorrere. Tuttavia, per quanto fossero autorevoli tali moniti, rischiavano di rimanere ignorati in mancanza di strumenti che li rendessero efficaci. La liceità e le modalità di esercizio dell’uso della violenza fisica quale strumento di correzione e punizione – comunemente accettato a tutti i livelli della società, dato che peraltro era raccomandato anche dalle Scritture –, non emergevano tuttavia in modo perspicuo dalla lettura dei capitoli grazianei. Infatti, a fronte del riconoscimento operato da alcuni di essi, altri sembravano guardarvi con titubanza e porvi limiti, se non addirittura divieti, poiché non era conveniente che uomini di Chiesa adoperassero tali mezzi o di tali mezzi fossero i destinatari. Un capitolo, in particolare, costituiva un serio ostacolo all’impiego della forza a fini disciplinari. Si trattava di un testo più tardo (almeno nella sua formulazione definitiva), cioè il celebre can. 15 (Si quis suadente) del II Concilio lateranense del 1139, che introducendo l’intangibilità fisica delle persone consacrate – pena la scomunica – ammantava la figura del chierico di un’aura di sacralità che pareva rendere assai difficile per il superiore avvalersi dei tradizionali strumenti 'educativi'. Tuttavia, numerose decretali successive (di Alessandro III, Celestino III, Innocenzo III e Gregorio IX) implementarono la materia, prevedendo una serie di eccezioni al cd. privilegium canonis. Si sollevavano così dal rischio di incorrere nella scomunica coloro che esercitavano verso i loro sottoposti una legittima potestà, che si poteva articolare pertanto anche nell’impiego della coercizione fisica. La scienza giuridica canonistica, da parte sua, svolgeva il fondamentale compito di coordinare tra loro le diverse fonti, soprattutto interpretando i testi del Decretum grazianeo alla luce dello ius novum di emanazione pontificia, cercando di definire con chiarezza i limiti, le modalità e la portata dei poteri di correzione dei soggetti che erano quindi pienamente legittimati a intervenire verso chierici e monaci per contenere la loro immoralità, distoglierli dalla propensione al peccato e contrastarne la disobbedienza e l’indisciplina.
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SIDARUS, ADEL. « EL MESKIN, Matta, L’umanità di Dio : Meditazioni sull’incarnazione. Introduzione, scelta e traduzione a cura di Marco Hamam. Prefazione del vescovo Anba Epiphanius abate del Monastero di San Macario (Scintille, 11). (Magnano (BI) : Edizioni Qiqajon & ; Comunità di Bose, 2015), 233 pp., ISBN : 978-88-8227-464-1 ». Collectanea Christiana Orientalia 13 (30 septembre 2016) : 329. http://dx.doi.org/10.21071/cco.v13i.639.

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Goja, Bojan. « Maestro di Pico i iluminacije u inkunabuli De Civitate Dei (Nicolas Jenson, Venecija, 1475.) u samostanu Sv. Duje u Kraju na Pašmanu ». Ars Adriatica, no 4 (1 janvier 2014) : 235. http://dx.doi.org/10.15291/ars.497.

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Résumé :
The Franciscan Monastery of St Domnius at Kraj on the island of Pašman houses an incunable edition of Augustine’s The City of God (De Civitate Dei) which was printed in Venice by Nicolas Jenson in 1475. The incunable features beautiful Renaissance multi-coloured illuminations painted in tempera, sepia, ink and water colours while gold foils and gold dust were used on fol. 17 (the page number is not original but was subsequently added in pencil; this folio contains the beginning of Book 1) and a number of other folios. The illumination on fol. 17 consists of two phytomorphic initials, a decorative border and independent figural scenes while a number of other folios are decorated with phytomorphic initials of the littera notabilior type, the height of which corresponds to two lines, painted in red or blue. The top and left margin of the first page of Book 1 are filled with a decorative border terminating in trilobes on each end. The ornamental scheme of the border consists of a band made up of five thin lines which undulates in a spiral and thus forms circles. These are filled with flowers, leaves and berries painted in blue, green and cyclamen purple but also with gold stylized burdock flowers (Lat. Arctium lappa; some scholars call them gold dots, that is, bottoni dorati). The remaining fields are filled with bent scrolls. In the upper left corner of the frame is a goldfinch. The initial I, composed of phytomorphic motifs in blue, green and cyclamen purple and their shades, is painted against a gold background of the rectangular field situated at the beginning of the text column on the left-hand side. Inside the decorative border, placed at the height which corresponds to the centre of the initial, is a medallion with the bust of St Augustine depicted in the open sky with elongated white clouds and no other details. The illusion of the spatial depth was achieved through the use of tonal gradations: the shades of blue are darker at the top and lighter in the lower half of the sky. St Augustine is dressed in a white robe and a red cloak with a black hood. He is wearing a white mitre with a horizontal and perpendicular band highlighted with gold dust. The shadows and folds of his clothes were articulated with black and white lines. His right hand is pointing to the open book which was painted at the height of his chest. The fingers on his right hand are elongated and thin. St Augustine’s gold nimbus was painted as a full circle the left half of which was outlined in white and the right half in black. St Augustine is directing his gentle and sad gaze upwards. His head is slightly bent. His round and bony head is marked by the large round eyes with prominent sclera and dark circles underneath while the arched eyebrows are thinner at their ends. The nose is small and the mouth is turned downwards. The plasticity of the face and its complexion were articulated with white and pink shades. The trimmed dark beard is depicted with short lines in lighter and darker shades. The ornamental frame which fills the top margin corresponds to the one in the left margin but was decorated more modestly because the miniaturist placed the scroll bearing the printer’s name and the scroll identifying the text as belonging to Book 1 at the centre of the frame which left only the beginning and the end of the frame to be decorated. The scroll with the printer’s name is emphasized by a golden burdock flower at the top of the frame and a golden teasel flower (Lat. Dipsacus fullonum) at the bottom. The lower margin features two symmetrical angels, rendered in a somewhat imprecise drawing, who kneel on the ground painted in the shades of green and brown. The physiognomy of the angels is similar to that of St Augustine. Their round heads have small eyes and noses, shaded circles under the eyes and arched eyebrows. The mouths are depicted as thin lines with pronounced ends and are further accentuated by a dot beneath the lower lip. The plasticity of their faces was achieved through the tonal gradation of pink and white. The angels’ hair, ochre in colour and highlighted with gold dust, is thick and short and covers the tops of their heads like a helmet. The outspread wings were painted in dark and light shades of blue. Two wide red scrolls with white highlights emerge symmetrically from behind the angels at their waist height. Wavy tendrils and gold stylized teasel flowers extend from the red scroll. The angels hold a laurel wreath between them. The colour of the circular field inside the wreath is cyclamen purple. The wreath is formed by three rows of leaves which are bound by four regularly spaced ties. The leaves’ edges and tips were painted in light and dark shades of green. Inside the wreath is a Renaissance crest surrounded by thin white wiggly tendrils with sprouting leaves. The shield, in the shape of a horse’s head, is divided horizontally into the dark blue upper half and the red lower half. It features a gold lion with his mouth wide open who is facing right and holding a tree with his front paws. The tree’s pyramidal top is decorated with small dots indicating leaves and fruit. The shield’s right half is outlined in white and the left one in black. The second text column on the first page of Book 1 is decorated with the painted initial letter G. It consists of phytomorphic motifs in blue, red, yellow and cyclamen purple and their shades. Two small leaves are attached to the initial on its left-hand side. As is the case with the crest, the initial was additionally decorated with elegant white tendrils sprouting leaves and highlighted with gold dust. The background is also gold while the rectangular field around the initial is outlined in a thin black line. Two wavy tendrils and two gold stylized teasel flowers emerge from the corners of the frame on the left-hand side while a green leaf appears at the centre. Apart from these illuminations and initials on fol. 17, the incunable contains other initials, one for the beginning of each of the remaining twenty one book, and all of them consist of blue, green and cyclamen pink phytomorphic motifs painted against a gold background inside a black rectangular frame. The plasticity of these initials was achieved through tonal gradation and the use of yellow while thin white undulating tendrils with variations in width and highlights in gold dust enriched the decoration. Some sentences in the text were emphasized by numerous initials in red or blue of the littera notabilior type the height of which corresponds to two lines of the text. The illuminations of this incunable edition of the De Civitate Dei belong to north Italian or Venetian Renaissance painting and they demonstrate numerous significant similarities with the works of the well-known Venetian miniaturist whom the scholarly literature identified as Maestro del Plinio di Giovanni Pico della Mirandola (Maestro del Plinio di Pico or, more commonly, Maestro di Pico). The attribution of the illuminations in this incunable to Maestro di Pico, who may have been helped by his workshop and assistants especially during the painting of the decorative frame and initials, is based on the figure of St Augustine and the angels who support the crest. Their features display the same typology which characterizes the works of Maestro di Pico. Identical angels appear in the bottom margin of Brunetto Latini’s Il Tesoro (Gerardus de Lisa, Treviso, 1474; Cambridge, Mass., Harvard, Houghton Library, Inc. 6459, c. 7). The figure of St Augustine shows pronounced similarities with the figure of a Dominican monk, set inside the initial O of the littera historiata type, in Nicolaus de Auximo’s Supplementum (Franciscus Renner et Nicolaus de Frankofordia, Venice, 1474; Biblioteca Marciana, Inc. Ven. 494, c.2). Identical angels and putti can be found in the bottom margins of Strabo’s Geographica (Minneapolis, Univ. of Minnesotta Library, Ms. 1460/f St., c.1), and in two copies of Pliny’s Historia Naturalis (Venice, N. Jenson, 1472, Paris, Bibliothèque Nationale, Vèlins 498 and Venice, N. Jenson, 1472, San Marino, CA, Huntington Library, n. 2289). A beautiful comparative example is the Biblia Latina (Franciscus Renner & Nicolaus de Frankfordia, 1475, Dallas, Texas, Southern Methodist University, Bridwell Library) and its first page which has a similar composition to that in the incunable from Kraj. The figure of St Jerome, depicted inside a littera historiata provides a plethora of specific Morellian details which are essential for the attribution of the illuminations in the incunable from Kraj to Maestro di Pico. Striking similarities in the depictions of saints, phytomorphic initials and decorative frames can also be found in two psalters (one in Venice, Biblioteca Querini Stampaglia, Inc. 6, the other in Siena, Biblioteca S. Bernardino del Convento dell’Osservanza) and in the first page of the Psalms in a breviary from Paris (Bibliothèque Ste-Geneviève, OE XV 147 Rés). Similar saints and angels all of which belong to the same figural typology were used to decorate three copies from the Commissioni series made for Doge Agostino Barbarigo (Commissione del doge Agostino Barbarigo a Girolamo Capello, 1487, Venice, Bib. Del Museo Correr, MS Cl. III. 33 (fig. 15); Commissione del doge Agostino Barbarigo a Paolo di Canale, 1489, Paris, Bibliothèque Nationale, Lat. 4729, c.2, and Commissione del doge Agostino Barbarigo a Tommaso Loredano, 1490, Paris, Bibliothèque Nationale, Lat. 4730, c.1). Further parallels can be found in the illuminations of a breviary from Augsburg (c. 1480, Universitätsbibl., Cod. I.2.2o 35) the first page of which has a lettera istoriata with the figure of St Paul whose physiognomy closely resembles that of St Augustine in the incunabule from Kraj, while the bottom margin features centrally placed angels which are identical to those at Kraj. Equally important comparative material is found in three Paduan incunables (Biblioteca del Seminario Vescovile) which contain illuminations attributed to Maestro di Pico. The distinctive features of the angels, putti and saints as well as the type of decoration used in the margins of these incunables also demonstrate striking similarities with the illuminations from Kraj. Other examples include Lattanzi’s Opera (Giovanni da Colonia and Johannes Manthen, Venice, 1478; Forc. M. 3.2), Jacopo da Varagine’s Legenda aurea (Gabriele di Pietro, Venice, 1477, with a likely contribution of his workshop; Forc. M. 2.22) and Cipriano’s Opera (Vindelino da Spira, Venice, 1471; Forc. K. 2.12). On the basis of the comparative analyses outlined above and the similarities which have been noted, it can be concluded that the illuminations in the incunable of St Augustine’s De Civitate Dei (Nicolas Jenson, Venice, 1475), housed in the Monastery of St Domnius at Kraj, were painted by the well-known Venetian Renaissance miniaturist Maestro di Pico. Regardless of the possible input of his workshop and assistants during the painting process of the decorative frame and initials, these illuminations help expand the catalogue of Maestro di Pico’s works and represent valuable contribution to the painting in Renaissance Dalmatia.
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Thèses sur le sujet "Vescovi e monasteri"

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SUCCURRO, MARIA CHIARA. « L’abbazia di San Benedetto di Leno (secoli VIII-XV). Istituzione, relazioni, aspetti patrimoniali ». Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/2158/806329.

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Résumé :
La tesi rappresenta uno studio sull’abbazia benedettina di San Benedetto di Leno dal punto di vista istituzionale e patrimoniale, e nelle sue relazioni. La prima sezione della tesi è dedicata ai problemi preliminari e metodologici, e all'esame della documentazione, dispersa e in gran parte perduta, nonché alla storiografia erudita e alle tradizioni locali, che andavano ricollocate in una prospettiva storica. La seconda sezione ripercorre la storia istituzionale del monastero dalla fondazione longobarda (758) alla commenda (1479), tracciano il profilo di un’abbazia grande e ricca, che rivestì un ruolo importante ed intrattenne interessanti relazioni col potere e con le altre realtà, sia territoriali che europee. Un'attenzione particolare viene posta sul legame tra Leno e Montecassino, sul ruolo di Leno come promotore del culto di san Benedetto in Italia settentrionale e sulla sua matrice precipuamente cassinese, nonché sul significato di questi aspetti all'interno della politica monastica dell'Impero carolingio. Inoltre, questo monastero si pone come un punto di osservazione privilegiato sulle realtà ad esso contemporanee, e il suo carattere di fondazione regia e di monastero imperiale lo qualifica come un'istituzione assai rappresentativa, senza dimenticare poi l'importante prospettiva offerta sul territorio. La terza sezione della tesi ha come oggetto il monastero nel suo assetto patrimoniale, l’articolazione territoriale dei suoi possessi e gli aspetti politico-economici e finanziari. Chiudono l’elaborato le valutazioni conclusive e un’appendice documentaria con la trascrizione di una selezione di documenti inediti.
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Livres sur le sujet "Vescovi e monasteri"

1

Pietro, Brogiolo Gian, dir. Chiese dell'alto Garda bresciano : Vescovi eremiti, monasteri, territorio tra tardoantico e romanico. Mantova : SAP, 2003.

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D'Acunto, Nicolangelo, dir. Papato e monachesimo "esente" nei secoli centrali del Medioevo. Florence : Firenze University Press, 2003. http://dx.doi.org/10.36253/88-8453-082-2.

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Nei secoli XI-XIII la libertà dall'ingerenza delle diocesi consentì ai monasteri che godevano dell'esenzione di interagire con i ceti dominanti locali, così da incidere sulle trasformazioni sia delle strutture ecclesiastiche, sia degli assetti politici ed economici del territorio. Gli autori analizzano il fenomeno da diversi punti di vista - sempre prestando attenzione alle fonti - trattando temi quali: gli interventi del papato per influire sulla configurazione costituzionale di Ordini e congregazioni; le forme dei documenti emanati a tale scopo dalla cancelleria pontificia; le intricate relazioni tra papato, vescovi e monasteri esenti; i rapporti tra questi ultimi e le società locali.
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3

Montanaro, Sante. Vescovi, badesse e conti di Conversano a difesa del proprio potere. Bari : Levante, 2006.

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La Chiesetta del Rosario di San Stino di Livenza : I Condulmer, i Domenicani di Murano e un monastero nelle terre del vescovo di Concordia. Udine : P. Gaspari, 2005.

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Chiese antiche : Parrocchie, monasteri, conventi, oratori, chiese e cappelle, ospedali, vescovi di Savona dal 312 al 1867 : manoscritto del secolo XIX. Savona : M. Sabatelli, 2000.

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Chapitres de livres sur le sujet "Vescovi e monasteri"

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Ronzani, Mauro. « Vescovi e monasteri in Tuscia nel secolo XI (1018-1120 circa) ». Dans La Basilica di San Miniato al Monte di Firenze (1018-2018), 17–48. Florence : Firenze University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-295-9.03.

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Résumé :
The paper deals with foundation and further fortunes of the Florentine abbey of San Miniato, founded by bishop Ildebrando (1018), and discusses the grounds of the strong hostility that Vallombrosan monks demonstrated toward florentine bishops like the same Ildebrando or Pietro Mezzabarba (who 1067 founded the nunnery of San Pier Maggiore). The so-called Vita anonima of John Gualberto, discovered and published by Robert Davidsohn, is particularly hard on these bishops, but it was written around 1120 by a monk of San Salvatore di Settimo (near Florence), in order to discredit the present bishop Goffredo Alberti, brother of count Tancredi Nontigiova. The paper considers also the cases of Pistoia and Pisa, where around the end of 11th century local bishops founded the abbeys of San Michele in Forcole and San Rossore.
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Tanzini, Lorenzo. « «Situm in loco alto et forti». Una controversia del vescovo Andrea de’ Mozzi per il monastero di San Miniato ». Dans La Basilica di San Miniato al Monte di Firenze (1018-2018), 151–73. Florence : Firenze University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-295-9.09.

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Résumé :
The essay analyses a judicial case of the late 13th century (preserved in the archival funds of the Pistoiese bishopric), in which the bishop of Florence Andrea Mozzi and the nuns of Monticelli (one of the earliest Franciscan female communities in Florence) quarrel for the rights on the church of San Miniato, under the protection of the bishop since the origin of the monastic community in the early 11th century. As usual for this kind of sources, the text provides us with an important array of informations: the references to the written records the contenders used draw an image of the documentary landscape of the monastic communities since the 11th century, and at the same time the narrative of the religious practices of the laity around the church are very well described.
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